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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Lo avevo trovato incastrato tra le maglie metalliche della rete che si

dimenava come un disperato. Ero riuscita a liberarlo, ma a quel punto mi

ero resa conto che si era ferito; così gli avevo spalmato un po’ di miele sulla

zampetta con uno stuzzicadenti. Il miele aveva proprietà lenitive.

Ero rimasta lì con lui e, senza rendermene conto, ero entrata nel mio

piccolo e strano mondo. Avevo iniziato a parlargli come se mi ascoltasse,

perché non avevo mai avuto altro modo di confidarmi.

Sapevo che in tanti non mi avrebbero capita. Mi avrebbero trovata

diversa. Ridicola e strana. Ma venivo da una realtà che loro non

comprendevano.

Non avevo mai potuto confidarmi con nessuno.

Mi era stato negato.

No… Mi era stato proibito.

Per gli altri era una follia. Ma per me… quello era l’unico modo in cui

ero sempre riuscita a non sentirmi sola.

Una goccia fresca mi cadde sulla guancia e io arricciai il naso. In fondo

mi venne da sorridere. Ero zuppa di pioggia ma amavo quella sensazione.

Era libertà. E la mia pelle ora aveva lo stesso profumo.

«Devo andare… Staranno tornando.»

Mi alzai col vestito incollato alla pelle. Anna e Norman erano usciti a

fare una passeggiata con gli ospiti e sarebbero rincasati a momenti.

«Stai attento, okay?»

Fissai la creaturina ai miei piedi. Era così piccina, morbida e impacciata

che non capii come qualcuno potesse averne paura. Le orecchie rotonde e il

musino a punta suscitavano in me una tenerezza che pochi avrebbero

condiviso.

Quando tornai in casa mi accorsi dello stato in cui erano le mie mani.

Diverse dita erano avvolte da cerotti colorati, alcuni su altezze diverse:

giallo, verde, azzurro e arancione. Molti però si erano sporcati di miele e

bagnati di pioggia.

Raggiunsi camera mia dove li cambiai uno ad uno con attenzione.

Mentre tornavo in corridoio, controllando di averli chiusi per bene, mi

diressi in bagno per darmi un’asciugata.

«Insomma», sentii bisbigliare. «Mi dici che hai?»

Mi immobilizzai all’istante.

Il corridoio era vuoto. Quel bisbiglio era venuto dalle scale.

Chi c’era oltre l’angolo?

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