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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Fu a dir poco tragico quando mi accorsi che Anna, davanti a me, mi

fissava basita con la forchetta vicino alla bocca.

«C-Cioè non è che non mi piace!» belai disperata, gettandomi in avanti

con le posate in mano. «La adoro, è buonissima! Non c’è salsa migliore,

così saporita e… e… corposa! È solo che… ecco, ne ho mangiata già così

tanta che…»

«Allora, Rigel!» eruppe il signor Otter e io sussultai come se mi avessero

fulminata.

Mi affrettai a tirare via la ciocca che mi era finita nel purè, accalorata e

mortificata. Asia, dall’altra parte del tavolo, mi osservava con occhi critici e

assottigliati.

«Il tuo è un nome davvero singolare. Se non erro, non c’è una

costellazione… sì, beh, che si chiama allo stesso modo?»

Mi bloccai a quella domanda. Rigel, con lo sguardo puntato da qualche

parte sul tavolo, impiegò un momento prima di rispondere. Il suo sorriso era

lì con noi, ma i suoi occhi sembravano altrove.

«Non si tratta di una costellazione. È una stella», rispose misurato. «La

più brillante della costellazione di Orione.»

I signori Otter sembrarono ammaliati.

«Affascinante! Un ragazzo col nome di una stella… La persona che te

l’ha dato ha fatto davvero una scelta curiosa!»

Il sorriso di Rigel scintillò di una luce enigmatica.

«Oh, indubbiamente…» celiò con sarcasmo. «Non ha mancato di

ricordarmi con quel nome le mie origini remote.»

Quella risposta mi arrivò dritta dentro il petto.

«Oh…» borbottò il signor Otter in difficoltà. «Beh…»

«Non è per questo.»

Non lo avevo sussurrato. Mi morsi la lingua. Troppo tardi.

Tutti si voltarono verso di me.

D’un colpo l’attenzione mi piombò addosso e io abbassai gli occhi.

«Ha scelto questo nome… perché quando ti hanno trovato avevi più o

meno una settimana. Sette giorni… E Rigel è la settima stella più luminosa

del cielo. Quella sera brillava più di tutte le altre notti.»

A quelle parole ci fu un momento di silenzio.

L’istante dopo esplosero commenti ammirati. Tutti ripresero a parlare

insieme, e con una punta di orgoglio Anna confidò a Dalma che all’istituto

eravamo “molto uniti”.

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