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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Non tanto, in realtà», rispose lei. «Ti ricordi la penultima volta che ci

siamo sentite? Sono venuti a casa quella stessa settimana.»

«Sono?»

«Oh, sì. Nica non è la sola… Sono in due. Norman, caro, dov’è…»

«È ancora su a cambiarsi», le rispose lui al volo. I nostri ospiti si

scambiarono un’occhiata esitante, eppure non dissero niente; questa volta fu

il turno di Anna di rivolgersi a loro.

«E Asia invece?»

Aggrottai impercettibilmente la fronte.

Asia?

La porta d’ingresso si aprì di nuovo. Sbattei le palpebre, sorpresa, e vidi

qualcuno entrare in casa.

Una figura flessuosa emerse in controluce; in una mano stringeva un

cellulare e nell’altra teneva la borsa.

«Scusate, mi hanno chiamata», esordì la ragazza che era appena entrata.

Si pulì i piedi nello zerbino, poi lasciò le chiavi della macchina nella ciotola

dell’ingresso e sorrise.

«Ciao.»

All’istante tutti mi voltarono le spalle.

Anna le andò incontro con le braccia spalancate e un sorriso così radioso

che mi lasciò spiazzata.

«Asia, tesoro!» La strinse forte tra le braccia, e lei ricambiò; notai che era

molto alta e i vestiti che indossava le sembravano cuciti addosso.

Doveva avere qualche anno più di me e Rigel.

«Ti trovo bene, Anna… Come stai? Norman, ciao!» abbracciò anche lui -

sì, Norman, a cui il massimo contatto fisico che avevo visto fare era una

pacca sulla spalla - e gli scoccò un bacio sulla guancia.

Ora tutti i sorrisi erano rivolti a lei.

Osservai la loro intimità come se brillasse di una luce diversa e

inaccessibile.

Anna non mi aveva detto che i signori Otter avevano una figlia…

«Vieni», la invitò Anna mentre la ragazza cercava qualcuno con gli

occhi.

«Dov’è Klaus? Quel vecchio gatto farà meglio a venirmi a salutare…»

«Asia, lei è Nica.»

Lei non si accorse subito di me. Sfarfallò un momento le palpebre, poi

abbassò gli occhi e mi vide. Sollevai una mano per salutarla.

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