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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Lo hai fatto tu,» buttai fuori, «quando avevi la febbre. Nemmeno te lo

ricordi.»

Successe qualcosa di mai visto. I suoi occhi tradirono una scintilla di

smarrimento e per la prima volta vidi la sicurezza di Rigel creparsi davanti

a me. La bella maschera vacillò. Il suo sguardo si freddò e qualcosa di

simile alla paura si fece strada sul suo viso.

Durò così poco che pensai di essermi sbagliata.

Subito, qualcosa fuggì dentro i suoi occhi e il suo sorriso stretto tornò più

veloce che mai, così carico di ferocia da spazzare via qualsiasi fragilità.

All’istante lo capii. Stava per mordermi.

«Non si può certo dire che fossi in me…» ghignò Rigel, fissandomi

dall’alto al basso. Mi rivolse un’occhiata sarcastica e poi schioccò la lingua.

«Non avrai davvero creduto che volessi farlo a te? Di certo stavo facendo

un bel sogno prima che tu mi interrompessi… La prossima volta, Nica, non

svegliarmi.»

Sorrise come un diavolo incantatore e mi scoccò un’occhiata sprezzante.

Era abituato a prevaricare in quel modo e rimarcare il nostro confine. Mi

diede le spalle per andarsene, ma di certo non si aspettò quello che mi uscì

dalle labbra.

«Mi sembra quasi un’armatura questa tua cattiveria», dissi con voce

sottile. «Come se qualcuno ti avesse fatto del male e tu non sapessi come

altro difenderti.»

Si bloccò.

Le mie parole lo avevano centrato.

Non avrei più creduto alla sua maschera.

Più Rigel la indossava, più capivo che non voleva mostrare agli altri ciò

che c’era sotto.

Era graffiante, sarcastico, complicato e imprevedibile. Non si fidava di

nessuno.

Ma non era solo questo.

Forse un giorno avrei capito il meccanismo complicato che muoveva la

sua anima.

Forse un giorno sarei riuscita a comprendere il mistero che dava voce a

tutti i suoi gesti.

Di una cosa però ero assolutamente certa.

Fabbricante di lacrime o no… Nulla mi faceva tremare il cuore come lui.

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