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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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La trovai immersa nella quiete; mi tolsi il giacchetto e lo appesi

all’attaccapanni, dopodiché percorsi l’ingresso per andare di sopra.

Mi bloccai quando mi accorsi di una figura silenziosa. Nei raggi morenti,

vidi che la stanza con la libreria era occupata da qualcuno.

Rigel era seduto al pianoforte.

Era immerso in un silenzio totale. Un dito sfiorava i tasti senza premerli,

e la sua presenza irradiò nell’aria un fascino sfiorito ed elegante che mi

pervase come un brivido. Mi chiesi come potesse sprigionare

quell’attrazione senza nemmeno guardarti negli occhi.

Dopo un momento, le sue pupille scivolarono oltre la spalla fino a posarsi

su di me.

L’anima mi sussultò tra le ossa. Quello sguardo non fu simile a nessun

altro che gli avessi mai visto: mi raggelò e bruciò insieme in una maniera

che non riuscii a spiegare. Fu amaro. Potente. E io ne rimasi scossa.

Rigel distolse gli occhi da me e si alzò. Prima che potesse andarsene,

però, sentii la mia voce soffiare: «Cosa è successo tra te e Lionel?»

Non ero mai stata brava a rassegnarmi, a rinunciare: non faceva parte di

me. Mi scontravo contro le cose fino a farmi male perché non sapevo

arrendermi. Feci un passo avanti.

«Come siete finiti a mettervi le mani addosso?»

«Fattelo raccontare da lui», scoccò Rigel senza guardarmi. Trasalii

perché il suo tono sembrò più velenoso del solito. «Ti ha già detto tutto,

no?»

«Voglio sentirlo da te», sussurrai con voce più flebile. Rigel inclinò il

volto attraente, e un sorriso meschino gli fece brillare le labbra. Ma non gli

occhi.

«Perché? Vuoi i dettagli di come gli ho spaccato la faccia?» modulò con

una perfidia così esagerata e astiosa che mi colpì. Non capii. Per un

momento, i miei occhi andarono alla finestra che dava sul davanti della

casa.

Aveva visto?

Lui fece per andarsene e lasciarmi lì, e ancor prima di riflettere il mio

corpo si mosse.

Non questa volta.

In uno slancio di coraggio gli impedii di passare. Una scossa corse lungo

il mio corpo esile quando alzai gli occhi: Rigel torreggiava su di me con i

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