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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Esausto. Arreso. Sfiancato.

Così lo trovò il mio sguardo incredulo. Tanto diverso da se stesso da

sembrare un’altra persona.

Tremai davanti a quella visione, esile e sconvolta. Il cuore mi scappò via

e cominciò a battere con tanta forza da fare male.

Rigel sospirò a labbra chiuse, come a non volersi fare sentire nemmeno

da se stesso, e io mi sentii andare in pezzi.

C’era di più. Lo vedevo. Avrei voluto sussurrargli che non doveva per

forza essere il lupo, che potevamo essere una favola diversa se solo lui

avesse voluto.

Guardai Rigel con occhi amareggiati, muti del desiderio di poterlo

comprendere. Di poter conoscere il ragazzo sotto la maschera, quell’anima

che riaffiorava solo quando lui abbassava la guardia.

D’istinto… il mio dito scivolò sulla sua pelle e gli carezzò lentamente

una tempia.

Mi sembrò così fragile con quell’espressione tormentata che non mi resi

conto del mio gesto.

Rigel trasalì. Spalancò le palpebre e i suoi occhi saettarono a me.

Ghiacciarono quando videro che lo stavo guardando, che lo avevo guardato

per tutto il tempo.

Mi artigliò la manica e si alzò d’impeto.

Il mio fianco sbatté contro il bordo del tavolo: prima ancora che potessi

capire, mi ritrovai il braccio sollevato sopra la testa e il suo sguardo

inchiodato al mio, sovrastata dal suo corpo.

La sua imponenza mi inghiottì. Lo fissai senza fiato, ancorata ai suoi

occhi spalancati dietro cui vidi balenare emozioni inafferrabili. Il suo

respiro tiepido mi solleticò la pelle delle guance, che reagì all’istante,

surriscaldandosi.

«Rigel…» sussurrai in un filo di voce, spaventata.

Lo sentii stringere lentamente la presa sulla mia manica; le dita

stritolarono il tessuto e i suoi occhi caddero sulle mie labbra. Mi si seccò la

gola. Ogni mia energia venne risucchiata da lui e mi sentii improvvisamente

debole.

Un silenzio vibrante scandì quel momento in tantissimi frammenti

pulsanti, mentre il mio cuore tremava, tuonava, reclamava un solo respiro…

Poi Rigel mi lasciò andare.

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