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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Mi riscossi quando si accorse di me. Subito mi vergognai per il modo in

cui ero rimasta a osservarli di nascosto come una ladra.

«Mi faresti una cortesia? Nel bagno su c’è del disinfettante con del

cotone. Potresti portarmeli?»

Annuii evitando Rigel con lo sguardo. Non gli avevo più parlato

dall’ultima volta.

Le occasioni in cui mi sorprendevo a osservarlo erano diventate

improvvisamente troppe e la cosa peggiore era che non me ne rendevo

nemmeno conto.

Qualcosa era rimasto in sospeso tra di noi, e non voleva saperne di

andarsene dalla mia testa.

Tornai pochi attimi dopo con quello che Anna mi aveva chiesto, e la

trovai a tamponargli la ferita con un tovagliolino; anticipai la sua richiesta e

inumidii un batuffolo di cotone.

Quando glielo allungai lei si mosse un po’ da una parte, concentrata a

studiare il taglio. Capii che mi stava facendo spazio e mi ritrovai ad esitare.

Voleva che ci pensassi io?

Mi feci avanti con titubanza. Spuntai oltre la figura di Anna e comparii

davanti a Rigel.

Per un brevissimo istante i suoi occhi scattarono su di me. Vibrarono

frenetici sulle mie mani, i capelli, il volto, le spalle e poi si strapparono via

con la stessa rapidità, tornando a fissare la parte opposta.

Nell’avvicinarmi sfiorai per caso il suo ginocchio e mi sembrò di

scorgere il guizzo di un muscolo pizzicargli l’osso della mandibola, prima

che Anna gli inclinasse di più il viso.

«Ecco proprio qui…» mi indicò il punto. Rigel sembrava sforzarsi

parecchio di non scacciare quel tocco con tutta la bruschezza di cui era

capace. Non si sottrasse, tuttavia intuii che quella situazione gli stava

costando un notevole autocontrollo.

Tamponai il suo sopracciglio con delicatezza estrema. Ero tesa. Mi

sentivo pervasa da un timore che mi attraversava tutto il corpo, un po’

perché avevo paura di fargli male, un po’ perché quella vicinanza era più di

quanto mi fosse concesso.

La sua gola sembrava contratta. Rigel teneva gli occhi ostinatamente

puntati di lato, e la mano appoggiata sul ginocchio era così serrata che le

nocche sembravano sul punto di squarciare la pelle.

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