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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Soffocai nell’urgenza e fissai le mie braccia distese in avanti: una passava

sotto il suo collo, l’altra gli attraversava mollemente il capo carezzato da

ciocche nere.

La mia mente esplose in un delirio tremendo. Un’improvvisa

claustrofobia mi chiuse la gola e il cuore mi martellò contro la pelle.

Come ci eravamo finiti così?

Quando? Quando mi ero distesa sul letto?

E le coperte? Le coperte… Non c’erano anche le coperte?

Sentii le sue mani sotto di me, incastrate tra il materasso e il mio corpo, a

stringermi in una presa delicata e salda allo stesso tempo.

Rigel… Rigel mi stava abbracciando.

Mi stava respirando addosso.

Lui, che non si era mai lasciato toccare, aveva il volto contro il mio collo

e le braccia talmente strette a me da rendermi impossibile capire dove

iniziassi io e dove finisse lui.

L’incredulità mi stravolse.

Cercai di dimenarmi, e all’istante il profumo dei suoi capelli mi si infilò

con prepotenza nelle narici.

Il suo profumo mi colse come un’ombra intensa e vibrante. Non avrei

saputo descriverlo. Era… vigoroso, insidioso, selvatico proprio come lui.

Ricordava la pioggia e i tuoni, l’erba bagnata, le nuvole cariche e il crepitio

del temporale.

Rigel profumava di tempesta. Che profumo ha la tempesta?

Spinsi il viso di lato e cercai di rifuggire quelle sensazioni, tuttavia non ci

riuscii.

Mi piaceva. Il suo odore mi piaceva… Era irresistibile per me, quasi

familiare. Provai la tragica sensazione di sentirlo mio. Io che sotto la

pioggia ci restavo fino a inzupparmi i vestiti, io che nel vento avevo sempre

sentito la libertà, io che il cielo lo avevo abbracciato tantissime volte, ne ero

inebriata da impazzire.

Non poteva essere vero.

Era una follia.

Chiusi gli occhi, tentando di non tremare tra quelle braccia da cui ero

sempre scappata via… Cercai di allontanarmi e i suoi capelli mi scivolarono

tra i cerotti.

Mi bloccai.

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