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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Gli sembrò quasi di poterla toccare. Di percepire le mani passare sopra la

sua vita stretta e avvolgerla fino a sentirsi riempire di qualcosa.

Riusciva a muoversi. Anche se delirante, si sentiva cosciente. Lo era?

No, impossibile. Solo nei suoi sogni se la ritrovava accanto.

Certo lei era così reale… La strinse e affondò il viso nei suoi capelli,

come faceva ogni singola notte.

Avrebbe voluto bruciare nel suo profumo, trovare conforto in quella

amarezza eterna e dolcissima dove Nica, invece che scappare via, lo cullava

tra braccia che gli promettevano di non lasciarlo mai andare.

E fu come se… Oh, fu come se… se potesse davvero sentire quel

corpicino minuto respirargli vicino e pulsare premuto contro di lui…

Qualcosa mi solleticava il mento.

Mossi il viso, affondando nella frescura del cuscino.

Gli uccellini cinguettavano; il mondo si snodava al di fuori di me, ma ci

misi un po’ prima di decidermi ad aprire gli occhi.

La mia fronte tremolò e io schiusi le ciglia. Fili di luce sottile mi

appannarono lo sguardo; insonnolita, sbattei le palpebre e percepii la realtà

delinearsi lentamente attorno a me.

Mentre mettevo a fuoco, divenni cosciente della posizione strana in cui

mi trovavo. C’era un bel calduccio. Perché non riuscivo a muovermi?

Mi aspettai di vedere i contorni della mia stanza, ma non fu così.

Qualcosa di nero mi riempiva gli occhi.

Erano capelli.

Capelli?

Spalancai gli occhi con un singulto.

Rigel mi era completamente addosso.

Il suo petto era un muro rovente di carne e muscoli; le spalle ampie mi

avvolgevano e le braccia mi stringevano morbide all’altezza della vita. Il

suo viso era nascosto sotto al mio, totalmente affondato nell’incavo del mio

collo. Sentivo il suo respiro tiepido sfiorarmi la pelle.

Le nostre gambe erano sovrapposte e il lenzuolo penzolava di lato sul

materasso, calciato via chissà quando. Mi si mozzò il fiato. Per un istante

dimenticai come si facesse a respirare.

*

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