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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Il polso bianco spiccava sul legno e il volto era coperto da un ventaglio di

ciuffi neri. Non si muoveva. Il suo corpo immobile mi colpì con così tanta

prepotenza che quando feci un altro passo indietro mi vibrò la spina dorsale.

La mia mente andò completamente sottovuoto, le orecchie ronzarono e

divenni incapace anche solo di pensare. Quella vista urtò contro l’immagine

che avevo di Rigel, la sua forza, la sua ferocia, la sua autorevolezza

incrollabile.

Lo fissai ad occhi sbarrati senza riuscire a emettere un suono.

Era Rigel.

Lì per terra, immobile.

Era…

«Rigel», fu il mio sussurro stentato.

D’improvviso, il cuore mi picchiò contro le costole e la realtà mi piombò

addosso tutta in una volta. Un brivido violento mi riscosse, spaccando il

mio congelamento. Respirai frettolosa, piegandomi accanto a lui.

«Rigel», soffiai, e mi accorsi per la prima volta in vita mia di avere un

essere umano riverso ai miei piedi. Le mie pupille lo percorsero a scatti e le

mani tremarono senza riuscire a toccarlo, senza sapere dove posarsi.

Santo cielo, che gli era successo?

Il panico mi assalì. Una raffica di pensieri mi affollò la mente e io lo

fissai con il respiro stretto e lo sguardo febbrile.

Cosa dovevo fare?

Cosa?

Avvicinai le dita abbastanza da sfiorargli una tempia; lo toccai in punta di

cerotti e sussultai.

Scottava. Cielo, Rigel scottava come un ferro rovente… Gli lanciai un

ultimo sguardo prima di correre fino al salotto.

Mi arrampicai come un gatto sulla poltrona per raggiungere il telefono.

Mai in vita mia mi era capitato di trovare qualcuno a terra in quel modo.

Forse fu il panico, forse semplicemente la mia incapacità di gestirlo, ma mi

ritrovai a comporre con mani tremanti il numero dell’unica persona che mi

venne in mente nel momento del bisogno.

L’unica su cui sapevo di poter contare. La sola a cui io, che mai avevo

avuto un punto di riferimento in vita mia, riuscii a pensare.

E forse fu estremamente stupido, e avventato… ma quando sentii

agganciare la chiamata il cuore mi saltò in gola.

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