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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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“Forse tutto ciò che ci spaventa è, nella sua essenza più profonda,

qualcosa di indifeso che vuole il nostro amore.”

Rainer Rilke

Barcollai all’indietro, malferma.

La violenza con cui mi ero tirata via fece vorticare la stanza: il telefonino

cadde a terra e io indietreggiai sconvolta, le palpebre sbarrate.

Mi mancava il fiato. Un brivido mi fece trasalire quando mi toccai le

labbra con le dita tremanti.

Fissai il volto davanti a me con occhi devastati, il sapore del sangue, del

suo sangue, sulla bocca dolorante. Sentivo un piccolo taglio sulla carne

delle labbra.

Mi aveva morso.

Rigel alla fine mi aveva morso davvero.

Fissai l’oscillazione ruvida del suo fiato, la bocca lucida e rossa; il

movimento con cui si spazzò il sangue dalle labbra e gli occhi torbidi dietro

cui mi parve di vedere brillare una scintilla fugace, eppure incandescente.

E nel modo in cui mi guardò, io rividi per un momento il riflesso di un

mio ricordo.

Lo stesso sguardo silenzioso e accusatorio con cui lo avevo guardato io,

una sera di molti giorni prima.

«Un giorno capiranno chi sei veramente.»

«Ah sì? E chi sono?»

«Sei il fabbricante di lacrime.»

La mandibola di Rigel si contrasse duramente: «Tu sei il fabbricante di

lacrime».

E aspra la sua voce, sputata a fatica come se gli fosse scappata, ma

buttata fuori come un veleno tenuto in bocca per troppo tempo.

Rimasi un grumo di brividi e stupore quando si voltò in fretta e sparì su

per le scale.

*

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