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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Restare con lei era comunque meglio della prospettiva insopportabile di

vederla andare via: era stato un gesto estremo e disperato quello di suonare

il pianoforte, il tentativo ultimo di tenerla con sé, attaccata a quelle corde

d’anima che lei avrebbe strappato rovinosamente via, ignara e delicata, solo

mettendo un passo fuori da lì.

E ora sapeva che ne avrebbe scontato la pena per sempre: nemmeno nei

suoi incubi più tormentati avrebbe saputo immaginare un inferno più

doloroso di loro così vicini, stretti e divisi dalla stessa famiglia.

L’unico modo in cui poteva sentirla sorella era perché ce l’aveva nel

sangue, come una tossina che non se ne sarebbe mai andata.

«Hai visto come mi ha guardato?»

«No… Come ti ha guardato?»

Rigel non si era voltato; aveva continuato a mettere i volumi nuovi

dentro l’armadietto, sentendo quella conversazione.

«Come se mi stesse implorando di raccogliermi altro… Hai visto come si

è piegata subito? A prendermi i libri?»

«Rob,» aveva detto il suo amico nell’armadietto accanto, «non vorrai

ripetere la storia delle primine…»

«Fidati, questa ce lo ha dipinto in faccia. Lo grida con gli occhi. Quelle

che sembrano le più santarelline in realtà sono proprio quelle che non

diresti mai.»

Poi li aveva sentiti ancora. «Oh andiamo, vediamo quanto ci metto»,

aveva scommesso Rob con divertimento. «Io dico una settimana. Se mi apre

le gambe prima il prossimo giro alcolico lo offri tu.»

Rigel non si era sorpreso del sorriso che gli aveva scavato come un

coltello la guancia; aveva visto le labbra assottigliarsi sui denti incrociando

il suo riflesso sull’anta chiusa.

Non era riuscito a smettere di sorridere nemmeno quando quel riflesso

era balenato negli occhi del ragazzo: la soddisfazione di vederlo schiantarsi

a terra era stata davvero troppa per avere il contegno di trattenerla.

L’espressione che lei gli aveva rivolto se la ricorderà per sempre.

Con quella forza indomita che ogni tanto traspariva dalla sua delicatezza,

con quel coraggio che le faceva brillare gli occhi di una sfumatura da

angelo in disgrazia.

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