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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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tempesta.

«Già», aveva sentito crescere dentro di sé, prima di chiudere gli occhi.

«Ma guarda che bei colori.»

A tredici anni le ragazze lo guardavano come se il sole fosse lui, ignare

del mostro vorace che si portava dentro.

A quattordici anni erano girasoli che lo seguivano ovunque andasse,

sguardi adoranti e brame crescenti. Ricordava il languore di Adeline, anche

se lei era più grande. La dedizione con cui lo toccava, con cui si piegava

davanti a lui - e durante quei momenti Rigel vedeva capelli lunghi e riflessi

castani, occhi grigi che con quel desiderio non lo avrebbero mai guardato.

A quindici anni i mostri voraci erano loro. Gli germogliavano tra le mani

come fiori molli, e Rigel aveva nutrito il tarlo con ragazze che avevano

sempre una sfumatura di lei, una scintilla, un profumo.

Non era servito che a fare disastri: non lo inganni, l’amore, quando

brucia di quella morsa violenta e si fonde ai battiti di un cuore che non è il

tuo. Il bisogno di lei si era fatto ancora più insopportabile, e Rigel aveva

sentito il rancore spezzargli in cocci i pensieri, affinare aculei e spine dentro

il suo petto.

E allora sfogava su Nica la frustrazione di ciò che provava, la chiamava

con quella storpiatura del suo nome, falena, come a voler minimizzare

l’impatto che lei aveva su di lui; la mordeva con parole affilate sperando di

ricavarsi un posto tra i suoi pensieri, di farle un briciolo del male che lei

faceva a lui ogni singolo giorno - lei che lo aveva rovinato, lei che non

capiva, che mai avrebbe dovuto capire.

Lei che mai si sarebbe seduta volentieri in quel posto caotico e sporco

che era il suo cuore, non così tersa e silenziosa.

E più cresceva… più Rigel le vedeva addosso quella bellezza che

spaccava il petto.

Che lo teneva sveglio di notte e gli faceva stringere le lenzuola di bisogni

repressi.

Più Nica diventava grande, più lui bruciava di un desiderio straziante,

rovi di denti e zanne che quando lei piangeva non sorridevano più.

Era stato in quel periodo che al Grave era arrivato il ragazzino nuovo.

Rigel non lo aveva degnato di considerazione, troppo occupato a lottare

contro un amore scomodo e ingombrante.

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