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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Oh, lei sorrideva sempre.

Anche quando di motivi per sorridere non ce n’erano. Anche dopo che lui

le aveva sbucciato di nuovo le ginocchia. Anche quando la vedeva

comparire al mattino, le punizioni della tutrice ancora impresse sui polsi e i

capelli sciolti sulle spalle.

Sorrideva, e aveva occhi talmente puliti e sinceri che Rigel li sentiva

stridere con il suo buio.

«Perché continui ad aiutarle?» avrebbe chiesto un bambino solo qualche

anno più tardi.

Rigel l’aveva vista dalla finestra al piano superiore. Là seduta tra gli steli,

quelle gambe da cerbiatto immerse nell’erba.

Lei aveva alzato il viso, tra tutti i suoi animaletti; aveva salvato una

lucertola da dei ragazzini che volevano infilzarla con dei bastoncini e il

rettile in compenso l’aveva morsa.

«Aiuti tutte queste creature… ma ti fanno solo del male.»

Nica aveva guardato l’altro bambino con uno sguardo terso, scandito dal

battito di palpebre.

Ed era stato il sole, quando aveva piegato le labbra. Era stata luce vivida,

splendida meraviglia, e persino il tarlo aveva taciuto, sconfitto, quando lei

aveva sollevato due ventagli di dita piene di cerotti colorati.

«Già,» aveva sussurrato in un sorriso, tiepida e vera, «ma guarda che bei

colori.»

Aveva sempre saputo che c’era qualcosa che non andava in lui.

Ci era nato con quella consapevolezza.

Se lo era sentito fin da quando aveva memoria; se lo era spiegato così,

Rigel, il motivo per cui lo avevano abbandonato.

Lui non funzionava come gli altri, lui non era come gli altri - lui

guardava lei, e quando il vento le gonfiava i lunghi capelli castani vedeva

ali brunite sulla sua schiena, uno sfarfallio che spariva l’istante dopo, come

se non fosse mai esistito.

E non c’era stato bisogno di vedere gli sguardi della tutrice, né il

movimento con cui scuoteva la testa quando le famiglie sceglievano lui.

Rigel restava a spiarli dal giardino, e sui loro volti vedeva una pietà che lui

non aveva mai chiesto.

Aveva sempre saputo che c’era qualcosa che non andava in lui, e si era

reso conto che più cresceva più il tarlo si ramificava mostruosamente dentro

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