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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Mi spinse indietro cercando di raggiungere le scale. Strappò via le mie

dita come fossero ragni, lo sguardo ostinatamente puntato in avanti, mentre

io artigliavo la stoffa con i cerotti tentando di fargli male.

«Che cosa ho fatto per meritarmi questo?» gridai con la gola che faceva

male. «Che cosa? Dimmelo!»

«Non toccarmi», osò sibilare, e io non ci vidi più.

Combattei le mani che mi respingevano duramente per farmi stare

lontana. Mi accanii su di lui e Rigel ringhiò: «Ti ho detto di non…»

Ma non lo feci finire. Afferrai il suo braccio nudo e lo tirai con uno

strattone fortissimo.

La violenza del mio gesto esplose.

Per un attimo ci furono solo le mie dita affondate nella sua pelle nuda,

scoperta, e io tutta tesa addosso a lui.

L’unica cosa che percepii, quando lui mi spintonò bruscamente indietro,

fu il riflesso rabbioso dei suoi capelli neri.

La presa ferrea con cui strinse la mia spalla, trattenendola all’ultimo.

E il contorno della sua bocca… che si spinse verso di me e si chiuse sulle

mie labbra.

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