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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Parlammo ancora un po’. Anna mi chiese se sapessimo chiudere il

portone a mandate e mi raccomandò di chiamarla per ogni evenienza. Mi

crogiolai nelle sue attenzioni finché non fu il momento di chiudere la

telefonata.

Quando riattaccai mi ritrovai avvolta nel buio della sera.

«Siamo io e te, eh?» mormorai con un sorriso a Klaus. Lui aprì un occhio

e mi sbirciò corrucciato.

Accesi la lampada e presi tra le dita il cellulare che avevo appoggiato sul

tavolino. Dovevo ancora rispondere a Lionel.

Aggrottai la fronte quando mi accorsi che mi aveva mandato una foto.

Mentre l’aprivo un lampo illuminò le finestre.

Non fui preparata a ciò che successe dopo.

Avrei dovuto sentirlo. Proprio come si sente l’odore della pioggia prima

che si rovesci un temporale.

Avrei dovuto sentirlo come si avvertono le calamità, lo sfacelo che si

portano appresso ancor prima di toccare qualcosa.

La porta dell’ingresso si spalancò di colpo sotto una folata di vento

gelido e il telefono per poco non mi cadde dalle mani.

Rigel emerse in tutta la sua altezza, i pugni chiusi e grondanti, i capelli

che gli ricadevano in avanti. Le scarpe erano incrostate di fango e aveva i

gomiti arrossati, lì dove le maniche lasciavano scoperti gli avambracci.

Aveva un aspetto tremendo. Le labbra cianotiche per il freddo, i vestiti

zuppi; chiuse la porta senza nemmeno guardarmi e io mi ritrovai a fissarlo

gelata e sconvolta.

«Rigel…»

Fu a quel punto che lui si voltò verso di me. E io sentii il petto

attraversato da una pulsazione dolorosa quando vidi lo stato in cui versava

il suo viso.

Il taglio sul suo labbro mi colpì come uno schiaffo in faccia. Il rosso del

sangue colava sulla mandibola candida mischiandosi alla pioggia, e il

sopracciglio spaccato risaltò a crudo sull’incarnato pallido. I miei occhi gli

rovistarono il viso, terrificati, rincorrendo quelle ferite.

«Rigel», esalai senza fiato, ma mi mancarono le parole. Lo seguii con lo

sguardo quando lui si staccò dalla porta.

«Che… che cosa ti è successo?» Ero affranta alla vista di tutto quel

sangue, e non mi accorsi delle nocche spaccate finché lui non mi passò

accanto. Quella vista trasformò la mia preoccupazione in un presentimento,

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