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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Nica», proruppe una voce calda. «Ciao. Tutto bene?»

«Anna», enunciai, felice ma smarrita. Mi aveva chiamato verso l’ora di

pranzo per avvertire che erano arrivati e che lì stava nevicando. Non mi

aspettavo di sentirla ancora.

Fui certa di percepire una sfumatura diversa nella sua voce, e mi resi

conto che la linea era disturbata.

«Vi sto chiamando dall’aeroporto. Qui… il tempo è peggiorato. Sta

nevicando molto forte, è tutto il pomeriggio ormai che va avanti così e non

è previsto un miglioramento fino a domani mattina. Siamo tutti in coda,

ma… Oh, Norman, fai passare il signore. La sua valigia… mi scusi! Nica,

mi senti?»

«Sì, ti ascolto», deglutii sentendo il telefono grattare.

«Hanno chiuso tutti i gate,» raschiò la linea, «stanno cancellando i voli e

ora siamo in attesa del ricollocamento, ma continuano a mandare la voce

registrata per chiusura a causa di maltempo… Oh, aspet…a Nica… Nica?»

«Ti sento, Anna», risposi, reggendo il telefono con due mani, ma la sua

voce era un eco doppio, lontano.

«Dicono che non sono previsti voli fino a domani mattina», riuscii a

comprendere, e alle orecchie mi giunse la voce di Norman che discuteva

con qualcuno. «O almeno finché la tormenta non smette», concluse, e io

rimasi lì, nel silenzio della casa, ad assimilare quelle parole. «Oh Nica,

tesoro, mi dispiace così tanto… Non avrei mai immaginato che… - mi

scusi, la fila? C’è una fila, non la vede? Sta pestando la mia sciarpa!

Davvero, so che avevamo detto… Nica? So che avevamo detto che

saremmo tornati in serata…»

«Va tutto bene», spinsi attraverso la cornetta, cercando di tranquillizzare

la sua agitazione. «Anna, non ti devi preoccupare. Il cibo non ci manca.»

«Hai detto che piove forte? Il riscaldamento è acceso, vero? Tu e Rigel

state bene?»

Sentii la gola secca.

«Stiamo bene», dissi lentamente. «La casa è calda, non preoccuparti. E

Klaus ha mangiato», sdrammatizzai, voltandomi verso il gatto che riposava

in fondo alla stanza. «Ha mangiato tutto e ora sonnecchia sulla poltrona.»

Ridacchiai piano, sentendo il ronzio preoccupato dall’altra parte. «Davvero,

Anna… state tranquilli. Si tratta solo di una notte… Sono sicura che

risolveranno presto, ma nel frattempo… non datevi pensiero. Noi… vi

aspettiamo qui.»

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