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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Li tengo», dissi con voce sottile.

Lui mi osservò a metà tra divertimento e curiosità.

«Come mai? Non sarai mica una di quelle che costruiscono modellini in

scala nel tempo libero?»

«Oh, no. Ci stecco le ali dei passeri quando si fanno male.»

Lionel mi fissò basito; poi sembrò decidere che stavo scherzando, e rise.

Mi osservò mentre mi alzavo e mi spolveravo il retro dei jeans,

pensieroso, chiudendosi in un attimo di silenzio.

«Senti, Nica…»

«Mmh?» Sorrisi voltandomi verso di lui: le mie iridi lo investirono come

un oceano d’argento, intrappolandolo su due piedi. Vidi il riflesso dei miei

occhi grandi riempirgli lo sguardo e, per un momento, Lionel non sembrò

capace di dire nulla.

Schiuse le labbra e mi fissò totalmente estraniato.

«Tu… tu hai… degli occhi che…» biascicò incomprensibile, e io

aggrottai le sopracciglia.

«Che?» chiesi inclinando il volto. Lionel scosse la testa, frettoloso. Si

passò una mano sul viso, distogliendo lo sguardo da me.

«Niente.»

Lo osservai senza capire, ma me ne dimenticai quando fu il momento di

salutarci. Io dovevo ancora finire i compiti.

«Ci vediamo domani a scuola.» Mi avviai nel vialetto, e Lionel sembrò

accorgersi che era il tempo di andare.

Esitò prima di decidersi ad alzare il viso.

«Possiamo scambiarci il numero di cellulare», buttò fuori di punto in

bianco, come se lo avesse tenuto sulla punta della lingua per un po’.

Io sbattei le palpebre, e lo sentii schiarirsi la voce.

«Sì, sai… Così se manco a scuola ti chiedo i compiti.»

«Ma noi non siamo in corso insieme», gli feci notare candidamente.

«S-Sì beh, ma per laboratorio sì», sottolineò, impuntandosi. «Magari mi

perdo qualche vivisezione importante… Non si sa mai… Poi Kryll chi lo

sente… Ma fa lo stesso, se non vuoi non importa, eh… Basta dirlo…»

Continuò a gesticolare vivacemente, e io non potei fare a meno di

pensare che fosse un po’ bizzarro.

Scrollai il capo, fermando quel fiume di parole. Poi gli sorrisi.

«Va bene.»

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