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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Forse Miki non aveva piacere che gli altri vedessero chi veniva a

prenderla, o il mezzo con cui tornava a casa. Forse non si sentiva a suo

agio, perciò rispettai il suo silenzio senza domandare oltre.

«Devo andare», disse quando il cellulare le suonò nella tasca. Osservò lo

schermo senza sbloccarlo e io annuii, portandomi i capelli dietro le

orecchie.

«Allora ci vediamo domani», la salutai. «Ciao.»

Mi superò senza tanti convenevoli e continuò nella sua direzione; la fissai

allontanarsi lungo il marciapiede e la mia voce prese il sopravvento.

«Miki!»

Lei si voltò a guardarmi.

Io la osservai un istante. E poi…

Poi sorrisi. Sorrisi con gli occhi addolciti e quieti, mentre il vento mi

smuoveva i capelli.

«Grazie.»

Miki mi rivolse un lungo sguardo, senza dire nulla. E mi osservò come se

per la prima volta, da quando mi aveva incontrata… riuscisse finalmente a

vedermi.

Arrivai a casa pochi minuti più tardi.

Il calore dell’ingresso mi abbracciò come ogni giorno. Mi sentii

coccolata, avvolta, al sicuro.

Mentre appendevo il giacchetto all’attaccapanni ripensai a quello che era

appena successo, ma quando mi soffermai su Miki un sollievo lieve mi

addolcì il cuore.

Mi fermai quando vidi il giubbotto di Rigel appeso a uno dei ganci.

Il pensiero di lui mi assalì all’improvviso, e prima che potessi

rendermene conto, qualcosa nel mio petto si contorse.

Ora che non aveva più la punizione mi sarei dovuta abituare ad averlo

intorno sempre.

Era tutta la mattina che cercavo di non pensare a lui. Dopo quello che era

successo, ogni riflessione mi sconvolgeva e turbava, creando scompiglio

dentro di me. Ricordare il suo respiro sulla bocca mi faceva tremare come

non mi era mai accaduto prima.

Non era normale l’effetto che mi faceva.

Non era normale che lo sentissi ancora addosso.

Non era normale il modo in cui la sua voce mi faceva ribollire il sangue.

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