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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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salvata con la cacchina…»

C’era così tanto da imparare che per il momento ero a stento in grado di

inviare un messaggio senza fare confusione.

«Avete finito di fare salotto?» esordì una voce indignata. «Non vi ho

portati qui per svagarvi. Questa è una lezione come un’altra! Silenzio!»

Il chiacchiericcio si affievolì. Il professor Kryll scrutò uno per uno gli

studenti che riempivano il laboratorio.

Ci ordinò di mettere gli occhiali protettivi, promettendo una sospensione

a chiunque venisse beccato a fare un uso improprio degli strumenti.

«Perché scrivi l’indirizzo di casa tua sulle copertine dei libri?» mi

bisbigliò Billie, mentre spingevo il mio testo di biologia in un angolo del

tavolo che condividevamo.

Io osservai l’etichetta con il mio nome, il corso, l’anno e tutto il resto.

«Perché? È strano?» domandai imbarazzata, ricordandomi con quanta

felicitazione avevo scritto la via di casa. «Così se lo perdo sanno a chi

appartiene, no?»

«E il nome non bastava?» ridacchiò lei, facendomi arrossire.

Magari si confondono…

«Siete tutti pronti?» abbaiò Kryll, attirando gli sguardi su di lui.

Mi sistemai gli occhiali, portando i capelli dietro le orecchie.

Una parte di me era elettrizzata.

Non avevo mai fatto laboratorio!

Infilai i guanti di plastica, studiandone la sensazione sulle dita.

«Spero non ci faccia sbudellare anguille come l’ultima volta», mormorò

uno alle mie spalle. Aggrottai le sopracciglia con un sorriso incerto.

Sbudellare?

«Bene», annunciò Kryll. «Ora potete appoggiare il materiale sul tavolo.»

Mi piegai dalla mia parte trovando una cartellina con una penna attaccata

a un filo. La presi tra le mani mentre lui aggiungeva:

«E ricordate, il bisturi non recide le ossa.»

«Il bisturi non recide… che cosa?» domandai ingenuamente, prima di

fare l’errore di abbassare gli occhi.

Mi si accapponò la pelle con uno spasmo agghiacciante.

La rana stecchita giaceva a zampe aperte su un tagliere di metallo.

La fissai inorridita e il sangue mi defluì dal volto. Ebbi un’improvvisa

consapevolezza: davanti a me, un paio di ragazzi scrutavano con esperienza

da macellai la fila di coltelli; poco più in là, una tipa infilava con uno

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