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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Rigel era tante cose: insidia, pericolo, morsi e persuasione. Era gelo e

bruciore.

Velluto e veleno.

Sibili e ombre.

Era tutto questo e anche di più, e io mi disperavo nel tentativo di

definirlo, ma non ci riuscivo.

L’idea di non capirlo, di non prevederlo, di non sapere cosa gli passasse

per la testa mi faceva tremolare le ginocchia.

«Entri nella tana del lupo, Nica, e poi pretendi che non ti sbrani.»

Mi irrigidii quando venne verso di me.

L’impulso di indietreggiare gridò forte e chiaro dentro la mia testa,

tuttavia non mi mossi. Un lampo di ostinazione e coraggio remò contro il

mio istinto e mi trattenne.

«Sei stato tu?» buttai fuori di getto, sollevando la rosa nera. «Sei stato tu

a regalarmi questa?»

Rigel si fermò. I suoi occhi caddero sul fiore, secchi e privi

d’espressione, e il suo sopracciglio guizzò in alto.

«Io?» modulò, senza riuscire a trattenere una nota di divertimento. Le sue

labbra si incresparono in un sorriso canzonatorio, carico di perfidia.

«Regalare… un fiore… a te?»

Mi morse con le parole, e la sicurezza di poco prima scricchiolò,

lasciando spazio al dubbio.

Lo fissai con occhi pieni di incertezza, esitando davanti a lui in quel

modo che tanto lo divertiva, e il ghigno sulle labbra di Rigel si assottigliò

come un coltello.

In pochi passi mi raggiunse e mi strappò la rosa di mano.

Spalancai la bocca mentre lui sollevava il fiore e cominciava a strappare

via i petali: una pioggia di coriandoli neri mi grondò davanti agli occhi e io

mi gettai su di lui, sconvolta, cercando di fermarlo.

«No! No! Lasciala!» Lottai per riprenderla. Era mia, nonostante tutto

quella rosa era mia! Era un regalo che non aveva colpa, e dopo che Rigel

l’aveva derisa in quel modo sentii più che mai il bisogno di difenderla.

Raschiai disperatamente sul tessuto delle sue braccia, lo pregai,

artigliando l’aria, ma lui la sollevò ancora più in alto affinché io non ci

arrivassi.

Strappò e disintegrò ogni petalo, e in uno slancio di disperazione mi alzai

in punta di piedi.

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