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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Strinse, e i polpastrelli affondarono lentamente nella corolla fino a

disintegrarla. Brandelli di petali grondarono ai suoi piedi come un pugno di

farfalle morte.

«Sono un tipo complicato», sibilò, rispondendo alla sua domanda. Il

timbro così basso e roco mi raggiunse attraverso l’aria e mi provocò un

brivido lungo la spina dorsale.

Poi lui tornò a voltarsi e se ne andò. I suoi passi svanirono oltre la porta.

Ma io lo sentii. Come se fosse ancora lì.

La sua voce si era scavata un sentiero dentro di me.

I suoi occhi erano indelebili.

Era rimasto come un livido impresso nell’aria, violento e silenzioso.

Trasalii quando una mano mi toccò la spalla. Mi voltai di soprassalto e

Billie mi guardò confusa.

«Ti ho spaventata?» ridacchiò. «Scusa! Ho trovato la bottiglietta. Ho

dovuto litigare con il bidello ma alla fine sono riuscita a riaverla!» Me la

mostrò vittoriosa, e io la fissai quasi senza vederla.

La riempimmo con l’acqua del rubinetto e poi ritornammo indietro;

mentre Billie riprendeva a parlare io non riuscii a prestarle attenzione.

I miei pensieri erano rivolti a Rigel.

La maschera di educata cortesia dietro cui celava se stesso.

Il sorriso cinico e sfrontato, come se quel tentativo di entrargli dentro lo

avesse divertito e impietosito.

Come faceva? Come faceva a incantarti in quel modo?

Come faceva a piegarti ai suoi occhi e incuterti timore l’istante dopo?

Di cosa era fatto Rigel? Di carne o di incubi?

Billie intravide Miki tra la folla e le corse incontro radiosa come un

girasole.

«Miki! Guarda! Anche quest’anno!»

Miki osservò distrattamente la rosa, provata da quella giornata, e Billie

sorrise. «Hai visto? È bianca!»

«Come tutte le altre volte…» borbottò Miki aprendo il suo armadietto.

Una delle rose rosse cadde giù e lei si sforzò di non farci caso mentre

spingeva i libri dentro quell’intrico di foglie e steli.

Billie si piegò a raccoglierla per lei e gliela porse con un sorriso contento.

Miki si bloccò. La fissò un momento, prendendogliela lentamente dalla

mano. La osservò sbattendo le palpebre, poi la buttò lo stesso dentro

l’armadietto.

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