10.10.2022 Views

Domm Erin - Fabbricante di lacrime

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

«Sì», deglutii. Vedendola sorridere, mi ripromisi che una volta tornata a

casa l’avrei cercata e l’avrei trovata.

Non poteva essere sparita nel nulla. Non potevo averla persa davvero…

Uscimmo sul retro, dove uno spiazzo di cemento era completato da un

canestro vicino alla rete; il rubinetto era proprio lì accanto.

«Aspetta!» Billie si sbatté un palmo sulla fronte. «Ho lasciato in classe la

bottiglietta!»

Sgranò gli occhi. «Speriamo che il bidello non sia già arrivato!»

Tornò indietro, promettendomi di fare in un attimo, e io mi ritrovai

circondata dal silenzio. Sola con i miei pensieri, non potei fare a meno di

ripensare a dove potesse essere quella foto…

Un rumore mi riscosse.

Udii un suono di passi, ma non capii da dove provenisse. Ero certa di

essere sola, poi mi accorsi delle finestre che davano sulle aule del

pianterreno: una aveva i vetri aperti.

Qualcuno era ancora in classe?

«Non mi sorprende trovarti qui.»

Ghiacciai all’istante.

Quella voce, e io sentii i nervi contrarsi.

Fu indescrivibile sentirla così vicina. Mi sembrò di averlo accanto, con i

suoi occhi neri e il fascino prorompente.

Mi sporsi di lato, rigida, ed ebbi conferma alle mie certezze.

Rigel era lì, in classe.

Era ancora seduto, come se si fosse attardato a leggere un ultimo

paragrafo. Stava infilando il libro dentro lo zaino e di fianco a lui, di spalle,

c’era una cascata di capelli lucenti.

La riconobbi subito: era la ragazza che aveva fermato la porta dell’aula di

musica, quel giorno che lui stava suonando.

Era a dir poco stupenda. Il fisico slanciato e le forme morbide le

conferivano l’aspetto di una fata. Se ne stava in piedi accanto al suo banco,

e notai che aveva mani curatissime, laccate di uno smalto chiaro; erano

sottili e perfette, così diverse dalle mie invece piene di graffi e di cerotti. E

tra le dita lunghe stringeva…

Una rosa rossa.

«Ti aspetti che io la prenda?» domandò Rigel, distaccato, con una punta

di derisione. Non si era scomposto di un capello, ma nel suo sguardo c’era

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!