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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Il loro affetto era una delle poche cose che ricordavo - e disperatamente

ciò che mi era mancato di più.

«È un nome davvero grazioso. Nica…» Arrotolò il mio nome sulle

labbra, quasi a volerne saggiare il suono. «Nica», ripeté definitiva; poi

delicatamente annuì.

Mi guardò in viso e io mi sentii illuminare. La mia pelle sembrava

indorarsi sotto i suoi occhi, come se potessi brillare solo per uno sguardo

ricambiato - non era poco, non per me.

Il tempo lo impiegammo a passeggiare per l’istituto. Mi chiese se fossi lì

da molto, e io le risposi che ci ero praticamente cresciuta; era una bella

giornata e facemmo il giro del giardino, sfilando accanto all’edera

rampicante.

«Cosa stavi facendo prima… quando ti ho vista?» domandò tra una

chiacchiera e l’altra, indicandomi un angolo lontano, tra i boccioli di erica

selvatica.

I miei occhi volarono a quel punto, e senza nemmeno sapere perché sentii

l’impulso di nascondere le mani.

«Non fare la svampita», mi aveva ammonita Miss Fridge e quelle parole

ora lampeggiavano nella mia testa.

«Mi piace stare all’aria aperta», dissi lentamente. «Mi piacciono… le

creature che ci vivono.»

«Ci sono animali, qui?» chiese lei, un po’ ingenuamente, ma ero stata io

a non spiegarmi bene e lo sapevo.

«Quelli più piccoli, sì…» risposi vaga, attenta a non pestare un grillo.

«Quelli che spesso nemmeno vediamo…»

Arrossii un po’ incrociando il suo sguardo, però lei non mi domandò

oltre. Condividemmo invece un silenzio leggero, tra il cinguettio delle

ghiandaie e il sussurrare dei bambini che ci spiavano dalla finestra.

Mi disse che suo marito sarebbe arrivato a momenti. Per conoscermi,

lasciò intendere, e io sentii il cuore rendermi leggera come se riuscissi a

volare. Mentre rientravamo mi chiesi se potessi imbottigliare quelle

sensazioni e conservarle per sempre. Nasconderle nella federa del cuscino e

guardarle rilucere come madreperla nella penombra della notte.

Non mi sentivo così felice da molto tempo.

«Jin, Ross, non correte», dissi giocosamente quando i due bambini ci

passarono in mezzo, smuovendo la gonna del mio vestito. Ridacchiarono e

filarono su per le scale, facendo scricchiolare le vecchie assi.

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