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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Il cortile era affollato come un formicaio. L’aria era carica di

quell’atmosfera effervescente e quasi elettrica che rendeva tutti irrequieti

come cavallette.

Ovunque, rose gialle, rosse, blu e bianche creavano un mosaico

brulicante. Tutte belle sgargianti, senza una spina e cariche di significati.

Alcuni studenti giravano con cesti traboccanti di fasci e leggevano i

cartellini appesi su ciascuno; mentre si avvicinavano a un gruppo di ragazze

tutte trattenevano il fiato, per poi esplodere in strilla quando la prescelta si

vedeva porgere il suo. Le altre nascondevano smorfie d’insoddisfazione o

sospiri di trepidante attesa.

Cercai di raggiungere l’entrata senza finire nel bel mezzo di qualche

scena madre. Non potei che essere d’accordo con Billie: era la giornata del

dramma.

Ragazze si scambiavano boccioli rosa, simbolo della loro amicizia, e

altre le additavano offese; fidanzate gelose accusavano i propri ragazzi di

aver mandato in segreto rose scarlatte a quella e a quell’altra,

dimenticandosi di ringraziare persino per i fiori che stringevano tra le dita.

Riconobbi un mio compagno di classe: corse incontro a una ragazza dalla

pelle color cioccolato e l’abbracciò da dietro, mettendole davanti al naso un

bocciolo che le procurò un sorriso sulle labbra.

Li osservai con tenerezza, prima di beccarmi una spallata da una

cheerleader a dir poco inviperita.

«Rosa? Rosa? Dopo tutto quello che abbiamo fatto è questo che sono per

te? Solo un’amica?» ruggì contro un tipo ben piazzato, che si grattò la testa,

in difficoltà.

«Beh… Ecco, Karen… In un certo senso…»

«Ma amiciziami sto cazzo!» strepitò lei tirandogliela addosso, e io mi

defilai con gli occhi spalancati, vagamente terrorizzata.

Intravidi in lontananza una criniera di capelli crespi, d’un biondo

inconfondibile.

«Billie… ehi», mugolai raggiungendola. «Scusate, permesso…»

Lei si illuminò quando per poco non le caddi davanti al naso.

«Nica, arrivi al momento giusto! I drammi sono appena cominciati!»

Vidi Miki ficcare nel suo armadietto due rose d’un bel rosso brillante.

«Odio questo giorno», borbottò con aria da funerale, cacciandole dentro

di malagrazia.

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