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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Nulla», sussurrai, cercando di sembrare convincente, ma le mie corde

vocali non ebbero pietà di me. Deglutii, sforzandomi di controllare le

reazioni del mio corpo, ma non ci riuscii.

«Non ti senti bene?» domandò lei, studiandomi preoccupata. Si avvicinò

di più e a quel punto i suoi occhi mi sembrarono enormi e schiaccianti come

lenti d’ingrandimento.

La situazione peggiorò. Sentii il bisogno morboso e viscerale di coprirmi

il corpo, di sfuggire al suo sguardo e nascondermi fino a scomparire.

Non guardarmi, pregò qualcosa dentro di me. Ansie incontrollate mi

spogliarono della pelle e mi fecero sentire sbagliata, piccola, sudicia e

colpevole. Il cuore pompò furiosamente e io precipitai a rotta di collo nelle

mie paure, aggrappata ai suoi occhi.

Mi avrebbe buttata via.

Mi avrebbe gettata nella spazzatura perché era quello che meritavo.

Era lì che dovevo stare.

Era lì che finivano quelli come me.

Non avrei mai avuto la favola.

Non avrei mai avuto il mio lieto fine.

In quella storia non c’erano principesse.

Non c’erano fate. Né sirenette.

C’era solo una bambina…

Che non era mai stata abbastanza “brava”.

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