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REVISTA CONNESSIONE EDIÇÃO DE SETEMBRO N° 22 ANO 2022

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Il dolore fisico non possiamo, spesso, evitarlo.

Anzi, direi che non possiamo evitarlo mai.

Neanche quando siamo noi che , consapevolmente,

lo procuriamo.

E molti studiosi dicono che il dolore è una

parte esperienziale della vita.

Anche se, è vero, ne vorremmo tanto fare a

meno.

È da esso che nasce la sofferenza, cioè la reazione

al dolore provato.

Dolore e sofferenza. Un binomio indissolubile,

sequenziale.

La sofferenza è dettata tanto dalla rabbia, per

il dolore provato.

Essa è il dolore che si amplifica, perchè opponiamo

resistenza al fatto di provare dolore.

Complicato, forse il concetto.

Complicato il pensiero di capire il concetto di

dolore e sofferenza.

Ma sono arrivata ad una conclusione: quando

troviamo quella crepa nel muro, la prima

luce va a lenire la sofferenza.

Perché è la parte continua del dolore.

La sofferenza è quella parte che ci rende impotenti.

Che ci ricorda che quel dolore non lo aspettavamo,

che ha infranto aspettative diverse.

La sofferenza non è altro che un “ sbattere la

testa” e accorgersi che la realtà è diversa da

come l’abbiamo sognata.

È lo stato del rimuginare del perché abbiamo

dolore.

E quando rimugini stai sempre più nel pensare.

E se pensi al dolore ne hai ancora di più.

Perché la crepa nel muro è li ma tu non la

vedi. Anzi, forse, neanche la cerchi.

Pensando e convincendoti, sempre di più, di

non poterla trovare. O che non esiste.

Perché ti senti senza forza, anche solo a stare

in piedi davanti a quel muro.

Eppure la luce è li ma non la vedi.

Stavo addossata al muro, piegata su me stessa,

dicendo in continuazione:

“ Vai via da me, perché ti ostini a stare con

me, non ce la faccio più, cosa ho fatto di male,

proprio a me che mi sono sempre data tanto

agli altri..”.

Chissà quante persone hanno cercato di darmi

una mano: non tendevo la mia.

Chissà quante volte ho tastato quel muro: non

ho visto crepe.

Perché ero troppo tesa a ...soffrire per quei

dolori che non volevo.

Poi, senza rendermene conto, ho iniziato a

partecipare alle sessioni di yoga della risata.

La crepa nel muro, la luce che ho intravisto.

In quelle ore non avvertivo alcun sintomo.

Non erano spariti.

Solo, non li ascoltavo.

Quando ho scoperto questa via, ho cercato

di viverla il più possibile, portandola nel mio

quotidiano. Sopratutto quando il male fisico

era più forte.

Ridere 10 minuti continuativi al giorno.

Più facile in gruppo, meno da sola.

E solo quando prendi coscienza che è la via

per stare meglio, trovi il modo di superare resistenze,

trovi la posizione più comoda e vai:

INSPIRO-TRATTENGO E RIDO!

Durante questa via ho trovato il modo di

abbattere la sofferenza ed essere meno arrabbiata.

Prima di tutto con me stessa.

Poi con tutto il resto del mondo.

Anzi. Senti un po’: il resto del mondo ha iniziato

ha guardarmi con meraviglia!

Non tutti. È vero!

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