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Agricoltura n.102 - Luglio 2022

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Agricoltura > 102

IL SETTORE APISTICO PIEMONTESE

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> A cura di: Gianfranco Termini, Martina Moratto,

Giulia Barucco

Direzione Agricoltura e cibo, Regione Piemonte

L’allevamento di api ha origini antichissime e la sua pratica viene

portata avanti ancora oggi da moltissime aziende agricole specializzate,

di cui la maggior parte di piccole dimensioni e condotte da

agricoltori part-time, che operano unitamente alla presenza di grandi

aziende con un numero elevato di arnie e con rilevanti produzioni

di miele. Si tratta prevalentemente di operatori che producono

per autoconsumo (66,1%), mentre i professionisti rappresentano il

33,9% del totale. Il 54% degli apiari piemontesi risulta essere di

tipo stanziale, mentre quasi il 45% degli apiari piemontesi vengono

spostati per seguire determinate fioriture.

La BDA (Banca Dati Apistica nazionale) sulla base del censimento

obbligatorio a cadenza annuale (ultima rilevazione al 31/12/2021)

annovera in Piemonte 6.821 aziende (più del 10% del totale nazionale),

mentre il numero degli alveari piemontesi è pari a 195.191 (oltre

il 14% del totale nazionale). Si evidenzia, inoltre, l’importanza del

settore apistico piemontese a scala nazionale: nel 2021 il Piemonte

si conferma infatti al primo posto tra le regioni italiane per numero

di apiari censiti (25.665, pari a circa il 16% del totale nazionale).

La distribuzione sul territorio regionale vede il 55% circa degli apiari

concentrati tra le province di Cuneo (28,5%) e Torino (26,3%).

Purtuttavia, il settore apistico piemontese è caratterizzato da notevoli

difficoltà. Oltre alle tradizionali malattie che colpiscono l’apicoltura

causate principalmente da virus, funghi, batteri e coleotteri,

negli ultimi decenni è apparso un acaro, “Varroa destructor”, che ha

messo a dura prova la sopravvivenza degli allevamenti, diventando

il principale responsabile della mortalità delle famiglie di api. Si ritiene

che un efficace contenimento possa avvenire solo a seguito di

un’adeguata strategia di lotta attraverso i trattamenti, anche grazie

alla grande professionalità degli apicoltori e tecnici.

Un altro grande pericolo che negli ultimi anni incombe sugli alveari

è il calabrone asiatico che, nonostante il nome accattivante “Vespa

velutina”, è un calabrone di oltre 3 cm di lunghezza, in grado di sterminare

intere famiglie di api.

LA MORIA DELLE API

Tuttavia, il fattore più preoccupante che minaccia la produttività delle

api e la sopravvivenza della specie stessa è rappresentato dalla cosiddetta

“moria delle api”, che provoca un progressivo indebolimento

delle colonie, con la conseguente diminuzione della produzione

e che, nei casi più gravi, porta addirittura alla morte delle famiglie.

Attualmente le cause di questo fenomeno non sono del tutto note,

ma possono essere riconducibili a differenti fattori. Le api, infatti,

sono suscettibili ai prodotti fitosanitari presenti nell’ambiente e il

largo uso che si fa di queste sostanze nell’ambito dell’agricoltura

intensiva non giova al loro benessere: in particolare, determinate so-

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