Agricoltura n.102 - Luglio 2022
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102
QUADERNI DELLA REGIONE PIEMONTE • Anno XXV • n. 102 - Luglio 2022
INCONTRI DI FILIERA APISTICA
E LATTIERO CASEARIA
LA NUOVA LEGGE NAZIONALE
PER IL BIOLOGICO
PROGETTI E ATTIVITÀ PER
IL CONTRASTO ALLO SPRECO
ALIMENTARE
Quaderni della Regione Piemonte
AGRICOLTURA 102
Organo istituzionale di informazione della
Regione Piemonte - Direzione Agricoltura
Iscrizione registro SICID 3924/2017
n. 24/2017 - 06/04/2017
Registro stampa (già n. 4184)
Spedizione in abbonamento postale
PT/Magazine NAZ/205/2008
Attività di informazione realizzata
nell’ambito del piano di comunicazione
del Programma
di sviluppo rurale 2014-2022.
Redazione:
Regione Piemonte
Corso Regina Margherita 174 – 10152 Torino
Tel. 011/432.4722
e-mail:
quaderni.agricoltura@regione.piemonte.it
PEC:
psr.agrisostenibile@cert.regione.piemonte.it
Direttore Responsabile:
Valentina Archimede
In redazione:
Andrea Marelli
Segreteria:
Ester Lavina
Grafica e impaginazione:
TUGHRA S.r.l. - Comunicazione & Immagine
info.tughra@gmail.com
Stampa:
Mediagraf
Tiratura:
52.000 copie
Questo numero è stato chiuso il 12 luglio 2022
Hanno collaborato a questo numero:
PER I TESTI:
Stefano Aimone, Valentina Archimede,
Giulia Barucco, Monica Bassanino,
Igor Boni, Silvia Bottaro, Miria Carofano,
Stefano Cavaletto, Mirko Crosetto,
Flavia Domenighini, Vincenzo Gerbi,
Matteo Giovannozzi, Susanna Gramaglia,
Clotilde Gullino, Mauro Lavagno,
Carlo Masante, Andrea Marelli,
Giovanna Mason, Giulia Molinatto,
Martina Moratto, Emanuele Parzanese,
Vittorio Bosser Peverelli, Tiziana Pia,
Paola Rasetto, Gianfranco Termini,
Francesca Toffetti
PER LE IMMAGINI:
Sabrina Gazzola (copertina e interni)
Silvio Grosso, Giovanni Bosio (fotografie)
Adobe Stock
Freepik
CONTATTI
Area Tematica Agricoltura:
> www.regione.piemonte.it/web/temi/agricoltura
Area tematica PSR 2014-2022:
> www.regione.piemonte.it/svilupporurale
Rivista “Agricoltura on-line”:
> quaderniagricoltura.regione.piemonte.it/
E-mail:
> infoagricoltura@regione.piemonte.it
> quaderni.agricoltura@regione.piemonte.it
Newsletter “Agricoltura news”:
> https://www.regione.piemonte.it/servizi/newsletter_agricoltura.shtml
Contact Center:
> 800/333444
Agricoltura è prodotta rispettando l’ambiente.
Agricoltura > 102
DALLE FILIERE ALLA PROMOZIONE:
L’IMPEGNO DELL’ASSESSORATO NEL 2022
L
’ Assessorato regionale all’Agricoltura
ha avviato i primi incontri della
filiera agroalimentare coinvolgendo
i rappresentanti regionali e nazionali
delle istituzioni, con la partecipazione
del ministro Patuanelli, i rappresentanti
dei produttori, del mondo della ricerca e
dell’università.
Nel mese di maggio si è svolto il primo
confronto dedicato alla filiera apistica
con la presenza del sottosegretario
> Marco Protopapa Assessore
all’Agricoltura, Cibo, Caccia e Pesca
Gian Marco Centinaio che ha decretato
il Piemonte capofila tra le Regioni nella valorizzazione dell’apicoltura. Le best
practices e i progetti sperimentali presentati dai produttori piemontesi verranno
portati ad esempio sul territorio nazionale.
Il secondo incontro è stato dedicato alla filiera lattiero casearia, ad Alessandria,
in cui sono state affrontate le problematiche che investono il comparto in
Piemonte e nelle altre regioni principali produttrici di latte italiano, insieme ai
soggetti della filiera, dagli allevatori ai rappresentanti del mondo della trasformazione
e della grande distribuzione. L’occasione per fare il punto sulle attuali
criticità relative all’aumento dei costi di produzione, la futura programmazione
dello sviluppo rurale, le implicazioni della siccità che gravano sugli allevamenti
e in particolare sui pascoli di montagna.
Grazie alla volontà e alla coesione tra soggetti pubblici e privati, è stato costituito
il Distretto del cibo Chierese - Carmagnolese il primo ad essere ufficialmente
riconosciuto dalla Regione Piemonte secondo il nuovo Regolamento
regionale sui Distretti del cibo approvato a novembre 2020. Un esempio per
tutto il territorio regionale, perché ha saputo cogliere questa opportunità nel
valorizzare insieme la filiera produttiva, l’offerta turistica, culturale e paesaggistica
di una determinata area.
Sono proseguite le iniziative di promozione e valorizzazione delle eccellenze
vitivinicole e agroalimentari piemontesi, a partire dalla partecipazione della
Regione Piemonte insieme ai consorzi di tutela al Vinitaly, salone internazionale
del vino a Verona, all’evento di presentazione del Freisa Vitigno dell’Anno
2022 a Torino, ai vari appuntamenti sul territorio di presentazione del progetto
regionale contro lo spreco alimentare.
Per quanto riguarda il sostegno alle aziende agricole nel corso dell’anno sono
in corso, nei tempi previsti, i bandi del Programma di sviluppo rurale per gli anni
di transizione 2021-2022, insieme ai bandi delle misure Ocm vino e ortofrutta.
Grande attenzione da parte dell’Assessorato è dedicata alle emergenze in corso
riferite alla peste suina africana, alla siccità e alla presenza in alcuni territori
della Popillia japonica: per ogni aspetto sono state avviate le procedure e le
azioni mirate a contrastare i problemi, di concerto con le varie rappresentanze
del mondo agricolo.
SOMMARIO
VERSO LA NUOVA POLITICA AGRICOLA
E DI SVILUPPO RURALE 2023-2027 2
INCONTRI DI FILIERA
Un confronto sugli scenari futuri
di apicoltura e latte
IL CONFLITTO RUSSO-UCRAINO
Quali ricadute sul settore
agroalimentare piemontese
6
12
AGRICOLTURA BIOLOGICA
Approvata la nuova legge nazionale 23/2022 16
DISTRETTI DEL CIBO
Nel Chierese-Carmagnolese nasce
la prima realtà regionale
LABORATORIO FITOSANITARIO
Il “viaggio” verso l’accreditamento
EN ISO/IEC 17025
20
22
POPILLIA JAPONICA: AVVIATO
IL PIANO DI CONTROLLO 2022 26
CARTE DI IDENTITÀ DEI SUOLI
Uno strumento per valorizzare i prodotti
tipici regionali
28
COLLABORARE PER L’INNOVAZIONE
L’operazione 16.1.1 del PSR e i Gruppi Operativi 32
SPRECO ALIMENTARE
Progetti e azioni per il consumo
consapevole di cibo
36
IL PIEMONTE ALLA 54° EDIZIONE
DI VINITALY 40
FREISA VITIGNO DELL’ANNO
Storia e caratteristiche di un antico
vitigno autoctono del Piemonte
PESCA E ACQUACOLTURA
Un bilancio del FEAMP 2014-2020
e il futuro FEAMPA
42
45
AGRICOLTURA NEWS 46
1
Agricoltura > 102
VERSO LA NUOVA
POLITICA AGRICOLA
E DI SVILUPPO
RURALE 2023-2027
2
> A cura di: Stefano Aimone Ires Piemonte -
Francesca Toffetti, Valentina Archimede,
Direzione Agricoltura e cibo Regione Piemonte
Nei prossimi mesi prenderà definitivamente forma la PAC
2023-27, la Politica agricola comune che rappresenta lo
strumento europeo più importante di sostegno per il comparto
agricolo e per lo sviluppo rurale. Come noto, la PAC
2023-27 arriverà con due anni di ritardo rispetto ai consueti
cicli di programmazione, a causa delle difficoltà innescate
dalla pandemia, e ai rallentamenti dovuti alle elezioni europee
del 2019 che hanno mutato gli equilibri politici del Parlamento
e della Commissione.
Il nuovo ciclo porta con sé alcuni importanti cambiamenti,
che possono essere così riassunti:
ogni Paese membro presenta un unico Piano Strategico
della PAC (PSP) a livello nazionale, comprendente tutte le
linee di intervento relative sia al cosiddetto Primo Pilastro
(aiuti diretti e interventi settoriali) sia al Secondo Pilastro
(misure di sviluppo rurale). È importante sottolineare che
queste ultime, nei cicli di programmazione precedenti,
sono sempre state gestite dalle Regioni attraverso i PSR
(Programmi di sviluppo rurale), quindi il cambiamento di
approccio è duplice: un diverso peso nazionale rispetto a
quello delle Regioni e una integrazione dei due “pilastri”
in un unico strumento, inoltre i tempi vincolanti tra l’impegno
delle risorse e la loro liquidazione saranno ridotti (il
cosiddetto N+2);
si allarga la gamma di obiettivi strategici (in totale sono
10) includendo nel prossimo ciclo anche la sicurezza alimentare
(con particolare riferimento ai rischi per la salute)
e il contrasto allo spreco alimentare, l’importanza del
sistema della conoscenza e dell’innovazione (“Akis”) e il
requisito, del tutto nuovo, della condizionalità sociale legata
alle condizioni di lavoro in agricoltura;
si introduce un nuovo modello di gestione fortemente
orientato ai risultati.
Il passaggio dalla gestione regionalizzata delle misure di sviluppo
rurale al nuovo PSP potrebbe garantire una migliore
armonizzazione tra i diversi strumenti, in particolare quelli
che riguardano le ricadute ambientali, costruendo così un’architettura
verde più efficace.
Tuttavia in un contesto istituzionale come quello italiano nel
quale l’agricoltura è materia di pertinenza regionale, l’introduzione
del PSP ha causato perplessità iniziali e lunghi processi
decisionali per arrivare a definire il ruolo delle Regioni
nell’articolazione e attuazione del Piano.
SINERGIE TRA STRUMENTI TERRITORIALI
Un altro importante aspetto delle misure di sviluppo rurale
è che molte di queste hanno, in modo diretto o indiretto,
una forte ricaduta territoriale: ad esempio sono previsti interventi
per le foreste, le piccole imprese delle aree rurali, le
infrastrutture, così come saranno attivati i Gruppi di Azione
Locale (GAL) che attueranno parte delle misure all’interno di
piani di sviluppo centrati sui bisogni dei propri territori. Nasce
quindi un’ulteriore sfida: quella dell’armonizzazione strategica
ed operativa tra il PSP e l’ampia schiera di linee di intervento
rivolte allo sviluppo locale che stanno prendendo forma grazie
al PNRR (ad esempio il rilancio della Strategia per le Aree
Interne, le Green Communities, le Comunità Energetiche e gli
Smart Villages), così come le misure dedicate ai territori previste
dal prossimo POR FESR solo per citare le principali.
IL COMPLEMENTO REGIONALE
AL PIANO NAZIONALE
In questi mesi prosegue il negoziato tra Commissione europea
e Ministero sull’approvazione formale del PSP (Piano
strategico della PAC) per l’Italia. L’Unione europea, che nel
frattempo ha varato il Green Deal, punta molto sul rafforzamento
degli strumenti ambientali, la cui applicazione dovrà
tuttavia tenere conto del delicato contesto socio-economico
per il comparto agricolo dovuto alla pandemia e al conflitto
russo-ucraino.
Per rispondere alle peculiarità del contesto italiano, il PSP
sarà integrato da complementi di programmazione regionale
che, pur non entrando probabilmente nel processo negoziale
con la Commissione europea, conterranno le scelte strategiche
e tecniche che ogni Regione vorrà adottare relativamente
alle misure di sviluppo rurale. Le Regioni manterranno, inoltre,
il ruolo di Autorità di gestione per le misure di propria
competenza. Si prospetta tuttavia la necessità di armonizzare
i sistemi di monitoraggio e pagamento in un contesto in
cui alcune Regioni dispongono di propri Organismi pagatori
mentre altre si appoggiano all’Ente Nazionale (Agea).
In questo momento, la Regione Piemonte sta intensamente
lavorando all’elaborazione di una proposta di strategia e di
interventi per costruire il proprio “Complemento regionale”
attivando al suo interno focus group tematici con il supporto
di esperti e valutatori. Compatibilmente con lo stato di avanzamento
dei lavori nazionali, si ipotizza un percorso secondo
cui, dopo il confronto con il partenariato, la proposta verrà
inviata al Ministero per le Politiche Agricole che, secondo il
nuovo modello di governance, dovrà verificarne coerenza e
omogeneità con il PSP; ottenuto questo benestare, il documento
sarà infine approvato con atto formale. L’approvazione
del Complemento regionale dovrà comunque essere successiva
al quella del PSP.
Entro la fine dell’anno o i primi mesi del 2023 sia il PSP che
i Complementi regionali dovrebbero prendere la loro forma
definitiva per partire con l’attuazione dei primi interventi,
anche se restano da chiarire numerosi meccanismi organizzativi
e operativi anche nel rapporto tra Regioni e Ministero.
IL CONTESTO E LA GUERRA
RUSSIA - UCRAINA
La fiammata inflattiva che ha preso avvio negli ultimi mesi del
2021 e le gravi ricadute della guerra tra Russia e Ucraina sui
mercati delle materie prime, hanno riacceso l’attenzione su un
aspetto della sicurezza alimentare – la food security, ovvero la
sufficiente disponibilità di cibo – che è il principio fondatore della
PAC. Se la crescita dei costi di produzione e di spesa alimentare
per le famiglie è un serio problema per i coltivatori e i cittadini
europei, nei Paesi più poveri la situazione sta assumendo toni
drammatici, anticipando quello che, soprattutto per effetto del
cambiamento climatico, potrà essere il nuovo status quo.
La situazione sta imponendo alcune misure di emergenza (ad
esempio la rimessa in coltivazione di terreni “messi a riposo”
per ragioni ambientali) ma in un’ottica non contingente
l’Unione Europea conferma la sua strategia che punta ad una
riduzione degli input chimici ed energetici (parte dei quali arrivano
proprio dalle aree in conflitto, oltre a rappresentare una
voce di costo crescente) sostenendo al tempo stesso la produttività
grazie all’innovazione tecnologica, in particolare con la digitalizzazione
e l’agricoltura di precisione. In questo modo dovrebbe
essere possibile contemperare le necessarie misure per
guidare il sistema agroalimentare lungo la transizione ecologico-climatica
senza mettere a rischio la sicurezza alimentare.
LE ULTIME MODIFICHE AL PSR ATTUALE
È stata trasmesso ufficialmente alla Commissione europea
la versione del PSR 2014-22 comprensiva delle modifiche
esaminate dal Comitato di sorveglianza nel mese di maggio
2022. La proposta di modifica riguarda l’inserimento
all’interno dell’Operazione 5.1.1 (prevenzione danni biotici)
di una nuova Azione 3 dedicata al contrasto dell’emergenza
Peste suina africana (investimenti per la biosicurezza degli
allevamenti), oltre ad alcune variazioni finanziarie di modesta
entità finalizzate sia all’apertura del bando su tale nuova
Azione (ca. 5,4 milioni di euro), sia all’ottimale gestione
degli altri bandi e iniziative in corso sulle varie misure.
In particolare: 3 milioni di euro per la Misura 10 (pagamenti
agroambientali) e 1 milione di euro sull’Operazione
1.2 (informazione agricola) per la prosecuzione del progetto
SERIA (monitoraggio dati agroclimatici a supporto degli
agricoltori). Considerata l’urgenza attuativa di tali misure,
sulla base dei regolamenti comunitari, l’Autorità di Gestione
ne ha stabilito l’applicazione condizionata nelle more
dell’approvazione ufficiale da parte della Commissione.
PAGAMENTI AGROAMBIENTALI:
I RISULTATI 2021
La Regione Piemonte ha raggiunto l’obiettivo prioritario di
pagare alle aziende agricole che operano sul territorio regionale
il 95% degli importi richiesti nel 2021 per i pagamenti
agro-climatico-ambientali (misure 10, 11, 13). In particolare,
la campagna 2021 ha visto raggiungere il traguardo del
98% degli importi richiesti, raggiunto con 6 mesi di anticipo.
In collaborazione con l’Agenzia regionale piemontese per
le erogazioni in agricoltura (Arpea) sono state predisposte
liquidazioni per 25,7 milioni di euro; all’importo citato
vanno aggiunti 57 milioni di euro liquidati a titolo di
anticipo nel mese di novembre 2021.
Se la performance non fosse stata raggiunta, sarebbe
scattato il “disimpegno”, cioè la restituzione all’Unione
europea di una quota di risorse concesse, se non spese
entro i termini stabiliti. Infatti ai sensi dell’art. 75 del regolamento
(UE) n. 1306/2013 a partire dalla campagna
2019 del PSR è diventato obbligatorio pagare il 95% delle
misure a superficie entro il 30 giugno dell’anno successivo
e il 98% entro il 31 dicembre dell’anno successivo.
3
Tab. 1 – Situazione complessiva con un dettaglio per le singole Misure e le domande istruite e concluse alla data del
21/06/2022
Misura
Domande
presentate
Importo richiesto
(€)
Domande
istruite
Importo liquidato
(€)
% domande
liquidate
% importo
liquidato
10 8.150 55.231.307,93 7.887 54.210.467,50 96,77 98,12
11 1.491 11.605.112,00 1.415 11.467.534,00 94,90 98,74
13 6.019 16.710.155,58 5.834 16.532.973,98 96,93 98,91
Totale 15.660 83.546.575,51 15.136 82.210.975,48 96,65 98,40
Agricoltura > 102
IL PSR SOSTIENE LA
QUALITÀ DELL’ARIA
4
> A cura di: Monica Bassanino, Miria Carofano
Settore Produzioni agrarie e zootecniche,
Regione Piemonte
Il comparto agricolo piemontese perde in atmosfera 32.000
tonnellate l’anno di ammoniaca: circa l’80% si perde lungo la
filiera di gestione dei reflui zootecnici e dei digestati, sia in
stalla che durante lo stoccaggio e la distribuzione in campo a
fini fertilizzanti, il restante 20% si perde con la concimazione
minerale, soprattutto quando si utilizza l’urea.
L’ammoniaca è uno dei precursori del particolato fine (PM 10
e PM 2,5), per il quale l’Italia è stata recentemente condannata
dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ed è una forma
di azoto prontamente disponibile per le colture: perderla
quindi non solo genera un impatto negativo sull’ambiente,
ma è soprattutto uno spreco economico, particolarmente
grave in un periodo nel quale i concimi di sintesi spuntano
prezzi molto alti e il margine economico per le aziende agricole
si riduce sempre più.
LE SOLUZIONI GESTIONALI ESISTONO GIÀ
Adottare le corrette soluzioni gestionali e strutturali permette
un efficace ed immediato contenimento delle perdite ammoniacali,
ed esiste già un ampio ventaglio di possibilità tra
cui scegliere quelle più adatte a ciascun contesto aziendale.
All’interno dei ricoveri zootecnici va ridotto il tempo di permanenza
delle deiezioni a terra (es. con pulizie più frequenti
o nuovi sistemi di pulizia) e va evitata la diluizione del refluo
(es. modificando i lavaggi, deviando le acque piovane, gestendo
separatamente le acque della sala di mungitura, ecc).
Nello stoccaggio dei reflui e dei digestati si può intervenire
coprendo le vasche con strutture fisse (efficaci anche per deviare
le acque di pioggia), con materiali flottanti (es. elementi
di materiale plastico, teli galleggianti, argilla espansa, ecc.) o
con strutture per il recupero del biogas: l’abbattimento delle
emissioni va dal 60 al 100%, in funzione della tecnica adottata.
Nello spandimento in campo dei reflui e dei digestati,
sono efficaci tutti i sistemi di distribuzione che non polverizzano
il getto: va definitivamente abbandonato l’uso del piatto
deviatore a favore della distribuzione localizzata in bande rasoterra
(40-60 % di riduzione delle perdite) o meglio ancora
con l’interramento immediato del refluo (fino al 97 % di riduzione,
in funzione della tecnica adottata). Un’altra efficace
tecnica di abbattimento delle emissioni ammoniacali, ancora
poco diffusa in Italia, è l’acidificazione dei reflui (durante lo
stoccaggio o la distribuzione), che agisce modificandone il
pH. Nel caso di concimazioni minerali di sintesi, va privilegiato
l’uso di concimi che non contengono urea, e non vanno
lasciati i granuli in superficie (es. interrando immediatamente,
intervenendo alla semina con apporti localizzati o, in copertura,
abbinando l’adacquata alla concimazione).
IL SUPPORTO DEL PSR 2014-2022
Il Programma di sviluppo rurale 2014-2022 ha destinato al
miglioramento della qualità dell’aria oltre 65 milioni di euro
tramite due operazioni:
l’Op. 4.1.3 “Investimenti nella riduzione delle emissioni in
atmosfera” sostiene la modernizzazione delle stalle, delle
strutture di stoccaggio degli effluenti zootecnici e delle attrezzature
agricole per lo spandimento. Ad oggi sono già
stati stanziati 22 M € (di cui 8 da fondi integrativi nazionali
e regionali) su 6 bandi annuali; a fronte di circa 1100
richieste di sostegno da parte delle aziende, sono già stati
liquidati 10,5 M € di contributi a 640 beneficiari. Ulteriori
fondi sono disponibili per l’ultimo bando previsto per
questa programmazione, che aprirà presumibilmente a
settembre.
l’Op. 10.1.5 “Tecniche per la riduzione delle emissioni in
atmosfera” eroga un premio a superficie per l’attuazione
di fertilizzazioni organiche con interramento immediato
o, solo sui prati, con distribuzione rasoterra in bande. Nel
quinquennio 2014-20 sono stati erogati 14,5 M€ a fronte
di impegni agro-ambientali attuati su circa 10.000 ettari;
nel triennio 2021-23 è stato attivato un ulteriore bando da
22 M €, a valere su circa 24.000 ettari. Questa programmazione
non prevede ulteriori bandi.
GLI INVESTIMENTI REALIZZATI
COL SOSTEGNO DELL’OP. 4.1.3
In Tab. 1 il quadro degli investimenti realizzati con il sostegno
del PSR Op. 4.1.3. Quasi un beneficiario su 3 ha partecipato
a più bandi, potendo così attuare gli investimenti in un
arco di tempo più lungo e affinando via via le proprie scelte
imprenditoriali.
La tipologia di investimento più frequente è stata l’acquisto
di macchine a bassa emissione ammoniacale per la distribuzione
in campo di reflui e digestati: interratori, distributori
rasoterra in bande e distributori sottocotico per i prati, anche
attrezzati con sistemi ombelicali.
Tali macchine permettono tra l’altro lo spandimento anche
quando, nel periodo di operatività del Semaforo per la qualità
dell’aria (15/9-15/4) può essere imposto per motivi ambientali
uno stop temporaneo all’uso dei mezzi tradizionali.
In quest’ambito, le aziende hanno realizzato investimenti
per oltre 24 milioni di euro di spesa, rispetto ai quali è stato
concesso un contributo di circa 7,8 milioni di euro (il 64%
Tab. 1 – Tipologie di intervento finanziate tramite i bandi dell’Op. 4.1.3 (situazione al 1/6/2022)
Interventi
n
Importo intervento
€
Contributo
€
concesso
%
Acquisto macchine 579 24.273.521 7.780.303 64
Acquisto attrezzature 265 6.943.124 1.574.363 13
Copertura stoccaggi esistenti 225 5.586.186 1.535.026 13
Realizzazione stoccaggi aggiuntivi 68 4.115.422 935.622 8
Interventi in stalla 45 2.010.944 342.997 3
1.182 42.929.197 12.168.311
del budget complessivamente erogato tramite l’Op. 4.1.3).
Seguono, a parità di contributo concesso (circa 1,5 milioni
di euro ciascuno), l’acquisto di attrezzature (es. per la movimentazione
del refluo, la separazione solido/liquido, lo
stoccaggio temporaneo, ecc) e la realizzazione di coperture
sugli stoccaggi esistenti; per tali tipologie di investimento
le aziende hanno realizzato una spesa di oltre 12 milioni di
euro. Nello specifico delle coperture, esse sono pressochè
equamente ripartite tra strutture fisse a tendone e acquisto
di materiali flottanti (teli galleggianti, piastrelle, palline,
ecc); le prime totalizzano oltre il 65% del contributo concesso,
perchè si tratta di interventi più costosi, che però permettono
di deviare l’acqua di pioggia.
La realizzazione di stoccaggi aggiuntivi oltre il minimo previsto
dalla normativa Nitrati, intervento che migliora notevolmente
la qualità e l’efficienza della gestione aziendale del
refluo, è purtroppo poco frequente: solo 68 interventi realizzati
per circa 4,1 milioni di euro di spesa, su cui sono stati
concessi 0,9 milioni di contributo.
Infine, l’Op. 4.1.3 sostiene anche la realizzazione di interventi
in stalla per ridurre la diluizione del refluo (es. risparmio
idrico, copertura paddock, attrezzature e strutture per
la pulizia frequente, stoccaggi temporanei per l’acqua piovana
ad uso zootecnico, attrezzature informatiche, ecc): sono
stati realizzati sinora 45 interventi per circa 2 milioni di
euro di spesa, su cui è stato concesso un contributo di 0,3
milioni di euro. Nel tempo, l’interesse delle aziende è mutato
(Fig.1): se inizialmente le macchine per la fertilizzazione
a bassa emissione erano l’investimento principale, con gli
anni è giustamente maturato l’interesse verso un miglioramento
gestionale dell’intera filiera del refluo: non solo macchine
da pieno campo, quindi, ma anche altre attrezzature
per la movimentazione e la gestione in azienda, interventi in
stalla per ridurre la diluizione dei reflui, ampliamento della
cubatura di stoccaggio disponibile (anche tramite il ricorso
a stoccaggi semplificati in materiale plastico e strutture
temporanee mobili). La copertura delle vasche di stoccaggio
è andata crescendo grazie alla presenza di punteggi di priorità
specifici, ma anche grazie all’accresciuta consapevolezza
che coprire riduce anche gli odori, e che le strutture fisse
siano estremamente utili a deviare le acque di pioggia (negli
ultimi anni spesso concentrate in pochi eventi intensi nel
periodo previsto per le concimazioni) riducendo così la diluizione
del refluo e il relativo costo di distribuzione in campo.
I bandi dell’Op. 4.1.3, gestiti annualmente, hanno assegnato
contributi per mediamente l’85% del budget disponibile, con
un tasso di rinuncia basso (meno del 5%) e una percentuale
di domande non ammesse a finanziamento o revocate di circa
il 9%, inferiore pertanto alla media della M 4.
Il periodo intercorrente tra l’ammissione a finanziamento (iter
che si conclude entro 150 giorni dalla chiusura del bando) e la
liquidazione del contributo è stato mediamente di 500 giorni,
tenuto conto che l’impresa ha un anno di tempo (18 mesi in
montagna) per realizzare l’intervento, eventualmente prorogabile
di ulteriori 6 mesi, e chiedere il saldo, e che i tempi di consegna
delle macchine di pieno campo si attestano intorno ai 7-8
mesi dall’ordine (valore in aumento sensibile nel 2022 anche a
causa dei problemi di approvigionamento delle materie prime).
A SETTEMBRE L’ULTIMO BANDO
DELL’OP. 4.1.3
Macchine distrib. bassa emiss.
Copertura vasche
Nuovi stoccaggi
Riduzione volume reflui
Altre attrezzature
2016 2017 2018 2019 2020 2021
Fig. 1 – Variazione nella scelta degli interventi oggetto di
sostegno. Numero indice che tiene conto del contributo
ammesso a finanziamento su ciascun bando annuale
Per l’Op. 4.1.3 sono ancora disponibili oltre 6 milioni di euro,
più alcune economie generate dai bandi precedenti. Viste le
scadenze previste dalla programmazione europea per l’utilizzo
dei fondi, il bando verrà aperto in anticipo rispetto alla
consueta tempistica autunnale, così da disporre della graduatoria
entro la fine dell’anno.
5
Agricoltura > 102
INCONTRI DI FILIERA
Un confronto sugli scenari futuri
di apicoltura e latte
La Regione Piemonte ha realizzato
due incontri di filiera, a partire dai
comparti dell’apicoltura e del lattiero-caseario,
per creare occasioni di
confronto con tutti i rappresentanti
produttivi, della trasformazione,
esperti e professionisti dei diversi
settori, e rispondendo a un’esigenza
espressa dalle stesse filiere. Ci
troviamo in un momento strategico
sia dal punto di vista della programmazione
dei fondi UE, con la
sovrapposizione tra la conclusione
del ciclo di programmazione 2014-
2022 e l’avvio della nuova PAC, oltre
ad altri strumenti attivabili nell’ambito
del PNRR. Inoltre lo scenario
internazionale, a seguito delle conseguenze
della pandemia da Covid
19 e delle criticità legate alla guerra
in Ucraina, all’aumento dei prezzi, al
reperimento delle materie prime, e
non ultimo alle criticità climatiche,
impone approfondite riflessioni sugli
orientamenti da seguire, seppur nella
difficoltà di interpretare un contesto
ancora in costante cambiamento.
Si sono svolte due giornate, il 20
maggio a Stupinigi e il 1 luglio ad
Alessandria, rispettivamente sulla
filiera apistica e su quella lattierocasearia,
con la presentazione di
relazioni introduttive specifiche di
esperti, interventi delle principali
figure istituzionali e di tutti i rappresentanti
delle filiere.
6
L’Assessore Marco Protopapa apre i lavori dell’incontro della filiera apistica il 20 maggio presso la palazzina di caccia
di Stupinigi (TO)
Il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli interviene in videoconferenza all’incontro
della filiera lattiero casearia il 1 luglio presso il Centro congressi di Alessandria
7
APICOLTURA:
IL PIEMONTE REGIONE
DI RIFERIMENTO
Venerdì 20 maggio 2022, presso la
Palazzina di Caccia di Stupinigi, in
occasione della giornata mondiale
delle api, si è tenuto il primo incontro
sulle prospettive di sviluppo del
comparto.
Erano presenti il Sottosegretario alle
Politiche agricole alimentari e forestali
Gian Marco Centinaio, l’Assessore
regionale all’Agricoltura Marco
Protopapa, le associazioni apistiche e
alcuni tra gli esponenti dell’Università
degli Studi di Torino e del settore
apistico. Sono stati delineati i punti di
forza e di debolezza della filiera, con la
finalità di definire misure idonee per
affrontare le reali esigenze del comparto
apistico regionale e nazionale.
L’esito della giornata ha determinato
un confronto proficuo, che ha
investito il Piemonte come regione
di riferimento nazionale per lo sviluppo
dell’apicoltura e della protezione
della biodiversità: il Ministero
delle Politiche agricole, alimentari e
forestali, infatti, intende diffondere
l’esempio piemontese, con le sue
virtuose pratiche e i suoi progetti
sperimentali, in tutto il territorio
italiano.
“In questi mesi le istituzioni stanno
lavorando alla futura programmazione
delle politiche agricole e si
presentano interessanti prospettive
di sostegno al comparto – sottolinea
l’assessore all’Agricoltura e cibo
della Regione Piemonte, Marco Protopapa
– Oltre ai fondi Ocm miele,
si auspica anche attivando lo sviluppo
rurale ed i pagamenti diretti.
In termini di prodotti di qualità, tutela
ambientale e della biodiversità,
l’apicoltura italiana entra a pieno
titolo tra i comparti che assumono
più valore nel perseguire gli obiettivi
strategici individuati dalla politica
agricola comunitaria e siamo orgogliosi
che la nostra Regione possa
rappresentare un esempio a livello
nazionale.”
LATTIERO-CASEARIO:
UN SETTORE STRATEGICO
Il Piemonte è la quarta regione italiana
per produzione di latte bovino,
con oltre 1 milione di tonnellate
di prodotto latte, pari al 9% di
quello nazionale. Il settore lattiero
caseario ricopre dunque un ruolo
rilevante nell’economia agricola
piemontese e nazionale, e in questi
anni sta attraversando criticità importanti:
dalla crisi del prezzo del
latte alla stalla si è passati all’attuale
crisi dovuta ai costi di produzione
per l’aumento dei prezzi energetici
Agricoltura > 102
La visita istituzionale presso la Centrale del latte di Alessandria
8
TRA I TEMI
AFFRONTATI LA NUOVA
PAC, GLI STRUMENTI
DEL PNRR,
LE CRITICITÀ
CLIMATICHE,
LO SCENARIO
INTERNAZIONALE TRA
PANDEMIA, GUERRA,
CRISI DEI PREZZI E
MATERIE PRIME
e dei mangimi zootecnici. Nonostante
il prodotto pagato alla stalla
abbia avuto un leggero incremento,
non basta ancora a coprire le spese
di produzione aggravate oggi dagli
aumenti di materie prime ed energie;
inoltre il prezzo del latte e dei
prodotti caseari è cresciuto sugli
scaffali di vendita ma gran parte
dell’aumento è stato assorbito dalla
GDO che a sua volta deve affrontare
i rincari energetici. Tuttavia un segnale
incoraggiante è l’incremento
dell’export di formaggi DOP.
“L’incontro di Alessandria dedicato
al tema latte è stato fortemente
voluto dalla Regione Piemonte, -
afferma l’assessore all’Agricoltura
e cibo della Regione Piemonte,
Marco Protopapa – in risposta alle
necessità espresse dalla filiera.
Gli allevatori e le aziende chiedono
linearità sul futuro del comparto e
questa può nascere quando tutti i
soggetti sono intorno ad un tavolo.
Il confronto interregionale insieme
ai dati presentati dai vari istituti di
ricerca rappresentano la base per
impostare la progettazione del futuro
sviluppo della filiera”.
All’incontro, organizzato al Centro
Congressi di Alessandria, sono intervenuti
il Ministro delle Politiche agricole,
alimentari e forestali Stefano
Patuanelli in videocollegamento; e i
rappresentanti delle altre principali
regioni produttrici del Nord Italia
(l’assessore alle risorse agricole del
Friuli Venezia Giulia Stefano Zannier,
l’assessore all’Agricoltura della Valle
d’Aosta Davide Sapinet, il Direttore
generale vicario dell’Agricoltura
della Regione Lombardia, Andrea
Massari), i rappresentanti delle associazioni
dei produttori, dell’industria
di trasformazione e della grande distribuzione,
Ismea, Clal (società di
consulenza specializzata nel settore),
Istituto zooprofilattico, le organizzazioni
professionali agricole.
Nel pomeriggio, si è svolta la visita
istituzionale presso la Centrale del
latte di Alessandria, dove il direttore
Pietro Cerlesi ha illustrato il sistema
produttivo e distributivo e le ultime
innovazioni in termini di macchinari
e organizzazione del lavoro
IL LATTE E I FORMAGGI IN PIEMONTE
> A cura di: Emanuele Parzanese, Paola Rasetto
Direzione Agricoltura e cibo, Regione Piemonte
Il Piemonte è la 4° regione per produzione di latte bovino. Insieme al
46% della produzione della Lombardia, al 16% dell’Emilia Romagna,
al 9% del Veneto, le quattro regioni rappresentano l’80% di prodotto
latte bovino italiano.
La produzione di latte per la campagna 2020-2021 è di oltre 1 milione
di tonnellate (+ 3,65% rispetto alla campagna precedente), di cui
10.000 tonnellate di latte biologico (5% del latte biologico nazionale).
Il mercato del latte piemontese sta vivendo una fase positiva per
quanto riguarda le produzioni, ma i costi di produzione/energetici
pesano sul futuro delle stalle, costringendo gli allevatori a rivedere
le politiche di investimento.
L’incremento della produzione di formaggi di qualità è trainata dalle
richieste di prodotti lattiero-caseari a livello mondiale.
Il latte piemontese è un latte di qualità: 4% di media materia grassa
e 3,40% di tenore medio di proteine.
Per circa il 30% è destinato alla produzione di Gorgonzola, per il 2%
di Grana Padano, per il 65% latte alimentare, SMP (latte in polvere
parzialmente scremato) e altri formaggi.
Il Gorgonzola (3,7 milioni di forme prodotte in Piemonte nel 2021, in
crescita) è al quinto posto delle DOP italiane per valore economico.
Per le due DOP principali (Gorgonzola e Grana Padano) il mercato
2022 dà segnali incoraggianti, grazie alla riapertura dei canali della
ristorazione post-pandemia e all’andamento positivo dell’export.
II NUMERI
1.500 gli allevamenti in Piemonte con orientamento produttivo
da latte bovino su 23.000 allevamenti nazionali, progressivamente
ridotti in 10 anni (confronto 2012-2022).
233.000 capi bovini (7,5% capi nazionale), 600 allevamenti con
orientamento misto e 12 allevamenti latte biologico.
320 allevamenti di ovicaprini con orientamento produttivo da latte
(10.000 ovini e 20.000 caprini).
Cuneo è la prima provincia per allevamenti: 700 allevamenti per
57 mila capi, a seguire la provincia di Torino.
LA QUALITÀ
Formaggi PIEMONTE DOP Regionali sono 7:
Bra DOP
Castelmagno DOP
Murazzano DOP
Ossolano DOP
Raschera DOP
Robiola di Roccaverano DOP
Toma piemontese DOP
Formaggi DOP Interregionali 3:
Gorgonzola DOP
Grana padano DOP
Taleggio DOP
51 PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali)
9
Agricoltura > 102
IL SETTORE APISTICO PIEMONTESE
10
> A cura di: Gianfranco Termini, Martina Moratto,
Giulia Barucco
Direzione Agricoltura e cibo, Regione Piemonte
L’allevamento di api ha origini antichissime e la sua pratica viene
portata avanti ancora oggi da moltissime aziende agricole specializzate,
di cui la maggior parte di piccole dimensioni e condotte da
agricoltori part-time, che operano unitamente alla presenza di grandi
aziende con un numero elevato di arnie e con rilevanti produzioni
di miele. Si tratta prevalentemente di operatori che producono
per autoconsumo (66,1%), mentre i professionisti rappresentano il
33,9% del totale. Il 54% degli apiari piemontesi risulta essere di
tipo stanziale, mentre quasi il 45% degli apiari piemontesi vengono
spostati per seguire determinate fioriture.
La BDA (Banca Dati Apistica nazionale) sulla base del censimento
obbligatorio a cadenza annuale (ultima rilevazione al 31/12/2021)
annovera in Piemonte 6.821 aziende (più del 10% del totale nazionale),
mentre il numero degli alveari piemontesi è pari a 195.191 (oltre
il 14% del totale nazionale). Si evidenzia, inoltre, l’importanza del
settore apistico piemontese a scala nazionale: nel 2021 il Piemonte
si conferma infatti al primo posto tra le regioni italiane per numero
di apiari censiti (25.665, pari a circa il 16% del totale nazionale).
La distribuzione sul territorio regionale vede il 55% circa degli apiari
concentrati tra le province di Cuneo (28,5%) e Torino (26,3%).
Purtuttavia, il settore apistico piemontese è caratterizzato da notevoli
difficoltà. Oltre alle tradizionali malattie che colpiscono l’apicoltura
causate principalmente da virus, funghi, batteri e coleotteri,
negli ultimi decenni è apparso un acaro, “Varroa destructor”, che ha
messo a dura prova la sopravvivenza degli allevamenti, diventando
il principale responsabile della mortalità delle famiglie di api. Si ritiene
che un efficace contenimento possa avvenire solo a seguito di
un’adeguata strategia di lotta attraverso i trattamenti, anche grazie
alla grande professionalità degli apicoltori e tecnici.
Un altro grande pericolo che negli ultimi anni incombe sugli alveari
è il calabrone asiatico che, nonostante il nome accattivante “Vespa
velutina”, è un calabrone di oltre 3 cm di lunghezza, in grado di sterminare
intere famiglie di api.
LA MORIA DELLE API
Tuttavia, il fattore più preoccupante che minaccia la produttività delle
api e la sopravvivenza della specie stessa è rappresentato dalla cosiddetta
“moria delle api”, che provoca un progressivo indebolimento
delle colonie, con la conseguente diminuzione della produzione
e che, nei casi più gravi, porta addirittura alla morte delle famiglie.
Attualmente le cause di questo fenomeno non sono del tutto note,
ma possono essere riconducibili a differenti fattori. Le api, infatti,
sono suscettibili ai prodotti fitosanitari presenti nell’ambiente e il
largo uso che si fa di queste sostanze nell’ambito dell’agricoltura
intensiva non giova al loro benessere: in particolare, determinate so-
stanze intaccano il loro sistema nervoso, disorientandole a tal punto
da non essere più in grado di tornare nel proprio alveare. Inoltre, i
fattori ambientali influenzati anche dai cambiamenti climatici, determinano
lo squilibrio degli habitat naturali e l’impoverimento di quelli
esistenti e ciò impatta negativamente sulla loro sopravvivenza. La
siccità che caratterizza alcuni periodi dell’anno, i picchi di calore durante
il periodo estivo o anche in quello invernale, associati a freddi
repentini o a lunghi periodi di piogge primaverili, impediscono alle
piante di fornire il giusto quantitativo di nettare e polline alle api.
QUALI RIMEDI E AZIONI
Per fronteggiare la moria delle api, di cui si stanno ancora indagando
le cause per trovare efficaci rimedi, la Regione Piemonte, in collaborazione
con il “Centro Apistico Regionale” istituito presso l’Istituto
Zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta
(IZSPLV), nel 2019 ha emanato apposite linee guida per “l’analisi di
campioni apistici, vegetali, acque e terreno in caso di moria di api”,
con lo scopo di rendere il monitoraggio sistematico e diffuso e di
acquisire dati scientifici omogenei, al fine di ricercare le cause primarie
del problema. Inoltre, attraverso il “Programma Apistico Regionale
2019-2022”, finanziato dal Regolamento UE n. 1308/2013,
il settore apistico piemontese viene notevolmente supportato. Tale
programma prevede un’eterogenea serie di azioni aventi lo scopo
di sostenere tutte le aziende, dando priorità a quelle aggregate in
forma associata, che in Piemonte conta tre soggetti operanti (due
associazioni di produttori ed una cooperativa).
L’azione più rilevante del programma consiste nell’assistenza tecnica
alle aziende, con una dotazione di 697.878,00 euro, che rappresenta
circa il 59% del totale, pari a circa 1.300.000,00 euro delle
risorse disponibili.
Oltre al bando relativo all’assistenza tecnica, la Regione ha emanato
ulteriori bandi per la concessione di contributi, aventi lo scopo di
aiutare gli apicoltori a superare le difficoltà presenti nel comparto
produttivo. Tali bandi si articolano su due linee principali:
1) Servizi di Sviluppo nel settore apistico: contributi relativi ai finanziamenti
per interventi di tipo immateriale (corsi di formazione,
azioni di comunicazione, assistenza tecnica alle aziende, indagini
sul campo, acquisto presidi sanitari).
2) Contributi per investimenti nel settore apistico: contributi pari a
300.000,00 euro volti al finanziamento di attrezzature. I beneficiari
sono le singole aziende agricole (con un minimo di 52 alveari) selezionate
sulla base di una graduatoria formulata con punteggi di
priorità che privilegiano le caratteristiche delle stesse.
In entrambe le linee di intervento (associazioni dei produttori e singole
aziende agricole che allevano api) i contributi vengono erogati
a fondo perduto.
Ad integrazione del Programma regionale apistico triennale, ai sensi
della legge regionale n. 20/1998, ogni anno la Regione attiva il
bando relativo all’erogazione di contributi per il mantenimento del
servizio di assistenza tecnica apistica e per la realizzazione di corsi
di formazione per gli apicoltori con un importo totale annuale di
150.000,00 euro.
IL REGOLAMENTO N.10
A dimostrazione dell’attenzione rivolta al settore apistico, la Direzione
Agricoltura e cibo, Settore Produzioni Agrarie e Zootecniche,
in accordo con il Settore Prevenzione e veterinaria della Direzione
regionale Sanità e Welfare, ha predisposto il regolamento regionale
3 agosto 2021, n.10 recante: “Attuazione dell’articolo 24, comma 6
della legge regionale 22 gennaio 2019, n. 1 (riordino delle norme
in materia di agricoltura e di sviluppo rurale). Ruolo multifunzionale
dell’apicoltura.”, avente le finalità descritte all’articolo 2, tra le quali
quella di pervenire ad un adeguato sfruttamento delle risorse nettarifere,
incentivare la conduzione zootecnica delle api e prevenire l’insorgere
di controversie tra gli apicoltori stanziali o nomadi che si trovano
a produrre in uno stesso territorio; esso inoltre delinea i compiti
del Centro apistico regionale (CARe), istituito presso l’IZSPLV.
Il regolamento è stato sottoposto all’attenzione di tutte le rappresentanze
del mondo apistico piemontese, ed è stato redatto
tenendo conto di quanto stabilito dalla legge 24 dicembre 2004,
n. 313 “Disciplina dell’apicoltura”. Ai sensi dell’articolo 97 (Vigilanza
e sanzioni in materia di apicoltura) della legge regionale 22
gennaio 2019, n. 1 (), le funzioni di vigilanza sull’osservanza delle
norme e degli obblighi in materia di apicoltura spettano alla Regione,
alla Città metropolitana di Torino, ai comuni ed ai servizi
veterinari delle ASL.
11
Agricoltura > 102
IL CONFLITTO
RUSSO-UCRAINO
Quali ricadute sul settore
agroalimentare piemontese
12
> A cura di Stefano Cavaletto,
IRES Piemonte
Le crescenti tensioni internazionali
ed il successivo scoppio del conflitto
che ha coinvolto Russia ed Ucraina,
stanno avendo un forte impatto su
tutta l’economia regionale, con ripercussioni
anche sul sistema agroalimentare
italiano e piemontese.
Le criticità maggiori riguardano da
un lato una forte instabilità dei mer-
cati delle materie prime ed il relativo
aumento dei costi di produzione
e dall’altro la chiusura di alcuni importanti
canali commerciali, sia in
ingresso che in uscita.
Durante tutto il 2021, la ripresa
della domanda mondiale all’indomani
del periodo più critico della
pandemia di Covid-19, ha spinto
verso l’alto i prezzi delle principali
materie prime, soprattutto il gas
naturale ed il petrolio. Questa dinamica,
nel nostro paese, ha avuto
un impatto più intenso rispetto alla
media europea a causa dell’alta dipendenza
dall’import extra UE di
tali prodotti. La situazione si è poi
aggravata con lo scoppio del conflitto
in Ucraina e le successive sanzioni
internazionali nei confronti
della Russia, dato che quest’ultima
rappresenta per l’Italia il principale
fornitore di gas (circa il 42% del fabbisogno
nazionale).
Per il settore agroalimentare piemontese
la situazione più critica è
certamente quella legata all’aumento
dei prezzi della maggior parte dei
Figura 1 – Prezzo internazionale medio di petrolio e gas naturale. Indice con base 2020=100
300,00
Gas
Naturale
200,00
100,00
Petrolio
0,00
gen-20
feb-20
mar-20
apr-20
mag-20
giu-20
lug-20
ago-20
set-20
ott-20
nov-20
dic-20
gen-21
feb-21
mar-21
apr-21
mag-21
giu-21
lug-21
ago-21
set-21
ott-21
nov-21
dic-21
gen-22
feb-22
mar-22
apr-22
fonte: Indexmundi, NYMEX
fattori produttivi. Nel 2021, il prezzo
internazionale del petrolio è risultato
in crescita del 67% rispetto all’anno
precedente, mentre per il gas
naturale si è arrivati addirittura ad
aumenti oltre il 300%. Questo ha significato
un rincaro contemporaneo
di molti prodotti che hanno tra le
proprie componenti queste materie
prime come, ad esempio, i fertilizzanti
e i concimi. Nel mese di marzo
2022, dopo lo scoppio del conflitto,
la situazione è ulteriormente peggiorata
e gli aumenti annui in valore,
nel primo trimestre, ammontavano
ad oltre il 60% per l’energia
elettrica e i carburanti e al 40%
circa per i fertilizzanti e i concimi.
Di conseguenza, il costo produttivo
medio del settore agroalimentare è
aumentato del 22,7% con punte del
33% per il comparto cerealicolo e
del 28% per l’orticolo (fonte Ismea).
Sul fronte della redditività la situazione
più critica riguarda le aziende
con un alto fabbisogno energetico
e con maggiori vincoli nell’adeguare
i prezzi di vendita. È il caso, ad
esempio, delle aziende inserite in
filiere di tipo verticale molto rigide i
cui prezzi sono imposti dalle fasi più
a valle (industria e distribuzione).
Uno studio realizzato dall’Ismea ha
messo in evidenza che per le colture
vegetali i costi degli input produttivi
sono mediamente aumentati del
5,7% nel 2021, salendo oltre il 16%
nel primo trimestre 2022 mentre
per i settori zootecnici gli aumenti
sono stati rispettivamente del 6,1%
e del 20,4%. Scendendo più nel dettaglio,
tra i settori più colpiti sono
stati individuati alcuni seminativi
(colture industriali e cerealicole)
insieme agli allevamenti di polli da
carne, di galline ovaiole e di suini.
L’aumento generalizzato dei costi
produttivi ha spinto verso l’alto i
prezzi all’origine di molti prodotti
agricoli con ricadute a catena su
prezzi all’ingrosso e al consumo.
Questi ultimi, nella rilevazione
Istat di aprile 2022, sono cresciuti
del 6,4% su base annua con un’impennata
proprio negli ultimi mesi.
Si tratta di aumenti non comparabili
con i tassi registrati nei settori dei
prodotti energetici e dei trasporti
ma che andranno comunque ad incidere
in misura notevole sulle scelte
di consumo delle famiglie, dopo i
cambiamenti messi in atto nel periodo
pandemico.
Il blocco delle importazioni dall’area
del conflitto ha coinvolto soprattutto
la filiera cerealicola a causa dell’importante
ruolo delle forniture provenienti
da Ucraina e Russia. Secondo
i dati Istat, infatti, questi due paesi
rappresentano nell’insieme il 29%
delle esportazioni mondiali di grano
tenero; a questo dato si aggiunga il
fatto che il blocco navale dei porti del
Mar Nero interessati dal conflitto impedisce
il transito anche delle merci
provenienti da altri paesi. Quindi,
il mercato del grano tenero è quello
maggiormente condizionato dalla
guerra in corso ma tale criticità si
riflette solo parzialmente sulle aziende
trasformatrici italiane, dato che il
nostro Paese, pur avendo un livello di
autosufficienza solo del 30%, importa
questo prodotto principalmente
dal mercato interno comunitario (su
tutti Ungheria e Francia che nel 2019
totalizzavano il 40% degli acquisti).
IL CONFLITTO INCIDERÀ
PESANTEMENTE
SULL’EXPORT
VERSO LA RUSSIA,
QUINTO PARTNER
COMMERCIALE
DELL’UNIONE EUROPEA,
IL TERZO DELL’ITALIA
13
Agricoltura > 102
Figura 2 – Prezzo internazionale medio di mais e soia. Indice con base 2020=100
300,00
Mais
200,00
100,00
Soia
0,00
Jan-20
Mar-20
May-20
Jul-20
Sep-20
Nov-20
Jan-21
Mar-21
May-21
Jul-21
Sep-21
Nov-21
Jan-22
Mar-22
fonte: Indexmundi.com, NYMEX
14
Tra i paesi nostri fornitori di grano,
infatti, l’Ucraina si trova soltanto al
sesto posto con il 5% circa.
Anche per il frumento duro, destinato
all’industria della pasta, il principale
fornitore extra UE è il Canada
mentre Russia e Ucraina occupano
un ruolo marginale (circa 1%). Più
critica, invece, la condizione del
mercato del mais in cui l’Ucraina,
nell’ultimo decennio, aveva acquisito
un ruolo sempre più rilevante a
livello globale arrivando a commercializzare
il 15% degli scambi totali
e con un’incidenza ancora maggiore
se si restringe il campo all’industria
mangimistica (per l’Italia il 24%
dell’import nazionale in questo mercato).
Il prezzo medio all’origine del
mais, rilevato da Ismea, è salito in
un solo mese dai 277 euro/t di febbraio
ai 374 euro/t di marzo 2022.
Sul fronte dell’export le difficoltà
legate alla chiusura di alcuni canali
commerciali hanno colpito in modo
selettivo. I dati relativi al settore
agroalimentare nel suo insieme mostrano
una buona ripresa nel 2021
dopo una relativa stabilità nel 2020.
In questo caso il periodo pandemico
aveva causato un arresto delle
esportazioni soltanto nei primissimi
mesi ma già nel corso del 2020 la
situazione era tornata alla normalità.
Nel 2021, invece, la dinamica
è stata positiva con un aumento del
15,8% rispetto all’annata precedente.
In questo ambito il drastico calo
che si è registrato ad inizio 2022 nei
due paesi in guerra, ha riguardato,
in particolare, specifiche produzioni
storicamente destinate a quell’area.
Analizzando i dati Istat sulle esportazioni
nelle annate precedenti, si
può notare come sia soprattutto il
settore delle bevande quello ad essere
maggiormente coinvolto.
EFFETTO DOMINO
SULLA FILIERA
AGRO-ALIMENTARE
A CAUSA
DELL’INTERRUZIONE
DELLA PRODUZIONE E
DELL’ESPORTAZIONE
DI PRODOTTI AGRICOLI
TRA CUI GRANO E MAIS
Le aziende piemontesi del settore,
nel 2019, totalizzavano vendite per
circa 70 mln di euro in Russia e 37
mln di euro in Ucraina. La somma
dei due paesi raggiunge il 3% sul
totale della categoria “bevande”.
Anche se apparentemente questa cifra
può sembrare poco rilevante, si
tratta in realtà di un insieme di produzioni
molto vasta e diversificata
in cui, per la nostra regione, la gran
parte è rappresentata dalle produzioni
vitivinicole. In questo caso le
maggiori preoccupazioni riguardano
il mercato dell’Asti Spumante per
il quale la quota di mercato destinata
a quell’area supera il 25%.
Allargando lo sguardo sull’impatto
generale della crisi, si riaccende
l’attenzione su un aspetto della sicurezza
alimentare – la food security,
ovvero la sufficiente disponibilità di
cibo – che nell’Unione Europea costituisce
il principio fondatore della
politica agricola comune, di cui è in
corso la definizione dei programmi
per il periodo 2023-27. La situazione
sta imponendo alcune misure di
emergenza (ad esempio la rimessa in
coltivazione di terreni “messi a riposo”
per ragioni ambientali) ma l’UE
ha ribadito la sua strategia di lungo
periodo che punta ad una riduzione
degli input chimici ed energetici affiancata
dall’innovazione tecnologica
per sostenere la produttività pur
favorendo una maggiore sostenibilità
ambientale. Il costo delle materie
prime alimentari rappresenta inoltre
un vero dramma per i Paesi più
poveri anticipando i possibili effetti
che il cambiamento climatico potrebbe
causare nel futuro.
Nell’ottica della programmazione comunitaria,
vista la difficoltà di prevedere
queste dinamiche a causa della
lunghezza di ogni ciclo (7 anni), sarà
sempre più importante progettare
degli strumenti per prevenire o almeno
limitare l’effetto di tali crisi. Soltanto
negli ultimi anni si ricordano
numerosi momenti di instabilità più
o meno gravi causati da eventi di portata
internazionale come la crisi del
cosiddetto Credit Crunch (2007-08),
la crisi dei debiti sovrani (2012), la
Brexit (2019/20), la pandemia di
Covid-19 e l’ancora attuale conflitto
tra Russia e Ucraina. L’insieme di
questi fattori ha reso indispensabile
aumentare le risorse destinate alla
gestione dei rischi (compresi quelli
di origine meteoclimatica) e alla stabilizzazione
dei redditi. In particolare,
nell’ultima versione del prossimo
PSP (Piano strategico per la PAC), a
questi temi saranno destinati circa il
19% della parte dedicata allo sviluppo
rurale e circa il 10% dei pagamenti
diretti per un totale nazionale di quasi
6 miliardi di euro.
IL SUSSEGUIRSI
DI MOMENTI
DI INSTABILITÀ
INTERNAZIONALE E
CLIMATICA HA RESO
INDISPENSABILE
AUMENTARE LE
RISORSE COMUNITARIE
PER LA GESTIONE
DEI RISCHI E LA
STABILIZZAZIONE
DEI REDDITI
15
Agricoltura > 102
AGRICOLTURA BIOLOGICA
Approvata la nuova legge nazionale 23/2022
> A cura di Carlo Masante,
Direzione Agricoltura e cibo
Regione Piemonte
16
LA LEGGE APPROVATA
PERMETTE DI FAR
FRONTE ALLE SFIDE
DELLA STRATEGIA
“FARM TO FORK” DELLA
COMMISSIONE UE
Dopo oltre un decennio di discussioni
il Senato, nel mese di marzo, ha
finalmente approvato il disegno di
legge “Disposizioni per la tutela, lo
sviluppo e la competitività della produzione
agricola, agroalimentare e
dell’acquacoltura con metodo biologico”.
L’agricoltura biologica è così
normata, sostenuta e regolamentata
in Italia con la legge 9 marzo 2022,
n 23. Un passo importante per definire
in un unico quadro legislativo
tutte le necessità, le regole e le caratteristiche
delle numerose aziende
che, in tutta Italia, praticano l’agricoltura
e l’allevamento biologico.
L’inclusione o meno dell’agricoltura
biodinamica all’interno del disegno
di legge è stato l’ultimo scoglio da
superare prima della definitiva approvazione.
Il testo iniziale, infatti,
prevedeva l’equiparazione tra l’agricoltura
biologica e quella biodinamica:
un affiancamento che ha sollevato
perplessità, dubbi e critiche
da parte di varie autorità scientifiche,
condivise anche dal Capo dello
Stato. E così, dal testo del disegno
di legge, è stata eliminata la tutela
dell’agricoltura biodinamica.
La legge approvata permette
all’Italia di dotare le aziende degli
strumenti necessari per far fronte
alle sfide individuate dalla strategia
della Commissione UE “Farm to
Fork”, che prevede di trasformare il
25% dei terreni agricoli in aree destinate
all’agricoltura biologica entro
il 2030. Ma cosa prevede in concreto
la legge sul biologico?
Vediamo i punti principali.
IL MARCHIO
BIOLOGICO ITALIANO
La principale novità è senz’altro l’istituzione
di un marchio biologico
italiano (art. 6), per caratterizzare
i prodotti biologici ottenuti da materia
prima italiana contraddistinti
dall’indicazione “Biologico italiano”.
Il marchio è di proprietà del Ministero,
le condizioni e le modalità di
attribuzione saranno specificate da
un apposito decreto ministeriale;
il logo del “Biologico italiano” sarà
scelto tramite un bando.
IL TAVOLO TECNICO
Viene istituito il tavolo tecnico, compartecipato
da numerosi rappresentanti
di enti e associazioni del settore,
con funzioni di controllo e di
indirizzo rispetto agli strumenti che
la legge ha creato.
IL PIANO D’AZIONE
NAZIONALE
Altra novità introdotta è il Piano
d’azione nazionale per la produzione
biologica e i prodotti biologici, che
dovrà essere adottato dal Ministero,
con cadenza triennale ed aggiornato
tutti gli anni. Le sue funzioni principali
(art. 7) sono quella di “favorire
la conversione al metodo biologico
delle imprese agricole, agroalimen-
tari e dell’acquacoltura convenzionali,
con particolare riguardo ai
piccoli produttori agricoli convenzionali”,
“sostenere la costituzione
di forme associative e contrattuali
per rafforzare l’organizzazione della
filiera di prodotti biologici”, nonché
“incentivare il consumo dei prodotti
biologici attraverso iniziative di
informazione, formazione ed educazione,
anche ambientale e alimentare,
con particolare riferimento alla
ristorazione collettiva”.
È previsto anche un Piano nazionale
per le sementi biologiche (art. 8)
finalizzato ad aumentare la disponibilità
di sementi adatte alle esigenze
dell’agricoltura biologica e della
variabilità dei sistemi colturali del
nostro Paese.
IL FONDO PER LO
SVILUPPO DELLA
PRODUZIONE BIOLOGICA
Come saranno finanziati i vari interventi
previsti dalla legge? Chi fa
agricoltura tradizionale, utilizzando
prodotti fitosanitari e concimi
chimici, contribuisce anche allo
sviluppo del biologico: le risorse che
alimentano il Fondo per lo sviluppo
della produzione biologica derivano
infatti dal contributo del 2 per cento
sul fatturato realizzato nell’anno
precedente per la vendita di prodotti
fitosanitari e di fertilizzanti di
sintesi.
IL SOSTEGNO
ALLA RICERCA
La ricerca sul biologico viene sostenuta
con percorsi formativi da
attivare nelle università e con la destinazione
di una quota dei fondi al
Consiglio Nazionale della Ricerca
(CNR) ed al Consiglio per la ricerca
in agricoltura e l’analisi dell’economia
agraria (CREA) (art. 11).
Particolare rilevanza viene data ai
progetti che coinvolgono tutti gli
operatori della filiera produttiva.
I DISTRETTI BIOLOGICI
Vengono individuate le caratteristiche
specifiche dei distretti biologici,
a completamento di quanto previsto
dal decreto legislativo n. 228/2001
“Orientamento e modernizzazione
del settore agricolo”, che regolamenta
i distretti rurali e agroalimentari
di qualità.
LE RISORSE DEL FONDO
PER LA PRODUZIONE
BIOLOGICA DERIVANO
DAL CONTRIBUTO
DEL 2% SULLA
VENDITA DI PRODOTTI
FITOSANITARI E DI
FERTILIZZANTI
Sono distretti biologici, annoverati
comunque tra i distretti del cibo,
“sistemi produttivi locali, anche di
carattere interprovinciale o interregionale,
a spiccata vocazione agricola
nei quali siano significativi:
1. la coltivazione, l’allevamento, la
trasformazione e la preparazione
alimentare, all’interno del territorio
individuato dal bio-distretto, di prodotti
biologici conformemente alla
normativa vigente in materia;
2. la produzione primaria biologica
che insiste in un territorio sovracomunale,
ovverosia comprendente
aree appartenenti a più comuni.”
17
Agricoltura > 102
18
I distretti biologici si dovranno caratterizzare
per l’integrazione con
le altre attività economiche (ossia
non strettamente agricole) presenti
nel territorio e con la partecipazione
agli stessi di enti locali e di ricerca
che dovranno adottare politiche
“green”, ossia volte alla salvaguardia
dell’ambiente, della biodiversità e
delle produzioni biologiche. La difesa
del territorio e dell’ambiente,
quale mission speciale che dovranno
avere i bio-distretti, è ulteriormente
rafforzata dalla disposizione
che prevede la massima limitazione,
al loro interno, dell’uso dei prodotti
fitosanitari e dei diserbanti, anche
nelle zone non coltivate.
GLI STRUMENTI
DI INTEGRAZIONE
TRA GLI OPERATORI
Al fine di favorire l’aggregazione imprenditoriale
e l’integrazione tra le
diverse fasi della filiera dei prodotti
biologici, vengono incentivati specifici
strumenti di integrazione tra
gli operatori della filiera biologica,
quali la stipula di contratti di rete, la
➠LE AZIENDE BIOLOGICHE IN PIEMONTE
Attualmente in Piemonte operano circa 3.600 imprese biologiche, così suddivise
per categoria di attività:
Categoria di attività
costituzione di cooperative e la sottoscrizione
di contratti di filiera tra
gli operatori del settore (art. 10).
Per favorire il riordino delle relazioni
contrattuali, viene riconosciuto
alle organizzazioni interprofessionali
nella filiera biologica un ruolo
centrale, al fine di meglio coordinare
le modalità di immissione dei
prodotti sul mercato, perseguire gli
interessi dei loro associati e dei con-
N° imprese
Produttore esclusivo 2196
Produttore - preparatore 659
Preparatore esclusivo 711
Preparatore - importatore 61
Importatore esclusivo 4
Produttore - preparatore - importatore 6
Totale 3637
Nota: Produttore: l’operatore che effettua la produzione di prodotti agricoli vegetali inclusa
la raccolta di piante selvatiche a fini commerciali, la produzione di animali terrestri domestici
o addomesticati (compresi gli insetti) o l’acquacoltura.
Preparatore: l’operatore che effettua le operazioni di conservazione e/o di trasformazione di
prodotti biologici, nonché il confezionamento, l’etichettatura e la commercializzaione.
Importatore: l’operatore che importa da un paese terzo un prodotto per immetterlo sul mercato
dell’Unione come prodotto biologico.
sumatori, migliorare la trasparenza
della produzione e del mercato, nonché
promuovere il consumo di prodotti
biologici anche attraverso programmi
di educazione alimentare.
IL SISTEMA DEI CONTROLLI
Per migliorare e rafforzare il sistema
dei controlli, il Governo è delegato
ad adottare appositi strumenti
legislativi allo scopo di armonizzare
e razionalizzare l’attuale sistema dei
controlli e delle sanzioni, ora disciplinato
dal D.Lgs n. 20/2018.
I controlli dovranno essere rafforzati
per garantire maggiore trasparenza
del mercato, evitare frodi, tutelare
i consumatori e, soprattutto, per
“migliorare le garanzie di terzietà
dei soggetti autorizzati al controllo,
eventualmente anche attraverso una
ridefinizione delle deleghe al controllo
concesse dal Ministero”.
LA LEGGE INCENTIVA
L’INTEGRAZIONE TRA
GLI OPERATORI DELLA
FILIERA BIO E RAFFORZA
IL SISTEMA DEI
CONTROLLI
➠BIOLOGICO: IL REGOLAMENTO UE E IL SOSTEGNO PSR
> A cura di Flavia Domenighini, Direzione Agricoltura Regione Piemonte
Il 1° gennaio 2022 è entrato in vigore il nuovo regolamento comunitario sull’agricoltura biologica (REGOLAMENTO (UE) 2018/848 DEL PAR-
LAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 30 maggio 2018 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che
abroga il regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio) che si prefigge di rivedere e rafforzare le regole dell’Unione europea sulla produzione
biologica e sull’etichettatura dei prodotti biologici.
Nel nuovo regolamento vengono ribaditi i principi cardine su cui si basa la produzione biologica, ovvero:
rispettare i sistemi e i cicli naturali e mantenere e migliorare lo stato dei suoli, delle acque e dell’aria, la salute dei vegetali e degli animali
e l’equilibrio tra di essi;
preservare elementi del paesaggio naturale;
assicurare un impiego responsabile dell’energia e delle risorse naturali;
produrre un’ampia varietà di prodotti di elevata qualità che rispondano alla domanda dei consumatori;
garantire l’integrità della produzione biologica in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione di alimenti e
mangimi;
escludere l’uso di organismi geneticamente modificati (OGM), ovvero prodotti ottenuti da OGM, con l’eccezione di medicinali per uso
veterinario;
limitare l’uso di fattori di produzione esterni;
escludere la clonazione di animali;
garantire un elevato livello di benessere degli animali.
La Regione Piemonte, all’interno di questo contesto, ha impiegato cospicue risorse per sostenere sia le imprese agricole che decidono di
adottare questo metodo di coltivazione rispetto a quello convenzionale (cosiddetta conversione), sia le imprese agricole che già operano nel
settore. L’attuale Programma di Sviluppo Rurale 2014-2022 prevede infatti la specifica Misura 11, che si articola in 2 operazioni:
11.1.1 - Conversione agli impegni dell’agricoltura biologica: sostiene le aziende agricole che iniziano l’attività biologica;
11.2.1 - Mantenimento degli impegni dell’agricoltura biologica: sostiene le aziende agricole che già praticano l’attività biologica.
Nel periodo 2016-2021 questa misura ha contribuito ad un significativo aumento della superficie coltivata con metodo biologico e le annate
in cui si è registrato il maggior incremento coincidono proprio con quelle in cui sono stati emanati I bandi su misura 11.
Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in Piemonte totale e biologica. Andamento nel periodo 2016-2021
Anno
SAU totale
(ha)
SAU biologica
(ha)
Incidenza SAU biologica
su SAU totale %
19
2016 868.691 32.047 3,7%
2017 883.670 42.681 4,8%
2018 889.794 47.995 5,4%
2019 895.813 47.756 5,3%
2020 892.388 48.574 5,4%
2021 894.867 49.744 5,6%
Nel periodo 2016-2021:
- aumento della Superficie Agricola Utilizzata totale 3%
- aumento Superficie Agricola Utilizzata biologica 55%
➠IL BIO PROTAGONISTA AL FESTIVAL DEL GIORNALISMO ALIMENTARE 2022
La Regione Piemonte ha partecipato all’edizione 2022 del Festival del giornalismo alimentare “Il mondo del cibo dopo la pandemia”, che si è svolta
a Torino, al Centro Congressi Lingotto, il 31 maggio e il 1° giugno, con una proposta di incontri sulle tematiche d’attualità e di laboratori, rivolto a
giornalisti, comunicatori, blogger ed ai consumatori interessati all’agroalimentare e all’enogastronomia.
Al festival, con il supporto della Direzione Agricoltura e Cibo grazie ai fondi del Programma di sviluppo rurale, era presente un corner informativo
e la distribuzione di materiale promozionale relativo ai prodotti di qualità certificata. Sono stati realizzati due panel : martedì 31 maggio, con la
presenza dell’assessore all’Agricoltura e cibo Marco Protopapa, si è parlato di agricoltura biologica in Piemonte, con un approfondimento sullo
scenario del settore, le testimonianze di due aziende biologiche piemontesi e il racconto, a cura del Laboratorio agrochimico Camera di Commercio
Torino, del progetto “Mense bio” e delle attività di divulgazione per scuole e ragazzi, tra cui un esempio di visita virtuale ad una fattoria didattica
bio. Il secondo panel ha riguardato il settore e i progetti innovativi della filiera latte.
Hanno completato il programma due laboratori: “Alla scoperta della Freisa” a cura del Consorzio Freisa di Chieri, e “Porta a casa il gusto autentico
del Piemonte”, con la preparazione di alcune ricette antispreco alimentare.
Agricoltura > 102
DISTRETTI DEL CIBO
Nel Chierese-Carmagnolese nasce
la prima realtà regionale
20
> A cura di Silvia Bottaro,
Direzione Agricoltura e cibo
Regione Piemonte
Il 31 maggio 2022, a Santena, nella
Sala Diplomatica del Complesso
Cavouriano, è stato siglato l’atto costitutivo
dell’Associazione “Distretto
del Cibo del Chierese-Carmagnolese
ETS”, dando così vita al primo distretto
del cibo della Regione Piemonte, ai
sensi del Regolamento Regionale 4/R.
Il Distretto del Cibo del Chierese-
Carmagnolese è frutto di un processo
partecipato e condiviso che ha visto
impegnate amministrazioni locali,
associazioni dei produttori, operatori
del settore agroalimentare, associazioni
di categoria, enti formativi
e culturali del territorio del Distretto
del Cibo del Chierese-Carmagnolese.
Le prime tappe del percorso risalgono
agli inizi degli anni 2000 con la
definizione del Paniere dei Prodotti
Tipici della Provincia di Torino e con
la creazione della rete delle Strade dei
Colori e dei Sapori, grazie alle quali
i prodotti tipici del territorio trovano
il riconoscimento e la valorizzazione
che oggi li caratterizza. Seguono
quindi le esperienze per l’attuazione
di politiche a scala sovracomunale
come quelle del Patto dei Territori
della Collina del Pianalto e della
Pianura del Po, del 2015, e il Patto di
Identità Territoriale del 2016.
Con il 2019, raccogliendo le istanze
del territorio, i comuni danno vita
ad un percorso per la costituzione
del Distretto del Cibo del Chierese-
Carmagnolese. La firma dell’accordo,
PROMOTORI E ADERENTI
i Comuni di Andezeno, Arignano,
Baldissero Torinese, Cambiano,
Carignano, Carmagnola, Castagnole
Piemonte, Chieri, Isolabella,
Lombriasco, Marentino, Mombello di
Torino, Montaldo Torinese, Moriondo
Torinese, Osasio, Pancalieri, Pavarolo,
Pecetto Torinese, Pino Torinese,
Poirino, Pralormo, Riva presso Chieri,
Santena, Sciolze, Villastellone, le
associazioni di categoria Coldiretti,
CIA, Confragricoltura, la Città
Metropolitana di Torino, l’Associazione
Produttori dell’Asparago di Santena
e delle Terre del Pianalto, il Consorzio
del Peperone di Carmagnola, il
Consorzio del Freisa di Chieri e
Collina Torinese, l’Associazione del
Ciapinabò di Carignano, l’associazione
CiòCheVale, la ENGIM Piemonte,
la FACOLT-Associati Frutticoltori
Collina Torinese, FCC di Pecetto
– la Fondazione della Comunità
Chierese, l’Associazione Experience
and Food di Pralormo, la Fondazione
della Comunità di Carmagnola e il
distributore Stroppiana Ortofrutticoli.
avvenuta il 27 luglio 2021 è stata il
passo fondamentale per la richiesta
di riconoscimento da parte della
Regione Piemonte e degli aderenti
promotori.
A seguito della presentazione della
domanda di riconoscimento, la
Regione Piemonte ha riconosciuto il
neo-costituito distretto nel mese di
aprile 2022.
Il Distretto del Cibo del Chierese-
Carmagnolese nasce al fine di fornire
sostegno alle imprese e agli
attori della filiera agroalimentare.
Il Distretto è volto a favorire lo sviluppo
territoriale, valorizzando i
suoi prodotti, le filiere e gli elementi
della tradizione storico-culturale,
generando opportunità di occupazione
in una dimensione di sviluppo
sostenibile, preservando la qualità e
l’attrattività del paesaggio e preparando
il settore agroalimentare locale
ad affrontare le sfide poste dai
cambiamenti climatici.
Si tratta di un territorio capace di
esprimere eccellenze nell’ambito delle
differenti filiere, dalle produzioni
orticole, a quelle frutticole, a quelle
animali ed a quelle vitivinicole.
Elemento distintivo del Distretto
del Cibo del Chierese-Carmagnolese
è infatti la ricchezza di prodotti di
qualità che permettono di servire un
pasto completo di tutte le sue portate,
dall’antipasto al dolce. Si tratta
di prodotti inseriti nel Paniere dei
Prodotti Tipici della Provincia di
Torino, o che fanno parte dell’elenco
nazionale dei PAT, o dell’elenco dei
prodotti DOC, o che sono identificati
come Presidio Slow Food: Freisa di
Chieri - Colline Torinesi - Piemonte;
Asparago santenese; Cardo bianco di
Andezeno; Ciliegie di Pecetto; Cipolla
piatlina bionda di Andezeno; Peperone
di Carmagnola; Pomodoro costo-
IL DISTRETTO È FRUTTO
DI UN PROCESSO
PARTECIPATO E
CONDIVISO TRA
AMMINISTRAZIONI
LOCALI, ASSOCIAZIONI
DEI PRODUTTORI E DI
CATEGORIA, OPERATORI
DEL SETTORE
AGROALIMENTARE, ENTI
FORMATIVI E CULTURALI
luto di Cambiano; Porro lungo dolce
di Carmagnola; Susine della collina
torinese; Tirfulot del bur; Tinca gobba
dorata del Pianalto di Poirino;
Bovino piemontese di Riva di Chieri;
Salame di Giora di Carmagnola;
Coniglio grigio di Carmagnola; Torta
di Arignano; Olio essenziale di menta
piperita Pancalieri. Altri prodotti
non inclusi negli elenchi precedenti
sono il Ciapinabò (Topinambour) di
Carignano, la Canapa di Carmagnola
e la Patata blu di Villastellone.
Questa varietà è il frutto di un territorio
che fa della diversità del paesaggio,
delle filiere, della storia e delle
competenze un fattore di forza. La
Collina Torinese, il Pianalto e la Pianura
del Po disegnano un contesto di
bellezza articolato e connesso a livello
regionale, nazionale ed internazionale
grazie ad una consolidata rete di infrastrutture.
Le vie della mobilità dolce,
esistenti e in progetto, consentono
una fruizione dei luoghi, dei sapori e
della tradizione in una dimensione di
sostenibilità e prossimità. La rete delle
fiere, delle sagre e delle manifestazioni
dei vari comuni definiscono un
calendario che copre l’intero anno per
accogliere i visitatori e per far conoscere
i prodotti del territorio, offrendo
ospitalità e accoglienza presso le
strutture ricettive e della ristorazione
che sono capillarmente distribuite.
LA NORMATIVA REGIONALE
Con la costituzione e l’insediamento
degli organi direttivi, tra cui la nomina
del Presidente Ugo Baldi e del
Consiglio Direttivo, inizia ora la fase
operativa del distretto, anche grazie
al supporto della SEAcoop STP di
Torino, che ha fornito e fornisce l’assistenza
tecnica.
Si procederà quindi con l’attuazione
del Piano del Distretto, che prevede
tra le altre cose la definizione e la
promozione del Marchio del Distretto
del Cibo del Chierese-Carmagnolese
e con le iniziative necessarie per
accedere alle risorse attivate dai diversi
bandi a livello europeo, nazionale
e regionale.
Parallelamente continua la fase di
promozione e animazione per favorire
l’adesione da parte di nuovi associati,
così rendere sempre più efficace
la funzione del Distretto del Cibo del
Chierese-Carmagnolese come organo
di programmazione e promozione del
settore agroalimentare, turistico e
culturale del territorio di riferimento.
Con l’introduzione dell’art. 43 della legge regionale 22 gennaio 2019, n. 1 (Riordino delle
norme in materia di agricoltura e di sviluppo rurale) è stato rivisto il quadro normativo
della Regione Piemonte per il riconoscimento ed il funzionamento dei Distretti del cibo.
In particolare la Regione Piemonte ha normato le procedure per l’individuazione territoriale,
la costituzione, il riconoscimento e il funzionamento dei nuovi distretti del cibo
con il Regolamento n. 4/R del 13 novembre 2020 che, volutamente, lascia ai territori la
massima libertà di scelta in merito alla forma, all’organizzazione ed alla progettualità
distrettuale, fissando solo pochi requisiti minimi.
La Giunta regionale con propria deliberazione 10-4980 del I aprile 2022 ha ritenuto opportuno
promuovere e sostenere i Distretti del cibo individuati e riconosciuti ai sensi
del Regolamento regionale 4/R anche attraverso la concessione di contributi fino ad
un massimo del 50% e di 15.000,00 euro a parziale copertura dei costi di costituzione
e di avviamento. Lo stanziamento per il 2022 è di 50.000,00 euro e la domanda di
aiuto deve essere presentata entro 9 mesi dal riconoscimento e può riguardare spese
sostenute al massimo nei 12 mesi antecedenti e i 6 mesi successivi il riconoscimento.
21
Agricoltura > 102
LABORATORIO
FITOSANITARIO
Il “viaggio” verso l’accreditamento
EN ISO/IEC 17025
22
> A cura di Giovanna Mason,
Giulia Molinatto, Mirko Crosetto,
Clotilde Gullino –
Settore Fitosanitario e servizi
tecnico-scientifici Regione Piemonte
> Fotografie di Silvio Grosso,
Giovanni Bosio
Il Laboratorio Fitosanitario della
Regione Piemonte vanta un passato
importante. È a Torino, infatti, che
al termine dell’anno scolastico 1903-
1904 nasce, presso il Liceo-Ginnasio
Massimo d’Azeglio, un Laboratorio
di fitopatologia per iniziativa del
professor Pietro Voglino. Il Laboratorio
diventerà prima un Osservatorio
consorziale di Fitopatologia
(1909) e poi, nel 1914, il primo regio
osservatorio regionale di fitopatologia
d’Italia, anticipando di tre anni
la nascita del Servizio fitopatologico
(Regio Osservatorio autonomo di fitopatologia
di Torino - Regio Decreto
del 3 maggio 1914 n. 421). Da tale
istituzione nascerà l’attuale Settore
Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici
della Regione Piemonte, che
è oggi la struttura territorialmente
preposta alle funzioni di controllo
fitosanitario previste dalla normativa
vigente. Al suo interno opera il
Laboratorio Fitosanitario, articolato
in aree funzionali che dispongono di
laboratori attrezzati e locali dedicati,
suddivise in base alla competenza
tecnico-scientifica nell’identificazione
e diagnosi di malattie causate da
virus, batteri, funghi, fitoplasmi, nematodi,
insetti ed acari e che pertanto
esegue analisi microbiologiche,
sierologiche, di microscopia ottica e
di biologia molecolare.
A seguito del processo di accreditamento,
è stato di recente designato
quale Laboratorio ufficiale del Settore
Fitosanitario e Servizi Tecnico-
Scientifici della Regione Piemonte
ai sensi del Reg. (UE) 2017/625 e
dell’art. 14 del sopracitato D. Lgs.
n. 19 del 2 febbraio 2021 (DD 943/
A1703B del 2 novembre 2021).
L’ACCREDITAMENTO
Il Laboratorio Fitosanitario, nello
sforzo costante di mantenersi al
passo con i tempi, ha ottenuto, nel
mese di aprile 2022, la certificazione
di accreditamento (n°1984L) ai
sensi della norma UNI CEI EN ISO/
IEC 17025:2018 «Requisiti generali
per la competenza dei laboratori di
prova e di taratura». La certificazione,
rilasciata da ACCREDIA, attesta
formalmente la competenza del Laboratorio
Fitosanitario all’esecuzione
di determinate prove analitiche,
nonché la conformità di tutte le procedure
gestionali correlate alla propria
attività di analisi.
L’accreditamento è richiesto dalla
normativa europea e nazionale
(Reg. (UE) 2017/625, Reg. (UE)
2021/1353 e D. Lgs. n. 19/2021) per
i laboratori ufficiali che effettuano
analisi nell’ambito della protezione
della sanità delle piante dagli organismi
nocivi, a partire dai campioni
prelevati durante controlli e attività
ufficiali. La normativa stabilisce
infatti che, per garantire risultati
solidi e affidabili, tali laboratori
devono essere accreditati per l’utilizzo
dei metodi di prova secondo la
norma internazionale EN ISO/IEC
17025 e la certificazione dev’essere
rilasciata da un organismo riconosciuto
a livello nazionale, operante
in conformità del regolamento (CE)
n. 765/2008 del Parlamento europeo
e del Consiglio.
Diagnostica molecolare
Patologia
del sistema qualità operanti presso
l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale
della Valle d’Aosta, Piemonte e
Liguria. Si è trattato di un contributo
prezioso che ha accompagnato per
tutto il percorso di accreditamento il
team del Laboratorio Fitosanitario,
non solo per approfondire la norma
EN ISO/IEC 17025 e le altre norme
ISO ad essa correlate, ma anche
per valutare l’insieme dei processi
e delle procedure da implementare
in un’ottica di sistema qualità, con
i mezzi e le risorse umane disponibili.
Quest’attività ha posto le basi
per la pianificazione del Sistema di
Gestione per la Qualità (SGQ) attuato
dal personale del Laboratorio
Fitosanitario conformemente a
quanto richiesto dalla norma. Contemporaneamente
ha permesso di
traguardare costantemente l’obiettivo
strategico di fornire un servizio
di diagnostica fitopatologica per
la prevenzione e difesa delle piante
e più in generale di miglioramento
qualitativo delle produzioni agricole
del territorio piemontese.
In sintesi, l’accreditamento è l’attestazione,
da parte di un Ente che agisce
quale garante super partes, della
competenza, indipendenza e imparzialità
del laboratorio nello svolgimento
di specifiche prove. Quindi
l’attestazione conseguita dal Laboratorio
Fitosanitario, in riferimento
alle prove accreditate, ne determina
la possibilità di emettere rapporti
di prova (certificati di analisi) aventi
valore a livello internazionale, in
quanto inseriti in un contesto di regole
e procedure che ne garantiscono
la competenza nello svolgimento
delle prove in conformità agli standard
internazionali.
Il processo di accreditamento è molto
articolato e complesso, un viaggio
di cui si conosce la meta, ma che va
progettato tenendo conto che il percorso
dev’essere personalizzato e
strutturato considerando l’ambito di
attività e competenza del laboratorio,
il contesto dell’organizzazione in
cui esso opera, l’insieme delle risorse
umane e materiali a disposizione.
Infatti, la norma EN ISO/IEC 17025
stabilisce i requisiti che devono essere
soddisfatti dai laboratori di prova
e taratura che intendono dimostrare
di operare in un sistema qualità e di
essere competenti a produrre risultati
validi tecnicamente, ma non fornisce
linee guida precise né un approccio
specifico, in quanto il campo
di applicazione di questa norma internazionale
è molto ampio.
L’AVVIO DEL PERCORSO
Per la realizzazione del piano di accreditamento,
il Laboratorio Fitosanitario
ha scelto, come punto di
partenza del proprio percorso, l’attuazione
di un intenso programma
di formazione del personale tecnico
con l’obiettivo di aumentare il livello
di comprensione dei requisiti richiesti
dalla norma. Per la formazione,
il Laboratorio si è avvalso della
collaborazione di formatori esperti
LA PREPARAZIONE
DEL SISTEMA
La prima attività indispensabile per
l’avvio del SGQ ha riguardato la predisposizione
della documentazione,
delle procedure e dei relativi moduli
L’ACCREDITAMENTO
È RICHIESTO DALLA
NORMATIVA EUROPEA
E NAZIONALE PER I
LABORATORI UFFICIALI
CHE EFFETTUANO
ANALISI NELL’AMBITO
DELLA PROTEZIONE
DELLA SANITÀ
DELLE PIANTE DAGLI
ORGANISMI NOCIVI
23
Agricoltura > 102
Popillia japonica
Flavescenza dorata su dolcetto
Ceratocystis platani
IL RICONOSCIMENTO
OTTENUTO ATTESTA
LA CAPACITÀ DEL
LABORATORIO DI
ASSICURARE LA
QUALITÀ DEI RISULTATI,
LA COMPETENZA
DEL PERSONALE,
L’IDONEITÀ DI
APPARECCHIATURE
E AMBIENTI, L’USO
DI METODI DI
PROVA VALIDATI
E DI PROCEDURE
GESTIONALI CONFORMI
di registrazione. La norma EN ISO/
IEC 17025 richiede infatti di documentare
ogni attività chiave di un
laboratorio per poter fornire adeguate
evidenze del valore prodotto
nelle attività svolte e della coerenza
di tali attività a quanto richiesto.
Disporre di un sistema documentato
obbliga a definire:
i processi di lavoro e la sequenza
logica d’interconnessione;
le risorse utilizzate;
la competenza e le qualifiche tecniche
specifiche, nonché le responsabilità
del personale;
la validità e idoneità dei metodi di
prova applicati;
l’idoneità, taratura e manutenzione
delle attrezzature per le prove;
le condizioni ambientali in cui si
svolgono le prove;
le attività di registrazione.
Ciascuna procedura predisposta
definisce nel dettaglio, per ogni processo
preso in considerazione, le responsabilità,
le modalità operative,
le modalità di verifica, gli elementi
di ingresso e di uscita, gli indicatori/
misure per il raggiungimento degli
obiettivi prefissati per tali processi.
Per garantire una costante visione
delle attività del sistema qualità, tali
procedure non possono essere emesse
senza l’approvazione formale del
dirigente Responsabile del Laboratorio
e necessitano di una distribuzione
in forma controllata. A tal fine è stata
utilizzata una funzionalità offerta
dal sistema di archiviazione Ufficiale
dell’Ente Regione Piemonte – DoQui
ACTA – assicurando il controllo della
diffusione dei documenti al personale
mediante firma per presa visione.
LE PRESTAZIONI
E LA CONFERMA
METROLOGICA
Parallelamente allo sviluppo del sistema
documentale, si è avviato il
processo di pianificazione inerente
la verifica prestazionale dei metodi
di prova del Laboratorio, rispetto a
metodi normati, quale attività propedeutica.
L’accreditamento è stata anche l’occasione
per potenziare la Funzione
Metrologica, mediante attività di
coordinamento di un referente con
le aree operative del Laboratorio,
che contribuisce al controllo generale
della qualità dei dati occupandosi
del processo di Conferma metrologica
della strumentazione prevista dai
metodi di prova accreditati.
Tale processo è definito come l’insieme
delle operazioni richieste per
garantire che le apparecchiature per
la misurazione siano conformi ai requisiti
per l’utilizzazione prevista.
IL SISTEMA LIMS E I TEST
Un’ulteriore implementazione del
Laboratorio Fitosanitario ha riguardato
l’acquisizione e configurazione
di un Sistema LIMS (Laboratory Information
Management System: Sistema
di gestione delle informazioni
di laboratorio) adeguato alla tipologia
di analisi effettuate presso il Laboratorio.
Si tratta di un particolare
applicativo, utilizzato nei laboratori
d’analisi, per la gestione integrata
di molteplici tipi di dati e processi,
utile per la tracciabilità dei processi
analitici (accettazione, acquisizione
dei risultati, validazione, emissione
del rapporto di prova), la gestione in
qualità della strumentazione (manutenzione
e tarature) e dei materiali
(immagazzinamento, scadenze).
Altra “tappa” del percorso particolarmente
qualificante è stata la partecipazione
a circuiti o a prove valutative
interlaboratorio (proficiency
test). Il Laboratorio Fitosanitario si
è impegnato a partecipare a diversi
proficiency test nel corso dell’ultimo
anno, sia per raffrontare il proprio
operato con quello di altri laboratori
e avere un riscontro sull’affidabilità
delle prove, sia come momenti formativi
del personale operante.
LE VERIFICHE INTERNE
La verifica dell’efficacia del SGQ è
stata svolta anche attraverso la pianificazione
e la predisposizione di
verifiche ispettive interne (Audit interni),
per un’accurata valutazione
di tutti gli elementi del sistema e dei
metodi di prova oggetto di richiesta
di accreditamento.
Larva Popillia japonica
A tal fine il Laboratorio Fitosanitario
si è avvalso di una professionalità
esterna alla Direzione Agricoltura
e Cibo, con esperienze professionali
pregresse, competenza e imparzialità.
Gli audit interni, oltre a evidenziare
le criticità, hanno rappresentato
un momento di confronto interno
e di revisione del sistema, finalizzato
ad attivare tempestivamente azioni
di miglioramento, divenendo un
punto di riferimento.
L’attuazione della progettazione sopra
descritta, ha consentito al Laboratorio
Fitosanitario di ottenere
l’accreditamento per cinque prove
analitiche, sia di tipo morfologico
(microscopia ottica) sia di tipo molecolare,
inerenti il riconoscimento
di alcuni organismi nocivi importanti
per le colture del territorio
piemontese. Nello specifico sono
state accreditate le prove per il riconoscimento
del fitoplasma agente
causale della Flavescenza dorata
della vite (metodo molecolare), del
nematode del riso Aphelenchoides
besseyi (microscopia ottica), del
fungo Ceratocystis platani (microscopia
ottica e metodo molecolare)
e dell’insetto Popillia japonica allo
stadio larvale (microscopia ottica).
Il riconoscimento ottenuto attesta
la capacità del laboratorio di assicurare
il mantenimento nel tempo
della qualità dei risultati e riconosce
la competenza del personale, l’idoneità
di apparecchiature e ambienti
per l’esecuzione delle prove previste,
l’uso di metodi di prova validati e di
procedure gestionali conformi ad un
sistema di gestione qualità.
Si tratta di una conferma che valorizza
l’impegno del Laboratorio Fitosanitario:
un patrimonio che può
svilupparsi ulteriormente nel tempo
e continuare ad essere un punto di
riferimento per le attività di diagnostica
fitopatologica per la produzione
agricola del territorio piemontese
e a fornire il proprio contributo
nell’ambito della Rete Nazionale dei
Laboratori per la Protezione delle
Piante.
Nematologia
Nematode Aphelenchoides besseyi
adulto femmina
RINGRAZIAMENTI
> Per i riferimenti storici
Marco Boriani D.G. – Agricoltura,
Alimentazione e Sistemi Verdi Struttura
Sviluppo delle Politiche Forestali e
Agroambientali, Regione Lombardia
> Per la formazione Giancarlo Pistone e
Claudia Gianola – Istituto Zooprofilattico
Sperimentale della Valle d’Aosta,
Piemonte e Liguria
> Per gli audit interni e per i preziosi
suggerimenti Claudio Marchisio –
Settore Monitoraggio, valutazione e controlli
Direzione Competitività, Regione Piemonte
Agricoltura > 102
POPILLIA JAPONICA: AVVIATO IL
PIANO DI CONTROLLO 2022
La Popillia japonica è un coleottero, originario del Giappone, che si sta diffondendo sul nostro territorio, e infesta foglie, fiori e frutti di diverse
varietà di piante. In particolare in questo periodo gli esemplari adulti iniziano a emergere dai prati e attaccano le piante.
Dal 2014 il Settore Fitosanitario della Regione, in collaborazione con Ipla, interviene con un costante monitoraggio del territorio e azioni concrete,
concordate a livello nazionale e in raccordo con la Regione Lombardia: da maggio è operativo il Piano di controllo 2022, attivato dal
Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici della Regione Piemonte in collaborazione con IPLA che ha lo scopo di abbassare il livello della
popolazione dell’insetto e di contenerne la diffusione.
Sono state posizionate 3000 trappole “attract and kill” con forma a ombrello con una rete impregnata di insetticida che attirano il coleottero
con esche specifiche e lo eliminano. Le trappole hanno un cartello informativo ed è importante non spostarle o distruggerle. In alcune aree
sono presenti trappole per il monitoraggio settimanale per valutare la popolazione del coleottero.
Sono anche iniziati i monitoraggi nella zona cuscinetto dove l’insetto non è ancora stato segnalato.
Vuoi segnalare la presenza di Popillia japonica fuori dai comuni già
segnalati? Scatta una foto e inviala scrivendo il Comune del ritrovamento
a una delle seguenti caselle email:
piemonte.fitosanitario@regione.piemonte.it
entomologia@regione.piemonte.it
popillia@ipla.org
Guarda la mappa e l’elenco dei Comuni in cui
è stata segnalata la presenza dell’insetto
APERTO IL BANDO PER IL CONTRASTO
ALLA POPILIA JAPONICA - SCADENZA 02/09
Aperto il bando 2022 a sostegno delle aziende vivaistiche piemontesi che intendono richiedere contributi per l’acquisto di reti anti insetto e
dispositivi analoghi finalizzati a prevenire la diffusione di Popillia japonica N. e Anoplophora glabripennis.
Il bando regionale sull’Operazione 5.1.1 “Prevenzione dei danni da calamità naturali di tipo biotico” del Programma di sviluppo rurale
2021-2022 ha una dotazione finanziaria complessiva di 813mila euro. Il termine ultimo per la presentazione delle domande di contributo è il
2 settembre 2022.
ll contributo all’80% è destinato agli agricoltori attivi su tutto il territorio piemontese, con priorità per chi svolge l’attività vivaistica ed opera in
zone tampone e infestate dagli insetti definite dal Settore Fitosanitario della Regione Piemonte.
A fine maggio il Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici della Regione Piemonte in collaborazione con Ipla ha avviato il Piano di controllo
2022 che ha lo scopo di abbassare il livello della popolazione dell’insetto e di contenerne la diffusione (vedi notizia dedicata).
Per maggiori informazioni, vai alla scheda bando
COSA FACCIO SE LA TROVO...
... in colture agrarie
In colture come vite, nocciolo e mais si possono fare trattamenti contro gli adulti di Popillia sfruttando l’azione collaterale di insetticidi
utilizzati contro altri insetti (es. rispettivamente scafoideo, cimici, piralide e diabrotica). In questo modo si può contenere
il numero dei trattamenti, anche se in casi di aree con infestazioni elevate si deve a volte ricorrere a trattamenti aggiuntivi. Per
periodi di intervento e sostanze attive consultare i servizi di assistenza tecnica. Per la difesa delle coltivazioni di piccoli frutti si consiglia l’installazione
di reti antinsetto. In coltivazioni “biologiche” i prodotti a disposizione sono limitati e scarsamente efficaci. Trattamenti preventivi con caolino
che imbiancano la vegetazione tendono a ridurre il numero di adulti che arrivano su piante molto attrattive (ad es. la vite).
...in giardini, orti e frutteti famigliari
Raccolta manuale degli adulti: questo scarabeide infatti ha un comportamento gregario, la presenza dei primi adulti ne attira
altri; anche le lesioni a carico di fiori e frutti, liberando particolari composti volatili, sembrano avere un forte potere attrattivo.
Quando: nelle prime ore del mattino, gli adulti sono poco reattivi (sopra i 20-21°C invece se disturbati volano via facilmente)
occorre farli cadere in contenitori contenenti acqua e un po’ di detersivo per stoviglie e poi eliminarli.
Se non si possono raccogliere –> trattamenti con insetticidi
Insetticidi di sintesi chimica: acetamiprid e piretroidi (es. deltametrina, lambdacialotrina).
Insetticidi usati anche in agricoltura biologica: in genere sono poco efficaci (es. piretrine naturali e Neem “azadiractina”).
Insetticidi ad uso non professionale: un formulato a base di tetrametrina, cipermetrina e piperonil butossido ha dimostrato una buona efficacia sugli adulti di Popillia.
N.B. Prima dell’uso di prodotti a uso non professionale va verificato che siano destinati alla difesa delle piante e non esclusivamente a uso civile (disinfestazione
abitazioni, etc..). Purtroppo in zone ad alta infestazione altri adulti possono sopraggiungere nei giorni successivi e richiedere ulteriori trattamenti.
È bene evitare un uso ripetuto di insetticidi chimici, visto l’impatto negativo ambientale e tossicologico in genere associato a queste molecole.
Inoltre, eliminando spesso i limitatori naturali presenti, hanno effetti collaterali indesiderati: i piretroidi, ad esempio, se ripetuti possono favorire gli
attacchi di ragnetto rosso o di altri fitofagi secondari.
Va inoltre sottolineato che varie colture possono tollerare certi livelli di defogliazione senza conseguenze importanti sulle produzioni.
Inoltre, vista l’epoca di sfarfallamento degli adulti e la durata media della loro vita, in genere le popolazioni diminuiscono notevolmente a partire
dalla seconda o terza decade di luglio.
... in tappeti erbosi di giardini, campi da calcio, campi da golf
Contro le larve che vivono nel terreno è riconosciuta l’efficacia di formulati a base di nematodi entomopatogeni della specie
Heterorhabditis bacteriophora (usati anche contro oziorrinco).
Formulati: Nematop (Biogard-CBC), Larvanem (Koppert), Nemax H (Serbios), Nemopak H (Bioplanet). Occorre accertarsi che i
prodotti siano stati conservati in frigorifero dal rivenditore e vanno conservati in frigorifero (non in congelatore) fino alla distribuzione.
Quando: questi prodotti, assolutamente innocui per l’uomo e gli animali, possono essere distribuiti sulla superficie dei tappeti erbosi (previo sfalcio
e irrigazione) da fine agosto a metà settembre (periodo in cui le larve sono più sensibili e sono localizzate a pochi centimetri di profondità).
Vanno distribuiti in soluzione acquosa, a cui va fatta seguire una ulteriore bagnatura del terreno entro poche ore dal trattamento. Il rispetto delle
condizioni ottimali di utilizzo, relative a umidità del terreno, temperatura, conservazione del prodotto, etc. (specificate in etichetta) è fondamentale.
SONO PUBBLICIZZATE SU INTERNET LE TRAPPOLE ATTRATTIVE CON FEROMONI (ANCHE CHIAMATE TRAPPOLE
“BIOLOGICHE”) MA IN ORTI E GIARDINI CATTURANO SOLO UNA PARTE DEGLI INSETTI ATTIRATI, GLI ALTRI
FINISCONO SULLE PIANTE VICINE E CONTINUANO AD ARRECARE DANNI RICHIAMANDONE ALTRI.
L’INSETTO PREFERISCE POI LE PIANTE PER LUI PIÙ ATTRATTIVE (VITE, NOCCIOLO, GLICINE, ROSA, SUSINO,
MIRTILLO, PESCO).
LE TRAPPOLE “ATTRACT&KILL” SONO GESTITE DAL SETTORE FITOSANITARIO E VENGONO INSTALLATE SOLO IN
CERTE AREE, SEGUENDO CRITERI SPECIFICI PER EVITARE DANNI ALLE COLTURE E ALLO SCOPO DI RALLENTARE
L’ESPANSIONE DEL FOCOLAIO.
Agricoltura > 102
CARTE DI IDENTITÀ
DEI SUOLI
Uno strumento per valorizzare
i prodotti tipici regionali
28
> A cura di Igor Boni,
Matteo Giovannozzi,
Susanna Gramaglia – IPLA
Il progetto, realizzato dall’IPLA (Istituto
per le Piante da Legno e l’Ambiente)
e finanziato dalla Regione
Piemonte in due tranches – la prima
tra il 2019 e il 2020 e la seconda tra
il 2020 e il 2021 – promuove la conoscenza
dei suoli regionali e delle loro
qualità, in relazione alla specifica
capacità di fornire prodotti agricoli
di eccellenza.
Ogni suolo, infatti, in base ai suoi
caratteri chimico-fisici, è in grado
di favorire la produzione di colture
dalle qualità peculiari, determinandone
i caratteri distintivi che le
contraddistinguono nel paniere dei
prodotti agricoli tradizionali della
nostra regione.
La conoscenza dei suoli in Piemonte
grazie alla cartografia a scala di inquadramento
regionale (1:250.000),
disponibile per tutto il territorio, e
a scala di semi-dettaglio (1:50.000)
negli ambiti di pianura e di collina,
pone la nostra regione all’avanguardia
in Italia. Le cartografie dei suoli
hanno alle spalle un’imponente mole
di dati, contenuta nel Sistema informativo
Pedologico, che permette di
utilizzare tali informazioni nella
programmazione e nella pianificazione
territoriale.
Tuttavia non è sempre facile far comprendere
al cittadino comune come
la salvaguardia della risorsa suolo sia
in stretta e diretta connessione con i
prodotti che ogni giorno acquistiamo
e consumiamo sulle nostre tavole.
Non si tratta solo di limitare il cosiddetto
“consumo di suolo”, che peral-
tro procede indisturbato malgrado la
riduzione della popolazione e le crisi
economiche, ma di far maturare, attraverso
un processo di conoscenza,
la consapevolezza che tra suoli e prodotti
agricoli esiste un “cordone ombelicale”
che rischia di rompersi.
Il paradosso che viviamo oggi è che
da una parte vi è una attenzione crescente
e spasmodica nei confronti
della salubrità dei prodotti alimentari
e, più nello specifico, della incredibile
varietà di prodotti agricoli
tradizionali, rispetto alle loro qualità
e alle loro caratteristiche organolettiche,
ma, dall’altra parte, non
si comprende che quelle stesse produzioni
tipiche sono possibili solo se
si mantengono salubri e vivi anche i
suoli dove esse si sviluppano.
IL PROGETTO
Con queste premesse l’Assessorato
all’Agricoltura e Cibo della Regione
Piemonte ha finanziato il progetto
“Carte d’identità dei suoli d’origine
dei prodotti tipici” che ha condotto
alla realizzazione, per 22 prodotti
regionali, di un vero e proprio documento
di riconoscimento che descrive
i caratteri peculiari dei suoli sui
quali quei prodotti crescono e producono
i loro frutti.
Per ogni prodotto è stata realizzata,
nel formato della storica carta di
identità a quattro facciate, una specifica
descrizione del suolo. Nella
prima facciata campeggia la fotografia
del prodotto, mentre nelle due
facciate interne vengono fornite le
informazioni cruciali in merito alla
tipologia pedologica che caratterizza
l’areale di produzione: l’età del
suolo, l’origine dei materiali sui quali
il suolo si è formato, le morfologie e
cui è associato e la sua diffusione regionale,
le attitudini agrarie che quel
suolo possiede, le minacce a cui esso
è sottoposto e i segni particolari che
lo caratterizzano e lo contraddistinguono
dagli altri suoli. Di particolare
interesse è il paragrafo dedicato alle
minacce, nel quale si descrive, per
lo specifico suolo in oggetto, quali
sono i maggiori pericoli a cui esso è
esposto. Le minacce maggiormente
ricorrenti sono: l’urbanizzazione che
copre e distrugge i suoli riducendone
la disponibilità, l’erosione che asporta
gli strati più fertili, la perdita di
sostanza organica che depaupera
il suolo dalle sostanze nutritive, la
compattazione che ne riduce la permeabilità,
l’inquinamento che danneggia
ambiente e prodotti.
La foto del profilo del suolo e la denominazione
dei comuni ove è diffuso
sono sulla terza facciata. Sulla
quarta facciata, infine, per tutti i
suoli, è stato inserito il “Manifesto
per la protezione del suolo”: “I suoli
sostengono le produzioni agrarie,
pastorali e forestali e sono la base
per garantire a tutti una alimentazione
sana. Distruggere i suoli significa
distruggere una parte di noi
stessi. Ogni prodotto che acquistia-
IL PROGETTO,
FINANZIATO DALLA
REGIONE PIEMONTE,
HA LO SCOPO DI
PROMUOVERE LA
CONOSCENZA DEL
CONSUMATORE
RIGUARDO ALLA
RISORSA SUOLO
29
Agricoltura > 102
30
mo ha una storia che comincia da
un suolo; ciascun suolo ha sue specifiche
caratteristiche e attitudini
produttive, da valorizzare e preservare.
Conoscere i suoli e le funzioni
che essi svolgono è lo strumento per
far crescere la cultura di un utilizzo
sostenibile delle risorse. I suoli
filtrano gli inquinanti, accumulano
acqua nelle falde, riducono l’anidride
carbonica in atmosfera, ospitano
e danno da mangiare a milioni di
organismi viventi”.
I PRODOTTI ANALIZZATI
I 22 prodotti considerati sono elencati
in tabella, suddivisi tra frutta,
verdura e prodotti trasformati.
Si tratta di prodotti coltivati in areali
relativamente ristretti e che sono
distribuiti nelle diverse province
piemontesi.
Attraverso la diffusione di queste
“Carte d’identità dei suoli” si vuole
promuovere la conoscenza del consumatore
riguardo alla risorsa suolo
e alla consapevolezza della sua fragilità.
Il suolo, infatti, è un bene che
si rinnova in tempi molto lunghi, assai
più lunghi della vita di un uomo.
Si tratta in definitiva di una risorsa
non rinnovabile che quando viene
degradata o distrutta perde definitivamente
le proprie funzioni che
PRODUZIONI ORTOFRUTTICOLE
Albicocca tonda di Costigliole (CN)
Ciliegia di Garbagna (AL)
Ciliegia di Pecetto (TO)
Fragolina di San Mauro torinese (TO)
Pesca bella di Borgo d’Ale (VC)
Susina Santa Clara del Saluzzese (CN)
PRODUZIONI ORTICOLE
Aglio di Caraglio (CN)
Asparago di Santena (TO)
Carciofo della Val Tiglione (AT)
Cardo gobbo di Nizza Monferrato (AT)
Cipolla piatlina bionda di Andezeno (TO)
Cipolla dorata di Castelnuovo Scrivia (AL)
sono molteplici: le produzioni agrarie,
la protezione delle falde, la conservazione
e ricarica dell’acqua, lo
stoccaggio del carbonio, fino a tutte
PRODOTTI DI TRASFORMAZIONE
DERIVANTI DA PRODUZIONI
LOCALIZZATE
Formaggio Bettelmat (VB)
Formaggio Maccagno (BI)
Formaggio Montebore (AL)
Olio essenziale di Menta di Pancalieri (TO)
Vino di Ghemme (NO)
Fagiolo di Saluggia (VC), Pisello di Casalborgone (TO)
Porro di Cervere (CN)
Zucca di Castellazzo Bormida (AL)
Zucchini di Borgo d’Ale (VC)
le funzioni legate ad aspetti culturali
e storici spesso reperibili negli strati
pedologici e che ci parlano delle nostre
origini e del nostro passato.
Talora parliamo di prodotti che, se
non verranno preservati e valorizzati,
si perderanno per la progressiva
scomparsa delle aziende agricole che
ancora oggi li producono: il Pisello
di Casalborgone e il Carciofo della
Val Tiglione, ne sono un esempio.
I produttori e i consumatori possono
liberamente scaricare le carte di identità
dei suoli dei prodotti tipici fino
a oggi realizzate, dal sito dell’IPLA
Carte d’Identità dei suoli (ipla.org)
UNO SGUARDO
AL FUTURO
Oggi la consapevolezza dell’importanza
dell’ambiente e della riduzione
degli impatti antropici, della necessità
di individuare azioni di mitigazione
e adattamento nei confronti
del cambiamento climatico, è molto
più diffusa rispetto a un tempo.
Eppure per quanto riguarda i suoli
c’è ancora molta strada da percorrere,
sia dal punto di vista legislativo
che culturale. Mentre altre risorse
essenziali per la nostra vita e quella
degli ecosistemi sono al centro
dell’attenzione e, in molti casi, hanno
visto importanti miglioramenti
negli ultimi decenni (vedi aria e
acqua), per i suoli il degrado e l’asportazione
prosegue con un trend
preoccupante, soprattutto a carico
delle aree maggiormente produttive
che sono quelle della pianura e delle
colline a minori pendenze.
Questo strumento, che grazie al finanziamento
della Regione Piemonte
è a disposizione del grande pubblico,
vuole fornire un contributo a una pianificazione
territoriale volta a preservare
i tesori che abbiamo e per fornire
maggiore informazione nei confronti
dei consumatori che dovranno sempre
più legare il prodotto che acquistano
al luogo e al suolo d’origine.
Se distruggeremo o danneggeremo
in modo sostanziale i suoli dove
nascono e crescono i prodotti tipici
della nostra regione non potremo
più avere quei prodotti. È apparentemente
una banalità sottolineare tale
conseguenza ma è necessario che a
ogni livello vi sia consapevolezza di
questa realtà.
LE CARTE D’IDENTITÀ
DESCRIVONO L’ORIGINE
DEI SEDIMENTI CHE
HANNO DATO ORIGINE AL
SUOLO, LA DIFFUSIONE
IN AMBITO REGIONALE,
LE ATTITUDINI
PRODUTTIVE,
LE MINACCE A CUI IL
SUOLO È SOTTOPOSTO
Le carte di identità dei suoli dei
prodotti tipici si possono scaricare
liberamente dal sito IPLA
31
Agricoltura > 102
COLLABORARE PER
L’INNOVAZIONE
L’operazione 16.1.1
del PSR e i Gruppi Operativi
L’operazione 16.1.1, relativa alla costituzione, gestione e operatività dei gruppi operativi del PEI (Partenariato
Europeo per l’Innovazione) in materia di produttività e di sostenibilità dell’agricoltura (“GO del PEI-AGRI”) è
una delle novità più rilevanti del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 del Piemonte. L’operazione finanzia
la redazione e l’attuazione di progetti collaborativi (tra due o più soggetti) di innovazione nel mondo rurale.
La Regione Piemonte ha attuato tale operazione attraverso un bando emanato nel 2016 e suddiviso in due
fasi, concludendo nel 2020 il percorso istruttorio con l’ammissione a finanziamento di 24 GO per un importo
del contributo concesso di circa 12 milioni 750 mila euro.
RIPARTIZIONE DEI GO E DEL FINANZIAMENTO PER FOCUS AREA PSR
32
2A
Focus Area PSR
Migliorare le prestazioni economiche di tutte le aziende agricole e incoraggiare la
ristrutturazione e l'ammodernamento delle aziende agricole, in particolare per aumentare la
quota di mercato e l'orientamento al mercato nonché la diversificazione delle attività.
Numero
Gruppi
Operativi
Importo
investimento
Contributo
concesso
3 € 2.037.215,87 € 1.629.772,65
3A
Migliorare la competitività dei produttori primari integrandoli meglio nella filiera agroalimentare
attraverso i regimi di qualità, la creazione di un valore aggiunto per i prodotti agricoli, la
promozione dei prodotti nei mercati locali, le filiere corte, le associazioni e organizzazioni di
produttori e le organizzazioni interprofessionali.
9 € 5.775.683,13 € 4.189.697,05
3B Sostenere la prevenzione e la gestione dei rischi aziendali. 1 € 165.240,45 € 132.192,37
4A
Salvaguardia, ripristino e miglioramento della biodiversità, comprese le zone Natura 2000
e le zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici, l'agricoltura ad alto valore
naturalistico, nonché l'assetto paesaggistico dell'Europa.
2 € 1.342.315,06 € 1.337.825,65
4B Migliore gestione delle risorse idriche, compresa la gestione dei fertilizzanti e dei pesticidi. 5 € 3.252.624,13 € 3.252.624,13
4C Prevenzione dell'erosione dei suoli e migliore gestione degli stessi. 1 € 481.507,35 € 481.507,35
5A Rendere più efficiente l'uso dell'acqua nell'agricoltura. 1 € 580.321,86 € 580.321,86
5C
Favorire l'approvvigionamento e l'utilizzo di fonti di energia rinnovabili, sottoprodotti, materiali
di scarto e residui e altre materie grezze non alimentari ai fini della bioeconomia.
1 € 478.513,84 € 478.513,84
6C
Promuovere l'accessibilità, l'uso e la qualità delle tecnologie dell'informazione e della
comunicazione (TIC) nelle zone rurali.
1 € 831.483,35 € 831.483,35
COPASUDI
IL PROGETTO
Acronimo: CO.P.A.S.U.DI.
Tematica: Gestione aziendale
Focus Area: 3b) Sostegno alla gestione
dei rischi aziendali
Capofila: L’altromercato
Verdura e Frutta
Periodo: 2020 - 2023
Durata: 36 mesi
Partner (n.): 7
Comparto: Colture industriali
Localizzazione: ITC11 - Torino
Costo totale: € 165.240,47
Il progetto di cooperazione tra piccole
aziende agricole per soia ad
utilizzo diretto (CO.P.A.S.U.DI.)
punta a valorizzare l’utilizzo della
soia, sopratutto in ambito zootecnico
ma non solo. Il progetto è incentrato
sulle pratiche agroecologiche,
condotte direttamente nelle
aziende, e su innovazioni per l’agricoltura
contadina e la biodiversità
agricola.
Il progetto vede direttamente protagoniste
cinque aziende agricole
piemontesi: L’Altromercato di Pianezza,
La Tadea di Bibiana, Mellano
di Castagnole Piemonte, Savarino
di Fiano, La Gallinella di Villafranca
Piemonte, in coperazione con la
Scuola Agraria Salesiana di Lombriasco,
la Rete Semi Rurali di Scandicci
ed il Dipartimento di Scienze
agroalimentari ambientali e animali
dell’ Università di Udine.
AGRICOLTURA
CONTADINA
E BIODIVERSITÀ
AGRICOLA:
COOPERAZIONE,
SOIA E AGROECOLOGIA
Il progetto COPASUDI nei fatti nasce
dall’esigenza, di molte piccole
realtà zootecniche e di realtà rurali
con piccoli allevamenti familiari, di
poter disporre di soia non ogm, a
basso fattore antinutrizionale, prodotta
senza chimica di sintesi in
azienda e poterne fruire direttamente
senza ulteriori trattamenti.
L’obiettivo generale del progetto è
l’adozione, mediante produzione,
trasformazione ed uso, di una popolazione
eterogenea evolutiva di soia
caratterizzata dalla presenza di bassi
fattori antinutrizionali, in regime
biologico o a bassi inputs. Questo ci
aiuta ad ottenere materiale in campo
più facilmente adattabile al contesto
territoriale, ai cambiamenti climatici
ed a ridurre la dipendenza, anche
economica, delle aziende agricole da
un mercato alquanto incerto.
Il processo vuole anche contribuire
ad innovare le pratiche di gestione
delle sementi tra le aziende, delle
tecniche agronomiche e dei preparati
mangimistici delle aziende agricole
familiari e zootecniche.
Gli obiettivi specifici sono:
ridurre l’approvvigionamento
esterno aziendale di proteine vegetali
per la razione alimentare
mediante la produzione aziendale
di granella di soia direttamente
utilizzabile dagli animali;
diversificare la produzione agricola
delle aziende appartenenti al Gruppo
Operativo, inserendo una specie
proteica a duplice valenza: agronomica
(nelle rotazioni) e produttiva
(col fine della vendita diretta).
I risultati che ci attendiamo di ottenere
al termine dei 36 mesi sono:
1. La costituzione di una popolazione
eterogenea evolutiva di soia
a bassi fattori antinutrizionali
adattata al contesto locale in 4
aziende aderenti al progetto;
2. l’adozione di tecniche di coltivazione
innovative, anche con la
trazione animale, volte a valorizzare
le caratteristiche e la definizione
di Linee Guida agrotecniche
aziendali utili alla coltivazione
delle popolazioni eterogenee, alla
riduzione dei costi di produzione
e alla valorizzazione dei fattori di
produzione aziendali con lo scopo
di innalzare i redditi aziendali;
3. sostenere il livello di cooperazione
tra le aziende sia nello scambio
di competenze sia nella definizione
di accordi di filiera con specifico
riferimento alla produzione
mangimistica e alla gestione del
sistema sementiero locale della
popolazione di soia;
4. l’utilizzazione diretta in azienda
del materiale prodotto e la definizione
di Linee Guida di somministrazione
di mangimi a base di
trasformati di soia utili alla preparazione
della razione di mangime
per ovini e avicoli direttamente
in azienda.
33
Agricoltura > 102
SALUMI LIBERI
34
IL PROGETTO
Acronimo: Salumi Liberi
Tematica: Mercato e sicurezza
alimentare
Focus Area: 3a) Migliore integrazione
dei produttori primari nella filiera
agroalimentare attraverso i regimi di
qualità, mercati locali e filiere corte
Capofila: Agenzia dei Servizi Formativi
della Provincia di Cuneo
Periodo: 2020 - 2023
Durata: 36 mesi
Partner (n.): 11
Comparto: Zootecnia - suini
Localizzazione: ITC11 - Torino,
ITC16 - Cuneo
Costo totale: € 567.321,87
Il progetto SALUMI LIBERI si pone
l’obiettivo di arrivare ad una limitazione
controllata dell’utilizzo dei nitrati
e dei nitriti nei prodotti di salumeria
e di valutare dove e se possibile una
completa eliminazione degli stessi.
L’uso di conservanti per i prodotti
carnei è previsto dalla legislazione
comunitaria e le quantità sono stabilite
nel Regolamento CE 1333/2008
a seconda della tipologia di carne
conservata. I nitrati sono usati da
moltissimo tempo, ma solo in epoca
recente si è compreso che gli effetti
positivi sono dovuti ai nitriti che ne
derivano. Dal punto di vista chimico
sono sali di sodio o potassio con acido
nitrico e acido nitroso.
LIMITAZIONE
CONTROLLATA
DELL’UTILIZZO DEI
NITRATI E DEI NITRITI
NEI PRODOTTI DI
SALUMERIA E LORO
POSSIBILE COMPLETA
ELIMINAZIONE
I nitriti svolgono diversi ruoli importanti:
ostacolano la crescita di microrganismi
patogeni (in particolare
di Clostridium botulinum);
svolgono un ruolo importante dal
punto di vista tecnologico stabilizzando
il colore;
agiscono sulla struttura e sull’aroma;
proteggono i grassi da processi
ossidativi.
I nitrati e i nitriti vengono assorbiti
dall’organismo con modalità differenti:
i nitrati vengono parzialmente
convertiti in nitriti già nel cavo orale;
i nitriti assorbiti possono ossidare
l’emoglobina in metaemoglobina
che se presente in eccesso limita la
funzione dei globuli rossi di trasportare
ossigeno alle cellule (metaemoglobinemia,
particolarmente critica
nel neonato); inoltre, se presenti in
eccesso ed in determinate condizioni
(ambiente fortemente acido) possono
formare, reagendo con ammine
libere, le nitrosammine, di cui alcune
sono note sostanze cancerogene.
L’EFSA (2017), confermando la criticità
di questi additivi, ha quindi stabilito
le dosi giornaliere ammesse. Si
precisa che l’assunzione di nitrati e
nitriti deriva anche da altri alimenti
nella dieta (vegetali, acqua), non solo
dai salumi trattati.
Il progetto SALUMI LIBERI focalizza
l’attenzione su due prodotti
che rappresentano la tradizione salumiera
italiana: il salame crudo ed
il prosciutto cotto. Il salame crudo
rappresenta la categoria di prodotti a
base di carne tritata, insaccata e fermentata.
Il prosciutto cotto rappresenta
invece la categoria di prodotti
derivati da taglio intero, cotti, dopo
un trattamento con salamoia contenente
tra gli altri ingredienti anche
i nitriti. Il prosciutto cotto inoltre è
apprezzato dal consumatore, spesso
presente nell’alimentazione infantile,
somministrato nell’alimentazione
di persone ospedalizzate.
Il progetto ha come capofila AGEN-
FORM e coinvolge partners importanti:
per la parte scientifica le il
Dipartimento di Scienze Agrarie,
Forestali e Alimentari dell’Università
di Torino e l’Università del Piemonte
Orientale); per la parte tecnica IZS
(Istituto Zooprofilattico di Torino) e
Laboratorio Chimico Camera Commercio
di Torino (LABCHIM), per la
parte sperimentale il salumificio stesso
di AGENFORM, per l’applicazione
4 aziende del territorio (La Granda
e le aziende agricole Cascina Muretteisa,
Casa Costa e La Rosa Bianca)
e la Scuola Malva Arnaldi e prevede
un coinvolgimento dell’Asl CN 1 come
supervisore del progetto stesso.
WAPPFRUIT
IL PROGETTO
Acronimo: WAPPFRUIT
Tematica: Agricoltura di precisione
Focus Area: 5a) Rendere più efficiente
l’uso dell’acqua nell’agricoltura
Capofila: Politecnico di Torino -
Dipartimento di Elettronica e
Telecomunicazioni
Periodo: 2020 - 2023
Durata: 36 mesi
Partner (n.): 7
Comparto: Frutticoltura
Localizzazione: ITC11 - Torino,
ITC16 - Cuneo
Costo totale: € 580.321,91
L’irrigazione rappresenta un passaggio
chiave nel processo produttivo delle
colture frutticole per il conseguimento
di standard qualitativi elevati e il contenimento
di problematiche di ordine
fisiologico e patologico in campo e in
fase di post-raccolta. Tra le colture frutticole
il melo e l’actinidia sono quelle
che maggiormente risentono di stress
idrici in eccesso e in difetto e per questo
necessitano di particolari attenzioni
durante la loro coltivazione.
Il progetto WAPPFRUIT si prefigge l’obiettivo
di realizzare un sistema intelligente
applicato alla gestione dell’acqua
in frutticoltura (melo e actinidia). Data
la complessità del problema reale, un
Gruppo Operativo multidisciplinare
con i seguenti partner è stato definito:
REALIZZARE UN
SISTEMA INTELLIGENTE
APPLICATO ALLA
GESTIONE DELL’ACQUA
IN FRUTTICOLTURA
(MELO E ACTINIDIA)
Politecnico Di Torino e in particolare
il Dipartimento di Elettronica
e Telecomunicazioni (DET), capofila
del progetto, incaricato di portare
il know how ingegneristico necessario
alla realizzazione dell’idea
progettuale;
Università di Torino e in particolare
dal Dipartimento Interateneo
di Scienze, Progetto e Politiche del
Territorio (DIST) per la valutazione
irrigua delle piante sotto esame;
Agrion, fondazione per la ricerca,
l’innovazione e lo sviluppo tecnologico
dell’agricoltura piemontese, con
l’essenziale lavoro dei necessari rilievi
e la valutazione alla raccolta dei parametri
quali-quantitativi dei frutti;
Le aziende agricole Vassallo Paolo,
La Marchisa di Valter Panero e
Giuliano Sacchetto che presentano
le piantagioni richieste dal progetto
e con la volontà di ottimizzare l’uso
delle ingenti quantità d’acqua necessarie
per le coltivazioni frutticole;
Astel in qualità di azienda di progettazione
elettronica a supporto dello
sviluppo software necessaria per
l’architettura proposta.
È pertanto necessario definire il corretto
fabbisogno idrico delle colture
frutticole prese in considerazione nel
progetto al fine di automatizzare l’impianto
di micro-irrigazione (gocciolatori).
Il raggiungimento di tale obiettivo
permetterà di ottenere una serie di risultati
direttamente misurabili, unitamente
ad impatti positivi non misurabili,
ma di conclamata evidenza. I primi
possono essere apprezzati tramite la
comparazione dei metri cubi di acqua
utilizzati ed il confronto delle proprietà
dei frutti prima e dopo l’applicazione di
tali tecnologie. I risultati non misurabili
comprendono: il tempo risparmiato
dai coltivatori grazie all’automatizzazione
del sistema, il tracciamento costante
dei dati riguardanti l’attivazione
del sistema ed il potenziale idrico del
suolo, il miglioramento delle proprietà
organolettiche del prodotto finale, un
aumento della conservabilità del frutto
ed una riduzione dell’impatto ambientale
della produzione dei frutti.
Il primo passo verso l’automazione del
processo di irrigazione è stato analizzare
attentamente le caratteristiche idrologiche
dei suoli e delle colture presi
in considerazione in questo progetto.
Pertanto, le caratteristiche delle colture
sono state valutate da Agrion con fruttometri
e dendrometri mentre le analisi
riguardanti gli impianti di irrigazione e
i terreni sono state condotte dal dipartimento
DIST. Tale analisi è stata condotta
per estrarre informazioni riguardo al
fabbisogno idrico delle colture e per dimensionare
il numero di nodi di misura
per una corretta progettazione dell’algoritmo
decisionale con cui il sistema
di irrigazione viene attivato.
Il passo successivo è stato realizzato
dal DET del Politecnico Di Torino con
la realizzazione fisica di due schede
elettroniche (anche chiamati “nodi”)
in completa filosofia Internet of Things
(IoT) da montare nelle aziende agricole:
una chiamata nodo di misura per la lettura
dei sensori usati per la rilevazione
idrica e una chiamata nodo di attuazione
per l’attuazione delle elettrovalvole
collegati ai gocciolatori. I due sistemi
sono entrambi autonomi da un punto di
vista energetico, cioè non sono necessari
cablaggi per l’alimentazione delle
schede stesse, e comunicano i dati dei
sensori collegati attraverso un sistema
di comunicazione in radiofrequenza
chiamato LoRa (Long Range) su una
architettura pubblica già preesistente
della regione Piemonte.
35
Agricoltura > 102
SPRECO ALIMENTARE
Progetti e azioni per il
consumo consapevole di cibo
36
> A cura di Vittorio Bosser Peverelli,
Tiziana Pia, Andrea Marelli –
Direzione Agricoltura e cibo
Regione Piemonte
L’estensione delle competenze che la
Giunta regionale ha voluto attribuire
all’Assessorato all’Agricoltura, contemplando
tra queste anche il Cibo,
può a prima vista apparire come una
banale precisazione terminologica,
ma vuole invece significare che i prodotti
agricoli non possono più essere
sviliti a semplici merci - o con un termine
abusato a “commodities” - ma
essere considerati, per il loro valore
complessivo, come elemento insostituibile
del vivere in una comunità,
consapevole, partecipe e coesa.
Il cibo è storia, tradizione, territorio,
identità ma anche scambio, contaminazione,
convivialità, piacere in-
somma, in una sola parola, cultura.
Il cibo, dunque, ha un valore e non
solo un prezzo; per questo lo spreco
del cibo non genera soltanto una
perdita economica, ma un disvalore
in quanto tale con rilevanti ricadute
anche in campo ambientale.
Non deve quindi stupire che l’Assemblea
generale delle Nazioni Unite,
nell’individuare gli obiettivi di
sviluppo sostenibile che tutti i Paesi
devono cercare di raggiungere entro
il 2030, abbia inserito anche l’obiettivo
12.3 che ha come scopo quello di
dimezzare lo spreco alimentare globale
pro-capite (nella fase di vendita
al dettaglio e di consumo casalingo)
e di ridurre le perdite di cibo durante
tutte le fasi della filiera agroalimentare,
comprese le perdite del
post-raccolto. Altrettanto fra breve
farà, con obiettivi ancor più ambiziosi,
l’Unione europea.
Regione Piemonte nel corso degli
anni ha attivato diverse iniziative per
favorire il raggiungimento di questi
obiettivi, come finanziare attività di
recupero delle eccedenze alimentari
destinandole alle persone bisognose
(Legge regionale 23 giugno 2015, n.
12), attività che si sta consolidando
sui territori e che vede impegnati
soprattutto diversi attori del Terzo
settore. A questa Legge si affiancano
i progetti attuali e quelli futuri dedicati
alla governance sulle tematiche
che gravitano intorno al cibo.
UBO, UNA BUONA
OCCASIONE
“Una Buona Occasione” è un progetto
nato nel 2014 in concorso con la
Regione Autonoma Valle D’Aosta e
finanziato dal Ministero dello Sviluppo
Economico che ha ricevuto
negli anni importanti riconoscimen-
UBO MIRA A PREVENIRE
LA FORMAZIONE
DELLE ECCEDENZE
ALIMENTARI E HA COME
TARGET PRINCIPALE I
GIOVANI CONSUMATORI
ti da parte del Ministero dell’Ambiente,
volta a prevenire la formazione
delle eccedenze attraverso una
massiccia campagna di educazione
e sensibilizzazione dei consumatori,
in particolare dei più giovani.
Con UBO si è voluto investire sulla
prevenzione, accogliendo il suggerimento
del Programma delle Nazioni
Unite per l’Ambiente che, nelle
sue fondamentali Linee guida (per
governi statali e regionali, enti locali,
imprese e altre organizzazioni)
“Prevenzione e riduzione degli sprechi
alimentari a livello aziendale e
domestico”, ha collocato proprio la
prevenzione al vertice delle azioni da
privilegiare nella lotta allo spreco.
Il target è individuato è rappresentato
dai consumatori perché nelle
società a economia avanzata è la fase
del consumo che genera la maggior
quantità di spreco e, fra i consumatori,
particolare attenzione è stata dedicata
ai giovani poiché questo segmento
ha dimostrato di essere, dalle
risposte date a più di un questionario
sul tema, il più sprovvisto di conoscenze
utili da mettere in pratica
nella prevenzione, ma nel contempo
il più desideroso di apprenderle.
L’impostazione progettuale è stata
caratterizzata da un rigoroso approccio
scientifico, assicurato dalla partnership
di numerosi dipartimenti
universitari, e dall’ideazione di test
laboratoriali di particolare interesse,
quali quelli indirizzati alla verifica a
campione della effettiva durabilità
dei prodotti rispetto alle indicazioni
riportate sulla confezione.
LE ATTIVITÀ E GLI
STRUMENTI DI UBO
L’architettura progettuale prevede la
realizzazione sul territorio di eventi
in scuole, cinema, grandi strutture
di vendita dove proiettare film, presentare
prodotti multimediali autonomamente
realizzati e distribuire
materiale divulgativo sul tema dello
spreco, così da suscitare una riflessione
e promuovere comportamenti
virtuosi e coerenti.
A questo fine assumono un ruolo
centrale un sito web www.unabuonaoccasione.it/it/
realizzato in quattro
lingue realizzato in quattro lingue
(IT/EN/FR/DE), una strategia
di comunicazione con una costante
presenza sui principali canali social,
nonché un’applicazione (gratuita e
anch’essa disponibile in quattro lingue)
con i consigli pratici per sprecare
meno ma non solo.
Infatti, “UBO app: l’antidoto 2.0 contro
lo spreco alimentare” (il cui aspetto
scientifico è stato curato dall’Istituto
Zooprofilattico del Piemonte, Liguria
e Valle d’Aosta e dal Laboratorio
Chimico della Camera di Commercio
di Torino) non solo aiuta il consumatore
a programmare gli acquisti (lista
della spesa elettronica), ad acquistare
e cucinare le giuste quantità di cibo
(porzionatura), a conservare correttamente
il cibo (dove, come e per quanto
tempo), a monitorare e gestire le date
di scadenza degli alimenti conservati
in frigo o nella dispensa (memo scadenze)
e a riutilizzare gli avanzi (ricette
antispreco SlowFood), ma fornisce
anche, per gli oltre 500 alimenti considerati,
informazioni sulla stagionalità,
sui valori nutrizionali, sulla loro
impronta idrica e altre curiosità utili a
comprendere il significato ed il valore
del cibo.
Schermata della app
“Una buona occasione”
LE FOOD E WINE BAG
L’Assessorato all’Agricoltura e cibo
della Regione Piemonte, in collaborazione
con VisitPiemonte, ha
lanciato il 5 febbraio 2022, Giornata
Nazionale di Prevenzione dello
spreco alimentare, il progetto “Ciapa
e porta a ca! Porta a casa il gusto
autentico del Piemonte”, volto
a sensibilizzare il grande pubblico
sulla pratica positiva del portare a
casa il cibo e il vino non consumato
nei ristoranti e, contestualmente, a
sviluppare una maggiore coscienza
rispetto al valore degli alimenti di
qualità che vengono prodotti grazie
all’impegno del settore agricolo ed
agroalimentare piemontese.
Il progetto prevede il coinvolgimento
di alcuni ristoranti e agriturismi del
territorio piemontese e in rappresentanza
di tutte le province, selezionati
con la collaborazione delle associazioni
di categoria Confcommercio,
Confesercenti, Coldiretti, CIA e Con-
37
Agricoltura > 102
getto “Ciapa e porta a ca! Porta a
casa il gusto autentico del Piemonte”
in modo leggero e scanzonato invita
all’azione il consumatore e al tempo
stesso richiama la campagna di comunicazione
“Piemonte autentico”
di VisitPiemonte.
38
siglato un accordo di collaborazione).
A tutti questi soggetti, l’Assessorato
regionale all’Agricoltura e Cibo e
VisitPiemonte ha fornito nel mese di
maggio, le “food bag” e le “wine bag”,
realizzate appositamente in materiale
riciclabile e compostabile da una ditta
specializzata, da consegnare ai clienti
che ne faranno richiesta e grazie alle
quali portare a casa in modo elegante,
pratico e sicuro le porzioni di cibo e le
bottiglie eventualmente avanzate.
Sulle bag, lo slogan scelto per il profagricoltura
che, oltre alla volontà di
presentarsi come luoghi di consumo
consapevole e contro lo spreco, propongono
nel proprio menù ricette e
piatti della tradizione culinaria piemontese
così come prodotti agroalimentari
di qualità piemontesi.
Hanno inoltre aderito al progetto le
Enoteche regionali di Acqui e Ovada
con i rispettivi ristoranti, l’Unione
cuochi con una selezione di ristoranti
aderenti (con la quale in precedenza
la Direzione Agricoltura e cibo ha
GLI SVILUPPI FUTURI
Il recente passaggio della competenza
gestionale del progetto all’Assessorato
all’Agricoltura e Cibo suggerisce
un allargamento del suo focus
sul nesso fra spreco alimentare e sistema
alimentare che lo genera.
Non vi è dubbio, infatti, che la causa
prima dello spreco sia la sovrapproduzione
di cibo, fenomeno maggiormente
presente nei Paesi in cui
prevalgono modelli produttivi e di
consumo che privilegiano la quantità
sulla qualità del prodotto. Le
lunghe, complesse filiere di approvvigionamento,
che caratterizzano
questo modello, sono connotate anche
dalla presenza di numerosi intermediari
che, grazie al rilevante
potere contrattuale, sono in grado di
condizionare le forniture e, di conseguenza,
anche le abitudini d’acquisto.
Prezzo del prodotto, posizionamento
commerciale, caratteristiche
estetiche sono dunque decise da pochi
a discapito di molti.
Si pone così, anche rispetto alla necessità
di ridurre lo spreco alimentare,
l’esigenza di promuovere la
rilocalizzazione del sistema alimentare
rendendo più vicine le fasi della
produzione e del consumo. E si tratta
soprattutto di promuovere quelle
forme organizzative che, facendo
leva sui prodotti del territorio e sulle
comunità che lo abitano, rendano
produttori e consumatori compartecipi
delle scelte alimentari.
Lo auspica la FAO che ad esse attribuisce
un ruolo fondamentale nella
transizione verso un più inclusivo,
resiliente e sostenibile food system
e altrettanto l’Unione Europea nella
sua “Farm to Fork Strategy”. Anche
il legislatore nazionale con le sue
recentissime leggi 17 maggio 2022,
n. 61 (“Norme per la valorizzazione
e la promozione dei prodotti agrico-
li e alimentari a chilometro zero e di
quelli provenienti da filiera corta”) e 9
marzo 2022, n. 23 (“Disposizioni per
la tutela, lo sviluppo e la competitività
della produzione agricola, agroalimentare
e dell’acquacoltura con
metodo biologico”) ha voluto sottolineare
l’importanza di un approccio
innovativo alle tematiche alimentari.
I distretti e le comunità del cibo, le
comunità a supporto dell’agricoltura,
i gruppi di acquisto solidali e collettivi,
ma anche i farmer market, le
vendite dirette in azienda, l’agricoltura
urbana e periurbana, l’agroecologia
sono manifestazioni diverse
di uno stesso comune sentire che fa
dei sistemi agricoli locali il futuro di
un’agricoltura sostenibile.
Scarica l’elenco dei ristoranti
aderenti al progetto Food e wine bag
Sito del progetto UBO, dal quale
si può scaricare anche la app
LO SPRECO ALIMENTARE
Lo spreco alimentare è la perdita di cibo ancora buono per il consumo degli esseri umani;
una perdita che si ha lungo tutta la catena di produzione e di consumo: dal campo al
piatto, in casa come al ristorante.
Il 5 febbraio 2022, in occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco
Alimentare, l’Osservatorio Waste Watcher ha presentato i risultati aggiornati della
ricerca che conduce ogni anno relativa a questa tematica, da cui è emerso che ogni
persona spreca, mediamente, 595,3 gr di cibo alla settimana:
25,5 gr di frutta fresca;
21,4 gr di insalata;
20,0 gr di pane fresco;
19,5 gr di verdure;
18,7 gr di cipolle, aglio e tuberi.
Il controvalore dello spreco alimentare, su base annua, è calcolato in 7,5 miliardi di euro.
Dal raffronto con gli anni passati si evidenzia come i dati siano migliorati rispetto al
2015 (12 miliardi di euro), ma siano peggiorati rispetto al 2021 (6,5 miliardi di euro).
Quali sono i principali impatti provocati dallo spreco del cibo?
AMBIENTALI: emissione di gas effetto serra (10% del totale), degrado del suolo,
spreco di acqua e di energia, aumento dei rifiuti;
ECONOMICI: costo del cibo sprecato, perdita della superficie agricola;
Visita il sito dell’Osservatorio spreco
alimentare Waste Watchers
ETICO - SOCIALI: spreco di cibo, difficoltà di accesso al cibo, eccesso di alimentazione, denutrizione, spreco di nutrienti,
carenze nutrizionali, esempio diseducativo per i giovani.
La sensibilità verso il problema è però sempre in crescita, sebbene gli italiani siano ancora poco avvezzi all’uso delle tecnologie di supporto
a contenere lo spreco e la stessa ricerca Waste Watcher 2022 ci dice che, al ristorante, solo 4 italiani su 10 chiedono di portare
a casa gli avanzi. Il ristoratore non può recuperare il cibo non consumato, per precise regole igieniche ed è costretto a buttarlo.
La legge 19 agosto 2016, n. 166 “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di
solidarieta’ sociale e per la limitazione degli sprechi” (anche detta legge Gadda), tra le altre indicazioni contro lo spreco alimentare, incoraggia
fortemente l’uso di contenitori adeguati per il recupero degli avanzi nei ristoranti, che altrimenti verrebbe buttato per precise
regole igieniche.
39
IL PIEMONTE ALLA 54° EDIZIONE DI VINITALY
Il Piemonte ha partecipato a Vinitaly, dal 10 al 13 aprile scorso, con un’area istituzionale allestita in collaborazione con Piemonte Land of
wine, l’ente che rappresenta tutti i consorzi piemontesi del vino e Unioncamere Piemonte.
L’area collettiva regionale ha ospitato la rappresentanza delle aziende vitivinicole piemontesi, delle cantine cooperative e associazioni di
produttori che hanno presentato le novità vitivinicole all’evento enologico tra i più importanti a livello internazionale.
L’allestimento è stato impreziosito dall’immagine grafica ideata da Francesco Pozzato (Vicenza, 1992), l’artista vincitore dell’ottava edizione
del progetto d’Artista indetto in collaborazione con Artissima, la fiera internazionale di arte contemporanea di Torino: il suo lavoro ha saputo
unire storia e reperti archeologici custoditi in Piemonte abbracciando concetti quali territorio, convivialità e tradizione restituendoli con un
esito formale sintetico e contemporaneo ma rifacendosi al sistema decorativo che poteva adornare un simposio, evento conviviale che in
antichità vedeva come protagonista il vino e che significa letteralmente “bere insieme”.
Nello spazio incontri hanno avuto luogo presentazioni e annunci, mentre nello spazio degustazione il numeroso pubblico ha potuto scoprire i
grandi vini piemontesi insieme ai distillati: 18 Docg e 41 Doc che coprono circa l’80 per cento della produzione totale.
A Vinitaly è stato allestito anche il Ristorante Piemonte, unico tra le regioni presenti alla kermesse, dove gli chef stellati piemontesi Massimo
Camia e Massimiliano Musso hanno proposto un menù con i prodotti di qualità del territorio in abbinamento ai vini Doc e Docg piemontesi.
Nelle foto, l’ingresso del padiglione Piemonte, il ristorante stellato,
il bancone accoglienza, l’artista Francesco Pozzato ed alcuni
elementi dell’allestimento interno dello Spazio Piemonte.
Agricoltura > 102
FREISA VITIGNO DELL’ANNO
Storia e caratteristiche di un antico
vitigno autoctono del Piemonte
42
> A cura di Vincenzo Gerbi,
DISAFA - Università degli Sudi
di Torino - Cantina Sperimentale
Bonafous
L’iniziativa “Vitigno dell’anno”, promossa
dall’Assessorato Agricoltura
e cibo della Regione Piemonte, nasce
dall’idea di raccontare e valorizzare i
vitigni storici autoctoni del Piemonte,
patrimonio unico del nostro territorio,
alle sue tipicità e alle storie
imprenditoriali locali.
Il vitigno selezionato diventa così
protagonista per un anno, grazie ad
iniziative promozionali e di marketing,
master class, presentazioni e
degustazioni, sia in Piemonte che
fuori regione, rese possibili dalla
collaborazione con i Consorzi di Tutela
dei vini del Piemonte, Piemonte
Land of Perfection, le Enoteche
Regionali e le Botteghe del Vino.
Dopo il Dolcetto nel 2019 e il Cortese
nel 2020/2021, il vitigno dell’anno
2022 è dunque il Freisa, i cui eventi
promozionali saranno accompagnati
dalla veste grafica curata da Francesco
Pozzato, giovane artista scelto
dall’Assessorato Agricoltura e cibo e
Artissima tramite un concorso annuale
per la realizzazione del padiglione
Piemonte a Vinitaly.
UN PO’ DI STORIA
I primi riferimenti al Freisa si ritrovano
in alcune tariffe doganali di
Pancalieri (1517), comune pianeggiante
a sud della collina di Chieri.
In quei documenti le “carate delle
frese” erano considerate tra i vini
Il Freisa, proprio per la sua rusticità,
la resistenza alle malattie e la
generosa produttività è stato spesso
confinato in ambienti poco favorevoli
alla vite, o costretto a carichi produttivi
eccessivi e non compatibili
con la completa maturazione dell’upregiati
e pagati il doppio degli altri.
Nella prima metà dell’Ottocento
l’uva Freisa viene descritta dai più
importanti ampelografi che si sono
occupati dei vitigni dell’Italia nordoccidentale,
basti ricordare Acerbi,
Milano, Gatta e Gallesio.
Il nostro vitigno è ricordato dal marchese
Leopoldo Incisa della Rocchetta
(1861) per la buona adattabilità
colturale e la produttività e le cui
uve, spesso unite ad altre, davano
vini facilmente commerciabili.
Alla fine dell’800, secondo De Maria
e Leardi (1875), la coltura del Freisa
era diffusa in molti comuni della
provincia di Asti e a Vignale, nel
Casalese, occupava da un terzo alla
metà della superficie vitata. Era anche
diffusa nel Nord-Est del Piemonte,
infatti si trova indicata nell’Ampelografia
Italiana del 1879, stilata
dal Comitato centrale ampelografico
presieduto dal di Rovasenda, come
vitigno impiantato a Gattinara, nel
vercellese, in terreni difficili perché
ritenuto più rustico ed adattabile del
Nebbiolo.
La comparsa delle malattie crittogamiche,
oidio e peronospora, determinarono
un’ulteriore espansione
di questo vitigno particolarmente
rustico e resistente, che sul finire
dell’Ottocento si estese dalla storica
area di coltivazione, ovvero le colline
dell’Alto Monferrato e la Collina Torinese,
verso Asti e il Casalese, nei territori
dell’Alessandrino, dell’Acquese,
del Vogherese, di Langhe e Monferrato
e nell’ampia fascia vitata pedemontana
che si estende dal Saluzzese
al Lago Maggiore.
va, che è piuttosto tardiva. In queste
condizioni non si possono che ottenere
vini modesti se non mediocri.
I più diffusi sinonimi della freisa
sono Monferrina, Monfrà, Spanna
Monferrina o Spannina, questi ultimi
particolarmente indicativi per le
similitudini del nostro vitigno con lo
Spanna o Nebbiolo. Negli scritti ottocenteschi
sono citate anche alcune
Freise omonime di cui la più importante
è la Freisa grossa o di Nizza,
che in realtà corrisponde alla Neretta
Cuneese.
Questa confusione è ancora presente
in alcune aree viticole come
il Pinerolese, il Canavese e alcune
zone dell’Alessandrino e
dell’Astigiano dove la Neretta cuneese
è ancora chiamata Freisone.
Fig. 1 – analisi svolte sul pro-filo antocianico delle bucce
IL FREISA OGGI
Studi genetici recenti, compiuti da
Schneider e collaboratori del CNR-
IPSP di Torino con metodi di biologia
molecolare sui vitigni piemontesi,
hanno evidenziato il legame
di parentela di primo grado tra il
Nebbiolo e la Freisa.
Probabilmente il Nebbiolo si è originato
da un semenzale di Freisa o forse
più probabilmente, secondo le fonti
storiche note fino a oggi, l’uva Freisa
è il risultato di un incrocio spontaneo
del Nebbiolo con un altro genitore
scomparso o ancora sconosciuto.
Questo legame genetico spiega numerosi
caratteri in comune tra i due
vitigni e mette in nuova luce questo
vitigno rustico e generoso ma considerato
poco raffinato.
Le similitudini non sono solo morfologiche,
ma anche analitiche.
Ad esempio le analisi svolte sul profilo
antocianico delle bucce hanno evidenziato
delle similitudini con il Nebbiolo
come la prevalenza di peonidina
e cianidina, caratteristica che condiziona
le tecniche di vinificazione e affinamento
di entrambi i vitigni (fig. 1).
Oggi il Freisa è coltivato quasi esclusivamente
in Piemonte, dove interessa
una superficie di circa 700
ettari, circa 1,7% dell’area vitata piemontese
secondo i dati diffusi dalla
Regione Piemonte.
Il vitigno Freisa si estende nell’area
storica delle colline che vanno
da Chieri ad Asti, a sud di Torino, è
largamente diffuso nel Casalese, e
in piccole aree nella Langa Cuneese,
nel Tortonese, nel Pinerolese, nel
Canavese, nei Colli Novaresi.
Fuori dal Piemonte è sporadicamente
coltivata in alcune province lombarde
e nel Veneto, in provincia di
Vicenza, a testimonianza della sua
passata diffusione. È stata inoltre
importata da emigranti piemontesi
in Argentina e California dove viene
tuttora coltivata su piccole aree.
Le due DOC importanti del Freisa
(Freisa d’Asti e Freisa di Chieri), nelle
quali è compresa la maggior parte
L’INIZIATIVA “VITIGNO
DELL’ANNO”
È PROMOSSA
DALL’ASSESSORATO
AGRICOLTURA E CIBO
PER VALORIZZARE
I VITIGNI STORICI
AUTOCTONI, I TERRITORI
E I PRODUTTORI
della produzione, si estendono sulla
Collina Torinese e sulle colline del
Monferrato a sottolineare le radici e
l’importanza del vitigno per questo
territorio. Nella provincia di Asti,
praticamente su tutto il territorio,
è ammesso produrre questo vino,
anche se i comuni dove si concentra
la maggior parte della produzione
sono quelli intorno a Castelnuovo
Don Bosco, in quella parte del Monferrato
che si spinge fino alla Collina
Torinese.
Il Freisa di Chieri invece è prodotto
in 12 comuni il cui territorio si estende
su gran parte del versante sudest
della collina che sovrasta la città di
Torino. Esistono poi altre tre DOC
piemontesi, Monferrato, Langhe e
Pinerolese, nelle quali l’uva Freisa
può essere vinificata in purezza,
oppure può costituire una porzione,
limitata tra il 5 e il 15%, in altre denominazioni
territoriali.
LE TIPOLOGIE
DEL VINO FREISA
Il Freisa viene vinificato in diverse
tipologie di cui la più nota è quella
vivace, caratterizzata da una debole
effervescenza ottenuta con una leggera
rifermentazione degli zuccheri
naturali e con un residuo zuccherino
nullo o di pochi grammi.
Il vino che si ottiene, grazie alla presenza
dell’anidride carbonica esalta
43
Agricoltura > 102
44
Fig. 2 – Attrezzature del Centro Bonafous, Cantina sperimentale
la percezione del tipico profumo di
lampone che caratterizza i vini giovani
prodotti con il nostro vitigno.
Tradizionalmente il vino vivace si
otteneva spillando una parte del
mosto subito dopo il sollevamento
del cappello di vinacce. Il mosto
veniva poi sottoposto a ripetute filtrazioni,
tecnica del tutto simile alla
preparazione del Moscato d’Asti.
Non sempre però il risultato era soddisfacente.
Oggi la rifermentazione è
condotta secondo tecniche enologiche
innovative che garantiscono un
prodotto di elevata qualità.
Un’altra tradizione ancora viva è
quella del “chiaretto” di Freisa, ottenuto
con la svinatura precoce, concludendo
la vinificazione in bianco.
Il vino che si ricava è caratterizzato
da un colore intermedio tra un rosato
ed un rosso, con una tannicità
ed una struttura non eccessive, ma
con un profumo fruttato intenso in
particolare di lampone, descrittore
tipico, citato anche nel disciplinare
di produzione.
Le tipologie “secco” e “superiore”,
quest’ultimo dopo un anno di affinamento,
sono vini che accompagnano
piatti importanti tipici della cucina
piemontese e hanno incontrato per
molto tempo meno favore da parte
dei consumatori locali. Nei confronti
degli stranieri invece, sono queste
le tipologie di vino che incontrano
maggior successo.
Da parte dei produttori esiste un apprezzabile
interesse ad approfondire
le conoscenze sul vitigno e sulle sue
potenzialità, così grazie al rinnovato
interesse per il Freisa e al finanziamento
degli Enti Locali (Regione Piemonte,
provincia di Torino, GAL Basso
Monferrato Astigiano) dal 2002
sono state condotte una serie di studi
per la caratterizzazione delle uve ed
esperienze sulle tecniche di vinificazione,
che hanno permesso di approfondire
l’analisi della componente
fenolica e realizzare protocolli innovativi
di vinificazione. Le esperienze
di cantina sono state possibili grazie
all’attività della cantina sperimentale
Bonafous dell’Università di Torino,
sita nel comune di Chieri (fig. 2)
È stato dimostrato come il raggiungimento
del corretto grado di matu-
razione consenta di ottenere uve con
potenzialità enologiche inaspettate.
La consistenza notevole della buccia,
il grappolo piuttosto spargolo e
la resistenza del vitigno alle malattie
crittogamiche, permettono una
permanenza prolungata sulla pianta
delle uve, anche in caso di condizioni
meteorologiche avverse, garantendo
il raggiungimento di un livello
di maturazione eccellente, anche dei
vinaccioli, limitando in questo modo
la cessione di tannini a basso grado
di polimerizzazione, responsabili
dell’astringenza dei vini.
Con la completa maturazione decresce
anche l’acidità fissa, soprattutto
a carico dell’acido malico, consentendo
la produzione di vini meno
aggressivi.
I risultati ottenuti attraverso lo studio
delle caratteristiche dell’uva
sono stati uno spunto di riflessione
per reinterpretare la tecnica di vinificazione.
Risultati particolarmente
interessanti sono stati ottenuti
applicando la svinacciolatura (fig.
3), cioè l’eliminazione dal fondo dei
recipienti nella fase di macerazione
dei vinaccioli meno maturi, che non
vengono trascinati dal cappello di
vinaccia perché più pesanti, entro
le prime settantadue ore dall’inizio
della fermentazione.
Fig. 3 – La pratica della “svinacciolatura” nella cantina sperimentale
PESCA E ACQUACOLTURA
Un bilancio del FEAMP 2014-2020
e il futuro FEAMPA
> A cura di Mauro Lavagno,
Direzione Agricoltura e cibo Regione
Piemonte
Il principale strumento di sostegno
alla Politica Comune della Pesca, il
Fondo Europeo per gli Affari Marittimi
e la Pesca (FEAMP) si è posto l’obiettivo
generale, tra il 2014 e il 2020,
di migliorare la sostenibilità sociale,
economica e ambientale dei mari e
delle coste, sostenendo i progetti locali,
le aziende e orientando le priorità
verso una ripresa ricca di crescita e occupazione.
Per i comparti di interesse
della Regione Piemonte, il programma
si è basato su due priorità principali:
l’acquacoltura sostenibile, che aiuterà
il settore a diventare più competitivo
seguendo specifiche regole
su metodi di produzione ecocompatibili
e rigorose normative in materia
di qualità, salute e sicurezza,
fornendo così all’Europa prodotti
di alto livello, affidabili e nutritivi;
il miglioramento della commercializzazione
e della trasformazione
nei settori della pesca e
dell’acquacoltura.
L’acquacoltura ha infatti capacità di
creare reddito e occupazione e potenzialità
di sviluppo che richiedono
scelte decisive e interventi strategici
diversificati in relazione alle caratteristiche
produttive, alle specializzazioni
regionali e alle vocazioni ambientali.
La Regione Piemonte ha emanato
bandi cofinanziando progetti nel rispetto
dei seguenti obiettivi:
la promozione della competitività
delle piccole e medie imprese;
la tutela dell’ambiente e la promozione
dell’uso efficiente delle
risorse;
la promozione di un’occupazione
sostenibile e di qualità;
la transizione verso un’economia
a basse emissioni di carbonio.
Le risorse finanziarie pubbliche
impegnate ammontano a circa
1.283.000 euro e la partecipazione
ha denotato un grande interesse e un
ottimo grado di raggiungimento degli
obiettivi di spesa. Sempre a valere
sulla programmazione 2014-2020, è
prevista l’apertura di nuovi bandi per
misure urgenti in materia di contenimento
e gestione dell’emergenza epidemiologica
da Covid-19 alle Misure:
1.44 bis “Arresto temporaneo di
pesca nelle acque interne” causato
dall’epidemia di Covid-19;
5.69 “Trasformazione dei prodotti
della pesca e dell’acquacoltura”.
Per quanto concerne gli aiuti di stato,
sono state concesse agevolazioni
finanziarie a favore delle imprese
professionali di pesca operanti nelle
acque interne per far fronte a danni
diretti e indiretti subiti nel 2020 e
derivanti dall’emergenza Covid-19 e
per assicurare la continuità aziendale
(DL 18/2020 - D.M. 17 Luglio 2020) e
sono in predisposizione nuovi interventi
per assicurare il sostegno delle
imprese che hanno dovuto fronteggiare
gravi carenze di liquidità.
Nel futuro, dietro identificazione degli
ambiti strategici di intervento a
tutti i livelli e determinazione degli
obiettivi attesi di crescita economica,
equità sociale e uso responsabile delle
risorse ambientali, si prevede una
nuova programmazione denominata
FEAMPA 2021-27 (Fondo Europeo
per gli Affari Marittimi, la Pesca e
l’Acquacoltura) che, pur mantenendo
obiettivi e finalità in sintonia con
quanto già proficuamente realizzato
nel bacino di utenza della nostra regione,
avrà maggior riguardo, in particolare,
per la riduzione degli impatti
della transizione verso un’economia
climaticamente neutra; il rafforzamento
della protezione e preservazione
della natura; la promozione della
transizione verso un’economia circolare
ed efficiente sotto il profilo delle
risorse; la necessità di affrontare nel
breve e nel lungo periodo le conseguenze
della pandemia da Covid-19
sul sistema economico e sociale.
45
Agricoltura > 102
46
SICCITÀ: RICONOSCIUTO LO STATO D’EMERGENZA AL PIEMONTE
Il Consiglio dei ministri ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, in relazione alla situazione
di deficit idrico in atto nei territori di Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto.
Per far fronte ai primi interventi sono stati stanziati 36.500.000 euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali, così ripartiti:
10.900.000 euro alla Regione Emilia Romagna, 4.200.000 euro alla Regione Friuli Venezia Giulia, 9.000.000 euro alla Regione
Lombardia, 7.600.000 euro alla Regione Piemonte, 4.800.000 euro alla Regione Veneto.
Lo stato di emergenza è volto a fronteggiare con mezzi e poteri straordinari la situazione in atto, con interventi di soccorso e assistenza
alla popolazione interessata, e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche.
“Attendevamo questo riconoscimento che siamo stati tra i primi a richiedere – ha subito commentato il presidente della Regione
Piemonte Alberto Cirio insieme agli assessori all’Ambiente Matteo Marnati, alla Protezione civile Marco Gabusi e all’Agricoltura
Marco Protopapa –. Lo stato d’emergenza è un passaggio indispensabile per intervenire in modo strutturale sulla siccità che ci
sta colpendo in questi mesi, ma anche per limitare il rischio che una situazione analoga si ripeta in futuro. Siamo soddisfatti che
sui primi 36,5 milioni stanziati dal Governo 7,6 arrivino in Piemonte. Serviranno a mettere in campo le opere di somma urgenza
per dare respiro alla nostra rete idrica”.
Il presidente Cirio si augura anche che “arrivino al più presto anche le altre risorse per gli interventi strutturali necessari, che solo
in Piemonte superano i 100 milioni di euro, e che dopo lo stato di emergenza venga riconosciuto anche lo stato di calamità per
la nostra agricoltura, che a livello nazionale conta già più di un miliardo di euro di danni. Quello della siccità, però, è un tema che
richiede ormai una regia e una attenzione nazionale ed europea, ed è per questo che abbiamo chiesto e ottenuto che giovedì questa
emergenza sia al centro del dibattito della prossima plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo”.
Da una ricognizione con le autorità
d’ambito e precisa mappatura, emerge
che sono più di 250 gli interventi
necessari per la rete idropotabile per
fronteggiare le criticità. Per quanto
riguarda i fondi richiesti, si tratta di
800 mila euro per i costi, già sostenuti,
per le autobotti, circa 8 milioni di
euro per interventi di somma urgenza
realizzabili nel breve periodo (che riguardano
le interconnessioni di rete,
la sostituzione o il potenziamento di
pompe, opere di progettazione per il
potenziamento di sorgenti o di sostituzione
della rete idrica e il ripristino
di pozzi già esistenti e abbandonati,
ovvero opere che servono per evitare
il picco di criticità dei mesi estivi) e
112 milioni per opere strutturali urgenti
da realizzare nel medio periodo,
che rientreranno in un secondo intervento
del Governo.
PESTE SUINA AFRICANA: IL SOSTEGNO DELLA REGIONE AL
COMPARTO SUINICOLO E IL RUOLO DEI COADIUTORI
Manifestazione di interesse per operatori a supporto delle operazioni di contenimento
La Regione Piemonte ha disposto, con il Decreto del Presidente della Giunta regionale 15 marzo 2022
n. 15 (punto 2.5.6), la predisposizione di un elenco dei proprietari o conduttori dei fondi, appositamente
formati e muniti di licenza di “porto di fucile ad uso caccia”, delle guardie venatorie volontarie e dei
cacciatori nominativamente individuati in possesso di specifica formazione, per attuare operazioni di
contenimento finalizzate al depopolamento, a seguito di puntuale richiesta di intervento da parte degli
stessi proprietari o conduttori dei fondi interessati. Il depopolamento potrà avvenire sia mediante l’attività
di gestione dell’impianto di cattura dei cinghiali tramite gabbia o recinto, che mediante abbattimento.
Per ogni intervento di urgenza è prevista la possibilità di incaricare un massimo di due coadiutori tra le
figure sopra indicate. I soggetti interessati ad essere inseriti nell’elenco regionale devono essere in possesso
dei requisiti di cui alla Deliberazione della Giunta regionale 1 marzo 2019, n. 20-8485 “L. 157/1992. L.r. 5/2018. Disposizioni
in materia di prevenzione dei danni causati dalla fauna selvatica e dall’attività venatoria alle produzioni agricole, indicazioni
operative alle Province e alla Città metropolitana sul controllo del cinghiale in capo a proprietari o conduttori dei fondi e disposizioni
sul prelievo venatorio sui terreni coperti
in tutto o nella maggior parte di neve.” e s.m.i.
Gli interessati dovranno compilare e trasmettere
la specifica manifestazione di interesse e
relativa modulistica, rintracciabili sui siti web
delle Province piemontesi, seguendone le istruzioni.
Il nome, il cognome e i recapiti telefonici
dei soggetti che rispondono ai requisiti richiesti
saranno pubblicati dalla Regione Piemonte in un
apposito elenco, aggiornato periodicamente, a
disposizione dei proprietari e conduttori di fondi.
TUTTE LE INFORMAZIONI SU PESTE SUINA AFRICANA:
LE ORDINANZE, LA NORMATIVA NAZIONALE E REGIONALE,
LE NORME DI COMPORTAMENTO PER OPERATORI E CITTADINI
SONO DISPONIBILI ALLA PAGINA:
LA REGIONE ANTICIPA 1,8 MILIONI DI EURO A SOSTEGNO DEGLI
ALLEVATORI DI SUINI COLPITI DALL’EMERGENZA
L’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte ha stanziato 1,8 milioni di euro di aiuti straordinari a ristoro dei danni
subiti dalle aziende suinicole operanti nella zona infetta (zona rossa) e nella zona buffer interessate dalla Peste suina africana.
Il bando è aperto, con scadenza 31 luglio 2022. Il contributo regionale è finalizzato a ricoprire le perdite di reddito dovute:
al deprezzamento dei capi macellati a causa della PSA, compensando la differenza tra il prezzo di mercato registrato a
dicembre (ex-ante l’evento infettivo) e quello effettivamente realizzato al momento della macellazione, nonchè al divieto di ripopolamento
per 6 mesi dopo l’abbattimento a causa della PSA. “La Regione Piemonte
ha anticipato le risorse in attesa dei ristori ministeriali per andare incontro alle aziende
del nostro territorio interessate dall’emergenza peste suina. Lo stanziamento è rivolto
a sostenere ulteriori spese e i mancati guadagni derivati dai provvedimenti che
impongono la macellazione del bestiame per emergenza peste suina” – dichiarano il
presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore all’Agricoltura e Cibo
della Regione Piemonte Marco Protopapa –.
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NUOVA OPERAZIONE PSR PER LA BIOSICUREZZA DEGLI ALLEVAMENTI
La Regione Piemonte attiverà una nuova azione, nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2022, e in particolare
della misura 5.1.1. (prevenzione danni di tipo biotico) specificamente dedicata al contrasto dell’emergenza Peste suina
africana. La nuova Azione 3 riguarderà investimenti per migliorare la biosicurezza degli allevamenti, ovvero metterli in
sicurezza rispetto ai rischi di infezione e avrà una prima dotazione finanziaria di 5,4 milioni di euro, cui potrebbero aggiungersi
in seguito ulteriori risorse. Verrà aperto il bando nei prossimi mesi. L’attivazione dell’operazione fa parte di una serie
di modifiche dell’attuale testo del PSR trasmesse ufficialmente alla Commissione europea in data 14 giugno 2022, dopo
la consultazione del Comitato di sorveglianza, e per le quali si attende approvazione definitiva.
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I PRIMI DATI DEL CENSIMENTO AGRICOLTURA A LIVELLO NAZIONALE
A fine anno saranno disponibili i dati regionali
> A cura di Gabriella Caviglia, Direzione Agricoltura e cibo Regione Piemonte
Il 28 giugno scorso l’Istituto Nazionale di Statistica ha diffuso i primi risultati del 7° Censimento generale dell’agricoltura,
svolto tra gennaio e luglio 2021, con riferimento all’annata agraria 2019-2020, dopo il posticipo imposto dal perdurare della
pandemia. La presentazione è stata una panoramica dei principali risultati dell’attività a livello nazionale, con solo alcuni
dati basilari a livello regionale, che peraltro si riferiscono alla classificazione delle aziende secondo la localizzazione del
centro aziendale o della sede legale. Al contrario delle precedenti edizioni, ISTAT non ha fornito dati provvisori utilizzabili
per le prime elaborazioni regionali, e solo in autunno sarà rilasciato un datawarehouse dedicato con dati per localizzazione
dei terreni: solo allora la Regione Piemonte sarà in grado di divulgare dati più definiti.
I principali aspetti emersi dal VII° Censimento si possono così riassumere:
un sensibile calo del numero di aziende agricole (-30%), con un dato per il Piemonte di -23%;
risultano più stabili le superfici, con un calo in Piemonte superiore alla media nazionale (-7% contro il -3% a livello nazionale).
Il Piemonte rappresenta il 4,6% del totale nazionale in termini di numero di aziende e il 7,9% in termini di SAU:
aumenta la dimensione media delle aziende regionali: il valore nazionale in termini di SAU è di 11,1 ettari medi, in
Piemonte è di circa 18,2 ettari;
è sostanzialmente invariato l’utilizzo dei terreni agricoli. Il Piemonte è in testa per il maggior numero di aziende che coltiva
il nocciolo (oltre 8mila);
sono in calo le aziende zootecniche: la flessione più rilevante ha caratterizzato il Nord-ovest ma il contributo maggiore
di animali allevati spetta comunque a quest’area. Le aziende agricole piemontesi che hanno dichiarato di possedere capi
di bestiame sono 17.378, pari al 33,6% delle aziende regionali e rappresentano l’8,1% del totale nazionale;
cresce l’importanza della manodopera non familiare (aziende a conduzione individuale o familiare -32%) con un forte aumento
delle società di capitali (+ 42,4%); le prime rappresentano comunque il profilo giuridico più diffuso nell’agricoltura italiana (93,5%);
le attività connesse sono in crescita (5,7% nel 2020 rispetto al 4,7% del 2010 a livello italiano);
in dieci anni è quadruplicata l’informatizzazione delle aziende agricole (+137,3% nel Nord-ovest);
almeno un investimento innovativo per una azienda agricola su dieci, con riferimento agli ambiti dell’agricoltura di precisione,
della ricerca e sviluppo, dell’acquisizione di macchinari, attrezzature, hardware e software tecnologicamente
avanzati. A livello nazionale l’11% delle aziende agricole ha dichiarato di aver effettuato almeno un investimento innovativo
nel triennio, il Piemonte con il 23,2% si colloca decisamente sopra la media nazionale;
la resilienza del settore agricolo, relativamente agli effetti della pandemia da Covid-19. Nel complesso il settore agricolo
è risultato piuttosto resiliente: in Italia le aziende che hanno
dichiarato di aver subito degli effetti sono state il 17,8%.
In particolare, tale quota è stata maggiore tra le aziende di più
grandi dimensioni rispetto alle aziende più piccole, e ha riguardato
soprattutto quelle del Nord-ovest (31,7%).
Per leggere il report ISTAT
completo, vedere i cartogrammi
e tutta la presentazione ISTAT
REGIONE PIEMONTE - DIREZIONE AGRICOLTURA C.so Stati Uniti, 21 • 10128 Torino
> ASSESSORE
MARCO PROTOPAPA
Segreteria: 011/4321680
PEOLA Debora, PIZZORNI Claudia, POGGIO Lorena
> DIRETTORE
BALOCCO Paolo
Segreteria: 011/4321482
Email: agricoltura@regione.piemonte.it
PEC: agricoltura@cert.regione.piemonte.it
ANNICCHIARICO Claudio, DE FAZIO Rosetta,
DOMINCI Claudia, FERRERO Ezio, FOTIA Angela,
FRASCELLA Patrizia, PASTERIS Marco,
QUARTERO Natascia Maria, SAVIO Cecilia,
SPAGNOLINI Laura Maria, TESTA Fabrizio, TROMBETTA Laura
> SETTORE A1701B
Produzioni agricole e zootecniche
Responsabile di Settore: LATINO GIANFRANCO
Segreteria: 011/4324332
PEC: produzioni.agricole@cert.regione.piemonte.it
ANSALDI Nadia, BARUCCO Giulia, BASSANINO Monica,
CAROFANO Miria, CELLINO Andrea, DE SIMONE Amelia,
FALLANCA Domenica, MARLIANI Rodolfo, MORATTO Martina,
OTTONELLO Mara, PARZANESE Emanuele, PIVA Elena Maria,
RASETTO Paola Enrica, RIGONI Miriam Sabrina,
SPADETTI Chiara Margherita, VITTONE Eugenio,
VIZZANO Maria Carmela
> SETTORE A1703B
Fitosanitario e servizi tecnico scientifici
Responsabile di Settore: RICCI Luisa
Segreteria: 011/4321473
Email: piemonte.fitosanitario@regione.piemonte.it
PEC: fitosanitario@cert.regione.piemonte.it
AGNES Andrea, AVAGNINA Simona, BERTORELLO Luigi,
BOCCACCINO Giovanna Paola Maria, BOERO Maria Cristina,
BOSIO Giovanni, CARISIO Loredana, CHERSI Catarina,
CRAVERO Sergio, CRESSANO Giovanna, CROSETTO Mirko,
DAL PASSO Maria Denis, DESCO Enzo, DI MANGO Savina,
ELIA Irene, ELIA Sabrina, FIORE Anna Rita, GALEOTTI Gabriella,
GALLO Sergio, GASPERINI Valeria, GIACOMETTO Emanuela,
GOIA Irene, GOSLINO Davide, GOTTA Paola, GROSSO Silvio,
GUARINO Barbara, GULLINO Clotilde, GULLINO Marco,
LA IACONA Tiziana, LESSIO Federico, LOVISCO Carmela,
LOVISETTO Mariangela, MASON Giovanna, MASSOBRIO Viola,
MAZZAROTTO Elisabetta, MOLINATTO Giulia, MORONE Chiara,
MULAS Maria Luisa, NATALIA Roberto, OGLIARA Silvia,
ORTALDA Elena, PEROTTI Elisa, PETRUZZELLI Laura, PIAZZA Enzo,
ROSSI Andrea, SPANNA Federico
UFFICI DECENTRATI
DEL SETTORE A1703B
VERZUOLO - Via Don Orione, 37
Tel. 0171/445750
CEVA - Via Regina Margherita, 2
Tel. 0174/701762
VERCELLI - Via Fratelli Ponti, 24 - Palazzo Verga
Tel. 0161/283142
CASALE MONFERRATO - Tr. Valenza, 4
Tel. 0142/462611
> SETTORE A1705B
Programmazione, attuazione
e coordinamento dello sviluppo rurale
e agricoltura sostenibile
Responsabile di Settore: VALSANIA Anna Maria
Segreteria: 011/4321468
PEC: psr.agrisostenibile@cert.regione.piemonte.it
AMBROSIO Dora, ARCHIMEDE Valentina, BRUNO Wanda,
CAVIGLIA Gabriella, DOMENIGHINI Flavia, GARAFFI Riccardo,
LIZZI Massimo, MASANTE Carlo, PETRICIG Valentina,
ROMANO Maria Rosaria, SCANABISSI Giovanni,
TOFFETTI Francesca, VENANZIO Davide,
VENTURELLO Irene, Alice Elena
> SETTORE A1706B
Servizi di sviluppo e controlli per l’agricoltura
Responsabile di Settore: ACETO Paolo
Segreteria: 011/4324722
PEC: SSA@cert.regione.piemonte.it
BARBATI Angelo Sante, CIOCE Silvana, DE CARO Sergio,
DOLZAN Stefano, FAVATÀ Paola, FEMIA Tiziana Maria Luisa,
FERRERO Paolo, GIAIERO Prisca, GUIDUCCI Giovanni,
LAVINA Ester, LERTA Massimo, MAGLIOLO Jole, MARTINO Marco,
TARICCO Sergio, TURLETTI Alberto, VARETTO Giuseppina
> SETTORE A1707B
Strutture delle imprese agricole e
agroindustriali ed energia rinnovabile
Responsabile: CARACCIOLO Daniela
Segreteria: 011/4325682-3090
PEC: sistemagroindustriale@cert.regione.piemonte.it
BARROERO Claudio, BOLDRINO Laura Maria, BOTTARO Silvia,
CACCIAPAGLIA Maria Cristina, CAVELLINI Carlo Ernesto,
CRISTINA Giulio, GIRAUDO Alberto, MORTARA Guido,
SALIERNO Antonio, VERDUCI Leandro, VERÌ Maria
> SETTORE A1708B
Valorizzazione del sistema
agroalimentare e tutela della qualità
Responsabile di Settore: BROCARDO Riccardo
Segreteria: 011/4325770
PEC: valorizzazione.agroalimentare@cert.regione. piemonte.it
BAMBINO Grazia Maria, CONVERTINI Stefania, CROLLE Ludovica,
GIACOMELLI Paolo, GOBELLO Annamaria, LIZZI Annamaria,
MARELLI Andrea, PASQUALE Barbara, SCARZELLO Daniela,
SCAVARDA Giovanni, VIDANO Fabrizio
> SETTORE A1710C
Attuazione dei programmi relativi
alle produzioni vegetali e animali
Responsabile: GUASCO Claudia
Segreteria: 011/4328604
PEC: produz.vegetalieanimali@cert.regione.piemonte.it
BAGNASCO Luigi, BARRETTA Anna,
BATTAGLIA Ida Maria Antoinette, BELLONE Giancarlo Domenico,
BERTA Cesare, BERTOLINO Marco, BIANCO Piero,
BORGHINO Roberto, CALIGARIS Sara, CASTELLAZZO Liana,
CAVALLO Luca, CELLERINO Marco Giuseppe, CRESTA Andrea,
DELLA CROCE Fabrizio, DI CICCIO Anna Maria,
DORETTO Simona, FALZETTI Giovanni, FERRERO Gianfranco,
FOGLI Rosita, GIORDANO Rosanna, GRATTAROLA Giovanni,
LANFRANCHI Simona, LEPERA Pasqualina, MALINVERNI Daniele,
MARGARA Gisella, MEINERI Enrico, MINERDO Daniela, MINETTI
Daniela Gianna Federica, MONTE Annunziata, MORO Stefano,
NOVARESE Riccardo, PACE Sabrina, PALADINI Francesco,
PANIGONI Stefano, PERACCHIA Angela, PERNIGOTTI Davide Felice,
PRESSENDA Raffaella, PUJIA Alessandro,
ROBBIANO Maria Angela, ROBERTI Angiolina, SAPPA Diego,
SARZANINI Silvia, VIBERTI Franco, VIGNOLO Luigi, ZILIO Claudia
> SETTORE A1711C
Attuazione programmi relativi
alle strutture delle aziende agricole
e alle avversità atmosferiche
Responsabile: RUSSO Elena
Segreteria: 011/4328703
PEC: strutture.avversita@cert.regione.piemonte.it
ACCASTELLO Elio, AIMAR Sergio Matteo, BALDASSI Annamaria,
BALZANELLI Sergio, BELCORE Walter, BERGONZINI Cristina,
BOGETTI Claudio, BORELLO Carlo, BORGIO Marco,
CALCAGNO Andrea, CAPRA Rita, CARENA Alberto,
CAVALLO Monica, CLERICO Piera, CORTE Tatiana,
CRAVERI Paolo Livio, D’AGNANO Anna Maria, DADONE Mario Luigi,
DAL FIUME Daniele, DEREGIBUS Carlo, FIORETTI Daniela,
GALLETTO Lodovico, GALLUZZI Marco, GIROLDO Cristina,
GORGO Francesco, IZZO Antonio, MACCARIO Raffaella,
MAGNETTO Maurizio, MANGLAVITI Diego, MARCELLINO Marco,
MARTINO Enrica, MARTINO Roberto, MATTIUZZO Vittoria,
MINETTI Mauro, MONDINO Gianluca, MORGANTI Daniela,
PASQUARIELLO Giuseppe, PESCE Emanuele, PIAZZO Loretta,
RAVERA Ornella, RAVIGLIONE Stefano, ROLANDO Andrea,
SCARZELLA Elena, STINCO Claudia, TOFFANO Alessandro,
VERNETTI Marco, VIGLIOCCO Ezio Antonio
> SETTORE A1712C
Attuazione programmi
relativi ai servizi di sviluppo
Responsabile: BOSSER PEVERELLI Vittorio
Segreteria: 011/4321102
PEC: servizidisviluppo@cert.regione.piemonte.it
ANTONIETTO Monica, BARAVALLO Andrea, BARISONZO Enrico Maria,
BERRA Michela, BIANCO Cristina Giovanna, BODRERO Clara,
BOGLIOLO Paolo, BONINO Vittorio, BORASIO Fabrizio,
BORDINO Stefano, BORREANI Ornella, BRUNO Gianluca,
CAGNO Antonella, CARETTI Alessandro, CASALE Ida,
CASTAGNARO Clementina, COMETTO Marina, DI SIENA Luca,
FAVATA Maurizio, FERRO Paolo, GASCO Silvia Margherita,
IADANZA Daniela, LONGONI Gian Piera, MAFFIOTTI Monica,
MARCHESE Marta, MIGNONE Nuria Antonia, MINATI Barbara,
PALTANI Giuseppe, PAMPIRIO Giammarco Enrico, PANI Laura,
PANZIERA Marilena, PIA Tiziana, PIPPIONE Marco, PLAZZA Luca,
PUPPIONE Margherita, REALE Maria Immacolata,
SANGUINETTI Mario, TENANI Patrizia, VIALE Gianpaolo,
VINCENZI Carlo, ZAINA Giuseppe, ZANZOTTERA Igor
> SETTORE A1713C
Attuazione programmi agroambientali
e per l’agricoltura biologica
Responsabile: BOURLOT Giancarlo
Segreteria: 0161/268722-268725
PEC: agroambiente@cert.regione.piemonte.it
AMBIEL Veronica, ARESE Elena, ARLONE Roberto,
ARMANDO Mauro, BALBI Claudio, BALDIZZONE Maria Cristina,
BARBERO Luca, BELLOMO Anna Maria, BERNARD Gianni,
BERTOLI Luigi, BERTON Davide Pietro, BIANCO Bernardino,
BIGLIANI Elena Elisabetta, BORDONARO Giovanna,
BORRELLO Francesco, CAMMEO Laura, CARENZO Antonio,
CASTELLANI Alberto, CERMINARA Vincenzo, DEIDDA Elisa,
ERCOLI Rossana, ERCOLINI Guido Giulio, FERRARI Paolo,
FRANZO Federico, GABUTTI Renato, GENZONE Donatella,
GHIGLIA Giuliano, GIORDANO Gentile, GIULIANO Silvia,
GOIA Claudio, GUGLIELMETTI Sara, IVALDI Marco, LEVO
Thomas, LIOTTA Massimo, PENSABENE Giovanni, PIALORSI
Chiara, PILI Enzo Gianni, QUAGLINO Rosella, RIPELLINO Luca,
ROLANDO Paolo Giuseppe, ROSCIO Simona, RUFFINO Giampiero,
SIGNORI Igli, TOGNONI Radames, TOSI Monica
> SETTORE A1714A
Infrastrutture, territorio rurale,
calamità naturali in agricoltura
Responsabile: CUMINO Paolo
Segreteria: 011/4321483
PEC: agroambiente@cert.regione.piemonte.it
ANGELETTI Alessandro, CAPPELLA Mariella, CASSINELLI Laura,
COMBA Daniela, COMPAGONE Giuseppe, FENZI Pier Giuseppe,
GIACOBONE Ezio, LAZZARO Denis, LEGGERO Barbara, LUCÀ
Stefania Carmela, MADONIA Silvana, PELLISTRI Gabriella,
POSSIEDI Emanuele, TOSIN Germano, VARETTO Luciano
> SETTORE A1715A
Conservazione e gestione fauna selvatica
e acquicoltura
Responsabile: BERTO Alessandra
Segreteria: 011/4321507
PEC: agroambiente@cert.regione.piemonte.it
AIRAUDO Dario Giuseppe, APROSIO Paola, AUCIELLO Paola,
BRACCO Enzo, CANE Silvana, CANNIZZARO Alberto,
FOLLIS Maria Teresa, LAVAGNO Mauro, MARCHETTO Sabrina,
MOTRONI Nicola, RAGNO Assunta, RUO BERCHERA Giovanna,
ZAMBRUNO Gian Paolo Francesco
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