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Agricoltura n.102 - Luglio 2022

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102

QUADERNI DELLA REGIONE PIEMONTE • Anno XXV • n. 102 - Luglio 2022

INCONTRI DI FILIERA APISTICA

E LATTIERO CASEARIA

LA NUOVA LEGGE NAZIONALE

PER IL BIOLOGICO

PROGETTI E ATTIVITÀ PER

IL CONTRASTO ALLO SPRECO

ALIMENTARE


Quaderni della Regione Piemonte

AGRICOLTURA 102

Organo istituzionale di informazione della

Regione Piemonte - Direzione Agricoltura

Iscrizione registro SICID 3924/2017

n. 24/2017 - 06/04/2017

Registro stampa (già n. 4184)

Spedizione in abbonamento postale

PT/Magazine NAZ/205/2008

Attività di informazione realizzata

nell’ambito del piano di comunicazione

del Programma

di sviluppo rurale 2014-2022.

Redazione:

Regione Piemonte

Corso Regina Margherita 174 – 10152 Torino

Tel. 011/432.4722

e-mail:

quaderni.agricoltura@regione.piemonte.it

PEC:

psr.agrisostenibile@cert.regione.piemonte.it

Direttore Responsabile:

Valentina Archimede

In redazione:

Andrea Marelli

Segreteria:

Ester Lavina

Grafica e impaginazione:

TUGHRA S.r.l. - Comunicazione & Immagine

info.tughra@gmail.com

Stampa:

Mediagraf

Tiratura:

52.000 copie

Questo numero è stato chiuso il 12 luglio 2022

Hanno collaborato a questo numero:

PER I TESTI:

Stefano Aimone, Valentina Archimede,

Giulia Barucco, Monica Bassanino,

Igor Boni, Silvia Bottaro, Miria Carofano,

Stefano Cavaletto, Mirko Crosetto,

Flavia Domenighini, Vincenzo Gerbi,

Matteo Giovannozzi, Susanna Gramaglia,

Clotilde Gullino, Mauro Lavagno,

Carlo Masante, Andrea Marelli,

Giovanna Mason, Giulia Molinatto,

Martina Moratto, Emanuele Parzanese,

Vittorio Bosser Peverelli, Tiziana Pia,

Paola Rasetto, Gianfranco Termini,

Francesca Toffetti

PER LE IMMAGINI:

Sabrina Gazzola (copertina e interni)

Silvio Grosso, Giovanni Bosio (fotografie)

Adobe Stock

Freepik

CONTATTI

Area Tematica Agricoltura:

> www.regione.piemonte.it/web/temi/agricoltura

Area tematica PSR 2014-2022:

> www.regione.piemonte.it/svilupporurale

Rivista “Agricoltura on-line”:

> quaderniagricoltura.regione.piemonte.it/

E-mail:

> infoagricoltura@regione.piemonte.it

> quaderni.agricoltura@regione.piemonte.it

Newsletter “Agricoltura news”:

> https://www.regione.piemonte.it/servizi/newsletter_agricoltura.shtml

Contact Center:

> 800/333444

Agricoltura è prodotta rispettando l’ambiente.


Agricoltura > 102

DALLE FILIERE ALLA PROMOZIONE:

L’IMPEGNO DELL’ASSESSORATO NEL 2022

L

’ Assessorato regionale all’Agricoltura

ha avviato i primi incontri della

filiera agroalimentare coinvolgendo

i rappresentanti regionali e nazionali

delle istituzioni, con la partecipazione

del ministro Patuanelli, i rappresentanti

dei produttori, del mondo della ricerca e

dell’università.

Nel mese di maggio si è svolto il primo

confronto dedicato alla filiera apistica

con la presenza del sottosegretario

> Marco Protopapa Assessore

all’Agricoltura, Cibo, Caccia e Pesca

Gian Marco Centinaio che ha decretato

il Piemonte capofila tra le Regioni nella valorizzazione dell’apicoltura. Le best

practices e i progetti sperimentali presentati dai produttori piemontesi verranno

portati ad esempio sul territorio nazionale.

Il secondo incontro è stato dedicato alla filiera lattiero casearia, ad Alessandria,

in cui sono state affrontate le problematiche che investono il comparto in

Piemonte e nelle altre regioni principali produttrici di latte italiano, insieme ai

soggetti della filiera, dagli allevatori ai rappresentanti del mondo della trasformazione

e della grande distribuzione. L’occasione per fare il punto sulle attuali

criticità relative all’aumento dei costi di produzione, la futura programmazione

dello sviluppo rurale, le implicazioni della siccità che gravano sugli allevamenti

e in particolare sui pascoli di montagna.

Grazie alla volontà e alla coesione tra soggetti pubblici e privati, è stato costituito

il Distretto del cibo Chierese - Carmagnolese il primo ad essere ufficialmente

riconosciuto dalla Regione Piemonte secondo il nuovo Regolamento

regionale sui Distretti del cibo approvato a novembre 2020. Un esempio per

tutto il territorio regionale, perché ha saputo cogliere questa opportunità nel

valorizzare insieme la filiera produttiva, l’offerta turistica, culturale e paesaggistica

di una determinata area.

Sono proseguite le iniziative di promozione e valorizzazione delle eccellenze

vitivinicole e agroalimentari piemontesi, a partire dalla partecipazione della

Regione Piemonte insieme ai consorzi di tutela al Vinitaly, salone internazionale

del vino a Verona, all’evento di presentazione del Freisa Vitigno dell’Anno

2022 a Torino, ai vari appuntamenti sul territorio di presentazione del progetto

regionale contro lo spreco alimentare.

Per quanto riguarda il sostegno alle aziende agricole nel corso dell’anno sono

in corso, nei tempi previsti, i bandi del Programma di sviluppo rurale per gli anni

di transizione 2021-2022, insieme ai bandi delle misure Ocm vino e ortofrutta.

Grande attenzione da parte dell’Assessorato è dedicata alle emergenze in corso

riferite alla peste suina africana, alla siccità e alla presenza in alcuni territori

della Popillia japonica: per ogni aspetto sono state avviate le procedure e le

azioni mirate a contrastare i problemi, di concerto con le varie rappresentanze

del mondo agricolo.

SOMMARIO

VERSO LA NUOVA POLITICA AGRICOLA

E DI SVILUPPO RURALE 2023-2027 2

INCONTRI DI FILIERA

Un confronto sugli scenari futuri

di apicoltura e latte

IL CONFLITTO RUSSO-UCRAINO

Quali ricadute sul settore

agroalimentare piemontese

6

12

AGRICOLTURA BIOLOGICA

Approvata la nuova legge nazionale 23/2022 16

DISTRETTI DEL CIBO

Nel Chierese-Carmagnolese nasce

la prima realtà regionale

LABORATORIO FITOSANITARIO

Il “viaggio” verso l’accreditamento

EN ISO/IEC 17025

20

22

POPILLIA JAPONICA: AVVIATO

IL PIANO DI CONTROLLO 2022 26

CARTE DI IDENTITÀ DEI SUOLI

Uno strumento per valorizzare i prodotti

tipici regionali

28

COLLABORARE PER L’INNOVAZIONE

L’operazione 16.1.1 del PSR e i Gruppi Operativi 32

SPRECO ALIMENTARE

Progetti e azioni per il consumo

consapevole di cibo

36

IL PIEMONTE ALLA 54° EDIZIONE

DI VINITALY 40

FREISA VITIGNO DELL’ANNO

Storia e caratteristiche di un antico

vitigno autoctono del Piemonte

PESCA E ACQUACOLTURA

Un bilancio del FEAMP 2014-2020

e il futuro FEAMPA

42

45

AGRICOLTURA NEWS 46

1


Agricoltura > 102

VERSO LA NUOVA

POLITICA AGRICOLA

E DI SVILUPPO

RURALE 2023-2027

2

> A cura di: Stefano Aimone Ires Piemonte -

Francesca Toffetti, Valentina Archimede,

Direzione Agricoltura e cibo Regione Piemonte

Nei prossimi mesi prenderà definitivamente forma la PAC

2023-27, la Politica agricola comune che rappresenta lo

strumento europeo più importante di sostegno per il comparto

agricolo e per lo sviluppo rurale. Come noto, la PAC

2023-27 arriverà con due anni di ritardo rispetto ai consueti

cicli di programmazione, a causa delle difficoltà innescate

dalla pandemia, e ai rallentamenti dovuti alle elezioni europee

del 2019 che hanno mutato gli equilibri politici del Parlamento

e della Commissione.

Il nuovo ciclo porta con sé alcuni importanti cambiamenti,

che possono essere così riassunti:

ogni Paese membro presenta un unico Piano Strategico

della PAC (PSP) a livello nazionale, comprendente tutte le

linee di intervento relative sia al cosiddetto Primo Pilastro

(aiuti diretti e interventi settoriali) sia al Secondo Pilastro

(misure di sviluppo rurale). È importante sottolineare che

queste ultime, nei cicli di programmazione precedenti,

sono sempre state gestite dalle Regioni attraverso i PSR

(Programmi di sviluppo rurale), quindi il cambiamento di

approccio è duplice: un diverso peso nazionale rispetto a

quello delle Regioni e una integrazione dei due “pilastri”

in un unico strumento, inoltre i tempi vincolanti tra l’impegno

delle risorse e la loro liquidazione saranno ridotti (il

cosiddetto N+2);

si allarga la gamma di obiettivi strategici (in totale sono

10) includendo nel prossimo ciclo anche la sicurezza alimentare

(con particolare riferimento ai rischi per la salute)

e il contrasto allo spreco alimentare, l’importanza del

sistema della conoscenza e dell’innovazione (“Akis”) e il

requisito, del tutto nuovo, della condizionalità sociale legata

alle condizioni di lavoro in agricoltura;

si introduce un nuovo modello di gestione fortemente

orientato ai risultati.

Il passaggio dalla gestione regionalizzata delle misure di sviluppo

rurale al nuovo PSP potrebbe garantire una migliore

armonizzazione tra i diversi strumenti, in particolare quelli

che riguardano le ricadute ambientali, costruendo così un’architettura

verde più efficace.

Tuttavia in un contesto istituzionale come quello italiano nel

quale l’agricoltura è materia di pertinenza regionale, l’introduzione

del PSP ha causato perplessità iniziali e lunghi processi

decisionali per arrivare a definire il ruolo delle Regioni

nell’articolazione e attuazione del Piano.

SINERGIE TRA STRUMENTI TERRITORIALI

Un altro importante aspetto delle misure di sviluppo rurale

è che molte di queste hanno, in modo diretto o indiretto,

una forte ricaduta territoriale: ad esempio sono previsti interventi

per le foreste, le piccole imprese delle aree rurali, le

infrastrutture, così come saranno attivati i Gruppi di Azione

Locale (GAL) che attueranno parte delle misure all’interno di

piani di sviluppo centrati sui bisogni dei propri territori. Nasce

quindi un’ulteriore sfida: quella dell’armonizzazione strategica

ed operativa tra il PSP e l’ampia schiera di linee di intervento

rivolte allo sviluppo locale che stanno prendendo forma grazie

al PNRR (ad esempio il rilancio della Strategia per le Aree

Interne, le Green Communities, le Comunità Energetiche e gli

Smart Villages), così come le misure dedicate ai territori previste

dal prossimo POR FESR solo per citare le principali.

IL COMPLEMENTO REGIONALE

AL PIANO NAZIONALE

In questi mesi prosegue il negoziato tra Commissione europea

e Ministero sull’approvazione formale del PSP (Piano

strategico della PAC) per l’Italia. L’Unione europea, che nel

frattempo ha varato il Green Deal, punta molto sul rafforzamento

degli strumenti ambientali, la cui applicazione dovrà

tuttavia tenere conto del delicato contesto socio-economico

per il comparto agricolo dovuto alla pandemia e al conflitto

russo-ucraino.

Per rispondere alle peculiarità del contesto italiano, il PSP

sarà integrato da complementi di programmazione regionale

che, pur non entrando probabilmente nel processo negoziale

con la Commissione europea, conterranno le scelte strategiche

e tecniche che ogni Regione vorrà adottare relativamente

alle misure di sviluppo rurale. Le Regioni manterranno, inoltre,

il ruolo di Autorità di gestione per le misure di propria

competenza. Si prospetta tuttavia la necessità di armonizzare

i sistemi di monitoraggio e pagamento in un contesto in


cui alcune Regioni dispongono di propri Organismi pagatori

mentre altre si appoggiano all’Ente Nazionale (Agea).

In questo momento, la Regione Piemonte sta intensamente

lavorando all’elaborazione di una proposta di strategia e di

interventi per costruire il proprio “Complemento regionale”

attivando al suo interno focus group tematici con il supporto

di esperti e valutatori. Compatibilmente con lo stato di avanzamento

dei lavori nazionali, si ipotizza un percorso secondo

cui, dopo il confronto con il partenariato, la proposta verrà

inviata al Ministero per le Politiche Agricole che, secondo il

nuovo modello di governance, dovrà verificarne coerenza e

omogeneità con il PSP; ottenuto questo benestare, il documento

sarà infine approvato con atto formale. L’approvazione

del Complemento regionale dovrà comunque essere successiva

al quella del PSP.

Entro la fine dell’anno o i primi mesi del 2023 sia il PSP che

i Complementi regionali dovrebbero prendere la loro forma

definitiva per partire con l’attuazione dei primi interventi,

anche se restano da chiarire numerosi meccanismi organizzativi

e operativi anche nel rapporto tra Regioni e Ministero.

IL CONTESTO E LA GUERRA

RUSSIA - UCRAINA

La fiammata inflattiva che ha preso avvio negli ultimi mesi del

2021 e le gravi ricadute della guerra tra Russia e Ucraina sui

mercati delle materie prime, hanno riacceso l’attenzione su un

aspetto della sicurezza alimentare – la food security, ovvero la

sufficiente disponibilità di cibo – che è il principio fondatore della

PAC. Se la crescita dei costi di produzione e di spesa alimentare

per le famiglie è un serio problema per i coltivatori e i cittadini

europei, nei Paesi più poveri la situazione sta assumendo toni

drammatici, anticipando quello che, soprattutto per effetto del

cambiamento climatico, potrà essere il nuovo status quo.

La situazione sta imponendo alcune misure di emergenza (ad

esempio la rimessa in coltivazione di terreni “messi a riposo”

per ragioni ambientali) ma in un’ottica non contingente

l’Unione Europea conferma la sua strategia che punta ad una

riduzione degli input chimici ed energetici (parte dei quali arrivano

proprio dalle aree in conflitto, oltre a rappresentare una

voce di costo crescente) sostenendo al tempo stesso la produttività

grazie all’innovazione tecnologica, in particolare con la digitalizzazione

e l’agricoltura di precisione. In questo modo dovrebbe

essere possibile contemperare le necessarie misure per

guidare il sistema agroalimentare lungo la transizione ecologico-climatica

senza mettere a rischio la sicurezza alimentare.

LE ULTIME MODIFICHE AL PSR ATTUALE

È stata trasmesso ufficialmente alla Commissione europea

la versione del PSR 2014-22 comprensiva delle modifiche

esaminate dal Comitato di sorveglianza nel mese di maggio

2022. La proposta di modifica riguarda l’inserimento

all’interno dell’Operazione 5.1.1 (prevenzione danni biotici)

di una nuova Azione 3 dedicata al contrasto dell’emergenza

Peste suina africana (investimenti per la biosicurezza degli

allevamenti), oltre ad alcune variazioni finanziarie di modesta

entità finalizzate sia all’apertura del bando su tale nuova

Azione (ca. 5,4 milioni di euro), sia all’ottimale gestione

degli altri bandi e iniziative in corso sulle varie misure.

In particolare: 3 milioni di euro per la Misura 10 (pagamenti

agroambientali) e 1 milione di euro sull’Operazione

1.2 (informazione agricola) per la prosecuzione del progetto

SERIA (monitoraggio dati agroclimatici a supporto degli

agricoltori). Considerata l’urgenza attuativa di tali misure,

sulla base dei regolamenti comunitari, l’Autorità di Gestione

ne ha stabilito l’applicazione condizionata nelle more

dell’approvazione ufficiale da parte della Commissione.

PAGAMENTI AGROAMBIENTALI:

I RISULTATI 2021

La Regione Piemonte ha raggiunto l’obiettivo prioritario di

pagare alle aziende agricole che operano sul territorio regionale

il 95% degli importi richiesti nel 2021 per i pagamenti

agro-climatico-ambientali (misure 10, 11, 13). In particolare,

la campagna 2021 ha visto raggiungere il traguardo del

98% degli importi richiesti, raggiunto con 6 mesi di anticipo.

In collaborazione con l’Agenzia regionale piemontese per

le erogazioni in agricoltura (Arpea) sono state predisposte

liquidazioni per 25,7 milioni di euro; all’importo citato

vanno aggiunti 57 milioni di euro liquidati a titolo di

anticipo nel mese di novembre 2021.

Se la performance non fosse stata raggiunta, sarebbe

scattato il “disimpegno”, cioè la restituzione all’Unione

europea di una quota di risorse concesse, se non spese

entro i termini stabiliti. Infatti ai sensi dell’art. 75 del regolamento

(UE) n. 1306/2013 a partire dalla campagna

2019 del PSR è diventato obbligatorio pagare il 95% delle

misure a superficie entro il 30 giugno dell’anno successivo

e il 98% entro il 31 dicembre dell’anno successivo.

3

Tab. 1 – Situazione complessiva con un dettaglio per le singole Misure e le domande istruite e concluse alla data del

21/06/2022

Misura

Domande

presentate

Importo richiesto

(€)

Domande

istruite

Importo liquidato

(€)

% domande

liquidate

% importo

liquidato

10 8.150 55.231.307,93 7.887 54.210.467,50 96,77 98,12

11 1.491 11.605.112,00 1.415 11.467.534,00 94,90 98,74

13 6.019 16.710.155,58 5.834 16.532.973,98 96,93 98,91

Totale 15.660 83.546.575,51 15.136 82.210.975,48 96,65 98,40


Agricoltura > 102

IL PSR SOSTIENE LA

QUALITÀ DELL’ARIA

4

> A cura di: Monica Bassanino, Miria Carofano

Settore Produzioni agrarie e zootecniche,

Regione Piemonte

Il comparto agricolo piemontese perde in atmosfera 32.000

tonnellate l’anno di ammoniaca: circa l’80% si perde lungo la

filiera di gestione dei reflui zootecnici e dei digestati, sia in

stalla che durante lo stoccaggio e la distribuzione in campo a

fini fertilizzanti, il restante 20% si perde con la concimazione

minerale, soprattutto quando si utilizza l’urea.

L’ammoniaca è uno dei precursori del particolato fine (PM 10

e PM 2,5), per il quale l’Italia è stata recentemente condannata

dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ed è una forma

di azoto prontamente disponibile per le colture: perderla

quindi non solo genera un impatto negativo sull’ambiente,

ma è soprattutto uno spreco economico, particolarmente

grave in un periodo nel quale i concimi di sintesi spuntano

prezzi molto alti e il margine economico per le aziende agricole

si riduce sempre più.

LE SOLUZIONI GESTIONALI ESISTONO GIÀ

Adottare le corrette soluzioni gestionali e strutturali permette

un efficace ed immediato contenimento delle perdite ammoniacali,

ed esiste già un ampio ventaglio di possibilità tra

cui scegliere quelle più adatte a ciascun contesto aziendale.

All’interno dei ricoveri zootecnici va ridotto il tempo di permanenza

delle deiezioni a terra (es. con pulizie più frequenti

o nuovi sistemi di pulizia) e va evitata la diluizione del refluo

(es. modificando i lavaggi, deviando le acque piovane, gestendo

separatamente le acque della sala di mungitura, ecc).

Nello stoccaggio dei reflui e dei digestati si può intervenire

coprendo le vasche con strutture fisse (efficaci anche per deviare

le acque di pioggia), con materiali flottanti (es. elementi

di materiale plastico, teli galleggianti, argilla espansa, ecc.) o

con strutture per il recupero del biogas: l’abbattimento delle

emissioni va dal 60 al 100%, in funzione della tecnica adottata.

Nello spandimento in campo dei reflui e dei digestati,

sono efficaci tutti i sistemi di distribuzione che non polverizzano

il getto: va definitivamente abbandonato l’uso del piatto

deviatore a favore della distribuzione localizzata in bande rasoterra

(40-60 % di riduzione delle perdite) o meglio ancora

con l’interramento immediato del refluo (fino al 97 % di riduzione,

in funzione della tecnica adottata). Un’altra efficace

tecnica di abbattimento delle emissioni ammoniacali, ancora

poco diffusa in Italia, è l’acidificazione dei reflui (durante lo

stoccaggio o la distribuzione), che agisce modificandone il

pH. Nel caso di concimazioni minerali di sintesi, va privilegiato

l’uso di concimi che non contengono urea, e non vanno

lasciati i granuli in superficie (es. interrando immediatamente,

intervenendo alla semina con apporti localizzati o, in copertura,

abbinando l’adacquata alla concimazione).

IL SUPPORTO DEL PSR 2014-2022

Il Programma di sviluppo rurale 2014-2022 ha destinato al

miglioramento della qualità dell’aria oltre 65 milioni di euro

tramite due operazioni:

l’Op. 4.1.3 “Investimenti nella riduzione delle emissioni in

atmosfera” sostiene la modernizzazione delle stalle, delle

strutture di stoccaggio degli effluenti zootecnici e delle attrezzature

agricole per lo spandimento. Ad oggi sono già

stati stanziati 22 M € (di cui 8 da fondi integrativi nazionali

e regionali) su 6 bandi annuali; a fronte di circa 1100

richieste di sostegno da parte delle aziende, sono già stati

liquidati 10,5 M € di contributi a 640 beneficiari. Ulteriori

fondi sono disponibili per l’ultimo bando previsto per

questa programmazione, che aprirà presumibilmente a

settembre.

l’Op. 10.1.5 “Tecniche per la riduzione delle emissioni in

atmosfera” eroga un premio a superficie per l’attuazione

di fertilizzazioni organiche con interramento immediato

o, solo sui prati, con distribuzione rasoterra in bande. Nel

quinquennio 2014-20 sono stati erogati 14,5 M€ a fronte

di impegni agro-ambientali attuati su circa 10.000 ettari;

nel triennio 2021-23 è stato attivato un ulteriore bando da

22 M €, a valere su circa 24.000 ettari. Questa programmazione

non prevede ulteriori bandi.

GLI INVESTIMENTI REALIZZATI

COL SOSTEGNO DELL’OP. 4.1.3

In Tab. 1 il quadro degli investimenti realizzati con il sostegno

del PSR Op. 4.1.3. Quasi un beneficiario su 3 ha partecipato

a più bandi, potendo così attuare gli investimenti in un

arco di tempo più lungo e affinando via via le proprie scelte

imprenditoriali.

La tipologia di investimento più frequente è stata l’acquisto

di macchine a bassa emissione ammoniacale per la distribuzione

in campo di reflui e digestati: interratori, distributori

rasoterra in bande e distributori sottocotico per i prati, anche

attrezzati con sistemi ombelicali.

Tali macchine permettono tra l’altro lo spandimento anche

quando, nel periodo di operatività del Semaforo per la qualità

dell’aria (15/9-15/4) può essere imposto per motivi ambientali

uno stop temporaneo all’uso dei mezzi tradizionali.

In quest’ambito, le aziende hanno realizzato investimenti

per oltre 24 milioni di euro di spesa, rispetto ai quali è stato

concesso un contributo di circa 7,8 milioni di euro (il 64%


Tab. 1 – Tipologie di intervento finanziate tramite i bandi dell’Op. 4.1.3 (situazione al 1/6/2022)

Interventi

n

Importo intervento

Contributo

concesso

%

Acquisto macchine 579 24.273.521 7.780.303 64

Acquisto attrezzature 265 6.943.124 1.574.363 13

Copertura stoccaggi esistenti 225 5.586.186 1.535.026 13

Realizzazione stoccaggi aggiuntivi 68 4.115.422 935.622 8

Interventi in stalla 45 2.010.944 342.997 3

1.182 42.929.197 12.168.311

del budget complessivamente erogato tramite l’Op. 4.1.3).

Seguono, a parità di contributo concesso (circa 1,5 milioni

di euro ciascuno), l’acquisto di attrezzature (es. per la movimentazione

del refluo, la separazione solido/liquido, lo

stoccaggio temporaneo, ecc) e la realizzazione di coperture

sugli stoccaggi esistenti; per tali tipologie di investimento

le aziende hanno realizzato una spesa di oltre 12 milioni di

euro. Nello specifico delle coperture, esse sono pressochè

equamente ripartite tra strutture fisse a tendone e acquisto

di materiali flottanti (teli galleggianti, piastrelle, palline,

ecc); le prime totalizzano oltre il 65% del contributo concesso,

perchè si tratta di interventi più costosi, che però permettono

di deviare l’acqua di pioggia.

La realizzazione di stoccaggi aggiuntivi oltre il minimo previsto

dalla normativa Nitrati, intervento che migliora notevolmente

la qualità e l’efficienza della gestione aziendale del

refluo, è purtroppo poco frequente: solo 68 interventi realizzati

per circa 4,1 milioni di euro di spesa, su cui sono stati

concessi 0,9 milioni di contributo.

Infine, l’Op. 4.1.3 sostiene anche la realizzazione di interventi

in stalla per ridurre la diluizione del refluo (es. risparmio

idrico, copertura paddock, attrezzature e strutture per

la pulizia frequente, stoccaggi temporanei per l’acqua piovana

ad uso zootecnico, attrezzature informatiche, ecc): sono

stati realizzati sinora 45 interventi per circa 2 milioni di

euro di spesa, su cui è stato concesso un contributo di 0,3

milioni di euro. Nel tempo, l’interesse delle aziende è mutato

(Fig.1): se inizialmente le macchine per la fertilizzazione

a bassa emissione erano l’investimento principale, con gli

anni è giustamente maturato l’interesse verso un miglioramento

gestionale dell’intera filiera del refluo: non solo macchine

da pieno campo, quindi, ma anche altre attrezzature

per la movimentazione e la gestione in azienda, interventi in

stalla per ridurre la diluizione dei reflui, ampliamento della

cubatura di stoccaggio disponibile (anche tramite il ricorso

a stoccaggi semplificati in materiale plastico e strutture

temporanee mobili). La copertura delle vasche di stoccaggio

è andata crescendo grazie alla presenza di punteggi di priorità

specifici, ma anche grazie all’accresciuta consapevolezza

che coprire riduce anche gli odori, e che le strutture fisse

siano estremamente utili a deviare le acque di pioggia (negli

ultimi anni spesso concentrate in pochi eventi intensi nel

periodo previsto per le concimazioni) riducendo così la diluizione

del refluo e il relativo costo di distribuzione in campo.

I bandi dell’Op. 4.1.3, gestiti annualmente, hanno assegnato

contributi per mediamente l’85% del budget disponibile, con

un tasso di rinuncia basso (meno del 5%) e una percentuale

di domande non ammesse a finanziamento o revocate di circa

il 9%, inferiore pertanto alla media della M 4.

Il periodo intercorrente tra l’ammissione a finanziamento (iter

che si conclude entro 150 giorni dalla chiusura del bando) e la

liquidazione del contributo è stato mediamente di 500 giorni,

tenuto conto che l’impresa ha un anno di tempo (18 mesi in

montagna) per realizzare l’intervento, eventualmente prorogabile

di ulteriori 6 mesi, e chiedere il saldo, e che i tempi di consegna

delle macchine di pieno campo si attestano intorno ai 7-8

mesi dall’ordine (valore in aumento sensibile nel 2022 anche a

causa dei problemi di approvigionamento delle materie prime).

A SETTEMBRE L’ULTIMO BANDO

DELL’OP. 4.1.3

Macchine distrib. bassa emiss.

Copertura vasche

Nuovi stoccaggi

Riduzione volume reflui

Altre attrezzature

2016 2017 2018 2019 2020 2021

Fig. 1 – Variazione nella scelta degli interventi oggetto di

sostegno. Numero indice che tiene conto del contributo

ammesso a finanziamento su ciascun bando annuale

Per l’Op. 4.1.3 sono ancora disponibili oltre 6 milioni di euro,

più alcune economie generate dai bandi precedenti. Viste le

scadenze previste dalla programmazione europea per l’utilizzo

dei fondi, il bando verrà aperto in anticipo rispetto alla

consueta tempistica autunnale, così da disporre della graduatoria

entro la fine dell’anno.

5


Agricoltura > 102

INCONTRI DI FILIERA

Un confronto sugli scenari futuri

di apicoltura e latte

La Regione Piemonte ha realizzato

due incontri di filiera, a partire dai

comparti dell’apicoltura e del lattiero-caseario,

per creare occasioni di

confronto con tutti i rappresentanti

produttivi, della trasformazione,

esperti e professionisti dei diversi

settori, e rispondendo a un’esigenza

espressa dalle stesse filiere. Ci

troviamo in un momento strategico

sia dal punto di vista della programmazione

dei fondi UE, con la

sovrapposizione tra la conclusione

del ciclo di programmazione 2014-

2022 e l’avvio della nuova PAC, oltre

ad altri strumenti attivabili nell’ambito

del PNRR. Inoltre lo scenario

internazionale, a seguito delle conseguenze

della pandemia da Covid

19 e delle criticità legate alla guerra

in Ucraina, all’aumento dei prezzi, al

reperimento delle materie prime, e

non ultimo alle criticità climatiche,

impone approfondite riflessioni sugli

orientamenti da seguire, seppur nella

difficoltà di interpretare un contesto

ancora in costante cambiamento.

Si sono svolte due giornate, il 20

maggio a Stupinigi e il 1 luglio ad

Alessandria, rispettivamente sulla

filiera apistica e su quella lattierocasearia,

con la presentazione di

relazioni introduttive specifiche di

esperti, interventi delle principali

figure istituzionali e di tutti i rappresentanti

delle filiere.

6

L’Assessore Marco Protopapa apre i lavori dell’incontro della filiera apistica il 20 maggio presso la palazzina di caccia

di Stupinigi (TO)


Il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli interviene in videoconferenza all’incontro

della filiera lattiero casearia il 1 luglio presso il Centro congressi di Alessandria

7

APICOLTURA:

IL PIEMONTE REGIONE

DI RIFERIMENTO

Venerdì 20 maggio 2022, presso la

Palazzina di Caccia di Stupinigi, in

occasione della giornata mondiale

delle api, si è tenuto il primo incontro

sulle prospettive di sviluppo del

comparto.

Erano presenti il Sottosegretario alle

Politiche agricole alimentari e forestali

Gian Marco Centinaio, l’Assessore

regionale all’Agricoltura Marco

Protopapa, le associazioni apistiche e

alcuni tra gli esponenti dell’Università

degli Studi di Torino e del settore

apistico. Sono stati delineati i punti di

forza e di debolezza della filiera, con la

finalità di definire misure idonee per

affrontare le reali esigenze del comparto

apistico regionale e nazionale.

L’esito della giornata ha determinato

un confronto proficuo, che ha

investito il Piemonte come regione

di riferimento nazionale per lo sviluppo

dell’apicoltura e della protezione

della biodiversità: il Ministero

delle Politiche agricole, alimentari e

forestali, infatti, intende diffondere

l’esempio piemontese, con le sue

virtuose pratiche e i suoi progetti

sperimentali, in tutto il territorio

italiano.

“In questi mesi le istituzioni stanno

lavorando alla futura programmazione

delle politiche agricole e si

presentano interessanti prospettive

di sostegno al comparto – sottolinea

l’assessore all’Agricoltura e cibo

della Regione Piemonte, Marco Protopapa

– Oltre ai fondi Ocm miele,

si auspica anche attivando lo sviluppo

rurale ed i pagamenti diretti.

In termini di prodotti di qualità, tutela

ambientale e della biodiversità,

l’apicoltura italiana entra a pieno

titolo tra i comparti che assumono

più valore nel perseguire gli obiettivi

strategici individuati dalla politica

agricola comunitaria e siamo orgogliosi

che la nostra Regione possa

rappresentare un esempio a livello

nazionale.”

LATTIERO-CASEARIO:

UN SETTORE STRATEGICO

Il Piemonte è la quarta regione italiana

per produzione di latte bovino,

con oltre 1 milione di tonnellate

di prodotto latte, pari al 9% di

quello nazionale. Il settore lattiero

caseario ricopre dunque un ruolo

rilevante nell’economia agricola

piemontese e nazionale, e in questi

anni sta attraversando criticità importanti:

dalla crisi del prezzo del

latte alla stalla si è passati all’attuale

crisi dovuta ai costi di produzione

per l’aumento dei prezzi energetici


Agricoltura > 102

La visita istituzionale presso la Centrale del latte di Alessandria

8

TRA I TEMI

AFFRONTATI LA NUOVA

PAC, GLI STRUMENTI

DEL PNRR,

LE CRITICITÀ

CLIMATICHE,

LO SCENARIO

INTERNAZIONALE TRA

PANDEMIA, GUERRA,

CRISI DEI PREZZI E

MATERIE PRIME

e dei mangimi zootecnici. Nonostante

il prodotto pagato alla stalla

abbia avuto un leggero incremento,

non basta ancora a coprire le spese

di produzione aggravate oggi dagli

aumenti di materie prime ed energie;

inoltre il prezzo del latte e dei

prodotti caseari è cresciuto sugli

scaffali di vendita ma gran parte

dell’aumento è stato assorbito dalla

GDO che a sua volta deve affrontare

i rincari energetici. Tuttavia un segnale

incoraggiante è l’incremento

dell’export di formaggi DOP.

“L’incontro di Alessandria dedicato

al tema latte è stato fortemente

voluto dalla Regione Piemonte, -

afferma l’assessore all’Agricoltura

e cibo della Regione Piemonte,

Marco Protopapa – in risposta alle

necessità espresse dalla filiera.

Gli allevatori e le aziende chiedono

linearità sul futuro del comparto e

questa può nascere quando tutti i

soggetti sono intorno ad un tavolo.

Il confronto interregionale insieme

ai dati presentati dai vari istituti di

ricerca rappresentano la base per

impostare la progettazione del futuro

sviluppo della filiera”.

All’incontro, organizzato al Centro

Congressi di Alessandria, sono intervenuti

il Ministro delle Politiche agricole,

alimentari e forestali Stefano

Patuanelli in videocollegamento; e i

rappresentanti delle altre principali

regioni produttrici del Nord Italia

(l’assessore alle risorse agricole del

Friuli Venezia Giulia Stefano Zannier,

l’assessore all’Agricoltura della Valle

d’Aosta Davide Sapinet, il Direttore

generale vicario dell’Agricoltura

della Regione Lombardia, Andrea

Massari), i rappresentanti delle associazioni

dei produttori, dell’industria

di trasformazione e della grande distribuzione,

Ismea, Clal (società di

consulenza specializzata nel settore),

Istituto zooprofilattico, le organizzazioni

professionali agricole.

Nel pomeriggio, si è svolta la visita

istituzionale presso la Centrale del

latte di Alessandria, dove il direttore

Pietro Cerlesi ha illustrato il sistema

produttivo e distributivo e le ultime

innovazioni in termini di macchinari

e organizzazione del lavoro


IL LATTE E I FORMAGGI IN PIEMONTE

> A cura di: Emanuele Parzanese, Paola Rasetto

Direzione Agricoltura e cibo, Regione Piemonte

Il Piemonte è la 4° regione per produzione di latte bovino. Insieme al

46% della produzione della Lombardia, al 16% dell’Emilia Romagna,

al 9% del Veneto, le quattro regioni rappresentano l’80% di prodotto

latte bovino italiano.

La produzione di latte per la campagna 2020-2021 è di oltre 1 milione

di tonnellate (+ 3,65% rispetto alla campagna precedente), di cui

10.000 tonnellate di latte biologico (5% del latte biologico nazionale).

Il mercato del latte piemontese sta vivendo una fase positiva per

quanto riguarda le produzioni, ma i costi di produzione/energetici

pesano sul futuro delle stalle, costringendo gli allevatori a rivedere

le politiche di investimento.

L’incremento della produzione di formaggi di qualità è trainata dalle

richieste di prodotti lattiero-caseari a livello mondiale.

Il latte piemontese è un latte di qualità: 4% di media materia grassa

e 3,40% di tenore medio di proteine.

Per circa il 30% è destinato alla produzione di Gorgonzola, per il 2%

di Grana Padano, per il 65% latte alimentare, SMP (latte in polvere

parzialmente scremato) e altri formaggi.

Il Gorgonzola (3,7 milioni di forme prodotte in Piemonte nel 2021, in

crescita) è al quinto posto delle DOP italiane per valore economico.

Per le due DOP principali (Gorgonzola e Grana Padano) il mercato

2022 dà segnali incoraggianti, grazie alla riapertura dei canali della

ristorazione post-pandemia e all’andamento positivo dell’export.

II NUMERI

1.500 gli allevamenti in Piemonte con orientamento produttivo

da latte bovino su 23.000 allevamenti nazionali, progressivamente

ridotti in 10 anni (confronto 2012-2022).

233.000 capi bovini (7,5% capi nazionale), 600 allevamenti con

orientamento misto e 12 allevamenti latte biologico.

320 allevamenti di ovicaprini con orientamento produttivo da latte

(10.000 ovini e 20.000 caprini).

Cuneo è la prima provincia per allevamenti: 700 allevamenti per

57 mila capi, a seguire la provincia di Torino.

LA QUALITÀ

Formaggi PIEMONTE DOP Regionali sono 7:

Bra DOP

Castelmagno DOP

Murazzano DOP

Ossolano DOP

Raschera DOP

Robiola di Roccaverano DOP

Toma piemontese DOP

Formaggi DOP Interregionali 3:

Gorgonzola DOP

Grana padano DOP

Taleggio DOP

51 PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali)

9


Agricoltura > 102

IL SETTORE APISTICO PIEMONTESE

10

> A cura di: Gianfranco Termini, Martina Moratto,

Giulia Barucco

Direzione Agricoltura e cibo, Regione Piemonte

L’allevamento di api ha origini antichissime e la sua pratica viene

portata avanti ancora oggi da moltissime aziende agricole specializzate,

di cui la maggior parte di piccole dimensioni e condotte da

agricoltori part-time, che operano unitamente alla presenza di grandi

aziende con un numero elevato di arnie e con rilevanti produzioni

di miele. Si tratta prevalentemente di operatori che producono

per autoconsumo (66,1%), mentre i professionisti rappresentano il

33,9% del totale. Il 54% degli apiari piemontesi risulta essere di

tipo stanziale, mentre quasi il 45% degli apiari piemontesi vengono

spostati per seguire determinate fioriture.

La BDA (Banca Dati Apistica nazionale) sulla base del censimento

obbligatorio a cadenza annuale (ultima rilevazione al 31/12/2021)

annovera in Piemonte 6.821 aziende (più del 10% del totale nazionale),

mentre il numero degli alveari piemontesi è pari a 195.191 (oltre

il 14% del totale nazionale). Si evidenzia, inoltre, l’importanza del

settore apistico piemontese a scala nazionale: nel 2021 il Piemonte

si conferma infatti al primo posto tra le regioni italiane per numero

di apiari censiti (25.665, pari a circa il 16% del totale nazionale).

La distribuzione sul territorio regionale vede il 55% circa degli apiari

concentrati tra le province di Cuneo (28,5%) e Torino (26,3%).

Purtuttavia, il settore apistico piemontese è caratterizzato da notevoli

difficoltà. Oltre alle tradizionali malattie che colpiscono l’apicoltura

causate principalmente da virus, funghi, batteri e coleotteri,

negli ultimi decenni è apparso un acaro, “Varroa destructor”, che ha

messo a dura prova la sopravvivenza degli allevamenti, diventando

il principale responsabile della mortalità delle famiglie di api. Si ritiene

che un efficace contenimento possa avvenire solo a seguito di

un’adeguata strategia di lotta attraverso i trattamenti, anche grazie

alla grande professionalità degli apicoltori e tecnici.

Un altro grande pericolo che negli ultimi anni incombe sugli alveari

è il calabrone asiatico che, nonostante il nome accattivante “Vespa

velutina”, è un calabrone di oltre 3 cm di lunghezza, in grado di sterminare

intere famiglie di api.

LA MORIA DELLE API

Tuttavia, il fattore più preoccupante che minaccia la produttività delle

api e la sopravvivenza della specie stessa è rappresentato dalla cosiddetta

“moria delle api”, che provoca un progressivo indebolimento

delle colonie, con la conseguente diminuzione della produzione

e che, nei casi più gravi, porta addirittura alla morte delle famiglie.

Attualmente le cause di questo fenomeno non sono del tutto note,

ma possono essere riconducibili a differenti fattori. Le api, infatti,

sono suscettibili ai prodotti fitosanitari presenti nell’ambiente e il

largo uso che si fa di queste sostanze nell’ambito dell’agricoltura

intensiva non giova al loro benessere: in particolare, determinate so-


stanze intaccano il loro sistema nervoso, disorientandole a tal punto

da non essere più in grado di tornare nel proprio alveare. Inoltre, i

fattori ambientali influenzati anche dai cambiamenti climatici, determinano

lo squilibrio degli habitat naturali e l’impoverimento di quelli

esistenti e ciò impatta negativamente sulla loro sopravvivenza. La

siccità che caratterizza alcuni periodi dell’anno, i picchi di calore durante

il periodo estivo o anche in quello invernale, associati a freddi

repentini o a lunghi periodi di piogge primaverili, impediscono alle

piante di fornire il giusto quantitativo di nettare e polline alle api.

QUALI RIMEDI E AZIONI

Per fronteggiare la moria delle api, di cui si stanno ancora indagando

le cause per trovare efficaci rimedi, la Regione Piemonte, in collaborazione

con il “Centro Apistico Regionale” istituito presso l’Istituto

Zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta

(IZSPLV), nel 2019 ha emanato apposite linee guida per “l’analisi di

campioni apistici, vegetali, acque e terreno in caso di moria di api”,

con lo scopo di rendere il monitoraggio sistematico e diffuso e di

acquisire dati scientifici omogenei, al fine di ricercare le cause primarie

del problema. Inoltre, attraverso il “Programma Apistico Regionale

2019-2022”, finanziato dal Regolamento UE n. 1308/2013,

il settore apistico piemontese viene notevolmente supportato. Tale

programma prevede un’eterogenea serie di azioni aventi lo scopo

di sostenere tutte le aziende, dando priorità a quelle aggregate in

forma associata, che in Piemonte conta tre soggetti operanti (due

associazioni di produttori ed una cooperativa).

L’azione più rilevante del programma consiste nell’assistenza tecnica

alle aziende, con una dotazione di 697.878,00 euro, che rappresenta

circa il 59% del totale, pari a circa 1.300.000,00 euro delle

risorse disponibili.

Oltre al bando relativo all’assistenza tecnica, la Regione ha emanato

ulteriori bandi per la concessione di contributi, aventi lo scopo di

aiutare gli apicoltori a superare le difficoltà presenti nel comparto

produttivo. Tali bandi si articolano su due linee principali:

1) Servizi di Sviluppo nel settore apistico: contributi relativi ai finanziamenti

per interventi di tipo immateriale (corsi di formazione,

azioni di comunicazione, assistenza tecnica alle aziende, indagini

sul campo, acquisto presidi sanitari).

2) Contributi per investimenti nel settore apistico: contributi pari a

300.000,00 euro volti al finanziamento di attrezzature. I beneficiari

sono le singole aziende agricole (con un minimo di 52 alveari) selezionate

sulla base di una graduatoria formulata con punteggi di

priorità che privilegiano le caratteristiche delle stesse.

In entrambe le linee di intervento (associazioni dei produttori e singole

aziende agricole che allevano api) i contributi vengono erogati

a fondo perduto.

Ad integrazione del Programma regionale apistico triennale, ai sensi

della legge regionale n. 20/1998, ogni anno la Regione attiva il

bando relativo all’erogazione di contributi per il mantenimento del

servizio di assistenza tecnica apistica e per la realizzazione di corsi

di formazione per gli apicoltori con un importo totale annuale di

150.000,00 euro.

IL REGOLAMENTO N.10

A dimostrazione dell’attenzione rivolta al settore apistico, la Direzione

Agricoltura e cibo, Settore Produzioni Agrarie e Zootecniche,

in accordo con il Settore Prevenzione e veterinaria della Direzione

regionale Sanità e Welfare, ha predisposto il regolamento regionale

3 agosto 2021, n.10 recante: “Attuazione dell’articolo 24, comma 6

della legge regionale 22 gennaio 2019, n. 1 (riordino delle norme

in materia di agricoltura e di sviluppo rurale). Ruolo multifunzionale

dell’apicoltura.”, avente le finalità descritte all’articolo 2, tra le quali

quella di pervenire ad un adeguato sfruttamento delle risorse nettarifere,

incentivare la conduzione zootecnica delle api e prevenire l’insorgere

di controversie tra gli apicoltori stanziali o nomadi che si trovano

a produrre in uno stesso territorio; esso inoltre delinea i compiti

del Centro apistico regionale (CARe), istituito presso l’IZSPLV.

Il regolamento è stato sottoposto all’attenzione di tutte le rappresentanze

del mondo apistico piemontese, ed è stato redatto

tenendo conto di quanto stabilito dalla legge 24 dicembre 2004,

n. 313 “Disciplina dell’apicoltura”. Ai sensi dell’articolo 97 (Vigilanza

e sanzioni in materia di apicoltura) della legge regionale 22

gennaio 2019, n. 1 (), le funzioni di vigilanza sull’osservanza delle

norme e degli obblighi in materia di apicoltura spettano alla Regione,

alla Città metropolitana di Torino, ai comuni ed ai servizi

veterinari delle ASL.

11


Agricoltura > 102

IL CONFLITTO

RUSSO-UCRAINO

Quali ricadute sul settore

agroalimentare piemontese

12

> A cura di Stefano Cavaletto,

IRES Piemonte

Le crescenti tensioni internazionali

ed il successivo scoppio del conflitto

che ha coinvolto Russia ed Ucraina,

stanno avendo un forte impatto su

tutta l’economia regionale, con ripercussioni

anche sul sistema agroalimentare

italiano e piemontese.

Le criticità maggiori riguardano da

un lato una forte instabilità dei mer-

cati delle materie prime ed il relativo

aumento dei costi di produzione

e dall’altro la chiusura di alcuni importanti

canali commerciali, sia in

ingresso che in uscita.

Durante tutto il 2021, la ripresa

della domanda mondiale all’indomani

del periodo più critico della

pandemia di Covid-19, ha spinto

verso l’alto i prezzi delle principali

materie prime, soprattutto il gas

naturale ed il petrolio. Questa dinamica,

nel nostro paese, ha avuto

un impatto più intenso rispetto alla

media europea a causa dell’alta dipendenza

dall’import extra UE di

tali prodotti. La situazione si è poi

aggravata con lo scoppio del conflitto

in Ucraina e le successive sanzioni

internazionali nei confronti

della Russia, dato che quest’ultima

rappresenta per l’Italia il principale

fornitore di gas (circa il 42% del fabbisogno

nazionale).

Per il settore agroalimentare piemontese

la situazione più critica è

certamente quella legata all’aumento

dei prezzi della maggior parte dei


Figura 1 – Prezzo internazionale medio di petrolio e gas naturale. Indice con base 2020=100

300,00

Gas

Naturale

200,00

100,00

Petrolio

0,00

gen-20

feb-20

mar-20

apr-20

mag-20

giu-20

lug-20

ago-20

set-20

ott-20

nov-20

dic-20

gen-21

feb-21

mar-21

apr-21

mag-21

giu-21

lug-21

ago-21

set-21

ott-21

nov-21

dic-21

gen-22

feb-22

mar-22

apr-22

fonte: Indexmundi, NYMEX

fattori produttivi. Nel 2021, il prezzo

internazionale del petrolio è risultato

in crescita del 67% rispetto all’anno

precedente, mentre per il gas

naturale si è arrivati addirittura ad

aumenti oltre il 300%. Questo ha significato

un rincaro contemporaneo

di molti prodotti che hanno tra le

proprie componenti queste materie

prime come, ad esempio, i fertilizzanti

e i concimi. Nel mese di marzo

2022, dopo lo scoppio del conflitto,

la situazione è ulteriormente peggiorata

e gli aumenti annui in valore,

nel primo trimestre, ammontavano

ad oltre il 60% per l’energia

elettrica e i carburanti e al 40%

circa per i fertilizzanti e i concimi.

Di conseguenza, il costo produttivo

medio del settore agroalimentare è

aumentato del 22,7% con punte del

33% per il comparto cerealicolo e

del 28% per l’orticolo (fonte Ismea).

Sul fronte della redditività la situazione

più critica riguarda le aziende

con un alto fabbisogno energetico

e con maggiori vincoli nell’adeguare

i prezzi di vendita. È il caso, ad

esempio, delle aziende inserite in

filiere di tipo verticale molto rigide i

cui prezzi sono imposti dalle fasi più

a valle (industria e distribuzione).

Uno studio realizzato dall’Ismea ha

messo in evidenza che per le colture

vegetali i costi degli input produttivi

sono mediamente aumentati del

5,7% nel 2021, salendo oltre il 16%

nel primo trimestre 2022 mentre

per i settori zootecnici gli aumenti

sono stati rispettivamente del 6,1%

e del 20,4%. Scendendo più nel dettaglio,

tra i settori più colpiti sono

stati individuati alcuni seminativi

(colture industriali e cerealicole)

insieme agli allevamenti di polli da

carne, di galline ovaiole e di suini.

L’aumento generalizzato dei costi

produttivi ha spinto verso l’alto i

prezzi all’origine di molti prodotti

agricoli con ricadute a catena su

prezzi all’ingrosso e al consumo.

Questi ultimi, nella rilevazione

Istat di aprile 2022, sono cresciuti

del 6,4% su base annua con un’impennata

proprio negli ultimi mesi.

Si tratta di aumenti non comparabili

con i tassi registrati nei settori dei

prodotti energetici e dei trasporti

ma che andranno comunque ad incidere

in misura notevole sulle scelte

di consumo delle famiglie, dopo i

cambiamenti messi in atto nel periodo

pandemico.

Il blocco delle importazioni dall’area

del conflitto ha coinvolto soprattutto

la filiera cerealicola a causa dell’importante

ruolo delle forniture provenienti

da Ucraina e Russia. Secondo

i dati Istat, infatti, questi due paesi

rappresentano nell’insieme il 29%

delle esportazioni mondiali di grano

tenero; a questo dato si aggiunga il

fatto che il blocco navale dei porti del

Mar Nero interessati dal conflitto impedisce

il transito anche delle merci

provenienti da altri paesi. Quindi,

il mercato del grano tenero è quello

maggiormente condizionato dalla

guerra in corso ma tale criticità si

riflette solo parzialmente sulle aziende

trasformatrici italiane, dato che il

nostro Paese, pur avendo un livello di

autosufficienza solo del 30%, importa

questo prodotto principalmente

dal mercato interno comunitario (su

tutti Ungheria e Francia che nel 2019

totalizzavano il 40% degli acquisti).

IL CONFLITTO INCIDERÀ

PESANTEMENTE

SULL’EXPORT

VERSO LA RUSSIA,

QUINTO PARTNER

COMMERCIALE

DELL’UNIONE EUROPEA,

IL TERZO DELL’ITALIA

13


Agricoltura > 102

Figura 2 – Prezzo internazionale medio di mais e soia. Indice con base 2020=100

300,00

Mais

200,00

100,00

Soia

0,00

Jan-20

Mar-20

May-20

Jul-20

Sep-20

Nov-20

Jan-21

Mar-21

May-21

Jul-21

Sep-21

Nov-21

Jan-22

Mar-22

fonte: Indexmundi.com, NYMEX

14

Tra i paesi nostri fornitori di grano,

infatti, l’Ucraina si trova soltanto al

sesto posto con il 5% circa.

Anche per il frumento duro, destinato

all’industria della pasta, il principale

fornitore extra UE è il Canada

mentre Russia e Ucraina occupano

un ruolo marginale (circa 1%). Più

critica, invece, la condizione del

mercato del mais in cui l’Ucraina,

nell’ultimo decennio, aveva acquisito

un ruolo sempre più rilevante a

livello globale arrivando a commercializzare

il 15% degli scambi totali

e con un’incidenza ancora maggiore

se si restringe il campo all’industria

mangimistica (per l’Italia il 24%

dell’import nazionale in questo mercato).

Il prezzo medio all’origine del

mais, rilevato da Ismea, è salito in

un solo mese dai 277 euro/t di febbraio

ai 374 euro/t di marzo 2022.

Sul fronte dell’export le difficoltà

legate alla chiusura di alcuni canali

commerciali hanno colpito in modo

selettivo. I dati relativi al settore

agroalimentare nel suo insieme mostrano

una buona ripresa nel 2021

dopo una relativa stabilità nel 2020.

In questo caso il periodo pandemico

aveva causato un arresto delle

esportazioni soltanto nei primissimi

mesi ma già nel corso del 2020 la

situazione era tornata alla normalità.

Nel 2021, invece, la dinamica

è stata positiva con un aumento del

15,8% rispetto all’annata precedente.

In questo ambito il drastico calo

che si è registrato ad inizio 2022 nei

due paesi in guerra, ha riguardato,

in particolare, specifiche produzioni

storicamente destinate a quell’area.

Analizzando i dati Istat sulle esportazioni

nelle annate precedenti, si

può notare come sia soprattutto il

settore delle bevande quello ad essere

maggiormente coinvolto.

EFFETTO DOMINO

SULLA FILIERA

AGRO-ALIMENTARE

A CAUSA

DELL’INTERRUZIONE

DELLA PRODUZIONE E

DELL’ESPORTAZIONE

DI PRODOTTI AGRICOLI

TRA CUI GRANO E MAIS


Le aziende piemontesi del settore,

nel 2019, totalizzavano vendite per

circa 70 mln di euro in Russia e 37

mln di euro in Ucraina. La somma

dei due paesi raggiunge il 3% sul

totale della categoria “bevande”.

Anche se apparentemente questa cifra

può sembrare poco rilevante, si

tratta in realtà di un insieme di produzioni

molto vasta e diversificata

in cui, per la nostra regione, la gran

parte è rappresentata dalle produzioni

vitivinicole. In questo caso le

maggiori preoccupazioni riguardano

il mercato dell’Asti Spumante per

il quale la quota di mercato destinata

a quell’area supera il 25%.

Allargando lo sguardo sull’impatto

generale della crisi, si riaccende

l’attenzione su un aspetto della sicurezza

alimentare – la food security,

ovvero la sufficiente disponibilità di

cibo – che nell’Unione Europea costituisce

il principio fondatore della

politica agricola comune, di cui è in

corso la definizione dei programmi

per il periodo 2023-27. La situazione

sta imponendo alcune misure di

emergenza (ad esempio la rimessa in

coltivazione di terreni “messi a riposo”

per ragioni ambientali) ma l’UE

ha ribadito la sua strategia di lungo

periodo che punta ad una riduzione

degli input chimici ed energetici affiancata

dall’innovazione tecnologica

per sostenere la produttività pur

favorendo una maggiore sostenibilità

ambientale. Il costo delle materie

prime alimentari rappresenta inoltre

un vero dramma per i Paesi più

poveri anticipando i possibili effetti

che il cambiamento climatico potrebbe

causare nel futuro.

Nell’ottica della programmazione comunitaria,

vista la difficoltà di prevedere

queste dinamiche a causa della

lunghezza di ogni ciclo (7 anni), sarà

sempre più importante progettare

degli strumenti per prevenire o almeno

limitare l’effetto di tali crisi. Soltanto

negli ultimi anni si ricordano

numerosi momenti di instabilità più

o meno gravi causati da eventi di portata

internazionale come la crisi del

cosiddetto Credit Crunch (2007-08),

la crisi dei debiti sovrani (2012), la

Brexit (2019/20), la pandemia di

Covid-19 e l’ancora attuale conflitto

tra Russia e Ucraina. L’insieme di

questi fattori ha reso indispensabile

aumentare le risorse destinate alla

gestione dei rischi (compresi quelli

di origine meteoclimatica) e alla stabilizzazione

dei redditi. In particolare,

nell’ultima versione del prossimo

PSP (Piano strategico per la PAC), a

questi temi saranno destinati circa il

19% della parte dedicata allo sviluppo

rurale e circa il 10% dei pagamenti

diretti per un totale nazionale di quasi

6 miliardi di euro.

IL SUSSEGUIRSI

DI MOMENTI

DI INSTABILITÀ

INTERNAZIONALE E

CLIMATICA HA RESO

INDISPENSABILE

AUMENTARE LE

RISORSE COMUNITARIE

PER LA GESTIONE

DEI RISCHI E LA

STABILIZZAZIONE

DEI REDDITI

15


Agricoltura > 102

AGRICOLTURA BIOLOGICA

Approvata la nuova legge nazionale 23/2022

> A cura di Carlo Masante,

Direzione Agricoltura e cibo

Regione Piemonte

16

LA LEGGE APPROVATA

PERMETTE DI FAR

FRONTE ALLE SFIDE

DELLA STRATEGIA

“FARM TO FORK” DELLA

COMMISSIONE UE

Dopo oltre un decennio di discussioni

il Senato, nel mese di marzo, ha

finalmente approvato il disegno di

legge “Disposizioni per la tutela, lo

sviluppo e la competitività della produzione

agricola, agroalimentare e

dell’acquacoltura con metodo biologico”.

L’agricoltura biologica è così

normata, sostenuta e regolamentata

in Italia con la legge 9 marzo 2022,

n 23. Un passo importante per definire

in un unico quadro legislativo

tutte le necessità, le regole e le caratteristiche

delle numerose aziende

che, in tutta Italia, praticano l’agricoltura

e l’allevamento biologico.

L’inclusione o meno dell’agricoltura

biodinamica all’interno del disegno

di legge è stato l’ultimo scoglio da

superare prima della definitiva approvazione.

Il testo iniziale, infatti,

prevedeva l’equiparazione tra l’agricoltura

biologica e quella biodinamica:

un affiancamento che ha sollevato

perplessità, dubbi e critiche

da parte di varie autorità scientifiche,

condivise anche dal Capo dello

Stato. E così, dal testo del disegno

di legge, è stata eliminata la tutela

dell’agricoltura biodinamica.

La legge approvata permette

all’Italia di dotare le aziende degli

strumenti necessari per far fronte

alle sfide individuate dalla strategia

della Commissione UE “Farm to

Fork”, che prevede di trasformare il

25% dei terreni agricoli in aree destinate

all’agricoltura biologica entro

il 2030. Ma cosa prevede in concreto

la legge sul biologico?

Vediamo i punti principali.

IL MARCHIO

BIOLOGICO ITALIANO

La principale novità è senz’altro l’istituzione

di un marchio biologico

italiano (art. 6), per caratterizzare

i prodotti biologici ottenuti da materia

prima italiana contraddistinti

dall’indicazione “Biologico italiano”.

Il marchio è di proprietà del Ministero,

le condizioni e le modalità di

attribuzione saranno specificate da

un apposito decreto ministeriale;

il logo del “Biologico italiano” sarà

scelto tramite un bando.

IL TAVOLO TECNICO

Viene istituito il tavolo tecnico, compartecipato

da numerosi rappresentanti

di enti e associazioni del settore,

con funzioni di controllo e di

indirizzo rispetto agli strumenti che

la legge ha creato.

IL PIANO D’AZIONE

NAZIONALE

Altra novità introdotta è il Piano

d’azione nazionale per la produzione

biologica e i prodotti biologici, che

dovrà essere adottato dal Ministero,

con cadenza triennale ed aggiornato

tutti gli anni. Le sue funzioni principali

(art. 7) sono quella di “favorire

la conversione al metodo biologico

delle imprese agricole, agroalimen-


tari e dell’acquacoltura convenzionali,

con particolare riguardo ai

piccoli produttori agricoli convenzionali”,

“sostenere la costituzione

di forme associative e contrattuali

per rafforzare l’organizzazione della

filiera di prodotti biologici”, nonché

“incentivare il consumo dei prodotti

biologici attraverso iniziative di

informazione, formazione ed educazione,

anche ambientale e alimentare,

con particolare riferimento alla

ristorazione collettiva”.

È previsto anche un Piano nazionale

per le sementi biologiche (art. 8)

finalizzato ad aumentare la disponibilità

di sementi adatte alle esigenze

dell’agricoltura biologica e della

variabilità dei sistemi colturali del

nostro Paese.

IL FONDO PER LO

SVILUPPO DELLA

PRODUZIONE BIOLOGICA

Come saranno finanziati i vari interventi

previsti dalla legge? Chi fa

agricoltura tradizionale, utilizzando

prodotti fitosanitari e concimi

chimici, contribuisce anche allo

sviluppo del biologico: le risorse che

alimentano il Fondo per lo sviluppo

della produzione biologica derivano

infatti dal contributo del 2 per cento

sul fatturato realizzato nell’anno

precedente per la vendita di prodotti

fitosanitari e di fertilizzanti di

sintesi.

IL SOSTEGNO

ALLA RICERCA

La ricerca sul biologico viene sostenuta

con percorsi formativi da

attivare nelle università e con la destinazione

di una quota dei fondi al

Consiglio Nazionale della Ricerca

(CNR) ed al Consiglio per la ricerca

in agricoltura e l’analisi dell’economia

agraria (CREA) (art. 11).

Particolare rilevanza viene data ai

progetti che coinvolgono tutti gli

operatori della filiera produttiva.

I DISTRETTI BIOLOGICI

Vengono individuate le caratteristiche

specifiche dei distretti biologici,

a completamento di quanto previsto

dal decreto legislativo n. 228/2001

“Orientamento e modernizzazione

del settore agricolo”, che regolamenta

i distretti rurali e agroalimentari

di qualità.

LE RISORSE DEL FONDO

PER LA PRODUZIONE

BIOLOGICA DERIVANO

DAL CONTRIBUTO

DEL 2% SULLA

VENDITA DI PRODOTTI

FITOSANITARI E DI

FERTILIZZANTI

Sono distretti biologici, annoverati

comunque tra i distretti del cibo,

“sistemi produttivi locali, anche di

carattere interprovinciale o interregionale,

a spiccata vocazione agricola

nei quali siano significativi:

1. la coltivazione, l’allevamento, la

trasformazione e la preparazione

alimentare, all’interno del territorio

individuato dal bio-distretto, di prodotti

biologici conformemente alla

normativa vigente in materia;

2. la produzione primaria biologica

che insiste in un territorio sovracomunale,

ovverosia comprendente

aree appartenenti a più comuni.”

17


Agricoltura > 102

18

I distretti biologici si dovranno caratterizzare

per l’integrazione con

le altre attività economiche (ossia

non strettamente agricole) presenti

nel territorio e con la partecipazione

agli stessi di enti locali e di ricerca

che dovranno adottare politiche

“green”, ossia volte alla salvaguardia

dell’ambiente, della biodiversità e

delle produzioni biologiche. La difesa

del territorio e dell’ambiente,

quale mission speciale che dovranno

avere i bio-distretti, è ulteriormente

rafforzata dalla disposizione

che prevede la massima limitazione,

al loro interno, dell’uso dei prodotti

fitosanitari e dei diserbanti, anche

nelle zone non coltivate.

GLI STRUMENTI

DI INTEGRAZIONE

TRA GLI OPERATORI

Al fine di favorire l’aggregazione imprenditoriale

e l’integrazione tra le

diverse fasi della filiera dei prodotti

biologici, vengono incentivati specifici

strumenti di integrazione tra

gli operatori della filiera biologica,

quali la stipula di contratti di rete, la

➠LE AZIENDE BIOLOGICHE IN PIEMONTE

Attualmente in Piemonte operano circa 3.600 imprese biologiche, così suddivise

per categoria di attività:

Categoria di attività

costituzione di cooperative e la sottoscrizione

di contratti di filiera tra

gli operatori del settore (art. 10).

Per favorire il riordino delle relazioni

contrattuali, viene riconosciuto

alle organizzazioni interprofessionali

nella filiera biologica un ruolo

centrale, al fine di meglio coordinare

le modalità di immissione dei

prodotti sul mercato, perseguire gli

interessi dei loro associati e dei con-

N° imprese

Produttore esclusivo 2196

Produttore - preparatore 659

Preparatore esclusivo 711

Preparatore - importatore 61

Importatore esclusivo 4

Produttore - preparatore - importatore 6

Totale 3637

Nota: Produttore: l’operatore che effettua la produzione di prodotti agricoli vegetali inclusa

la raccolta di piante selvatiche a fini commerciali, la produzione di animali terrestri domestici

o addomesticati (compresi gli insetti) o l’acquacoltura.

Preparatore: l’operatore che effettua le operazioni di conservazione e/o di trasformazione di

prodotti biologici, nonché il confezionamento, l’etichettatura e la commercializzaione.

Importatore: l’operatore che importa da un paese terzo un prodotto per immetterlo sul mercato

dell’Unione come prodotto biologico.

sumatori, migliorare la trasparenza

della produzione e del mercato, nonché

promuovere il consumo di prodotti

biologici anche attraverso programmi

di educazione alimentare.

IL SISTEMA DEI CONTROLLI

Per migliorare e rafforzare il sistema

dei controlli, il Governo è delegato

ad adottare appositi strumenti

legislativi allo scopo di armonizzare

e razionalizzare l’attuale sistema dei

controlli e delle sanzioni, ora disciplinato

dal D.Lgs n. 20/2018.

I controlli dovranno essere rafforzati

per garantire maggiore trasparenza

del mercato, evitare frodi, tutelare

i consumatori e, soprattutto, per

“migliorare le garanzie di terzietà

dei soggetti autorizzati al controllo,

eventualmente anche attraverso una

ridefinizione delle deleghe al controllo

concesse dal Ministero”.

LA LEGGE INCENTIVA

L’INTEGRAZIONE TRA

GLI OPERATORI DELLA

FILIERA BIO E RAFFORZA

IL SISTEMA DEI

CONTROLLI


➠BIOLOGICO: IL REGOLAMENTO UE E IL SOSTEGNO PSR

> A cura di Flavia Domenighini, Direzione Agricoltura Regione Piemonte

Il 1° gennaio 2022 è entrato in vigore il nuovo regolamento comunitario sull’agricoltura biologica (REGOLAMENTO (UE) 2018/848 DEL PAR-

LAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 30 maggio 2018 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che

abroga il regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio) che si prefigge di rivedere e rafforzare le regole dell’Unione europea sulla produzione

biologica e sull’etichettatura dei prodotti biologici.

Nel nuovo regolamento vengono ribaditi i principi cardine su cui si basa la produzione biologica, ovvero:

rispettare i sistemi e i cicli naturali e mantenere e migliorare lo stato dei suoli, delle acque e dell’aria, la salute dei vegetali e degli animali

e l’equilibrio tra di essi;

preservare elementi del paesaggio naturale;

assicurare un impiego responsabile dell’energia e delle risorse naturali;

produrre un’ampia varietà di prodotti di elevata qualità che rispondano alla domanda dei consumatori;

garantire l’integrità della produzione biologica in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione di alimenti e

mangimi;

escludere l’uso di organismi geneticamente modificati (OGM), ovvero prodotti ottenuti da OGM, con l’eccezione di medicinali per uso

veterinario;

limitare l’uso di fattori di produzione esterni;

escludere la clonazione di animali;

garantire un elevato livello di benessere degli animali.

La Regione Piemonte, all’interno di questo contesto, ha impiegato cospicue risorse per sostenere sia le imprese agricole che decidono di

adottare questo metodo di coltivazione rispetto a quello convenzionale (cosiddetta conversione), sia le imprese agricole che già operano nel

settore. L’attuale Programma di Sviluppo Rurale 2014-2022 prevede infatti la specifica Misura 11, che si articola in 2 operazioni:

11.1.1 - Conversione agli impegni dell’agricoltura biologica: sostiene le aziende agricole che iniziano l’attività biologica;

11.2.1 - Mantenimento degli impegni dell’agricoltura biologica: sostiene le aziende agricole che già praticano l’attività biologica.

Nel periodo 2016-2021 questa misura ha contribuito ad un significativo aumento della superficie coltivata con metodo biologico e le annate

in cui si è registrato il maggior incremento coincidono proprio con quelle in cui sono stati emanati I bandi su misura 11.

Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in Piemonte totale e biologica. Andamento nel periodo 2016-2021

Anno

SAU totale

(ha)

SAU biologica

(ha)

Incidenza SAU biologica

su SAU totale %

19

2016 868.691 32.047 3,7%

2017 883.670 42.681 4,8%

2018 889.794 47.995 5,4%

2019 895.813 47.756 5,3%

2020 892.388 48.574 5,4%

2021 894.867 49.744 5,6%

Nel periodo 2016-2021:

- aumento della Superficie Agricola Utilizzata totale 3%

- aumento Superficie Agricola Utilizzata biologica 55%

➠IL BIO PROTAGONISTA AL FESTIVAL DEL GIORNALISMO ALIMENTARE 2022

La Regione Piemonte ha partecipato all’edizione 2022 del Festival del giornalismo alimentare “Il mondo del cibo dopo la pandemia”, che si è svolta

a Torino, al Centro Congressi Lingotto, il 31 maggio e il 1° giugno, con una proposta di incontri sulle tematiche d’attualità e di laboratori, rivolto a

giornalisti, comunicatori, blogger ed ai consumatori interessati all’agroalimentare e all’enogastronomia.

Al festival, con il supporto della Direzione Agricoltura e Cibo grazie ai fondi del Programma di sviluppo rurale, era presente un corner informativo

e la distribuzione di materiale promozionale relativo ai prodotti di qualità certificata. Sono stati realizzati due panel : martedì 31 maggio, con la

presenza dell’assessore all’Agricoltura e cibo Marco Protopapa, si è parlato di agricoltura biologica in Piemonte, con un approfondimento sullo

scenario del settore, le testimonianze di due aziende biologiche piemontesi e il racconto, a cura del Laboratorio agrochimico Camera di Commercio

Torino, del progetto “Mense bio” e delle attività di divulgazione per scuole e ragazzi, tra cui un esempio di visita virtuale ad una fattoria didattica

bio. Il secondo panel ha riguardato il settore e i progetti innovativi della filiera latte.

Hanno completato il programma due laboratori: “Alla scoperta della Freisa” a cura del Consorzio Freisa di Chieri, e “Porta a casa il gusto autentico

del Piemonte”, con la preparazione di alcune ricette antispreco alimentare.


Agricoltura > 102

DISTRETTI DEL CIBO

Nel Chierese-Carmagnolese nasce

la prima realtà regionale

20

> A cura di Silvia Bottaro,

Direzione Agricoltura e cibo

Regione Piemonte

Il 31 maggio 2022, a Santena, nella

Sala Diplomatica del Complesso

Cavouriano, è stato siglato l’atto costitutivo

dell’Associazione “Distretto

del Cibo del Chierese-Carmagnolese

ETS”, dando così vita al primo distretto

del cibo della Regione Piemonte, ai

sensi del Regolamento Regionale 4/R.

Il Distretto del Cibo del Chierese-

Carmagnolese è frutto di un processo

partecipato e condiviso che ha visto

impegnate amministrazioni locali,

associazioni dei produttori, operatori

del settore agroalimentare, associazioni

di categoria, enti formativi

e culturali del territorio del Distretto

del Cibo del Chierese-Carmagnolese.

Le prime tappe del percorso risalgono

agli inizi degli anni 2000 con la

definizione del Paniere dei Prodotti

Tipici della Provincia di Torino e con

la creazione della rete delle Strade dei

Colori e dei Sapori, grazie alle quali

i prodotti tipici del territorio trovano

il riconoscimento e la valorizzazione

che oggi li caratterizza. Seguono

quindi le esperienze per l’attuazione

di politiche a scala sovracomunale

come quelle del Patto dei Territori

della Collina del Pianalto e della

Pianura del Po, del 2015, e il Patto di

Identità Territoriale del 2016.

Con il 2019, raccogliendo le istanze

del territorio, i comuni danno vita

ad un percorso per la costituzione

del Distretto del Cibo del Chierese-

Carmagnolese. La firma dell’accordo,

PROMOTORI E ADERENTI

i Comuni di Andezeno, Arignano,

Baldissero Torinese, Cambiano,

Carignano, Carmagnola, Castagnole

Piemonte, Chieri, Isolabella,

Lombriasco, Marentino, Mombello di

Torino, Montaldo Torinese, Moriondo

Torinese, Osasio, Pancalieri, Pavarolo,

Pecetto Torinese, Pino Torinese,

Poirino, Pralormo, Riva presso Chieri,

Santena, Sciolze, Villastellone, le

associazioni di categoria Coldiretti,

CIA, Confragricoltura, la Città

Metropolitana di Torino, l’Associazione

Produttori dell’Asparago di Santena

e delle Terre del Pianalto, il Consorzio

del Peperone di Carmagnola, il

Consorzio del Freisa di Chieri e

Collina Torinese, l’Associazione del

Ciapinabò di Carignano, l’associazione

CiòCheVale, la ENGIM Piemonte,

la FACOLT-Associati Frutticoltori

Collina Torinese, FCC di Pecetto

– la Fondazione della Comunità

Chierese, l’Associazione Experience

and Food di Pralormo, la Fondazione

della Comunità di Carmagnola e il

distributore Stroppiana Ortofrutticoli.

avvenuta il 27 luglio 2021 è stata il

passo fondamentale per la richiesta

di riconoscimento da parte della

Regione Piemonte e degli aderenti

promotori.

A seguito della presentazione della

domanda di riconoscimento, la

Regione Piemonte ha riconosciuto il

neo-costituito distretto nel mese di

aprile 2022.

Il Distretto del Cibo del Chierese-

Carmagnolese nasce al fine di fornire

sostegno alle imprese e agli

attori della filiera agroalimentare.

Il Distretto è volto a favorire lo sviluppo

territoriale, valorizzando i

suoi prodotti, le filiere e gli elementi

della tradizione storico-culturale,

generando opportunità di occupazione

in una dimensione di sviluppo

sostenibile, preservando la qualità e

l’attrattività del paesaggio e preparando

il settore agroalimentare locale

ad affrontare le sfide poste dai

cambiamenti climatici.

Si tratta di un territorio capace di

esprimere eccellenze nell’ambito delle

differenti filiere, dalle produzioni

orticole, a quelle frutticole, a quelle

animali ed a quelle vitivinicole.

Elemento distintivo del Distretto

del Cibo del Chierese-Carmagnolese

è infatti la ricchezza di prodotti di

qualità che permettono di servire un

pasto completo di tutte le sue portate,

dall’antipasto al dolce. Si tratta

di prodotti inseriti nel Paniere dei

Prodotti Tipici della Provincia di

Torino, o che fanno parte dell’elenco

nazionale dei PAT, o dell’elenco dei

prodotti DOC, o che sono identificati

come Presidio Slow Food: Freisa di

Chieri - Colline Torinesi - Piemonte;

Asparago santenese; Cardo bianco di

Andezeno; Ciliegie di Pecetto; Cipolla

piatlina bionda di Andezeno; Peperone

di Carmagnola; Pomodoro costo-


IL DISTRETTO È FRUTTO

DI UN PROCESSO

PARTECIPATO E

CONDIVISO TRA

AMMINISTRAZIONI

LOCALI, ASSOCIAZIONI

DEI PRODUTTORI E DI

CATEGORIA, OPERATORI

DEL SETTORE

AGROALIMENTARE, ENTI

FORMATIVI E CULTURALI

luto di Cambiano; Porro lungo dolce

di Carmagnola; Susine della collina

torinese; Tirfulot del bur; Tinca gobba

dorata del Pianalto di Poirino;

Bovino piemontese di Riva di Chieri;

Salame di Giora di Carmagnola;

Coniglio grigio di Carmagnola; Torta

di Arignano; Olio essenziale di menta

piperita Pancalieri. Altri prodotti

non inclusi negli elenchi precedenti

sono il Ciapinabò (Topinambour) di

Carignano, la Canapa di Carmagnola

e la Patata blu di Villastellone.

Questa varietà è il frutto di un territorio

che fa della diversità del paesaggio,

delle filiere, della storia e delle

competenze un fattore di forza. La

Collina Torinese, il Pianalto e la Pianura

del Po disegnano un contesto di

bellezza articolato e connesso a livello

regionale, nazionale ed internazionale

grazie ad una consolidata rete di infrastrutture.

Le vie della mobilità dolce,

esistenti e in progetto, consentono

una fruizione dei luoghi, dei sapori e

della tradizione in una dimensione di

sostenibilità e prossimità. La rete delle

fiere, delle sagre e delle manifestazioni

dei vari comuni definiscono un

calendario che copre l’intero anno per

accogliere i visitatori e per far conoscere

i prodotti del territorio, offrendo

ospitalità e accoglienza presso le

strutture ricettive e della ristorazione

che sono capillarmente distribuite.

LA NORMATIVA REGIONALE

Con la costituzione e l’insediamento

degli organi direttivi, tra cui la nomina

del Presidente Ugo Baldi e del

Consiglio Direttivo, inizia ora la fase

operativa del distretto, anche grazie

al supporto della SEAcoop STP di

Torino, che ha fornito e fornisce l’assistenza

tecnica.

Si procederà quindi con l’attuazione

del Piano del Distretto, che prevede

tra le altre cose la definizione e la

promozione del Marchio del Distretto

del Cibo del Chierese-Carmagnolese

e con le iniziative necessarie per

accedere alle risorse attivate dai diversi

bandi a livello europeo, nazionale

e regionale.

Parallelamente continua la fase di

promozione e animazione per favorire

l’adesione da parte di nuovi associati,

così rendere sempre più efficace

la funzione del Distretto del Cibo del

Chierese-Carmagnolese come organo

di programmazione e promozione del

settore agroalimentare, turistico e

culturale del territorio di riferimento.

Con l’introduzione dell’art. 43 della legge regionale 22 gennaio 2019, n. 1 (Riordino delle

norme in materia di agricoltura e di sviluppo rurale) è stato rivisto il quadro normativo

della Regione Piemonte per il riconoscimento ed il funzionamento dei Distretti del cibo.

In particolare la Regione Piemonte ha normato le procedure per l’individuazione territoriale,

la costituzione, il riconoscimento e il funzionamento dei nuovi distretti del cibo

con il Regolamento n. 4/R del 13 novembre 2020 che, volutamente, lascia ai territori la

massima libertà di scelta in merito alla forma, all’organizzazione ed alla progettualità

distrettuale, fissando solo pochi requisiti minimi.

La Giunta regionale con propria deliberazione 10-4980 del I aprile 2022 ha ritenuto opportuno

promuovere e sostenere i Distretti del cibo individuati e riconosciuti ai sensi

del Regolamento regionale 4/R anche attraverso la concessione di contributi fino ad

un massimo del 50% e di 15.000,00 euro a parziale copertura dei costi di costituzione

e di avviamento. Lo stanziamento per il 2022 è di 50.000,00 euro e la domanda di

aiuto deve essere presentata entro 9 mesi dal riconoscimento e può riguardare spese

sostenute al massimo nei 12 mesi antecedenti e i 6 mesi successivi il riconoscimento.

21


Agricoltura > 102

LABORATORIO

FITOSANITARIO

Il “viaggio” verso l’accreditamento

EN ISO/IEC 17025

22

> A cura di Giovanna Mason,

Giulia Molinatto, Mirko Crosetto,

Clotilde Gullino –

Settore Fitosanitario e servizi

tecnico-scientifici Regione Piemonte

> Fotografie di Silvio Grosso,

Giovanni Bosio

Il Laboratorio Fitosanitario della

Regione Piemonte vanta un passato

importante. È a Torino, infatti, che

al termine dell’anno scolastico 1903-

1904 nasce, presso il Liceo-Ginnasio

Massimo d’Azeglio, un Laboratorio

di fitopatologia per iniziativa del

professor Pietro Voglino. Il Laboratorio

diventerà prima un Osservatorio

consorziale di Fitopatologia

(1909) e poi, nel 1914, il primo regio

osservatorio regionale di fitopatologia

d’Italia, anticipando di tre anni

la nascita del Servizio fitopatologico

(Regio Osservatorio autonomo di fitopatologia

di Torino - Regio Decreto

del 3 maggio 1914 n. 421). Da tale

istituzione nascerà l’attuale Settore

Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici

della Regione Piemonte, che

è oggi la struttura territorialmente

preposta alle funzioni di controllo

fitosanitario previste dalla normativa

vigente. Al suo interno opera il

Laboratorio Fitosanitario, articolato

in aree funzionali che dispongono di

laboratori attrezzati e locali dedicati,

suddivise in base alla competenza

tecnico-scientifica nell’identificazione

e diagnosi di malattie causate da

virus, batteri, funghi, fitoplasmi, nematodi,

insetti ed acari e che pertanto

esegue analisi microbiologiche,

sierologiche, di microscopia ottica e

di biologia molecolare.

A seguito del processo di accreditamento,

è stato di recente designato

quale Laboratorio ufficiale del Settore

Fitosanitario e Servizi Tecnico-

Scientifici della Regione Piemonte

ai sensi del Reg. (UE) 2017/625 e

dell’art. 14 del sopracitato D. Lgs.

n. 19 del 2 febbraio 2021 (DD 943/

A1703B del 2 novembre 2021).

L’ACCREDITAMENTO

Il Laboratorio Fitosanitario, nello

sforzo costante di mantenersi al

passo con i tempi, ha ottenuto, nel

mese di aprile 2022, la certificazione

di accreditamento (n°1984L) ai

sensi della norma UNI CEI EN ISO/

IEC 17025:2018 «Requisiti generali

per la competenza dei laboratori di

prova e di taratura». La certificazione,

rilasciata da ACCREDIA, attesta

formalmente la competenza del Laboratorio

Fitosanitario all’esecuzione

di determinate prove analitiche,

nonché la conformità di tutte le procedure

gestionali correlate alla propria

attività di analisi.

L’accreditamento è richiesto dalla

normativa europea e nazionale

(Reg. (UE) 2017/625, Reg. (UE)

2021/1353 e D. Lgs. n. 19/2021) per

i laboratori ufficiali che effettuano

analisi nell’ambito della protezione

della sanità delle piante dagli organismi

nocivi, a partire dai campioni

prelevati durante controlli e attività

ufficiali. La normativa stabilisce

infatti che, per garantire risultati

solidi e affidabili, tali laboratori

devono essere accreditati per l’utilizzo

dei metodi di prova secondo la

norma internazionale EN ISO/IEC

17025 e la certificazione dev’essere

rilasciata da un organismo riconosciuto

a livello nazionale, operante

in conformità del regolamento (CE)

n. 765/2008 del Parlamento europeo

e del Consiglio.

Diagnostica molecolare


Patologia

del sistema qualità operanti presso

l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale

della Valle d’Aosta, Piemonte e

Liguria. Si è trattato di un contributo

prezioso che ha accompagnato per

tutto il percorso di accreditamento il

team del Laboratorio Fitosanitario,

non solo per approfondire la norma

EN ISO/IEC 17025 e le altre norme

ISO ad essa correlate, ma anche

per valutare l’insieme dei processi

e delle procedure da implementare

in un’ottica di sistema qualità, con

i mezzi e le risorse umane disponibili.

Quest’attività ha posto le basi

per la pianificazione del Sistema di

Gestione per la Qualità (SGQ) attuato

dal personale del Laboratorio

Fitosanitario conformemente a

quanto richiesto dalla norma. Contemporaneamente

ha permesso di

traguardare costantemente l’obiettivo

strategico di fornire un servizio

di diagnostica fitopatologica per

la prevenzione e difesa delle piante

e più in generale di miglioramento

qualitativo delle produzioni agricole

del territorio piemontese.

In sintesi, l’accreditamento è l’attestazione,

da parte di un Ente che agisce

quale garante super partes, della

competenza, indipendenza e imparzialità

del laboratorio nello svolgimento

di specifiche prove. Quindi

l’attestazione conseguita dal Laboratorio

Fitosanitario, in riferimento

alle prove accreditate, ne determina

la possibilità di emettere rapporti

di prova (certificati di analisi) aventi

valore a livello internazionale, in

quanto inseriti in un contesto di regole

e procedure che ne garantiscono

la competenza nello svolgimento

delle prove in conformità agli standard

internazionali.

Il processo di accreditamento è molto

articolato e complesso, un viaggio

di cui si conosce la meta, ma che va

progettato tenendo conto che il percorso

dev’essere personalizzato e

strutturato considerando l’ambito di

attività e competenza del laboratorio,

il contesto dell’organizzazione in

cui esso opera, l’insieme delle risorse

umane e materiali a disposizione.

Infatti, la norma EN ISO/IEC 17025

stabilisce i requisiti che devono essere

soddisfatti dai laboratori di prova

e taratura che intendono dimostrare

di operare in un sistema qualità e di

essere competenti a produrre risultati

validi tecnicamente, ma non fornisce

linee guida precise né un approccio

specifico, in quanto il campo

di applicazione di questa norma internazionale

è molto ampio.

L’AVVIO DEL PERCORSO

Per la realizzazione del piano di accreditamento,

il Laboratorio Fitosanitario

ha scelto, come punto di

partenza del proprio percorso, l’attuazione

di un intenso programma

di formazione del personale tecnico

con l’obiettivo di aumentare il livello

di comprensione dei requisiti richiesti

dalla norma. Per la formazione,

il Laboratorio si è avvalso della

collaborazione di formatori esperti

LA PREPARAZIONE

DEL SISTEMA

La prima attività indispensabile per

l’avvio del SGQ ha riguardato la predisposizione

della documentazione,

delle procedure e dei relativi moduli

L’ACCREDITAMENTO

È RICHIESTO DALLA

NORMATIVA EUROPEA

E NAZIONALE PER I

LABORATORI UFFICIALI

CHE EFFETTUANO

ANALISI NELL’AMBITO

DELLA PROTEZIONE

DELLA SANITÀ

DELLE PIANTE DAGLI

ORGANISMI NOCIVI

23


Agricoltura > 102

Popillia japonica

Flavescenza dorata su dolcetto

Ceratocystis platani

IL RICONOSCIMENTO

OTTENUTO ATTESTA

LA CAPACITÀ DEL

LABORATORIO DI

ASSICURARE LA

QUALITÀ DEI RISULTATI,

LA COMPETENZA

DEL PERSONALE,

L’IDONEITÀ DI

APPARECCHIATURE

E AMBIENTI, L’USO

DI METODI DI

PROVA VALIDATI

E DI PROCEDURE

GESTIONALI CONFORMI

di registrazione. La norma EN ISO/

IEC 17025 richiede infatti di documentare

ogni attività chiave di un

laboratorio per poter fornire adeguate

evidenze del valore prodotto

nelle attività svolte e della coerenza

di tali attività a quanto richiesto.

Disporre di un sistema documentato

obbliga a definire:

i processi di lavoro e la sequenza

logica d’interconnessione;

le risorse utilizzate;

la competenza e le qualifiche tecniche

specifiche, nonché le responsabilità

del personale;

la validità e idoneità dei metodi di

prova applicati;

l’idoneità, taratura e manutenzione

delle attrezzature per le prove;

le condizioni ambientali in cui si

svolgono le prove;

le attività di registrazione.

Ciascuna procedura predisposta

definisce nel dettaglio, per ogni processo

preso in considerazione, le responsabilità,

le modalità operative,

le modalità di verifica, gli elementi

di ingresso e di uscita, gli indicatori/

misure per il raggiungimento degli

obiettivi prefissati per tali processi.

Per garantire una costante visione

delle attività del sistema qualità, tali

procedure non possono essere emesse

senza l’approvazione formale del

dirigente Responsabile del Laboratorio

e necessitano di una distribuzione

in forma controllata. A tal fine è stata

utilizzata una funzionalità offerta

dal sistema di archiviazione Ufficiale

dell’Ente Regione Piemonte – DoQui

ACTA – assicurando il controllo della

diffusione dei documenti al personale

mediante firma per presa visione.

LE PRESTAZIONI

E LA CONFERMA

METROLOGICA

Parallelamente allo sviluppo del sistema

documentale, si è avviato il

processo di pianificazione inerente

la verifica prestazionale dei metodi

di prova del Laboratorio, rispetto a

metodi normati, quale attività propedeutica.

L’accreditamento è stata anche l’occasione

per potenziare la Funzione

Metrologica, mediante attività di

coordinamento di un referente con

le aree operative del Laboratorio,

che contribuisce al controllo generale

della qualità dei dati occupandosi

del processo di Conferma metrologica

della strumentazione prevista dai

metodi di prova accreditati.

Tale processo è definito come l’insieme

delle operazioni richieste per

garantire che le apparecchiature per

la misurazione siano conformi ai requisiti

per l’utilizzazione prevista.

IL SISTEMA LIMS E I TEST

Un’ulteriore implementazione del

Laboratorio Fitosanitario ha riguardato

l’acquisizione e configurazione


di un Sistema LIMS (Laboratory Information

Management System: Sistema

di gestione delle informazioni

di laboratorio) adeguato alla tipologia

di analisi effettuate presso il Laboratorio.

Si tratta di un particolare

applicativo, utilizzato nei laboratori

d’analisi, per la gestione integrata

di molteplici tipi di dati e processi,

utile per la tracciabilità dei processi

analitici (accettazione, acquisizione

dei risultati, validazione, emissione

del rapporto di prova), la gestione in

qualità della strumentazione (manutenzione

e tarature) e dei materiali

(immagazzinamento, scadenze).

Altra “tappa” del percorso particolarmente

qualificante è stata la partecipazione

a circuiti o a prove valutative

interlaboratorio (proficiency

test). Il Laboratorio Fitosanitario si

è impegnato a partecipare a diversi

proficiency test nel corso dell’ultimo

anno, sia per raffrontare il proprio

operato con quello di altri laboratori

e avere un riscontro sull’affidabilità

delle prove, sia come momenti formativi

del personale operante.

LE VERIFICHE INTERNE

La verifica dell’efficacia del SGQ è

stata svolta anche attraverso la pianificazione

e la predisposizione di

verifiche ispettive interne (Audit interni),

per un’accurata valutazione

di tutti gli elementi del sistema e dei

metodi di prova oggetto di richiesta

di accreditamento.

Larva Popillia japonica

A tal fine il Laboratorio Fitosanitario

si è avvalso di una professionalità

esterna alla Direzione Agricoltura

e Cibo, con esperienze professionali

pregresse, competenza e imparzialità.

Gli audit interni, oltre a evidenziare

le criticità, hanno rappresentato

un momento di confronto interno

e di revisione del sistema, finalizzato

ad attivare tempestivamente azioni

di miglioramento, divenendo un

punto di riferimento.

L’attuazione della progettazione sopra

descritta, ha consentito al Laboratorio

Fitosanitario di ottenere

l’accreditamento per cinque prove

analitiche, sia di tipo morfologico

(microscopia ottica) sia di tipo molecolare,

inerenti il riconoscimento

di alcuni organismi nocivi importanti

per le colture del territorio

piemontese. Nello specifico sono

state accreditate le prove per il riconoscimento

del fitoplasma agente

causale della Flavescenza dorata

della vite (metodo molecolare), del

nematode del riso Aphelenchoides

besseyi (microscopia ottica), del

fungo Ceratocystis platani (microscopia

ottica e metodo molecolare)

e dell’insetto Popillia japonica allo

stadio larvale (microscopia ottica).

Il riconoscimento ottenuto attesta

la capacità del laboratorio di assicurare

il mantenimento nel tempo

della qualità dei risultati e riconosce

la competenza del personale, l’idoneità

di apparecchiature e ambienti

per l’esecuzione delle prove previste,

l’uso di metodi di prova validati e di

procedure gestionali conformi ad un

sistema di gestione qualità.

Si tratta di una conferma che valorizza

l’impegno del Laboratorio Fitosanitario:

un patrimonio che può

svilupparsi ulteriormente nel tempo

e continuare ad essere un punto di

riferimento per le attività di diagnostica

fitopatologica per la produzione

agricola del territorio piemontese

e a fornire il proprio contributo

nell’ambito della Rete Nazionale dei

Laboratori per la Protezione delle

Piante.

Nematologia

Nematode Aphelenchoides besseyi

adulto femmina

RINGRAZIAMENTI

> Per i riferimenti storici

Marco Boriani D.G. – Agricoltura,

Alimentazione e Sistemi Verdi Struttura

Sviluppo delle Politiche Forestali e

Agroambientali, Regione Lombardia

> Per la formazione Giancarlo Pistone e

Claudia Gianola – Istituto Zooprofilattico

Sperimentale della Valle d’Aosta,

Piemonte e Liguria

> Per gli audit interni e per i preziosi

suggerimenti Claudio Marchisio –

Settore Monitoraggio, valutazione e controlli

Direzione Competitività, Regione Piemonte


Agricoltura > 102

POPILLIA JAPONICA: AVVIATO IL

PIANO DI CONTROLLO 2022

La Popillia japonica è un coleottero, originario del Giappone, che si sta diffondendo sul nostro territorio, e infesta foglie, fiori e frutti di diverse

varietà di piante. In particolare in questo periodo gli esemplari adulti iniziano a emergere dai prati e attaccano le piante.

Dal 2014 il Settore Fitosanitario della Regione, in collaborazione con Ipla, interviene con un costante monitoraggio del territorio e azioni concrete,

concordate a livello nazionale e in raccordo con la Regione Lombardia: da maggio è operativo il Piano di controllo 2022, attivato dal

Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici della Regione Piemonte in collaborazione con IPLA che ha lo scopo di abbassare il livello della

popolazione dell’insetto e di contenerne la diffusione.

Sono state posizionate 3000 trappole “attract and kill” con forma a ombrello con una rete impregnata di insetticida che attirano il coleottero

con esche specifiche e lo eliminano. Le trappole hanno un cartello informativo ed è importante non spostarle o distruggerle. In alcune aree

sono presenti trappole per il monitoraggio settimanale per valutare la popolazione del coleottero.

Sono anche iniziati i monitoraggi nella zona cuscinetto dove l’insetto non è ancora stato segnalato.

Vuoi segnalare la presenza di Popillia japonica fuori dai comuni già

segnalati? Scatta una foto e inviala scrivendo il Comune del ritrovamento

a una delle seguenti caselle email:

piemonte.fitosanitario@regione.piemonte.it

entomologia@regione.piemonte.it

popillia@ipla.org

Guarda la mappa e l’elenco dei Comuni in cui

è stata segnalata la presenza dell’insetto

APERTO IL BANDO PER IL CONTRASTO

ALLA POPILIA JAPONICA - SCADENZA 02/09

Aperto il bando 2022 a sostegno delle aziende vivaistiche piemontesi che intendono richiedere contributi per l’acquisto di reti anti insetto e

dispositivi analoghi finalizzati a prevenire la diffusione di Popillia japonica N. e Anoplophora glabripennis.

Il bando regionale sull’Operazione 5.1.1 “Prevenzione dei danni da calamità naturali di tipo biotico” del Programma di sviluppo rurale

2021-2022 ha una dotazione finanziaria complessiva di 813mila euro. Il termine ultimo per la presentazione delle domande di contributo è il

2 settembre 2022.

ll contributo all’80% è destinato agli agricoltori attivi su tutto il territorio piemontese, con priorità per chi svolge l’attività vivaistica ed opera in

zone tampone e infestate dagli insetti definite dal Settore Fitosanitario della Regione Piemonte.

A fine maggio il Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici della Regione Piemonte in collaborazione con Ipla ha avviato il Piano di controllo

2022 che ha lo scopo di abbassare il livello della popolazione dell’insetto e di contenerne la diffusione (vedi notizia dedicata).

Per maggiori informazioni, vai alla scheda bando


COSA FACCIO SE LA TROVO...

... in colture agrarie

In colture come vite, nocciolo e mais si possono fare trattamenti contro gli adulti di Popillia sfruttando l’azione collaterale di insetticidi

utilizzati contro altri insetti (es. rispettivamente scafoideo, cimici, piralide e diabrotica). In questo modo si può contenere

il numero dei trattamenti, anche se in casi di aree con infestazioni elevate si deve a volte ricorrere a trattamenti aggiuntivi. Per

periodi di intervento e sostanze attive consultare i servizi di assistenza tecnica. Per la difesa delle coltivazioni di piccoli frutti si consiglia l’installazione

di reti antinsetto. In coltivazioni “biologiche” i prodotti a disposizione sono limitati e scarsamente efficaci. Trattamenti preventivi con caolino

che imbiancano la vegetazione tendono a ridurre il numero di adulti che arrivano su piante molto attrattive (ad es. la vite).

...in giardini, orti e frutteti famigliari

Raccolta manuale degli adulti: questo scarabeide infatti ha un comportamento gregario, la presenza dei primi adulti ne attira

altri; anche le lesioni a carico di fiori e frutti, liberando particolari composti volatili, sembrano avere un forte potere attrattivo.

Quando: nelle prime ore del mattino, gli adulti sono poco reattivi (sopra i 20-21°C invece se disturbati volano via facilmente)

occorre farli cadere in contenitori contenenti acqua e un po’ di detersivo per stoviglie e poi eliminarli.

Se non si possono raccogliere –> trattamenti con insetticidi

Insetticidi di sintesi chimica: acetamiprid e piretroidi (es. deltametrina, lambdacialotrina).

Insetticidi usati anche in agricoltura biologica: in genere sono poco efficaci (es. piretrine naturali e Neem “azadiractina”).

Insetticidi ad uso non professionale: un formulato a base di tetrametrina, cipermetrina e piperonil butossido ha dimostrato una buona efficacia sugli adulti di Popillia.

N.B. Prima dell’uso di prodotti a uso non professionale va verificato che siano destinati alla difesa delle piante e non esclusivamente a uso civile (disinfestazione

abitazioni, etc..). Purtroppo in zone ad alta infestazione altri adulti possono sopraggiungere nei giorni successivi e richiedere ulteriori trattamenti.

È bene evitare un uso ripetuto di insetticidi chimici, visto l’impatto negativo ambientale e tossicologico in genere associato a queste molecole.

Inoltre, eliminando spesso i limitatori naturali presenti, hanno effetti collaterali indesiderati: i piretroidi, ad esempio, se ripetuti possono favorire gli

attacchi di ragnetto rosso o di altri fitofagi secondari.

Va inoltre sottolineato che varie colture possono tollerare certi livelli di defogliazione senza conseguenze importanti sulle produzioni.

Inoltre, vista l’epoca di sfarfallamento degli adulti e la durata media della loro vita, in genere le popolazioni diminuiscono notevolmente a partire

dalla seconda o terza decade di luglio.

... in tappeti erbosi di giardini, campi da calcio, campi da golf

Contro le larve che vivono nel terreno è riconosciuta l’efficacia di formulati a base di nematodi entomopatogeni della specie

Heterorhabditis bacteriophora (usati anche contro oziorrinco).

Formulati: Nematop (Biogard-CBC), Larvanem (Koppert), Nemax H (Serbios), Nemopak H (Bioplanet). Occorre accertarsi che i

prodotti siano stati conservati in frigorifero dal rivenditore e vanno conservati in frigorifero (non in congelatore) fino alla distribuzione.

Quando: questi prodotti, assolutamente innocui per l’uomo e gli animali, possono essere distribuiti sulla superficie dei tappeti erbosi (previo sfalcio

e irrigazione) da fine agosto a metà settembre (periodo in cui le larve sono più sensibili e sono localizzate a pochi centimetri di profondità).

Vanno distribuiti in soluzione acquosa, a cui va fatta seguire una ulteriore bagnatura del terreno entro poche ore dal trattamento. Il rispetto delle

condizioni ottimali di utilizzo, relative a umidità del terreno, temperatura, conservazione del prodotto, etc. (specificate in etichetta) è fondamentale.

SONO PUBBLICIZZATE SU INTERNET LE TRAPPOLE ATTRATTIVE CON FEROMONI (ANCHE CHIAMATE TRAPPOLE

“BIOLOGICHE”) MA IN ORTI E GIARDINI CATTURANO SOLO UNA PARTE DEGLI INSETTI ATTIRATI, GLI ALTRI

FINISCONO SULLE PIANTE VICINE E CONTINUANO AD ARRECARE DANNI RICHIAMANDONE ALTRI.

L’INSETTO PREFERISCE POI LE PIANTE PER LUI PIÙ ATTRATTIVE (VITE, NOCCIOLO, GLICINE, ROSA, SUSINO,

MIRTILLO, PESCO).

LE TRAPPOLE “ATTRACT&KILL” SONO GESTITE DAL SETTORE FITOSANITARIO E VENGONO INSTALLATE SOLO IN

CERTE AREE, SEGUENDO CRITERI SPECIFICI PER EVITARE DANNI ALLE COLTURE E ALLO SCOPO DI RALLENTARE

L’ESPANSIONE DEL FOCOLAIO.


Agricoltura > 102

CARTE DI IDENTITÀ

DEI SUOLI

Uno strumento per valorizzare

i prodotti tipici regionali

28

> A cura di Igor Boni,

Matteo Giovannozzi,

Susanna Gramaglia – IPLA

Il progetto, realizzato dall’IPLA (Istituto

per le Piante da Legno e l’Ambiente)

e finanziato dalla Regione

Piemonte in due tranches – la prima

tra il 2019 e il 2020 e la seconda tra

il 2020 e il 2021 – promuove la conoscenza

dei suoli regionali e delle loro

qualità, in relazione alla specifica

capacità di fornire prodotti agricoli

di eccellenza.

Ogni suolo, infatti, in base ai suoi

caratteri chimico-fisici, è in grado

di favorire la produzione di colture

dalle qualità peculiari, determinandone

i caratteri distintivi che le

contraddistinguono nel paniere dei

prodotti agricoli tradizionali della

nostra regione.

La conoscenza dei suoli in Piemonte

grazie alla cartografia a scala di inquadramento

regionale (1:250.000),

disponibile per tutto il territorio, e

a scala di semi-dettaglio (1:50.000)

negli ambiti di pianura e di collina,

pone la nostra regione all’avanguardia

in Italia. Le cartografie dei suoli

hanno alle spalle un’imponente mole

di dati, contenuta nel Sistema informativo

Pedologico, che permette di

utilizzare tali informazioni nella

programmazione e nella pianificazione

territoriale.

Tuttavia non è sempre facile far comprendere

al cittadino comune come

la salvaguardia della risorsa suolo sia

in stretta e diretta connessione con i

prodotti che ogni giorno acquistiamo

e consumiamo sulle nostre tavole.

Non si tratta solo di limitare il cosiddetto

“consumo di suolo”, che peral-


tro procede indisturbato malgrado la

riduzione della popolazione e le crisi

economiche, ma di far maturare, attraverso

un processo di conoscenza,

la consapevolezza che tra suoli e prodotti

agricoli esiste un “cordone ombelicale”

che rischia di rompersi.

Il paradosso che viviamo oggi è che

da una parte vi è una attenzione crescente

e spasmodica nei confronti

della salubrità dei prodotti alimentari

e, più nello specifico, della incredibile

varietà di prodotti agricoli

tradizionali, rispetto alle loro qualità

e alle loro caratteristiche organolettiche,

ma, dall’altra parte, non

si comprende che quelle stesse produzioni

tipiche sono possibili solo se

si mantengono salubri e vivi anche i

suoli dove esse si sviluppano.

IL PROGETTO

Con queste premesse l’Assessorato

all’Agricoltura e Cibo della Regione

Piemonte ha finanziato il progetto

“Carte d’identità dei suoli d’origine

dei prodotti tipici” che ha condotto

alla realizzazione, per 22 prodotti

regionali, di un vero e proprio documento

di riconoscimento che descrive

i caratteri peculiari dei suoli sui

quali quei prodotti crescono e producono

i loro frutti.

Per ogni prodotto è stata realizzata,

nel formato della storica carta di

identità a quattro facciate, una specifica

descrizione del suolo. Nella

prima facciata campeggia la fotografia

del prodotto, mentre nelle due

facciate interne vengono fornite le

informazioni cruciali in merito alla

tipologia pedologica che caratterizza

l’areale di produzione: l’età del

suolo, l’origine dei materiali sui quali

il suolo si è formato, le morfologie e

cui è associato e la sua diffusione regionale,

le attitudini agrarie che quel

suolo possiede, le minacce a cui esso

è sottoposto e i segni particolari che

lo caratterizzano e lo contraddistinguono

dagli altri suoli. Di particolare

interesse è il paragrafo dedicato alle

minacce, nel quale si descrive, per

lo specifico suolo in oggetto, quali

sono i maggiori pericoli a cui esso è

esposto. Le minacce maggiormente

ricorrenti sono: l’urbanizzazione che

copre e distrugge i suoli riducendone

la disponibilità, l’erosione che asporta

gli strati più fertili, la perdita di

sostanza organica che depaupera

il suolo dalle sostanze nutritive, la

compattazione che ne riduce la permeabilità,

l’inquinamento che danneggia

ambiente e prodotti.

La foto del profilo del suolo e la denominazione

dei comuni ove è diffuso

sono sulla terza facciata. Sulla

quarta facciata, infine, per tutti i

suoli, è stato inserito il “Manifesto

per la protezione del suolo”: “I suoli

sostengono le produzioni agrarie,

pastorali e forestali e sono la base

per garantire a tutti una alimentazione

sana. Distruggere i suoli significa

distruggere una parte di noi

stessi. Ogni prodotto che acquistia-

IL PROGETTO,

FINANZIATO DALLA

REGIONE PIEMONTE,

HA LO SCOPO DI

PROMUOVERE LA

CONOSCENZA DEL

CONSUMATORE

RIGUARDO ALLA

RISORSA SUOLO

29


Agricoltura > 102

30

mo ha una storia che comincia da

un suolo; ciascun suolo ha sue specifiche

caratteristiche e attitudini

produttive, da valorizzare e preservare.

Conoscere i suoli e le funzioni

che essi svolgono è lo strumento per

far crescere la cultura di un utilizzo

sostenibile delle risorse. I suoli

filtrano gli inquinanti, accumulano

acqua nelle falde, riducono l’anidride

carbonica in atmosfera, ospitano

e danno da mangiare a milioni di

organismi viventi”.

I PRODOTTI ANALIZZATI

I 22 prodotti considerati sono elencati

in tabella, suddivisi tra frutta,

verdura e prodotti trasformati.

Si tratta di prodotti coltivati in areali

relativamente ristretti e che sono

distribuiti nelle diverse province

piemontesi.

Attraverso la diffusione di queste

“Carte d’identità dei suoli” si vuole

promuovere la conoscenza del consumatore

riguardo alla risorsa suolo

e alla consapevolezza della sua fragilità.

Il suolo, infatti, è un bene che

si rinnova in tempi molto lunghi, assai

più lunghi della vita di un uomo.

Si tratta in definitiva di una risorsa

non rinnovabile che quando viene

degradata o distrutta perde definitivamente

le proprie funzioni che

PRODUZIONI ORTOFRUTTICOLE

Albicocca tonda di Costigliole (CN)

Ciliegia di Garbagna (AL)

Ciliegia di Pecetto (TO)

Fragolina di San Mauro torinese (TO)

Pesca bella di Borgo d’Ale (VC)

Susina Santa Clara del Saluzzese (CN)

PRODUZIONI ORTICOLE

Aglio di Caraglio (CN)

Asparago di Santena (TO)

Carciofo della Val Tiglione (AT)

Cardo gobbo di Nizza Monferrato (AT)

Cipolla piatlina bionda di Andezeno (TO)

Cipolla dorata di Castelnuovo Scrivia (AL)

sono molteplici: le produzioni agrarie,

la protezione delle falde, la conservazione

e ricarica dell’acqua, lo

stoccaggio del carbonio, fino a tutte

PRODOTTI DI TRASFORMAZIONE

DERIVANTI DA PRODUZIONI

LOCALIZZATE

Formaggio Bettelmat (VB)

Formaggio Maccagno (BI)

Formaggio Montebore (AL)

Olio essenziale di Menta di Pancalieri (TO)

Vino di Ghemme (NO)

Fagiolo di Saluggia (VC), Pisello di Casalborgone (TO)

Porro di Cervere (CN)

Zucca di Castellazzo Bormida (AL)

Zucchini di Borgo d’Ale (VC)


le funzioni legate ad aspetti culturali

e storici spesso reperibili negli strati

pedologici e che ci parlano delle nostre

origini e del nostro passato.

Talora parliamo di prodotti che, se

non verranno preservati e valorizzati,

si perderanno per la progressiva

scomparsa delle aziende agricole che

ancora oggi li producono: il Pisello

di Casalborgone e il Carciofo della

Val Tiglione, ne sono un esempio.

I produttori e i consumatori possono

liberamente scaricare le carte di identità

dei suoli dei prodotti tipici fino

a oggi realizzate, dal sito dell’IPLA

Carte d’Identità dei suoli (ipla.org)

UNO SGUARDO

AL FUTURO

Oggi la consapevolezza dell’importanza

dell’ambiente e della riduzione

degli impatti antropici, della necessità

di individuare azioni di mitigazione

e adattamento nei confronti

del cambiamento climatico, è molto

più diffusa rispetto a un tempo.

Eppure per quanto riguarda i suoli

c’è ancora molta strada da percorrere,

sia dal punto di vista legislativo

che culturale. Mentre altre risorse

essenziali per la nostra vita e quella

degli ecosistemi sono al centro

dell’attenzione e, in molti casi, hanno

visto importanti miglioramenti

negli ultimi decenni (vedi aria e

acqua), per i suoli il degrado e l’asportazione

prosegue con un trend

preoccupante, soprattutto a carico

delle aree maggiormente produttive

che sono quelle della pianura e delle

colline a minori pendenze.

Questo strumento, che grazie al finanziamento

della Regione Piemonte

è a disposizione del grande pubblico,

vuole fornire un contributo a una pianificazione

territoriale volta a preservare

i tesori che abbiamo e per fornire

maggiore informazione nei confronti

dei consumatori che dovranno sempre

più legare il prodotto che acquistano

al luogo e al suolo d’origine.

Se distruggeremo o danneggeremo

in modo sostanziale i suoli dove

nascono e crescono i prodotti tipici

della nostra regione non potremo

più avere quei prodotti. È apparentemente

una banalità sottolineare tale

conseguenza ma è necessario che a

ogni livello vi sia consapevolezza di

questa realtà.

LE CARTE D’IDENTITÀ

DESCRIVONO L’ORIGINE

DEI SEDIMENTI CHE

HANNO DATO ORIGINE AL

SUOLO, LA DIFFUSIONE

IN AMBITO REGIONALE,

LE ATTITUDINI

PRODUTTIVE,

LE MINACCE A CUI IL

SUOLO È SOTTOPOSTO

Le carte di identità dei suoli dei

prodotti tipici si possono scaricare

liberamente dal sito IPLA

31


Agricoltura > 102

COLLABORARE PER

L’INNOVAZIONE

L’operazione 16.1.1

del PSR e i Gruppi Operativi

L’operazione 16.1.1, relativa alla costituzione, gestione e operatività dei gruppi operativi del PEI (Partenariato

Europeo per l’Innovazione) in materia di produttività e di sostenibilità dell’agricoltura (“GO del PEI-AGRI”) è

una delle novità più rilevanti del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 del Piemonte. L’operazione finanzia

la redazione e l’attuazione di progetti collaborativi (tra due o più soggetti) di innovazione nel mondo rurale.

La Regione Piemonte ha attuato tale operazione attraverso un bando emanato nel 2016 e suddiviso in due

fasi, concludendo nel 2020 il percorso istruttorio con l’ammissione a finanziamento di 24 GO per un importo

del contributo concesso di circa 12 milioni 750 mila euro.

RIPARTIZIONE DEI GO E DEL FINANZIAMENTO PER FOCUS AREA PSR

32

2A

Focus Area PSR

Migliorare le prestazioni economiche di tutte le aziende agricole e incoraggiare la

ristrutturazione e l'ammodernamento delle aziende agricole, in particolare per aumentare la

quota di mercato e l'orientamento al mercato nonché la diversificazione delle attività.

Numero

Gruppi

Operativi

Importo

investimento

Contributo

concesso

3 € 2.037.215,87 € 1.629.772,65

3A

Migliorare la competitività dei produttori primari integrandoli meglio nella filiera agroalimentare

attraverso i regimi di qualità, la creazione di un valore aggiunto per i prodotti agricoli, la

promozione dei prodotti nei mercati locali, le filiere corte, le associazioni e organizzazioni di

produttori e le organizzazioni interprofessionali.

9 € 5.775.683,13 € 4.189.697,05

3B Sostenere la prevenzione e la gestione dei rischi aziendali. 1 € 165.240,45 € 132.192,37

4A

Salvaguardia, ripristino e miglioramento della biodiversità, comprese le zone Natura 2000

e le zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici, l'agricoltura ad alto valore

naturalistico, nonché l'assetto paesaggistico dell'Europa.

2 € 1.342.315,06 € 1.337.825,65

4B Migliore gestione delle risorse idriche, compresa la gestione dei fertilizzanti e dei pesticidi. 5 € 3.252.624,13 € 3.252.624,13

4C Prevenzione dell'erosione dei suoli e migliore gestione degli stessi. 1 € 481.507,35 € 481.507,35

5A Rendere più efficiente l'uso dell'acqua nell'agricoltura. 1 € 580.321,86 € 580.321,86

5C

Favorire l'approvvigionamento e l'utilizzo di fonti di energia rinnovabili, sottoprodotti, materiali

di scarto e residui e altre materie grezze non alimentari ai fini della bioeconomia.

1 € 478.513,84 € 478.513,84

6C

Promuovere l'accessibilità, l'uso e la qualità delle tecnologie dell'informazione e della

comunicazione (TIC) nelle zone rurali.

1 € 831.483,35 € 831.483,35


COPASUDI

IL PROGETTO

Acronimo: CO.P.A.S.U.DI.

Tematica: Gestione aziendale

Focus Area: 3b) Sostegno alla gestione

dei rischi aziendali

Capofila: L’altromercato

Verdura e Frutta

Periodo: 2020 - 2023

Durata: 36 mesi

Partner (n.): 7

Comparto: Colture industriali

Localizzazione: ITC11 - Torino

Costo totale: € 165.240,47

Il progetto di cooperazione tra piccole

aziende agricole per soia ad

utilizzo diretto (CO.P.A.S.U.DI.)

punta a valorizzare l’utilizzo della

soia, sopratutto in ambito zootecnico

ma non solo. Il progetto è incentrato

sulle pratiche agroecologiche,

condotte direttamente nelle

aziende, e su innovazioni per l’agricoltura

contadina e la biodiversità

agricola.

Il progetto vede direttamente protagoniste

cinque aziende agricole

piemontesi: L’Altromercato di Pianezza,

La Tadea di Bibiana, Mellano

di Castagnole Piemonte, Savarino

di Fiano, La Gallinella di Villafranca

Piemonte, in coperazione con la

Scuola Agraria Salesiana di Lombriasco,

la Rete Semi Rurali di Scandicci

ed il Dipartimento di Scienze

agroalimentari ambientali e animali

dell’ Università di Udine.

AGRICOLTURA

CONTADINA

E BIODIVERSITÀ

AGRICOLA:

COOPERAZIONE,

SOIA E AGROECOLOGIA

Il progetto COPASUDI nei fatti nasce

dall’esigenza, di molte piccole

realtà zootecniche e di realtà rurali

con piccoli allevamenti familiari, di

poter disporre di soia non ogm, a

basso fattore antinutrizionale, prodotta

senza chimica di sintesi in

azienda e poterne fruire direttamente

senza ulteriori trattamenti.

L’obiettivo generale del progetto è

l’adozione, mediante produzione,

trasformazione ed uso, di una popolazione

eterogenea evolutiva di soia

caratterizzata dalla presenza di bassi

fattori antinutrizionali, in regime

biologico o a bassi inputs. Questo ci

aiuta ad ottenere materiale in campo

più facilmente adattabile al contesto

territoriale, ai cambiamenti climatici

ed a ridurre la dipendenza, anche

economica, delle aziende agricole da

un mercato alquanto incerto.

Il processo vuole anche contribuire

ad innovare le pratiche di gestione

delle sementi tra le aziende, delle

tecniche agronomiche e dei preparati

mangimistici delle aziende agricole

familiari e zootecniche.

Gli obiettivi specifici sono:

ridurre l’approvvigionamento

esterno aziendale di proteine vegetali

per la razione alimentare

mediante la produzione aziendale

di granella di soia direttamente

utilizzabile dagli animali;

diversificare la produzione agricola

delle aziende appartenenti al Gruppo

Operativo, inserendo una specie

proteica a duplice valenza: agronomica

(nelle rotazioni) e produttiva

(col fine della vendita diretta).

I risultati che ci attendiamo di ottenere

al termine dei 36 mesi sono:

1. La costituzione di una popolazione

eterogenea evolutiva di soia

a bassi fattori antinutrizionali

adattata al contesto locale in 4

aziende aderenti al progetto;

2. l’adozione di tecniche di coltivazione

innovative, anche con la

trazione animale, volte a valorizzare

le caratteristiche e la definizione

di Linee Guida agrotecniche

aziendali utili alla coltivazione

delle popolazioni eterogenee, alla

riduzione dei costi di produzione

e alla valorizzazione dei fattori di

produzione aziendali con lo scopo

di innalzare i redditi aziendali;

3. sostenere il livello di cooperazione

tra le aziende sia nello scambio

di competenze sia nella definizione

di accordi di filiera con specifico

riferimento alla produzione

mangimistica e alla gestione del

sistema sementiero locale della

popolazione di soia;

4. l’utilizzazione diretta in azienda

del materiale prodotto e la definizione

di Linee Guida di somministrazione

di mangimi a base di

trasformati di soia utili alla preparazione

della razione di mangime

per ovini e avicoli direttamente

in azienda.

33


Agricoltura > 102

SALUMI LIBERI

34

IL PROGETTO

Acronimo: Salumi Liberi

Tematica: Mercato e sicurezza

alimentare

Focus Area: 3a) Migliore integrazione

dei produttori primari nella filiera

agroalimentare attraverso i regimi di

qualità, mercati locali e filiere corte

Capofila: Agenzia dei Servizi Formativi

della Provincia di Cuneo

Periodo: 2020 - 2023

Durata: 36 mesi

Partner (n.): 11

Comparto: Zootecnia - suini

Localizzazione: ITC11 - Torino,

ITC16 - Cuneo

Costo totale: € 567.321,87

Il progetto SALUMI LIBERI si pone

l’obiettivo di arrivare ad una limitazione

controllata dell’utilizzo dei nitrati

e dei nitriti nei prodotti di salumeria

e di valutare dove e se possibile una

completa eliminazione degli stessi.

L’uso di conservanti per i prodotti

carnei è previsto dalla legislazione

comunitaria e le quantità sono stabilite

nel Regolamento CE 1333/2008

a seconda della tipologia di carne

conservata. I nitrati sono usati da

moltissimo tempo, ma solo in epoca

recente si è compreso che gli effetti

positivi sono dovuti ai nitriti che ne

derivano. Dal punto di vista chimico

sono sali di sodio o potassio con acido

nitrico e acido nitroso.

LIMITAZIONE

CONTROLLATA

DELL’UTILIZZO DEI

NITRATI E DEI NITRITI

NEI PRODOTTI DI

SALUMERIA E LORO

POSSIBILE COMPLETA

ELIMINAZIONE

I nitriti svolgono diversi ruoli importanti:

ostacolano la crescita di microrganismi

patogeni (in particolare

di Clostridium botulinum);

svolgono un ruolo importante dal

punto di vista tecnologico stabilizzando

il colore;

agiscono sulla struttura e sull’aroma;

proteggono i grassi da processi

ossidativi.

I nitrati e i nitriti vengono assorbiti

dall’organismo con modalità differenti:

i nitrati vengono parzialmente

convertiti in nitriti già nel cavo orale;

i nitriti assorbiti possono ossidare

l’emoglobina in metaemoglobina

che se presente in eccesso limita la

funzione dei globuli rossi di trasportare

ossigeno alle cellule (metaemoglobinemia,

particolarmente critica

nel neonato); inoltre, se presenti in

eccesso ed in determinate condizioni

(ambiente fortemente acido) possono

formare, reagendo con ammine

libere, le nitrosammine, di cui alcune

sono note sostanze cancerogene.

L’EFSA (2017), confermando la criticità

di questi additivi, ha quindi stabilito

le dosi giornaliere ammesse. Si

precisa che l’assunzione di nitrati e

nitriti deriva anche da altri alimenti

nella dieta (vegetali, acqua), non solo

dai salumi trattati.

Il progetto SALUMI LIBERI focalizza

l’attenzione su due prodotti

che rappresentano la tradizione salumiera

italiana: il salame crudo ed

il prosciutto cotto. Il salame crudo

rappresenta la categoria di prodotti a

base di carne tritata, insaccata e fermentata.

Il prosciutto cotto rappresenta

invece la categoria di prodotti

derivati da taglio intero, cotti, dopo

un trattamento con salamoia contenente

tra gli altri ingredienti anche

i nitriti. Il prosciutto cotto inoltre è

apprezzato dal consumatore, spesso

presente nell’alimentazione infantile,

somministrato nell’alimentazione

di persone ospedalizzate.

Il progetto ha come capofila AGEN-

FORM e coinvolge partners importanti:

per la parte scientifica le il

Dipartimento di Scienze Agrarie,

Forestali e Alimentari dell’Università

di Torino e l’Università del Piemonte

Orientale); per la parte tecnica IZS

(Istituto Zooprofilattico di Torino) e

Laboratorio Chimico Camera Commercio

di Torino (LABCHIM), per la

parte sperimentale il salumificio stesso

di AGENFORM, per l’applicazione

4 aziende del territorio (La Granda

e le aziende agricole Cascina Muretteisa,

Casa Costa e La Rosa Bianca)

e la Scuola Malva Arnaldi e prevede

un coinvolgimento dell’Asl CN 1 come

supervisore del progetto stesso.


WAPPFRUIT

IL PROGETTO

Acronimo: WAPPFRUIT

Tematica: Agricoltura di precisione

Focus Area: 5a) Rendere più efficiente

l’uso dell’acqua nell’agricoltura

Capofila: Politecnico di Torino -

Dipartimento di Elettronica e

Telecomunicazioni

Periodo: 2020 - 2023

Durata: 36 mesi

Partner (n.): 7

Comparto: Frutticoltura

Localizzazione: ITC11 - Torino,

ITC16 - Cuneo

Costo totale: € 580.321,91

L’irrigazione rappresenta un passaggio

chiave nel processo produttivo delle

colture frutticole per il conseguimento

di standard qualitativi elevati e il contenimento

di problematiche di ordine

fisiologico e patologico in campo e in

fase di post-raccolta. Tra le colture frutticole

il melo e l’actinidia sono quelle

che maggiormente risentono di stress

idrici in eccesso e in difetto e per questo

necessitano di particolari attenzioni

durante la loro coltivazione.

Il progetto WAPPFRUIT si prefigge l’obiettivo

di realizzare un sistema intelligente

applicato alla gestione dell’acqua

in frutticoltura (melo e actinidia). Data

la complessità del problema reale, un

Gruppo Operativo multidisciplinare

con i seguenti partner è stato definito:

REALIZZARE UN

SISTEMA INTELLIGENTE

APPLICATO ALLA

GESTIONE DELL’ACQUA

IN FRUTTICOLTURA

(MELO E ACTINIDIA)

Politecnico Di Torino e in particolare

il Dipartimento di Elettronica

e Telecomunicazioni (DET), capofila

del progetto, incaricato di portare

il know how ingegneristico necessario

alla realizzazione dell’idea

progettuale;

Università di Torino e in particolare

dal Dipartimento Interateneo

di Scienze, Progetto e Politiche del

Territorio (DIST) per la valutazione

irrigua delle piante sotto esame;

Agrion, fondazione per la ricerca,

l’innovazione e lo sviluppo tecnologico

dell’agricoltura piemontese, con

l’essenziale lavoro dei necessari rilievi

e la valutazione alla raccolta dei parametri

quali-quantitativi dei frutti;

Le aziende agricole Vassallo Paolo,

La Marchisa di Valter Panero e

Giuliano Sacchetto che presentano

le piantagioni richieste dal progetto

e con la volontà di ottimizzare l’uso

delle ingenti quantità d’acqua necessarie

per le coltivazioni frutticole;

Astel in qualità di azienda di progettazione

elettronica a supporto dello

sviluppo software necessaria per

l’architettura proposta.

È pertanto necessario definire il corretto

fabbisogno idrico delle colture

frutticole prese in considerazione nel

progetto al fine di automatizzare l’impianto

di micro-irrigazione (gocciolatori).

Il raggiungimento di tale obiettivo

permetterà di ottenere una serie di risultati

direttamente misurabili, unitamente

ad impatti positivi non misurabili,

ma di conclamata evidenza. I primi

possono essere apprezzati tramite la

comparazione dei metri cubi di acqua

utilizzati ed il confronto delle proprietà

dei frutti prima e dopo l’applicazione di

tali tecnologie. I risultati non misurabili

comprendono: il tempo risparmiato

dai coltivatori grazie all’automatizzazione

del sistema, il tracciamento costante

dei dati riguardanti l’attivazione

del sistema ed il potenziale idrico del

suolo, il miglioramento delle proprietà

organolettiche del prodotto finale, un

aumento della conservabilità del frutto

ed una riduzione dell’impatto ambientale

della produzione dei frutti.

Il primo passo verso l’automazione del

processo di irrigazione è stato analizzare

attentamente le caratteristiche idrologiche

dei suoli e delle colture presi

in considerazione in questo progetto.

Pertanto, le caratteristiche delle colture

sono state valutate da Agrion con fruttometri

e dendrometri mentre le analisi

riguardanti gli impianti di irrigazione e

i terreni sono state condotte dal dipartimento

DIST. Tale analisi è stata condotta

per estrarre informazioni riguardo al

fabbisogno idrico delle colture e per dimensionare

il numero di nodi di misura

per una corretta progettazione dell’algoritmo

decisionale con cui il sistema

di irrigazione viene attivato.

Il passo successivo è stato realizzato

dal DET del Politecnico Di Torino con

la realizzazione fisica di due schede

elettroniche (anche chiamati “nodi”)

in completa filosofia Internet of Things

(IoT) da montare nelle aziende agricole:

una chiamata nodo di misura per la lettura

dei sensori usati per la rilevazione

idrica e una chiamata nodo di attuazione

per l’attuazione delle elettrovalvole

collegati ai gocciolatori. I due sistemi

sono entrambi autonomi da un punto di

vista energetico, cioè non sono necessari

cablaggi per l’alimentazione delle

schede stesse, e comunicano i dati dei

sensori collegati attraverso un sistema

di comunicazione in radiofrequenza

chiamato LoRa (Long Range) su una

architettura pubblica già preesistente

della regione Piemonte.

35


Agricoltura > 102

SPRECO ALIMENTARE

Progetti e azioni per il

consumo consapevole di cibo

36

> A cura di Vittorio Bosser Peverelli,

Tiziana Pia, Andrea Marelli –

Direzione Agricoltura e cibo

Regione Piemonte

L’estensione delle competenze che la

Giunta regionale ha voluto attribuire

all’Assessorato all’Agricoltura, contemplando

tra queste anche il Cibo,

può a prima vista apparire come una

banale precisazione terminologica,

ma vuole invece significare che i prodotti

agricoli non possono più essere

sviliti a semplici merci - o con un termine

abusato a “commodities” - ma

essere considerati, per il loro valore

complessivo, come elemento insostituibile

del vivere in una comunità,

consapevole, partecipe e coesa.

Il cibo è storia, tradizione, territorio,

identità ma anche scambio, contaminazione,

convivialità, piacere in-

somma, in una sola parola, cultura.

Il cibo, dunque, ha un valore e non

solo un prezzo; per questo lo spreco

del cibo non genera soltanto una

perdita economica, ma un disvalore

in quanto tale con rilevanti ricadute

anche in campo ambientale.

Non deve quindi stupire che l’Assemblea

generale delle Nazioni Unite,

nell’individuare gli obiettivi di

sviluppo sostenibile che tutti i Paesi

devono cercare di raggiungere entro

il 2030, abbia inserito anche l’obiettivo

12.3 che ha come scopo quello di

dimezzare lo spreco alimentare globale

pro-capite (nella fase di vendita

al dettaglio e di consumo casalingo)

e di ridurre le perdite di cibo durante

tutte le fasi della filiera agroalimentare,

comprese le perdite del

post-raccolto. Altrettanto fra breve

farà, con obiettivi ancor più ambiziosi,

l’Unione europea.

Regione Piemonte nel corso degli

anni ha attivato diverse iniziative per

favorire il raggiungimento di questi

obiettivi, come finanziare attività di

recupero delle eccedenze alimentari

destinandole alle persone bisognose

(Legge regionale 23 giugno 2015, n.

12), attività che si sta consolidando

sui territori e che vede impegnati

soprattutto diversi attori del Terzo

settore. A questa Legge si affiancano

i progetti attuali e quelli futuri dedicati

alla governance sulle tematiche

che gravitano intorno al cibo.

UBO, UNA BUONA

OCCASIONE

“Una Buona Occasione” è un progetto

nato nel 2014 in concorso con la

Regione Autonoma Valle D’Aosta e

finanziato dal Ministero dello Sviluppo

Economico che ha ricevuto

negli anni importanti riconoscimen-


UBO MIRA A PREVENIRE

LA FORMAZIONE

DELLE ECCEDENZE

ALIMENTARI E HA COME

TARGET PRINCIPALE I

GIOVANI CONSUMATORI

ti da parte del Ministero dell’Ambiente,

volta a prevenire la formazione

delle eccedenze attraverso una

massiccia campagna di educazione

e sensibilizzazione dei consumatori,

in particolare dei più giovani.

Con UBO si è voluto investire sulla

prevenzione, accogliendo il suggerimento

del Programma delle Nazioni

Unite per l’Ambiente che, nelle

sue fondamentali Linee guida (per

governi statali e regionali, enti locali,

imprese e altre organizzazioni)

“Prevenzione e riduzione degli sprechi

alimentari a livello aziendale e

domestico”, ha collocato proprio la

prevenzione al vertice delle azioni da

privilegiare nella lotta allo spreco.

Il target è individuato è rappresentato

dai consumatori perché nelle

società a economia avanzata è la fase

del consumo che genera la maggior

quantità di spreco e, fra i consumatori,

particolare attenzione è stata dedicata

ai giovani poiché questo segmento

ha dimostrato di essere, dalle

risposte date a più di un questionario

sul tema, il più sprovvisto di conoscenze

utili da mettere in pratica

nella prevenzione, ma nel contempo

il più desideroso di apprenderle.

L’impostazione progettuale è stata

caratterizzata da un rigoroso approccio

scientifico, assicurato dalla partnership

di numerosi dipartimenti

universitari, e dall’ideazione di test

laboratoriali di particolare interesse,

quali quelli indirizzati alla verifica a

campione della effettiva durabilità

dei prodotti rispetto alle indicazioni

riportate sulla confezione.

LE ATTIVITÀ E GLI

STRUMENTI DI UBO

L’architettura progettuale prevede la

realizzazione sul territorio di eventi

in scuole, cinema, grandi strutture

di vendita dove proiettare film, presentare

prodotti multimediali autonomamente

realizzati e distribuire

materiale divulgativo sul tema dello

spreco, così da suscitare una riflessione

e promuovere comportamenti

virtuosi e coerenti.

A questo fine assumono un ruolo

centrale un sito web www.unabuonaoccasione.it/it/

realizzato in quattro

lingue realizzato in quattro lingue

(IT/EN/FR/DE), una strategia

di comunicazione con una costante

presenza sui principali canali social,

nonché un’applicazione (gratuita e

anch’essa disponibile in quattro lingue)

con i consigli pratici per sprecare

meno ma non solo.

Infatti, “UBO app: l’antidoto 2.0 contro

lo spreco alimentare” (il cui aspetto

scientifico è stato curato dall’Istituto

Zooprofilattico del Piemonte, Liguria

e Valle d’Aosta e dal Laboratorio

Chimico della Camera di Commercio

di Torino) non solo aiuta il consumatore

a programmare gli acquisti (lista

della spesa elettronica), ad acquistare

e cucinare le giuste quantità di cibo

(porzionatura), a conservare correttamente

il cibo (dove, come e per quanto

tempo), a monitorare e gestire le date

di scadenza degli alimenti conservati

in frigo o nella dispensa (memo scadenze)

e a riutilizzare gli avanzi (ricette

antispreco SlowFood), ma fornisce

anche, per gli oltre 500 alimenti considerati,

informazioni sulla stagionalità,

sui valori nutrizionali, sulla loro

impronta idrica e altre curiosità utili a

comprendere il significato ed il valore

del cibo.

Schermata della app

“Una buona occasione”

LE FOOD E WINE BAG

L’Assessorato all’Agricoltura e cibo

della Regione Piemonte, in collaborazione

con VisitPiemonte, ha

lanciato il 5 febbraio 2022, Giornata

Nazionale di Prevenzione dello

spreco alimentare, il progetto “Ciapa

e porta a ca! Porta a casa il gusto

autentico del Piemonte”, volto

a sensibilizzare il grande pubblico

sulla pratica positiva del portare a

casa il cibo e il vino non consumato

nei ristoranti e, contestualmente, a

sviluppare una maggiore coscienza

rispetto al valore degli alimenti di

qualità che vengono prodotti grazie

all’impegno del settore agricolo ed

agroalimentare piemontese.

Il progetto prevede il coinvolgimento

di alcuni ristoranti e agriturismi del

territorio piemontese e in rappresentanza

di tutte le province, selezionati

con la collaborazione delle associazioni

di categoria Confcommercio,

Confesercenti, Coldiretti, CIA e Con-

37


Agricoltura > 102

getto “Ciapa e porta a ca! Porta a

casa il gusto autentico del Piemonte”

in modo leggero e scanzonato invita

all’azione il consumatore e al tempo

stesso richiama la campagna di comunicazione

“Piemonte autentico”

di VisitPiemonte.

38

siglato un accordo di collaborazione).

A tutti questi soggetti, l’Assessorato

regionale all’Agricoltura e Cibo e

VisitPiemonte ha fornito nel mese di

maggio, le “food bag” e le “wine bag”,

realizzate appositamente in materiale

riciclabile e compostabile da una ditta

specializzata, da consegnare ai clienti

che ne faranno richiesta e grazie alle

quali portare a casa in modo elegante,

pratico e sicuro le porzioni di cibo e le

bottiglie eventualmente avanzate.

Sulle bag, lo slogan scelto per il profagricoltura

che, oltre alla volontà di

presentarsi come luoghi di consumo

consapevole e contro lo spreco, propongono

nel proprio menù ricette e

piatti della tradizione culinaria piemontese

così come prodotti agroalimentari

di qualità piemontesi.

Hanno inoltre aderito al progetto le

Enoteche regionali di Acqui e Ovada

con i rispettivi ristoranti, l’Unione

cuochi con una selezione di ristoranti

aderenti (con la quale in precedenza

la Direzione Agricoltura e cibo ha

GLI SVILUPPI FUTURI

Il recente passaggio della competenza

gestionale del progetto all’Assessorato

all’Agricoltura e Cibo suggerisce

un allargamento del suo focus

sul nesso fra spreco alimentare e sistema

alimentare che lo genera.

Non vi è dubbio, infatti, che la causa

prima dello spreco sia la sovrapproduzione

di cibo, fenomeno maggiormente

presente nei Paesi in cui

prevalgono modelli produttivi e di

consumo che privilegiano la quantità

sulla qualità del prodotto. Le

lunghe, complesse filiere di approvvigionamento,

che caratterizzano

questo modello, sono connotate anche

dalla presenza di numerosi intermediari

che, grazie al rilevante

potere contrattuale, sono in grado di

condizionare le forniture e, di conseguenza,

anche le abitudini d’acquisto.

Prezzo del prodotto, posizionamento

commerciale, caratteristiche

estetiche sono dunque decise da pochi

a discapito di molti.

Si pone così, anche rispetto alla necessità

di ridurre lo spreco alimentare,

l’esigenza di promuovere la


rilocalizzazione del sistema alimentare

rendendo più vicine le fasi della

produzione e del consumo. E si tratta

soprattutto di promuovere quelle

forme organizzative che, facendo

leva sui prodotti del territorio e sulle

comunità che lo abitano, rendano

produttori e consumatori compartecipi

delle scelte alimentari.

Lo auspica la FAO che ad esse attribuisce

un ruolo fondamentale nella

transizione verso un più inclusivo,

resiliente e sostenibile food system

e altrettanto l’Unione Europea nella

sua “Farm to Fork Strategy”. Anche

il legislatore nazionale con le sue

recentissime leggi 17 maggio 2022,

n. 61 (“Norme per la valorizzazione

e la promozione dei prodotti agrico-

li e alimentari a chilometro zero e di

quelli provenienti da filiera corta”) e 9

marzo 2022, n. 23 (“Disposizioni per

la tutela, lo sviluppo e la competitività

della produzione agricola, agroalimentare

e dell’acquacoltura con

metodo biologico”) ha voluto sottolineare

l’importanza di un approccio

innovativo alle tematiche alimentari.

I distretti e le comunità del cibo, le

comunità a supporto dell’agricoltura,

i gruppi di acquisto solidali e collettivi,

ma anche i farmer market, le

vendite dirette in azienda, l’agricoltura

urbana e periurbana, l’agroecologia

sono manifestazioni diverse

di uno stesso comune sentire che fa

dei sistemi agricoli locali il futuro di

un’agricoltura sostenibile.

Scarica l’elenco dei ristoranti

aderenti al progetto Food e wine bag

Sito del progetto UBO, dal quale

si può scaricare anche la app

LO SPRECO ALIMENTARE

Lo spreco alimentare è la perdita di cibo ancora buono per il consumo degli esseri umani;

una perdita che si ha lungo tutta la catena di produzione e di consumo: dal campo al

piatto, in casa come al ristorante.

Il 5 febbraio 2022, in occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco

Alimentare, l’Osservatorio Waste Watcher ha presentato i risultati aggiornati della

ricerca che conduce ogni anno relativa a questa tematica, da cui è emerso che ogni

persona spreca, mediamente, 595,3 gr di cibo alla settimana:

25,5 gr di frutta fresca;

21,4 gr di insalata;

20,0 gr di pane fresco;

19,5 gr di verdure;

18,7 gr di cipolle, aglio e tuberi.

Il controvalore dello spreco alimentare, su base annua, è calcolato in 7,5 miliardi di euro.

Dal raffronto con gli anni passati si evidenzia come i dati siano migliorati rispetto al

2015 (12 miliardi di euro), ma siano peggiorati rispetto al 2021 (6,5 miliardi di euro).

Quali sono i principali impatti provocati dallo spreco del cibo?

AMBIENTALI: emissione di gas effetto serra (10% del totale), degrado del suolo,

spreco di acqua e di energia, aumento dei rifiuti;

ECONOMICI: costo del cibo sprecato, perdita della superficie agricola;

Visita il sito dell’Osservatorio spreco

alimentare Waste Watchers

ETICO - SOCIALI: spreco di cibo, difficoltà di accesso al cibo, eccesso di alimentazione, denutrizione, spreco di nutrienti,

carenze nutrizionali, esempio diseducativo per i giovani.

La sensibilità verso il problema è però sempre in crescita, sebbene gli italiani siano ancora poco avvezzi all’uso delle tecnologie di supporto

a contenere lo spreco e la stessa ricerca Waste Watcher 2022 ci dice che, al ristorante, solo 4 italiani su 10 chiedono di portare

a casa gli avanzi. Il ristoratore non può recuperare il cibo non consumato, per precise regole igieniche ed è costretto a buttarlo.

La legge 19 agosto 2016, n. 166 “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di

solidarieta’ sociale e per la limitazione degli sprechi” (anche detta legge Gadda), tra le altre indicazioni contro lo spreco alimentare, incoraggia

fortemente l’uso di contenitori adeguati per il recupero degli avanzi nei ristoranti, che altrimenti verrebbe buttato per precise

regole igieniche.

39


IL PIEMONTE ALLA 54° EDIZIONE DI VINITALY

Il Piemonte ha partecipato a Vinitaly, dal 10 al 13 aprile scorso, con un’area istituzionale allestita in collaborazione con Piemonte Land of

wine, l’ente che rappresenta tutti i consorzi piemontesi del vino e Unioncamere Piemonte.

L’area collettiva regionale ha ospitato la rappresentanza delle aziende vitivinicole piemontesi, delle cantine cooperative e associazioni di

produttori che hanno presentato le novità vitivinicole all’evento enologico tra i più importanti a livello internazionale.

L’allestimento è stato impreziosito dall’immagine grafica ideata da Francesco Pozzato (Vicenza, 1992), l’artista vincitore dell’ottava edizione

del progetto d’Artista indetto in collaborazione con Artissima, la fiera internazionale di arte contemporanea di Torino: il suo lavoro ha saputo

unire storia e reperti archeologici custoditi in Piemonte abbracciando concetti quali territorio, convivialità e tradizione restituendoli con un

esito formale sintetico e contemporaneo ma rifacendosi al sistema decorativo che poteva adornare un simposio, evento conviviale che in

antichità vedeva come protagonista il vino e che significa letteralmente “bere insieme”.

Nello spazio incontri hanno avuto luogo presentazioni e annunci, mentre nello spazio degustazione il numeroso pubblico ha potuto scoprire i

grandi vini piemontesi insieme ai distillati: 18 Docg e 41 Doc che coprono circa l’80 per cento della produzione totale.

A Vinitaly è stato allestito anche il Ristorante Piemonte, unico tra le regioni presenti alla kermesse, dove gli chef stellati piemontesi Massimo

Camia e Massimiliano Musso hanno proposto un menù con i prodotti di qualità del territorio in abbinamento ai vini Doc e Docg piemontesi.


Nelle foto, l’ingresso del padiglione Piemonte, il ristorante stellato,

il bancone accoglienza, l’artista Francesco Pozzato ed alcuni

elementi dell’allestimento interno dello Spazio Piemonte.


Agricoltura > 102

FREISA VITIGNO DELL’ANNO

Storia e caratteristiche di un antico

vitigno autoctono del Piemonte

42

> A cura di Vincenzo Gerbi,

DISAFA - Università degli Sudi

di Torino - Cantina Sperimentale

Bonafous

L’iniziativa “Vitigno dell’anno”, promossa

dall’Assessorato Agricoltura

e cibo della Regione Piemonte, nasce

dall’idea di raccontare e valorizzare i

vitigni storici autoctoni del Piemonte,

patrimonio unico del nostro territorio,

alle sue tipicità e alle storie

imprenditoriali locali.

Il vitigno selezionato diventa così

protagonista per un anno, grazie ad

iniziative promozionali e di marketing,

master class, presentazioni e

degustazioni, sia in Piemonte che

fuori regione, rese possibili dalla

collaborazione con i Consorzi di Tutela

dei vini del Piemonte, Piemonte

Land of Perfection, le Enoteche

Regionali e le Botteghe del Vino.

Dopo il Dolcetto nel 2019 e il Cortese

nel 2020/2021, il vitigno dell’anno

2022 è dunque il Freisa, i cui eventi

promozionali saranno accompagnati

dalla veste grafica curata da Francesco

Pozzato, giovane artista scelto

dall’Assessorato Agricoltura e cibo e

Artissima tramite un concorso annuale

per la realizzazione del padiglione

Piemonte a Vinitaly.

UN PO’ DI STORIA

I primi riferimenti al Freisa si ritrovano

in alcune tariffe doganali di

Pancalieri (1517), comune pianeggiante

a sud della collina di Chieri.

In quei documenti le “carate delle

frese” erano considerate tra i vini

Il Freisa, proprio per la sua rusticità,

la resistenza alle malattie e la

generosa produttività è stato spesso

confinato in ambienti poco favorevoli

alla vite, o costretto a carichi produttivi

eccessivi e non compatibili

con la completa maturazione dell’upregiati

e pagati il doppio degli altri.

Nella prima metà dell’Ottocento

l’uva Freisa viene descritta dai più

importanti ampelografi che si sono

occupati dei vitigni dell’Italia nordoccidentale,

basti ricordare Acerbi,

Milano, Gatta e Gallesio.

Il nostro vitigno è ricordato dal marchese

Leopoldo Incisa della Rocchetta

(1861) per la buona adattabilità

colturale e la produttività e le cui

uve, spesso unite ad altre, davano

vini facilmente commerciabili.

Alla fine dell’800, secondo De Maria

e Leardi (1875), la coltura del Freisa

era diffusa in molti comuni della

provincia di Asti e a Vignale, nel

Casalese, occupava da un terzo alla

metà della superficie vitata. Era anche

diffusa nel Nord-Est del Piemonte,

infatti si trova indicata nell’Ampelografia

Italiana del 1879, stilata

dal Comitato centrale ampelografico

presieduto dal di Rovasenda, come

vitigno impiantato a Gattinara, nel

vercellese, in terreni difficili perché

ritenuto più rustico ed adattabile del

Nebbiolo.

La comparsa delle malattie crittogamiche,

oidio e peronospora, determinarono

un’ulteriore espansione

di questo vitigno particolarmente

rustico e resistente, che sul finire

dell’Ottocento si estese dalla storica

area di coltivazione, ovvero le colline

dell’Alto Monferrato e la Collina Torinese,

verso Asti e il Casalese, nei territori

dell’Alessandrino, dell’Acquese,

del Vogherese, di Langhe e Monferrato

e nell’ampia fascia vitata pedemontana

che si estende dal Saluzzese

al Lago Maggiore.


va, che è piuttosto tardiva. In queste

condizioni non si possono che ottenere

vini modesti se non mediocri.

I più diffusi sinonimi della freisa

sono Monferrina, Monfrà, Spanna

Monferrina o Spannina, questi ultimi

particolarmente indicativi per le

similitudini del nostro vitigno con lo

Spanna o Nebbiolo. Negli scritti ottocenteschi

sono citate anche alcune

Freise omonime di cui la più importante

è la Freisa grossa o di Nizza,

che in realtà corrisponde alla Neretta

Cuneese.

Questa confusione è ancora presente

in alcune aree viticole come

il Pinerolese, il Canavese e alcune

zone dell’Alessandrino e

dell’Astigiano dove la Neretta cuneese

è ancora chiamata Freisone.

Fig. 1 – analisi svolte sul pro-filo antocianico delle bucce

IL FREISA OGGI

Studi genetici recenti, compiuti da

Schneider e collaboratori del CNR-

IPSP di Torino con metodi di biologia

molecolare sui vitigni piemontesi,

hanno evidenziato il legame

di parentela di primo grado tra il

Nebbiolo e la Freisa.

Probabilmente il Nebbiolo si è originato

da un semenzale di Freisa o forse

più probabilmente, secondo le fonti

storiche note fino a oggi, l’uva Freisa

è il risultato di un incrocio spontaneo

del Nebbiolo con un altro genitore

scomparso o ancora sconosciuto.

Questo legame genetico spiega numerosi

caratteri in comune tra i due

vitigni e mette in nuova luce questo

vitigno rustico e generoso ma considerato

poco raffinato.

Le similitudini non sono solo morfologiche,

ma anche analitiche.

Ad esempio le analisi svolte sul profilo

antocianico delle bucce hanno evidenziato

delle similitudini con il Nebbiolo

come la prevalenza di peonidina

e cianidina, caratteristica che condiziona

le tecniche di vinificazione e affinamento

di entrambi i vitigni (fig. 1).

Oggi il Freisa è coltivato quasi esclusivamente

in Piemonte, dove interessa

una superficie di circa 700

ettari, circa 1,7% dell’area vitata piemontese

secondo i dati diffusi dalla

Regione Piemonte.

Il vitigno Freisa si estende nell’area

storica delle colline che vanno

da Chieri ad Asti, a sud di Torino, è

largamente diffuso nel Casalese, e

in piccole aree nella Langa Cuneese,

nel Tortonese, nel Pinerolese, nel

Canavese, nei Colli Novaresi.

Fuori dal Piemonte è sporadicamente

coltivata in alcune province lombarde

e nel Veneto, in provincia di

Vicenza, a testimonianza della sua

passata diffusione. È stata inoltre

importata da emigranti piemontesi

in Argentina e California dove viene

tuttora coltivata su piccole aree.

Le due DOC importanti del Freisa

(Freisa d’Asti e Freisa di Chieri), nelle

quali è compresa la maggior parte

L’INIZIATIVA “VITIGNO

DELL’ANNO”

È PROMOSSA

DALL’ASSESSORATO

AGRICOLTURA E CIBO

PER VALORIZZARE

I VITIGNI STORICI

AUTOCTONI, I TERRITORI

E I PRODUTTORI

della produzione, si estendono sulla

Collina Torinese e sulle colline del

Monferrato a sottolineare le radici e

l’importanza del vitigno per questo

territorio. Nella provincia di Asti,

praticamente su tutto il territorio,

è ammesso produrre questo vino,

anche se i comuni dove si concentra

la maggior parte della produzione

sono quelli intorno a Castelnuovo

Don Bosco, in quella parte del Monferrato

che si spinge fino alla Collina

Torinese.

Il Freisa di Chieri invece è prodotto

in 12 comuni il cui territorio si estende

su gran parte del versante sudest

della collina che sovrasta la città di

Torino. Esistono poi altre tre DOC

piemontesi, Monferrato, Langhe e

Pinerolese, nelle quali l’uva Freisa

può essere vinificata in purezza,

oppure può costituire una porzione,

limitata tra il 5 e il 15%, in altre denominazioni

territoriali.

LE TIPOLOGIE

DEL VINO FREISA

Il Freisa viene vinificato in diverse

tipologie di cui la più nota è quella

vivace, caratterizzata da una debole

effervescenza ottenuta con una leggera

rifermentazione degli zuccheri

naturali e con un residuo zuccherino

nullo o di pochi grammi.

Il vino che si ottiene, grazie alla presenza

dell’anidride carbonica esalta

43


Agricoltura > 102

44

Fig. 2 – Attrezzature del Centro Bonafous, Cantina sperimentale

la percezione del tipico profumo di

lampone che caratterizza i vini giovani

prodotti con il nostro vitigno.

Tradizionalmente il vino vivace si

otteneva spillando una parte del

mosto subito dopo il sollevamento

del cappello di vinacce. Il mosto

veniva poi sottoposto a ripetute filtrazioni,

tecnica del tutto simile alla

preparazione del Moscato d’Asti.

Non sempre però il risultato era soddisfacente.

Oggi la rifermentazione è

condotta secondo tecniche enologiche

innovative che garantiscono un

prodotto di elevata qualità.

Un’altra tradizione ancora viva è

quella del “chiaretto” di Freisa, ottenuto

con la svinatura precoce, concludendo

la vinificazione in bianco.

Il vino che si ricava è caratterizzato

da un colore intermedio tra un rosato

ed un rosso, con una tannicità

ed una struttura non eccessive, ma

con un profumo fruttato intenso in

particolare di lampone, descrittore

tipico, citato anche nel disciplinare

di produzione.

Le tipologie “secco” e “superiore”,

quest’ultimo dopo un anno di affinamento,

sono vini che accompagnano

piatti importanti tipici della cucina

piemontese e hanno incontrato per

molto tempo meno favore da parte

dei consumatori locali. Nei confronti

degli stranieri invece, sono queste

le tipologie di vino che incontrano

maggior successo.

Da parte dei produttori esiste un apprezzabile

interesse ad approfondire

le conoscenze sul vitigno e sulle sue

potenzialità, così grazie al rinnovato

interesse per il Freisa e al finanziamento

degli Enti Locali (Regione Piemonte,

provincia di Torino, GAL Basso

Monferrato Astigiano) dal 2002

sono state condotte una serie di studi

per la caratterizzazione delle uve ed

esperienze sulle tecniche di vinificazione,

che hanno permesso di approfondire

l’analisi della componente

fenolica e realizzare protocolli innovativi

di vinificazione. Le esperienze

di cantina sono state possibili grazie

all’attività della cantina sperimentale

Bonafous dell’Università di Torino,

sita nel comune di Chieri (fig. 2)

È stato dimostrato come il raggiungimento

del corretto grado di matu-

razione consenta di ottenere uve con

potenzialità enologiche inaspettate.

La consistenza notevole della buccia,

il grappolo piuttosto spargolo e

la resistenza del vitigno alle malattie

crittogamiche, permettono una

permanenza prolungata sulla pianta

delle uve, anche in caso di condizioni

meteorologiche avverse, garantendo

il raggiungimento di un livello

di maturazione eccellente, anche dei

vinaccioli, limitando in questo modo

la cessione di tannini a basso grado

di polimerizzazione, responsabili

dell’astringenza dei vini.

Con la completa maturazione decresce

anche l’acidità fissa, soprattutto

a carico dell’acido malico, consentendo

la produzione di vini meno

aggressivi.

I risultati ottenuti attraverso lo studio

delle caratteristiche dell’uva

sono stati uno spunto di riflessione

per reinterpretare la tecnica di vinificazione.

Risultati particolarmente

interessanti sono stati ottenuti

applicando la svinacciolatura (fig.

3), cioè l’eliminazione dal fondo dei

recipienti nella fase di macerazione

dei vinaccioli meno maturi, che non

vengono trascinati dal cappello di

vinaccia perché più pesanti, entro

le prime settantadue ore dall’inizio

della fermentazione.

Fig. 3 – La pratica della “svinacciolatura” nella cantina sperimentale


PESCA E ACQUACOLTURA

Un bilancio del FEAMP 2014-2020

e il futuro FEAMPA

> A cura di Mauro Lavagno,

Direzione Agricoltura e cibo Regione

Piemonte

Il principale strumento di sostegno

alla Politica Comune della Pesca, il

Fondo Europeo per gli Affari Marittimi

e la Pesca (FEAMP) si è posto l’obiettivo

generale, tra il 2014 e il 2020,

di migliorare la sostenibilità sociale,

economica e ambientale dei mari e

delle coste, sostenendo i progetti locali,

le aziende e orientando le priorità

verso una ripresa ricca di crescita e occupazione.

Per i comparti di interesse

della Regione Piemonte, il programma

si è basato su due priorità principali:

l’acquacoltura sostenibile, che aiuterà

il settore a diventare più competitivo

seguendo specifiche regole

su metodi di produzione ecocompatibili

e rigorose normative in materia

di qualità, salute e sicurezza,

fornendo così all’Europa prodotti

di alto livello, affidabili e nutritivi;

il miglioramento della commercializzazione

e della trasformazione

nei settori della pesca e

dell’acquacoltura.

L’acquacoltura ha infatti capacità di

creare reddito e occupazione e potenzialità

di sviluppo che richiedono

scelte decisive e interventi strategici

diversificati in relazione alle caratteristiche

produttive, alle specializzazioni

regionali e alle vocazioni ambientali.

La Regione Piemonte ha emanato

bandi cofinanziando progetti nel rispetto

dei seguenti obiettivi:

la promozione della competitività

delle piccole e medie imprese;

la tutela dell’ambiente e la promozione

dell’uso efficiente delle

risorse;

la promozione di un’occupazione

sostenibile e di qualità;

la transizione verso un’economia

a basse emissioni di carbonio.

Le risorse finanziarie pubbliche

impegnate ammontano a circa

1.283.000 euro e la partecipazione

ha denotato un grande interesse e un

ottimo grado di raggiungimento degli

obiettivi di spesa. Sempre a valere

sulla programmazione 2014-2020, è

prevista l’apertura di nuovi bandi per

misure urgenti in materia di contenimento

e gestione dell’emergenza epidemiologica

da Covid-19 alle Misure:

1.44 bis “Arresto temporaneo di

pesca nelle acque interne” causato

dall’epidemia di Covid-19;

5.69 “Trasformazione dei prodotti

della pesca e dell’acquacoltura”.

Per quanto concerne gli aiuti di stato,

sono state concesse agevolazioni

finanziarie a favore delle imprese

professionali di pesca operanti nelle

acque interne per far fronte a danni

diretti e indiretti subiti nel 2020 e

derivanti dall’emergenza Covid-19 e

per assicurare la continuità aziendale

(DL 18/2020 - D.M. 17 Luglio 2020) e

sono in predisposizione nuovi interventi

per assicurare il sostegno delle

imprese che hanno dovuto fronteggiare

gravi carenze di liquidità.

Nel futuro, dietro identificazione degli

ambiti strategici di intervento a

tutti i livelli e determinazione degli

obiettivi attesi di crescita economica,

equità sociale e uso responsabile delle

risorse ambientali, si prevede una

nuova programmazione denominata

FEAMPA 2021-27 (Fondo Europeo

per gli Affari Marittimi, la Pesca e

l’Acquacoltura) che, pur mantenendo

obiettivi e finalità in sintonia con

quanto già proficuamente realizzato

nel bacino di utenza della nostra regione,

avrà maggior riguardo, in particolare,

per la riduzione degli impatti

della transizione verso un’economia

climaticamente neutra; il rafforzamento

della protezione e preservazione

della natura; la promozione della

transizione verso un’economia circolare

ed efficiente sotto il profilo delle

risorse; la necessità di affrontare nel

breve e nel lungo periodo le conseguenze

della pandemia da Covid-19

sul sistema economico e sociale.

45


Agricoltura > 102

46

SICCITÀ: RICONOSCIUTO LO STATO D’EMERGENZA AL PIEMONTE

Il Consiglio dei ministri ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, in relazione alla situazione

di deficit idrico in atto nei territori di Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto.

Per far fronte ai primi interventi sono stati stanziati 36.500.000 euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali, così ripartiti:

10.900.000 euro alla Regione Emilia Romagna, 4.200.000 euro alla Regione Friuli Venezia Giulia, 9.000.000 euro alla Regione

Lombardia, 7.600.000 euro alla Regione Piemonte, 4.800.000 euro alla Regione Veneto.

Lo stato di emergenza è volto a fronteggiare con mezzi e poteri straordinari la situazione in atto, con interventi di soccorso e assistenza

alla popolazione interessata, e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche.

“Attendevamo questo riconoscimento che siamo stati tra i primi a richiedere – ha subito commentato il presidente della Regione

Piemonte Alberto Cirio insieme agli assessori all’Ambiente Matteo Marnati, alla Protezione civile Marco Gabusi e all’Agricoltura

Marco Protopapa –. Lo stato d’emergenza è un passaggio indispensabile per intervenire in modo strutturale sulla siccità che ci

sta colpendo in questi mesi, ma anche per limitare il rischio che una situazione analoga si ripeta in futuro. Siamo soddisfatti che

sui primi 36,5 milioni stanziati dal Governo 7,6 arrivino in Piemonte. Serviranno a mettere in campo le opere di somma urgenza

per dare respiro alla nostra rete idrica”.

Il presidente Cirio si augura anche che “arrivino al più presto anche le altre risorse per gli interventi strutturali necessari, che solo

in Piemonte superano i 100 milioni di euro, e che dopo lo stato di emergenza venga riconosciuto anche lo stato di calamità per

la nostra agricoltura, che a livello nazionale conta già più di un miliardo di euro di danni. Quello della siccità, però, è un tema che

richiede ormai una regia e una attenzione nazionale ed europea, ed è per questo che abbiamo chiesto e ottenuto che giovedì questa

emergenza sia al centro del dibattito della prossima plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo”.

Da una ricognizione con le autorità

d’ambito e precisa mappatura, emerge

che sono più di 250 gli interventi

necessari per la rete idropotabile per

fronteggiare le criticità. Per quanto

riguarda i fondi richiesti, si tratta di

800 mila euro per i costi, già sostenuti,

per le autobotti, circa 8 milioni di

euro per interventi di somma urgenza

realizzabili nel breve periodo (che riguardano

le interconnessioni di rete,

la sostituzione o il potenziamento di

pompe, opere di progettazione per il

potenziamento di sorgenti o di sostituzione

della rete idrica e il ripristino

di pozzi già esistenti e abbandonati,

ovvero opere che servono per evitare

il picco di criticità dei mesi estivi) e

112 milioni per opere strutturali urgenti

da realizzare nel medio periodo,

che rientreranno in un secondo intervento

del Governo.


PESTE SUINA AFRICANA: IL SOSTEGNO DELLA REGIONE AL

COMPARTO SUINICOLO E IL RUOLO DEI COADIUTORI

Manifestazione di interesse per operatori a supporto delle operazioni di contenimento

La Regione Piemonte ha disposto, con il Decreto del Presidente della Giunta regionale 15 marzo 2022

n. 15 (punto 2.5.6), la predisposizione di un elenco dei proprietari o conduttori dei fondi, appositamente

formati e muniti di licenza di “porto di fucile ad uso caccia”, delle guardie venatorie volontarie e dei

cacciatori nominativamente individuati in possesso di specifica formazione, per attuare operazioni di

contenimento finalizzate al depopolamento, a seguito di puntuale richiesta di intervento da parte degli

stessi proprietari o conduttori dei fondi interessati. Il depopolamento potrà avvenire sia mediante l’attività

di gestione dell’impianto di cattura dei cinghiali tramite gabbia o recinto, che mediante abbattimento.

Per ogni intervento di urgenza è prevista la possibilità di incaricare un massimo di due coadiutori tra le

figure sopra indicate. I soggetti interessati ad essere inseriti nell’elenco regionale devono essere in possesso

dei requisiti di cui alla Deliberazione della Giunta regionale 1 marzo 2019, n. 20-8485 “L. 157/1992. L.r. 5/2018. Disposizioni

in materia di prevenzione dei danni causati dalla fauna selvatica e dall’attività venatoria alle produzioni agricole, indicazioni

operative alle Province e alla Città metropolitana sul controllo del cinghiale in capo a proprietari o conduttori dei fondi e disposizioni

sul prelievo venatorio sui terreni coperti

in tutto o nella maggior parte di neve.” e s.m.i.

Gli interessati dovranno compilare e trasmettere

la specifica manifestazione di interesse e

relativa modulistica, rintracciabili sui siti web

delle Province piemontesi, seguendone le istruzioni.

Il nome, il cognome e i recapiti telefonici

dei soggetti che rispondono ai requisiti richiesti

saranno pubblicati dalla Regione Piemonte in un

apposito elenco, aggiornato periodicamente, a

disposizione dei proprietari e conduttori di fondi.

TUTTE LE INFORMAZIONI SU PESTE SUINA AFRICANA:

LE ORDINANZE, LA NORMATIVA NAZIONALE E REGIONALE,

LE NORME DI COMPORTAMENTO PER OPERATORI E CITTADINI

SONO DISPONIBILI ALLA PAGINA:

LA REGIONE ANTICIPA 1,8 MILIONI DI EURO A SOSTEGNO DEGLI

ALLEVATORI DI SUINI COLPITI DALL’EMERGENZA

L’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte ha stanziato 1,8 milioni di euro di aiuti straordinari a ristoro dei danni

subiti dalle aziende suinicole operanti nella zona infetta (zona rossa) e nella zona buffer interessate dalla Peste suina africana.

Il bando è aperto, con scadenza 31 luglio 2022. Il contributo regionale è finalizzato a ricoprire le perdite di reddito dovute:

al deprezzamento dei capi macellati a causa della PSA, compensando la differenza tra il prezzo di mercato registrato a

dicembre (ex-ante l’evento infettivo) e quello effettivamente realizzato al momento della macellazione, nonchè al divieto di ripopolamento

per 6 mesi dopo l’abbattimento a causa della PSA. “La Regione Piemonte

ha anticipato le risorse in attesa dei ristori ministeriali per andare incontro alle aziende

del nostro territorio interessate dall’emergenza peste suina. Lo stanziamento è rivolto

a sostenere ulteriori spese e i mancati guadagni derivati dai provvedimenti che

impongono la macellazione del bestiame per emergenza peste suina” – dichiarano il

presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore all’Agricoltura e Cibo

della Regione Piemonte Marco Protopapa –.

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NUOVA OPERAZIONE PSR PER LA BIOSICUREZZA DEGLI ALLEVAMENTI

La Regione Piemonte attiverà una nuova azione, nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2022, e in particolare

della misura 5.1.1. (prevenzione danni di tipo biotico) specificamente dedicata al contrasto dell’emergenza Peste suina

africana. La nuova Azione 3 riguarderà investimenti per migliorare la biosicurezza degli allevamenti, ovvero metterli in

sicurezza rispetto ai rischi di infezione e avrà una prima dotazione finanziaria di 5,4 milioni di euro, cui potrebbero aggiungersi

in seguito ulteriori risorse. Verrà aperto il bando nei prossimi mesi. L’attivazione dell’operazione fa parte di una serie

di modifiche dell’attuale testo del PSR trasmesse ufficialmente alla Commissione europea in data 14 giugno 2022, dopo

la consultazione del Comitato di sorveglianza, e per le quali si attende approvazione definitiva.


48

I PRIMI DATI DEL CENSIMENTO AGRICOLTURA A LIVELLO NAZIONALE

A fine anno saranno disponibili i dati regionali

> A cura di Gabriella Caviglia, Direzione Agricoltura e cibo Regione Piemonte

Il 28 giugno scorso l’Istituto Nazionale di Statistica ha diffuso i primi risultati del 7° Censimento generale dell’agricoltura,

svolto tra gennaio e luglio 2021, con riferimento all’annata agraria 2019-2020, dopo il posticipo imposto dal perdurare della

pandemia. La presentazione è stata una panoramica dei principali risultati dell’attività a livello nazionale, con solo alcuni

dati basilari a livello regionale, che peraltro si riferiscono alla classificazione delle aziende secondo la localizzazione del

centro aziendale o della sede legale. Al contrario delle precedenti edizioni, ISTAT non ha fornito dati provvisori utilizzabili

per le prime elaborazioni regionali, e solo in autunno sarà rilasciato un datawarehouse dedicato con dati per localizzazione

dei terreni: solo allora la Regione Piemonte sarà in grado di divulgare dati più definiti.

I principali aspetti emersi dal VII° Censimento si possono così riassumere:

un sensibile calo del numero di aziende agricole (-30%), con un dato per il Piemonte di -23%;

risultano più stabili le superfici, con un calo in Piemonte superiore alla media nazionale (-7% contro il -3% a livello nazionale).

Il Piemonte rappresenta il 4,6% del totale nazionale in termini di numero di aziende e il 7,9% in termini di SAU:

aumenta la dimensione media delle aziende regionali: il valore nazionale in termini di SAU è di 11,1 ettari medi, in

Piemonte è di circa 18,2 ettari;

è sostanzialmente invariato l’utilizzo dei terreni agricoli. Il Piemonte è in testa per il maggior numero di aziende che coltiva

il nocciolo (oltre 8mila);

sono in calo le aziende zootecniche: la flessione più rilevante ha caratterizzato il Nord-ovest ma il contributo maggiore

di animali allevati spetta comunque a quest’area. Le aziende agricole piemontesi che hanno dichiarato di possedere capi

di bestiame sono 17.378, pari al 33,6% delle aziende regionali e rappresentano l’8,1% del totale nazionale;

cresce l’importanza della manodopera non familiare (aziende a conduzione individuale o familiare -32%) con un forte aumento

delle società di capitali (+ 42,4%); le prime rappresentano comunque il profilo giuridico più diffuso nell’agricoltura italiana (93,5%);

le attività connesse sono in crescita (5,7% nel 2020 rispetto al 4,7% del 2010 a livello italiano);

in dieci anni è quadruplicata l’informatizzazione delle aziende agricole (+137,3% nel Nord-ovest);

almeno un investimento innovativo per una azienda agricola su dieci, con riferimento agli ambiti dell’agricoltura di precisione,

della ricerca e sviluppo, dell’acquisizione di macchinari, attrezzature, hardware e software tecnologicamente

avanzati. A livello nazionale l’11% delle aziende agricole ha dichiarato di aver effettuato almeno un investimento innovativo

nel triennio, il Piemonte con il 23,2% si colloca decisamente sopra la media nazionale;

la resilienza del settore agricolo, relativamente agli effetti della pandemia da Covid-19. Nel complesso il settore agricolo

è risultato piuttosto resiliente: in Italia le aziende che hanno

dichiarato di aver subito degli effetti sono state il 17,8%.

In particolare, tale quota è stata maggiore tra le aziende di più

grandi dimensioni rispetto alle aziende più piccole, e ha riguardato

soprattutto quelle del Nord-ovest (31,7%).

Per leggere il report ISTAT

completo, vedere i cartogrammi

e tutta la presentazione ISTAT


REGIONE PIEMONTE - DIREZIONE AGRICOLTURA C.so Stati Uniti, 21 • 10128 Torino

> ASSESSORE

MARCO PROTOPAPA

Segreteria: 011/4321680

PEOLA Debora, PIZZORNI Claudia, POGGIO Lorena

> DIRETTORE

BALOCCO Paolo

Segreteria: 011/4321482

Email: agricoltura@regione.piemonte.it

PEC: agricoltura@cert.regione.piemonte.it

ANNICCHIARICO Claudio, DE FAZIO Rosetta,

DOMINCI Claudia, FERRERO Ezio, FOTIA Angela,

FRASCELLA Patrizia, PASTERIS Marco,

QUARTERO Natascia Maria, SAVIO Cecilia,

SPAGNOLINI Laura Maria, TESTA Fabrizio, TROMBETTA Laura

> SETTORE A1701B

Produzioni agricole e zootecniche

Responsabile di Settore: LATINO GIANFRANCO

Segreteria: 011/4324332

PEC: produzioni.agricole@cert.regione.piemonte.it

ANSALDI Nadia, BARUCCO Giulia, BASSANINO Monica,

CAROFANO Miria, CELLINO Andrea, DE SIMONE Amelia,

FALLANCA Domenica, MARLIANI Rodolfo, MORATTO Martina,

OTTONELLO Mara, PARZANESE Emanuele, PIVA Elena Maria,

RASETTO Paola Enrica, RIGONI Miriam Sabrina,

SPADETTI Chiara Margherita, VITTONE Eugenio,

VIZZANO Maria Carmela

> SETTORE A1703B

Fitosanitario e servizi tecnico scientifici

Responsabile di Settore: RICCI Luisa

Segreteria: 011/4321473

Email: piemonte.fitosanitario@regione.piemonte.it

PEC: fitosanitario@cert.regione.piemonte.it

AGNES Andrea, AVAGNINA Simona, BERTORELLO Luigi,

BOCCACCINO Giovanna Paola Maria, BOERO Maria Cristina,

BOSIO Giovanni, CARISIO Loredana, CHERSI Catarina,

CRAVERO Sergio, CRESSANO Giovanna, CROSETTO Mirko,

DAL PASSO Maria Denis, DESCO Enzo, DI MANGO Savina,

ELIA Irene, ELIA Sabrina, FIORE Anna Rita, GALEOTTI Gabriella,

GALLO Sergio, GASPERINI Valeria, GIACOMETTO Emanuela,

GOIA Irene, GOSLINO Davide, GOTTA Paola, GROSSO Silvio,

GUARINO Barbara, GULLINO Clotilde, GULLINO Marco,

LA IACONA Tiziana, LESSIO Federico, LOVISCO Carmela,

LOVISETTO Mariangela, MASON Giovanna, MASSOBRIO Viola,

MAZZAROTTO Elisabetta, MOLINATTO Giulia, MORONE Chiara,

MULAS Maria Luisa, NATALIA Roberto, OGLIARA Silvia,

ORTALDA Elena, PEROTTI Elisa, PETRUZZELLI Laura, PIAZZA Enzo,

ROSSI Andrea, SPANNA Federico

UFFICI DECENTRATI

DEL SETTORE A1703B

VERZUOLO - Via Don Orione, 37

Tel. 0171/445750

CEVA - Via Regina Margherita, 2

Tel. 0174/701762

VERCELLI - Via Fratelli Ponti, 24 - Palazzo Verga

Tel. 0161/283142

CASALE MONFERRATO - Tr. Valenza, 4

Tel. 0142/462611

> SETTORE A1705B

Programmazione, attuazione

e coordinamento dello sviluppo rurale

e agricoltura sostenibile

Responsabile di Settore: VALSANIA Anna Maria

Segreteria: 011/4321468

PEC: psr.agrisostenibile@cert.regione.piemonte.it

AMBROSIO Dora, ARCHIMEDE Valentina, BRUNO Wanda,

CAVIGLIA Gabriella, DOMENIGHINI Flavia, GARAFFI Riccardo,

LIZZI Massimo, MASANTE Carlo, PETRICIG Valentina,

ROMANO Maria Rosaria, SCANABISSI Giovanni,

TOFFETTI Francesca, VENANZIO Davide,

VENTURELLO Irene, Alice Elena

> SETTORE A1706B

Servizi di sviluppo e controlli per l’agricoltura

Responsabile di Settore: ACETO Paolo

Segreteria: 011/4324722

PEC: SSA@cert.regione.piemonte.it

BARBATI Angelo Sante, CIOCE Silvana, DE CARO Sergio,

DOLZAN Stefano, FAVATÀ Paola, FEMIA Tiziana Maria Luisa,

FERRERO Paolo, GIAIERO Prisca, GUIDUCCI Giovanni,

LAVINA Ester, LERTA Massimo, MAGLIOLO Jole, MARTINO Marco,

TARICCO Sergio, TURLETTI Alberto, VARETTO Giuseppina

> SETTORE A1707B

Strutture delle imprese agricole e

agroindustriali ed energia rinnovabile

Responsabile: CARACCIOLO Daniela

Segreteria: 011/4325682-3090

PEC: sistemagroindustriale@cert.regione.piemonte.it

BARROERO Claudio, BOLDRINO Laura Maria, BOTTARO Silvia,

CACCIAPAGLIA Maria Cristina, CAVELLINI Carlo Ernesto,

CRISTINA Giulio, GIRAUDO Alberto, MORTARA Guido,

SALIERNO Antonio, VERDUCI Leandro, VERÌ Maria

> SETTORE A1708B

Valorizzazione del sistema

agroalimentare e tutela della qualità

Responsabile di Settore: BROCARDO Riccardo

Segreteria: 011/4325770

PEC: valorizzazione.agroalimentare@cert.regione. piemonte.it

BAMBINO Grazia Maria, CONVERTINI Stefania, CROLLE Ludovica,

GIACOMELLI Paolo, GOBELLO Annamaria, LIZZI Annamaria,

MARELLI Andrea, PASQUALE Barbara, SCARZELLO Daniela,

SCAVARDA Giovanni, VIDANO Fabrizio

> SETTORE A1710C

Attuazione dei programmi relativi

alle produzioni vegetali e animali

Responsabile: GUASCO Claudia

Segreteria: 011/4328604

PEC: produz.vegetalieanimali@cert.regione.piemonte.it

BAGNASCO Luigi, BARRETTA Anna,

BATTAGLIA Ida Maria Antoinette, BELLONE Giancarlo Domenico,

BERTA Cesare, BERTOLINO Marco, BIANCO Piero,

BORGHINO Roberto, CALIGARIS Sara, CASTELLAZZO Liana,

CAVALLO Luca, CELLERINO Marco Giuseppe, CRESTA Andrea,

DELLA CROCE Fabrizio, DI CICCIO Anna Maria,

DORETTO Simona, FALZETTI Giovanni, FERRERO Gianfranco,

FOGLI Rosita, GIORDANO Rosanna, GRATTAROLA Giovanni,

LANFRANCHI Simona, LEPERA Pasqualina, MALINVERNI Daniele,

MARGARA Gisella, MEINERI Enrico, MINERDO Daniela, MINETTI

Daniela Gianna Federica, MONTE Annunziata, MORO Stefano,

NOVARESE Riccardo, PACE Sabrina, PALADINI Francesco,

PANIGONI Stefano, PERACCHIA Angela, PERNIGOTTI Davide Felice,

PRESSENDA Raffaella, PUJIA Alessandro,

ROBBIANO Maria Angela, ROBERTI Angiolina, SAPPA Diego,

SARZANINI Silvia, VIBERTI Franco, VIGNOLO Luigi, ZILIO Claudia

> SETTORE A1711C

Attuazione programmi relativi

alle strutture delle aziende agricole

e alle avversità atmosferiche

Responsabile: RUSSO Elena

Segreteria: 011/4328703

PEC: strutture.avversita@cert.regione.piemonte.it

ACCASTELLO Elio, AIMAR Sergio Matteo, BALDASSI Annamaria,

BALZANELLI Sergio, BELCORE Walter, BERGONZINI Cristina,

BOGETTI Claudio, BORELLO Carlo, BORGIO Marco,

CALCAGNO Andrea, CAPRA Rita, CARENA Alberto,

CAVALLO Monica, CLERICO Piera, CORTE Tatiana,

CRAVERI Paolo Livio, D’AGNANO Anna Maria, DADONE Mario Luigi,

DAL FIUME Daniele, DEREGIBUS Carlo, FIORETTI Daniela,

GALLETTO Lodovico, GALLUZZI Marco, GIROLDO Cristina,

GORGO Francesco, IZZO Antonio, MACCARIO Raffaella,

MAGNETTO Maurizio, MANGLAVITI Diego, MARCELLINO Marco,

MARTINO Enrica, MARTINO Roberto, MATTIUZZO Vittoria,

MINETTI Mauro, MONDINO Gianluca, MORGANTI Daniela,

PASQUARIELLO Giuseppe, PESCE Emanuele, PIAZZO Loretta,

RAVERA Ornella, RAVIGLIONE Stefano, ROLANDO Andrea,

SCARZELLA Elena, STINCO Claudia, TOFFANO Alessandro,

VERNETTI Marco, VIGLIOCCO Ezio Antonio

> SETTORE A1712C

Attuazione programmi

relativi ai servizi di sviluppo

Responsabile: BOSSER PEVERELLI Vittorio

Segreteria: 011/4321102

PEC: servizidisviluppo@cert.regione.piemonte.it

ANTONIETTO Monica, BARAVALLO Andrea, BARISONZO Enrico Maria,

BERRA Michela, BIANCO Cristina Giovanna, BODRERO Clara,

BOGLIOLO Paolo, BONINO Vittorio, BORASIO Fabrizio,

BORDINO Stefano, BORREANI Ornella, BRUNO Gianluca,

CAGNO Antonella, CARETTI Alessandro, CASALE Ida,

CASTAGNARO Clementina, COMETTO Marina, DI SIENA Luca,

FAVATA Maurizio, FERRO Paolo, GASCO Silvia Margherita,

IADANZA Daniela, LONGONI Gian Piera, MAFFIOTTI Monica,

MARCHESE Marta, MIGNONE Nuria Antonia, MINATI Barbara,

PALTANI Giuseppe, PAMPIRIO Giammarco Enrico, PANI Laura,

PANZIERA Marilena, PIA Tiziana, PIPPIONE Marco, PLAZZA Luca,

PUPPIONE Margherita, REALE Maria Immacolata,

SANGUINETTI Mario, TENANI Patrizia, VIALE Gianpaolo,

VINCENZI Carlo, ZAINA Giuseppe, ZANZOTTERA Igor

> SETTORE A1713C

Attuazione programmi agroambientali

e per l’agricoltura biologica

Responsabile: BOURLOT Giancarlo

Segreteria: 0161/268722-268725

PEC: agroambiente@cert.regione.piemonte.it

AMBIEL Veronica, ARESE Elena, ARLONE Roberto,

ARMANDO Mauro, BALBI Claudio, BALDIZZONE Maria Cristina,

BARBERO Luca, BELLOMO Anna Maria, BERNARD Gianni,

BERTOLI Luigi, BERTON Davide Pietro, BIANCO Bernardino,

BIGLIANI Elena Elisabetta, BORDONARO Giovanna,

BORRELLO Francesco, CAMMEO Laura, CARENZO Antonio,

CASTELLANI Alberto, CERMINARA Vincenzo, DEIDDA Elisa,

ERCOLI Rossana, ERCOLINI Guido Giulio, FERRARI Paolo,

FRANZO Federico, GABUTTI Renato, GENZONE Donatella,

GHIGLIA Giuliano, GIORDANO Gentile, GIULIANO Silvia,

GOIA Claudio, GUGLIELMETTI Sara, IVALDI Marco, LEVO

Thomas, LIOTTA Massimo, PENSABENE Giovanni, PIALORSI

Chiara, PILI Enzo Gianni, QUAGLINO Rosella, RIPELLINO Luca,

ROLANDO Paolo Giuseppe, ROSCIO Simona, RUFFINO Giampiero,

SIGNORI Igli, TOGNONI Radames, TOSI Monica

> SETTORE A1714A

Infrastrutture, territorio rurale,

calamità naturali in agricoltura

Responsabile: CUMINO Paolo

Segreteria: 011/4321483

PEC: agroambiente@cert.regione.piemonte.it

ANGELETTI Alessandro, CAPPELLA Mariella, CASSINELLI Laura,

COMBA Daniela, COMPAGONE Giuseppe, FENZI Pier Giuseppe,

GIACOBONE Ezio, LAZZARO Denis, LEGGERO Barbara, LUCÀ

Stefania Carmela, MADONIA Silvana, PELLISTRI Gabriella,

POSSIEDI Emanuele, TOSIN Germano, VARETTO Luciano

> SETTORE A1715A

Conservazione e gestione fauna selvatica

e acquicoltura

Responsabile: BERTO Alessandra

Segreteria: 011/4321507

PEC: agroambiente@cert.regione.piemonte.it

AIRAUDO Dario Giuseppe, APROSIO Paola, AUCIELLO Paola,

BRACCO Enzo, CANE Silvana, CANNIZZARO Alberto,

FOLLIS Maria Teresa, LAVAGNO Mauro, MARCHETTO Sabrina,

MOTRONI Nicola, RAGNO Assunta, RUO BERCHERA Giovanna,

ZAMBRUNO Gian Paolo Francesco

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