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51 giorni senza scuse (Italian - Rich Gaspari

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dell’inverno. Mio padre raccontava che c’era oltre mezzo metro di neve dappertutto. Lui aveva

soltanto una giacca leggera. Scherzava dicendo che aveva lasciato una nazione dal clima mite e

temperato nel Mediterraneo per atterrare in un “inferno congelato”. Un altro mio fratello nacque in

Canada e ci vollero dieci anni ai miei genitori per terminare il passaggio fino al New Jersey. Io sono

stato l’unico figlio nato negli USA.

Mio padre non divenne mai ricco in questa terra delle opportunità, ma ebbe sempre un lavoro e

fu in grado di mantenerci. Credo che una delle cose belle di quel periodo fosse il rispetto che la

gente nutriva per la classe lavoratrice. Oggigiorno la gente guarda con aria di sufficienza i “normali

lavoratori”. Non sopporto quando sento giornalisti e commentatori che parlano con disprezzo di

quello che loro descrivono come lavoro “umile”. Il lavoro è lavoro. Va tutto bene. Tutti noi

dobbiamo essere molto orgogliosi se possediamo un lavoro, paghiamo i nostri conti e portiamo il

pane in tavola.

Amo la storia della mia famiglia. I miei genitori non ebbero un’esistenza facile, ma

m’insegnarono la potenza della determinazione.

M’insegnarono a credere anche nel Sogno Americano. So che l’economia ha subito dei colpi. Ci

sono dei cicli economici con alti e bassi; adesso siamo da un po’ di tempo in un ciclo basso. Troppi

non hanno lavoro e so che per molti non è a causa della pigrizia o della mancanza di volontà.

Comunque, prima di lamentarsi che un lavoro è troppo faticoso, potrebbe essere utile tenere presente

che è pur sempre meglio della disoccupazione.

Lavorare sodo. Essere determinati. Cogliere le opportunità. Questo mi ha insegnato il viaggio

della mia famiglia dall’Italia all’America.

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