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51 giorni senza scuse (Italian - Rich Gaspari

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GIORNO 41 ORGOGLIO FAMILIARE

La storia del viaggio di mio padre dall’Italia all’America potrebbe facilmente occupare un libro

intero. È una di quelle avventure che di solito fa esclamare la gente: “La realtà supera la fantasia”.

Mio padre era un tradizionalista e un conservatore; amava il suo paese d’origine: l’Italia. Eppure fin

da giovane aveva desiderato andare in America. Credeva nella promessa del sogno americano,

pensava davvero che l’America fosse la terra delle opportunità. Trasmise inevitabilmente questa

convinzione a me, quindi, posso davvero dire di averla ereditata. Ammise di essere stato un po’

ingenuo a credere alle storie sulle strade ricoperte d’oro, ma quando arrivò finalmente in USA e creò

un futuro per la sua famiglia, non ebbe mai un ripensamento riguardo alla decisione di esserci venuto.

Non rimase mai deluso.

Uno dei principali motivi per cui mio padre venne in America fu perché credeva nel lavoro. Lo

faceva arrabbiare da matti che molti suoi amici in Italia trascorressero la giornata in piazza fumando

sigarette e bevendo caffè. Quando visitai l’Italia, circa un decennio fa, c’erano ancora vive diverse

persone che si ricordavano di mio padre. Feci una bella risata e mi sentii profondamente orgoglioso

quando mi ripetettero, numerose volte: “Lui lavorava troppo, era troppo ambizioso per rimanere

qui”.

Un certo numero di miei zii arrivarono negli USA prima dell’inizio della Seconda Guerra

Mondiale (e uno di loro tornò in Europa per combattere con l’U. S. Army). Mio padre però era il più

piccolo e l’unico che viveva ancora nel paese di origine della famiglia quando morì mio nonno,

quindi dovette rimanere là per aiutare la madre. Fu lì che divenne appunto un muratore.

Iniziata la guerra, fu impossibile per lui partire. Venne chiamato nell’esercito italiano e passò

gran parte della guerra in quella che era allora la Yugoslavia. Non l’ho mai sentito parlare molto

della politica, ma so di sicuro che crescendo riteneva che il più grosso pericolo alla sicurezza

mondiale fosse il Comunismo, che ha un suo perché considerato il tempo trascorso nell’Europa

dell’Est.

L’Italia aveva mire espansionistiche grandiose sotto Mussolini e uno dei suoi progetti era

impadronirsi di grosse parti dell’Africa rendendole colonie italiane. Oggi sembra un progetto da

pazzi, ma Mussolini riteneva che gli italiani potessero insegnare alle popolazioni locali come

coltivare la terra e creare non solo un enorme granaio, ma sviluppare anche alcune coltivazioni

viticole. Mi piace molto un bicchiere di vino rosso ed è un’altra cosa che mi viene proprio dalle mie

origini italiane. Mio padre fu imbarcato su una nave d’assalto anfibia che i britannici silurarono.

Morirono un paio di migliaia di uomini, ma lui sopravvisse e finì la guerra come prigioniero.

Avendo combattuto con l’esercito italiano, egli non potette venire in America subito dopo la fine

del conflitto, ma era ugualmente determinato a farlo. Al tempo avrebbe avuto maggiori opportunità in

Australia e in Sud America, ma scelse il Canada: era più vicino alla sua meta effettiva. Sarebbe stato

più facile arrivare in USA da là.

Così lui e mia madre giunsero in Canada con due figli maschi e una femmina, nel mezzo

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