51 giorni senza scuse (Italian - Rich Gaspari
GIORNO 39 IL SIGNIFICATO DI UN NOMEC’è una storia sul leggendario generale greco, Alessandro Magno, che adoro. Uno dei suoisoldati continuava ad avere problemi con gli ufficiali comandanti al punto da essere condannatoall’esecuzione. Era alcolizzato. Aveva rubato. Non aveva adempiuto il suo dovere. Alessandro sentìche uno dei suoi uomini doveva essere ucciso e ordinò che fosse condotto alla sua tenda per vederese meritasse la grazia. La prima domanda fu: “Come ti chiami?”. Il soldato rispose: “Alessandro”. Ilgenerale, che aveva conquistato tutto il globo noto al tempo, rimase senza parole per un minuto.Decise di dare all’uomo un’altra possibilità ma lo congedò con un ordine: “Cambia nome o cambiacondotta”.Qual è il tuo nome? Sì, lo so che hai un nome e un cognome, ma hai un soprannome? Come tipercepisce la gente?Lonnie Teper fu il primo a cercare di affibbiarmi un soprannome. Mi chiamò “Richie Ripped”[“Richie Super Definito”, N. d. T.]. Non andò bene. Il soprannome che mi rimase fu: “The DragonSlayer”.Credo addirittura di apprezzare il nome più ora che quando me lo assegnarono la prima volta.Jeff Everson, un bodybuilder assai conosciuto poi diventato giornalista, scrisse un articolo intitolato“Rich Gaspari The Dragon Slayer”.Il motivo per cui Jeff mi affibbiò quel nomignolo era perché spesso rappresentavo il concorrentepiù piccolo della categoria, ma sapevo come difendermi con quelli più grossi di volume. Potevosconfiggere i giganti grazie ad una condizione di gara superiore. Introdussi nuovi livelli didefinizione muscolare in questo sport.Vorrei dire che un altro vantaggio con cui superai avversari più grossi di me fu la mia forzamentale. Arrivavo alle competizioni talmente preparato da emanare sicurezza pure nelle cosenormali. Non facevo giochi psicologici con nessuno, ma devi credermi che se un avversario eraappena fuori forma, già si preoccupava. E si vedeva.Essere conosciuto come “The Dragon Slayer” significa molto per me. Vuol dire che io non hopaura davanti alle difficoltà e al pericolo. Vuol dire che ho il carattere e la nobiltà di un cavaliere.Vuol dire che sono disposto a lasciare la comodità e la sicurezza del mio castello per trasformare lavita in un’avventura. Vuol dire che sono disposto a fare ciò che gli altri non sono disposti a fare.Quando sono iniziati i 51 giorni del programma non ero fuori forma. Non avevo la pancia. Nonarrivavo alle riunioni d’affari e non comparivo alle gare con le persone che mi guardavano stupitedomandando: “Cosa cavolo è successo a Gaspari? Quando si è lasciato andare in questo modo?”. Masapevo che avevo perso il vantaggio che rendeva di massimo valore la mia carriera e proprio quellostesso vantaggio che mi aveva aiutato a portare al successo la mia azienda, contro concorrenti moltopiù grossi. Capii che era il momento di cambiare il mio nome o cambiare la mia condotta. Ma nonavevo alcuna intenzione di abbandonare il soprannome con cui ero conosciuto: “The Dragon Slayer”.Era quindi il momento di cambiare la mia condotta e impegnarmi bene.
Non preoccuparti se nessuno ti ha dato un soprannome che ti piace veramente. Crealo da te. Nondevi dirlo a nessuno. Può essere un tuo segreto. Però, se lo fai, devi vivere coerentemente al nomeche ti sei dato. O cambi il nome o cambi la condotta. Guadagnatelo con il miglior allenamento inassoluto fatto fino ad oggi!
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GIORNO 39 IL SIGNIFICATO DI UN NOME
C’è una storia sul leggendario generale greco, Alessandro Magno, che adoro. Uno dei suoi
soldati continuava ad avere problemi con gli ufficiali comandanti al punto da essere condannato
all’esecuzione. Era alcolizzato. Aveva rubato. Non aveva adempiuto il suo dovere. Alessandro sentì
che uno dei suoi uomini doveva essere ucciso e ordinò che fosse condotto alla sua tenda per vedere
se meritasse la grazia. La prima domanda fu: “Come ti chiami?”. Il soldato rispose: “Alessandro”. Il
generale, che aveva conquistato tutto il globo noto al tempo, rimase senza parole per un minuto.
Decise di dare all’uomo un’altra possibilità ma lo congedò con un ordine: “Cambia nome o cambia
condotta”.
Qual è il tuo nome? Sì, lo so che hai un nome e un cognome, ma hai un soprannome? Come ti
percepisce la gente?
Lonnie Teper fu il primo a cercare di affibbiarmi un soprannome. Mi chiamò “Richie Ripped”
[“Richie Super Definito”, N. d. T.]. Non andò bene. Il soprannome che mi rimase fu: “The Dragon
Slayer”.
Credo addirittura di apprezzare il nome più ora che quando me lo assegnarono la prima volta.
Jeff Everson, un bodybuilder assai conosciuto poi diventato giornalista, scrisse un articolo intitolato
“Rich Gaspari The Dragon Slayer”.
Il motivo per cui Jeff mi affibbiò quel nomignolo era perché spesso rappresentavo il concorrente
più piccolo della categoria, ma sapevo come difendermi con quelli più grossi di volume. Potevo
sconfiggere i giganti grazie ad una condizione di gara superiore. Introdussi nuovi livelli di
definizione muscolare in questo sport.
Vorrei dire che un altro vantaggio con cui superai avversari più grossi di me fu la mia forza
mentale. Arrivavo alle competizioni talmente preparato da emanare sicurezza pure nelle cose
normali. Non facevo giochi psicologici con nessuno, ma devi credermi che se un avversario era
appena fuori forma, già si preoccupava. E si vedeva.
Essere conosciuto come “The Dragon Slayer” significa molto per me. Vuol dire che io non ho
paura davanti alle difficoltà e al pericolo. Vuol dire che ho il carattere e la nobiltà di un cavaliere.
Vuol dire che sono disposto a lasciare la comodità e la sicurezza del mio castello per trasformare la
vita in un’avventura. Vuol dire che sono disposto a fare ciò che gli altri non sono disposti a fare.
Quando sono iniziati i 51 giorni del programma non ero fuori forma. Non avevo la pancia. Non
arrivavo alle riunioni d’affari e non comparivo alle gare con le persone che mi guardavano stupite
domandando: “Cosa cavolo è successo a Gaspari? Quando si è lasciato andare in questo modo?”. Ma
sapevo che avevo perso il vantaggio che rendeva di massimo valore la mia carriera e proprio quello
stesso vantaggio che mi aveva aiutato a portare al successo la mia azienda, contro concorrenti molto
più grossi. Capii che era il momento di cambiare il mio nome o cambiare la mia condotta. Ma non
avevo alcuna intenzione di abbandonare il soprannome con cui ero conosciuto: “The Dragon Slayer”.
Era quindi il momento di cambiare la mia condotta e impegnarmi bene.