20.06.2022 Views

51 giorni senza scuse (Italian - Rich Gaspari

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

GIORNO 25 “NON PUOI FARLO” E ALTRI DISCORSI

MOTIVAZIONALI

Ho sempre saputo, durante la crescita, che ero amato e che la famiglia mi appoggiava. È stata una

bella sensazione allora e pure in seguito, quando nella vita le cose non sono andate tanto bene. Non

posso ringraziare a sufficienza i miei genitori. Il fatto però che mio padre mi amasse, non vuol dire

che la convivenza fosse sempre facile. Lui aveva in testa il suo programma di bodybuilding per me.

Si chiamava: “lavoro duro in cantiere come muratore”. Faceva il muratore, perciò conosceva

senz’altro un metodo infallibile per farmi diventare forte. Sono fiero di mio padre e non mi ritengo

superiore al lavoro manuale, ma non era ciò che volevo. Io ero incantato dal mondo del

bodybuilding.

La prima volta che mostrai a mio padre le foto di Lou, Arnold, Franco, Samir e altri per

spiegargli come mai mangiassi dozzine di uova e bevessi quattro litri di latte al giorno, la sua

immediata risposta fu: “Non puoi farlo”. Quando scoprì che andavo di nascosto nella sala pesi della

Rutgers University, non disse altro che: “Non puoi farlo”. Quando lasciai la Rutgers prima del

diploma per seguire il mio sogno e vivere da culturista in California, la capitale del mondo del

bodybuilding, ancora una volta mi disse: “Non puoi farlo”.

Il problema per mio padre era che mi aveva cresciuto per essere indipendente, per avere buone

opportunità e per lavorare sodo. Ecco perché le sue parole non mi scoraggiarono e, va da sé, non ero

d’accordo con la sua idea. Posso onestamente dire che quando mi ripeteva “Non puoi farlo”, ne

traevo un’incredibile motivazione. Non mi arrabbiavo.

Non cercavo di vendicarmi. Però avevo il desiderio di mostrargli che si sbagliava. Volevo che

fosse fiero di me. E ci sono riuscito.

Quando diventai professionista e alcuni giornalisti, insieme ad altri concorrenti, dissero che non

potevo diventare un campione perché ero troppo piccolo, devo ammettere che parte della mia

motivazione arrivò dal volere dimostrare loro che si sbagliavano. Non ho mai sprecato tanta energia

emotiva per quelle cose, ma mentirei se dicessi che non provavo soddisfazione sentendo dire che non

potevo e poi spiegare loro come invece c’ero riuscito.

La motivazione viene da varie parti. La più importante e la migliore è dall’interno, legata a sogni

e aspirazioni. Tuttavia ognuno ha bisogno ogni tanto di un po’ di motivazione in più, con una parola di

incoraggiamento dall’allenatore, dal capo, da un genitore, da un amico o da un concorrente. Sono

sicuro che ti viene in mente qualcuno che ha avuto quel genere di impatto sulla tua vita. Non

dimenticare di contraccambiare il favore e incoraggiare gli altri.

La bella notizia è che possiamo trasformare ogni negatività che ci troviamo ad affrontare in uno

spunto per motivarci. Sono cresciuto ai tempi in cui mio padre usava la cintura per convincermi. La

paura di essere punito mi motivava sicuramente. Un rimprovero, una scarsa resa al lavoro, un brutto

voto a un esame, le parole cattive di qualcuno… i cosiddetti esperti oggigiorno tremano all’idea di

confrontarsi in maniera negativa. Sono terrorizzati di rovinare l’autostima e mandare in tilt una sana

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!