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STORIA VINO SUL CARSO DI SAGRADO

I primi documenti storici sull'acquisto di " Vitis Vitifera" da impiantare a Sagrado nelle terre di proprietà dei Della Torre Valsassina, risalgono al 1578...quindi circa 500 anni fa. Lo storico dei Della Torre, l'Abbè Rudolf Pikler, citando il vino Pucinum dell'imperatrice Livia, in Historie Naturalis, diceva che anche Lui beveva di quel "nettare" alla tavola della Serenissima Teresa Della Torre Valsassina-Hofer, che proveniva da un loro vigneto da un "trar d'arco di là nascosto". Deduciamo che di queste terre vocate per vino ed olio, si parlava già dal 70 d.c. con Plinio il Vecchio.

I primi documenti storici sull'acquisto di " Vitis Vitifera" da impiantare a Sagrado nelle terre di proprietà dei Della Torre Valsassina, risalgono al 1578...quindi circa 500 anni fa.
Lo storico dei Della Torre, l'Abbè Rudolf Pikler, citando il vino Pucinum dell'imperatrice Livia, in Historie Naturalis, diceva che anche Lui beveva di quel "nettare" alla tavola della Serenissima Teresa Della Torre Valsassina-Hofer, che proveniva da un loro vigneto da un "trar d'arco di là nascosto". Deduciamo che di queste terre vocate per vino ed olio, si parlava già dal 70 d.c. con Plinio il Vecchio.

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Su un foglietto conservato

tra le pagine dello

Scartafazzo d’alcuni miei

crediti di Raimondo IX è

appuntata la vendita di sei

botti di vino nero di Sagrado

(A.S.T., Fondo Della Torre

Tasso, b. 220.1 f.3).

Raimondo IX sovrintendeva personalmente alle vendemmie; una

nota tratta dal Libro Confessore, datata 1 ottobre 1781, recita: «Mi portai a

Sagrado ad accudire alle vendemie per istruire il novo fattore, e delucidare varie

cose col vecchio» 30 . Raimondo era intransigente in merito alla condotta del

fattore e dei coloni; con le Memorie per il fattore di Sagrado da restargli ben

imprese nella memoria e da porle in opera ogni qual volta gli prema d’ubbidire

agli’ordini del padrone e restare al di lui servizio! 31 , datate 16 ottobre 1783,

oltre a pretendere che ogni ordine dato fosse eseguito tempestivamente

e che i libri contabili fossero tenuti con massima cura e diligenza,

ricordava al fattore che doveva tenere tutto serrato a chiave, tanto cantine,

folladore, magazeni che scuderia e rimessa e soprattutto che era chiamato a

fare frequenti visite alle terre de colloni per obbligarli a ben lavorarle assistendo

alla seminazione del primo grano, all’accomodo delle viti, ed a darli la terra non

meno che alla piantagione di novi rasoli. I coloni firmavano un contratto

d’affitto delle terre 32 che prevedeva un canone in frumento e vino, cioè

un quantitativo fisso da specificarsi e la giusta metà di tutto il rimanente

vino racolto nelle affittate terre, nonché una serie di obblighi: l’uva doveva

essere condotta nel folladore padronale, senza osar vindemiare ne tutta,

ne in parte, prima del positivo ordine ed intervento o assistenza del fattore;

[…] non far danno col taglio agl’alberi delle viti, ma pigliare il puro superfluo,

cercando anzi di mantenere il legname, e custodirlo […]; dare ogni anno la terra

alle viti ed aver cura nel tagliarle, procurando anzi di moltiplicarle, dovendosi

perciò provedere delli occorrevoli e sufficienti pali per sostenerle.

Raimondo provvide a far impiantare nuove vigne, come viene ad

31

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