STORIA VINO SUL CARSO DI SAGRADO
I primi documenti storici sull'acquisto di " Vitis Vitifera" da impiantare a Sagrado nelle terre di proprietà dei Della Torre Valsassina, risalgono al 1578...quindi circa 500 anni fa. Lo storico dei Della Torre, l'Abbè Rudolf Pikler, citando il vino Pucinum dell'imperatrice Livia, in Historie Naturalis, diceva che anche Lui beveva di quel "nettare" alla tavola della Serenissima Teresa Della Torre Valsassina-Hofer, che proveniva da un loro vigneto da un "trar d'arco di là nascosto". Deduciamo che di queste terre vocate per vino ed olio, si parlava già dal 70 d.c. con Plinio il Vecchio.
I primi documenti storici sull'acquisto di " Vitis Vitifera" da impiantare a Sagrado nelle terre di proprietà dei Della Torre Valsassina, risalgono al 1578...quindi circa 500 anni fa.
Lo storico dei Della Torre, l'Abbè Rudolf Pikler, citando il vino Pucinum dell'imperatrice Livia, in Historie Naturalis, diceva che anche Lui beveva di quel "nettare" alla tavola della Serenissima Teresa Della Torre Valsassina-Hofer, che proveniva da un loro vigneto da un "trar d'arco di là nascosto". Deduciamo che di queste terre vocate per vino ed olio, si parlava già dal 70 d.c. con Plinio il Vecchio.
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A fronte
Rilievo di Sagrado del 1818
(ASGO, Catasti XIX - XX sec.,
Mappe di Sagrado. In senso
orario dall’alto a sinistra:
mappa n. 2810 -cm
70,7x58,2-; mappa n. 2811
-cm 71x58-; mappa n. 2812
-cm70,5x58-;
mappa n. 2813 -cm71x58-.
Supporto cartaceo, anni
1818 -1825. Su concessione
dell’ASGO, prot. n.
2649/28.34.01.10 (3.6)
dell’8 settembre 2010.
Divieto di riproduzione).
Garten, di una costruzione mai segnalata in precedenza. Si tratta con
tutta probabilità del primo stadio della villa di Castelnuovo, che in questo
periodo il catasto morelliano 25 descrive così: «Al fine del sudeto bosco, verso
tramontana, esiste la palazina del medesimo (conte Raimondo)». All’epoca
della stesura del catasto morelliano (1785 – 1789) i lavori stavano
procedendo a pieno regime, seguiti in prima persona dal conte, come
documentano il suo Libro Confessore, numerose carte d’amministrazione
e lettere.
Come ricorda l’orazione in lode a Raimondo IX 26 citata anche dal
Pichler, sembra che, per poter iniziare i lavori su un terreno adeguato, il
conte avesse adoperato un metodo del tutto singolare: infatti smantellò
la cima del monte a suon di cannonate. «Quanta polvere di canone, quante
braccia, quanti martelli, quante stanghe di ferro, quante zappe non furono
impiegate nello smantellare per dir così il calcareo monte, onde rendere quei
macigni altrettanti fondi ameni insieme e fecondi. Egli parlando ultimamente
col principe Raniero, il quale viaggiando per queste strade postali si fermò da
lui per vedere quelle fabbriche alpine ebbe con tutta ragione a dire il conte che
se altri prendonsi a diletto di consumare la polvere sui campi di battaglia, egli
se lo prendeva nel consumarla a domar questi monti a vantaggio della umanità,
per far guerra come dissi all’ozio e ai vizi». Queste parole, tristemente
presaghe se si pensa a come la villa e la tenuta furono bombardate
durante la Grande Guerra, rendono bene l’atmosfera di fervore edilizio
ed agricolo che si doveva respirare a Sagrado negli anni a cavallo fra
Sette e Ottocento. Ma per capire appieno la trasformazione paesaggistica
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