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STORIA VINO SUL CARSO DI SAGRADO

I primi documenti storici sull'acquisto di " Vitis Vitifera" da impiantare a Sagrado nelle terre di proprietà dei Della Torre Valsassina, risalgono al 1578...quindi circa 500 anni fa. Lo storico dei Della Torre, l'Abbè Rudolf Pikler, citando il vino Pucinum dell'imperatrice Livia, in Historie Naturalis, diceva che anche Lui beveva di quel "nettare" alla tavola della Serenissima Teresa Della Torre Valsassina-Hofer, che proveniva da un loro vigneto da un "trar d'arco di là nascosto". Deduciamo che di queste terre vocate per vino ed olio, si parlava già dal 70 d.c. con Plinio il Vecchio.

I primi documenti storici sull'acquisto di " Vitis Vitifera" da impiantare a Sagrado nelle terre di proprietà dei Della Torre Valsassina, risalgono al 1578...quindi circa 500 anni fa.
Lo storico dei Della Torre, l'Abbè Rudolf Pikler, citando il vino Pucinum dell'imperatrice Livia, in Historie Naturalis, diceva che anche Lui beveva di quel "nettare" alla tavola della Serenissima Teresa Della Torre Valsassina-Hofer, che proveniva da un loro vigneto da un "trar d'arco di là nascosto". Deduciamo che di queste terre vocate per vino ed olio, si parlava già dal 70 d.c. con Plinio il Vecchio.

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A fronte

Pagine con il rilievo dei beni

di Sagrado fatto eseguire nel

1677 da Francesco Ulderico

Della Torre (AST, Fondo Della

Torre e Tasso, b.241.3.2).

Roglia (la roggia che scorreva ai piedi del monte), la strada del Pallazzo

(che collegava l’edificio con la strada principale Gorizia – Monfalcone),

le mura del Pallazzo, la stradella, il Molin, la Comugna (i terreni destinati

a pascoli e boschi, a disposizione della comunità) e il monte delli

Olivari, notazione, questa, molto significativa in quanto documenta la

coltivazione dell’ulivo nel territorio considerato durante il XVII secolo 10 .

Al riguardo pare interessante sottolineare che la coltivazione dell’ulivo è

documentata anche in un altro documento secentesco, una relazione del

1611 stilata da un luogotenente veneto in merito ad una controversia nata

tra Raimondo VI e gli abitanti di Fogliano, a cui il conte aveva proibito

con la forza di piantare ulivi nelle vicinanze della chiesa parrocchiale

del paese posta sul monte, l’attuale chiesa di Santa Maria in Monte 11 .

Dalla serie di mappe emerge che il sistema colturale adottato era

misto, ovvero le viti crescevano nei campi coltivati principalmente

a frumento, probabilmente lungo i confini e aggrappate ad alberi da

frutto. L’uso di far sostenere la pianta di vite da un albero da frutto

o da un gelso (sostegno vivo) era di antichissima tradizione (ne parla

anche Virgilio nel II libro delle Georgiche); rimase in auge a Sagrado

almeno fino al XIX secolo. In dieci degli undici appezzamenti rilevati

dall’agrimensore di Francesco Ulderico era presente la vite; ad esempio,

la frazione di 8 campi e 171 tavole (circa 3 ettari 12 ) condotta (come si

diceva allora) da Zuane Vittor, confinante a est con il Broglio e a nord con

la Roglia del Molin, contava 43 piante; la Braida chiamata Trezzo di mezo, di

6 campi, 3 quarti e 201 tavole (2, 5 ettari) confinante a nord e a ovest con

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