OPUSCOLO FESTIVAL 2004 - Campus Internazionale di Musica
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BRUNO GIURANNA viola<br />
JOSEPH HAYDN (1732 - 1809)<br />
Quartetto op. 33 n. 5 in sol magg.<br />
Vivace assai<br />
Largo e cantabile<br />
Scherzo: Allegro<br />
Finale: Allegretto<br />
ROBERT SCHUMANN (1810 - 1856)<br />
Quartetto op. 41 n. 3 in la magg.<br />
Andante espressivo. Allegro molto moderato<br />
Assai agitato<br />
Adagio molto<br />
Finale: Allegro molto vivace<br />
JOHANNES BRAHMS (1833 - 1897)<br />
Quintetto op. 111 in sol magg.<br />
Allegro non troppo, ma con brio<br />
Adagio<br />
Un poco allegretto<br />
Vivace, ma non troppo presto<br />
33 luglio<br />
SABATO ore 21.00<br />
Sermoneta, Castello Caetani<br />
QUARTETTO TERPSYCORDES<br />
Girolamo Bottiglieri - Raya Raytcheva violini<br />
Caroline Haas viola - François Grin violoncello<br />
in collaborazione con:<br />
La musica da camera <strong>di</strong> Joseph Haydn (1732 – 1809) è imperniata<br />
sui suoi sessantotto quartetti per archi. I suoi primi quartetti<br />
furono composti in tre gruppi, e separati da lunghe pause. I<br />
primi <strong>di</strong>eci risalgono alla fine degli anni Cinquanta, le raccolte<br />
dell’Op. 9, 17 e 20 realizzate intorno al 1770, e l’Op. 33 (alla quale<br />
appartiene il Quartetto che ascoltiamo stasera) nel 1781. Ognuno<br />
<strong>di</strong> questi gruppi offre una soluzione agli aspetti tecnici ed estetici<br />
del genere. La caratteristica alla base dell’op. 33 riguarda<br />
soprattutto un’atmosfera espressiva intima, realizzata attraverso<br />
scelte timbriche meno “estreme” rispetto alle raccolte precedenti,<br />
e una presenza più regolare <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>menti omofonici piuttosto<br />
che contrappuntistici. La raccolta dell’Op. 33 rappresenta un<br />
punto importante per lo sviluppo della composizione <strong>di</strong> Haydn<br />
in quest’ambito. Infatti, <strong>di</strong>etro l’apparente semplicità <strong>di</strong> questi<br />
brani risiede una ricerca tesa ad un fitto scambio tematico tra gli<br />
strumenti. Per questo motivo sono stati considerati dalla critica<br />
la prima vera raccolta “moderna” quartettistica <strong>di</strong> Haydn.<br />
Il Quartetto si apre con un Vivace assai nella consueta struttura<br />
della forma sonata, in un clima <strong>di</strong> <strong>di</strong>stesa espressività, che non<br />
impe<strong>di</strong>sce zone <strong>di</strong> forte tensione, come nella seconda parte del<br />
movimento. Il Largo e cantabile successivo, in sol minore, è<br />
costruito intorno ad una ricca ed elaborata melo<strong>di</strong>a del primo<br />
violino, che qui ha il ruolo d’assoluto rilievo. Dopo il breve<br />
Scherzo, il quartetto si conclude con un Finale, in ritmo puntato,<br />
nel quale, oltre al violino primo, anche la viola ed il violoncello<br />
hanno episo<strong>di</strong> solistici, prima dell’accelerazione finale, siglata da<br />
un Presto nella partitura.<br />
I tre Quartetti op. 43 <strong>di</strong> Schumann risalgono al 1842 e furono<br />
de<strong>di</strong>cati dal suo autore all’amico Felix Mendelssohn-Bartholdy.<br />
Tra i quartetti <strong>di</strong> Schumann, l’op. 41 n. 3 è quello più caratterizzato<br />
dalla preoccupazione d’unità interna. Rispetto a Haydn, il<br />
salto è enorme. L’intervallo melo<strong>di</strong>co <strong>di</strong> quinta <strong>di</strong>scendente, che<br />
si ascolta all’inizio, è evidente in molti dei temi della partitura,<br />
insieme con il suo intervallo inverso, la quarta ascendente, e lo<br />
stesso accordo iniziale è quello con il quale inizia l’ultimo<br />
tempo. Queste idee sono presentate per prime nel rapso<strong>di</strong>co<br />
primo movimento, lento, e poi nel tema principale <strong>di</strong> quello successivo.<br />
Il secondo movimento, benché non rechi un titolo, è in<br />
sostanza una serie <strong>di</strong> variazioni su un tema sincopato. La preponderanza<br />
<strong>di</strong> musica rapida lascia il posto ad un movimento<br />
lento, l’Adagio molto, caratterizzato dalla curva espressiva del<br />
tema principale e dalla sottigliezza della sua forma <strong>di</strong> rondò. Il<br />
finale è una combinazione <strong>di</strong> rondò, scherzo, trio, ed anche una<br />
sorta <strong>di</strong> forma-sonata, che serve a ristabilire le opposizioni tonali<br />
che permeano tutto il movimento.<br />
La produzione cameristica <strong>di</strong> Brahms occupa in sostanza tutta la<br />
sua vicenda creativa, in un arco <strong>di</strong> cinquant’anni, dal 1854 al<br />
1894. Il Quintetto op.111 risale al 1890, e sembra premere contro i<br />
limiti della musica da camera. I tremoli iniziali sembrano annunciare<br />
una sinfonia, e il tema principale, affidato al violoncello, è<br />
uno dei più espressivi <strong>di</strong> Brahms. Come in altri lavori dello stesso<br />
periodo, il Quintetto op. 111 ha nella pregnanza espressiva e<br />
nella salda fattura le sue qualità migliori, ed è permeato da una<br />
vivace e prorompente giocon<strong>di</strong>tà, che ha fatto sì che a questo<br />
gioiello cameristico sia stata apposta la <strong>di</strong>dascalia <strong>di</strong><br />
“Praterquintett”.<br />
Luca Della Libera