OPUSCOLO FESTIVAL 2004 - Campus Internazionale di Musica
OPUSCOLO FESTIVAL 2004 - Campus Internazionale di Musica OPUSCOLO FESTIVAL 2004 - Campus Internazionale di Musica
L’arte flamenca si sviluppa a partire dal Cante hondo, canto popolare andaluso, comparso verso la fine del XVIII sec. dopo un lungo periodo di maturazione (dal XVI sec. circa in poi), rivelando numerosi punti di contatto con la musica orientale ed in particolare con quella dei gitani. Il termine jondo (variante andalusa per hondo), significa «profondo», «intimo», ma potrebbe anche venire dall’ebraico Yom tob («giorno di gioia [a Dio]»). Secondo la celebre distinzione di Lorca e De Falla, lo schema genuino del Cante hondo sarebbe la seguriya gitana, mentre le coplas costituirebbero il momento successivo chiamato appunto flamenco, i cui caratteri salienti sono: l’enarmonismo come elemento modulante; un ambito melodico che raramente oltrepassa i limiti di una sesta; l’uso ossessionante di una medesima nota spesso accompagnata da appoggiature superiori o inferiori; volute ornamentali adoperate per implementare la forza emotiva del testo. Il flamenco, il cui nome deriva da flamencos (fiamminghi), oppure da fela mengus («uomo errante»), oppure ancora da un termine dialettale in uso nel XVII sec. per «spacconata», si è immediatamente affermato come genere di spettacolo attorno alla metà del XIX sec. e spesso, il successo commerciale è andato a scapito della sua purezza originale, snaturando quelle caratteristiche modali e ritmiche sopra menzionate. Il gruppo musicale “Flamenco Libre”, fondato da Juan Lorenzo nel 1996, si esibirà in Sevilla Flamenca, spettacolo che nasce dal desiderio di eliminare qualsiasi barriera, limite, divario, proprio come è accaduto con coloro che animano il flamenco. La crescita di un’arte così ricca ed affascinante, necessita di una cooperazione di tutte le forme, dal flamenco antico al moderno, dal sudamericano al mediterraneo, poiché tutte le autentiche espressioni artistiche costituiscono quella ricchezza dell’umanità che aiuta, a detta di Juan Lorenzo, a superare i limiti dell’incomunicabilità. Piergiorgio Ensoli 15 15 luglio GIOVEDÌ ore 21.00 Sperlonga, Piazza Fontana CONCERTI DEL COMPRENSORIO AURUNCO A CURA DI ROBERTO PROSSEDA FLAMENCO LIBRE Juan Lorenzo - Diego Perez chitarre Dario Carbonel - Pilar Carmona baile y palmas Sabrina Logue baile y palmas - Julio Gomez voce “Sevilla Flamenca”
CONCERTI DEL COMPRENSORIO AURUNCO A CURA DI ROBERTO PROSSEDA DOMENICO NORDIO violino JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 - 1750) Partita n. 2 in re min. BWV 1004 Allemanda Corrente Sarabanda Giga Ciaccona SERGEJ PROKOF’EV (1891 - 1935) Sonata op. 115 in re magg. Moderato Tema con variazioni Con Brio - Allegro precipitato 16 16 luglio VENERDÌ ore 21.00 Fondi, Auditorium S. Domenico EUGÈNE-AUGUSTE YSAŸE (1858 - 1931) Sonata op. 27 n. 3 in re min. “Ballade” Ballade: lento molto sostenuto (in modo di recitativo) Molto moderato quasi lento Allegro in tempo giusto e con bravura Tempo più vivo e ben marcato Nel 1717 Bach lasciò il servizio presso il duca di Sassonia- Weimar per trasferirsi alla piccola corte di Köthen. Qui rimase fino al 1723 con l’incarico di Kappellmeister alle dipendenze del giovane principe Leopoldo. Il soggiorno in tale città segnò un notevole cambiamento nella produzione del compositore che, fino a quel momento, aveva svolto il servizio di organista in diverse chiese scrivendo musiche per le funzioni religiose. Bach aveva ora il compito di provvedere alle musiche concertistiche di corte e a quelle destinate a particolari festività, operando in un ambiente colto dal punto di vista musicale e positivamente stimolato dalla competenza strumentale e dalle richieste del principe. E’ di questo periodo la Partita n. 2 in re minore BWV 1004, che fa parte di un gruppo di sei pezzi, Tre Sonate e tre partite per violino solo, redatto dal compositore intorno al 1720. L’opera presenta la successione di quattro danze (allemanda, corrente, sarabanda e giga), cui segue come quinto tempo la famosa Ciaccona; questa, che con la sua ampiezza temporale sconvolge ogni equilibrio interno, ha reso la Partita n. 2 la composizione più famosa ed eseguita tra tutte quelle che Bach ha dedicato al violino solo. In realtà, la Ciaccona ha anche avuto nel corso del tempo una sua vita autonoma, fatta di numerose trascrizioni e letture che rendono ormai consueta una sua esecuzione individuale. Essa si sviluppa come una serie di variazioni sopra un basso che si ripete costantemente, e che viene detto perciò ‘ostinato’, ed è divisa in tre grandi sezioni che si risolvono con la ripresa, variata, delle prime otto battute iniziali. La scrittura musicale qui adottata da Bach parte dal presupposto di rendere autonomo lo strumento ad arco (come avviene nelle Sei Suites per violoncello solo), concentrando nel suo canto anche la parte dell’accompagnamento, che appare indipendente e continua. Il fine è l’esplorazione di nuove potenzialità dello strumento, e la ricerca di un nuovo linguaggio virtuosistico, mai fine a se stesso, ma che evidenzia le simmetrie interne del complesso intreccio polifonico, su un registro di intimo e meditativo soliloquio. L’approccio di Prokof’ev con la Musica da Camera si risolve spesso in esiti felici; la Sonata op. 115 in re maggiore, originariamente scritta per due violini, nonostante appartenga alla maturità compositiva del grande Russo (realizzata tra il 1947 e il 1949), raggiunge risultati modesti. La Sonata n. 3 in re minore di Eugène Ysaye, più nota con l’appellativo di “Ballade”, appartiene al gruppo delle Sei Sonate per violino solo op. 27 del 1924. Esse rappresentano “una sintesi tra gli attributi del virtuosismo e la profondità del pensiero musicale, nelle quali l’autore fa convergere componenti tecniche, estetiche ed anche simboliche” (G. Manoliu). Ognuna delle sei Sonate è infatti dedicata ad illustri solisti del secolo scorso: J. Szigeti, J. Thibaud, F. Kreiler, M. Crickboom, M. Quiroga, e vuole riflettere la caratteristica di ognuno dei virtuosi. La n. 3 è intitolata a G. Enescu ed in essa possiamo cogliere il cromatismo, un’accentuata ricerca timbrica ed una polifonia unita ad una buona invenzione melodica, che concilia quella discrepanza tra virtuoso e compositore, venutasi a creare col nascere del concertismo divistico dell’Ottocento. “Dopo Paganini nessuno ha dato un contributo simile al repertorio del violino” (D. Oistrakh). Piergiorgio Ensoli
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CONCERTI DEL COMPRENSORIO AURUNCO<br />
A CURA DI ROBERTO PROSSEDA<br />
DOMENICO NORDIO violino<br />
JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 - 1750)<br />
Partita n. 2 in re min. BWV 1004<br />
Allemanda<br />
Corrente<br />
Sarabanda<br />
Giga<br />
Ciaccona<br />
SERGEJ PROKOF’EV (1891 - 1935)<br />
Sonata op. 115 in re magg.<br />
Moderato<br />
Tema con variazioni<br />
Con Brio - Allegro precipitato<br />
16 16 luglio<br />
VENERDÌ ore 21.00<br />
Fon<strong>di</strong>, Au<strong>di</strong>torium S. Domenico<br />
EUGÈNE-AUGUSTE YSAŸE (1858 - 1931)<br />
Sonata op. 27 n. 3 in re min. “Ballade”<br />
Ballade: lento molto sostenuto (in modo <strong>di</strong> recitativo)<br />
Molto moderato quasi lento<br />
Allegro in tempo giusto e con bravura<br />
Tempo più vivo e ben marcato<br />
Nel 1717 Bach lasciò il servizio presso il duca <strong>di</strong> Sassonia-<br />
Weimar per trasferirsi alla piccola corte <strong>di</strong> Köthen. Qui rimase<br />
fino al 1723 con l’incarico <strong>di</strong> Kappellmeister alle <strong>di</strong>pendenze del<br />
giovane principe Leopoldo. Il soggiorno in tale città segnò un<br />
notevole cambiamento nella produzione del compositore che,<br />
fino a quel momento, aveva svolto il servizio <strong>di</strong> organista in<br />
<strong>di</strong>verse chiese scrivendo musiche per le funzioni religiose. Bach<br />
aveva ora il compito <strong>di</strong> provvedere alle musiche concertistiche <strong>di</strong><br />
corte e a quelle destinate a particolari festività, operando in un<br />
ambiente colto dal punto <strong>di</strong> vista musicale e positivamente stimolato<br />
dalla competenza strumentale e dalle richieste del principe.<br />
E’ <strong>di</strong> questo periodo la Partita n. 2 in re minore BWV 1004, che<br />
fa parte <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> sei pezzi, Tre Sonate e tre partite per violino<br />
solo, redatto dal compositore intorno al 1720. L’opera presenta<br />
la successione <strong>di</strong> quattro danze (allemanda, corrente, sarabanda<br />
e giga), cui segue come quinto tempo la famosa Ciaccona; questa,<br />
che con la sua ampiezza temporale sconvolge ogni equilibrio<br />
interno, ha reso la Partita n. 2 la composizione più famosa ed eseguita<br />
tra tutte quelle che Bach ha de<strong>di</strong>cato al violino solo. In<br />
realtà, la Ciaccona ha anche avuto nel corso del tempo una sua<br />
vita autonoma, fatta <strong>di</strong> numerose trascrizioni e letture che rendono<br />
ormai consueta una sua esecuzione in<strong>di</strong>viduale. Essa si sviluppa<br />
come una serie <strong>di</strong> variazioni sopra un basso che si ripete<br />
costantemente, e che viene detto perciò ‘ostinato’, ed è <strong>di</strong>visa in<br />
tre gran<strong>di</strong> sezioni che si risolvono con la ripresa, variata, delle<br />
prime otto battute iniziali. La scrittura musicale qui adottata da<br />
Bach parte dal presupposto <strong>di</strong> rendere autonomo lo strumento<br />
ad arco (come avviene nelle Sei Suites per violoncello solo), concentrando<br />
nel suo canto anche la parte dell’accompagnamento, che<br />
appare in<strong>di</strong>pendente e continua. Il fine è l’esplorazione <strong>di</strong> nuove<br />
potenzialità dello strumento, e la ricerca <strong>di</strong> un nuovo linguaggio<br />
virtuosistico, mai fine a se stesso, ma che evidenzia le simmetrie<br />
interne del complesso intreccio polifonico, su un registro <strong>di</strong> intimo<br />
e me<strong>di</strong>tativo soliloquio.<br />
L’approccio <strong>di</strong> Prokof’ev con la <strong>Musica</strong> da Camera si risolve<br />
spesso in esiti felici; la Sonata op. 115 in re maggiore, originariamente<br />
scritta per due violini, nonostante appartenga alla maturità<br />
compositiva del grande Russo (realizzata tra il 1947 e il<br />
1949), raggiunge risultati modesti.<br />
La Sonata n. 3 in re minore <strong>di</strong> Eugène Ysaye, più nota con l’appellativo<br />
<strong>di</strong> “Ballade”, appartiene al gruppo delle Sei Sonate per violino<br />
solo op. 27 del 1924. Esse rappresentano “una sintesi tra gli<br />
attributi del virtuosismo e la profon<strong>di</strong>tà del pensiero musicale,<br />
nelle quali l’autore fa convergere componenti tecniche, estetiche<br />
ed anche simboliche” (G. Manoliu). Ognuna delle sei Sonate è<br />
infatti de<strong>di</strong>cata ad illustri solisti del secolo scorso: J. Szigeti, J.<br />
Thibaud, F. Kreiler, M. Crickboom, M. Quiroga, e vuole riflettere<br />
la caratteristica <strong>di</strong> ognuno dei virtuosi. La n. 3 è intitolata a G.<br />
Enescu ed in essa possiamo cogliere il cromatismo, un’accentuata<br />
ricerca timbrica ed una polifonia unita ad una buona invenzione<br />
melo<strong>di</strong>ca, che concilia quella <strong>di</strong>screpanza tra virtuoso e compositore,<br />
venutasi a creare col nascere del concertismo <strong>di</strong>vistico<br />
dell’Ottocento. “Dopo Paganini nessuno ha dato un contributo<br />
simile al repertorio del violino” (D. Oistrakh).<br />
Piergiorgio Ensoli