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TuttoBallo20 Maggio/Giugno 2022 ENJOYART N. 28

Carissimi amici di TuttoBallo, questo numero, per noi “Artigiani dell’Arte”, è molto speciale, in quanto ricco di eventi, iniziative ed emozioni, che la nostra Associazione “Stefano Francia EnjoyArt ha vissuto e che intende condividere con voi. In primis l’evento organizzato, come ogni anno dalla nostra Associazione, in occasione della Giornata Mondiale della Danza, che abbiamo fortemente voluto si svolgesse nella città di Terni che ha dato i natali al nostro M° coreografo Stefano Francia, e che ha visto la partecipazione degli amanti di tutte le forme d’Arte e di tutte le età; una partecipazione viva, sentita, che ha centrato pienamente la nostra “mission” e di cui andiamo fieri ed orgogliosi. Le pagine e le immagini di questo numero, vi racconteranno ciò che tale evento ha rappresentato non solo per noi, ma anche per chi ci segue e ci sostiene, amando l’Arte come noi: tanto lavoro, tanti sacrifici, ma anche passione, adrenalina che sale, sia per chi vive dietro le quinte che per chi si esibisce, e la gioia degli applausi di un teatro gremito di gente, articoli in prima pagina su vari quotidiani di tutta Italia con parole piene di ammirazione per noi, ed il nostro ringraziamento espresso attraverso la condivisione… Buona Lettura.

Carissimi amici di TuttoBallo, questo numero, per noi “Artigiani dell’Arte”, è molto speciale, in quanto ricco di eventi, iniziative ed emozioni, che la nostra Associazione “Stefano Francia EnjoyArt ha vissuto e che intende condividere con voi.
In primis l’evento organizzato, come ogni anno dalla nostra Associazione, in occasione della Giornata Mondiale della Danza, che abbiamo fortemente voluto si svolgesse nella città di Terni che ha dato i natali al nostro M° coreografo Stefano Francia, e che ha visto la partecipazione degli amanti di tutte le forme d’Arte e di tutte le età; una partecipazione viva, sentita, che ha centrato pienamente la nostra “mission” e di cui andiamo fieri ed orgogliosi.
Le pagine e le immagini di questo numero, vi racconteranno ciò che tale evento ha rappresentato non solo per noi, ma anche per chi ci segue e ci sostiene, amando l’Arte come noi: tanto lavoro, tanti sacrifici, ma anche passione, adrenalina che sale, sia per chi vive dietro le quinte che per chi si esibisce, e la gioia degli applausi di un teatro gremito di gente, articoli in prima pagina su vari quotidiani di tutta Italia con parole piene di ammirazione per noi, ed il nostro ringraziamento espresso attraverso la condivisione… Buona Lettura.

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€ 258,04<br />

<strong>28</strong>


TuttoBallo - maggio - giugno <strong>2022</strong> - n. <strong>28</strong><br />

Copertina: Fiorella Mannoia, Emma, Alessandra Amoroso, Giorgia, Elisa, Gianna<br />

Nannini, Laura Pausini. ph. Cosimo Buccolieri -<br />

in basso: Fabrizio Silvestri e Maria Giovanna Elmi - presentatori serata Dillo Alla Danza<br />

Editore "Stefano Francia" EnjoyArt<br />

Direttore - Fabrizio Silvestri<br />

Vice direttore - Eugenia Galimi<br />

Segretaria di redazione - Pina delle Site<br />

Redazione - Marina Fabriani Querzè<br />

COLLABORATORI: Maria Luisa Bossone, Antonio Desiderio, Francesco<br />

Fileccia, David Bilancia, Giovanni Fenu, Mauri Menga, Sandro Mallamaci,<br />

Walter Garibaldi, David Iori, Giovanni Battista Gangemi Guerrera, Lara Gatto,<br />

Lucia Martinelli, Patrizia Mior, Ivan Cribiú, Danilo Pentivolpe, Alessia<br />

Pentivolpe, Carlo De Palma, Rita Martinelli, Assia Karaguiozova, Federico<br />

Vassile, Elza De Paola, Giovanna Delle Site, Jupiter, Francesca Meucci,<br />

Alberto Ventimiglia.<br />

Fotografi: Luca Di Bartolo, Elena Ghini, Cosimo Mirco Magliocca Photographe<br />

Paris, Monica Irma Ricci, Luca Valletta, Raul Duran, DsPhopto, Raul, Alessio<br />

Buccafusca, Alessandro Canestrelli, Alessandro Risuleo. Altre foto pubblicate<br />

sono state concesse da uffici stampa e/o scaricate dalle pagine social dei<br />

protagonisti.<br />

Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto d’autore,<br />

vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65<br />

comma 2 e 70 comma 1bis della Lg. 633/1941.<br />

É vietata la copia e la riproduzione dei contenuti e immagini in qualsiasi forma.<br />

É vietata la redistribuzione e la pubblicazione dei contenuti e immagini non autorizzata espressamente dal<br />

direttore. I collaboratori cedono all'editore i loro elaborati a titolo gratuito.<br />

Testata giornalistica non registrata di proprietà: ©ASS: Stefano Francia EnjoyArt<br />

per contattare la redazione Tuttoballo20@gmail.com<br />

Contro Copertina<br />

Carissimi amici di Tuttoballo, questo numero, maggio e<br />

giugno, per noi “Artigiani dell’Arte”, è molto speciale, in<br />

quanto ricco di eventi, iniziative ed emozioni, che la nostra<br />

Associazione “Stefano Francia EnjoyArt ha vissuto e che<br />

intende condividere con voi.<br />

In primis l’evento organizzato, come ogni anno dalla nostra<br />

Associazione, in occasione della Giornata Mondiale della<br />

Danza, che abbiamo fortemente voluto si svolgesse nella<br />

città di Terni che ha dato i natali al nostro M° coreografo<br />

Stefano Francia, e che ha visto la partecipazione degli<br />

amanti di tutte le forme d’Arte e di tutte le età; una<br />

partecipazione viva, sentita, che ha centrato pienamente la<br />

nostra “mission” e di cui andiamo fieri ed orgogliosi.<br />

Le pagine e le immagini di questo numero, vi<br />

racconteranno ciò che tale evento ha rappresentato non<br />

solo per noi, ma anche per chi ci segue e ci sostiene,<br />

amando l’Arte come noi: tanto lavoro, tanti sacrifici, ma<br />

anche passione, adrenalina che sale, sia per chi vive dietro<br />

le quinte che per chi si esibisce, e la gioia degli applausi di<br />

un teatro gremito di gente, articoli in prima pagina su vari<br />

quotidiani di tutta Italia con parole piene di ammirazione<br />

per noi, ed il nostro ringraziamento espresso attraverso la<br />

condivisione.<br />

© F R E E P R E S S O N L I N E r i p r o d u z i o n e r i s e r v a t a - D I R E T T A D A F A B R I Z I O S I L V E S T R I - S E G R E T E R I A D I R E D A Z I O N E P I N A D E L L E S I T E - T U T T O B A L L O 2 0 @ G M A I L . C O M - e d i z i o n e " S t e f a n o F r a n c i a E n j o y A r t "


Massimo Polo<br />

Direzione Artistica


Carissimi amici di Tuttoballo, questo<br />

numero, per noi “Artigiani dell’Arte”, è<br />

molto speciale, in quanto ricco di eventi,<br />

iniziative ed emozioni, che la nostra<br />

Associazione “Stefano Francia EnjoyArt<br />

ha vissuto e che intende condividere con<br />

voi.<br />

EDITORIALE<br />

In primis l’evento organizzato, come ogni<br />

anno dalla nostra Associazione, in<br />

occasione della Giornata Mondiale della<br />

Danza, che abbiamo fortemente voluto si<br />

svolgesse nella città di Terni che ha dato<br />

i natali al nostro M° coreografo Stefano<br />

Francia, e che ha visto la partecipazione<br />

degli amanti di tutte le forme d’Arte e di<br />

tutte le età; una partecipazione viva,<br />

sentita, che ha centrato pienamente la<br />

nostra “mission” e di cui andiamo fieri ed<br />

E per la musica la 66esima edizione dell’Eurovision Song Contest. Dopo Napoli<br />

(1965) e Roma (1991) la scelta è ricaduta su Torino, che ha accolto le delegazioni<br />

provenienti da 40 paesi (la Russia è stata esclusa) in un appuntamento capace di<br />

attirare un seguito di oltre 200 milioni di spettatori.<br />

E’ il numero che racconta, senza retorica (forse ultimamente se ne fa troppa senza<br />

che la realtà cambi), ma attraverso opere, esibizioni e dimostrazioni vere e proprie di<br />

solidarietà tra artisti, di come l' Arte vada al di là di qualsiasi ideologia, convinzione<br />

politica, forme di violenze … guerra…<br />

E’ il numero che racconta di come l’Arte, a volte, non può sconfiggere la malattia,<br />

altre volte si, e comunque dà la forza per affrontarla in quanto bellezza, speranza,<br />

forza, solidarietà.<br />

Non mancheranno, naturalmente articoli interessanti che gli “artigiani dell’Arte” ci<br />

propongono e che riguardano l’attualità, i viaggi, le mostre, tecniche fotografiche,…<br />

nonché i momenti piacevoli di cui ognuno di noi può godere assaporando i cocktails<br />

dei maestri barman o i piatti tipici, o dedicandosi al proprio benessere ed al proprio<br />

look.<br />

Allora non ci resta che augurare a voi tutti una buona lettura, rinnovando, come<br />

sempre, l’invito ad esprimervi su ciò che facciamo, a proporre ed a proporvi<br />

scrivendo alla nostra Redazione all’indirizzo tuttoballo20@gmail.com…e noi saremo<br />

lieti di accogliervi nella grande famiglia degli “Artigiani dell’Arte”.<br />

Buona lettura!<br />

orgogliosi.<br />

Le pagine e le immagini di questo<br />

numero, vi racconteranno ciò che tale<br />

evento ha rappresentato non solo per<br />

noi, ma anche per chi ci segue e ci<br />

sostiene, amando l’Arte come noi: tanto<br />

lavoro, tanti sacrifici, ma anche<br />

passione, adrenalina che sale, sia per<br />

chi vive dietro le quinte che per chi si<br />

esibisce, e la gioia degli applausi di un<br />

teatro gremito di gente, articoli in prima<br />

pagina su vari quotidiani di tutta Italia<br />

con parole piene di ammirazione per noi,<br />

ed il nostro ringraziamento espresso<br />

attraverso la condivisione…<br />

E’ anche il numero che racconta altri<br />

eventi importanti per la nostra cultura,<br />

per il cinema e l’ Arte: il David di<br />

Donatello che vede premiati molti artisti<br />

italiani.<br />

Prof. Luca Tessadrelli e Fabrizio Silvestri<br />

Convegno "il futuro dell'arte, l'evoluzione della professione asrtista.<br />

Dott Fabio Caiazzo (Direttore generale Libertas) e Fabrizio Silvestri<br />

Convegno "il futuro dell'arte, l'evoluzione della professione asrtista.<br />

Maestro Roberto Gavazzi e Fabrizio Silvestri<br />

Convegno "il futuro dell'arte, l'evoluzione della professione asrtista.<br />

Joseph Fontano e Fabrizio Silvestri<br />

Convegno "il futuro dell'arte, l'evoluzione della professione asrtista<br />

presentazione del libro "IL fulmine danzante".<br />

Dott. Andrea Giuli e Fabrizio Silvestri<br />

Convegno "il futuro dell'arte, l'evoluzione della professione asrtista.<br />

Direttore Marco Gatti, Presidentessa Letizia Pellegrini<br />

(Conservatorio di Terni) Fabrizio Silvestri<br />

Convegno "il futuro dell'arte, l'evoluzione della professione asrtista.<br />

foto di Marina Irma Ricci


L'ARTE SOTTO I<br />

RIFLETTORI. SOLDOUT<br />

…e iniziai a danzare,<br />

con l’anima, con la mente, con il corpo…<br />

per esorcizzare il dolore, la morte, l’addio ed andare oltre,<br />

e la musica mi trascinava sempre più forte<br />

sempre più forte…<br />

nulla era davanti a me, se non quel vortice che vedevo attraverso i tuoi occhi<br />

quel vento che mi penetrava, quel ritmo che tutto cancellava, la folla, la vita, i ricordi, i volti, sempre più forte,<br />

sempre più forte…<br />

e danzai, danzai, danzai così forte che tutto entrò nel sangue, nella testa, negli arti, nel corpo,<br />

i piedi continuavano a muoversi, a girare, sempre più forte<br />

sempre più forte, sino a sanguinare…<br />

e fu quello il dolore più piacevole di sempre…<br />

(Pina Delle Site, tratto da “Il moto perpetuo” di P. Delle Site e D. Bilancia)<br />

Ho vissuto da vicino, nel vero senso della parola, stando dietro le quinte, lo spettacolo organizzato a Terni, da noi<br />

Artigiani dell’Arte, in occasione della Giornata mondiale della danza, presentato dal nostro Presidente dott. Fabrizio<br />

Silvestri e da Maria Giovanna Elmi.<br />

La prospettiva e la percezione tra chi osserva dalla platea, tra il pubblico, e chi vive le tensioni, la preparazione e gli<br />

artisti dietro le quinte è nettamente diversa.<br />

Non ho dunque assistito allo spettacolo, alle performance degli artisti…sentivo solo applausi e la voce dei<br />

presentatori, salvo rivedere tutto, in un secondo momento grazie a video ed a foto scattate.<br />

Per molti è stato un “sacrificio(?) “ non poter assistere allo spettacolo…lo pensavo anch’io in un primo momento, ma<br />

poi, piano piano, vivendo il “dietro le quinte” mi sono sentita privilegiata.<br />

Non è semplice retorica, ma un dato di fatto: l’esibizione davanti al pubblico è certamente la punta dell’iceberg di ciò<br />

che un artista prepara, trasmette e dona, ma il dietro le quinte, la tensione, la solidarietà tra gli artisti, ti fanno<br />

percepire davvero l’Amore che gli stessi nutrono per l’Arte.<br />

Vedere ballerini ad occhi chiusi concentrarsi e, a ritmo di musica, quella musica che non era la loro, ma che tuonava<br />

sul palco ed era la base di una coreografia di loro colleghi, ballerini o cantanti o attori, che in quel momento si<br />

stavano esibendo, e che loro seguivano improvvisando movimenti, parole o altro, mi ha fatto capire che l’Arte non è<br />

un qualcosa di meccanico, ma è spontaneità, libertà, gioia, terapia…<br />

Uno spettacolo non è solo quello che si vede su un palco, non è solo la performance più bella, ma è anche tutto ciò<br />

che non si vede e che è oltre le tende del palcoscenico.<br />

Ringrazio chi mi ha fatto “lavorare” dietro le quinte, perché mi sono arricchita di qualcosa in più che mi mancava….<br />

L’Arte che unisce, l’Arte che è di tutti, l’Arte che davvero ti fa dire cose che non sai esprimere, di nascosto, dietro ad<br />

un palcoscenico, isolato, ad occhi chiusi…<br />

di<br />

Pina Delle Site<br />

L’associazione Stefano Francia EnjoyArt ha organizzato in occasione della quarantesima Giornata Mondiale della Danza il<br />

30 aprile a Terni un convegno e una serata – evento durante la quale è avvenuta la premiazione del concorso multi arte<br />

"DILLO ALLA DANZA". Con il patrocinio del CID UNESCO e del Comune di Terni, l’associazione Stefano Francia EnjoyArt<br />

ha deciso di ripartire con l’organizzazione degli eventi, dopo la pausa lunga due anni causata dalla pandemia, da Terni,<br />

comune di nascita del Maestro Stefano Francia. “Terni è la città natale del maestro Stefano Francia – spiega il presidente<br />

Fabrizio Silvestri -, che della sua ternitudine ha fatto un segno identificativo”.


Ambasciatrice dell’evento Maria Giovanna Elmi, la rassicurante fatina della tv, mecenate e divulgatrice della cultura<br />

italiana, che ha presentato l’evento assieme a Fabrizio Silvestri.<br />

Ospiti della serata: i maestri internazionali di tango Massimo Polo (stand-in, nelle scene di ballo, del protagonista<br />

Claudio Santamaria nella fiction televisiva RAI 1 “E’ arrivata la felicità”) in coppia con Oksana, le danzatrici<br />

dell’International Creative Hub con coreografie di Roberta Maimone, LBS Fam Crew (SEIL Centro Danza Terni) e -<br />

direttamente da Dubai - la pluripremiata ballerina di danze orientali Lala Fatima.<br />

“E’ stato un evento stupendo, uno spettacolo bellissimo – dichiara Maria Giovanna Elmi -. Mi sono divertita<br />

moltissimo e, soprattutto, sono soddisfatta perché ho notato che le nuove generazioni sono ricche di talento, lo<br />

hanno dimostrato i giovani artisti che hanno calcato il palcoscenico durante la serata”.<br />

“La nostra mission è divulgare, soprattutto in questo periodo, la bellezza dell’arte nella società, collante che unisce<br />

le persone attraverso il suo linguaggio universale - continua Silvestri -. Per noi è importante diffondere il virus<br />

dell’arte nella scuola, tra i bambini, i giovani, gli adulti, affinché tutti vi si appassionino…”.<br />

Il concorso "DILLO ALLA DANZA" è scrivere un racconto, una poesia, scattare una foto, dipingere una tela, cantare<br />

o suonare una canzone per la dea Tersicore. Ecco i vincitori dell’edizione <strong>2022</strong>:<br />

Premio arti visive ad Antonio Giannangeli: la sua opera sarà la copertina della compilation “Dillo alla Danza <strong>2022</strong>”;<br />

Premio Arti letterarie Under 18 a Ginevra Iannantuoni (pugliese);<br />

Premio Arti Letterarie Over 18 ad Arabesque Desenzano per la proposta Teatro Danza “Oceani di Alberi”;<br />

coreografia di Eleonora Gioanna Roberti (da Desenzano del Garda);<br />

Premio Arti Musicali: ex equo tra Roberto Funaro e i Neroelettrico (Rock Band) (da Roma);<br />

Contratto discografico per un anno con La Tilt Music Production a Ciro Imperato e Giulia Muti (da Terni);<br />

Premio Coreutico under 18 a Marina Moretti e Valeria Bushi con “insidie” (passo a due); coreografie di Antonella<br />

Cirillo della Moonwalker Ballet Academy (da Terni);<br />

Premio Coreutico Over 18 alla scuola di recitazione Calabria per il pezzo teatro danza “Un bacio d’improvviso”;<br />

coreografie di Giovanni Battista Gangemi (da Reggio Calabria);<br />

Borsa di Studio Barcelona Ballet Project assegnata ad Antonio Ursan per l’assolo “Courage”; coreografia di<br />

Romana Sciarretta dell’E1 Terni;<br />

Borsa di studio International Creative Hub ad Alice Guzzo (assolo), Sarah Di Natale e Greta Rega (passo a due);<br />

coreografie di Giovanni Battista Gangemi (da Lamezia Terme).<br />

“Ringrazio Federico Brizi, e i direttori Maria Luisa Bossone, Giovannino Montanari, Ciro Vinci, e Bernardo Lafonte<br />

per il supporto che hanno dato – conclude Fabrisio Silvestri -. Inoltre, un grazie particolare va ai cittadini di Terni<br />

che hanno partecipato numerosi all’evento onorando la memoria del grande maestro Stefano Francia. Noi<br />

dell’Associazione Stefano Francia EnjoyArt siamo contentissimi della buona riuscita sia del convegno che dello<br />

spettacolo. La sala dell’orologio del Caos era piena e il Teatro Secci gremito. Ora ci mettiamo subito a lavoro per<br />

premio internazionale Stefano Francia e per il contest tv “Dance ismy live” in programma per l’autunno prossimo”.<br />

Nelle pagine che seguono pubblichiamo le foto degli ospiti dell'evento Dillo Alla Danza. I ballerini, Cristian Daidone & Siria<br />

Mastrone, Lala Fatima, Alice Guzzo, Antonio Ursan, Marina Moretti & Valeria Bushi, Greta Rega & Sara Di Natale, L-BS<br />

Fam CREW, Scuola di Recitazione Calabria, Arabesque Danza Desenzano International Creative Hub, Massimo Polo &<br />

Oksana, Lala Fatima. I cantanti NEROELETTRICO, Roberto Funaro, Giulia Muti. I pittori: Donatella Colasanti, Luciana<br />

Guandalini, Salotti, Antonio Giannangeli, Andrea Festuccia, Sandro Bini, Ireneo Melaragni, Mauro Roberto Gavazzi,<br />

Nadya Yatsulchak, KamilaKerimova. La scritrrice Ginevra Iannantuoni. (foto di Marina Irma Ricci)


DILLO<br />

ALLA<br />

DANZA<br />

<strong>2022</strong><br />

Cristian Daidone &<br />

Siria Mastrone<br />

Lala Fatima<br />

Maria Luisa Bossone (Direttrice artistica<br />

sezione coreutica), Maria Giovanna Elmi,<br />

Fabrizio Silvestri<br />

Fabrizio Silvestri, Maria Giovanna Elmi<br />

Antonio Ursan<br />

Marina Moretti & Valeria Bushi<br />

Premio "Fiorella Fiorelli" <strong>2022</strong>. Giovannino Montanari (Direttore Artistico Arti Visive), Stefano<br />

De Majo (personaggio dell'anno <strong>2022</strong>), Tommasina Ponziani (Donna dell'anno)<br />

Maria Giovanna Elmi, Fabrizio Silvestri


Maria Giovanna Elmi, Fabrizio Silvestri,, Giovannino Montanari, Antonio Giannangeli (vincitore<br />

del premio Dillo Alla Danza sezione Arti Visive )<br />

Alice Guzzo<br />

L-BS Fam Crew<br />

Scuola di Recitazione Calabria<br />

Giulia Muti<br />

vincitrice contratto discografico<br />

Tilt Music Production<br />

Fabrizio Silvestri<br />

Presidente asd&c Stefano Francia EnjoyArt<br />

Finalisti sezione Arti Visive<br />

Donatella Colasanti, Luciana Guandalini, Salotti, Antonio Giannangeli, Andrea Festuccia, Sandro Bini, Ireneo Melaragni, Mauro Roberto Gavazzi, Nadya Yatsulchak, KamilaKerimova


Greta Rega & Sara Di Natale.<br />

Consegna delle borse di studio alle vincitrici. Alice Guzzo, Greta Rega & Sara Di Natale.<br />

Arabesque Desenzano- Vincitori settore danza teatro.<br />

Maria Giovanna Elmi - madrina dell'evento<br />

Massimo Polo & Oksana. Tango Argentino<br />

International Creativer Hub - Roma<br />

Maria Luisa Bossone (Direttrice Artisrtica), Maria Giovanna Elmi,<br />

Ginevra Iannantuoni (Vincitrice sezione arti letterarie), Fabrizio Silvestri<br />

Neroelettrico , Roberto Funaro - vincitori ex Equo - Arti Musicali


Dillo alla Danza<br />

S E Z I O N E A R T I V I S I V E<br />

ecco le 12 opere presentate nel concorso multiarte<br />

Antonio Giannangeli - "Il mio paese"- <strong>2022</strong> . Opera vincitrice concorso "Dillo alla Danza"<br />

Mauro Roberto Gavazzi<br />

Martina nel mago di Oz<br />

Multistrato di betulla - 2019<br />

Andrea Festuccia - Amami 2019<br />

Kamila Kerimova - Mondo magico - 2014<br />

Ireneo Melaragni - " Instabilita 'costruttiva" - <strong>2022</strong><br />

Giada Beltrame - " L'Approdo"-mosaico vetroso in vetro di murano su vetro temperato con inserti in vetrofusione - 2021


Nadya Yatsulchak - "Rudere di San Lorenzo" - <strong>2022</strong><br />

Salotti - " Occhi indiscreti " - <strong>2022</strong><br />

Luciana Guandalini - "Insieme" - 2021<br />

Lorita Baldinini - “Victorian Age” - <strong>2022</strong><br />

Giovannino Montanari (direttore artitico arti Visive9 mentre consegna a Maria Giovanna Elmi (madrina dell'evento)<br />

una copia della sua opera "Teodora"<br />

Donatella Colasanti - "Segni" - 2021


Grazie di tutto!<br />

impressioni sul concorso "Dillo Alla Danza" da parte della vincitrice<br />

della sezione Arti letterarie<br />

GINEVRA IANNANTUOINI<br />

Stefano Francia EnjoyArt è un'associazione che nasce per onorare la memoria di Stefano Francia, coreografo, e per<br />

promuovere ed incentivare, soprattutto nei giovani l'interesse e l'amore verso tutte le forme d'arte. A tal fine, oltre a<br />

pubblicare mensilmente una rivista free scaricabile online, "Tuttoballo20" che, a dispetto del titolo, si occupa, appunto,<br />

di tutte le forme d'arte, indice ogni anno, in occasione della giornata mondiale della danza del 30 aprile, un concorso<br />

multiarte rivolto a tutti coloro che amano l'arte in tutte le sue forme, in modo incondizionato, elargendo vari premi come<br />

borse di studio, pubblicazioni, contratti con case discografiche. l'Associazione ha come presidente il Dott. Fabrizio<br />

Silvestri e vanta vari collaboratori di spicco, tra cui una nostra conterranea, la dottoressa Pina Delle Site.<br />

Quando mi sono iscritta al concorso non avrei mai pensato di vincere. L’ho fatto per gioco, era uno dei pochi concorsi<br />

che facevano al caso mio, per questo ho partecipato. Ho scelto di pubblicare questo racconto breve perché Anemos<br />

raccoglie in sé l’essenza della mia scrittura: in Anemos ho deciso di riversare il mio pensiero sul mondo e sulla vita e<br />

quel che ho pubblicato è il primo capitolo. Anemos è una storia fantasy che racconta le avventure di Arnau, un giovane<br />

ragazzo francese che nel corso della seconda Guerra Mondiale vive varie avventure insieme ad Aridna, il fantasma di<br />

una ragazza morta nel XIII secolo, il lupo Fenrir e Zorba, un grasso gatto nero che in passato è stato il re dei demoni.<br />

La scelta dei protagonisti non è stata casuale, e sulla stessa Aridna mi sono soffermata molto, proprio perché questi<br />

sono creature che nell’immaginario collettivo rappresentano la negatività, eppure qui diventano eroi e combattono<br />

contro Chaos. I messaggi che ho racchiuso in Anemos sono i seguenti: il primo e più importante è l’apertura alla<br />

diversità, rappresentando dei personaggi che non sono definiti tanto dalla loro natura quanto dalle loro scelte e dalla<br />

loro personalità, che ho deciso di rendere quanto più umana e realistica possibile; il secondo messaggio invece è il<br />

rammentare dello scorrere del tempo, grazie alla contrapposizione tra Arnau (che rappresenta il lettore) ed Aridna (che<br />

rappresenta l’autore), ma perché? Arnau è vivo, Aridna è morta, eppure lei manipola il tempo, allieva di Chirone e<br />

Chronos, ironico dato che lei non sortisce gli effetti di questo, non può cambiare, e conosce ogni evento<br />

semplicemente perché l’ha già vissuto milioni e milioni di volte, sa perfettamente cosa accadrà, cosa è successo e<br />

perché, e proprio la sua ambiguità la rende il personaggio ideale per rappresentare lo scorrere stesso del tempo: lei è<br />

sempre giovane, non cambia, continua a svolgere il proprio ruolo sempre nello stesso modo, con azioni un po’<br />

drastiche, che possono in un attimo cambiare il corso delle cose, sempre calma, sempre imprevedibile. Anemos di<br />

fatto si muove molto sull’allegoria, eppure il messaggio che io voglio lanciare con esso non è un messaggio<br />

malinconico: in Anemos ho voluto anche rappresentare la gioia, ed un approccio positivo alla vita, che per quanto<br />

imprevedibile è una sola, e proprio perché il tempo scorre va goduto al meglio, perché non si devono avere rimpianti,<br />

ognuno può cambiare, ogni persona va conosciuta perché a suo modo è complessa e speciale. Ogni giorno è un dono,<br />

e può essere affrontato prendendo il bello che la vita ha da offrire o facendo del male, la scelta sta alla persona,<br />

indipendente da chi è o chi è stato.<br />

Siamo noi artefici del nostro destino. In Anemos vorrei rappresentare questo, è per queste motivazioni che ho deciso di<br />

mandare proprio quel testo.


ANEMOS<br />

Racconto breve vincitore del concorso MultiArte "Dillo alla Danza <strong>2022</strong>. scritto dalla govane scrittrice<br />

pugliese, appena sedicenne, Ginevra Iannantuoni.<br />

Arnau alzò lo sguardo verso il cielo terso. Nell’infinita<br />

distesa celeste si poteva distinguere il fumo che si alzava<br />

dal campo di battaglia; l’odore del sangue e del sudore si<br />

mischiava a quello della terra umida. Spostò lo sguardo<br />

verso destra; la testa doleva e pesava come un macigno ed<br />

anche gli arti parevano carichi di pesi insollevabili tanto che<br />

non riusciva nemmeno a spostare le lunghe ciocche<br />

castane che gli si erano attaccate sulle guance. sentì dire da una voce familiare ma non fece in tempo a<br />

capire chi fosse a causa delle palpebre che si erano fatte<br />

ormai terribilmente pesanti tanto da impedirgli di tenerle<br />

aperte nonostante il bruciore che provava a tenerle chiuse,<br />

però, poco male perché in pochi secondi ecco ancora il<br />

buio.<br />

14 aprile 1942 [Francia, Varennes]<br />

L’acqua gettata sul marciapiede produsse uno scrocio<br />

assordante in quella strada silenziosa e a mano a mano si<br />

allargava scurendo il grigiore sporco del terreno, bagnando<br />

anche con minuscole gocce il pantalone del vecchio Jean<br />

autore di quell’azione atta a liberarsi dell’acqua ormai lurida<br />

con cui aveva lavato il pavimento di casa. Da quando sua<br />

moglie Charlotte era morta, era lui ad occuparsi della casa<br />

– nei momenti in cui non era a lavoro si intende – insieme al<br />

caro nipote, rimasto orfano a causa della guerra. Jean non<br />

era un uomo ricco: si spaccava la schiena in fabbrica<br />

afferrando con le mani senili, per quanto robuste, grosse<br />

leve con cui alimentava grandi ingranaggi oppure metteva<br />

velocemente in fila articoli di vario genere sul nastro che<br />

rapidamente scorreva davanti a lui e di cui non ricordava<br />

mai il nome. Si sedette con un pesante sospiro sulla sedia<br />

in legno posta accanto alla porta d’ingresso e poggiò lo<br />

sguardo sulla strada vecchia di Varennes su cui macchine e<br />

carri passavano ogni giorno e su cui il tempo aveva scolpito<br />

crepe di ogni foggia come un bambino annoiato che<br />

scarabocchia sui muri. La sua famiglia non aveva mai<br />

navigato nell’oro e la guerra li aveva impoveriti<br />

ulteriormente, tanto che ogni giorno la preghiera che<br />

rivolgeva al Creatore era di avere anche quel dì un pasto<br />

caldo. I pensieri dell’anziano furono interrotti da passi<br />

leggeri e veloci sulle scale in legno che gli fecero volgere il<br />

capo verso la porta d’ingresso che, aprendosi, rivelò la<br />

figura di questo caro nipote. , disse il<br />

giovane ragazzo con tono gentile, al che il nonno rispose:<br />

:. Non gli piaceva mandare il nipote nelle case dei<br />

ricchi, a quelle feste pacchiane in cui li intratteneva<br />

suonando il violino ma era una buona entrata ed era anche<br />

grazie a quel lavoro che i due avevano un tetto sopra la<br />

testa. gli rispose in<br />

tono allegro con la voce acuta ed infantile che molti<br />

ritenevano leggermente fastidiosa. Il burbero nonno annuì e<br />

non perché si fidasse effettivamente ma perché, anche se<br />

avesse voluto, non avrebbe potuto fare niente. Il giovane<br />

diede una pacca sulla spalla all’anziano e si avviò,<br />

salutandolo con un sorriso. Jean lo guardò che si<br />

allontanava, poi ritornò in casa, borbottando come suo<br />

solito e rammentando del perché fosse così preoccupato:<br />

Arnau era un giovane ragazzo di quindici anni con lunghi<br />

capelli castani e grandi occhi chiari, dai lineamenti androgini<br />

e femminei e dalla corporatura esile e fragile; il suo aspetto<br />

particolare ma bello faceva temere all’anziano che qualcuno<br />

potesse fargli del male ma sapeva di essere impotente. Ah<br />

Signore, quando ci doni i nostri pargoli, frutto dell’amore<br />

benedetto da Te di fronte al Tuo altare, ci doni anche mille<br />

preoccupazioni.<br />

Le dita della mancina si alzarono dal manico del violino una<br />

volta che le corde finirono di vibrare sotto di esse e il suono<br />

degli applausi scroscianti riempì la stanza; Arnau sapeva<br />

che Paganini era sempre una scelta valida nelle case dei<br />

signori soprattutto il Capriccio numero ventiquattro che, per<br />

quanto fosse complicato, era pur sempre un pezzo amato,<br />

sia da lui medesimo che dai suddetti signori.<br />

Stanco e con le dita doloranti Arnau ripose il violino<br />

nell’apposita custodia e sospirò; i suoi occhi, poi, furono<br />

catturati da una figura piccola che stava di fronte a lui con<br />

un macaron di colore rosa proteso verso il ragazzo. Era una<br />

bambina di dieci anni o poco più con lunghi capelli neri,<br />

legati in un fiocco rosso e con gli occhi neri; addosso,<br />

invece, aveva una camicetta bianca ed una gonna rossa.<br />

Arnau si piegò alla sua altezza e con un dolce sorriso<br />

chiese: prendendolo poi in mano quando la<br />

bambina glielo avvicinò ulteriormente.


, continuò poi in modo morbido,<br />

ma dovette aspettare ancora qualche secondo prima di<br />

ricevere una risposta sottile e dolce fusa al gracchiare del<br />

grammofono:. Provò a parlarle ancora, ma la<br />

bambina se ne andò, sparendo tra la folla con un<br />

movimento così repentino che il violinista fece appena in<br />

tempo a tendere il braccio verso di lei. Forse è solo timida,<br />

pensò Arnau, alzandosi e dando un morso al macaron<br />

ricevuto in dono poco prima.<br />

Uscendo di casa il giorno dopo Arnau controllò ancora una<br />

volta la lista della spesa. Il nonno era uscito per lavorare<br />

quindi stava a lui prendersi cura della casa e del pranzo e,<br />

a parte qualche cipolla, non avevano nulla in casa, quindi,<br />

avrebbe fatto meglio ad andare da Rosalie –la proprietaria<br />

del piccolo spaccio, situato in una traversa che usciva sulla<br />

piazza, per comprare almeno qualche uovo e dell’erba<br />

cipollina per fare la frittata o la polenta. Immerso in questi<br />

pensieri Arnau non si rese subito conto dei due grandi occhi<br />

che lo osservavano o, almeno, non prima di alzare lo<br />

sguardo. Lorelei? chiese più a sé stesso in quanto la<br />

suddetta bambina era troppo lontana per udirlo e pareva<br />

nascosta nell’ombra, tra scatole e tubi metallici, mentre<br />

fissava il quindicenne. Arnau si avvicinò e poggiando un<br />

ginocchio a terra sorrise con dolcezza e chiese alla bimba:<br />

, ma la suddetta<br />

pareva non ascoltarlo ed era intenta a guardarsi intorno; poi<br />

gli prese la mano e si avviò verso una stradicciola isolata,<br />

che dava sulla campagna. Arnau si lasciò guidare, era<br />

molto curioso ma allo stesso tempo preoccupato in quanto<br />

era strano che una bambina si avventurasse così in aperta<br />

campagna e pareva conoscere molto bene quel luogo.<br />

Lorelei lo condusse dinnanzi ad un edificio a tre piani<br />

evidentemente abbandonato; il muschio si arrampicava sul<br />

muro scrostato e nero mentre tra le pietre intorno alle<br />

finestre e alle porte spuntavano fili d’erba raccolti in sparuti<br />

ciuffetti; a parte qualche pezzo rotto le finestre non avevano<br />

vetri ed anzi, avvicinandosi ad una di esse, potevano<br />

essere percepiti degli spifferi passare tra il legno e la pietra<br />

grigia. La bimba lo guidò poi davanti al largo portone in<br />

legno su cui risaltava un pomello in ottone, anch’esso<br />

mangiato dal tempo.<br />

Il violinista, a dire il vero, conosceva bene l’edificio: quando<br />

era piccolo giocava lì vicino insieme ai suoi amici ma lo<br />

faceva in una zona decisamente più vicina alla città di<br />

quell’edificio che lo aveva sempre inquietato; non aveva<br />

mai faticato infatti ad immaginare che lì vivesse una strega<br />

o il fantasma di una persona morta chissà quanti anni fa.<br />

, chiese il più grande alla bambina di<br />

cui aveva sentito una volta sola la voce; e ancora quella<br />

non rispondeva e poggiò le manine pallide sul pomello della<br />

porta andando poi ad aprire la pesante anta in legno. Arnau<br />

la seguì con lo sguardo prima di entrare e chiudere la porta<br />

e, subito, una serie di pensieri cominciarono ad angosciarlo:<br />

da che avesse memoria quella porta era sempre stata<br />

chiusa. Come faceva quella bambina ad aprirla con tanta<br />

facilità? Ancora, un’altra domanda lo tormentava: non<br />

aveva parlato a monsieur Polloin della piccola pensando<br />

che fosse una parente di qualche invitato salvo, poi,<br />

realizzare che a quella festa non c’erano bambini e per<br />

giunta lui non aveva mai visto Lorelei a nessuna festa e,<br />

dopo quell’avvenimento, non l’aveva più vista nella casa;<br />

infine, gli invitati non erano tantissimi e si comportavano<br />

come se lei non esistesse. Chi era Lorelei?<br />

La bambina spiccò una corsa e si avventurò nel buio fino ad<br />

una grande sala principale; però, prima di continuare la<br />

propria corsa su per i gradini in pietra, si voltò verso il<br />

ragazzo che aveva appena varcato l’uscio e pareva<br />

allarmato per lo scatto della piccola. Le uniche luci<br />

provenivano dalle finestre prive di vetri; i raggi del sole si<br />

riflettevano sulla pietra del pavimento e alzando gli occhi<br />

chiari sulla scala Arnau poteva vedere la figura in<br />

controluce di Lorelei, così simile ad un angelo in quel<br />

momento, che lo fissò per un attimo prima di salire ancora<br />

le scale. Il francese seguì la bimba, denotandone le strane<br />

movenze: era molto veloce per la sua età e i suoi piedini poi<br />

parevano non toccare la rozza pietra, tanto erano leggeri e<br />

dal lieve rumore. La seguì per i corridoi. L’unico rumore era<br />

quello dei passi sulla pietra e le porte delle stanze parevano<br />

cadere a pezzi; il vento pareva sul punto di farle cedere.<br />

Lorelei entrò nella porta in fondo al corridoio; essa dava su<br />

una stanza quasi totalmente buia e l’unica fonte di luce era<br />

una finestrella posta in alto. Sotto di essa stava un<br />

tavolaccio in legno, uno sgabello e dalla parte opposta una<br />

grossa libreria che custodiva un unico e grande libro, con<br />

accanto due oboli d’argento. Arnau si guardò intorno ma<br />

Lorelei non c’era. Il ragazzo sentì un brivido attraversargli il<br />

corpo, poi spostò lo sguardo sul tavolo e lì vide un cassetto<br />

chiuso a chiave ma fortuna volle che la chiave giacesse<br />

proprio accanto allo sgabello. Si piegò e lo prese tra le dita<br />

affusolate mentre sentiva il freddo del metallo diffondersi<br />

sulle falangette; infilò la chiave nella toppa del cassetto e,<br />

quando il leggero rumore della serratura lo avvisò che il<br />

cassetto era aperto, lo tirò verso di sé aprendolo.


Il libro era enorme, delle dimensioni di un dizionario, e la<br />

sua copertina era in pelle marrone con un filo di seta gialla<br />

che ne decorava il bordo. Prese il vecchio libro impolverato,<br />

che era molto pesante, ma la cosa più strana era che non vi<br />

fossero scritte di alcun tipo; le pagine erano vecchie e<br />

consumate ma non c’erano tracce d’inchiostro. Sfogliando<br />

queste pagine il ragazzo non vide nulla, nemmeno caratteri<br />

stampati, nulla di nulla, ma proprio quando stava per<br />

voltarsi ed andarsene una pagina rigida e riflettente catturò<br />

la sua attenzione: era uno specchio, uno specchio vero e<br />

proprio, non una semplice pagine in materiale riflettente,<br />

era uno specchio ma collegato alla copertina come una<br />

pagina qualsiasi. Arnau aggrottò le sopracciglia, sfiorando<br />

con le dita bianche la superficie riflettente e lasciando con<br />

esse delle tracce nella polvere che la ricopriva.<br />

Improvvisamente, però, provò una strana sensazione, come<br />

se dovesse continuare a guardare il suo riflesso e così fece,<br />

quasi non riuscendo a muoversi; fu in quel momento che<br />

accadde: l’occhio destro cominciò a scurirsi secondo dopo<br />

secondo, fino a passare dall’azzurro del cielo al verde della<br />

prateria, lo stesso verde dei sottili fili d’erba dei campi in cui<br />

giocava da bambino. Non fece in tempo ad esprimere la<br />

propria meraviglia con un sussulto che cominciò a sentire i<br />

rintocchi di un orologio a pendolo il cui rumore era attutito<br />

dalle pareti che separavano lui da quel tipo di orologio che<br />

tanto gli ricordava il nonno ma, in quel momento, lo<br />

terrorizzava, era come se stesse scandendo i secondi che<br />

mancavano alla sua morte. Cosa stava succedendo? Non<br />

riuscì a muoversi, le gambe congelate per il terrore gli<br />

impedivano di scappare, ma si rese conto dopo pochi<br />

secondi che le gambe non erano bloccate solo dal suo<br />

terrore. Si alzò un vento impetuoso e il libro gli cadde dalle<br />

mani che andarono ad incrociarsi sul petto come a volersi<br />

proteggere; il cuore gli batteva forte mentre una nebbia si<br />

alzava e quella stanza svaniva. Il giovane si riscosse e<br />

cercò di correre verso la porta o, almeno, dove ricordava<br />

che fosse ma, a mano a mano che correva, non trovava<br />

una fine a quella che prima era una stanza. Non sapeva<br />

nemmeno lui dove si trovasse e si sentiva come perso in<br />

una valle senza fine e piena di nebbia; poteva correre<br />

quanto voleva ma non riusciva a fermarsi, finché non<br />

inciampò e cadde. , chiamò, ma non<br />

ricevette risposta; allora chiamò più forte:, la gola gli bruciava e gli occhi<br />

pizzicavano per le lacrime. Era un incubo, non poteva<br />

essere vero!<br />

Il nonno, il nonno a breve lo avrebbe svegliato e sarebbe<br />

finito tutto! Si doveva essere così, per forza, doveva essere<br />

così dannazione! Ma il nonno dov’era, perché non lo<br />

svegliava? Aveva paura, sentiva le gambe cedergli, il fiato<br />

mancargli, si sentiva affogare, ma era come se fosse stato<br />

nello spazio, dove nessuno può sentire le grida di un<br />

povero disperato. Furono dei passi dietro di lui a farlo<br />

ricredere, era forse il nonno che veniva a svegliarlo? No,<br />

non era il nonno, e la realizzazione di ciò lo portò a pensare<br />

che quel posto non fosse simile allo spazio ma più simile<br />

all’oceano: se nello spazio nessuno poteva sentire le grida<br />

di quel ragazzo nell’oceano chiunque avrebbe sentito il suo<br />

ansimare e il suo tremore. Di fronte a lui si parava la figura<br />

di una ragazza giovane che poi divenne più nitida: era di<br />

media altezza, magrolina ma soprattutto bianca, bianca<br />

come un lenzuolo, una presenza eterea e inquietante allo<br />

stesso modo, una via di mezzo tra una fata dei boschi ed<br />

un fantasma. I suoi ricci bianchi scendevano lungo la<br />

schiena con eleganza, il vestito bianco che la fasciava era<br />

simile a quello delle Villi di Giselle mentre, su<br />

quell’innaturale distesa bianca, spiccavano due zaffiri<br />

luminosi come gemme che si erano fissati negli occhi<br />

eterocromi del giovane francese e ad essi era abbinata, sul<br />

capo, una corona fatta di belle di notte. Sembrava una<br />

regina dei boschi. La misteriosa fanciulla, che Arnau fissava<br />

sbalordito, gli porse la mano con eleganza, che Arnau<br />

afferrò tentando di alzarsi, ma non vi riuscì, e notò che sulle<br />

sue braccia e sulle sue gambe avevano cominciato ad<br />

arrampicarsi delle radici sottili ma dannatamente forti che lo<br />

tenevano bloccato al terreno mentre un calore cominciava a<br />

diffondersi dalla mano della sconosciuta. Un profondo<br />

tepore si diffuse nel cuore del giovane che, finalmente trovò<br />

pace, immerso in un torpore che lo inquietava; stava<br />

morendo? L’unica cosa che riuscì a percepire fu la<br />

pesantezza delle palpebre, e poi il buio.<br />

Si svegliò in una grande stanza che pareva una camera da<br />

letto medievale; l’odore d’incenso permeava al suo interno<br />

mentre la pioggia batteva sulle finestre e il fuoco crepitava<br />

nel camino. La testa di Arnau sprofondava nel cuscino<br />

mentre la calda coperta rossa ancora lo avvolgeva in quel<br />

tepore tipicamente invernale. Il ragazzo si mosse<br />

placidamente, godendosi il calore, per poi riacquistare la<br />

consapevolezza di non avere idea di come diamine fosse<br />

finito in quel posto. Si mise a sedere con uno scatto e<br />

guardò meglio la stanza: era proprio all’interno di un<br />

castello medievale.


Anche i suoi vestiti erano differenti: era avvolto da un<br />

tessuto pregiato, forse seta, mentre il suo corpo profumava<br />

di un aroma dolce ed avvolgente, simile a quello dell’olio di<br />

mandorla. Si alzò dal letto calpestando con i piedi nudi il<br />

legno e guardò fuori dalla finestra notando che quelle che<br />

gli si palesavano davanti non erano le campagne di<br />

Varennes; era tutto così buio; solo il castello era illuminato<br />

in tutta quella oscurità. Voltò lo sguardo e si trovò dinnanzi<br />

uno specchio e lì vide che i suoi occhi non erano cambiati e<br />

che uno era azzurro e l’altro continuava ad essere verde. Il<br />

giovane percepì il suono meccanico e il cigolio della porta<br />

come i sibili di un serpente; poi una voce femminile ed<br />

acuta giunse al suo orecchio: .<br />

Il diretto interessato si voltò e sgranò gli occhi: anche<br />

stavolta la figura aveva lunghi capelli bianchi, ma non erano<br />

ricci come quelli dell’altra, erano boccoli, lunghi boccoli che<br />

le cadevano con dolcezza sulle spalle e terminavano sotto<br />

le scapole. La sua pelle era chiarissima e perfetta, pareva<br />

quasi incipriata, le labbra erano carnose e rosse come<br />

fragole; gli occhi, invece, erano grandi, intelligenti, rossi e<br />

sembravano due rubini: Arnau pensò che ogni donna<br />

avrebbe pagato oro per avere delle pietre di quel colore da<br />

poter incastonare tra i propri gioielli. La ragazza non era<br />

molto alta, era magrolina e pareva non più grande di Arnau;<br />

eppure i suoi occhi e lo sguardo denotavano un animo<br />

certamente non ingenuo, come quello di un’adolescente.<br />

La giovane si muoveva con eleganza, ma Arnau capiva dal<br />

suo passo svelto e dai movimenti eleganti, ma decisi, che in<br />

quella stanza era lei ad avere in mano la situazione e che<br />

lui era solo uno spettatore passivo di quel teatrino<br />

dell’assurdo. La giovane si avvicinò alla poltrona situata<br />

davanti al camino, indossava una lunga veste bianca, più<br />

simile ad una camicia da notte che ad un vestito ed a<br />

giudicare dall’esterno era perché era molto tardi. Con un<br />

movimento elegante della mano la fanciulla indicò ad Arnau<br />

la poltrona accanto alla propria invitandolo a sedersi; Arnau<br />

era così colpito dalla sua eleganza che non poté fare a<br />

meno di ubbidirle. -e qui il fiato del francese si spezzò per<br />

un attimo- ; nel frattempo la porta si aprì ancora,<br />

rivelando la figurina di Lorelei che, subito, si andò a<br />

stringere alla sorella maggiore, che la accolse con il braccio<br />

sinistro aperto, accavallando le gambe.<br />

Arnau spostò lo sguardo da lei a Lorelei e subito notò una<br />

cosa: gli occhi di Lorelei non erano più scuri, ma erano di<br />

un rosso brillante, esattamente come quelli della sorella.<br />

, chiese ancora la ragazza e<br />

quando Arnau tornò a guardarla ella continuò: , e fece una pausa<br />

di riflessione , poi notò lo sguardo confuso dell’altro che<br />

nel frattempo ancora non aveva parlato e continuò:.<br />

continuò il ragazzo portandosi una mano alla<br />

tempia, confuso, ma l’altra non ci mise molto a rassicurarlo<br />

ironicamente: .<br />

La giuria degli “Artigiani dell’Arte”, dopo un attento<br />

esame ed un’attenta valutazione, ha deciso di<br />

premiare, per la sezione “Arti letterarie”, il racconto<br />

breve di Ginevra Iannantuoni.<br />

Varie le motivazioni: rispetto di tutti i canoni previsti<br />

dalle regole concorsuali; racconto grammaticalmente<br />

corretto e dunque scorrevole e piacevole nella lettura.<br />

Strutturato in modo maturo e “fortemente sentito”<br />

considerata l’età dell’autrice. Fortemente realistico in<br />

tutti i particolari descritti, aiuta il lettore ad immaginare<br />

visivamente scene, eventi e stati d’animo. Ciò che,<br />

però, ha maggiormente colpito la giuria, è stato il<br />

finale: non definito ma lasciato alla libera<br />

soluzione/interpretazione di ciascun lettore…proprio<br />

come l’Arte, che è libertà di espressione, e Ginevra<br />

ha centrato in pieno il significato e l’essenza dell’Arte<br />

così come la intendiamo noi! Benvenuta Ginevra tra<br />

gli “Artigiani dell’Arte”!<br />

Terni, 30 Aprile <strong>2022</strong><br />

motivazioni dell'accademia<br />

"Artigiani dell'arte"


Almeno fino al 15 giugno <strong>2022</strong> nei cinema dovremo ancora indossare le<br />

mascherine Ffp2. L'obbligo è stato stabilito dal Ministro della Salute Roberto<br />

Speranza. U obbligo che permane per gli spettacoli aperti al pubblico che si<br />

svolgono al chiuso in “locali di intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali<br />

assimilati”, nelle sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, eventi e<br />

competizioni sportive che si svolgono al chiuso”. Stessa cosa a bordo di tutti i<br />

mezzi di trasporto pubblico locale ed a lunga percorrenza (treni, aerei,<br />

metropolitane, tram, bus).<br />

Solo Raccomandata<br />

Solo “fortemente raccomandato” invece, l’uso delle mascherine sui luoghi di<br />

lavoro (esclusi quelli di ambito sanitario e gli ospedali) “senza distinzione tra<br />

pubblico e privato.<br />

Non Obbligatoria<br />

Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato<br />

l’ordinanza che proroga fino al 15 <strong>Giugno</strong> <strong>2022</strong> l'obbligo delle<br />

mascherine per gli spettacoli<br />

MASCHERINE<br />

Ffp2 al cinema<br />

la redazione<br />

Non è obbligatorio indossare la mascherina nei negozi, supermercati, ristoranti,<br />

bar, stadi e spettacoli all’aperto. Anche se “viene fortemente raccomandata in tutti<br />

i luoghi al chiuso pubblici, o aperti al pubblico”.<br />

In occasione della cerimonia dei David di Donatello, il cinema italiano si è ritrovato<br />

a Cinecittà per premiare i migliori film di un'annata qualitativamente positiva. Ma,<br />

dal punto di vista dei risultati al botteghino non c'è stato purtroppo nulla da<br />

festeggiare. Per la prima volta in assoluto fra i primi dieci incassi della stagione<br />

non compare neppure un film italiano. Il box office della sala continua<br />

complessivamente a vivere un periodo di grande sofferenza, con presenze ed<br />

incassi dimezzati rispetto al periodo precedente all'esplosione del Covid, ma a<br />

soffrire, complice la fragilità del sistema cinema Italia, è soprattutto la produzione<br />

nazionale. Fra il primo agosto 2021 e il primo maggio <strong>2022</strong> sono stati proiettati sul<br />

grande schermo, coproduzioni comprese, 676 film made in Italy, ovvero quasi il<br />

39% del totale dei titoli apparsi in sala, ma la quota di mercato della produzione<br />

nazionale è attestata poco sopra il 23%, mentre la produzione Usa controlla oltre<br />

la metà del mercato. Il fatto è che la pandemia ha cambiato le modalità del<br />

consumo di film, trasferitosi in buona parte sulle piattaforme: complici paure e<br />

timori, oltre ad un generale impoverimento delle risorse a disposizione per lo<br />

svago, i consumatori hanno diradato le presenze in sala. Cosa succede? Gran<br />

parte degli abituali spettatori si recano al cinema, pronti a sfidare anche<br />

resistenze psicologiche, solo se il potere d'attrazione del film è molto forte.<br />

Insomma, amplificando una tendenza che era già in atto, favorita dal numero<br />

insufficiente degli schermi in funzione nel nostro paese e dalla mancanza di sale<br />

di prossimità per gran parte della popolazione, gli incassi si stanno concentrando<br />

su un numero sempre più ristretto di titoli, mentre una pletora di film, benché<br />

spesso meritevoli, passano del tutto inosservati.


L'Evento Sportivo fatto dagli Sportivi di Domenico Catalano<br />

Responsabile Comunicazione Swell - ASC Reggio Calabria<br />

in collaborazione con la nostra Eugenia Galimi<br />

SWELL<br />

SPORT&WELLNESS WEEKEND VI EDIZIONE <strong>2022</strong><br />

Eugenia Galimi<br />

Vice Direttore<br />

Swell è l'evento di punta di ASC, Ente di promozione sportiva<br />

riconosciuto dal CONI. La manifestazione, giunta alla VI Edizione<br />

vanta una notevole crescita rispetto agli esordi: si è passati da<br />

150 partecipanti del 2015 agli oltre 1500 dell'ultima edizione,<br />

facendo registrare un sold-out addirittura una settimana prima.<br />

L’ente di promozione sportiva attraverso Swell mira alla diffusione<br />

di metodologie d’intervento per poter avvicinare positivamente allo<br />

sport, arricchendo allievi e insegnanti di nozioni ed esperienze<br />

insostituibili per la corretta crescita ed educazione permanente di<br />

giovani e adulti. Il concetto basilare è di offrire ai partecipanti la<br />

possibilità di gratificarsi, crescere e divertirsi attraverso lo sport.<br />

Sport a 360°, evitando l’agonismo, causa di troppi abbandoni e<br />

fonte di insoddisfazioni, e proponendo l’attività fisica come<br />

momento di aggregazione e condivisione, promuovendo<br />

l’educazione sportiva come parte integrante della vita quotidiana.<br />

Dal giovedì alla domenica, quattro giorni dedicati alla conoscenza<br />

e alla pratica di una vasta selezione di sport e discipline praticate<br />

all’aperto, il tutto sotto la direzione di professionisti del settore<br />

provenienti da tutta Italia e non solo.<br />

L’edizione <strong>2022</strong> nasce come una sfida legata alla voglia di<br />

riprendersi la libertà, e soprattutto di socialità negata dalla<br />

pandemia. Dopo lo stop forzato di questi due anni, ASC riprende<br />

la programmazione dei grandi eventi. La VI edizione si svolgerà<br />

all'interno di uno dei Resort più belli della Calabria, offrendo una<br />

programmazione che vedrà per 4 giorni gli ospiti coinvolti in tornei<br />

amatoriali di teqball, basket, beach volley, padel ed attività di<br />

fitness, danza con tanta animazione, spettacoli serali, show ed<br />

esibizioni, ma anche workshop formativi e dibattiti. Un grande<br />

contenitore con una forte centralità dello sport proprio come<br />

veicolo per incentivare la partecipazione e aggregazione di un<br />

target che abbraccia tutte le fasce di età. Professionalità,<br />

intrattenimento, aggregazione, benessere.<br />

Swell mira a:<br />

DIFFONDERE un’idea forte dello sport, dei suoi diritti, delle sue<br />

potenzialità<br />

e risorse che, anche se riconosciute, troppo spesso non vengono<br />

adeguatamente sostenute.<br />

PROMUOVERE regalando una vetrina importante a quegli sport<br />

con meno visibilità, che sappiano esprimere un grande<br />

coinvolgimento giovanile e rappresentare momenti di fratellanza e<br />

solidarietà.<br />

SOSTENERE momenti formativi riferiti agli operatori del mondo<br />

sportivo per migliorare la conoscenza sugli aspetti gestionali.<br />

SENSIBILIZZARE le famiglie sulle necessarie collaborazioni da<br />

attivare con il mondo dello sport i suoi principali attori in favore di<br />

una migliore integrazione.<br />

FAVORIRE la comunicazione con società sportive, tesserati e<br />

loro famiglie per un maggiore coinvolgimento di tutti gli attori dello<br />

sport giovanile, facendo maturare una sempre maggiore<br />

consapevolezza sul reale obiettivo che assieme debbono<br />

perseguire.<br />

VALORIZZARE il lavoro svolto dalle associazioni sportive<br />

impegnate nel quotidiano.


Sandro Mallamaci<br />

Voglia di felicità<br />

Voglia di felicità, nonostante tutto, è il messaggio che manda al<br />

mondo intero il mondo dello sport. Obiettivo unico è per lo<br />

sportivo migliorarsi, eventualmente sognare di vincere, ma<br />

soprattutto essere felice.<br />

Provate a sfogliare un libro di sport e a guardare le fotografie<br />

degli atleti prima, durante il gesto tecnico, con i volti tesi e<br />

concentrati e poi, sul podio, felici di aver raggiunto l'obiettivo per il<br />

quale hanno fatto enormi sacrifici per anni; felici nonostante.<br />

Come è accaduto alle olimpiadi di Monaco del 1972: la<br />

drammatica olimpiade funestata dall'episodio di terrorismo di un<br />

commando palestinese che seminò la morte tra gli atleti<br />

israeliani.<br />

Ma cosa significa essere felice?<br />

Di ricette ce ne sono molte, ognuna valida a modo suo ma non ve<br />

n'è una valida per tutti.<br />

Di felicità si è sempre scritto dai tempi più antichi: implicazioni<br />

religiose, filosofiche, ma anche morali ed economiche.<br />

Il concetto di felicità cambia a seconda del contesto, dell'epoca,<br />

della cultura, ma sicuramente ha a che fare con il<br />

soddisfacimento di bisogni e di desideri; ed è per questo che la<br />

felicità di uno non può essere la felicità di tutti.<br />

Se può considerarsi uno stato precisamente descrivibile non può<br />

dirsi lo stesso della ricetta per esserlo.<br />

Per un religioso la felicità ha a che fare con il suo credo, per un<br />

imprenditore, forse, con il successo e la ricchezza, per uno<br />

sportivo con il benessere e il risultato quindi con un preciso<br />

obiettivo, se raggiunto.<br />

Pianificare, programmare, progettare sono verbi che fanno<br />

muovere il mondo; la ricerca di un appagamento per qualcosa<br />

che si riesce a portare a termine è anche un modo per essere<br />

felici; è tutto quello che ha a che fare con la ricerca della felicità.<br />

Semini oggi per raccogliere domani, mai dimenticando che per<br />

aver voglia di seminare devi comunque essere positivo, e quindi<br />

in una condizione di “felicità anticipata”, di astrazione dalle<br />

vicissitudini e dai problemi del quotidiano; per progettare bisogna<br />

saper sognare, sentire il bisogno di essere felici.<br />

Porsi domande e cercare risposte.<br />

Conseguenza di questa visione della felicità è il rischio di essere<br />

per sempre infelici nel caso di fallimento.<br />

E se invece essere felici è godere di ciò che piace in ogni<br />

occasione? Questa condizione è visibilmente presente sui volti<br />

dei tanti che frequentano le scuole di ballo sociale; qui non vi è<br />

competizione, non ci sono obiettivi da raggiungere, non ci sono<br />

gare, c'è solo il piacere di stare insieme e di immergersi nella<br />

musica facendo nello stesso tempo una vera e propria attività<br />

sportiva.<br />

E più l'età è avanzata, più questa sensazione di piacere e di<br />

felicità si riesce a provare.<br />

È possibile che questo abbia a che fare con un sempre minor<br />

desiderio di piacere fisico?<br />

Questa è un'età che fa apprezzare ogni piacere che ogni giorno<br />

in più la vita regala.<br />

Insomma, giovane o anziano, imprenditore o sportivo, filosofo o<br />

religioso, impiegato o operaio, il carburante della vita deve essere<br />

unicamente la felicità.<br />

Se non si riuscisse a fare rifornimento ogni tanto, si finirebbe di<br />

vivere la vita come invece deve essere sempre vissuta: felici di<br />

godersela.<br />

Allora... sport e salute, ma soprattutto felicità.


Snapchat presenta la nuova Gen Z<br />

3 g i o v a n i i t a l i a n i s u 4 c e r c a n o m a g g i o r e c o n t a t t o d o p o l a p a n d e m i a e i l 9 4 % u t i l i z z a l a c o m u n i c a z i o n e v i s i v a<br />

p e r c r e a r e c o n n e s s i o n i p i ù p e r s o n a l i<br />

La Generazione Z (quella dei ragazzi tra i 13 e i 24 anni) presenta degli aspetti peculiari fortemente legati al fatto di essere quella dei<br />

cosiddetti “nativi digitali”:, Crowd DNA ha condotto per conto di Snapchat una ricerca in 16 Paesi a livello globale (tra cui l’Italia), su un<br />

campione di 16 mila rispondenti dai 13 ai 44 anni.<br />

Dallo studio di Snapchat,<br />

emerge che i ragazzi italiani utilizzano i social media per trovare una guida attraverso il parere e le<br />

raccomandazioni di famigliari e amici (50%). Rimane, al contempo, importante l’opinione di personalità e celebrity che ammirano e con cui<br />

sentono di condividere valori, tanto che dall’indagine emerge che per la Gen Z è più frequente rispetto alle generazioni precedenti (più del<br />

doppio) cercare online i prodotti di cui hanno parlato dalle celebrità che seguono. Il 64% della Gen Z italiana afferma di percepire la<br />

responsabilità personale di rendere il mondo un posto migliore, schierandosi fermamente contro le discriminazioni e i conflitti armati in<br />

percentuali superiore rispetto a Millennial e Gen Z. Mentre per il 50% della Gen Z poteressere se stessi in ogni contesto è sempre più<br />

importante. Per quanto riguarda valori e stimoli che guidano questi ragazzi, nella vita quotidiana gli italiani Gen Z agiscono con grande<br />

ottimismo, ricercando divertimento (82%) e affrontando le sfide in modo ambizioso ed entusiasta. Ben il 72% di loro dichiara infatti che il<br />

raggiungimento dei propri obiettivi è tra le priorità chiave. I giovani italiani danno ampio spazio, inoltre, alla consapevolezza di sè, con<br />

un’attenzione particolare al tema del benessere e della salute (63%), anche mentale, riconoscendo e accogliendo le proprie vulnerabilità.<br />

Cresciuti nel contesto orizzontale della rete, i ragazzi discutono apertamente di cosa succede nella loro vita e delle relazioni con le<br />

generazioni precedenti: il 71% di loro ricerca spazi protetti online in cui potersi esprimere, e spesso trova sulla piattaforma la soddisfazione<br />

di questo bisogno. Il 94% ha utilizzato almeno una volta la comunicazione visiva per comunicare con gli amici e 1 su 2 la impiega<br />

abitualmente per creare una connessione più personale. 3 ragazzi su 4 vorrebbero dedicare maggiore tempo alla socialità in presenza dopo<br />

la privazione dettata dalla pandemia da Covid-19. Attraverso la tecnologia i ragazzi non solo cercano qualcuno con cui condividere opinioni<br />

su temi a loro cari, ma riconoscono una leva per apportare un cambiamento positivo, on e offline.


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REDAZIONE CULTURA<br />

LUIGI VINCITORE<br />

DI AMICI <strong>2022</strong><br />

Il cantante Luigi ha vinto la 21° edizione di "Amici" al termine della prima<br />

finale a sei concorrenti della storia del talent di Maria De Filippi, in onda<br />

su Canale 5, e si è aggiudicato un premio del valore di 150 mila euro in<br />

gettoni d’oro. Luigi ha prevalso nella sfida tra i due superfinalisti.


Nel finale del famoso talent, si sono sfidati Luigi, vincitore del<br />

circuito del canto, e Michele, vincitore del circuito del ballo, al<br />

quale è andato comunque il premio di vincitore di categoria<br />

di 50 mila euro in gettoni d'oro. Il Premio della Critica Tim del<br />

valore di 30 mila euro, deciso da una giuria composta da<br />

giornalisti delle principali testate cartacee e web, è andato<br />

alla cantautrice Sissi. Ai due superfinalisti che si sono sfidati<br />

per la vittoria assoluta si è arrivati attraverso due tornei<br />

paralleli: prima quello di canto e poi quello di danza. Il primo<br />

ad uscire nella sfida tra i 4 cantanti finalisti (Sissi, Alex, Luigi<br />

e Albe) è stato Albe (22 anni, cantautore e musicista), poi è<br />

stata la volta di Sissi (23 anni e una voce importante). Tra i<br />

due favoriti della vigilia, Luigi e Alex, l'ha spuntata infine il<br />

primo che si è aggiudicato la vittoria nella categoria canto.<br />

La sfida tra i due ballerini Michele (22 anni) e Serena (19<br />

anni), ha visto poi prevalere Michele. Michele si è<br />

aggiudicato anche l'invito di Roberto Bolle al final show del<br />

festival On Dance di Milano, mentre Serena si è aggiudicata<br />

una borsa di studio di un anno alla Ailey School di New York.<br />

Infine la sfida tra i due superfinalisti di categoria ha dato<br />

ragione a Luigi.Durante la serata sono stati assegnati anche<br />

il Premio Tim del valore di 30 mila euro in gettoni d’oro,<br />

andato alla ballerina Serena, il Premio Radio conferito dai<br />

principali network per il pezzo più radiofonico andato a Luigi<br />

per 'Tienimi stanotte', il Premio Oreo del valore di 20 mila<br />

euro in gettoni d’oro conferito da una giuria tecnica ad Alex e<br />

il Premio Marlù del valore di 7 mila euro in gettoni d’oro per<br />

tutti i finalisti. Ospiti della serata Alessandra Amoroso e Sofia<br />

Goggia (che ha nominato Maria De Filippi ambassador delle<br />

Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano Cortina del 2026), in video<br />

collegamento sono intervenuti anche Ultimo e Sabrina Ferilli.<br />

Venti anni, cantante polistrumentista, Luigi Strangis è nato a<br />

Lamezia Terme (Catanzaro) dove vive con i genitori e il<br />

fratello. Ha iniziato a suonare la chitarra a 6 anni grazie al<br />

papà che gli faceva ascoltare musica americana.<br />

Nonostante la giovane età si è esibito numerose volte dal<br />

vivo. Collabora anche con uno studio di registrazione dove<br />

arrangia brani per altri artisti. Ad Amici è entrato a settembre<br />

durante la prima puntata del talent show, esibendosi con<br />

l'inedito "Vivo", prodotto da Brail.<br />

Ha pubblicato i brani "Muro" e "Partirò Da Zero", prodotti<br />

entrambi da Michele Canova; "Tondo" prodotto da Katoo;<br />

"Tienimi stanotte" prodotto da Luigi e Gabriele Cannarozzo<br />

conquistando il Premio delle Radio. Il prossimo 3 giugno il<br />

suo primo EP ufficiale che porta il suo cognome: "Strangis".


David di Donatello <strong>2022</strong>:<br />

Paolo Sorrentino miglior regista,<br />

“È stata la mano di Dio” miglior film.<br />

redazione cultura<br />

“È stata la mano di Dio” miglior film e regia. Freaks Out miglior produzione. Hanno diviso così i<br />

premi più importanti i 1599 giurati dall’Accademia per i David di Donatello <strong>2022</strong>. Con Paolo<br />

Sorrentino che si vede riconoscere nella sua interezza creativa e di messa in scena il suo film più<br />

intimo, profondo, riuscito, di una lunga carriera che ha visto altri quattro David in bacheca: tre nel<br />

2004 per "Le conseguenze dell’amore" – regia, film, sceneggiatura -; e uno per la regia con "La<br />

Grande bellezza nel 2014". In una edizione di vincitori napoletani, la serata è stata condotta da<br />

Carlo Conti e da Drusilla Foer. David a Teresa Saponangelo, la mamma di Fabietto e coprotagonista<br />

assoluta del film di Sorrentino, autentico metronomo di gioie e dolori casalinghi,<br />

allegra giocoliera che organizza scherzi telefonici, e al marito (Toni Servillo, out con due<br />

nomination due sconfitte) stagliandosi emotivamente come figura materna di inaudita ilarità e<br />

dolcezza.<br />

Silvio Orlando, altro napoletano doc, anche se oramai romanissimo di residenza, raccoglie un altro<br />

David d’onore per l’interpretazione del detenuto in “Ariaferma”. Film che vince anche il David come<br />

Miglior Sceneggiatura del regista Leonardo Di Costanzo (Ischia), Bruno Oliviero (Torre del Greco)<br />

e Valia Santella. Il David al Miglior Attore non protagonista lo vince Eduardo Scarpetta, figlio del<br />

genio comico partenopeo fittizio Eduardo Scarpetta in “Qui rido io!” di Martone, il cui trisavolo è<br />

proprio il vero celebre e omonimo Scarpetta. "Freaks Out" fa un po’ la parte del Dune di Villeneuve<br />

agli ultimi Oscar. Il film di Gabriele Mainetti vince come Miglior Produzione e inanella parecchi<br />

David tecnici: fotografia ( ex aequo con È stata la mano di Dio), scenografia, acconciature, effetti<br />

speciali VFX, trucco. Sorpresa per la diciottenne calabrese Swamy Rotolo, David come Miglior<br />

Attrice, per il ruolo di protagonista in “A Chiara” di Jonas Carpignano. Mentre “Ennio”, il<br />

documentario di Giuseppe Tornatore, su Morricone va oltre la vittoria come Miglior Documentario<br />

aggiungendo nel carrello dei David <strong>2022</strong> il Miglior Suono e nientemeno che il Miglior Montaggio.<br />

Simpatica apparizione del piccolo Jude Hill protagonista di “Belfast” che ricorda, come un divo<br />

consumato, nientemeno che Enzo Staiola di “Ladri di Biciclette”.


GALA DI DANZA<br />

Nurayev<br />

ÉTOILES E SOLISTI INTERNAZIONALI HA RESO<br />

UN OMAGGIO ALLA MEMORIA DI UNO DEI<br />

GRANDI ARTISTI DI TUTTI I TEMPI<br />

Daniil Simkin<br />

photo by NYC Dance Project


Natalia Matsak-Sergij Kroyokon<br />

Rudolf Nureyev, il più grande ballerino di tutti i tempi il cui talento rimane ancora oggi<br />

ineguagliato, ha segnato un’epoca dal punto di vista interpretativo e creativo nella<br />

storia della danza. Eccelso danzatore le cui doti espressive e virtuosistiche hanno<br />

esaltato talento ed irrequieta genialità, unendosi a un incredibile carisma e una<br />

presenza scenica unica ed ammaliante.<br />

Le sue coreografie, hanno saputo infondere nuova linfa ai classici del repertorio,<br />

rivitalizzandoli con un perfetto equilibrio tra modernità e tradizione.<br />

Nureyev ha saputo motivare alla passione per la danza e alla ricerca per la perfezione<br />

tecnica tante giovani promesse, che oggi, arricchite dal suo prezioso bagaglio<br />

artistico, gli rendono omaggio nel “Gala di danza omaggio a Rudolf Nureyev” andato<br />

in scena al TAM Teatro Arcimboldi Milano sabato 7 maggio <strong>2022</strong>.<br />

Il pubblico ha assistito ai celebri pas de deux del repertorio classico e assoli<br />

Natalia Osipova<br />

contemporanei portati in scena da étoiles e primi ballerini provenienti dal Royal Ballet<br />

di Londra, American Ballet Theater, City Ballet di New York, National Ballet Theatre of<br />

Ukraine e Hungarian National Ballet .<br />

Ad arricchire la serata la straordinaria partecipazione di due grandi stelle della danza<br />

mondiale: Natalia Osipova e Daniil Siimkin.<br />

Natalia Osipova star del Bolshoi di Mosca e ora Principal del Royal Ballet è stata<br />

definita “la ballerina degli estremi” con la sua tecnica impeccabile, i sui giri e i suoi<br />

balzi estremi che stupiscono tutti coloro che la vedono ballare.<br />

Daniil Simkin, étoile dell'American Ballet di New York e vincitore di numerosi<br />

riconoscimenti, ha già conquistato i palcoscenici di tutto il mondo con la sua tecnica<br />

fatta da virtuosismi mozzafiato, pirouettes interminabili, salti unici per la magica<br />

sospensione in aria.<br />

Ana Scheller


Su Raiplay la docuserie sulla scuola dell’opera di Roma<br />

“SCUOLA DI DANZA – I RAGAZZI DELL’OPERA”<br />

redazione cultura<br />

Sognano di ballare sulle punte da quando sono bambini inseguendo le proprie<br />

aspirazioni: raccontano di speranze e paure, sacrifici ed emozioni, amicizie e amori.<br />

Sono i giovani allievi dell’Opera di Roma i protagonisti di Scuola di Danza – I ragazzi<br />

dell’Opera, in esclusiva su RaiPlay dal 21 aprile con i primi tre episodi.<br />

La docuserie, in 12 puntate rilasciate in quattro appuntamenti settimanali, presenta i<br />

ragazzi che studiano alla scuola di danza del Teatro dell’Opera, una delle più<br />

prestigiose del nostro paese. Sono ballerini che arrivano dall’Italia ma anche<br />

dall’estero, tutti mossi dal sogno di diventare étoile del balletto, esibirsi sul<br />

palcoscenico, regalare armonia ed emozionare il pubblico.<br />

“Siamo molto felici di raccontare la passione, il coraggio e i passi di danza di questi<br />

giovani che lasciano così presto le loro famiglie, le loro città, per approdare a Roma,<br />

guidati dal talento e dalla passione – sottolinea Elena Capparelli, Direttrice di RaiPlay<br />

e Digital. Un ritratto colorato e denso di emozioni, una generazione che davvero<br />

siamo orgogliosi di ospitare su RaiPlay.”<br />

Sotto l’occhio delle telecamere le vicende di un gruppo di allievi degli ultimi anni di<br />

corso, tra i 16 e i 20 anni, alle prese con la preparazione di uno spettacolo che richiede<br />

allenamenti quotidiani e prove impegnative, con maestri che sono professionisti severi<br />

ed esigenti. Senza filtri raccontano la loro adolescenza e la loro vita, dentro e fuori<br />

dalla scuola.<br />

Quando finiscono le lezioni i ragazzi escono insieme, alcuni sono amici, tra altri nasce<br />

l’amore; qualcuno vive con la famiglia, qualcun altro in collegio con i compagni; c’è chi<br />

lavora per potersi mantenere e chi si dedica al proprio canale YouTube per riuscire a<br />

raccontarsi. Vengono fuori turbamenti e pensieri personali dei ragazzi, uniti nel<br />

percorso di formazione della propria identità e dalla necessità di trovare il proprio ruolo<br />

nel mondo della danza.<br />

Protagonisti di Scuola di danza- I ragazzi dell’Opera anche le famiglie dei giovani<br />

allievi, nonché i maestri della scuola di danza e la direttrice della scuola Laura Comi.<br />

Il programma è ideato e prodotto da Riccardo Brun, Paolo Rossetti, Francesco<br />

Siciliano per Panamafilm (Corpo di ballo; Scrittori #Fuoriclasse; Non ho l’età, Stato<br />

Civile), capoprogetto e autrice Annalisa Mutariello, autrice Claudia Carotenuto,<br />

direttore della fotografia Mario Pantoni.


11 giugno concerto al RCF Arena Reggio Emilia<br />

Una. Nessuna. Centomila.<br />

Le voci della canzona italiana insieme contro la violenza sulle donne<br />

Finalmente, dopo un’attesa di circa due anni, arriva “Una. Nessuna. Centomila. Il Concerto”, il più grande evento musicale di<br />

sempre contro la violenza di genere, che si terrà sabato 11 giugno <strong>2022</strong> alla RCF Arena Reggio Emilia (Campovolo).<br />

UNA: perché ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne;<br />

NESSUNA: perché nessuna donna deve più essere una vittima;<br />

CENTOMILA: il numero delle voci che si potranno unire alle 7 artiste a supporto di una battaglia così importante.<br />

Fiorella Mannoia, Emma, Alessandra Amoroso, Giorgia, Elisa, Gianna Nannini, Laura Pausini sono le 7 grandi artiste<br />

protagoniste del concerto “Una. Nessuna. Cenomila. Il Concerto”, le 7 grandi voci unite per raccogliere fondi destinati ai centri<br />

antiviolenza.<br />

A sostegno di una causa così importante, le 7 artiste si alterneranno sul palco della RCF Arena di Reggio Emilia, ciascuna<br />

con la propria band, e ognuna di loro inviterà un collega, uomo, ad esibirsi insieme per lanciare un messaggio univoco, che<br />

unisca uomini e donne nella battaglia contro la violenza di genere.<br />

Nonostante due anni di rinvii a causa della pandemia da Covid-19, l’impegno delle 7 artiste a favore dei diritti e contro la<br />

violenza nei confronti delle donne è sempre stato costante. Non sono mancate infatti azioni importanti a sostegno della<br />

causa, tra cui le donazioni di 200.000 euro a favore del centro antiviolenza “Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate”<br />

(CADMI) e alla Fondazione Pangea Onlus per il progetto “Emergenza Afghanistan”.<br />

Concerto-evento unico e irripetibile, “Una. Nessuna. Centomila. Il Concerto” (organizzato e prodotto da Friends & Partners e<br />

Riservarossa) è uno spettacolo che nasce per dare un aiuto concreto ai centri e alle organizzazioni che sostengono e<br />

supportano le vittime di violenza. I proventi del concerto verranno erogati a strutture selezionate sulla base di criteri di<br />

trasparenza e tracciabilità, strutture in grado di fornire un supporto solido e duraturo alle vittime e garantire e assicurare la<br />

sostenibilità nel tempo delle attività da loro realizzate.


Palazzo dei Mestieri<br />

UN LUOGO CHE MUOVE LA VITA<br />

<br />

Dopo le esperienze di Torino e Catania, anche Milano, ha la “Piazza dei Mestieri”: un innovativo modello di imprenditoria<br />

sociale, inclusione ed educazione, ma soprattutto uno spazio per i giovani in difficoltà della città, in cui promuovere,<br />

attraverso formazione, lavoro e cultura, lo sviluppo di un quartiere, l’incontro generazionale ed etnico e la ripartenza<br />

dell’occupazione giovanile. La Piazza dei Mestieri di Milano si rivolge in particolare ai giovani dei Municipi 2 e 9 del<br />

capoluogo lombardo: quartieri densamente abitati, dove è alto il rischio di ghettizzazione e sono forti le preoccupazioni<br />

rispetto al tema del completamento degli studi e dell’inserimento lavorativo dei giovani (nel Municipio 2 i NEET sono pari<br />

al 17,2%, nel Municipio 9 18,2%, tra i più alti di Milano). Situazioni familiari difficili come disoccupazione, basso reddito del<br />

nucleo familiare e scarsi livelli di istruzione dei genitori - fortemente presenti nell’area Municipi 2 e 9 di Milano -, possono<br />

avere un effetto diretto e duraturo sulla carriera scolastica degli studenti, che possono arrivare a decidere di abbandonare<br />

precocemente i percorsi di istruzione e formazione. Senza dimenticare l’emergenza Sars Covid-19 che ha posto nuove<br />

sfide educative, aggravando i divari sociali territoriali che già si evidenziavano prima della crisi sanitaria, tra cui<br />

l’analfabetismo funzionale a cui si aggiunge un analfabetismo digitale che la pandemia ha fatto emergere con una gravità<br />

impressionante. In questo contesto. nella Piazza dei Mestieri di Milano si lavora per raggiungere importanti obiettivi di<br />

valorizzazione del capitale umano capace di incidere significativamente sulla riduzione della dispersione scolastica,<br />

sull’inserimento lavorativo dei NEET, sulla valorizzazione dell’apprendistato e dell’alternanza, sulla diffusione della cultura<br />

e dello sport tra i giovani, sulla riduzione del mismatch tra domanda e offerta di lavoro. 12 percorsi formativi per 260<br />

giovani (che diventeranno 400 nel 2023) che recuperano la tradizione dei mestieri tradizionali - come quelli della<br />

ristorazione e della cura della persona - e innovativi - come l’ambito delle tecnologie dell’informazione e della<br />

comunicazione.<br />

Un modello replicabile. Spazi e attività ricalcano quelli delle Piazze dei Mestieri già aperte a Torino e Catania, che, nel<br />

solo 2021, hanno coinvolto oltre 5.000 giovani. La Piazza dei Mestieri è infatti un modello replicabile, che si adatta ai<br />

singoli territori, ed è un’esperienza gemellata con realtà di Belo Horizonte, Caracas, e presto anche con Los Angeles.


Let’s Get Digital!<br />

PALAZZO STROZZI<br />

Dopo la grande esposizione "Donatello, il Rinascimento", in corso fino al 31 luglio <strong>2022</strong>, che a oggi ha superato i 50.000<br />

visitatori, la programmazione della Fondazione prosegue con due importanti mostre dedicate all’arte contemporanea<br />

confermando il peculiare dialogo fra tradizione e innovazione tipico di Palazzo Strozzi.<br />

Refik Anadol<br />

Angel NFT.<br />

Dal 18 maggio al 31 luglio <strong>2022</strong> si terrà Let’s Get Digital!, nuovo progetto<br />

espositivo che porta negli spazi della Strozzina e del cortile la rivoluzione<br />

dell’arte degli NFT e delle nuove frontiere tra reale e digitale attraverso le<br />

opere di artisti internazionali quali Refik Anadol, Anyma, Daniel Arsham,<br />

Beeple, Krista Kim e Andrés Reisinger. Promossa e organizzata da<br />

Fondazione Palazzo Strozzi e Fondazione Hillary Merkus Recordati e a cura di<br />

Arturo Galansino (Direttore Genearale, Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze)<br />

e Serena Tabacchi (Direttrice MoCDA, Museo d’arte digitale contemporanea),<br />

Cortile Palazzo Strozzi<br />

la mostra, una delle prime a livello internazionale su questo tema, presenta un<br />

percorso tra installazioni digitali ed esperienze multimediali che esprimono le<br />

nuove e poliedriche ricerche della Crypto Art<br />

Seguirà in autunno la prima mostra personale mai realizzata in Italia dedicata<br />

a Olafur Eliasson (22 settembre <strong>2022</strong> - 29 gennaio 2023), uno degli artisti più<br />

originali e influenti del nostro tempo, che coinvolgerà il pubblico in un’inedita<br />

interazione con l’architettura rinascimentale di Palazzo Strozzi. Curata da<br />

Arturo Galansino, l’esposizione permetterà di immergersi nel mondo artistico<br />

di Olafur Eliasson attraverso un’ampia panoramica di opere della sua<br />

trentennale attività, ma anche tramite nuove opere pensate appositamente per<br />

Palazzo Strozzi - La Ferita<br />

Palazzo Strozzi. La mostra è realizzata in collaborazione con Castello di Rivoli<br />

Museo d’Arte Contemporanea che nello stesso periodo ospiterà un progetto<br />

site specific dell’artista.


Venini a Homo Faber<br />

S E N S A Z I O N E D I U N A F E S T A D I F I O R I<br />

di Assia Karaguiozova<br />

Un approccio all’inverso per questa manifestazione d’Arte che trasmette la<br />

sensazione di una ricca festa di colori. La forma in funzione dell’utilizzo.<br />

I Flower Artists sono stati i designer protagonisti che hanno ideato delle opere<br />

libere, in funzione all’esigenza del fiore e delle composizioni più varie.<br />

La passione nel coinvolgimento del progetto traspare nelle parole di Silvia<br />

Damiani che racconta con brillante entusiasmo questa inedita avventura<br />

creativo - progettuale.


di Assia Karaguiozova<br />

Burning Falls<br />

Equilibrio perfetto tra vetro e marmo<br />

Dagli Uffizi a Murano: Koen Vanmechelen e Adriano Berengo<br />

dimostrano che l’Arte sublime di Classe esiste anche in versione<br />

contemporanea.<br />

Colpisce il dettaglio vivo espressivo, di un’intensità delicata e dall’<br />

esecuzione impressionante - dalla torsione di fili satinati delicatissimi, ai<br />

frammenti di gusci di uova applicati. Un equilibrio perfetto tra vetro e<br />

marmo, in cui le due materie appaino ‘semplicemente’ una come la<br />

smaterializzazione dell’altra. La storia personale dell’autore ha disegnato<br />

il suo percorso artistico, improntandosi nell’anima delle sue opere - per il<br />

Vetro - la produzione è di Berengo Studio,<br />

Fondazione Berengo, di Adriano Berengo.


di Assia Karaguiozova<br />

FontanaArte:<br />

House of Glass<br />

Vetro da Vivere - presso la Fondazione Giorgio Cini all’Isola di San Giorgio <strong>Maggio</strong>re, una Mostra che percorre<br />

aspetti fondamentali del Design attraverso la storia di un’Azienda.<br />

Essenza e decoro in un alternarsi ricchissimo di dettagli, raccontati da alcuni Maestri importanti che hanno<br />

tracciato l’evoluzione della progettazione funzionale ed estetica.<br />

L’esposizione pone la domanda fondamentale: Quanto pesa il decoro nella valenza di un oggetto?


Nel cast tornano gli attori che hanno reso il primo un cult: Zoe Saldana, Sam Worthington, Sigourney Weaver. Dirige e<br />

produce James Cameron<br />

Sarà nelle sale americane il 16 dicembre e in quelle italiane il 14 dicembre prossimo Avatar 2, l'attesissimo sequel del film più<br />

visto al mondo firmato da James Cameron. Il primo uscì nel dicembre del 2009 questo secondo sarà nelle sale per il Natale<br />

prossimo e ha tutte le caratteristiche per essere un nuovo blockbuster e per battere il suo stesso record; le prime immagini,<br />

viste nel trailer in 3D prima della proiezione stampa di Doctor Strange, restituiscono un film immersivo e molto poetico<br />

ambientato - come recita il titolo - in un mondo d'acqua. Il primo Avatar - dopo essere stato spodestato dal film Marvel<br />

Avengers, Endgame, è poi tornato ad essere il più visto al mondo quando è tornato nuovamente in sala in Cina dopo la<br />

pandemia, con un incasso globale di 2.847.379.794 dollari.<br />

Ambientato più di un decennio dopo gli eventi del primo film, Avatar: The Way of Water (in italiano Avatar la via dell'acqua),<br />

racconta la storia della famiglia Sully (Jake, Neytiri e i loro figli) sul pianeta Pandora, le avventure e i guai a cui vanno incontro,<br />

le lunghe distanze percorse per mettersi al sicuro, le battaglie per rimanere in vita e le tragedie che subiscono.<br />

Dopo vari rinvii dovuti alle sfide tecnologiche che il film comporta e poi alle dificoltà della pandemia, Avatar 2 è pronto per<br />

essere visto in tutto il mondo. Contemporaneamente Cameron ha girato anche il terzo capitolo che è previsto in sala per il<br />

dicembre del 2024.<br />

Il film è interpretato da Zoe Saldana, Sam Worthington, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Cliff Curtis, Joel David Moore, CCH<br />

Pounder, Edie Falco, Jemaine Clement. Tra le new entry: Kate Winslet nei panni di Ronal, Michelle Yeoh nei panni della<br />

dottoressa Karina Mogue e Oona Chaplin nei panni di Varang. In attesa del sequel, Avatar tornerà nelle sale italiane il 22<br />

settembre <strong>2022</strong> per una nuova generazione di spettatori che non erano nati o erano troppo piccoli nel 2009.


"NESSUNO PUÒ METTERE BABY IN UN ANGOLO"<br />

Dirty<br />

<br />

Dancing


Dopo il primo flop del 2004 (Dirty Dancing: Havana Night), la Lionsgate ci riprova annunciando un nuovo<br />

sequel per Dirty Dancing – Balli proibiti, il film che nel 1987 segnò una generazione. Torneremo quindi al resort<br />

Kellerman, che questa volta avrà un’ospite d’eccezione: Jennifer Grey, che vestirà di nuovo i panni di Frances<br />

Houseman, la “Baby” più amata del cinema.<br />

Dovete assolutamente vedere Harry Styles nel trailer di ‘Don’t Worry Darling’ Stando a Entertainment Weekly,<br />

durante la presentazione del <strong>28</strong> aprile scorso al CinemaCon, la fiera annuale per gli addetti ai lavori, la<br />

Lionsgate ha dato la notizia trasmettendo uno spezzone del primo film con una voce fuori campo che<br />

annunciava: «Jennifer Grey torna al Kellerman». La carriera di Jennifer Grey tornerà a decollare? A differenza<br />

della co-star Patrick Swayze, morto nel 2009, dopo il successo di Dirty Dancing, Grey non era infatti riuscita a<br />

trovare altri ingaggi, rimanendo prigioniera del ruolo di Frances “Baby” Houseman. Cosa che, peraltro, si è<br />

verificata (e si verifica) spesso per altri attori di film di successo; per citarne uno, Macaulay Culkin con Kevin<br />

McCallister, il bambino più famoso degli anni ’90, protagonista di “Mamma, ho perso l’aereo”.<br />

Vincitore nel 1988 di un premio Oscar e di un Golden Globe per la migliore canzone originale – (I’ve Had) The<br />

Time of My Life, di Franke Previtee e interpretata da Billy Medley e Jennifer Warnes – Dirty Dancing è il film<br />

che ha fatto ballare una generazione, scandalizzandone un’altra trattando temi come l’aborto e il sesso. Non ci<br />

resta che vedere cosa ci aspetta in questo sequel. Di sicuro, non che qualcuno metta Baby in un angolo.<br />

Nel 2017, un remake con lo stesso nome è stato trasmesso alla TV statunitense. Davanti alla telecamera c'era<br />

la pop star Nicole Scherzinger. Ma il film per la TV è stato stroncato dalla critica.<br />

Il recente annuncio indica ora che il nuovo film di «Dirty Dancing» sarà il sequel diretto del film cult degli anni<br />

'80. Dopo tutto, è stata lì l'unica volta che Kellerman's è apparso.<br />

Secondo «Entertainment Weekly», il film sarà ambientato negli anni '90 e Jennifer Grey non solo interpreterà<br />

uno dei ruoli principali, ma sarà anche coinvolta nel film come produttrice. Romanticismo e balli per una storia<br />

destinata alle nuove generazione di fan. La Regia è stata assegnata a Jonathan Levine.<br />

TO


TOP GUN Maverick. Trentasei anni di attesa per il sequel con Tom Cruise.<br />

Mai verificato prima che Hollywood presentasse trentasei anni dopo un sequel.<br />

La prima volta accade proprio con Top Gun: Maverick, un film che entrerà nella<br />

storia del cinema per questo motivo e, molto probabilmente, per (almeno) un<br />

paio di altri. Top Gun, il film del 1986, ha “messo i paletti” per tutti i film d’azione<br />

che sono venuti dopo. Non c’è action movie dei decenni successivi che non<br />

abbia dovuto fare i conti con quel tipo di “archetipo”. Anche perché fu uno dei<br />

maggiori successi commerciali di sempre. Un’altra ragione è che Tom Cruise di<br />

per sé è un caso unico. Una carriera cominciata nei primissimi anni Ottanta e<br />

una filmografia che, per oltre un paio di decenni, lo ha visto alternare titoli<br />

d’azione con altri di genere difficilmente inquadrabili come Intervista col Vampiro,<br />

Collateral, Magnolia, e film di fantascienza. E, nel mentre, il primo Mission<br />

Impossible, nel 1996, (tra l’altro il capitolo numero 7 arriverà diviso in due parti<br />

tra il 2023 e il 2024), con il quale è riuscito a trovare la formula magica per<br />

sfornare filmoni di inseguimenti, spionaggio e robe del genere in grado di<br />

funzionare regolarmente ogni volta, mentre la maggior parte di saghe simili<br />

arriva a un punto in cui si rimpiange il fatto che i creatori non si siano fermati<br />

prima. Lo stesso vale per Top Gun: Maverick, in uscita a fine maggio, e che<br />

qualcuno ha definito il miglior action movie di sempre: un film che usa tutti i<br />

cliché dello storytelling del genere senza scadere nel deja-vu. Il film si apre come<br />

ci si aspetta sulle piste di decollo di una portaerei. Maverick è stato richiamato<br />

per addestrare i migliori Top Gun per una missione super speciale e super<br />

pericolosa, tanto che si dà per scontato che qualcuno almeno non tornerà<br />

indietro. “Dovresti essere un ammiraglio e invece sei solo un capitano, come<br />

mai?” gli chiede l’ammiraglio Real (ovviamente è una domanda retorica). E Jon<br />

Hamm nel ruolo di Cyclone gli fa capire senza mezzi giri che se fosse stato per<br />

lui non gli avrebbe mai affidato quel compito. La missione è quasi suicida: si<br />

tratta di volare dentro una valle strettissima per distruggere una base dove viene<br />

prodotto uranio arricchito (In quale Paese non viene mai specificato) a una quota<br />

così bassa che neppure una farfalla, quindi sganciare le bombe sull’obiettivo e,<br />

se possibile, uscirne vivi.


Fabrizio, grazie per aver accettato l’invito. Partendo dalla tua formazione, ripercorriamo i vari momenti della tua<br />

stupenda carriera. Dove ti sei formato?<br />

Grazie a te Antonio .<br />

La mia formazione è di prevalenza di danza classica, ho studiato in Accademia nazionale di danza a Roma; all’età di<br />

17/18 anni vinco una borsa di studio nella scuola di Renato Greco dove ho la possibilità di studiare con tantissimi<br />

insegnanti di danza classica, contemporanea, jazz conon i maestri Luigi Mattox, North Litvinov, Trayanova, Nunez e<br />

tanti altri . Oltre ad essere impegnato nello studio della danza classica e moderna avevo una doppia identità<br />

“tersicorea”: amavo ballare la break dance ! Mattina e pomeriggio danzatore, la sera diventavo uno street dancers, mi<br />

riunivo con una crew creata da me, ognuno con un proprio ruolo, chi faceva graffiti, chi beatbox, chi dj. Giravamo le<br />

strade del centro storico di Roma per esibirci e partecipavamo a vari contest con un notevole successo; ero il dottor<br />

Jekyll ed il Mr.Hide della danza ..<br />

Pensavi di diventare un ballerino televisivo cosi noto?<br />

Assolutamente no ! Non lo pensavo, anche perché da piccolo volevo fare il calciatore ed ero anche molto portato per il<br />

ruolo di portiere. All’età di 12 anni, quando mi sono avvicinato alla danza, volevo diventare un ballerino classico, infatti<br />

verso i 19 anni il maestro Litvinov mi preparò per uno dei concorsi più prestigiosi al mondo: il Prix de Lausanne, ma<br />

purtroppo non riuscii a partecipare ... il militare mi fece stare fermo per un anno… ahimè .!<br />

Il tuo primo impegno televisivo importante.<br />

Ho avuto la fortuna di partecipare subito a grandi show televisivi, e subito con ruoli importanti . Nel 1988 con Heather<br />

Parisi e Lino Banfi in STASERA LINO come attrazione, e nel 1989-90 in FANTASTICO 10 con Massimo Ranieri, Anna<br />

Oxa e Alessandra Martinez come primo ballerino insieme a mio fratello Vinicio Mainini, con le coreografie di Franco<br />

Miseria. Sicuramente quello è stato il mio primo impegno televisivo importante ma, nel 1994, quello che mi ha reso noto<br />

al pubblico televisivo, fu buona domenica con Jerry Scotti e Gabriella Carlucci su Canale 5 con le coreografie di Marco<br />

Garofalo. Ogni impegno televisivo aveva la sua importanza.<br />

Hai lavorato con grandi ballerine per importanti spettacoli televisivi. Ricordaci qualche aneddoto legato a loro.<br />

Uno dei più impressi nella mia memoria e anche in quella di molti milioni di italiani fu il momento dello svenimento di<br />

Heather Parisi in diretta su Rai 1, nella trasmissione “Carramba che Sorpresa” di Raffaella Carrà. Eravamo ospiti io ed<br />

Heather con un passo a due di 5 minuti , sul finale lei ebbe un malore , non sapevo cosa fare , ho continuato a<br />

mascherare l’accaduto fino alla fine della musica. Raffaella chiamò un medico<br />

Alessandro<br />

ed io la presi in<br />

Preziosi<br />

braccio per portarla<br />

dietro le quinte; per fortuna si riprese dopo qualche minuto…<br />

protagonista della nuova<br />

Grandi trasmissioni da Primo Ballerino e poi ora come Coreografo. Quale differenza avverti in questo?<br />

commedia di Fausto Brizzi<br />

Da ballerino, come esecutore, hai la responsabilità di dare il meglio nella coreografia, anche se i balletti di una volta<br />

erano molto impegnativi, quindi il peso della prestazione si faceva sentire .Da coreografo, in quanto creatore, hai vari<br />

tipi di responsabilità oltre al risultato della performance .<br />

Ti reputi un coreografo esigente?<br />

Lo sono sempre stato come ballerino, da coreografo ancora di più , non sono mai abbastanza soddisfatto poiché voglio<br />

fare sempre meglio. Poche volte mi batto la mano sulla spalla. Esigo, in primis da me stesso, poi, dai miei ballerini .<br />

Le differenze tra Fabrizio Mainini artista e Fabrizio Mainini nella vita privata....<br />

Non ci sono molte differenze, mi reputo una persona semplice; spesso mi dicono di mantenere le distanze, ma i veri<br />

artisti sono quelli che sono vicini al pubblico, diciamo che come tutte le persone normali, abbiamo i nostri momenti sia<br />

up che down ..<br />

I tuoi hobby?<br />

In realtà ho poco tempo per gli hobbies.. mi piace così tanto il mio lavoro che lo sento un hobby!<br />

Cosa rappresenta la danza per te ?<br />

La danza mi ha aiutato a superare alcuni momenti difficili, uno tra questi la scomparsa di mio papà all’inizio della mia<br />

carriera; sono sicuro che mi ha protetto come un angelo in questo percorso. La danza è stata una vera amica , mi<br />

sfogavo con lei , parlavo, attraverso il corpo, con lei, piangevo con lei... mi ha accompagnato in ogni momento della mia<br />

vita, per questo le sono grato .


Fabrizio Mainini nasce a Roma, l'1 febbraio 1968,<br />

ballerino professionista si diploma nel 1982 alla<br />

Scuola di danza classica dei fratelli Turchi di Roma e<br />

prosegue poi gli studi presso l'Accademia Nazionale<br />

di Danza Classica di Roma. Oggi Fabrizio è uno dei<br />

coreografi di successo della televisione italiana. Da<br />

“Fantastico”, “Stasera Lino” fino a “Tale e Quale<br />

Show” e “Made in Sud”.


STEFANO FRANCIA <strong>ENJOYART</strong> - POMODORO STUDIO ALWAYS<br />

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PORTRAIT<br />

di<br />

Maria Irma Ricci<br />

Make Up Mauri Men ga


Camilla nasce a Roma nel 1999. Inizia a studiare<br />

danza da bambina. A 10 anni intraprende il percorso<br />

di studi all'Opera del Teatro di Roma, dove si diploma<br />

nel 2016. Ha studiato con: Ofelia Gonzales, Pablo<br />

Moret, Alessandro Molin, Laura Comi, Carla Rossi,<br />

Silvia Curti.


Dopo aver danzato per oltre 30 spettacoli, da Giselle<br />

al concerto di Renato Zero, dal 2018 al 2020 ha<br />

lavorato presso Hungarian National Ballet. Nel futuro<br />

di Camilla ora c'è il cinema e TV.


Camilla Mancuso<br />

portrait : Monica Irma Ricci<br />

Make up Mauri Menga.<br />

@i.r.m.a19 @antonio.trerotola


ANTONIO<br />

TREROTOLA<br />

la danza è passione<br />

PH. MONICA IRMA RICCI


Antonio Trerotola, Classe 1996, ha<br />

completato i suoi studi presso l'Accademia<br />

Nazionale di Danza di Roma. Dal 2017 ha<br />

fatto parte della compagnia dell’ Arena di<br />

Verona, Teatro Massimo di Palermo,<br />

Landes Theatre Innsbruck, Moravia Divadlo<br />

e Teatro Bellini di Catania. Durante quegli<br />

anni ha avuto la possibilità di lavorare con<br />

numerosi coreografi prestigiosi nelle loro<br />

creazioni come LE CORSAIRE di Bejart e<br />

MEMORIE DI MAHLER di Jo Strongman.<br />

Ha fatto parte anche al DON CHISCIOTTE<br />

(Stipa) e COPPELIA (Madia)<br />

Durante la stagione del Teatro Bellini di<br />

Catania è stato ballerino solista in Don<br />

Chisciotte (Espada), Lago dei cigni<br />

(Siegfried) di Gino Potente. Si è esibito<br />

anche al Gala dell'Arena di Verona: Galà<br />

Verdi (Luc Bouy), Galà Domingo (Giuseppe<br />

Picone), Galà Bocelli (Luc Bouy)


Francesca Loi


Francesca Loi, cagliaritana, è l’ultima ‘scoperta’ del mio<br />

progetto dedicato ai danzatori sardi.<br />

Ormai penso sarà un continuum, una ricerca costante la mia.<br />

Francesca inizia a studiare danza a 5 anni a Cagliari, poi tre<br />

anni di Accademia dell’ Opera di Roma, diplomata alla Scala<br />

all’età di 18 anni, la sua prima tournée con la compagnia in<br />

Brasile per un mese con il balletto Giselle.<br />

Nasce poi il desiderio di fare esperienza all’estero e così<br />

lavora a Bordeaux per un paio d’anni e nel frattempo una<br />

puntata al Royal Ballet of Flanders in Belgio per tre mesi e<br />

successivamente tre anni all’Hong Kong Ballet, per poi tornare<br />

in Europa, in Finlandia, al Finnish National Ballet, ove al<br />

momento sta danzando da tre anni.<br />

Resto sempre colpito da quanto sia impegnativa l’esistenza di<br />

un danzatore che sceglie di intraprendere la carriera con<br />

l’intenzione di farne la sua vita, soprattutto in giro per il<br />

mondo.<br />

Del resto così dovrebbe essere quando il fisico e l’impegno<br />

smisurato ti portano a diventare un professionista.<br />

Si parla un po’ della situazione della danza in Italia, della<br />

morte del <strong>Maggio</strong>Danza che è ancora lì dentro a fare male,<br />

delle audizioni per i colleghi italiani, del covid, dell’arrivo di<br />

danzatori dalla Russia e dall’Ucraina, paesi dove la danza è<br />

come da noi il calcio (ndr).<br />

Francesca si trova molto bene presso la compagnia in<br />

Finlandia, nessun problema con i 6 mesi di penombra (a mia<br />

banale domanda) dato che di base vive in teatro tra prove del<br />

mattino e pomeriggio. Mi racconta di come siano forniti di<br />

tutto, dall’accappatoio ai trucchi, sauna in camerino (questo è<br />

anche parte della cultura del nord oggettivamente), possibilità<br />

di studiare in altri campi dello scibile umano durante il<br />

contratto, avendo a disposizione tre anni per fare questo;<br />

seguiti e considerati professionisti a tutti gli effetti.<br />

E’ evidente che il disordine italico e la totale latitanza delle<br />

nostre istituzioni non spingono un professionista a tornare.<br />

Per certe professioni non credo debbano neppure esistere<br />

confini geografici, quello della cultura dovrebbe essere un<br />

vero Mondo globalizzato e senza confini.<br />

Oggi invece ci rendiamo purtroppo conto di come, con una<br />

guerra in atto, anche la cultura e l’arte siano divenute fattori di<br />

propaganda e divisione, usate o censurate in modo becero<br />

con comportamenti sconcertanti sia da parte dei cosiddetti<br />

paesi occidentali, sia delle nazioni in guerra: Russia, Ucraina.<br />

Questo è sempre accaduto nella Storia, ma viverlo nel nostro<br />

presente è ben altra cosa.


TuttoBallo<br />

DAVIDE BILANCIA<br />

FOTOGRAFO<br />

DUNQUE SONO<br />

"Fotografare non è solo cogliere un'immagine.<br />

Avvicinarmi alla fotografia e fotografare è un atto d'aiuto per me stesso.<br />

Non per forza mi impongo di pubblicare, sovraprodurre immagini, né<br />

sono legato alla concezione di successo."


Molti fotografi rimangono nel buio come Vivian Maier, divenuta famosa anni dopo la sua morte.<br />

Fotografare per me è la ricerca del mio sé più autentico, per cercare e prendere, cogliere, le immagini che più mi cercano a<br />

loro volta, è un disegno del destino che talvolta mi pare di vedere mentre vivo e fotografo. Ferdinando Scianna dice che il<br />

fotografo guarda e talvolta vede qualcosa. La mente, l'anima, l'inconscio usano e vivono di immagini e spesso sento dentro<br />

me che è come se fossi distaccato dal resto del mio essere.Ricerco affinità con il destino, con me stesso, mediante la<br />

fotografia; le immagini non sono tutte buone nel senso che non sono tutte utili alla pubblicazione o a diventare opere d'arte o<br />

ad essere esposte; bensì credo, vivendolo, che un fotografo debba prima ricercare se stesso nelle immagini che cerca<br />

attivamente o attira a sé e per questo dico che è la mia vocazione, il mio mantra, il mio credo più profondo.Spesso mi pare<br />

che l'immagine e l'impressione percettiva di essa l'abbia già dentro e nel momento in cui avvicino la macchina fotografica<br />

all'occhio succeda qualcosa dentro di me e nello stesso momento premo il pulsante che aziona l'otturatore e qualcosa di<br />

magico accade.Quell'immagine catturata per sempre nella mia memoria e dai miei sensi alla fine mi darà il quadro completo,<br />

l'opera d'arte della mia esistenza poiché ciò che faccio è stare nel cammino esistenziale raccogliendo delle impressioni vitali<br />

quando lo sento dentro, per questo affermo che fotografare mi porta a crescere coltivando la mia essenza, nutrendola di<br />

immagini affini.<br />

Questo percorso comporta gioia e presenza in qualcosa che esiste ma non me ne accorgo perché è vitale e parte di me.<br />

Il rapporto tra me e la fotografia è simbiotico e talvolta umanamente distaccato nel senso che mi affido agli astri, alle<br />

sensazioni, alle premonizioni, al sapere innato del mio inconscio che mi guida facendomi strada lungo il percorso al quale<br />

sono destinato; è pura magia… è inspiegabile poiché vivo. Sento l'essenza della mia anima nel momento in cui il mio essere<br />

si allinea con l'universo. Non sento errori né fallimenti ma percepisco l'esperienza vitale. La fotografia è intima, è la materia<br />

più importante che ho, tant'è che questo lato di me è nascosto nel buio, al sicuro, come un seme nella terra che si prepara a<br />

germogliare contenendo in sé già l'immagine del fiore che sarà.<br />

Come un fiore che parte dal seme, la vita ha le sue fasi che possono essere ben visibili come immagini. Basti pensare al<br />

neonato che poi diventa lattante, bambino, adolescente, ragazzo e così via.<br />

TuttoBallo<br />

Ogni percorso o fase della vita ha una sua immagine e coltivando questa mia passione sono arrivato a non chiedere più nulla<br />

ma solo a fotografare volta per volta accompagnato dalle immagini.<br />

L'inconscio, dicevo prima, sa ciò che vogliamo e pian piano la strada mi si apre davanti un pezzetto alla volta, io resto in<br />

ascolto e vigile. Essere un artista, sentirsi tale, equivale a toccare la trama del proprio sogno, senza alterarla, bensì sentirla,<br />

percepirne le vibrazioni sotto la pelle fino ai recettori tattili del proprio unicum vitale.<br />

Ogni volta che scatto una fotografia mi interrogo sul mio percorso e quell'immagine catturata aggiunge un tassello al mio<br />

cesto di meraviglie interiore, accogliendo l'anima ed arricchendola di nuove forme e sfaccettature riportandomi all'antichità<br />

alla quale appartengo. È un'opera, un dialetto stretto tra me e la fotografia che solo io posso comprendere e cibarmene.<br />

Apparentemente non accade nulla ma nel buio delle mie membra accade la magia, che si fonde con l'universo che mi<br />

circonda e così attiro e respingo allo stesso tempo causando attrito, quello che fa muovere l'istinto.<br />

La mia non è una voglia o un bisogno, è una missione.<br />

Mi sento un artigiano che forgia la sua spada, dalla punta affilata il giusto per non ferire ma per difendersi, che andrà a dare<br />

senso ad un'esistenza altrimenti priva di scale da salire e treni da prendere, persone da incontrare e lumi da spegnere mentre<br />

ci si sta per addormentare in camere d'albergo sempre diverse, nonché priva della stasi intesa come fermezza ed attesa,<br />

vuoto. Il mio sogno è un viaggio, un viaggio prevede una meta, una meta prevede una partenza, una partenza indica un<br />

punto su una mappa, un punto su una mappa indica una località con persone e modi di vivere, alterazioni tonali e colori<br />

intrinseci del proprio essere. Un punto di partenza, un viaggio ed una meta.<br />

Tutto questo è per me la macchina fotografica e la fotografia. Un'esperienza pura.<br />

Sembrano piccoli chiodi appesi ad un muro, i passi che si fanno per realizzare il sogno.<br />

Alla fine su quei chiodi verrà appesa l'opera d'arte della vita; nel mio caso una fotografia, anche se preferirei un mosaico di<br />

fotografie. Nel mentre raccolgo le mie fotografie sento di stare costruendo qualcosa che non mi è ben definito, proprio come<br />

vivere. Durante il viaggio che percorro fotografando individuo delle caratteristiche originali ed autentiche del mio vissuto.<br />

Favorendo il silenzio e lo sguardo interiore lascio che si manifestino degli aspetti della mia vita che verranno trasmessi<br />

all'esterno sottoforma di immagini.<br />

Alla fine su quei chiodi verrà appesa l'opera d'arte della vita; nel mio caso una fotografia, anche se preferirei un mosaico di<br />

fotografie.<br />

Nel mentre raccolgo le mie fotografie sento di stare costruendo qualcosa che non mi è ben definito, proprio come vivere.<br />

Durante il viaggio che percorro fotografando individuo delle caratteristiche originali ed autentiche del mio vissuto.<br />

Favorendo il silenzio e lo sguardo interiore lascio che si manifestino degli aspetti della mia vita che verranno trasmessi<br />

all'esterno sottoforma di immagini. Un'esperienza pura.<br />

Sembrano piccoli chiodi appesi ad un muro, i passi che si fanno per realizzare il sogno.<br />

Alla fine su quei chiodi verrà appesa l'opera d'arte della vita; nel mio caso una fotografia, anche se preferirei un mosaico di<br />

fotografie.<br />

Nel mentre raccolgo le mie fotografie sento di stare costruendo qualcosa che non mi è ben definito, proprio come vivere.<br />

Durante il viaggio che percorro fotografando individuo delle caratteristiche originali ed autentiche del mio vissuto.<br />

Favorendo il silenzio e lo sguardo interiore lascio che si manifestino degli aspetti della mia vita che verranno trasmessi<br />

all'esterno sottoforma di immagini.<br />

Da quelle fotografie ne verrà una chiara lettura ed analisi della mia interiorità come a voler esprimere e tirare fuori ciò che è<br />

dentro, è il caso di dirlo, proprio a mettere in luce ciò ch'è nascosto; un'emozione, una sensazione che abita la psiche,<br />

traendone vantaggio una volta capito cosa ci muove e cosa ci trattiene inconsciamente.<br />

È un viaggio guardandosi dentro che verrà colto dalle fotografie che più sento appartenermi, che mi vibrano dentro, e proprie<br />

dell'interiorità.<br />

Ogni Fotografia è una porta che si apre sul mondo interiore; un linguaggio che non usa parole ma che crea comunicazione<br />

per e di chi le parole non le ha o le usa male.<br />

Quando fotografo sto in silenzio senza dirmi nulla ed ho imparato che il silenzio è il regno delle immagini ed attraverso la<br />

fotografia compio quei passi sottoforma di figure compiendomi attimo dopo attimo, fotografia dopo fotografia, riscoprendo così<br />

la mia immagine vitale. Il silenzio è l'habitat della nostra esistenza.


Vince l'Ucraina con i Kalush<br />

Mahmood e Blanco solo sesti. I Maneskin infiammano.<br />

Zelensky: prossima edizione a Mariupol<br />

A L E S S A N D R O C A T L A N , L A U R A P A U S I N I , M I K A


La vittoria all'Eurovision Song Contest poteva sembrare forse scontata e annunciata<br />

(da giorni i bookmaker li davano per vincenti), meno scontato è stato l'impatto<br />

emozionale (e politico) che il gruppo ucraino dei Kalush è riuscito a imporre con la<br />

sua presenza.<br />

Hanno vinto il concorso europeo (con il brano Stefania), spinti in vetta dal televoto,<br />

ma soprattutto sono riusciti nell'intento più delicato: tenere alta l'attenzione sulla<br />

drammatica situazione che stanno vivendo e far sentire la voce dell'Ucraina (solo in<br />

Italia la finale è stata vista da 6,6 milioni di persone).<br />

Anche per questo hanno deciso di rischiare l'eliminazione quando a fine esibizione<br />

hanno lanciato un appello per aiutare Mariupol e l'acciaieria Azovstal (ritenuto poi<br />

dall'organizzazione non un messaggio politico - non consentito dal regolamento - ma<br />

umanitario).<br />

"La squalifica era un prezzo che non avrei esitato a pagare per far passare il mio<br />

messaggio - ha detto in conferenza stampa a notte fonda il cantante e leader dei<br />

Kalush, Oleh Psjuk -. La nostra gente è bloccata nell'acciaieria e non può uscire.<br />

Bisogna liberare quelle persone e per farlo abbiamo necessità di far circolare le<br />

informazioni, di fare pressione sui politici". Lo stesso presidente Zelensky aveva<br />

intuito la potenzialità mediatica e emotiva della partecipazione del Paese all'Esc,<br />

tanto da intervenire direttamente a sostegno del gruppo poco prima della finale e a<br />

gioire subito dopo. "Il nostro coraggio impressiona il mondo, la nostra musica<br />

conquista l'Europa - ha scritto nei suoi post -. L'anno prossimo l'Ucraina ospiterà<br />

l'Eurovision per la terza volta nella storia e faremo il possibile affinché possa essere<br />

Mariupol la città ospitante". Loro, i Kalush, non hanno avuto ancora la possibilità di<br />

parlare con il presidente ("come sapete è impegnato in cose ben più importanti"), né<br />

tantomeno con le loro famiglie, mentre sono già sulla strada del rientro. "Difficile dire<br />

cosa succederà ora. Per essere a Torino abbiamo avuto un permesso temporaneo<br />

fino a domani. E come ogni ucraino siamo pronti a combattere, come possiamo e<br />

fino a quando possiamo", perché il successo ha un retrogusto amaro per la band,<br />

nonostante le tante attestazioni di stima e le congratulazioni arrivate da mezzo<br />

mondo. I vertici europei, in particolare, hanno fatto giungere i loro messaggi via<br />

social, in una ritrovata unione d'intenti. "Stanotte la tua canzone ha conquistato il<br />

nostro cuore. Celebriamo la tua vittoria in tutto il mondo. L'Ue è con te", ha scritto la<br />

presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. "L'augurio è che<br />

l'Eurovision del prossimo anno possa essere ospitato a Kiev in un'Ucraina libera e<br />

unita", aggiunge il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, citando anche<br />

alcuni versi della canzone vincitrice, 'Stefania': "Troverò sempre la strada di casa,<br />

anche se tutte le strade sono distrutte". Un messaggio di congratulazione porta la<br />

firma anche dall'Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri Josep Borrell: "Lunga<br />

vita alla musica! Viva l'Europa! Gloria all'Ucraina!".<br />

La Kalush Orchestra ha diffuso anche il video di 'Stefania' (i cui proventi netti<br />

saranno devoluti da Sony Music Entertainment a un'associazione umanitaria scelta<br />

dalla band), girato a Borodyanka, Irpin, Bucha e Gostomel, le città ucraine<br />

martoriate dall'occupazione delle forze russe. In onore del gruppo, il treno Kyiv-<br />

Ivano-Frankivsk si chiamerà 'Stefania Express', come riporta l'Unian citando il capo<br />

della società ferroviaria del Paese Ukrzaliznytsia, Oleksandr Kamyshyn, con le<br />

stazioni che saluteranno il treno con la canzone 'Stefania'". Ora resta da capire se<br />

effettivamente si potrà tenere in Ucraina l'edizione <strong>2022</strong> dell'Eurovision. Intanto<br />

l'Italia (solo sesti Mahmood e Blanco) con la Rai si mette a disposizione: "Se<br />

dovesse scattare una chiamata collettiva, Rai metterà a disposizione il proprio know<br />

how e la grande esperienza che ha dimostrato in questa edizione", ha fatto sapere il<br />

direttore dI Rai 1 Stefano Coletta.<br />

TuttoBallo<br />

Finale Eurovision <strong>2022</strong>, nessuna squalifica per la Kalush Orchestra dopo l'appello<br />

per l'Ucraina fatto sul palco. A farlo sapere è stata l'Ebu. Nessun provvedimento<br />

quindi, tantomeno una squalifica secondo quanto apprende l'Adnkronos da fonti<br />

qualificate dell'Eurovision Song Contest <strong>2022</strong>.<br />

A ipotizzare la squalifica erano stati diversi commentatori in rete citando il divieto di<br />

messaggi politici da parte dei concorrenti sul palco della manifestazione.Alla fine<br />

dell'esecuzione del brano in gara 'Stefania', il leader della band ha detto infatti:<br />

"Chiedo a tutti voi per favore di aiutare l'Ucraina e Mariupol', di aiutare Azovstal ora".<br />

Messaggio facilmente inquadrabile come appello umanitario più che come slogan<br />

politico. (fonte ANSA)


JANIS JAPLIN<br />

Vita spericolata della rock star del “Club dei 27”<br />

SONIA LIPPI<br />

La prima volta che ho sentito Janis cantare avevo 14 anni. Stavo cercando in<br />

Radio una particolare frequenza locale quando improvvisamente una voce<br />

ruvida, calda e potente catturò la mia attenzione e mi trascinò in un vortice di<br />

sensazioni. Quella voce sprigionava sofferenza, voglia di rivalsa, desiderio,<br />

rabbia. Stavo ascoltando “Summertime” interpretata da Janis Joplin. Da quel<br />

giorno le sue canzoni hanno fatto da colonna sonora a tantissimi momenti della<br />

mia adolescenza. Quando l’ascoltavo cantare “Little Girl Blue” sembrava quasi<br />

che si rivolgesse a me, e così decisi di conoscerla più approfonditamente.<br />

Rimasi letteralmente di stucco quando, leggendo la sua biografia, appresi che<br />

da adolescente era stata oggetto di bullismo da parte dei compagni di liceo che<br />

l’avevano eletta “l’uomo più brutto della scuola” e la chiamavano “il maiale”. Mi<br />

chiesi se la sua personalità così aggressiva, forte e volitiva, non fosse in realtà<br />

un involucro che racchiudeva un anima sensibile e fragile, ancora sofferente<br />

per quel vissuto. Sicuramente rabbia, voglia di riscatto e desiderio di essere<br />

amata, sono stati gli ingredienti che hanno portato Janis a ribellarsi alle<br />

convenzioni del tempo, a gridare al mondo i suoi pensieri, le sue canzoni, i suoi<br />

eccessi. Nata a Porth Arthur (Texas), il 19 gennaio 1943, in una famiglia con un<br />

discreto agio economico e un profondo spirito religioso e benpensante, era una<br />

bambina con un’intelligenza inquieta e una frenesia incontenibile che aveva<br />

imparato a leggere da piccolissima. A quattordici anni entrò a far parte delle<br />

attività del coro della chiesa di Port Arthur e iniziò a collaborare col giornale<br />

della scuola, ma durante l’estate di quell’anno si unì a una banda di cinque<br />

teppistelli con i quali condivise sbronze, spinelli e furti nei supermercati.<br />

Durante il primo anno di liceo passa le sue giornate ascoltando musica<br />

afroamericana, apprezzando molto Odetta Leadbelly e innamorandosi della<br />

straziante vocalità di Bessie Smith.<br />

Nel 1960 durante il College riemerge la sua anima trasgressiva, organizza la<br />

prima manifestazione studentesca contro una serie di regole discriminanti<br />

imposte alla minoranza di studenti di origine portoricana, conquistandosi il<br />

soprannome di “amante dei negri”. I suoi genitori la costringono a ritirarsi dai<br />

corsi e la iscrivono ad un College più vicino a casa per tenerla sotto controllo,<br />

ma ormai è refrattaria all’ottuso e bigotto pensiero texano e sogna di trasferirsi<br />

in California per poter essere se stessa. Nel 1962 torna a frequentare i corsi<br />

d’Arte ad Austin, ma cantare la fa sentire libera, così si unisce al duo Waller<br />

Creek Boys e inizia ad esibirsi nei locali del Ghetto con un repertorio folk,<br />

country e blues, richiamando sempre più pubblico giovanile. Alla fine dei corsi<br />

universitari Janis parte in autostop alla volta della California. A San Francisco<br />

viene ingaggiata come cantante in una vecchia caffetteria chiamata “Coffee &<br />

Confusion” dove inizia a farsi apprezzare, per poi passare al più quotato locale<br />

folk “Coffee Gallery”. In quel periodo Janis dorme dove capita, frequenta alcune<br />

comunità hippy, sperimenta i primi stupefacenti, pratica sesso libero e il 2<br />

febbraio del 1963 viene arrestata per un piccolo furto di cibo in un negozio di<br />

alimentari. Ad Ottobre dello stesso anno viene notata da un discografico della<br />

RCA ma rimane coinvolta in un incidente mentre è alla guida di uno scooter e il<br />

contratto sfuma. Continua a cantare al Coffee Gallery, ma le sue giornate sono<br />

scandite dagli eccessi tra promiscuità, alcool, allucinogeni ed eroina. Per un<br />

caso, torna in Texas, dove il suo amico Jim Langdon le organizza un concerto<br />

di beneficenza. Il giorno successivo all’esibizione esce una recensione<br />

dell’evento per un quotidiano locale e Janis viene definita “ la più grande blue<br />

singer bianca d’America”. Nel 1966 partecipa ad un'audizione per entrare a far<br />

parte dei “Big Brother and the Holding Company” al termine della quale viene<br />

ammessa nel gruppo. La loro popolarità cresce e anche la sintonia fra di loro.<br />

Danno vita a una comune che si rivelerà fondamentale per la maturazione<br />

artistica della Band.<br />

BLOGGER GITERRANTI


Nel 1967 esce il loro primo<br />

album intitolato semplicemente<br />

“Big Brother and the Holding<br />

Company”. Seguirono una serie<br />

di concerti in tutto il territorio<br />

degli Stati Uniti, ricevendo<br />

consensi dal pubblico e dai<br />

critici. In particolare durante il<br />

concerto di New York la<br />

performance di Janis è<br />

esplosiva, il pubblico è in<br />

visibilio e la critica è entusiasta.<br />

Con la Columbia Records<br />

pubblicano il loro secondo<br />

album che vorrebbero intitolare<br />

“Sex, Dope e Cheap Thrills” ,<br />

(sesso, droga e fremiti a buon<br />

mercato)ma i dirigenti della<br />

casa discografica non vogliono<br />

riferimenti a sesso e droga, così<br />

l’album si chiamerà<br />

semplicemente “Cheap Thrills”.<br />

Al suo debutto nell’Agosto 1968<br />

scala velocemente la classifica<br />

rimanendo saldamente in vetta<br />

per ben otto settimane<br />

consecutive e stazionando nella<br />

“top 40” per i successivi nove<br />

mesi,<br />

vendendo<br />

complessivamente oltre un<br />

milione di copie, un risultato<br />

davvero eccezionale per<br />

l’epoca. Travolta dal successo,<br />

Janis si lascia convincere a<br />

lasciare i Big Brother per<br />

lavorare con una band messa in<br />

piedi appositamente per<br />

esaltare il carattere soul della<br />

sua voce, così inizierà ad<br />

esibirsi con la “Kozmic Blues<br />

Band” con la quale però non<br />

riesce a trovare l’affiatamento e<br />

la coesione che aveva con la<br />

band precedente.<br />

Nel 1969 Janis ha la sua<br />

consacrazione in Europa,<br />

dove viene definita “un<br />

ardente sorella bianca del<br />

soul”. Nell’estate del 1969<br />

partecipa a molti eventi rock,<br />

come il festival di Atlanta e la<br />

leggendaria “Fiera di Musica e<br />

Arte di Woodstock dove<br />

interpreterà accorate versioni<br />

di “Piece of my hart”,<br />

“Summertime”, “Little Girl<br />

Blue” e “Try”.<br />

Sempre nel 1969 esce il suo<br />

terzo album intitolato “ I Got<br />

Dem Ol Kozmic Blues Again<br />

Mama” che non viene accolto<br />

con entusiasmo dalla critica,<br />

nonostante le vendite siano<br />

discrete. Durante un concerto<br />

a Tampa, dove con la sua<br />

voce e la sua personalità<br />

incendia gli spettatori, viene<br />

arrestata per turpiloquio alle<br />

forze dell’ordine che tentano<br />

di riportare la calma tra il<br />

pubblico e sarà rilasciata sotto<br />

cauzione in attesa di<br />

sentenza. All’inizi del 1970<br />

decide di prendersi un periodo<br />

di riposo, i troppi eccessi e il<br />

successo la stanno mettendo<br />

duramente alla prova. A<br />

Febbraio di quell’anno decide<br />

di sciogliere la “Kozmic Blues<br />

Band” vogliosa di<br />

sperimentare nuove sonorità.<br />

La sua nuova band sarà la<br />

“Full Tilt Boogie Band” con la<br />

quale esordirà i primi di<br />

giugno a San Francisco. Il 13<br />

<strong>Giugno</strong> ad Houston, Janis<br />

dette vita ad un concerto così<br />

travolgente che gli spettatori si<br />

abbandonarono<br />

a<br />

intemperanze varie. I Il giorno<br />

dopo un'ordinanza del sindaco<br />

metterà al bando i concerti di<br />

Janis in quella città.<br />

Successivamente parteciperà<br />

al “Festival Express”, cinque<br />

giorni consecutivi di concerti<br />

che porteranno alla<br />

pubblicazione dell’album<br />

postumo “Joplin in Concert”<br />

(1972). Subito dopo il festival<br />

inizia la preparazione per il suo<br />

nuovo album, “Pearl”. All’inizio<br />

di ottobre sono pronti otto<br />

brani, ma Janis si rende conto<br />

che manca ancora qualcosa,<br />

così decide di incidere “Me and<br />

Bobby McGee”.<br />

La prima incisione è perfetta, ma<br />

subito dopo Janis accusa un<br />

malore e interrompe la session<br />

rimandando all’indomani la<br />

registrazione delle parti vocali di<br />

“Buried Alive in The Blues”. Nelle<br />

prime ore del mattino del 4 ottobre<br />

Janis muore per overdose. Si<br />

spegne così, in un albergo, la<br />

“perla del Blues”. Le sue ceneri<br />

verranno sparse sulla costa della<br />

California, al Largo di Martin<br />

County. Janis, nella sua<br />

tormentata vita, ha sempre<br />

cercato una persona che fosse in<br />

grado di amarla. Prima di morire<br />

aveva scritto una lettera a un<br />

giovane insegnante incontrato a<br />

Rio de Janeiro con il quale aveva<br />

avuto una relazione, interrotta a<br />

causa del suo consumo di eroina.<br />

Janis gli prometteva che, se fosse<br />

tornato da lei, avrebbe smesso di<br />

drogarsi. La risposta alla sua<br />

lettera, dove il ragazzo accettava il<br />

riavvicinamento, arrivò poche ore<br />

dopo la morte di Janis. Se quella<br />

lettera fosse giunta in tempo, forse<br />

Janis sarebbe ancora tra noi, con<br />

la sua voce trascinante e ruvida e<br />

tanti ricordi da raccontare.


IL RITORNO DEI<br />

GAZOSA<br />

La facciamo senza troppi pensieri e<br />

cercando di essere il più autentici<br />

possibili con l’intento di trasmettere<br />

positività a chi ci ascolta. Le nostre<br />

con il singolo "L'Italiano"<br />

famiglie ci hanno sempre sostenuti e<br />

supportati in questa nostra 'mission',<br />

inoltre abbiamo avuto la fortuna di<br />

lavorare con dei grandissimi<br />

professionisti".<br />

Il video del brano "L'Italiano" (regia di<br />

Valerio Matteu) sarà visibile sul canale<br />

YouTube ufficiale dei GAZOSA.<br />

Una produzione Ruggiero Film<br />

Production di Gennaro Ruggiero, con<br />

la partecipazione dell'attrice Angelica<br />

Loredana Anton.<br />

"Maturando - continua la band - ci<br />

siamo concessi la libertà di esprimere<br />

noi stessi fino in fondo. Generi come il<br />

punk, lo stoner e il grunge sono<br />

diventate le nostre coordinate sonore<br />

che abbiamo fuso alla migliore<br />

tradizione del pop italiano. L'Italiano è<br />

la giusta sintesi tra questi nostri<br />

riferimenti musicali. Nel testo abbiamo<br />

voluto giocare con tutti gli stereotipi<br />

dell'italianità come il fairplay, il buon<br />

cibo, il calcio e il grande cinema".<br />

Il management è curato da Maria<br />

Totaro, discografica, manager e talent<br />

scout che tra il 2016 e il 2017 seguì la<br />

carriera di Thomas, giovane artista che<br />

conquistò il pubblico di "Amici di Maria<br />

De Filippi", arrivando successivamente<br />

a vincere ben 2 dischi d’oro.<br />

Un grande e inaspettato ritorno quello dei GAZOSA che da oggi, venerdì 29 aprile, sono in<br />

radio e negli store digitali con il nuovo singolo "L'Italiano" (Jericho Records). La band<br />

romana è composta da Federico Paciotti (voce), Valentina Paciotti (chitarra) e Vincenzo<br />

Siani (batteria). Il brano è prodotto da Paolo e Celso Valli, quest'ultimo storico produttore<br />

multipremiato di grandi nomi della musica italiana.<br />

"Nonostante la fine del progetto, la musica, ha continuato a unirci, a tal punto da portarci in<br />

sala prove per gemmare insieme di tanto in tanto – affermano i GAZOSA - Abbiamo<br />

iniziato a pensare concretamente all'idea di una reunion in occasione del ventennale della<br />

nostra partecipazione al Festival di Sanremo del 2001. Quindi nell'estate del 2021 ci siamo<br />

ritrovati in studio per dare forma alla nostra nuova identità musicale. La musica fa parte del<br />

nostro DNA fin da quando eravamo piccolissimi. Per noi rappresenta condivisione,<br />

creatività e divertimento.


UNO COME TE- TRENT’ANNI INSIEME<br />

CONCERTO-EVENTO PER CELEBRARE I PRIMI 30 ANNI DI CARRIERA!.<br />

RADDOPPIA A GRANDE RICHIESTA L’APPUNTAMENTO .<br />

GIGI D'ALESSIO<br />

Insieme a lui un’orchestra d’eccezione diretta dal Maestro<br />

Adriano Pennino e tantissimi ospiti straordinari tra cui<br />

Amadeus e Fiorello. Dopo aver registrato il sold out della<br />

serata evento “Uno come te" - Trent’anni insieme”<br />

prevista il 17 giugno in Piazza del Plebiscito a Napoli, Gigi<br />

D'Alessio, raddoppia a grande richiesta i festeggiamenti dei<br />

suoi primi 30 anni di musica e i suoi più grandi successi!<br />

Il 18 giugno, sempre in Piazza del Plebiscito a Napoli, il<br />

grande artista partenopeo dalla fama internazionale<br />

ripercorrerà la sua emozionante carriera musicale e<br />

televisiva attraverso le sue indimenticabili canzoni. Ad<br />

accompagnarlo in questo viaggio ci sarà un’orchestra<br />

d’eccezione diretta dal Maestro Adriano Pennino e<br />

tantissimi ospiti straordinari, come i già annunciati Amadeus<br />

e Fiorello.<br />

Nel luogo simbolo della sua città, scaldato dal grande<br />

abbraccio del pubblico, Gigi emozionerà e coinvolgerà i suoi<br />

fan con tutto il suo amore, alternando note e parole,<br />

raccontando le fasi della sua vita e carriera, dai suoi primi<br />

passi in musica, alle sue cinque partecipazioni al Festival di<br />

Sanremo, fino ad arrivare al successo ottenuto in America e<br />

Sud America, ricordando gli incontri più importanti e anche i<br />

momenti più "difficili", professionali e non, della sua vita.<br />

I biglietti per la nuova data, prodotta da GGD, Friends &<br />

Partners e Arcobaleno Tre, saranno disponibili in prevendita<br />

dalle ore 16.00 di oggi nei circuiti di vendita e prevendita<br />

abituali


La mia voce tour <strong>2022</strong> il concerto di<br />

opening act Matteo Romano, il giovane tik toker che ha conquistato Sanremo <strong>2022</strong><br />

FABRIZIO MORO<br />

Si avvicina la 7ª edizione di "Monferrato<br />

on the stage", la rassegna itinerante<br />

che, attraverso la cultura e lo spettacolo,<br />

vuole valorizzare e far conoscere sempre<br />

più il territorio del Monferrato (Piemonte).<br />

Uno dei primi appuntamenti che vanno a<br />

comporre il cartellone è il concerto di<br />

Fabrizio Moro il 14 luglio in Piazza<br />

Cattedrale ad Asti!<br />

Il cantautore romano emozionerà il<br />

pubblico eseguendo live i brani del suo<br />

ultimo lavoro discografico “La mia voce”<br />

(Fattoria del Moro / Warner Music Italy) e<br />

tutte le canzoni più significative della sua<br />

carriera. La tappa fa parte del suo tour<br />

“La mia voce tour <strong>2022</strong>”.<br />

Ad aprire il concerto ci sarà il giovane<br />

cantautore Matteo Romano che, grazie<br />

alla vittoria dell’ultima edizione di<br />

Sanremo Giovani, ha partecipato al<br />

Festival di Sanremo <strong>2022</strong> con “Virale”.<br />

L’evento, a cui se ne aggiungeranno altri<br />

organizzati con il sostegno dei comuni<br />

aderenti, segna l’inizio della<br />

collaborazione della Fondazione MOS<br />

con Astimusica, che ha inserito il<br />

concerto di Fabrizio Moro nel proprio<br />

programma.<br />

La rassegna Monferrato On Stage nasce<br />

nel 2016 da una idea di Cristiano<br />

Massaia con l’intento di creare un festival<br />

frutto della collaborazione delle diverse<br />

realtà del Monferrato. La rassegna, la cui<br />

prima edizione ha visto la partecipazione<br />

di 6 piccoli comuni del Monferrato, nel<br />

2019 è arrivata a contare 16 comuni<br />

aderenti. Questo progetto portato avanti<br />

negli anni, ha assunto una dimensione<br />

tale, da richiedere la nascita di<br />

“Fondazione MOS”, un’entità giuridica<br />

senza fini di lucro che persegue<br />

l’obiettivo di creare e diffondere un senso<br />

di forte appartenenza delle realtà presenti<br />

nel territorio del Monferrato attraverso la<br />

costituzione di un tessuto sociale<br />

fortemente identitario.


Gianna Nannini<br />

Comincia il conto alla rovescia per il grande concerto di<br />

Gianna Nannini il <strong>28</strong> maggio allo Stadio Artemio Franchi di Firenze<br />

Comincia il conto alla rovescia per il<br />

grande concerto di GIANNA NANNINI il <strong>28</strong><br />

maggio allo Stadio Artemio Franchi di<br />

Firenze.<br />

Un evento unico in cui la rocker sarà<br />

accompagnata da una band di rara<br />

eccellenza e condividerà il palco con amici<br />

e colleghi: ARIETE, LOREDANA BERTÈ,<br />

COEZ, CARMEN CONSOLI, LITFIBA,<br />

ENRICO NIGIOTTI, ROSA CHEMICAL e<br />

SPERANZA. Questo concerto scatenerà<br />

ancora una volta tutta l’energia di una<br />

vera… Gianna da stadio!<br />

Le prevendite sono disponibili su Ticketone<br />

e sui circuiti di prevendita abituali. In<br />

queste settimane Gianna Nannini è in tour<br />

nei teatri d’Italia con la sua band<br />

“LABAND” e la direzione musicale di<br />

Davide Tagliapietra, per un pieno di amore<br />

per i suoi fan, un assaggio della sua grinta<br />

rock’n’roll, in vista delle sorprese che sta<br />

preparando per il concerto di Firenze.<br />

Sono previste anche 4 date all’estero<br />

prima dell’evento fiorentino: Londra,<br />

Lussemburgo, Parigi e Bruxelles.<br />

Queste le prossime date di<br />

“In Teatro Tour <strong>2022</strong>”.<br />

22 novembre: TRIESTE<br />

25 novembre: BRESCIA<br />

26 novembre: MANTOVA<br />

<strong>28</strong> novembre GENOVA


Era il 1987 quando Whitney Houston cantava I Wanna Dance With Somebody. Quest’anno il suo mito si prepara a rivivere<br />

grazie al biopic che porta il titolo della celebre hit.<br />

Scritto dallo sceneggiatore di un altro biopic musicale di successo degli ultimi anni, Bohemian Rhapsody, I Wanna Dance<br />

With Somebody vedrà l’attrice britannica Naomi Ackie nei panni di Whitney Houston.<br />

Proprio lei campeggia nel primissimo poster del film dandoci già un assaggio di quello che vedremo. Come hanno già fatto<br />

notare in molti, la somiglianza con la cantante è sorprendente.<br />

I Wanna Dance With Somebody si concentrerà sulla vita e la musica di Whitney Houston, l’iconica cantautrice conosciuta<br />

in tutto il Mondo.<br />

Il film non ha ancora una data d’uscita ufficiale e non sappiamo chi altri reciterà a fianco di Naomie Ackie. Il film sarà<br />

distribuito in Italia da Sony Pictures.<br />

Tutti la ricordano per le sue canzoni e la sua voce indimenticabile. Una voce che, Whitney, ha iniziato a padroneggiare sin<br />

da piccola. Nata in una famiglia in cui la musica scorre nelle vene, la futura cantante si esibisce già da bambina con la<br />

madre nei locali notturni per poi diventare voce solista del coro della chiesa a 11 anni.<br />

Il suo primo album, Whitney, uscito nel 1985 è ancora oggi considerato uno degli esordi migliori nell’industria discografica.<br />

Dall’album sono stati tratti ben 8 singoli, tra cui le celebri All At Once e Greatest Love of All.<br />

Una carriera, la sua, costellata di successi ma anche di tanto dolore. Vittima di abusi sin da giovane, Whitney Houston è<br />

stata vittima delle dipendenze da alcool e sostanze stupefacenti che l’hanno resa sempre più fragile e facendola spegnere<br />

prematuramente nel 2012.<br />

Le sue canzoni sono la sua eredità più bella e I Wanna Dance With Somebody intende celebrarla così.<br />

Con un cast definito e una data di uscita ufficiale del 21 dicembre il film biografico di Whitney Houston I Wanna Dance with<br />

Somebody sta davvero prendendo piede. E ora che sono stati fatti così tanti grandi annunci, possiamo finalmente rifarci gli<br />

occhi sul primo lancio di materiale promozionale che circonda il prossimo dramma basato sulla musica. Arriva un primo<br />

poster sul film biopic di Whitney Houston.<br />

Al fianco di Naomi Ackie nel film diretto da Kasi Lemmons ci saranno Stanley Tucci, Ashton Sanders, Tamara Tunie,<br />

Nafessa Williams e Clarke Peters. Conosciuto per il suo lavoro dietro i film biografici candidati all’Oscar, Darkest Hour e<br />

Two Popes, così come per aver scritto un altro film biografico musicale, Bohemian Rhapsody, Anthony McCarten ha scritto<br />

la sceneggiatura per il film.<br />

Il team di produzione è anche pieno di grandi nomi, tra cui l’ex manager e cognata di Houston Pat Houston, nonché Clive<br />

Davis. Insieme a loro ci saranno McCarten, Larry Mestel, Denis O’Sullivan, Jeff Kalligheri, Matt Jackson, Molly Smith, Trent<br />

Luckinbill, Thad Luckinbill, Matt Salloway e Christina Papagjike.<br />

Naomi Ackie interpreta Whitney Houston nel film biografico musicale, basato sulla vita epica e sulla musica dell’iconica<br />

cantante. Diretto da Kasi Lemmons e scritto dal candidato all’Oscar Anthony McCarten, il film porterà il pubblico in un<br />

viaggio emozionante ed energico attraverso la carriera e la musica di Houston.


ZUCCHERO<br />

"SUGAR"<br />

FORNACIARI


TuttoBallo<br />

Finalmente, dopo due anni di restrizioni a causa della pandemia da Covid-19, l’Arena di Verona ha accolto un pubblico di 12.000<br />

persone, ricreando quell’atmosfera magica di cui tanto si sentiva la mancanza e Zucchero ha scaldato e intrattenuto il suo<br />

pubblico con una scaletta ricca di grandi momenti: un viaggio sonoro che attraversa la grande carriera di Zucchero, passando dai<br />

più recenti "Spirito nel buio" e "Soul Mama" alla magia di "Diamante" e "Un soffio caldo", dalla carica e l’energia di hit che hanno<br />

segnato la storia della musica italiana come "Baila", "Per colpa di chi" e "Vedo nero" fino all’emozione dei tributi a Luciano<br />

Pavarotti con "Miserere" e Fabrizio De André con "Ho visto Nina volare". Senza dimenticare l’attualità, con un richiamo alla<br />

celebrazione del 25 aprile, con "Partigiano Reggiano" o ancora l’esecuzione di "Madre Dolcissima", con un intro, accompagnato<br />

da immagini, che rimandano alla situazione attuale della guerra in Ucraina.<br />

A fare da cornice a questo grande show, una scenografia d’eccezione: un gigantesco sole, in segno di rinascita, al cui interno<br />

scorrono immagini di accompagnamento dell’intero viaggio sonoro.<br />

Ad accompagnare Zucchero sul palco durante il “World Wild Tour” la band internazionale composta da: Polo Jones (Musical<br />

director, bass), Kat Dyson (guitars, bvs), Peter Vettese (hammond, piano), Mario Schilirò (guitars), Adriano Molinari (drums),<br />

Nicola Peruch (keyboards), Monica Mz Carter (drums, percussions), James Thompson (horns, bvs), Lazaro Amauri Oviedo Dilout<br />

(horns) e Oma Jali (backing vocals).<br />

Partito il 18 aprile da Glasgow (Regno Unito), il “World Wild Tour” ha già riscosso grande successo di pubblico e di critica -<br />

registrando anche il sold out dei due concerti alla Royal Albert Hall di Londra - e vedrà Zucchero impegnato fino ad ottobre sui<br />

palchi di tutto il mondo. Zucchero sarà anche uno dei protagonisti dell’importante show-evento con Eric Clapton previsto il 29<br />

maggio al Waldbühne di Berlino.<br />

Dopo le date all’Arena di Verona, a grande richiesta Zucchero tornerà nuovamente live in Italia durante i mesi estivi in alcuni dei<br />

festival più prestigiosi del Bel Paese.<br />

2 luglio - NICHELINO (TO) – Sonic Park (Palazzina di Caccia di Stupinigi)<br />

4 luglio - ESTE (PD) – Estestate (Arena Castello Carrarese)<br />

7 luglio - PALMANOVA (UD) – Estate Di Stelle (Piazza Grande)<br />

8 luglio – PARMA – Parma Cittàdella Musica (Parco Ducale)<br />

20 Luglio – LUCCA – Lucca Summer Festival (Mura di Lucca)<br />

Zucchero è attualmente in radio il singolo “FIORE DI MAGGIO”, grandissimo successo di Fabio Concato che Zucchero ha deciso<br />

di reinterpretare e inserire nel suo ultimo disco “DISCOVER”<br />

Composto da reinterpretazioni totalmente inedite e mai pubblicate. “DISCOVER” è un album in cui Zucchero ha spogliato e<br />

rivestito, nel suo stile, iconiche canzoni del panorama musicale italiano e internazionale, unendo le sue due anime musicali: la<br />

miglior tradizione melodica italiana e le più profonde radici afroamericane.Importanti nel disco le collaborazioni con Bono in<br />

“Canta la Vita” (versione italiana con il testo a firma di Zucchero della canzone di Bono “Let your love be known”), con Elisa in<br />

“Luce (Tramonti a nord est)”, canzone del 2001 scritta insieme all’artista, e con Mahmood in “Natural blues”, versione di Moby del<br />

brano “Trouble so hard” di Vera Hall.Intenso ed emozionante è il brano “Ho visto Nina volare”, con il cameo “virtuale” di Fabrizio<br />

De André.


TuttoBallo


Antonio Giannangeli,<br />

da sempre amante della<br />

pittura, come i suoi studi<br />

all’Istituto d’arte Leoncillo<br />

a Spoleto documentano,<br />

decide solo ora andando<br />

in pensione, di riprendere<br />

in mano i pennelli che<br />

aveva dovuto lasciare con<br />

suo grande rammarico a<br />

distanza di 45 anni.<br />

Questa è una sua opera,<br />

tripudio di colori che<br />

gioiosamente descrive la<br />

sua anima! Un omaggio<br />

significativo all’arte che<br />

tanto ama!<br />

TuttoBallo


STEFANO FRANCIA <strong>ENJOYART</strong> - POMODORO STUDIO ALWAYS<br />

presentano<br />

la collana musicale<br />

EnjoyArt<br />

DISPONIBILE SU TUTTI I DIGITAL STORE


Grandi Ballerini di<br />

Tango nella storia<br />

TuttoBallo<br />

FEDERICO VESSELLA<br />

Massimo Polo - Oxsana<br />

ph. Monica Irma Ricci


I nomi dei primi ballerini di Tango argentino non si trovano nei libri di<br />

storia dedicati a questo genere, bensì nei rapporti della polizia di Buenos<br />

Aires. In un documento del 1862 si legge che Daniel Molina, Feliciano<br />

Orsine, Rufino Olguín e José Sandoval, insieme ad alcune donne,<br />

furono condotti al commissariato poiché stavano ballando e "tirando<br />

cortes", cosa proibita dalla legge. Queste persone erano considerate, a<br />

tutti gli effetti, dei fuorilegge ma, grazie ai periodici interventi degli agenti<br />

di polizia, oggi è possibile conoscerne i nomi ed alcune loro vicende<br />

legate ad un periodo che va dalla fine del XIX secolo agli inizi del XX.<br />

Così sappiamo di un certo "Mascarita" Filiberto, padre di Juan de Dios<br />

Filiberto autore del tango "Caminito", dell'attore Elias Alippi, di Enrique<br />

Saborido autore de "La Morocha"; a questi tangueri si aggiungono Jorge<br />

Newbery che fu pioniere del tango esportato a Parigi, Ricardo Guiraldes<br />

scrittore ed autore del libro "Don Segundo Sombra" e Vicente Madero.<br />

Tuttavia, agli albori del tango, il nome che circolò con più frequenza e<br />

che divenne rapidamente molto popolare tra i fruitori del tango fu quello<br />

di José Ovidio Bianquet detto "El Cachafaz"; a lui vennero dedicati un<br />

tango omonimo (El Cachafaz, appunto) e "Bailarín compadrito" di Miguel<br />

Bucino (anch'egli ballerino esperto). Alcuni versi di quest'ultimo tango<br />

sono significativi dell'importanza della figura del ballerino all'interno della<br />

società tanguera, poiché descrivono come si presentava agli occhi della<br />

platea danzante un "professionista" del ballo: "Vestido como dandy,<br />

peinao a la gomina y dueño de una mina más linda que una flor, bailás<br />

en la milonga con aire de importancia, luciendo la elegancia y haciendo<br />

exhibición".<br />

Si conoscono altresì i nomi di diverse ballerine: Maria Rangolla che<br />

ispirò il brano di milonga "Maria La Vasca", Joacquina "la China" Marán<br />

alla quale Bergamino dedicò il tango "Joacquina" e Carmencita Calderón<br />

la storica compagna del Cachafaz alla quale José Gobello dedicò il<br />

tango "La piba sin tiempo".<br />

In questa stessa epoca, negli anni ruggenti del Novecento, si distinsero<br />

altri importanti ballerini, come José Giambuzzi detto "El Tarila", José<br />

Maria Baña "El Pibe Palermo" e Casimiro Aín, il quale, secondo la<br />

leggenda, si esibì di fronte a Papa Pio XI per dimostrare come il tango<br />

non fosse un ballo scandaloso che potesse contravvenire ad una certa<br />

"morale cattolica"; la stessa leggenda dice che il Pontefice approvò il<br />

tango proprio grazie all'esibizione di Casimiro, per la fortuna di tutti i<br />

tangueri di ieri e di oggi.<br />

Una menzione speciale va fatta per Bernabé Simarra, soprannominato<br />

"El Rey del Tango, che ballò ed insegnò a Parigi, Venezia e Barcellona.<br />

La sua storia potrebbe ricadere tra le tante stereotipate vicende di coloro<br />

che, sopraffatti dalla fama e dalla ricchezza, non seppero gestire così<br />

tanta fortuna; infatti, Simarra raggiunse un rapido successo, ma al tempo<br />

stesso dilapidò quanto guadagnato e finì i propri giorni nell'assoluta<br />

miseria a Montevideo.<br />

Cesar Tito Lusiardo fu un altro nome di spicco tra i ballerini di tango.<br />

Attore, oltre che ballerino, partecipò a molte pellicole con Carlos Gardel<br />

e continuò la propria carriera cinematografica fino al 1969 per un totale<br />

di 46 film; visse nella Calle Corrientes dove, ancora oggi, viene ricordato<br />

con una targa commemorativa che lo indica come un accattivante<br />

"porteño".<br />

Durante la Epoca de Oro si assistette ad una crescente evoluzione del<br />

Tango, con la nascita di orchestre e stili musicali originali ed<br />

innovativi.Tale ricchezza favorì la nascita, anche nel ballo, di proposte e<br />

interpretazioni del tutto nuove, approcci con passi e figure plasmati sulla<br />

musica e per la musica delle principali orchestre.<br />

TuttoBallo


Si andò incontro ad una sorta di specializzazione dei<br />

ballerini, i quali elessero una loro orchestra favorita e, in<br />

base alla musica proposta, definirono i prinicipi base per<br />

meglio interpretarne lo stile.<br />

A partire dagli anni '40, nei diversi quartieri e club<br />

sportivi di Buenos Aires si ballava un tango "familiare",<br />

scarno di regole, a differenza delle Accademie dove<br />

veniva insegnato uno stile più formale e pulito. In<br />

seguito al successo dell'orchestra di Juan D'Arienzo, la<br />

gioventù porteña iniziò a riempire le piste, cambiando<br />

modo di ballare unitamente all'adozione di nuove mode<br />

d'abbigliamento. Quest'ultimo elemento può sembrare<br />

secondario, ma ebbe un importante impatto nel definire<br />

nuove figure, nate proprio dalla possibilità di una<br />

maggiore libertà di movimento. Nacquero così boleos,<br />

ganci, salidas e forme alternative di iniziare a ballare,<br />

che presero il nome di "Estilos de los 40". Così come si<br />

ebbe una differenziazione tra gli stili orchestrali,<br />

altrettanto si osservò tra i diversi quartieri della capitale<br />

argentina, al punto che ogni "barrio" arrivò a definire un<br />

proprio stile con ballerini di riferimento per ciascuno di<br />

essi.<br />

Tra i più noti ballerini degli anni '40, anche per la sua<br />

filosofia di vita, è importante citare Carlos Estévez<br />

"Petroleo" il quale raccontò che "cuando me jubilé del<br />

banco vendí mi casa y con esa plata seguí jugando.<br />

¿Para qué la quería? Tangos, carreras y alguna mujer.<br />

No hay que agarrar la vida en serio. Yo viví como quise.<br />

Se puede vivir en serio con trabajo y honestidad, pero<br />

no es tan divertido. Uno tiene que vivir sus sueños, ahí<br />

está la verdad."<br />

Petroleo fu uno dei prinicpali interpreti dello stile<br />

dell'orchestra Di Sarli, mentre "El Flaco Tin" fu il<br />

riferimento per i ballerini che amavano Anibal Troilo.<br />

Altri famosi ballerini che plasmarono lo stile del Tango<br />

tra gli anni '40 e '50 furono Antonio "El Cuarteador",<br />

Carlos Almada, "El negro" Alfredo, "El pibe" Gascón e<br />

José Giambuzzi "Tarila" tra gli altri.<br />

Con l'avvento degli anni '50, comparve sulla scena del<br />

tango danza il creatore del Tango Escenario, Juan<br />

Carlos Copes, il quale portò con Maria Nieves il Tango<br />

a Broadway nel 1985, facendolo rinascere in tutto il<br />

mondo. Al tango di Copes si affiancarono in quegli<br />

stessi anni Gloria e Eduardo Arquimbau, i Rivarola, i<br />

Dinzel, tutti principalmente ballerini di tango escenario,<br />

ed i "milongueri" José Vazquez “Lampazo”, Jorge<br />

Orcaizaguirre “Virulazo”, Antonio Todaro e Domingo<br />

Monteleone “Pepito Avellaneda”, quest'ultimo, grande<br />

ballerino di milonga.<br />

Nel loro complesso, questi interpreti del tango diedero<br />

un significativo impulso nel plasmare i diversi stili con in<br />

quali ancora oggi si ballano le principali orchestre di<br />

tango in giro per le milonghe di tutto il mondo. La loro<br />

eredità viene ancora oggi trasferita attraverso nuove<br />

generazioni di maestri che continuano ad arricchire<br />

questo patrimonio culturale del tango danza attraverso<br />

le scuole e le accademie da loro gestite.


LE IMPURE<br />

TuttoBallo<br />

Roberta Sgambati<br />

Le Impure<br />

Kim Liggett<br />

Prezzo: € 19,90 | Ebook: € 9,99 |<br />

Pagine: 312 | Genere: Distopico Dark Fantasy YA|<br />

Editore: Mondadori<br />

TRAMA<br />

Nessuno parla mai dell'anno di grazia. È proibito. Nella<br />

Garner County, tutte le ragazze, al compimento del loro<br />

sedicesimo anno, vengono bandite dalla comunità e<br />

obbligate a vivere nella foresta per un anno, affinché<br />

sfoghino la loro magia nella natura selvaggia per poi<br />

tornare nella civiltà, sempre che sopravvivano,<br />

purificate e pronte per il matrimonio. Nella società<br />

patriarcale in cui sono cresciute, infatti, si è convinti che<br />

a quell'età le ragazze abbiano il potere di persuadere gli<br />

uomini ad abbandonare i loro letti coniugali, di far<br />

perdere la testa ai coetanei e di far impazzire di gelosia<br />

le mogli. Si crede che la loro stessa pelle emani un forte<br />

afrodisiaco, l'essenza potente della gioventù, delle<br />

ragazze sul punto di diventare donne. Tierney James,<br />

però, non si sente potente. Né si sente magica. Ma,<br />

questo sì, sente che dietro l'esperienza che la attende si<br />

cela qualcosa di più spaventoso dei pericoli nascosti<br />

nella foresta o dei bracconieri pronti a rapire lei e le<br />

altre ragazze per ucciderle, farle a pezzi e venderle al<br />

mercato nero. La minaccia più grande e terribile<br />

potrebbe arrivare proprio dalle sue compagne di<br />

sventura, ma Tierney non è disposta a subire<br />

passivamente la sorte che le è stata assegnata... Con<br />

prosa tagliente e crudo realismo, "Le impure" racconta i<br />

complessi legami che uniscono tra loro le ragazze – e le<br />

donne che saranno – e la necessità di opporsi con forza<br />

a una società troppo spesso ancora misogina e<br />

patriarcale che impedisce loro di esprimere in totale<br />

libertà i propri talenti.<br />

Rubrica a cura del blog<br />

"Il COLORE DEI LIBRI"<br />

<br />

http://ilcoloredeilibri.blogspot.com/<br />

In questo periodo faccio davvero fatica a trovare libri che riescano ad<br />

appassionarmi al punto da tenermi incollata alle pagine fino a notte fonda, spesso<br />

mi trascino le letture per giorni e tendo a distrarmi, perdendo il filo... Per fortuna<br />

però esistono anche libri come Le impure, che fin dalle prime pagine riescono a<br />

coinvolgere il lettore spingendolo ad arrivare alla fine senza mai distrarsi!<br />

Kim Ligget ci porta in un mondo non ben definito, dove le donne vengono trattate<br />

come oggetti, utili solo a far figli e a soddisfare le esigenze degli uomini, costrette a<br />

vivere una vita priva di libertà, usate e gettate via quando i loro mariti si stufano e<br />

che finiscono per liberarsene accusandole di stregoneria e facendole così finire<br />

sulla forca...<br />

Pagina dopo pagina ho sentito la rabbia crescere, mi venivano i brividi nel leggere<br />

le ingiustizie a cui le donne venivano sottoposte, ma la cosa peggiore è che spesso<br />

son le stesse donne a far del male e schiacciare le altre donne... Kim Liggett coi<br />

mostra come spesso le parole sia l'arma pericolosa, come sia facile abbindolare<br />

menti fragili e fargli credere ciò che si vuole, manipolandole a piacimento...<br />

le impure ci racconta di come a Garner County le ragazze appena compiono 16<br />

anni son destinate a ricevere un velo come promessa di matrimonio e ad andare<br />

per un intero anno a vivere nella foresta, dove in teoria devono sfogare la propria<br />

magia, rischiando però la loro stessa vita e se da una parte solo alcune di loro<br />

riceveranno il velo tutte senza distinzione dovranno affrontare il cosiddetto Anno di<br />

Grazia...<br />

La protagonista è Tierney James, una ragazza ribelle, cresciuta come un<br />

maschiaccio e abituata ad usare il cervello, ad analizzare ogni cosa, lei non sente<br />

quel potere tanto decantato, lei non vuole nemmeno piegarsi al velo, lei vuole<br />

sapere cosa accade alle ragazze che vengono mandate nella foresta per un anno...<br />

E lo scoprirà sulla sua pelle, sarà testimone di cose che lasceranno in lei un segno<br />

profondo, quello che vivrà la porterà a cambiare... In che modo avverrà il<br />

cambiamento e cosa dovranno affrontare lei e le altre ragazze lascio scoprirlo a voi,<br />

perché vi assicuro che Le impure è uno di quei libri che prende vita pagina dopo<br />

pagina, la storia di Tierney diventerà parte di voi e proverete le sue stesse<br />

emozioni, le paure e i dubbi!<br />

Le Impure è stata una lettura davvero incredibile, mi ha scossa profondamente e mi<br />

ha fatto provare emozioni contrastanti, ci son stati momenti con scene un po' troppo<br />

violente, ma che sono in linea con la storia...<br />

Come ho detto all'inizio tutta la parte dell'ambientazione non è ben definita, Kim<br />

Liggett si è concentrata maggiormente sulla caratterizzazione dei personaggi e sullo<br />

sviluppo della storia, rendendo il tutto più realistico, ha usato temi attuali ed ha<br />

creato una storia che riesce a trascinare il lettore, la cui attenzione viene tenuta<br />

sempre a livelli molto alti grazie ai colpi di scena e al mistero che ruota intorno<br />

all'anno di grazia.<br />

Le impure è un libro che mi ha sorpreso, che mi ha saputo tenere incollata alle<br />

pagine dall'inizio alla fine e che mi ha ricordato che alla fine ci sono ancora posti in<br />

cui la donna viene demonizzata e che Garner County in fondo non è poi tanto<br />

distante da noi... Non posso che consigliarvi caldamente questa lettura, sono certa<br />

che anche voi come me ne resterete piacevolmente colpiti!


IL FULMINE DANZANTE - Quasi un romanzo<br />

JOSEPH FONTANO<br />

TuttoBallo<br />

L'autobiografia di un uomo nato in Usa nel dopoguerra. Fontano<br />

racconta le sue avventure familiari e artistiche intrecciate al mondo<br />

che cambia e di una società che gli va stretta. Un ragazzo alla ricerca<br />

delle sue radici italo-americane; un uomo alla conquista del mondo,<br />

che da New York si trasferisce in Italia nel '71: qui costruisce una<br />

nuova strada, quella della danza contemporanea. Il tutto raccontato<br />

attraverso gli incontri, il lavoro e gli amori di chi non aveva mai<br />

immaginato di entrare nei libri di storia come uno dei pionieri di un<br />

nuovo modo di vedere l'arte coreutica, un teatro di danza che l'Italia<br />

non aveva mai visto prima.<br />

GJoseph Fontano (New York, 7 settembre 1950)<br />

è un danzatore e coreografo statunitense di origine<br />

italiana. Dal 1989 è docente di ruolo presso<br />

l’Accademia nazionale di danza di Roma dove<br />

insegna danza contemporanea composizione<br />

coreografica, concetti Laban, performance e<br />

progettualità. È presidente del World Alliance<br />

Dance Europe ed è stato dal 2009 al 2013,<br />

Presidente dell’International Dance Committee –<br />

International Theatre Institute dell'UNESCO. È<br />

unanimemente considerato il padre spirituale della<br />

danza contemporanea in Italia.


Le collane musicali per la cura del copro, dell’anima e della mente. Prodotte<br />

dall’associazione Stefano Francia EnjoyArt, Pomodoro Studio Edizioni<br />

Musicale - Always Record e composte dalla compositrice americana Judie<br />

Collins e dal maestro Ciro Vinci. Ultima produzione "Dillo Alla Danza 2002"<br />

Dopo il successo di "Dillo Alla Danza vol 2" pubblicato in occasione della Giornata<br />

Mondiale della Danza, l'associazione Stefano Francia EnjoyArt, lancia una nuova<br />

produzione discografica dedicata ai ritmi di tutti gli stili di danza. Prossimamente su tutti i<br />

digital store arriva il terzo volume di "Dillo alla Danza <strong>2022</strong>".<br />

La collana discografica, disponibile su ogni digital store (Spotify, Deezer, Amazon Music,<br />

Apple Music… ) sarà composta da vari volumi, ognuno dei quali studierà il ritmo di una<br />

singola danza. I primi 3 volumi sono dedicati al ritmo del Cha Cha Cha e Rumba e un<br />

volume dedicato al relax e meditazione. E a breve uscirà anche il terzo volume della<br />

compilation "Dillo Alla Danza <strong>2022</strong>".<br />

"Rhythm" è studiata per agevolare l'insegnamento musicale e coreutico di ogni singolo<br />

ballo. In ogni volume amatori e professionisti possono sviluppare la loro tecnica<br />

seguendo il ritmo della danza selezionata…<br />

"Relaxing" invece, è una collana che raccoglie brani composti per accompagnare il<br />

danzatore nell’ attività di rilassamento quotidiano e meditazione composte a 432 Hz.<br />

L’accordo a 432 Hertz (Hz) risuona con le frequenze fondamentali del vivente: battito<br />

cardiaco, replicazione del DNA, sincronizzazione cerebrale, e con la Risonanza di<br />

Schumann e la geometria della creazione.<br />

“Musicoterapia” La musicoterapia è una disciplina basata sull'uso della musica come<br />

strumento educativo, riabilitativo o terapeutico. Basandosi su questa definizione il<br />

Pianista, musicoterapista, compositore, vocal coach, Ciro Vinci, presenta il suo primo<br />

album sul benessere dell’essere umano intitolandolo “Musicoterapia”, un lavoro composto<br />

da 8 track con lo scopo di educare, riabilitare e accrescere la cultura del benessere.<br />

Diversi studi hanno dimostrato che la musica influenza il cervello ed il corpo, l’ascolto<br />

delle note musicali sono utili per alleviare lo stress, ridurre la depressione e contrastare<br />

stati mentali negativi. Molte ricerche sull’argomento hanno evidenziato che alcuni dei<br />

principali modi in cui la musica può aiutarci a sentirci meglio, è ridurre l’ansia,<br />

migliorando l’accettazione di sé e facilitando la comunicazione e le relazioni con gli altri,<br />

ascoltare musica è altamente legato all’aumento di stati di felicità. La musica a questa<br />

frequenza è stata utilizzata per migliaia di anni come musico terapia anche se è decollata<br />

nei primi anni 2000.<br />

Le pubblicazioni discografiche prodotte dalla Stefano Francia EnjoyArt sono state<br />

composte scegliendo melodie musicali, concentrate sui ritmi accompagnati da sole<br />

armonie per sviluppare maggiore concentrazione e apprendere meglio il ritmo di un ballo.<br />

Avere una conoscenza di base della musica, e in particolare del ritmo, aiuta nei<br />

movimenti e armonia del corpo. Una base ritmica è il giusto supporto per memorizzare la<br />

coreografia, per migliorare la coordinazione con il partner o i partner e, soprattutto, a<br />

muoverci a tempo. Ogni singolo album è utile ai principianti, agli amatori ai professionisti,<br />

ai semplici appassionati di musica, e ai coach. L’utilizzo della musica nell’apprendimento<br />

sviluppa maggiori endorfine rendendolo più facile. Il progetto è stato realizzato da<br />

Fabrizio Silvestri e Bernardo Lafonte. La produzione è affidata al Pomodoro Studio<br />

Edizioni Musicale e la distribuzione, negli store digitali, alla Always Record. La<br />

composizione delle basi musicali ritmiche di latini, standard, liscio e ballo da sala e<br />

caraibici è affidata all’artista Americana Julie Collins, mentre la musico terapia al maestro<br />

Ciro Vinci, Pianista, musicoterapista, compositore, vocal coach. La sua musica innovativa<br />

ed elegante dotata d’intensa espressività è frutto di una ricerca profonda ed elaborata di<br />

contaminazioni sonore che si aprono al new age, al jazz, alla musica mediterranea e la<br />

rendono pienamente compatibile come colonna sonora d’ immagini surreali. Dal 2019<br />

compone musiche per programmi televisivi in onda su “La 7” e per spot pubblicitari per<br />

reti nazionali e Web. Gli album sono disponibili su tutti i digital store.


“Io e la mia famiglia di barbari”<br />

Il nuovo libro di Pacifico.<br />

In libreria e negli store digitali “Io e la mia famiglia di barbari” (La nave<br />

di Teseo), il secondo romanzo di PACIFICO (al secolo Luigi “Gino” De<br />

Crescenzo): un racconto autobiografico, un affresco della storia d’Italia<br />

e dei suoi emigrati oltre che una testimonianza di affetto e gratitudine<br />

verso la propria scalcagnata e impareggiabile famiglia.<br />

A poche centinaia di chilometri li aspettava un lavoro, una casa,<br />

un bambino infilato in una tutina di spugna da cullare tra le braccia.<br />

Fuori una periferia buia, senza mare, senza porto, senza palazzi<br />

nobiliari fatiscenti.<br />

E che comunque sembrava la salvezza.<br />

«Io e la mia famiglia di barbari conferma che Pacifico è uno scrittore,<br />

un romanziere, capace di uscire dalla forma canzone per distendersi<br />

su una misura più ampia. Ma questo libro autobiografico, divertente e<br />

commovente, mostra anche quanta vita sta all’origine, magari<br />

involontaria, dei suoi bellissimi testi per la musica» commenta<br />

Elisabetta Sgarbi, fondatrice e Direttrice Generale ed Editoriale de La<br />

nave di Teseo. Sin dalla copertina, scatto realizzato intorno agli anni<br />

‘50 dal grande interprete della fotografia contemporanea Nino Migliori<br />

(classe 1926), ci si immerge immediatamente nell’atmosfera intima e<br />

delicata del romanzo, che cattura momenti di una quotidianità fragile e<br />

solida, allo stesso tempo.<br />

PACIFICO in Io e la mia famiglia di barbari racconta l’epopea della<br />

sua famiglia allargata, i “Campanici”, e dei genitori, Pia e Guido,<br />

emigrati a Milano in cerca di lavoro. I riti delle vacanze e del<br />

controesodo annuale - con i loro ingorghi e interminabili viaggi in treno<br />

- i matrimoni e i funerali, i dissidi e le riconciliazioni, il passaggio<br />

generazionale, fino alla perdita del padre, all’abbandono della casa in<br />

cui hanno vissuto per quarant’anni, al proprio trasferimento a Parigi e<br />

alle telefonate alla madre che vive da sola. L’autore costruisce così a<br />

piccoli passi, con attenzione alla quotidianità e soffermandosi su<br />

particolari momenti, situazioni o gesti, qualcosa che pian piano<br />

assume quasi il respiro dell’epos, la saga dell’emigrazione, tra<br />

umorismo, commozione e amore per la sua stramba famiglia.<br />

Musicista, scrittore, autore e cantautore tra i più<br />

stimati del panorama italiano, PACIFICO<br />

(all’anagrafe Luigi “Gino” De Crescenzo) ha<br />

all’attivo sei dischi e un EP a suo nome (“Pacifico”,<br />

“Musica Leggera”, “Dal giardino tropicale”, “Dentro<br />

ogni casa”, “Una voce non basta” e “Bastasse il<br />

cielo”). Negli anni ha partecipato due volte al<br />

Festival di Sanremo e si è aggiudicato prestigiosi<br />

riconoscimenti, tra cui il Premio Tenco per la<br />

Migliore Opera Prima, la Targa Tenco 2015 come<br />

Migliore canzone dell’anno con il brano “Le storie<br />

che non conosci”, scritto e interpretato con<br />

Samuele Bersani, e il Premio della Miglior Musica<br />

al Festival di Sanremo. Il suo primo romanzo,<br />

Come autore musicale, oltre al decennale<br />

sodalizio con Gianna Nannini, nel corso della sua<br />

carriera ha scritto per Andrea Bocelli, Gianni<br />

Morandi, Adriano Celentano, Malika Ayane, Eros<br />

Ramazzotti, Zucchero, Giorgia, Antonello Venditti,<br />

Extraliscio, Claudio Capeo e molti altri.


Dopo il successo de "Il Condominio" Enrica Bonaccorti torna in libreria<br />

Condominio, addio!<br />

«La realtà era che un meteorite era caduto sul mio deserto, e io non sapevo se scappare il più lontano possibile o fare cuccia<br />

nel suo cratere».<br />

«La realtà era che un meteorite era caduto sul mio deserto, e io<br />

non sapevo se scappare il più lontano possibile o fare cuccia nel<br />

suo cratere».<br />

Enrica Bonaccorti firma un nuovo romanzo ironico,<br />

imprevedibile, al tempo stesso leggero e drammatico, una<br />

lettura sorprendente in cui ritroviamo nuovamente Cico,<br />

l’originale protagonista del precedente romanzo di Enrica, Il<br />

condominio (2019, Baldini+Castoldi). In Condominio, addio!, un<br />

romanzo delizioso e imprevedibile, tra attacchi di<br />

“fantasticheria”, incontri dettati dal destino e scoperte disarmanti,<br />

l’imperturbabile Cico, misantropo dal cuore d’oro, sembra ora<br />

disposto a cambiare non solo l’indirizzo di casa.<br />

Questo il commento di Enrica Bonaccorti: «Io mi sono divertita<br />

tanto a scriverlo questo libro, spero anche voi a leggermi! Se<br />

conoscete già Cico sapete che con tutto il suo cinismo, è un<br />

portatore sano di allegria. E quanto ce n’è bisogno, in questi e in<br />

tutti i tempi! Buona lettura e buon divertimento, vi assicuro che<br />

siete in buona compagnia!»<br />

Questo il commento di Elisabetta Sgarbi, fondatrice e Direttrice<br />

Generale ed Editoriale de La nave di Teseo e Presidente e<br />

Direttrice Generale di Baldini+Castoldi: «Enrica Bonaccorti sta<br />

costruendo un piccolo grande mondo, popolato di personaggi<br />

che, romanzo dopo romanzo, stanno uscendo dalle pagine per<br />

entrare nell’immaginario dei suoi lettori. E sono felice di<br />

accompagnarla in questo viaggio nell’invenzione narrativa».<br />

Enrica Bonaccorti (Savona, 18 novembre 1949), gran signora<br />

della tv italiana e conduttrice radiofonica di enorme successo, ha<br />

sempre frequentato la scrittura: paroliera di canzoni<br />

indimenticabili – “La lontananza”, “Amara terra mia” –,<br />

giornalista su varie testate come «Sette», «Corriere della Sera»,<br />

ha curato la rubrica d’opinione «Il Francobollo» finché non è<br />

approdata alla narrativa con La pecora rossa e L’uomo<br />

immobile, inserito dal Ministero della Salute fra i testi che hanno<br />

«più correttamente divulgato una sindrome clinica». Nel 2019 ha<br />

pubblicato per Baldini+Castoldi Il condominio, primo capitolo<br />

delle avventure di Cico. Le sono stati assegnati la Maschera<br />

d’argento per la radio, tre Telegatti per la televisione e, per la<br />

sua attività giornalistica, il Flaiano, il Penne pulite e il Guidarello.


TuttoBallo


TuttoBallo<br />

L’isola di Procida è stata una location ambita per molti film, tra i quali Il Postino<br />

con Philippe Noiret e Massimo Troisi e Il talento di Mr. Ripley con Matt Damon.<br />

La letteratura e il cinema sono stati sempre molto presenti sull’isola. Infatti nel<br />

mese di settembre, il Comune di Procida organizza una settimana dedicata alla<br />

cultura durante la quale viene assegnato il premio letterario dedicato alla<br />

scrittrice Elsa Morante.<br />

Quando si arriva all’isola di Procida lo sguardo viene subito catturato dalle case<br />

tutte colorate di Marina Grande. L’isola è abitata da pescatori, ha tante<br />

insenature e spiagge accessibili con un mare azzurro e colline.<br />

Il Castello D’Avalos fornisce invece l’ambientazione per il carcere del film<br />

drammatico Detenuto in attesa di giudizio, con Alberto Sordi. Tra le cose più<br />

belle da fare e vedere a Procida c’è il<br />

Palazzo Montefusco, Marina Grande, edificato nel XII secolo. Sul piazzale del<br />

porto c’è la fermata degli autobus, stazionamento di taxi e microtaxi, bar, locali<br />

e ristoranti, mentre sulla sinistra si apre Via Roma, il cuore commerciale e<br />

turistico di Procida con tanti negozietti per lo shopping.<br />

Qui è possibile visitare la Chiesa della Pietà, con il suo campanile Barocco, e il<br />

crocifisso ligneo del 1845, in Piazza Sancio Cattolico.<br />

Il centro fortificato di Terra Murata è un luogo di estrema bellezza edificato sul<br />

punto più alto dell’isola. Si trova a picco sul mare ed è raggiungibile solo<br />

attraverso una ripida salita dalla quale è possibile ammirare un panorama<br />

mozzafiato su tutto il golfo di Napoli.<br />

Un’altra splendida attrattiva è sicuramente l’Abbazia di San Michele (XVI sec.)<br />

dove sono conservate numerose opere d’arte tra cui un dipinto raffigurante San<br />

Michele che sconfigge Satana. Da non perdere il tour dei sotterranei in cui vi è<br />

un antico luogo di sepoltura.<br />

Il Casale Vascello è un antico borgo fortificato ubicato ai piedi di Terra Murata.<br />

E’ un complesso del 600’ molto ben conservato dotato di due ingressi – uno in<br />

via Principe Margherita e l’altro in Via Salita Castello – caratteristica da cui<br />

deriverebbe il suo nome originario “vascello sfondato”.<br />

Marina Corricella, il borgo marinaro più antico di Procida, è la tappa fissa.<br />

L’odore di mare, le stradine caratteristiche, la singolare architettura e l’assenza<br />

totale di autoveicoli rendono la Corricella un mondo a parte. Tappa obbligata<br />

per gli amanti del turismo gastronomico e cinematografico è il Bar Graziella, set<br />

di numerose produzioni cinematografiche.<br />

Il borgo pedonale La Corricella di Procida rappresenta l’anima antica dell’isola.<br />

Spiagge e insenature a Procida sono vere cartoline. Spiaggia della<br />

Lingua.Ubicata all’estremità sinistra del porto di Marina Grande e a differenza<br />

delle altre spiagge è raggiungibile da una scalinata che scende lungo il costone<br />

di roccia partendo dalla fine di via Bartolomeo Pagano. La spiaggia della<br />

Chiaiolella, litorale più lungo e frequentato dell’isola di Procida. Spiaggia di<br />

Ciraccio. E’ questo il tratto sabbioso più lungo di tutta l’isola di Procida e per<br />

questo il più ricco di stabilimenti, nonostante sia molta la superficie di spiaggia<br />

libera. La spiaggia di Ciraccio è più appartata rispetto alla Chiaiolella. Da<br />

visitare la Spiaggia del Postino, dove fu girata una delle scene più intese del<br />

celebre film del 1994, quella in cui Mario (Massimo Troisi) e la bella Beatrice<br />

(Mariagrazia Cucinotta) si incontrano e si innamorano per la prima volta.<br />

La Spiaggia della Chiaia è la più centrale delle spiagge di Procida, ma allo<br />

stesso tempo anche la più “isolata”. Procida visitata in barca, offre una<br />

prospettiva unica, si possono ammirare luoghi come il centro medievale di Terra<br />

Murata, il borgo marinaro di Marina Corricella, la baia della Chiaiolella e il Faro.<br />

A Procida è d’obbligo mangiare il piatto tipico “spaghetti con i ricci di mare”. Ma<br />

si possono mangiare anche alici, branzini, orate, palamiti e frutti di mare. Il<br />

territorio vulcanico dell’interno, invece, è uno scrigno di verdure, primizie e<br />

agrumi. Tra i piatti di terra troviamo il “tortano” con i carciofi, in cui i carciofi di<br />

Procida sono racchiusi insieme a provola e salsiccia in un delizioso scrigno di<br />

pasta di pane, e il coniglio alla procidana, che si serve insaporito da pomodoro<br />

ed erbe aromatiche dopo essere stato stufato a lungo in tegami di terracotta. Il<br />

dolce tipico dell’isola sono le Lingue di Suocera, deliziosi strati di pasta sfoglia<br />

farciti con crema ai limoni di Procida.


LA VIA DEI BRIGANTI<br />

TuttoBallo<br />

500 CHILOMETRI SULLE ORME DEL GENERALE BORJES PER<br />

RIPERCORRERE UN PEZZO DI STORIA D’ITALIA<br />

<strong>28</strong> GIORNI SULLA VIA DEL BRIGANTAGGIO ATTRAVERSO 5 REGIONI<br />

Il “Grande Cammino dei Briganti”, un percorso che collega a piedi le principali tappe storiche<br />

del brigantaggio meridionale attraverso cinque regioni italiane: Abruzzo, Lazio, Molise,<br />

Campania e Basilicata da compiere in <strong>28</strong> giorni di cammino per un totale di 500 chilometri. Se<br />

poi qualcuno vuole percorrerlo di seguito al classico Cammino dei briganti, le tappe diventano<br />

35 e i chilometri 600. L’inaugurazione si è tenuta a Tagliacozzo. Il nuovo percorso nasce da<br />

un’idea di Luca Gianotti, coordinatore della Compagnia dei Cammini che aveva già progettato<br />

il primo Cammino dei Briganti e ha portato avanti con l’aiuto dei volontari e alcuni Comuni dei<br />

territori attraversati un nuovo itinerario più lungo e completo che parte da Sante Marie (Aq) e<br />

Tagliacozzo (Aq) fino ad arrivare a Potenza. Per chi ha già amato il Cammino dei Briganti,<br />

oggi c’è la possibilità di comprendere ancora più a fondo le origini del brigantaggio con un<br />

percorso che riporta ad un tuffo nella storia, nelle tradizioni, nella natura e nella cultura<br />

meridionali. L’itinerario segue, infatti, l’asse percorsa dal generale Borjes, celebre brigante,<br />

nella sua fuga dal Vulture nel tentativo di mettersi in salvo nello Stato Pontificio. Una delle<br />

storie emblematiche dei tempi dell’Unificazione d’Italia, quando i briganti viaggiavano a piedi<br />

clandestinamente in opposizione al potere sabaudo. Una storia ai margini, oggi in fase di<br />

riscoperta e revisione che svela un volto nuovo di quelle vicende storiche: i briganti erano<br />

persone che si opponevano all’invasore, che resistevano, e quindi si davano alla macchia e<br />

alla guerriglia. I Sabaudi, nuovi padroni arrivati dal Nord, avevano decuplicato le tasse e<br />

imposto la leva obbligatoria a chi non poteva sottrarsi all’obbligo di custodire la terra. É quindi<br />

una storia di povertà e oppressione. “I territori attraversati furono vissuti da tante bande di<br />

briganti. Un censimento ci dice che nel 1861 agivano 39 bande in Abruzzo, 42 al confine con<br />

lo Stato Pontificio, 15 nel Molise, 47 nell’entroterra irpino e lucano. I briganti furono migliaia,<br />

come migliaia purtroppo furono i morti di questa guerra civile, così dimenticata dalla storia.<br />

Durante il percorso, ogni giorno si raggiungono luoghi importanti per la storia del brigantaggio<br />

ed è per questo che ogni tappa porta il nome di un brigante diverso per conoscerli e capire chi<br />

erano – spiega Luca Gianotti, coordinatore della Compagnia dei Cammini.”<br />

Il Grande Cammino dei Briganti si può percorrere in <strong>28</strong> giorni di cammino oppure in 35, se si<br />

aggiunge il tradizionale Cammino dei Briganti. E’ un itinerario molto più lungo, quindi di<br />

maggiore difficoltà per il camminatore che può ritirare il suo “salvacondotto” all’inizio per<br />

mettere un timbro ad ogni tappa. Si può partire sia da Sante Marie che da Tagliacozzo (Aq),<br />

due luoghi emblematici per la fuga del generale Borjes che, dopo aver rotto con Carmine<br />

Crocco, dal Vulture arrivò vicino a Sante Marie, dove fu catturato insieme ai suoi uomini,<br />

portato a Tagliacozzo e fucilato. Sante Marie è storicamente il luogo di partenza e arrivo del<br />

Cammino dei Briganti, mentre Tagliacozzo è più raggiungibile con i mezzi, con il treno da<br />

Roma, ed è una città d’arte che merita una visita. Il cammino, inoltre, si può percorrere in<br />

entrambi i sensi, da Nord a Sud o viceversa, anche se in questa fase iniziale, sarà segnato<br />

meglio dirigendosi partendo da Nord.<br />

Questo cammino fa parte della Rete di cammini della Compagnia dei Cammini in cui ci sono<br />

anche: Cammino dei Briganti, Via Cretese, Sentiero Spallanzani, Sentiero dell’Inglese, Via del<br />

Tratturo.<br />

Il Grande Cammino dei Briganti è stato realizzato con l’aiuto dei comuni di Sante Marie,<br />

Tagliacozzo, Castellafiume, Capistrello, Civita d’Antino, San Vincenzo Valle Roveto,<br />

Balsorano, Pescosolido, Alvito.<br />

Per conoscere tutti i viaggi della COMPAGNIA DEI CAMMINI: www.cammini.eu


RIGHETTO, ESCHER E LA<br />

REPUBBLICA ROMANA DEL 1849<br />

Camminare seguendo un pensiero. Il<br />

tragitto che ne deriva è carsico,<br />

umorale, fatto di svolte, associazioni,<br />

rimandi.<br />

Salendo tra gli scogli e la vegetazione<br />

della Rampa di Righetto, s'arriva alle<br />

mura gianicolensi, nei pressi di Villa<br />

Sciarra. Righetto era un ragazzo<br />

trasteverino di 12 anni, garzone di<br />

fornaio alla Renella (c'è, ancora oggi,<br />

un forno, in via della Renella, spande<br />

un profumo buono).<br />

Nell'estate del 1849 la difesa della<br />

Repubblica è allo stremo. Papa Pio IX<br />

s'era rifugiato a Gaeta già dal 24<br />

novembre 1848, ospite di Ferdinando II<br />

di Borbone, invocando l'aiuto straniero.<br />

Il 25 aprile 1849 sbarca a Civitavecchia<br />

il corpo di spedizione francese,<br />

comandato da Oudinot che s'aspettava<br />

un ingresso non contrastato a Roma.<br />

E, invece, si trova di fronte a una<br />

difesa assolutamente gloriosa: per tutto<br />

il mese di giugno i Francesi<br />

attaccarono i bastioni, dove un esercito<br />

improvvisato di volontari tenne testa ai<br />

soldati del più famoso esercito<br />

d'Europa. Al Vascello, a villa Corsini, a<br />

villa Spada, a villa Pamphili, tutti luoghi<br />

magnifici di delizie principesche e<br />

cardinalizie, i difensori della<br />

Repubblica, asserragliati, non<br />

cedevano. E tutti contribuivano alla<br />

causa, anche recuperando le granate<br />

inesplose da riusare contro il nemico.<br />

Donne e bambini si dedicavano a<br />

questo lavoro rischioso: spegnevano le<br />

micce con una pezza bagnata. Quel<br />

giorno, Righetto non c'è riuscito - la<br />

miccia era troppo corta e interna.<br />

Al Gianicolo, a Monteverde Vecchio, i<br />

nomi delle vie, delle rampe, di scale e<br />

scalee sono, in gran parte, tutte<br />

intitolate a chi ha combattuto per la<br />

Repubblica Romana.<br />

A Porta San Pancrazio ha sede il museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina, con una sezione dedicata<br />

alla storia e alle vicende della Divisione Italiana Partigiana Garibaldi. È stato riaperto al pubblico nel 2011, in occasione<br />

dei 150 anni dell'Unità d'italia. È un luogo - lontano dai circuiti dei grandi flussi di turisti - in cui ti ritrovi immerso in quel<br />

grande sogno indipendentista: video, touch screen, plastici e mappe multimediali spiegano in modo emozionante e<br />

coinvolgente battaglie e luoghi degli scontri, con grande dovizia di dettagli e curiosità.<br />

Esiste una Roma Ribelle e Resistente.<br />

Rita Martinelli<br />

Ridiscendo lungo le mura gianicolensi e mi dirigo verso via Poerio. Al civico 122 c'è la casa dove ha abitato, per anni,<br />

Maurits Cornelis Escher. La torretta era il suo studio. Amava profondamente il sud, il Mediterraneo, il mare e anche Roma.<br />

Spirito libero, avverte un clima politico sempre più teso e cupo e, quando si vede arrivare a casa il figlio Giorgio vestito da<br />

balilla, decide di lasciare l'italia. È il 1935 - curioso, lo stesso anno della litografia - Mano con Sfera Riflettente - in cui lui è<br />

seduto lì, nel suo studio.


TuttoBallo<br />

«Ouro Preto é a sua cidade, amor, inspiração.»<br />

Alberto da Veiga Guignard<br />

Uno dei viaggi più affascinanti in cui mi sono ritrovato a<br />

sperimentare il mio essere trapper è sicuramente quello in<br />

Brasile tra natura selvaggia, arte, musica, ottima cucina in<br />

compagnia di gente divertente e molto sociale. Il vasto<br />

territorio brasiliano ti permette di scoprire micro e macro<br />

mondi, uno diverso dall’altro con influenze autoctone e<br />

internazionali.<br />

Una delle città che mi ha più colpito in modo particolare è<br />

Ouro Preto, un vero e proprio gioiello barocco di epoca<br />

coloniale portoghese. Fondata nel XVIII secolo, Ouro Preto<br />

è una delle città più storiche e caratteristiche del Brasile, è<br />

localizzata in una regione piuttosto montuosa a un’ora e<br />

mezza circa dalla capitale Belo Horizonte, nello stato<br />

Minas Gerais. Pensate che il punto più alto della città è<br />

situato a 1722 metri sul livello del mare.<br />

Ouro Preto, tradotto in italiano come “oro nero", è famosa<br />

per essere la città dei cercatori d’oro, denominata così per<br />

via del suo prezioso minerale di colore scuro. E’ stata una<br />

delle città dove il Portogallo ha estratto la maggior parte<br />

del suo oro durante la colonizzazione.<br />

Circa tremila tonnellate d'oro sono state ottenute dalla<br />

regione e trasportate lungo un percorso chiamato "Estrada<br />

Real", cioè la "strada reale", fino ai porti di Rio de Janeiro.<br />

Alcuni chilometri prima di arrivare all’entrata della città si<br />

percepisce già l’aria fresca caratteristica delle montagne,<br />

ma l’unicità è proprio il paesaggio tipico e particolare,<br />

diverso dalle altre zone del Brasile.<br />

Ouro Preto è una città che esalta l’arte e la cultura, la<br />

storia, la buona cucina e la gente semplice ed ospitale. Dal<br />

1980 è patrimonio culturale dell’UNESCO.<br />

Il modo migliore per visitare la città è munirsi di scarpe<br />

comode e camminare per le stradine ripide lastricate con<br />

pietre originali dell’epoca. Avventurarsi tra le case bianche<br />

con porte e finestre variopinte, con i balconi e terrazzi<br />

scolpiti con cura dai maestri muratori in tipico stile<br />

coloniale portoghese, vi trasporterà a spasso nel tempo e<br />

nella storia. Fotografare le numerose fontane in pietra che<br />

costellano la città, è un must.<br />

Il posto migliore per iniziare una passeggiata è da Praça<br />

Tiradentes, la piazza principale della città, dove si trova il<br />

Museu da Inconfidência (un museo dedicato al movimento<br />

separatista che culminò con l'assassinio di uno dei suoi<br />

leader, Tiradentes) e il Museu de Ciência e Técnica da<br />

Escola de Minas, dove un tempo era ubicata la vecchia<br />

facoltà di ingegneria mineraria.


TuttoBallo<br />

"Ouro Preto è la tua città, amore, ispirazione."<br />

Alberto da Veiga Guignard<br />

Poiché la storia di Ouro Preto è profondamente segnata<br />

dall'esplorazione dell'oro, visitare questo museo è<br />

un'ottima occasione per conoscere le risorse minerarie e<br />

la loro importanza per l'economia e la cultura locale.<br />

Da Praça Tiradentes è possibile raggiungere a piedi<br />

qualsiasi punto del centro storico. Non mancate di visitare<br />

le molte chiese dislocate su tutto il territorio cittadino,<br />

dove la maggior parte sono decorate con oro puro. Tra le<br />

strutture religiose da non lasciarsi scappare ci sono Igreja<br />

de Nossa Senhora do Carmo e Igreja de Nossa Senhora<br />

do Rosário dos Pretos. La Basilica de Nossa Senhora do<br />

Pilar, è considerata la seconda chiesa più preziosa del<br />

Brasile per la sua maestosa opera artistica impregnata di<br />

400 kg di oro grezzo nelle sue decorazioni.<br />

La città, oltre ai sui monumenti artistici, riserva tante<br />

attrazioni; potrete dedicarvi allo shopping, nelle tante<br />

botteghe di artigianato locale o passare delle serate<br />

movimentate in uno dei numerosi locali della città,<br />

frequentati anche dai molti studenti universitari.<br />

I ristoranti sono ricchi di piatti tipici estremamente saporiti<br />

dove potrete degustare in piena libertà ogni tipo di<br />

pietanza con sapori e caratteristiche tutte da assaggiare.<br />

Tra i prodotti tipici di Ouro Preto, oltre chiaramente ai<br />

gioielli in oro e pietre preziose, troveremo tante specialità<br />

enogastronomiche che vi faranno venire l’aquolina in<br />

bocca. Il quejo de Minas, un formaggio fresco simile alla<br />

nostra ricotta, che viene usato spalmato o per fare il pane.<br />

L’arroz dolce (riso dolce cotto nel latte bovino). La<br />

cachaca (il famoso liquore prodotto dalla canna da<br />

zucchero), che viene usato per comporre la caipirinha, il<br />

cocktail con lime, zucchero di canna e ghiaccio. Le<br />

coxinha, frittelle di farina di mais bianca precotta, ripiene<br />

di carne o pesce e verdure, fritte in olio di semi d’arachidi.<br />

La goiabada, un dolce tipico a base di guava, acqua e<br />

zucchero, che viene spalmato su fette di pane o abbinato<br />

a formaggi forti. La feijoada di fagioli neri con salsiccia o<br />

carne mista. Allora perché non fare un meraviglioso<br />

viaggio in Minas Gerais? Riscoprirvi cercatori d’oro in quel<br />

di Ouro Preto e farvi incantare dalla sua magia. Magari<br />

degustare uno dei piatti tipici sotto le stelle ed in<br />

compagnia della buona musica brasilera. Io vi aspetto, voi<br />

che fate?


TuttoBallo<br />

INGREDIENTI<br />

500 GR DI FARINA DI TAPIOCA<br />

300 ML DI LATTE<br />

150 ML DI OLIO DI MAIS<br />

2 UOVA<br />

200 GR DI FORMAGGIO SAPORITO<br />

SALE Q.B.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Preparare l’impasto, in una bacinella versare la farina e nel frattempo scaldare il latte con l’olio a fiamma bassa.<br />

Unire il latte caldo alla farina ed amalgamare per bene, aggiungere le uova leggermente sbattute una alla volta alternando<br />

con una manciata di formaggio a cubetti. Aggiungere poco sale ed impastare energicamente lavorando con il palmo delle<br />

mani. Dividere l’impasto in tante piccole palline formandole con le mani.<br />

Disporre le palline su una teglia rivestita con carta forno ed infornare a 180° C per 15 minuti circa.<br />

Sfornare e lasciare raffreddare.<br />

INGREDIENTI<br />

500 GR DI FAGIOLI NERI<br />

2 CIPOLLE<br />

2 UOVA SODE<br />

500 GR DI SALSICCIA PICCANTE<br />

200 GR DI PANCETTA<br />

1 CAVOLO LESSATO<br />

1 CUCCHIAIO DI CACHACA<br />

1 SPICCHIO DI AGLIO<br />

FARINA DI MANIOCA Q.B.<br />

PEPE Q.B.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Mettere a bagno i fagioli la sera prima. Scolare e cuocere in acqua bollente salata. Frullare i fagioli senza scolarli con la propria<br />

acqua di cottura.Soffriggere la pancetta senza condimento, precedentemente tagliata a cubetti, aggiungere la cipolla tritata e fare<br />

appassire.<br />

Aggiungere ai fagioli frullati, l’aglio pestato e la cachaca. Aggiustare di sale e pepe. Riportare sul fuoco e quando ricomincia a bollire<br />

aggiungere la farina di manioca mescolando continuamente sino ad ottenere una purea densa. A questo punto versare la pancetta<br />

con la cipolla preparate in precedenza e la salsiccia saltata o fritta. Fare insaporire il tutto per qualche minuto.<br />

Servire con rondelle di uova sode e il cavolo lessato.<br />

INGREDIENTI<br />

4 UOVA<br />

125 GR DI ZUCCHERO<br />

125 GR DI FARINA 0<br />

400 GR DI LATTE CONDENSATO<br />

PROCEDIMENTO<br />

Montare le uova con lo zucchero come fosse un pan di Spagna. Setacciare la farina sopra la massa montata e mescolare<br />

delicatamente dal basso verso l’alto. Versare l’impasto in una teglia quadrata foderata di carta forno. Cuocere per 15 minuti a 200°<br />

C.<br />

Quando sarà cotto, estrarre dal forno e togliere dalla teglia. Arrotolare su se stesso con la carta forno e fare raffreddare. Una volta<br />

freddo srotolare e staccare la carta. Farcire con il latte condensato cotto in precedenza a bassa temperatura per farlo<br />

brunire.Arrotolare su se stesso e chiudere in carta forno in modo molto stretto come fosse una caramella.<br />

Fare riposare in frigorifero per 1 ora. Togliere la carta, adagiare su un piatto e cospargere di zucchero a velo e rifinire con codette di<br />

zucchero colorate.


TuttoBallo<br />

TIKICULTURE<br />

DANILO PENTIVOLPE - BARTENDER<br />

Se fatto bene, il mai-tai e’ il cocktail perfetto dell’estate. Insieme a grandi<br />

classici come margarita, zombie, daiquiri, pina colada, mojito.per molti<br />

appassionati di cocktail e professionisti del settore e’ il drink biglietto da visita<br />

nei cocktail bar tiki . Espressione poco conosciuta nella nostra cultura odierna,<br />

pero’ comunemente definita come “tiki culture” che nasce dall’idea romantica e<br />

primitiva della cultura polynesiana.gli interni ed esterni dei bar sono addobbati<br />

di statue rappresentanti le divinita’ tiki, tetti e rifiniture di bamboo, piante<br />

esotiche, pietre laviche, alberi di palma, murales a tema tipico di decorazione<br />

del sud del pacifico e, ovviamente, le “hula-girls” ad intrattenere il pubblico con<br />

spettacoli dal vivo e servizio impeccabile. Il tiki bar, nasce dal padre fondatore<br />

del concept in ernest gantt, conosciuto come “don beach”, storico di tiki e<br />

fondatore del “ don the beachcomber” a los angeles nel 1933. Altro padre<br />

fondatore per il suo tiki bar fu victor bergeron, conosciuto come “trader vic” ed<br />

inventore , nel 1944 al trader vic’s del mai-tai. Entrambi ci hanno lasciato una<br />

eredita’ cosi’ complessa, ancora oggi con sfumature poco chiare ad alcuni,<br />

sulla ricetta originale, tuttora mal interpretata.nel 1944, trader vic si trovava nel<br />

suo locale, e decise di preparare un drink per due suoi amici di tahiti. Si trovo’<br />

sotto banco una bottiglia di rum j.wray & nephew 17 anni. Combino’<br />

quest’ultimo con dello sciroppo di zucchero, orzata(mandorle), orange curacao<br />

e il succo di un lime. Il risultato fu incredibile, in quanto una delle spettanti<br />

esclamo’: “maita’i roe a’e” che in lingua tahitiana significa; fuori da questo<br />

mondo, il meglio! Da li’, nacque il cocktail leggendario. Ancora oggi, cio’ che<br />

crea complessita’ e stimolo, nel creare questo drink tra i baristi, e’ nella<br />

miscela di varieta’ di rum, esaltata dagli ingredienti sopracitati, dando vita a un<br />

drink dal gusto, floreale e anche un po’ marcato per i piu’ temerari.<br />

Instagram: https://www.instagram.com/danilo_pentivolpe/<br />

WEB SITE: www.bartendersclassheroes.com<br />

Facebook: https://www.facebook.com/pentivolpe.danilo/<br />

Danilo Pentivolpe


TuttoBallo<br />

Trucco sposa<br />

L E N U O V E T E N D E N Z E P E R I L<br />

G I O R N O D E L M A T R I M O N I O<br />

Mauri Menga<br />

Make-up Artist


Le sposine che nei prossimi mesi si accingeranno a<br />

pronunciare il proprio sì lo sanno bene: per il grande<br />

giorno devono brillare. Per questo a stagione dei<br />

matrimoni vicina, più di quanto si pensi, le future<br />

signore, oltre a sfoltire la lunga lista dei preparativi,<br />

devono fare i conti con prove abito e, soprattutto,<br />

make-up. Quali sono i passi fondamentali? Circa un<br />

mese prima del grande evento occorre eseguire un<br />

esfoliante viso ed applicare una maschera purificante<br />

ed idratante 1/2 volte a settimana. Dopodiché, nutrire<br />

ed idratare la pelle con prodotti di trattamento adeguati<br />

al proprio profilo. Per un effetto rigenerato e<br />

rivitalizzato si consiglia, due settimane prima del<br />

grande giorno, un appuntamento con uno specialista<br />

per un trattamento vitaminico. Il trucco è una<br />

componente fondamentale per completare il look da<br />

sposa in un giorno così speciale in cui tutto dev’essere<br />

perfetto. Solo un trucco fatto a regola d’arte consentirà<br />

alla sposa di essere tranquilla durante la cerimonia,<br />

senza la preoccupazione che possa sciogliersi,<br />

sbavare o andar via nel corso della giornata! È per<br />

questo motivo che la scelta del truccatore/truccatrice<br />

che si occuperà del make-up nel giorno delle tue<br />

nozze è cruciale: scegli un professionista rinomato,<br />

esperto in make up sposa e che sappia rispondere alle<br />

tue esigenze, ti ascolti e rispetti i tuoi gusti! Essere<br />

perfette è il desiderio di tutte le spose, perciò il make<br />

up va scelto con molta attenzione e realizzato con la<br />

massima cura. Ma va chiarita subito una cosa: non<br />

esiste un trucco da sposa standard, al quale tutte le<br />

spose debbano uniformarsi. Ci sono senz’altro alcune<br />

regole importanti da seguire ma il concetto di trucco da<br />

sposa deve essere flessibile e adattarsi allo stile<br />

personale della donna che dovrà portarlo: esistono<br />

determinate tinte e tecniche di trucco che la<br />

valorizzano meglio di altre, ma queste variano<br />

sensibilmente da donna a donna, quindi non fanno<br />

eccezione per una sposa.<br />

TuttoBallo<br />

Regole basilari per un trucco da sposa perfetto<br />

Deve essere a lunga tenuta<br />

Deve essere fotogenico<br />

Deve valorizzare la sposa<br />

Va scelto in base all’abito e all’acconciatura<br />

Deve essere correttivo


TuttoBallo<br />

Trucco da posa nude<br />

Dopo aver messo il primer, applico un fondotinta molto light, quasi una crema colorata. In certi casi è già sufficiente a dare luce<br />

e uniformità. Se non basta, sopra stendo un secondo fondotinta: fluido, cremoso e mat, in una nuance appena più chiara della<br />

pelle (l'emozione tende ad alterarne il colore). Si può applicare con il pennello o con le mani, sfumandolo con cura su bordi delle<br />

narici, orecchie, collo. È il momento del concealer: per non accentuare le eventuali rughette. Come metterlo? Picchiettando, solo<br />

sulle zone scure del contorno occhi. Quindi, una pennellata di blush in polvere, una nuvola di cipria invisibile e satinata e, per<br />

finire, «un illuminante in crema su zigomi, arcate sopracciliari, dorso del naso, V del labbro superiore e mento. Un tocco anche<br />

su clavicole e spalle (se si è scollate) e dorso delle mani: le spose vogliono splendere come stelle. Quanto a truccare gli occhi,<br />

meglio abbandonare la tentazione degli effetti speciali. Il trucco da sposa classico (il più gettonato) utilizza colori sereni e<br />

"innocenti", come i pesca, i rosa pallidi, i beige dorati. Certo, se ci si sposa in nero o in rosso, serve un maquillage ad hoc. Ma,<br />

tradizionalmente, il make up deve sembrare il più nudo possibile, il che non esclude i trend: oggi sono molto glamour i toni<br />

malva, rosa antico, grigio perla. Hanno un tocco rétro e donano a tutte, anche alla tipica "mora" (purché non abbronzata). Da<br />

evitare, invece, i colori cupi e drammatici, effetto smoky. Certi punti, come le sopracciglia, vanno definiti bene. Riga sugli occhi:<br />

sì o no? Un tratto di matita nera o eyeliner si può mettere, per dare profondità, ma deve essere molto sottile: no agli effetti<br />

grafici. Il mascara naturalmente è waterproof (a prova di lacrimuccia) e sulle ciglia inferiori è meglio metterne poco o niente. Per<br />

gli ombretti, sfumature fredde se si è brune, calde se si è bionde nordiche. Il consiglio? Valorizzare di più gli occhi o le labbra, a<br />

scelta. Se però la cerimonia è di sera, va bene accentuare (leggermente) entrambe. Sì al rossetto satinato. No ai perlati e agli<br />

opachi, un errore di trucco che le spose commettono molto spesso ma che invece spengono le labbra. Piuttosto che un gloss<br />

iper glossy preferire un lucidalabbra discreto e molto naturale, lasciando perdere le texture ultralucide e paillettate. Sulle labbra<br />

della sposa i gloss effetto vinile risultano un po' troppo sexy. Per un risultato perfetto, prima di stendere il rossetto, applicare un<br />

primer specifico e tracciare il contorno con una matita labbra ton sur ton.<br />

Trucco da sposa smokey<br />

Nasce proprio per valorizzare gli occhi! Se optate per uno smoky eyes dovete però rispettare alcune piccole regole di make up.<br />

Per non apparire con un trucco eccessivamente pesante sarà infatti opportuno associare un trucco labbra delicato e<br />

minimalista, magari con un rossetto nude leggero od un semplice gloss labbra. In sostanza, non c’è nessuna regola che vieta di<br />

optare per uno smokey eyes sposa, è però essenziale evitare di perdere l’equilibrio tra occhi e labbra. La base dovrà inoltre<br />

essere perfetta per uniformare l’incarnato. Il counturing dovrà essere appena accennato e mai troppo marcato. Tutte queste<br />

piccole accortezze vi permetteranno di rendere uniforme il trucco facendo risaltare i vostri occhi.La parola d’ordine è sfumatura!<br />

I colori, dallo scuro al chiaro, andranno infatti sfumati per aprire lo sguardo ed esaltarne l’intensità.Il colore più utilizzato per lo<br />

Smokey eyes è il nero (in abbinamento al grigio antracite ed al bianco) ma può essere realizzato con qualunque colore. L’unica<br />

regola da rispettare è quella di scegliere un colore scuro da applicare all’attaccatura delle ciglia.Per uno smokey eyes sposa<br />

elegante e sofisticato si consigliano i toni del marrone. All’occorrenza, se si vuole intensificare ulteriormente lo sguardo, sarà<br />

possibile utilizzare un eyeliner nero. Oltre alla palette di colori è poi possibile giocare anche con la tipologia di ombretti: glitterati,<br />

shimmer o matte? A voi la scelta! Se ben calibrato e sfumato, anche lo smokey più marcato può essere glamour e<br />

sofisticato.Per realizzare un buon smokey eyes, parti applicando su tutta la palpebra mobile un buon primer. Passa un velo<br />

leggerissimo di ombretto nude, con un colore molto simile al tuo incarnato naturale. A questo punto dovrai procedere partendo<br />

dall’attaccatura delle ciglia spostandoti dal basso verso l’alto. Tratteggia con la matita nera morbida il bordo cigliare e poi sfuma<br />

molto bene. Ora puoi applicare l’ombretto più scuro e continua a sfumare molto bene. Applica l’ombretto più chiaro e sfuma<br />

verso l’esterno. Ora non ti resta che applicare una matita nella rima inferiore (sia dentro che fuori) e sfumare. Per concludere, ti<br />

basterà applicare un mascara nero intenso. Nel giorno delle tue nozze dovrai essere la miglior versione di te stessa e<br />

trasmettere il tuo stato d’animo. Se vuoi parlare con gli occhi, lo smokey è il trucco che fa al caso tuo.


Pensiero del mese<br />

DI FRANCESCA MEUCCI - DIRETTRICE DI SOLOMENTE<br />

A marzo ho rotto il malleolo. Forse a maggio camminerò<br />

nuovamente senza stampelle. Due mesi di semi immobilità<br />

forzata, a me che adoro camminare, hanno insegnato tanto.<br />

Ho liberato la mente. Ho fatto pulizia. Ho capito quali sono i<br />

veri amici. Ho riscoperto le persone intorno a me. Ma<br />

soprattutto ho imparato a viaggiare con i pensieri.<br />

L'immaginazione, se la lasci libera di esprimersi, ti porta<br />

dove ci sono le cose che ti fanno stare bene. Puoi volare.<br />

Puoi nuotare. Puoi camminare a piedi nudi su distese di<br />

sabbia che sembra velluto o su prati verdi morbissimi. Puoi<br />

vivere un'altra realtà. Tua. Puoi guardare un tramonto che<br />

toglie il respiro. Puoi ballare seguendo la musica del mare.<br />

Una danza lenta. Un volteggio carico di emozioni. La mente,<br />

che noi usiamo troppo spesso per seguire i dettami del<br />

nostro ego, può portarti in un mondo senza limitazioni<br />

fisiche, slegate dalle concezioni di spazio e tempo. E sotto il<br />

sole del mio balcone, con i piedi appoggiati e liberi da<br />

impedimenti, io mi lascio trasportare sulla spiaggia dove i<br />

piedi (tutti e due) si muovono, camminano, corrono e.....<br />

Ballano! Un ballo infinito, meraviglioso e liberatorio<br />

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