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La Pesca Mosca e Spinning Aprile-Maggio 2022

La Pesca Mosca e Spinning Aprile-Maggio 2022. Preview with Summary, News, four articles' beginning, next issue Contest adv. «La Pesca Mosca e Spinning» is the leading Italian magazine about fly fishing and lure fishing. Published two-monthly since 1997, it concerns techniques, tackles and itineraries in texts and photos of some of the most important fishing specialists.

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fish factsa cura di Marco Sammicheli

in relazione al divieto di pesca legato alla peste suina

TROTE E CINGHIALI

Scenario distopico. Sarebbero bastati e avanzati i divieti di immissione

che hanno smantellato la precedente gestione di molte acque e anche

di riserve di pesca che erano diventate un riferimento di livello nazionale.

Ma se anche non fosse stato, per qualcuno le immissioni non sarebbero

servite a molto, perché ci avrebbero pensato i cinghiali. Ma che

c’entrano i cinghiali con le trote? Niente, certo: il problema è evitare che

il passaggio di persone sul territorio contribuisca alla diffusione del contagio

di peste suina che interessa un’ampia zona del nord ovest dello

stivale. Per questo nell’area interessata dalla malattia è stato imposto il

divieto di praticare attività all’aria aperta, compresa quindi la pesca.

Nessun momento avrebbe potuto essere migliore per capire cosa significa

imporre restrizioni a causa di un qualche agente patogeno rischioso,

se non in questo caso per le persone certo per l’economia, nello specifico

quella zootecnica.

Più acquisiamo controllo sulla natura, maggiore diventa la probabilità

che qualcosa vada storto. Una vera contraddizione. Ci sembra di avere il

controllo, ma è un fatto momentaneo che si regge su una continua rincorsa

a imporre condizioni non naturali e a cercare di mitigare i problemi

che ne derivano. Probabile che la cosa giusta da fare sarebbe sfruttare

le nostre capacità di intervento in tutt’altro modo. Qualche esempio banale?

Rinaturalizzare i nostri fiumi invece di continuare con le ruspe in

alveo e le sezioni trapezoidali? Abbattere gli sbarramenti invece di sacrificare

i nostri torrenti al micro idroelettrico?

Non è vero che la narrazione, per quanto a volte un po’ ambigua, ci indirizza

all’esaltazione dei valori ambientali? Di sicuro anche per la pesca:

si va nella riserva, ma l’immagine che si ha in testa è quella di un posto

selvaggio dove l’abbondanza è naturale e non inserita in una pianificazione

di tipo aziendale. Vada per il surrogato di qualità, anche se ad

averne la possibilità si va, che so, in Patagonia? Magari in Nuova Zelanda.

Oppure in Islanda, Alaska? Meglio al caldo? Risparmiamoci la lista di

destinazioni porno-alieutiche. Sembra quindi di essere alla fine di un vicolo

cieco e a dimostrarcelo potrebbero bastare i laghetti a pagamento.

Che vanno bene, certamente, se ne potrebbe argomentare all’infinito o

quasi, ma è anche evidente che sono un surrogato per quanto pieno di

pregi, di cui accontentarsi all’occorrenza. Certo non è facile convincersi

che strappare una spigoletta in foce stia al pari di una notte di fuoco

con gli striped bass, o che i cavedani a secca valgano i temoli o che la

fario del rigagnolo se la veda

con la steelhead. Quello che

però i pescatori davvero vorrebbero

sarebbe avere nei propri

territori zone di pesca in contesti

naturali integri.

I cinghiali alla fine non c’entrano

direttamente, ma continuano a

fare parte di un sistema di gestione,

più o meno che questo

possa essere istituzionale. Hanno

creato un contesto di caccia abbondantemente utile, evidentemente

anche troppo, e si potrebbe fare un parallelo con la pesca ‘assistita’,

considerando certo che l’impatto della fauna ittica sul nostro territorio è

nettamente minore. Non sarà andata dovunque allo stesso modo, ma

per i cinghiali sappiamo come l’interesse venatorio abbia profondamente

cambiato il contesto rispetto alle condizioni naturali dei nostri territori.

Molte zone si sono trovate a dover fronteggiare la comparsa improvvisa

della specie in forme e numeri tali da diventare in vero problema

per l’agricoltura e talvolta anche da danneggiare in modo significativo

alcuni ecosistemi. Non sembra che, fatte le dovute differenze, la cosa

possa ricordare un po’ i siluri? Forse dovremmo ammettere che

avrebbe potuto essere meglio aver continuato a pescare cavedani. E

diano pure i cacciatori virtuosi la loro interpretazione riguardo ai cinghiali.

Alla fine, per simmetria, potremmo temere una peste salmonicola

a causa della quale venga chiusa anche la caccia. Distopia appunto.

4 • MOSCA e SPINNING • 2/2022

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