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La Pesca Mosca e Spinning Aprile-Maggio 2022

La Pesca Mosca e Spinning Aprile-Maggio 2022. Preview with Summary, News, four articles' beginning, next issue Contest adv. «La Pesca Mosca e Spinning» is the leading Italian magazine about fly fishing and lure fishing. Published two-monthly since 1997, it concerns techniques, tackles and itineraries in texts and photos of some of the most important fishing specialists.

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mite i quali si genera il fenomeno. Se è vero che il dragaggio è

in stretto rapporto con le correnti e che la coda a contatto

con esse è il veicolo principale tramite il quale scaturisce, è

anche vero che l’obiettivo che dobbiamo raggiungere tramite

il lancio è che più questo è lungo, più la nostra mosca è preda

del dragaggio in funzione della maggior quantità di coda che

si adagia su più correnti estremamente differenti tra di loro.

Distanza-coda-dragaggio diventa allora un trinomio inscindibile

e si può arrivare ad affermare che + distanza = + coda = +

dragaggio. Le tre componenti sono in stretto rapporto tra loro

ed è facile capire che al fattore distanza sono collegati gli

altri due. Il torrente, proprio per la sua conformazione e per il

modo in cui va attaccato, abbisogna di lanci medio-corti e di

conseguenza di una minor quantità di coda fuori, ma non si

può dire che solo per il fatto che in questi luoghi non lanciamo

lungo il dragaggio non si manifesti facilmente.

Per le acque più lente, come per esempio le risorgive, il discorso

cambia, perché queste possiedono problemi differenti, ma

per certi versi spesso più difficili da combattere. Tali acque

hanno a prima vista un andamento apparentemente compatto,

tranquillo, ma sono in realtà soggette a microtensioni superficiali

che sfuggono a un occhio non allenato e traggono

origine, per esempio, dalle ‘scodate’ che le alghe producono e

da ulteriori correnti subacquee. Inevitabilmente, questo frenetico

ma sottile movimento dell’acqua negli strati inferiori crea

tante piccole velocità diverse in superficie, che sono poi la

causa dei cosiddetti ‘microdragaggi’. Il termine non deve far

pensare a un fenomeno irrilevante e quindi trascurabile, ma,

proprio in funzione dell’acqua piatta in cui più frequentemente

si genera e nella quale è tutto più facilmente visibile, a qualcosa

che lascerà indifferente la trota al passaggio della nostra

mosca. Altra causa del dragaggio in questo tipo di acque è la

diversa velocità esistente tra le superfici vicine alle rive e il

centro fiume, mentre un grosso inconveniente è che il 99%

delle volte si deve, per ovvie ragioni, pescare a piede asciutto,

limitando fortemente le possibili soluzioni adottabili e quindi

condizionare di conseguenza l’azione di pesca. In questo tipo

di acque, in relazione al rapporto distanza-dragaggio, vale lo

stesso discorso fatto per quelle veloci e in entrambe molte volte,

oltre al dragaggio della mosca, se ne genera un altro altrettanto

negativo ma decisamente più subdolo e quasi sempre invisibile:

il dragaggio del finale.

In effetti il dragaggio della mosca non è sempre così dannoso

come si pensa, anche se rimane un nemico da sconfiggere.

Trote e temoli spesso non disdegnano una mosca che draga,

salendo su di essa in maniera irruenta, mentre il dragaggio

del finale suscita nel pesce enorme sospetto, che si tramuta a

volte in paura. Del finale, non bisogna pensare che sia tutto a

dragare, ma esattamente gli ultimi 40-50 cm del tip; il grosso

problema sta nel fatto che tale dragaggio non si manifesta in

maniera chiara e lampante come quello generato dalla mosca,

essendo spesso impercettibile. È evidente che questo fenomeno

è negativo in acque piatte, dove il pesce può controllare da

vicino e molto bene tutta la situazione, mentre in torrente, a

causa dell’increspatura dell’acqua, riveste sicuramente un’importanza

minore. In questi luoghi ci riteniamo soddisfatti

quando vediamo che la nostra mosca scende bene sull’acqua,

mentre è proprio questo il momento di controllare, se possibile,

cosa avviene intorno ad essa. Purtroppo il grosso inconveniente

è che a una certa distanza diventa impossibile qualsiasi

tipo di controllo.

Spesso diventiamo matti nel cercare una risposta plausibile ai

numerosi rifiuti delle trote, che potremmo invece trovare proprio

nel dragaggio del finale. In questo caso per rifiuto non intendo

quello della trota che sale verso la mosca e a pochi centimetri

da essa se ne torna dove era prima, ma il disinteresse

totale del salmonide nei confronti dell’artificiale. Quali sono le

cause che originano il dragaggio del finale? Una in particolare,

che ne è la principale matrice, si può riscontrare nel fatto che

il finale, galleggiando, è soggetto alle forze delle tensioni superficiale

e quindi in balìa di esse. Ecco perché dico sempre

che il finale nella sua interezza deve rompere la pellicola superficiale

e stazionare immediatamente sotto di essa. ‘Sporcando’

il filo ogni 70-80 cm con del silicone, faremo sì che esso

sia ‘agganciato’ sulla superficie e lasci il resto immediatamente

sotto di essa, operazione da evitare assolutamente per il tippet

il quale, essendo molto fino, non riuscirà a portarsi dietro la

mosca nel momento del suo affondamento. L’ideale sarebbe

averlo di fluorocarbon, il che facilita l’operazione.

i rimedi

I rimedi validi per avere la meglio sul dragaggio sono sostanzialmente

tre. I primi due sono di carattere tecnico, legati a

fattori tramite i quali si riesce a modificare situazioni negative

o comunque a cercare di opporsi ad esse: potremmo sintetizzarli

nel lancio e nel finale; il terzo è di carattere per così

dire ‘pratico’, intendendo con questo il grado di esperienza

maturato sui fiumi e quindi la buona lettura dell’acqua e di

ciò che essa crea. Il primo fattore, cioè il lancio, è di fondamentale

importanza, perché tramite di esso si riesce a forgiare

la coda, dandogli forme tali da contrastare le correnti superficiali.

Va assolutamente detto, però, che il modellamento

2/2022 • MOSCA e SPINNING • 19

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