23.03.2022 Views

La Torre inverno 2021

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Bollettino dell'Associazione Culturale Giosuè Borsi di Livorno N. 57 - inverno 2021

L’ODE “L’EUROPA IN VOLTO DI DONNA. URSULA VON DER LEYEN” E’ IN MUSICA!

DUE VERSIONI:

1. Versione per fisarmonica da concerto e soprano;

2. Versione strumentale cameristica per quintetto di fiati e quartetto d’archi.

LA FISARMONICA E L’ODE: IL RESPIRO DEL MANTICE ED IL RESPIRO DELL’EUROPA

1

Pier Fernando Giorgetti

Nel giugno 2021, “La Torre” pubblicò, in lingua tedesca e italiana,

l’Ode “L’Europa in volto di donna. Ursula von der Leyen”.

Era un omaggio della Rivista alla prima donna al mondo, che,

come Presidente dell’UE, era anche alla guida politica di un continente.

Ma, al tempo stesso, l’Ode era una vibrata protesta

contro la grave offesa a Lei portata, il 7 aprile 2021, dal Presidente

della Turchia Erdogan, che la riceveva nella sua capitale

in visita ufficiale: Erdogan, con un vulnus a tutte le regole

Ursula von der Leyen della diplomazia, non riconobbe a lei, come donna, il trattamento

diplomatico che le spettava, come supremo vertice delle Istituzioni europee. Il comportamento del

Presidente Erdogan risultò ancor più irritante, perché in Italia e in Europa l’anno 2021 veniva solennemente

celebrato come il Settecentesimo anniversario della morte di Dante, che, riconosciuto come il

poeta più grande della storia dell’umanità, nella donna aveva cantato la più alta figura di incantata finezza,

di squisita amabilità, di intuizione privilegiata dei misteri dell’anima e della vita: anche della vita

della cultura e della politica, terreni sui quali Beatrice dà a Dante sorprendenti e fondamentali illuminazioni

nella Divina Commedia.

Una presenza femminile al vertice dell’Europa – e una presenza dell’esperienza, dello stile e della finezza

di Ursula von der Leyen – mi spinse a leggere la figura e l’opera della Presidente UE nel solco della

grande tradizione poetica e letteraria dell’Europa moderna, tanto pervasa – anche nell’intuizione

della donna – dalla sensibilità del germanesimo. Da qui la grande attenzione da me prestata alla voce

del Reno ed alla sua codificazione poetica al femminile nella popolarissima “Canzone di Lorelei” di

Heinrich Heine. La sua poesia ebbe molte e ripetute traduzioni musicali: quella di Franz Liszt – grande

collaboratore di Wagner, dopo la metà dell’Ottocento, anche nel culto del Reno – divenne la composi-


zione tedesca forse più eseguita al mondo e rafforzò potentemente l’identificazione del significato del

Reno con quello della fatale sirena Lorelei cantata da Heine.

Le vibrazioni del Reno alle quali l’Ode si ispira sono di varia tonalità: sono in primo luogo quelle e-

spresse dal lirismo incantato di Hölderlin e di Novalis, nella vita, nell’amore e nella morte immersi nei

rispettivi – struggenti e delicatissimi – immaginari femminili di Suzette e di Sophie. Era un palpito che,

nella voce delle acque del Reno, avvertiva, sì, la voce del loro amore, ma anche la voce di un’Europa

che – per loro – stava per nascere: che doveva nascere, nel segno della bellezza e di una finalmente

conquistata armonia! E questo fa sì che l’Ode sia eco anche del Settecentenario di Dante, perché Dante,

oltre che dell’Italia e della donna, è stato anche il poeta dell’Europa: e a questa, nell’Ode, il suo

“Poema sacro” guarda e canta, come Beethoven, dalle più bianche vette delle Alpi e dalla cima del

Gottardo, grande e solenne padre del fiume Reno, sentito ora come fiume pacificatore, che scorre fra

nazioni sorelle.

Anche guardando a un tanto diverso e tormentato passato, non mancano in quel così doloroso libro

della storia nobilissime pagine, che leggevano il significato del grande fiume come un richiamo ad una

reciprocità di richiami e di linguaggi tra fiumi d’Europa e popoli d’Europa. E’ significativo che sia stato

un francese, Victor Hugo, a salutare il Reno come il fiume che univa in sé le caratteristiche di tutti fiumi

europei: la vorticosità del Rodano, la larghezza della Loira, la profondità della Mosa, la tortuosità della

Senna, la verde limpidezza della Somme, il significato storico del Tevere. Per Hugo, il fiume Reno era

concentrazione di “tutta la storia d’Europa considerata sotto i suoi grandi aspetti”, perché “il Reno riunisce

tutto”. E tutto ispira: non solo la poesia, ma anche la filosofia, perché esso è “il fiume dei pensatori”,

in quanto porta con sé ce murmure profond qui fait rêver l’Allemagne. Quale nobiltà in questo

francese che parlava in modo tanto elevato, appassionato ed “europeo” del fiume che i tedeschi consideravano

come espressione ed incarnazione della loro storia e identità nazionale. E’ tale nobiltà di intesa

fra identità cresciute distinte nella storia e con la storia ciò che l’Ode vuol interpretare ed esprimere,

nel leggere con Hugo che le Rhin réunit tout. E’ una lettura della storia e della peculiarità delle

nazioni che può articolarsi su due piani, che si richiamano reciprocamente: Fiumi d’Europa – Popoli

d’Europa / Voci di fiumi – Voci di popoli.

Questo significato della storia delle nazioni e del loro duramente

conquistato approdo all’Unione Europea è stato

espressamente richiamato dalla Presidente von der Leyen,

nel discorso da lei depositato per la cerimonia commemorativa

per David Sassoli nella plenaria del Parlamento di

Strasburgo, mentre una rosa bianca, depositata su ognuno

dei seggi, rendeva omaggio allo scomparso Presidente del

Parlamento europeo: egli per tutta la sua vita aveva combattuto

il "nazionalismo" che diventa ideologia e idolatria

David Sassoli

e che produce virus che, oggi come ieri, generano solo conflitti

spaventosi e distruggono l’Europa, sabotando ed irridendo il processo verso la sua unità. Invece,

l’UE, “questa Unione delle nazioni europee” è l’unico “antidoto della degenerazione nazionalista” ed è

“la risposta a secoli di guerre nel nostro continente”. Venivano in tal modo riprese dalla Signora von

der Leyen le parole pronunciate da David Sassoli, nel suo primo discorso di Presidente del Parlamento

europeo: “L’Unione europea non è un incidente della storia”, come gridano nazionalismo e sovranismo.

L’Unione europea è, anzi, la vera nostra storia, perché “la nostra storia è scritta sul dolore, sul sangue

dei giovani britannici sterminati sulle spiagge della Normandia, sul desiderio di libertà di Sophie e Hans

Scholl [quando fondarono la “Rosa bianca”], sull’ansia di giustizia degli eroi del ghetto di Varsavia, sulle

primavere represse con i carri armati nei nostri paesi dell’Est, sul desiderio di fraternità che ritroviamo

ogni qual volta la coscienza morale impone di non rinunciare alla propria umanità e l’obbedienza non

2


può considerarsi virtù”. Coraggiosa e profetica protesta ante litteram di ciò che,

proprio in questi giorni, avviene nell’Ucraina, che eroicamente si oppone ai carri

armati ed ai missili di Putin. Il quale non a caso, per negare ogni diritto di esistenza

all’Ucraina, nega che essa sia, sotto qualsivoglia aspetto, “nazione”. E, se

non è “nazione”, non ha alcun diritto di esistere, né di restare Stato indipendente

e sovrano. L’UE è fatta di 28 Stati, che sono “nazioni”, perché “tutti vengono

da lontano e posseggono cultura, lingua, arte, paesaggio, poesia inimitabili e inconfondibili”.

La cultura e la storia, non l’etnia o il nazionalismo, sono la vera radice e forza delle singole

“nazioni”, come affermava il Risorgimento italiano con Mazzini. E questo era anche il messaggio politico

dei tedeschi fratelli Scholl e della loro “Rosa bianca”: la Presidente von der Leyen ha voluto espressamente

ricordare che David Sassoli, ancora studente a Roma, era a capo di un’associazione giovanile

che si chiamava anch’essa “La Rosa Bianca”. Nel significato di questo fiore, la Presidente Ursula volle

dare il suo ultimo saluto al grande Amico scomparso: “Riposa in pace, David, grande Europeo!”. E di lui

ricordò l’ultimo invito a lei rivolto nell’estate appena trascorsa: accompagnarlo nella visita all’ex campo

di concentramento italiano di Fossoli, dove furono massacrati dai nazisti “decine di partigiani italiani

che combattevano per la libertà di tutti noi” e dove operò, dopo la guerra, un frate cattolico già attivo

nella Resistenza, trasformando quel campo in un centro di accoglienza per orfani di guerra. Quel frate

si chiamava David Maria Turoldo ed era a lui che David Maria Sassoli doveva il suo nome. “Per me

quella visita è stata un momento particolarmente toccante. Abbiamo incontrato i sopravvissuti e i figli

di coloro che invece in quel campo erano stati uccisi. E quando la tromba ha intonato il Silenzio per

commemorare le vittime, nel momento più solenne della celebrazione, David ha infranto il protocollo

e mi ha preso la mano. Un gesto semplice di unità che valeva più di mille parole”. Tenendo nella sua

mano quella della grande Amica Ursula, David – che ben sapeva di essere già minato dalla malattia –

voleva sicuramente consegnare a Lei, donna e tanto alta incarnazione di senso di umanità, di finezza e

di pace, l’ultimo suo messaggio, che così suonava: “L’Europa della democrazia è la promessa nata con

la Liberazione”.

E’ per questo che, nella finezza della rosa bianca, che in onore di Sassoli si posava su ogni seggio del

Parlamento europeo, quest’Ode saluta la finezza della femminilità, portata con Ursula von der Leyen

sul piano della politica dell’Europa: e di tale saluto alla femminilità sarà, subito dopo di me e meglio di

me, il maestro Signorini, come musicista, a delineare i timbri e le tonalità inconfondibili. A lui le armonie

dei suoni, che trascendono il mio lavoro di autore del testo poetico.

Infatti, per una adeguata interpretazione, che potesse confrontarsi anche oltre il piano letterario con

la grande tradizione già ottocentesca, occorreva una traduzione musicale dell’Ode. E’ quanto oggi avviene,

grazie al maestro Massimo Signorini, che ha interpretato in musica il testo letterario, mirando a

toccare gli “affetti dell’ascoltatore”, rimarcando nella figura femminile della Presidente UE “quella sottile,

ma unica differenza che c’è tra uomo e donna: ovvero la bellezza, il garbo, l’eleganza e la profonda

intelligenza di come porsi verso il prossimo senza mai essere volgari, prepotenti e assoluti”. Alla luce

delle mie precedenti esemplificazioni, circa le radici e le tonalità portanti del testo poetico, si rivela qui

una felice e profonda unità tra l’opera del librettista e quella del musicista, con il risultato di “un componimento

lirico” e di “un contenuto amoroso, civile, patriottico e morale legato a una base musicale”,

della quale il maestro Signorini ha dato due versioni. La prima è quella per fisarmonica da concerto e

soprano lirico. La seconda è quella strumentale cameristica, arrangiata dal maestro Marco Vanni, per

un quartetto d’archi ed un quintetto di fiati, ma ancora con presenza della voce e della fisarmonica. Ed

il motivo è ben profondo e preciso, sia dal punto di vista musicale che da quello della struttura letteraria

dell’Ode. Il mantice della fisarmonica e la voce personificano alla perfezione sia il respiro

dell’Europa, sia il respiro e la voce delle acque dei suoi fiumi, che tanto ispirano le movenze liriche ed

elegiache dell’Ode, alla luce del sopra ricordato binomio venato di storia, di lirismo e di poesia:

Fiumi d’Europa – Popoli d’Europa / Voci di fiumi – Voci di popoli.

3


ODE PER URSULA VON DER LEYEN: LA CONCEZIONE MUSICALE

Massimo Signorini

In qualità di compositore e di interprete, la collaborazione con

il prof. Pier Fernando Giorgetti, realizzatore del testo dell’Ode,

mi ha in un certo senso emozionato, poiché la figura che riveste

questa straordinaria donna incarna in tutto e per tutto la forza,

ma allo stesso tempo anche la fragilità, di un’Europa “femminile”,

ancora da accettare e rispettare agli occhi di alcuni gerarchi

internazionali, che devono ancora imparare nel XXI secolo il rispetto

per la donna.

Alla fine della stesura della composizione musicale, è arrivata,

Massimo Signorini pochi giorni dopo, la notizia dell’attacco militare della Russia

all’Ucraina, trascinando l’Europa e la Presidente Ursula von der Leyen in un compito difficilissimo

per il mantenimento della pace nell’Europa e nel mondo, spingendola a prendere decisioni forti, come

l’introduzione di misure restrittive contro i più importanti settori dell’economia della Russia e della

Bielorussia. Oltre a rispettare la forma poetica realizzata dal prof. P. F. Giorgetti, prima di comporre

la musica ho voluto conoscere più a fondo la figura di Ursula von der Leyen. Una donna che ha dedicato

molto del tempo della sua vita al mondo politico della Germania: ministra in vari portafogli in

tutti i governi presieduti da Angela Merkel, divenendo Presidente della Commissione Europea ha dovuto

affrontare in poco più di due anni l’emergenza internazionale sanitaria della pandemia e, adesso,

quella della crisi militare tra Russia e Ucraina. […]

Ecco, tutte queste informazioni e accadimenti mi hanno aiutato a trattare musicalmente quest’Ode,

unitamente al testo creato dal prof. Giorgetti, nell’intenzione primaria di andare a toccare gli affetti

dell’ascoltatore. Poiché la figura di Ursula von der Leyen emana proprio queste sensazioni:

UMANITÀ, EMOZIONE, DIALOGO E PACE; comunicate però da quella sottile ma unica differenza che

c’è tra uomo e donna, ovvero la BELLEZZA, il GARBO, l’ELEGANZA e la PROFONDA INTELLIGENZA di

come porsi verso il prossimo, senza mai essere volgari, prepotenti e assoluti.

Nella mia Ode musicale dedicata a Ursula von der Leyen, ho cercato di trasferire tutte queste emozioni,

che mi sono derivate dalla conoscenza di questa straordinaria donna. Questa composizione la

consideri un componimento lirico, che si è appropriato di un contenuto amoroso, civile, patriottico e

morale, legato a una base musicale, che presenta una struttura metrica complessa e varia, che può

essere a versi liberi e allo stesso tempo schematica. L’Ode si contraddistingue per l’aspetto melodico,

pur sempre contenuto in una classica compostezza.

La melodia e l’armonia si ispirano vagamente alla sonorità di un ricordo musicale jazz melodico sudamericano

degli anni Sessanta, con la finalità di unire il pensiero europeo agli altri continenti.

L’organico per cui è stata concepita quest’Ode è per fisarmonica da concerto e soprano lirico, perché

la fisarmonica, con il suo mantice che personifica il respiro dell’Europa e del Mondo, si lega perfettamente

con il suono più naturale che da sempre esiste: ovvero la voce umana.

La versione strumentale cameristica è stata poi arrangiata dal collega maestro Marco Vanni, per un

ensemble più ampio, composto da archi e strumenti a fiato: un quartetto d’archi e un quintetto di fiati,

con la presenza però sempre della voce e della fisarmonica, i due strumenti per i quali tale Ode è

nata, come concezione di suono e di respiro.

Una concertazione, quella di Marco Vanni, che tende a valorizzare la sonorità del quintetto di fiati, a

volte chiamato quintetto di legni – un gruppo di cinque musicisti: flauto, oboe, clarinetto, corno e fagotto

– e del quartetto d’archi – violino, violino, viola e violoncello –, il cui colore sonoro è molto o-

mogeneo, mentre gli strumenti del quintetto di fiati si differenziano assai dal loro timbro e dalla loro

tecnica.

4


PRONUNCIA TEDESCA IN SUONI AD USO DEI CANTANTI ITALIANI

Manoscritto originario della prima pagina dell'Ode

5


COMUNE DI LIVORNO – VENTENNALE DEL COMITATO DEL RISORGIMENTO

LIVORNO, RISORGIMENTO, EUROPA

Pier Fernando Giorgetti

La Sala Consiliare del Comune di Livorno ha fatto da degno scenario, storico e istituzionale, alla

cerimonia con la quale l’Amministrazione Comunale, il 15 febbraio scorso, ha voluto onorare con

pergamene al merito i soci fondatori del Comitato Livornese per il Risorgimento, per ricordare il

Ventennale di vita dell’associazione. Questa, in realtà, fu fondata il 18 giugno del 2000: ma

l’esplosione della pandemia ha costretto a posticipare di due anni la celebrazione del suo Ventennale.

La cerimonia si è aperta con l’intervento del presidente del Consiglio Comunale, Pietro Caruso,

che ha sottolineato l’importanza del Comitato per la storia della città negli ultimi due decenni,

con i contributi che ne sono derivati al suo dinamismo civile ed alle interazioni culturali e sociali

fra le diverse fasce di età della popolazione, partendo da quella della scolarizzazione.

E’ seguito l’intervento

di Roberto Valeri, figura

operativa ed organizzativa

del Comitato,

che aveva preparato la

cerimonia del Ventennale

e che ha illustrato

i risultati dei venti anni

di vita del Comitato,

che hanno coinvolto

circa mille docenti e

trentamila studenti. E'

stato poi proiettato il

filmato – realizzato da

Telegranducato – sulla

storia del Risorgimento

a Livorno e sulle iniziative

scolastiche e cul-

Da sx. Cecilia Gambacciani, il Sindaco Luca Salvett, Roberto Valeri turali del Comitato.

In alto Marchino Marchi e Pietro Caruso. Foto Claudio Freschi

Il filmato era stato ridotto a soli nove minuti di durata, grazie al lavoro di Francesca Capanna,

che ha rivelato una straordinaria sensibilità e capacità di regia e di sintesi, come hanno dimostrato

gli applausi che hanno salutato la fine della proiezione.

Il Sindaco Luca Salvetti, nel suo saluto alla celebrazione – da lui tanto voluta – del Ventennale

del Comitato, era presente in una duplice veste: la prima era quella istituzionale di primo cittadino

di Livorno, in dialogo con i fondatori di un Comitato che tanto aveva fatto per rafforzare il

legame fra scuola, società ed istituzioni locali, la seconda in veste di giornalista, perché in tal

ruolo aveva commentato e seguito in prima persona, con le sue cronache ed interviste per Telegranducato,

la nascita del Comitato nel 2000.

La Presidente del Comitato Cecilia Gambacciani si è rivolta agli effetti ed alle responsabilità o-

perative dell'associazione in ordine alle rievocazioni storiche e ha fatto riferimento alle nuove

disposizioni legislative introdotte a livello regionale ed alle conseguenti deleghe che i Comuni

possono fare.

6


E' seguito l’intervento del prof. Fabio Bertini, già primo Presidente del Comitato, il quale ha fatto

un'appassionata diagnosi della storiografia risorgimentale nel ventennio di vita dello stesso.

E’ poi intervenuto il cavalier Marzino Macchi, che del Comitato del Risorgimento è stato

l’ideatore, il promotore e la forza propulsiva, nel suo costante richiamo a legarlo alla storia di

quei ceti artigiani che di esso sono stati l’ossatura portante a livello sociale, culturale, civile e militare.

Coadiuvato nella lettura di alcune parti del suo intervento dalla prof.ssa Marianna Pace – che

degli spettacoli del Comitato ha sempre curato la programmazione, la gestione e l’esecuzione –

Marzino Macchi ha rievocato con la passione di un impegno durato venti anni tutto il lungo percorso

di presenza e di sensibilizzazione delle scuole e della società civile livornese nei confronti

degli ideali risorgimentali. Continuo è stato con lui il rapporto tra il Comitato, le scuole e le istituzioni

locali – civili, sociali, economiche, culturali, militari –. Particolare è stata l’intesa culturale

operativa con le istituzioni militari del territorio, favorita anche dal fatto che il secondo Presidente

del Comitato è stato l’Ammiraglio – e grande storico del Risorgimento – Luigi Donolo. Ha

contribuito a questo anche il forte richiamo del livornese Presidente della Repubblica Carlo Azeglio

Ciampi alla valorizzazione piena del significato storico, culturale e civile del Tricolore, quale

bandiera nazionale di libertà e di emancipazione, che ha accompagnato il cammino dell’Italia dal

Risorgimento alla Resistenza.

E’ toccato a me chiudere gli interventi sul Ventennale e, rifacendomi al discorso del prof. Bertini,

ho ricordato quanto il Comitato abbia sempre guardato alla Livorno risorgimentale senza

staccarla né dall’eredità medicea ed illuministica della nostra città, né da una visione che la osservasse

sempre entro cerchi concentrici di azioni e reazioni, che coinvolgevano Livorno, la Toscana,

l’Italia e l’Europa. L’eredità medicea di Livorno patria delle genti, con le Leggi Livornine, e

le formulazioni illuministiche del nuovo diritto penale – anticipazione dei futuri diritti dell’uomo

e del cittadino – favorivano uno sguardo della Livorno risorgimentale naturalmente rivolto verso

l’Italia, come unità di nazione, e verso l’Europa, come cooperazione delle nazioni.

Il concetto di “nazione” non come etnia, ma come comunità di cultura, di valori e di sentire, nata

dalla storia e nella storia, è stato centrale nel nostro Risorgimento ed ha condotto – con Mazzini

in primo luogo – all’invocazione di un’Europa di nazioni sorelle, con uguale dignità fra loro.

Era l’antitesi del nazionalismo, negatore della naturale parità di dignità e di diritti tra una “nazione”

e l’altra e sostenitore della “naturale” superiorità di alcuni Stati sugli altri: sulla base o

dell’etnia – quando non della “razza” tout-court – o della potenza materiale e militare o del peso

della predominanza politica esercitata in un più o meno lungo passato. Il nazionalismo è la negazione

completa della risorgimentale “nazione”, intesa come peculiarità di storia e di cultura di

ogni popolo, che, pertanto, era da riconoscere e da rispettare.

Per capire quanto nobile fosse l’idea di “nazione” che il Risorgimento prospettava, nulla è più indicativo

dell’appello che i volontari mazziniani e garibaldini rivolgevano agli austriaci contro i

quali pur combattevano: “Ripassate le Alpi e ritorneremo fratelli”.

E questa è l’attualità del Risorgimento anche nei confronti dell’Unione Europea di oggi, cioè nei

confronti di “questa Unione delle nazioni europee”, di questo “antidoto della degenerazione nazionalista”

e di questa unica valida “risposta a secoli di guerre nel nostro continente”.

Queste parole, usate da Ursula von der Leyen nelle onoranze rese dal Parlamento Europeo al

prematuramente scomparso suo Presidente David Sassoli, sono un vichiano “inveramento” in

chiave europea del Risorgimento – compreso il secondo Risorgimento, con la Resistenza e la

guerra di Liberazione –: esso è stato il nemico giurato – come nel suo primo discorso da Presidente

dichiarò lo stesso Sassoli - del “nazionalismo che diventa ideologia e idolatria” e che “produce

virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi”.

7


Come oggi accade nelle minacce all’Ucraina, negando ad essa, con un nazionalismo russo elevato

da Putin a pericolosissima idolatria, la natura di “nazione” ed escludendo, pertanto, sia ogni suo

significato storico e civile, sia ogni suo diritto ad esistere. Per questo, salutando Sassoli per

l’ultima volta, la Presidente von der Leyen lo ricordò con queste sue parole: “L’Europa della democrazia

è la promessa nata con la Liberazione”.

Il Sindaco Luca Salvetti alla fine del suo intervento. Foto Claudio Freschi

E per questo ho chiesto al Sindaco se è possibile per il 19 luglio, Liberazione di Livorno, onorare

questi richiami che vengono dai vertici dell’UE, eseguendo in prima assoluta, nella nostra città,

l’Ode “L’Europa in volto di donna. Ursula von der Leyen”, da me composta in tedesco ed in italiano

ed ora musicata dal maestro Massimo Signorini per fisarmonica da concerto e voce di soprano

ed arrangiata in versione strumentale cameristica per quintetto di fiati e quartetto d’archi

dal maestro Marco Vanni.

Per il momento, ho voluto onorare il Ventennale del Comitato del Risorgimento leggendo nella

solennità della Sala Consiliare del Comune questa mia ode all’eredità medicea della Fortezza

Nuova, presentata come simbolo e testimonianza urbanistica dello spirito di accoglienza ai perseguitati

ed agli esuli da parte delle Leggi Livornine, che agli albori dell’età moderna hanno delineato

una “Livorno patria delle genti”. Messaggio che appartenne poi al Risorgimento.

8


Fortezza Nuova, Fortezza amica,

che di Toscana la medicea voce

alzasti al mar dai mai quieti venti,

di chi da tua petrosa mole

ascolti ancor l’eco e la parola?

Tutte a noi conservi tu le voci

che incise hai su tua rubra pietra:

di libeccio l’urlo nel tempo le segnò

e tue mura nutrite di salmastro

tetto si fecero al pietoso pianto.

Il gelido di tramontana schiaffo

sull’esule proteso alla tua costa

tu scaldasti e suo livido tremore

osasti tu volgere in speranza.

Crudo dolore e aspro pianto

lenire sepper tue silenti mura,

Fortezza rubra da rossa pietra nata,

per celebrar della medicea storia

di grandezza l’orma e la potente eco.

Di sfidar de’ venti il gran fragore

a te fu dato l’epico destino

e dalle cupe tempestose onde

udisti tu degli esuli il lamento.

A te giunse con le folate gelide

del possente sferzante maestrale,

che da lontana ispanica contrada “

FORTEZZA NUOVA E LEGGI LIVORNINE

LIVORNO PATRIA DELLE GENTI

a te portava le voci delle genti

e degli esuli i disperati gridi,

raccolti in eterno lor lamento:

"Fortezza Nuova, Fortezza amica,

se d’umano è traccia in qualche cuore,

la tua mole in sua sì rubra pietra

accolga noi, sempre fuggiasca schiera

di derelitte larve abbandonate

ad un destin di trasmigranza eterna,

senza tetto, né casa, né ristoro.

Se di nostalgia i fuochi della sera

accendon l’animo di trepido conforto,

dolcezza dando a chi tra lor s’incontra

seduto a mensa in familiar consorzio,

perché ogni approdo a noi è negato,

di sterminio crudele a noi tingendo

ogni domani in qualunque contrada?”

Tu ascoltar sapesti, o nobile Fortezza!

E proclamare osasti da tue mura

le medicee Livornine Leggi,

da quel grande tuo Signor sancite

che vita aveva dato alla tua mole.

Ed errante a te l’ebreo si volse,

da greco e levantino non disgiunto

nel far di te terra d’incontro

e realtà di pace fra le genti.

La Fortezza Nuova

9


IERI IN ITALIA, OGGI IN UCRAINA

Il carattere di continuità fra il primo Risorgimento, che guardava all’unità dell’Italia come nazione,

ed il secondo Risorgimento, quello della Resistenza e della guerra di Liberazione, che guardava con

tenace speranza all’unità d’Europa come unione di libere nazioni, è indirettamente e tragicamente

ribadito dalla guerra che oggi l’Ucraina deve combattere contro il nazionalismo russo di Putin.

Esasperando, fino a livelli paranoici, l’assorbimento di tutte le nazionalità del suo immenso Stato

nella sola ed unica matrice russa, Putin nega che l’Ucraina sia “nazione”. E, se non è nazione,

l’Ucraina non è nulla e non ha alcun diritto né di essere “Stato” – e per di più libero ed indipendente

–, né semplicemente di esistere. Il nazionalismo e sovranismo di Putin ignora del tutto la storia:

fin dal secolo XIV compare il nome di Ucraina: ed era una denominazione tanto vasta che, senza

sentire il bisogno di definirne con più precisione i confini, indicava il Bassopiano Sarmatico compreso

tra le Alture del Donec, il Ripiano Podolico e la catena montuosa dell’Arco carpatico.

L’odierno parossistico sovranismo russo di Putin farebbe bene a ricordare che non solo già allora si

parlava di Ucraini, ma che questi venivano chiamati anche “Piccoli Russi”.

Ma c’è di più: questi, quando si estesero molto al di là dei loro originari insediamenti, nei territori

della Galizia e dei Carpazi venivano chiamati “Ruteni”: era un termine di radice latineggiante, che –

con buona pace dell’ignoranza storica di Putin – significava semplicemente “Russi”.

Se fin dal secolo VI erano insediate, a cavallo del Dnepr, le popolazioni slave dalle quali discendono

gli Ucraini d’oggi, esse tre secoli dopo dettero vita ad una vasta struttura territoriale, che dal Mar

Baltico quasi raggiungeva il Mar Nero e che faceva capo a Kijev: sarà interessante ricordare a chi

con Putin nega realtà storica all’Ucraina che questo territorio veniva chiamato “Russia di Kijev” ed i

suoi abitanti “Rus’“. La gens ucraina che si identificò nella civiltà di Kijev esercitò un’influenza storica

importante sulle altre gentes del territorio: e quando la civiltà di Kijev verso il Mille si aprì al

cristianesimo ed alla cultura bizantina tutta l’area russa la seguì.

Mosca era ancora di là da venire: ed anche il cristianesimo ortodosso – che Putin, in una reviviscenza

di stupefacente cesaro-papismo, tanto ostenta e strumentalizza come instrumentum regni

– deriva da quella Kijev e da quell’Ucraina che i russi di Mosca di oggi vogliono bombardare e distruggere,

affermando che essa non ha nessuno dei caratteri che appartengono ad una “nazione”,

dotata di importanza e valenza storica.

Nelle città ucraine rase al suolo dai bombardamenti di Putin, si osserva un ininterrotto ritorno dei

civili, pronti alla loro difesa in veste di volontari combattenti, dopo aver portato in salvo alle frontiere

i bambini, le madri e gli anziani: è il segno che l’Ucraina, come patria e come nazione, è quanto

è da loro più sentito come comunità di vita e tonalità di cultura.

Pier Fernando Giorgetti

Dopo 28 giorni di combattimenti gli Ucraini non danno

cenni di cedimento. Qual è il programma di Putin?

Minimo annettersi le repubbliche indipendenti filorusse

di Donek e Lugansk e una parte di territorio u-

craino per potersi congiungere con la Crimea.

Come ha detto Mario Draghi: "L'Ucraina non difende

solamente se stessa, difende la nostra pace, libertà e

sicurezza, difende quell'ordine multilaterale basato su

regole e diritti che abbiamo con tanta fatica costruito

dal dopoguerra in poi."

Giovanni Giorgetti

28° giorno di combattimenti. Il Sole 24 ORE

10


L'ULTIMO LIBRO DI CARLO ADORNI: STORIA DI UNA CONFRATERNITA

11


Dalla rivista Livorno non stop di ottobre 2021

12


13


14


Elena Del Corso Governatore pro tempore

15


LA NOSTRA SOCIA MARIA TERESA BINI CI HA LASCIATO

Si è spenta il giorno 21 dicembre 2021 nella sua abitazione la professoressa Maria Teresa

Bini.

Già insegnante di educazione artistica presso vari istituti livornesi era una persona colta,

amante del bello in ogni sua manifestazione: pittura, fotografia, musica, poesia, teatro, natura,

ecc.

Valida pittrice aveva partecipato a varie estemporanee e mostre, vincendo spesso il primo

premio.

I suoi quadri spaziavano dal figurativo, all’astratto, dalla pittura alla puntasecca, alla cera

molle e all'acquaforte.

Era socia di varie associazioni: Circolo Masini, III Età, Terme del Corallo, LIPU ove era un

membro attivo e propositivo.

Riposi in pace.

16


L'IMPEGNO DEI NOSTRI SOCI GIOVANNI GIORGETTI, STEFANO LUCIANI E

ALESSANDRO SANTARELLI SI È EVIDENZIATO NELLA PARTECIPAZIONE A

VARI EVENTI E ALL'OPERA DI RESTAURO DI REPERTI AVIATORI PRESSO

L'ARCHIVIO STORICO FEDERIGHI A PISA

Martedì 15 febbraio 2022, presso l'A.T.O.C. (Air Terminal Operations Center) all'Aeroporto

Militare di Pisa, la sig.ra Maria Luisa Malgeri ha fatto dono all'Archivio Storico Federighi dei

cimeli che ricordano il padre Giovanni, capitano di aviazione.

La cerimonia si è svolta davanti alla coda restaurata di un aereo S.79, un tipo di velivolo

con il quale aveva volato il padre.

Il generale Alessandro De Lorenzo, comandante della 46 a Brigata Aerea, e Mario Federighi

dell'ASF hanno presenziato la toccante cerimonia.

In seguito la sig.ra Malgeri con la dott.ssa Valentina Colella hanno visitato l'Hangar G,

presso la Farmigea.

La coda restaurata dell'aereo S.79 rimarrà esposta presso l'A.T.O.C. per dodici mesi.

La signora Maria Luisa Malgeri, Mario Federighi e il gen. Alessandro De Lorenzo

17


La signora Maria Luisa Malgeri e il gen. Alessandro De Lorenzo

Mario Federighi davanti alla coda restaurata di un aereo S.79

18


La coda restaurata esposta all'A.T.O.C. dove resterà esposta per 12 mesi

La dott.ssa Valentina Colella con la sig.ra Maria Luisa Malgeri in visita all'hangar G a Pisa

19


IL RESTAURO DEL MOTORE GNOME DELL'AEREO GABARDINI EFFETTUATO

DAGLI AMICI DEL GAVS DI REGGIO EMILIA

1° dicembre 2018, il motore Gnome viene smontato dall'ultracentenario aereo

Gabardini presso l'Hangar G di Pisa

Il motore in cattive condizioni

20


Il motore restaurato dai restauratori del GAVS di Reggio Emilia

Il motore restaurato

21


I pistoni del motore

I restauratori di Reggio Emilia, da sx Tommesani, Grandi, Federighi e il team leader Cristofori

22


NUOVI LIBRI DEL NOSTRO SOCIO PIETRO MASCAGNI

18 Luglio 2010, in una cappella di una chiesa dove entra per caso il protagonista di questa

storia in occasione di un matrimonio, una porta murata ed una targa in latino dal messaggio

inquietante "Patens Dei Gloriae praeclusa hominis peccato" attirano la sua curiosità.

Inizia così per lui una interminabile settimana durante la quale un anziano sacrestano racconterà,

soltanto durante le ore di chiusura della chiesa, la storia di quella porta e di quella

targa.

Fantasmi del passato tornano a popolare la chiesa e la canonica in una Livorno degli anni

'30, evocata dalle parole del sacrestano. Drammatici eventi saranno via via disvelati fino a

dare un nome e un volto alle vittime e ai carnefici. Ma quanto tutto sembra chiarito, un colpo

di scena farà saltare tutte le certezza acquisite mettendo tutto in discussione.

In vendita alla Biblioteca Mondadori, via Magenta 23, Livorno. € 13.00

23


Fin dove ci si può spingere l'avidità del potere pur di raggiungere l'obiettivo agognato?

Cosa può portare a fare la frustrazione di un Magistrato relegato per troppi anni a ruoli subalterni

per l'intraprendenza e la spregiudicatezza dei colleghi?

In questo romanzo i protagonisti si servono di una inchiesta costruita ad arte nei confronti

di una importante Loggia Massonica per compromettere definitivamente l'immagine e la

carriera dei rivali. Ma quando tutto sembra favorirli e i giochi sembrano fatti, qualcosa verrà

a ristabilire una verità che inutilmente era stata rivendicata fin dall'inizio e il castello di

carte crollerà miseramente mettendo a nudo lo squallido tentativo di ricatto perpetrato ai

danni dell'Organizzazione e di alcuni membri della politica nazionale.

In vendita alla Biblioteca Mondadori, via Magenta 23, Livorno. € 15.00

24


NUOVA EDIZIONE DEL LIBRO GESUMMORTO DI GUELFO CIVININI,

PADRE DELLA NOSTRA SOCIA ANNALENA CIVININI GOVINO, A CURA

DI ROBERTO GORACCI

Gesummorto: Leggendo questo libro, impariamo a sentir "parlare" una Maremma, recondita,

strana, che può risultare non facile a comprendersi, con i suoi costumi antichi, con

l'indole della sua gente "diversa" i cui comportamenti spesso ignorano l'usuale "normalità":

è il nostro un viaggio che ci permette di superare i limiti di un sistema di pensiero che oggi

sembra volerci spingere a non rallentare mai la corsa esistenziale, a non fermarci a guardare

indietro per capire meglio, a non abbandonarci agli sconcertanti stupori che la ritrovata

memoria sa destare. Prezzo 16 €

25


L'INTERESSANTE TESI DI CARLO ADORNI (ANNO 1973) SARA'

PUBBLICATA A PUNTATE NELLA RIVISTA

26


27


28


29


30


31


32


33


34


35


36


37


38


39


40


41


LA TORRE, IL BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “GIOSUÈ BORSI”

ESCE UNICAMENTE IN FORMATO DIGITALE PER RAGIONE DI COSTI E PER POTER

RAGGIUNGERE PIÙ PERSONE

Comitato di redazione: Lucia Zagni direttore responsabile, Carlo Adorni, Giovanni

Giorgetti, Pier Fernando Giorgetti, Paolo Pasquali.

Gli articoli firmati o con pseudonimo riflettono unicamente le opinioni dell’autore.

Sono ben accette collaborazioni.

Per informazioni e collaborazioni: Giovanni Giorgetti cell. 349 4428403,

email: giovanni.giorgetti34@gmail.com

Dal 2017 la rivista La Torre si trova anche nel sito Valorizziamo Livorno:

http://valorizziamolivorno.it/la-torre/

ove è possibile leggere i numeri arretrati dal 2017.

Sommario del n. 57 - inverno 2021

L'ode "L'Europa in volto di donna, Ursula van der Leyen è in musica!

Ode per Ursula von der Leyen: la concezione musicale

Pronuncia tedesca in suoni ad uso dei cantanti italiani

Comune di Livorno - Ventennale del Comitato del Risorgimento

Fortezza Nuova e Leggi Livornine - Livorno patria delle genti

Ieri in Italia, oggi in Ucraina

L'ultimo libro di Carlo Adorni: Storia di una Confraternita

La nostra socia Maria Teresa Bini ci ha lasciato

L'impegno dei nostri soci

Il restauro del motore Gnome dell'aereo Gabardini effettuato dagli amici del

GAVS di Reggio Emilia

Nuovi libri del nostro socio Pietro Mascagni

Nuova edizione del libro Gesummorto di Guelfo Civinini

L'interessante tesi di Carlo Adorni - Livorno e i suoi canali

Indice

pag. 1

" 4

" 5

" 6

" 9

" 10

" 11

" 16

" 17

" 20

" 23

" 25

" 26

" 42

ASSOCIAZIONE CULTURALE “GIOSUÈ BORSI”

Via delle Medaglie d’oro, 6 - 57127 Livorno - Cell. 329 3967701

email: associazioneborsilivorno@virgilio.it - htt://giosueborsilivorno.jimdo-com//

42

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!