08.03.2022 Views

BSKT #10

Il numero di marzo 2022 di BSKT, il magazine ufficiale della Dolomiti Energia Basket Trentino

Il numero di marzo 2022 di BSKT, il magazine ufficiale della Dolomiti Energia Basket Trentino

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

MARZO 2022<br />

DOMINIQUE JOHNSON<br />

Partito da Zero<br />

WESLEY SAUNDERS<br />

Lo studente di Harvard<br />

AMOS MOSANER<br />

La pietra d’oro<br />

VITTORIA PIANI<br />

Il Trentino è Rosa<br />

SPORT&STYLE<br />

Il nuovo Shaki


VORRESTI UNA CONNESSIONE VELOCE?<br />

INTERNET AL TOP IN TUTTO IL TRENTINO<br />

La migliore soluzione<br />

tecnologica<br />

a casa e in azienda<br />

Navighi sempre<br />

alla massima velocità<br />

disponibile<br />

Un partner di fiducia<br />

che ti accompagna<br />

da vicino<br />

www.dolomitienergia.it/offerte-internet<br />

SCOPRI COME<br />

dolomitismartweb@tecnodata.it<br />

0461 1780400<br />

da lunedì a venerdì, dalle 8.00 alle 20.00


<strong>BSKT</strong> – Il magazine di Aquila Basket<br />

Numero 10/ Marzo 2022<br />

Registrazione Tribunale di Trento n° 1275<br />

del 10 gennaio 2006<br />

Direttore Responsabile:<br />

Luigi Longhi<br />

Redazione:<br />

Francesco Costantino Ciampa e Marcello Oberosler<br />

Direttore Artistico: Daniele Montigiani<br />

Grafica e impaginazione:<br />

Lorenzo Manfredi<br />

Hanno collaborato:<br />

Martina Quintarelli e Stefano Trainotti<br />

Fotografie:<br />

Daniele Montigiani, Ciamillo&Castoria, Filippo Rubin/Lega<br />

Volley, Sergio Mazza<br />

Redazione:<br />

Piazzetta Lunelli, 8 -12 – 38122 Trento Tel. 0461<br />

931035, e-mail: bskt@aquilabasket.it<br />

Spazi pubblicitari:<br />

marketing@aquilabasket.it<br />

Tipografia:<br />

Grafiche Dalpiaz - Via Stella, 11/B, 38123 Ravina TN<br />

© Copyright Aquila Basket Trento srl<br />

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa rivista<br />

può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici<br />

o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di<br />

legge. .<br />

Numero chiuso alle ore 23 di giovedì 3 marzo 2022<br />

5 I EDITORIALE<br />

6 I AMARCORD<br />

8 I BEST OF SEASON<br />

10 I APPUNTI SPARSI<br />

12 I LA COPERTINA<br />

Dominique Johnson<br />

16 I LA CONTROCOPERTINA<br />

Wesley Saunders<br />

21 I L’AVVERSARIA<br />

Reyer Venezia<br />

26 I IL PERSONAGGIO<br />

Fabio Mian<br />

30 I SPECIALE OLIMPIADI<br />

Amos Mosaner<br />

34 I L’OSPITE<br />

Vittoria Piani<br />

38 I MONDO STATISTICHE<br />

40 I HELLO MY NAME IS<br />

Luca Franzoi<br />

42 I CAST<br />

C2 Corporate<br />

44 I AQUILAB<br />

One Team Basket<br />

46 I SPORT&STYLE<br />

Shaki<br />

Scegli Cavit, bevi responsabilmente.


FORZA AQUILA<br />

LE NOSTRE PASSIONI:<br />

LO SPORT E L’HAMBURGER.<br />

LE TUE?<br />

VIA FERMI 9 - TRENTO


05 | EDITORIALE<br />

La mia generazione e la guerra di Danylo<br />

Sono uno di quelli nati all’inizio degli anni 60; sono della generazione del boom<br />

economico, della lira premiata come moneta più forte d’Europa.<br />

Sono della generazione che di guerra ha sentito parlare dai padri e dai nonni.<br />

Sono di una generazione a cui hanno permesso di vivere e di crescere in maniera<br />

bella, senza tanti problemi, che ha potuto iniziare a viaggiare per conoscere, fare<br />

esperienze; sono della generazione che ha potuto scegliere il lavoro che amava fare;<br />

sono della generazione del benessere sfociato in consumismo. Ora però, la realtà mi<br />

ha presentato il conto, sbattendomi in faccia che esiste ancora la guerra.<br />

Anzi, che essa è parte di noi. Quello che sta succedendo in Ucraina è entrato nelle<br />

nostre vite come uno tsunami di emozioni, di rabbia e di paura. Tra le tante storie<br />

che abbiamo sentito in questi giorni, una mi ha colpito particolarmente. Una storia<br />

di sport e di vita, di angoscia e speranza che s’infrange contro la guerra. Una storia<br />

che è stata raccontata dal bravo Stefano Parolari su l’Adige. In questo mondo così<br />

complicato, sospeso tra ansia e paura, un tennista ucraino Danylo, 1.800 della<br />

classifica mondiale, quindi lontanissimo dei guadagni milionari e dalla gloria<br />

garantita dai media, doveva venire a giocare il torneo di Trento. Un torneo dove<br />

i giovani di tutto il mondo cercano un lancio per la loro carriera. Questo ragazzo,<br />

di 25 anni, ha mandato un’email al direttore del torneo chiedendo di averne una<br />

di ritorno in cui si attestava che doveva venire a Trento per giocare. Quell’email si<br />

concludeva con “Vi prego salvate la mia vita”. Purtroppo il tennista non ha potuto<br />

raggiungere il Trentino. La sua vita è cambiata in fretta…svoltando verso una<br />

caserma. In quel “Save my life” c’erano i sogni cullati da ogni sportivo, la passione<br />

che spinge a lottare fino in fondo, ad impegnarsi a credere che dopo una sconfitta<br />

si può tornare più forti. In poche, tragiche parole, è racchiuso il dramma di milioni<br />

di persone di tutte le età che stanno pagando un prezzo altissimo. Giovani che anziché<br />

incrociare una racchetta o un pallone ora sono costretti ad incrociare un’arma<br />

e ciò in quello che da sempre si definisce il cuore dell’Europa, crocevia di storie<br />

millenarie in cui popoli diversi si sono incontrati e talvolta purtroppo anche uccisi.<br />

Le tragedie personali di questi giorni sono le tragedie dell’umanità e lo sport che<br />

dovrebbe essere semplicemente un atto di amore verso la vita svanisce fagocitato<br />

dall’urlo straziante di un popolo martoriato dalle bombe. Certo, ci sono cose ben più<br />

importanti di una partita ma il sopravvivere non può essere considerato vita<br />

e la pace è anche una partita da giocare su un campo perché nessuno può essere<br />

così folle da preferire la guerra alla pace.<br />

Il Pres.<br />

Ps: Questo editoriale doveva essere dedicato ad una riflessione sui miei 10 anni<br />

di presidenza di Aquila Basket. Lo dedico invece a tutti i Danylo e le Danyla del<br />

mondo perché possano costruirsi un futuro senza dover rifugiarsi sotto terra: la<br />

loro sofferenza deve essere anche la nostra sofferenza, perché non esiste un modo<br />

onorevole di uccidere, né un modo gentile di distruggere. Non c’è nulla di buono<br />

nella guerra, eccetto la sua fine, come disse Abram Lincoln.


6 | AMARCORD


Sassari, 16 Maggio 2017<br />

Lega Basket Seria a Quarti<br />

di Finale Playoff 2017<br />

Banco di Sardegna Sassari -<br />

Dolomiti Energia Trentino<br />

Nella Foto: Beto Gomes schiaccia<br />

davanti al pubblico<br />

del PalaSerradimigni<br />

Daniele Montigiani


8 | BEST OF SEASON


Bologna, 27/02/2022<br />

FIBA Basketball World Cup 2023<br />

European Qualifiers<br />

Italia - Islanda<br />

Nella foto: la palla a due all’interno<br />

del Pala Dozza<br />

Sergio Mazza


10 | APPUNTI SPARSI<br />

Io, Giaci, e Lady Gaga<br />

DI FRANCESCO COSTANTINO CIAMPA<br />

Il 22 febbraio del 2009 ero a Bologna. Ok, who cares? Giusto. Però quel giorno si giocavano le semifinali di Coppa Italia al Pala Malaguti<br />

(forse non si chiamava neppure così all’epoca). Io e il solito Giaci, direzione Casalecchio per vedere l’effetto che fa. Due partite, la Virtus<br />

di casa e la solita Siena ma anche Treviso e una squadra scomparsa dai radar: Teramo. Entriamo nel palazzo e veniamo accolti da un<br />

tambureggiante motivo che ricorda la Lambada (chi dice di non ricordarla è un Giuda) e, girandoci verso la tribuna alle nostre spalle,<br />

rimaniamo estasiati dalla muraglia di tifosi abruzzesi in bianco-rosso. Un rumore assordante, da tifo greco per intenderci. Siamo rimasti<br />

cinque minuti a guardarli con la bocca aperta. Ovvio, loro erano i debuttanti al gran ballo e la squadra stava volando in classifica (i<br />

teramani finiranno terzi, eliminati da Milano in un drammatico quarto di finale…sì, c’ero), naturale e giustificato quell’entusiasmo. Però<br />

non è mai scontato portare duemila persone in trasferta. Il bello di giocare la Coppa Italia, un torneo senza domani: vinci o muori. Ma,<br />

chicca delle chicche, in quel consesso andò in scena, al termine della prima semifinale, una cantante dalle forme rotondette e dalla<br />

voce particolarmente aggressiva: Lady Gaga! Sì, avete letto bene. La signorina Germanotta, non molto famosa all’epoca, si esibì per due<br />

annoiati trentenni bresciani che, in linea con la loro lunga storia di giudizi un pelo azzardati, sentenziarono: «Ma chi è questa? Non vale<br />

niente». Dove niente va sostituito con il solito termine scurrile con cui si descrive l’organo riproduttivo maschile. Bravi, pazzi. Lady Gaga<br />

ha, poi, sviluppato una discreta carriera musicale, i due trentenni bresciani, infatti, hanno dimostrato con i fatti di non valere neppure<br />

quel già citato membro riproduttivo maschile. Per la cronaca quelle finali furono vinte da Siena ma io penso ancora a Lady Gaga e alla<br />

sua versione di Poker Face. Vi giuro: non la stava ascoltando nessuno! Almeno io e Giaci le abbiamo riservato un commento sprezzante.<br />

Ma il resto del pubblico aspettava solo l’inizio della seconda partita. Perché ho raccontato questa storia? Onestamente non ne ho idea.<br />

Non c’è nessuna morale nascosta. Sarebbe bello parlare del “se ci credi ce la fai” e altre cagate del genere motivazionale/buonista di cui<br />

è inondato ogni social network ma non è così. Eppure ancora adesso rido di quella performance e di quanto poco ci becco con i pronostici<br />

carrieristici. Vabbè, un giorno, vi parlerò di quando Giaci divenne amico di Giorgio Armani. Ma questa è veramente un’altra storia. Anche<br />

se non frega niente a nessuno.<br />

Power<br />

of coffee<br />

VIENI A TROVARCI A<br />

Padiglione C3 - 1° piano - Stand B04


MAIN SPONSOR<br />

TOP SPONSOR<br />

GOLD SPONSOR<br />

PREMIUM SPONSOR<br />

AUTOMOTIVE PARTNER<br />

C.A.S.T. - CONSORZIO AQUILA SPORT TRENTINO<br />

distributori<br />

automatici<br />

ristoro<br />

www.eurovending.info<br />

FORNITORI<br />

OFFICIAL SPONSOR<br />

EARTH DAY PARTNER<br />

MEDICAL PARTNER<br />

MEDIA PARTNER<br />

SUPPORTERS<br />

EDUCATIONAL<br />

PARTNER<br />

FOOD<br />

PARTNER<br />

SPONSOR<br />

OUTDOOR<br />

SPONSOR<br />

TECNICO<br />

PASTA<br />

PARTNER<br />

DRESS<br />

PARTNER<br />

WATER<br />

PARTNER<br />

BROKER<br />

PARTNER<br />

WINTER<br />

PARTNER<br />

WELLNESS<br />

PARTNER


12 | LA COPERTINA<br />

Zero<br />

To<br />

Hero<br />

DI MARCELLO OBEROSLER<br />

FOTO DI DANIELE MONTIGIANI<br />

Zero to hero. Da “zero” a eroe.<br />

Negli Stati Uniti è un modo<br />

di dire per rappresentare un<br />

repentino cambio di sorte<br />

e di destino che ti porta sulla<br />

cresta dell’onda, che ti porta al top:<br />

Dominique Johnson, il nuovo arrivato<br />

in casa Dolomiti Energia Trentino,<br />

ha scelto il proprio numero di maglia<br />

proprio ripensando alle sue origini,<br />

all’inizio del suo percorso.<br />

Quando nessuno avrebbe<br />

scommesso su di lui, quando<br />

sembrava impossibile trovare<br />

una strada che lo portasse ad<br />

affermarsi, a diventare un giocatore<br />

professionista, a fare della<br />

pallacanestro la sua vita.<br />

Lo mettono in discussione fin dalle<br />

scuole superiori, si trova a fatica<br />

un college che gli dia spazio per<br />

giocare: Southwest Tennessee<br />

Community College, poi Azusa<br />

Pacific. Nomi e luoghi che si farebbe<br />

fatica a individuare sulla virtuale<br />

“mappa” del basket collegiale<br />

statunitense. Zero.<br />

Così nel 2010 inizia il viaggio che<br />

trasforma la vita di Dominique: si<br />

parte con la D-League, lega nella<br />

quale entra quasi per sbaglio ma<br />

dove comincia subito a farsi notare.<br />

Ma non è abbastanza.<br />

Tre stagioni nella seconda lega<br />

statunitense lo pongono di fronte<br />

a un bivio, e da buon esploratore del<br />

mondo Dominique sceglie la strada<br />

meno battuta: riparte dall’Europa,<br />

e comincia un vero e proprio giro<br />

del globo.<br />

Due anni in Polonia, poi in Israele,<br />

Turchia, Germania. Il primo contatto<br />

con l’Italia è a Varese, nell’autunno<br />

2016: agli ordini dell’amato coach<br />

Caja DJ diventa subito protagonista<br />

di una grande stagione, una di quelle<br />

che ti proiettano ad alto livello. Non<br />

è un caso se l’anno dopo è a Venezia,<br />

squadra a caccia di trofei che però<br />

sulla sua strada trova una grande<br />

Dolomiti Energia che la elimina in<br />

semifinale: nella conclusiva gara-<br />

4 Dominique segna cinque triple<br />

facendo tremare freddo il pubblico<br />

della BLM Group Arena. Siamo nel<br />

2018, Johnson ha ancora il tempo di<br />

giocare a Pistoia (dove incontra Fabio<br />

Bongi), quindi in Libano e in Francia<br />

prima del ritorno all’Italia. Un Paese<br />

speciale anche per lui, professionista<br />

“nomade” del basket continentale.<br />

Speciale anche quando la sfida è<br />

diventare il punto di riferimento<br />

di un’ambiziosa squadra di Serie<br />

A2, Udine, con la quale sfiora<br />

solamente il salto di categoria e la<br />

promozione in A. Dopo aver aggiunto<br />

il Messico al lungo elenco dei Paesi<br />

in cui ha militato, ora DJ ha un solo<br />

obiettivo in testa: giocare un ruolo<br />

importante nella volata finale della<br />

stagione della Dolomiti Energia tra<br />

campionato e coppa.<br />

«Alla squadra voglio portare<br />

esperienza e leadership – racconta<br />

DJ -, due dei miei tratti migliori:<br />

“Dominique<br />

Johnson, il nuovo<br />

arrivato in casa<br />

Dolomiti Energia<br />

Trentino,<br />

ha scelto<br />

il proprio numero<br />

di maglia proprio<br />

ripensando<br />

alle sue origini,<br />

all’inizio<br />

del suo<br />

percorso”


“La mia famiglia,<br />

mia moglie e nostra<br />

figlia che ha 19 mesi,<br />

mi raggiungerà<br />

presto a Trento,<br />

sono sicuro che<br />

vivremo dei bellissimi<br />

mesi qui, la città<br />

e il posto sono<br />

bellissimi”<br />

è la quinta stagione in cui gioco<br />

in Italia, sono felice di essere<br />

tornato nella massima serie dopo<br />

la stagione a Udine. Mi sembra<br />

un po’ una prima volta in Serie A,<br />

sono molto entusiasta di questa<br />

nuova avventura. Mi sento in forma<br />

fisicamente, sono uno molto attento<br />

alla cura del corpo, un aspetto che<br />

negli ultimi 2-3 anni mi ha davvero<br />

contraddistinto: voglio prendere<br />

velocemente ritmo partita e feeling<br />

con il campo, ma sono pronto a dare<br />

il mio contributo.<br />

Insomma, si riparte da zero. E dallo<br />

zero che ha scelto come numero di<br />

maglia: «Di solito gioco con il 3, ma<br />

qui era già preso, così ho optato per<br />

lo 0: è lo stesso che ho indossato a<br />

Varese nella mia prima esperienza<br />

in Italia, è un numero che mi ricorda<br />

come partendo da zero sia stato in<br />

grado di lavorare giorno dopo giorno<br />

per darmi una chance di farcela, nel<br />

basket e nella vita. Qui a Trento solo<br />

dopo pochi giorni con la squadra<br />

percepisco tanta energia e voglia<br />

di prendere insieme la strada giusta<br />

verso la parte finale e decisiva della<br />

stagione: proveremo a dare tutto ogni<br />

giorno, spinti anche dal pubblico che<br />

sono certo verrà numeroso<br />

a sostenerci al palazzetto.<br />

La mia famiglia, mia moglie e nostra<br />

figlia che ha 19 mesi, mi raggiungerà<br />

presto a Trento, sono sicuro che<br />

vivremo dei bellissimi mesi qui,<br />

la città e il posto sono bellissimi».


16 | LA CONTROCOPERTINA<br />

Lo studente<br />

di Harvard<br />

che ama Trento<br />

DI MARCELLO OBEROSLER<br />

FOTO DANIELE MONTIGIANI<br />

“È raro però<br />

trovarsi di fronte<br />

a qualcuno che<br />

quella laurea l’ha<br />

conseguita in uno dei<br />

College di maggior<br />

prestigio del mondo,<br />

Harvard University”<br />

Quasi tutti i giocatori di basket<br />

professionisti statunitensi che<br />

vengono a giocare in Europa hanno<br />

una laurea, favoriti da un sistema<br />

educativo e sociale che negli USA<br />

permette di affiancare in maniera<br />

spontanea e assolutamente vincente<br />

lo sport ad alto livello e il percorso<br />

scolastico e universitario.<br />

È raro però trovarsi di fronte<br />

a qualcuno che quella laurea l’ha<br />

conseguita in uno dei College<br />

di maggior prestigio del mondo,<br />

Harvard University. La Dolomiti<br />

Energia Trentino ha una delle<br />

eccezioni di questa regola:<br />

il suo nome è Wes Saunders, classe<br />

1993, spirito californiano<br />

e mente acuta.<br />

Intanto Wes, come stai?<br />

Meglio. Non è stato l’ideale doversi<br />

fermare per il virus dopo una<br />

stagione cominciato già con un po’<br />

di problemi.<br />

Ma la pausa mi ha fatto bene e mi<br />

sento pronto a salire di colpi verso la<br />

parte decisiva della stagione.<br />

Il tuo impatto con Trento come<br />

è stato?<br />

Beh, dal punto di vista<br />

dell’organizzazione e del contesto,<br />

eccellente. Sul campo non è<br />

stato facile, perché arrivavo da un<br />

infortunio al polso che mi aveva<br />

fatto chiudere in anticipo la stagione<br />

precedente con la Fortitudo. Più<br />

che ritrovare la forma fisica dopo<br />

l’estate e la riabilitazione, si trattava<br />

di ritrovare ritmo, spaziature,<br />

confidenza, tempi di momento<br />

in campo e fiducia nel fare certi<br />

movimenti e prendere certi contatti.<br />

Poi però piano piano sono cresciuto in<br />

brillantezza fisica e fino<br />

a Capodanno ero contento del mio<br />

contribuito alle vittorie della squadra.<br />

Quale pensi che sia la migliore<br />

qualità di Trento, come squadra?<br />

Direi il modo in cui abbiamo sempre<br />

voluto competere e combattere,<br />

giorno dopo giorno, senza lamentarci<br />

delle avversità ma provando ad<br />

andare oltre e superarle,<br />

con un grande sforzo mentale<br />

e fisico da parte di tutti. Abbiamo<br />

fatto nostro il motto del club “We Die<br />

Hard”, ci piace, ci motiva a dare<br />

il meglio giorno dopo giorno,<br />

ad essere concentrati sul bene della<br />

squadra, a non arrenderci mai.<br />

E di Trento come posto in cui vivere?<br />

Trento per me è un posto speciale,<br />

anche perché qui ho giocato la mia<br />

prima partita in assoluto in Italia<br />

quando vestivo la maglia di Cremona.<br />

È un posto molto bello, circondato<br />

da splendide montagne e abitato da<br />

persone che mi fanno sentire a casa:<br />

si respira l’atmosfera familiare e<br />

rassicurante di una città piccola ma<br />

accogliente,<br />

che ti sa valorizzare e coinvolgere.<br />

A proposito di Cremona, alla<br />

Vanoli hai vissuto due stagioni<br />

entusiasmanti, per te e per la<br />

squadra.


“La tradizione,<br />

la storia,<br />

il fatto che<br />

in ogni posto,<br />

anche piccolo,<br />

in cui<br />

ti ritrovi,<br />

ci sono particolarità<br />

e culture diverse.<br />

Impari senza<br />

neanche aver<br />

bisogno<br />

di studiare,<br />

tanta è la storia<br />

che ti circonda”


Sì, è stata davvero una bellissima<br />

esperienza culminata con la vittoria<br />

a sorpresa della Coppa Italia. Un<br />

successo che inserisco senza<br />

dubbio tra i miei momenti più belli<br />

da giocatore per il modo in cui è<br />

arrivata al termine di una Final Eight<br />

emozionante. Ho avuto la fortuna<br />

di fare parte di un bel gruppo,<br />

composto da tanti bravi ragazzi,<br />

guidato da Meo Sacchetti che è<br />

stato uno dei migliori allenatori che<br />

abbia mai avuto. Peccato per come<br />

è andato il secondo anno, interrotto<br />

dal Covid, mi è dispiaciuto lasciare<br />

in quella stagione “monca”. Giocare<br />

contro Cremona mi dà ancora una<br />

sensazione particolare.<br />

Cosa ti ha conquistato di coach Meo<br />

Sacchetti?<br />

È un allenatore che mette sempre<br />

i giocatori al primo posto, in campo<br />

ti senti libero di fare quello che vuoi<br />

ed essere te stesso: il suo sistema<br />

esalta le qualità dei singoli, nessuno<br />

ha mai paura di sbagliare e per<br />

questo finire in panchina,<br />

tutti si sentono sempre molto<br />

liberi di esprimersi.<br />

Dell’Italia cosa ti piace invece?<br />

La tradizione, la storia, il fatto che<br />

in ogni posto, anche piccolo, in cui ti<br />

ritrovi, ci sono particolarità e culture<br />

diverse. Impari senza neanche aver<br />

bisogno di studiare, tanta è la storia<br />

che ti circonda: nel cibo, in quello<br />

che vedi, nell’esperienza che vivi<br />

direttamente.<br />

In questi anni hai anche imparato<br />

un po’ di italiano?<br />

Sì, qualcosina. Quest’anno in<br />

particolare, essendo il giocatore<br />

americano più esperto del gruppo<br />

ho dovuto rispolverarlo quando<br />

uscivamo insieme o al ristorante.<br />

Come spesso capita con le lingue<br />

straniere che impari “senza<br />

studiarle”, lo capisco abbastanza<br />

bene ma non lo parlo quasi per<br />

nulla. Posso dire “sono stanco”,<br />

oppure “ho fame”. Devo mettermi<br />

d’impegno e imparare qualche frase<br />

più composita.<br />

Parliamo un po’ di Harvard, la tua<br />

università.<br />

Harvard significa molto per me,<br />

l’educazione e l’istruzione sono<br />

sempre state fondamentali per me<br />

e per la mia famiglia: i miei genitori<br />

mi hanno sempre incoraggiato ad<br />

essere un bravo studente,<br />

e crescendo mi sono convinto<br />

che oltre alla pallacanestro era<br />

importante per me avere una<br />

sorta di “piano B” nella vita. Ho<br />

avuto la fortuna di studiare in una<br />

delle università più prestigiose del<br />

mondo, continuando nel frattempo<br />

a giocare a basket, ed è stata una<br />

straordinaria esperienza di vita.<br />

Un’occasione per incontrare tante<br />

persone straordinarie, e di mettermi<br />

alla prova come persona vivendo<br />

esattamente dall’altra parte degli<br />

Stati Uniti visto che io sono di Los<br />

Angeles e Harvard è a Boston.<br />

Credo che quegli anni mi abbiano<br />

insegnato davvero tanto e mi abbiano<br />

preparato al “mondo vero”, anche<br />

nelle piccole cose: banalmente,<br />

prima di andare ad Harvard non<br />

avevo mai visto la neve!<br />

Poi però hai comunque scelto il<br />

basket.<br />

Sì, è la mia passione, lo sport che<br />

amo. Mi ritengo fortunato ad averlo<br />

potuto rendere la mia vita e il mio<br />

lavoro.<br />

Cominciando, da “pro”, nel<br />

campionato finlandese,<br />

non proprio l’Eurolega…<br />

Ripensandoci, mi chiedo come abbia<br />

fatto a sopravvivere a quella stagione<br />

in Finlandia. La squadra ci aveva<br />

fornito delle biciclette per andare<br />

ad allenamento, ma sulle strade<br />

c’erano sempre neve o ghiaccio e<br />

ricordo che alcuni compagni si erano<br />

fatti male scivolando per terra!<br />

Poi era sempre buio, se riposavo il<br />

pomeriggio mi svegliavo senza avere<br />

idea di che ora potesse essere. E ogni<br />

trasferta prevedeva come minimo 4<br />

ore di pullman, più eventualmente<br />

l’aereo: gli avversari però odiavano<br />

venire a giocare in casa nostra! Dopo<br />

quell’esperienza in effetti mi sono<br />

convinto di potercela fare ovunque.


21 | L’AVVERSARIA<br />

Trento-Venezia,<br />

una storia<br />

infinita<br />

DI MARCELLO OBEROSLER<br />

FOTO DANIELE MONTIGIANI<br />

“Quella con Venezia<br />

è una rivalità<br />

che parte sopita<br />

e poi si scatena<br />

all’apice del livello<br />

di contesa”<br />

La nostra storia inizia in una fredda<br />

serata di dicembre. Potrebbe<br />

cominciare così, il romanzo che<br />

racconta la rivalità fra Trento e<br />

Venezia. È il giorno di Santo Stefano<br />

del 2014, e al PalaTrento si gioca<br />

il 12° turno di Serie A: è la prima<br />

volta che l’Aquila padrona di casa<br />

affronta gli orogranata. Certo,<br />

c’erano state le battaglie (e che<br />

battaglie) nelle cosiddette minors,<br />

c’erano state sfide infuocate e serie<br />

di playoff vibranti, ma con l’arrivo<br />

di Trento in Serie A tutto cambia, si<br />

apre un nuovo capitolo. Che da quel<br />

26 dicembre 2014 a oggi ha visto<br />

le due formazioni affrontarsi per<br />

ben 31 volte in partite ufficiali: solo<br />

contro Milano, affrontata per tre<br />

volte ai playoff, la Dolomiti Energia<br />

ha giocato più volte dal suo arrivo in<br />

Serie A.<br />

E quella con Venezia è la storia di<br />

una rivalità che parte sopita e poi<br />

si scatena all’apice del livello di<br />

contesa, i playoff scudetto, le finali.<br />

È proprio vero che la prima volta<br />

non si scorda mai, per quanto male<br />

possa andare: Venezia schianta<br />

i bianconeri con 22 punti, cinque<br />

triple e altrettante stoppate di un<br />

incontenibile Tomas Ress, che<br />

mette prepotentemente la firma sul<br />

66-93 finale. Il miglior realizzatore<br />

di Trento non servirebbe neanche<br />

dirlo: è la stagione 2014-15, ergo<br />

si tratta di Tony Mitchell. Contro<br />

la Reyer vivranno partite da “top<br />

scorer” tutti i grandi attaccanti<br />

passati per l’Aquila nelle otto<br />

stagioni di massima serie: da Julian<br />

Wright a Dada Pascolo, da Marble ad<br />

Ale Gentile. Ma non corriamo troppo<br />

in avanti: ai bianconeri servono due<br />

stagioni abbondanti per trovare<br />

il primo sorriso contro la Reyer,<br />

un successo 59-76 sul campo del<br />

Taliercio. Un palazzetto che diventa<br />

il simbolo “immortale” delle Finali<br />

Scudetto 2017: a Mestre si gioca a<br />

temperature inimmaginabili, senza<br />

un filo di aria condizionata, in un<br />

mese di giugno particolarmente<br />

afoso. E le due squadre si affrontano<br />

con selvaggio desiderio di vincere:<br />

l’Aquila, già falcidiata dagli infortuni,<br />

perde per strada anche Sutton in<br />

gara-2. Ma Craft, Forray, Flaccadori,<br />

Shields, Gomes, Hogue e Lechthaler<br />

(si possono citare tutti, da quanti<br />

pochi fossero rimasti) non mollano<br />

la presa e alla Reyer occorre una<br />

prodezza di Bramos in gara-5 per<br />

prendere lo slancio verso lo Scudetto<br />

2017. Una ferita ancora aperta.<br />

Ancora aperta nonostante l’anno<br />

dopo in semifinale la sua rivincita<br />

Trento se la prenda, eccome: siamo<br />

a maggio 2018, sta sbocciando<br />

tutto lo sfavillante talento di Shavon<br />

Shields: i suoi 27 punti segnano<br />

in maniera indelebile una gara-1<br />

in cui duella splendidamente a<br />

distanza con Austin Daye (27 anche<br />

per il figlio di Darren), poi la serie si<br />

chiude a Trento con un crescendo


travolgente accompagnato da una<br />

BLM Group Arena sold-out con i tifosi<br />

che si accampano all’esterno della<br />

sede di piazzetta Lunelli nella notte<br />

per essere i primi ad entrare<br />

e assicurarsi un biglietto.<br />

In gara-3 la sfida la decidono<br />

soprattutto l’energia e la forza di<br />

Dominique Sutton, gara-4 passa alla<br />

storia grazie alle triple a raffica di<br />

Silins e alla schiacciata di Gomes che<br />

chiude i conti nel finale. Vittoria nella<br />

partita, 3-1 nella serie e accesso alle<br />

Finali. Apoteosi.<br />

Ne abbiamo già viste di tutti i colori<br />

e siamo solo a 18 precedenti,<br />

anche perché gli incroci playoff non<br />

sono finiti: nel 2018-19 però anche<br />

le sfide di regular season regalano<br />

spettacolo. Non tanto l’andata a<br />

Trento, quanto il ritorno a Mestre:<br />

in una partita folle, Venezia rimonta<br />

dal -24 di metà terzo quarto<br />

e trascina addirittura il match<br />

all’overtime con una prodezza<br />

di Watt. L’inerzia sembra tutta dalla<br />

parte dei padroni di casa, il problema<br />

dei 3000 spettatori del Taliercio<br />

è che con la maglia di Trento gioca<br />

Aaron Craft. Oltre alla tripla che fissa<br />

il punteggio finale sul 77-81,<br />

Aaron chiude con 22 punti, 12<br />

rimbalzi e quattro assist. Clamoroso.<br />

E’ solo l’assaggio di quella che, nei<br />

quarti di finale dei playoff,<br />

sarà una serie tra le più equilibrate<br />

e sofferte che si ricordino. Bastano<br />

solo i punteggi, o quasi, per capire<br />

l’andamento dei primi quattro episodi<br />

della serie: Venezia vince le prime<br />

due 67-57 e 69-51, Trento risponde<br />

con un doppio successo 72-59<br />

e 61-51. Si segna poco, pochissimo.<br />

Ma l’intensità messa in campo dalle<br />

due squadre è selvaggiamente<br />

spettacolare. I punti di Marble<br />

e Beto, una delle difese più toste<br />

del campionato e della giovane storia<br />

dell’Aquila Basket. Non basterà per<br />

fermare Venezia, che vincerà<br />

gara-5 e si involerà a vincere un altro<br />

Scudetto. Gli ultimi capitoli,<br />

in ordine temporale, arrivano<br />

tra Supercoppa e regular season:<br />

memorabile quello che lo scorso<br />

anno vede i bianconeri trionfare<br />

in rimonta, in casa, risalendo dal -21<br />

con una grande prova di Luca Conti<br />

e JaCorey Williams (33 punti).<br />

Brilla anche il talento di Victor<br />

Sanders, l’uomo che in estate<br />

è tra i primi a cambiare maglia<br />

e passare ai rivali orogranata:<br />

l’Aquila ha appena firmato Dominique<br />

Johnson, che a Venezia giocava in<br />

quella serie di semifinale del 2018.<br />

Insomma, quando il 13 marzo<br />

si alzerà la palla a due<br />

di Venezia-Trento, non si giocherà<br />

una semplice partita di campionato.<br />

Si giocherà il 32° round di una sfida<br />

infinita che promette di continuare<br />

ad emozionare e, perché no,<br />

sorprendere. Non vediamo l’ora<br />

di godercela.


26 | IL PERSONAGGIO<br />

Fabio Mian<br />

maledetto<br />

Covid..<br />

DI MARCELLO OBEROSLER<br />

FOTO DANIELE MONTIGIANI , CIAMILLO E CASTORIA,<br />

Anche per Trieste è stata una<br />

Final Eight di Coppa Italia<br />

breve ma intensa, eliminata<br />

da Tortona nei quarti di finale: da<br />

lì riparte la corsa dell’Allianz e di<br />

Fabio Mian, guardia goriziana vista<br />

a Trento per una stagione e mezzo<br />

tra 2018 e 2020. È la stagione dei 30<br />

anni (compiuti il 7 febbraio), è l’anno<br />

della paternità con il primo figlio in<br />

arrivo a luglio. È la stagione in cui<br />

il tiratore di lungo corso in Serie A<br />

sta provando a trascinare in alto una<br />

squadra ambiziosa con un coach,<br />

Franco Ciani, che nel suo numero 9 ci<br />

crede tantissimo.<br />

Però la stagione con l’Allianz mi<br />

pare che stia riservando buone<br />

soddisfazioni, a te e alla squadra.<br />

Abbiamo un’ottima squadra e<br />

abbiamo cominciato bene in<br />

campionato, ma la classifica è molto<br />

corta e una partita vinta o persa<br />

ti fa scalare diverse posizioni in<br />

graduatoria: c’è molta incertezza,<br />

molto equilibrio. Ecco perché<br />

nonostante il buon avvio non<br />

possiamo permetterci di rialzarci,<br />

dobbiamo continuare a spingere: al<br />

rientro dopo la pausa ci aspettano<br />

tre partite contro avversarie di<br />

alto livello come Venezia, Milano e<br />

Sassari, ma in generale nel mese<br />

di marzo giochiamo cinque partite<br />

fondamentali, che credo ci diranno<br />

dove saremo a fine campionato.<br />

L’obiettivo è quello di “rubare”<br />

punti a qualche big e continuare a<br />

migliorare la nostra pallacanestro,<br />

trovando nuovi equilibri in quella che<br />

si preannuncia come un’ultima parte<br />

di stagione molto intensa.<br />

La partenza a sorpresa di Juan<br />

Fernandez vi ha un po’ spiazzati?<br />

Di sicuro è stato un evento<br />

inaspettato, ma la squadra ha<br />

reagito lavorando duramente e<br />

voltando pagina. A livello emotivo<br />

non è sempre facile ma alla fine è<br />

un lavoro, bisogna andare avanti:<br />

aggiungere un giocatore nuovo<br />

nel delicato ruolo di playmaker a<br />

febbraio di sicuro ti mette davanti a<br />

tante sfide da affrontare.<br />

Il coach però è una certezza: con<br />

Franco Ciani non è un segreto che tu<br />

abbia un rapporto particolare.<br />

La presenza in panchina di coach<br />

Ciani è stato uno dei principali fattori<br />

che mi ha convinto a sposare il<br />

progetto di Trieste: è una scelta che<br />

sta pagando, un’occasione che ho<br />

colto al volo e che si sta rivelando<br />

una decisione giusta per me e per il<br />

mio percorso da giocatore.<br />

Un percorso che tra il 2018 e il 2020<br />

ti ha portato a vestire la maglia della<br />

Dolomiti Energia: che ricordi hai di<br />

quelle due stagioni?<br />

Parto dal rimpianto di non aver<br />

potuto concludere la seconda annata,<br />

quella interrotta dal Covid a marzo<br />

2020: avevamo trovato la quadra,<br />

eravamo un gruppo potenzialmente<br />

molto forte, e proprio nel momento<br />

in cui eravamo in fiducia e con i giusti


“Con l’Aquila<br />

ho avuto<br />

la possibilità<br />

di debuttare<br />

in EuroCup,<br />

una competizione<br />

che ho sempre<br />

ritenuto molto<br />

emozionante<br />

e stimolante”<br />

equilibri ci siamo dovuti fermare.<br />

È stato un peccato, anche perché<br />

avevamo superato il turno di<br />

EuroCup. I ricordi più belli sono<br />

quelli legati alle persone che ho<br />

conosciuto e con le quali ho ancora<br />

un rapporto importante di amicizia,<br />

che sento ancora anche dopo aver<br />

cambiato squadre. Nella vita c’è la<br />

pallacanestro che finisce, ma altre<br />

cose non finiscono. Le persone con<br />

cui ho legato di più a Trento e con cui<br />

mi sento più spesso sono Toto,<br />

Mezza e Dada. E anche Daniele<br />

Montigiani, il fotografo della squadra.<br />

Sono persone con cui ho passato<br />

tutto il mio periodo a Trento anche<br />

in un momento confuso e difficile<br />

come è stato il lockdown e l’inizio<br />

della pandemia.<br />

Di quegli anni a Trento ti manca<br />

un po’ la coppa europea e il fascino<br />

della doppia competizione?<br />

Sì, devo dire che un po’ mi manca.<br />

Con l’Aquila ho avuto la possibilità<br />

di debuttare in EuroCup, una<br />

competizione che ho sempre<br />

ritenuto molto emozionante e<br />

stimolante: giocare una coppa<br />

europea significa mettersi in mostra<br />

su grandi palcoscenici, giocare<br />

contro squadre che avevano appena<br />

disputato l’Eurolega o che avevano<br />

l’obiettivo di andarci. E poi hai la<br />

possibilità di viaggiare e vedere<br />

posti magnifici: ricordo la trasferta<br />

di San Pietroburgo nel 2018, ci<br />

eravamo arrivati due giorni prima<br />

della partita così avevamo avuto<br />

qualche ora di tempo per visitarla<br />

e innamorarcene. Poi in campo<br />

vincemmo una partita incredibile con<br />

una rimonta clamorosa nell’ultimo<br />

quarto per completare una trasferta<br />

davvero indimenticabile. Come altro<br />

aspetto importante della coppa credo<br />

che ci sia anche il senso di onore<br />

e responsabilità nell’indossare la<br />

maglia di una società all’estero e in<br />

giro per l’Europa, è una delle tante<br />

piccole cose che l’esperienza della<br />

doppia competizione ti trasmette.<br />

A proposito di maglie pesanti,<br />

quella Azzurra della Nazionale<br />

è ancora un obiettivo<br />

da conquistare?


Non so se riuscirò a tornare nel giro<br />

della Nazionale, ma di certo rimane<br />

uno dei miei obiettivi. Sono arrivato<br />

a 30 anni, ma non voglio smettere<br />

di provarci: fosse anche solo per un<br />

raduno o per qualche allenamento,<br />

fino a quando gioco ci provo.<br />

Chiaro che poi è una questione<br />

di scelte, ma io per quello che è sotto<br />

al mio controllo darò giorno<br />

per giorno il massimo. Vedremo.<br />

Hai compiuto 30 anni a inizio<br />

febbraio: in cosa ti senti più<br />

cresciuto e cambiato rispetto<br />

al Fabio Mian che debuttava<br />

giovanissimo in Serie A?<br />

Mi sento molto più tranquillo e<br />

maturo nel vivere la pallacanestro,<br />

nell’arrivare a fine giornata con la<br />

capacità di avere la giusta misura<br />

delle cose, la giusta prospettiva.<br />

Magari non tutto è andato come avrei<br />

voluto, in partita o in allenamento,<br />

ma ho più capacità di tenere lontani i<br />

pensieri negativi e di dedicare tempo<br />

e “testa” alle persone che amo e alla<br />

vita fuori dal parquet. Non è cambiata<br />

invece la voglia di mettermi in gioco e<br />

di voler sempre migliorare.<br />

A proposito di persone che ami, a<br />

luglio diventerai papà: come ci si<br />

sente?<br />

E’ stata una sensazione strana<br />

quando ho avuto la notizia. Io e Biti<br />

dobbiamo abituarci a pensare in<br />

maniera diversa, ad adeguarci ad<br />

una nuova vita: non vediamo l’ora di<br />

vivere questa avventura ed essere<br />

i migliori genitori possibili. Stiamo<br />

fremendo, sarà davvero bellissimo.<br />

Arriverà un maschietto.<br />

E nel frattempo stai anche<br />

proseguendo gli studi universitari.<br />

Sì, dopo la laurea triennale in<br />

Scienze Motorie ho proseguito<br />

iniziando la Magistrale sempre al<br />

San Raffaele di Milano. Sono molto<br />

contento di questo percorso, che<br />

spero possa trasformarsi in un<br />

futuro professionale dopo la carriera<br />

da giocatore. Mi piacerebbe fare il<br />

preparatore atletico, è un ruolo da<br />

cui ho sempre cercato di imparare<br />

qualcosa in questi anni.<br />

Chiudiamo con uno sguardo alla<br />

Serie A: qualcuno può impensierire<br />

le super big Milano e Virtus<br />

Bologna?<br />

Il livello quest’anno è davvero alto,<br />

anche perché le due neopromosse<br />

sono “false” neopromosse. Per<br />

roster, budget e ambizioni. Le Final<br />

Eight di Coppa hanno dimostrato il<br />

valore di Tortona, squadra che gioca<br />

molto bene ed è molto completa,<br />

arrivata in finale non per caso e non<br />

per una serata di grazia. Però in una<br />

serie di playoff è difficile pensare che<br />

qualcuno possa avere la meglio su<br />

Milano e Bologna, che per qualità del<br />

roster, esperienza e numeri partono<br />

davvero molto avanti al resto della<br />

concorrenza.


30 | SPECIALE OLIMPIADI<br />

Amos,<br />

da Cembra<br />

all’oro olimpico<br />

DI MARCELLO OBEROSLER<br />

FOTO FISI TRENTINO<br />

L’abbraccio di Gimbo Tamberi<br />

a Marcell Jacobs è per l’Italia<br />

l’immagine simbolo delle<br />

Olimpiadi di Tokyo, credo siamo<br />

quasi tutti d’accordo. I volti copertina<br />

dell’Olimpiade Invernale di Tokyo<br />

2022 invece sono quelli di Amos<br />

Mosaner e Stefania Constantini.<br />

Avanzo io questa candidatura,<br />

doverosa per le emozioni che la<br />

magica coppia del curling ci ha<br />

regalato nelle settimane di giochi<br />

a cinque cerchi. Amos Mosaner è<br />

un ragazzo di 26 anni di Cembra:<br />

fisico possente più da cestista che da<br />

sport del ghiaccio (sfiora i 2 metri di<br />

altezza), carattere mite e tranquillo,<br />

trentino nell’anima. Cresciuto con<br />

i poster di LeBron James e del<br />

pluricampione canadese di curling<br />

Kevin Martin e con il sogno di fare<br />

dello sport la sua vita. Di sport ne<br />

prova parecchi, da piccolo: ciclismo,<br />

calcio, pallavolo. Con la bicicletta<br />

corre fino alla categoria Allievi, poi<br />

cominciando le superiori si trova ad<br />

un bivio e sceglie il cuore, sceglie<br />

quello che per la famiglia Mosaner è<br />

un vero e proprio “affare di famiglia”:<br />

il curling. Papà Adolfo è un giocatore<br />

ed è “icemaker” del ghiaccio di<br />

Cembra.<br />

E dal quel momento, Amos,<br />

comincia la tua avventura nel mondo<br />

del curling.<br />

Nel 2012 ho raccolto le mie prime<br />

soddisfazioni alle Olimpiadi giovanile<br />

e negli Europei “under”: nel 2013 e<br />

2014 mi sono qualificato ai Mondiali<br />

junior divisione A, un risultato che<br />

praticamente l’Italia non aveva mai<br />

raggiunto.<br />

Bei risultati che ti hanno portato<br />

a continuare con ancora più<br />

entusiasmo e consapevolezza.<br />

Nel 2017 grazie all’aeronautica<br />

militare il curling è diventato il mio<br />

vero e proprio lavoro: in Italia a fare<br />

i giocatori professionisti tra uomini e<br />

donne siamo in cinque. Un numero<br />

che fa capire quanto questo sport<br />

possa e debba crescere nel numero<br />

di partecipanti e di considerazione<br />

da parte di tutti: speriamo con questi<br />

risultati di aver contribuito a dare una<br />

bella spinta per fare appassionare<br />

più persone possibile.<br />

Quali devono essere le qualità di un<br />

grande giocatore di curling?<br />

Dall’esterno forse non si percepisce,<br />

ma questo è uno sport difficile e<br />

anche faticoso, bisogna avere grande<br />

qualità in tutti gli aspetti. Prima di<br />

tutto tanta, tantissima tecnica. Poi<br />

c’è una fondamentale componente<br />

di tattica, di strategia, di lettura delle<br />

situazioni. E infine, ma non meno<br />

importante, c’è anche l’aspetto<br />

fisico: lo “sweeping” richiede tanta<br />

sostanza, e le partite sono lunghe.<br />

Avevi già preso parte alle Olimpiadi<br />

del 2018: come è stata l’esperienza<br />

in Cina dal punto di vista della vita<br />

fuori dalla pista?<br />

Di sicuro in questa edizione è<br />

mancato lo spirito olimpico,


quell’atmosfera carica di entusiasmo<br />

e adrenalina che si respira al<br />

villaggio olimpico: per colpa della<br />

pandemia bisognava stare il più<br />

isolati possibile, c’era obbligo<br />

di mascherina ovunque, stanze<br />

singole, plexiglas tra i tavoli alla<br />

mensa. Il cibo tra l’altro non era<br />

proprio di grande qualità, diciamo<br />

così. È stato tutto molto particolare,<br />

comprensibile visto il contesto<br />

ma di sicuro non ideale per gli atleti.<br />

A Pechino tu e Stefania nel double<br />

mixed avete cominciato a vincere<br />

nel girone di qualificazione<br />

e non vi siete fermati più: quando<br />

hai capito che potevate puntare<br />

a qualcosa di importante?<br />

Il nostro obiettivo era qualificarci<br />

tra le quattro coppie che sarebbero<br />

andate in semifinale: sapevamo<br />

di poterci riuscire, conoscevamo<br />

le nostre qualità. Una volta che dopo<br />

la sesta partita abbiamo ottenuto<br />

la matematica qualificazione alle<br />

semifinali ci siamo resi conto di<br />

giocare davvero per una medaglia,<br />

che alla fine siamo riusciti a<br />

conquistare.<br />

Un oro storico, la prima medaglia<br />

di sempre alle Olimpiadi per l’Italia<br />

nel curling.<br />

Sì esatto. Una soddisfazione<br />

incredibile.<br />

Si riesce davvero a fare gioco di<br />

squadra anche nel curling?<br />

Assolutamente sì, è un aspetto<br />

fondamentale. Forse più accentuato<br />

nelle gare che ho fatto con la<br />

squadra maschile, dove si gioca<br />

in quattro, ma anche in coppia:<br />

serve avere feeling, sintonia, intesa<br />

sulla strategia e sulle sensazioni<br />

durante la partita. Con Stefania è un<br />

rapporto molto particolare, non ci<br />

conosciamo benissimo nel senso che<br />

abbiamo cominciato a gareggiare<br />

assieme solo dai primi mesi del<br />

2021. Paradossalmente il fatto di<br />

non essere ancora familiari al 100%<br />

uno con l’altra ci ha fatto tenere<br />

altissima la concentrazione, abbiamo<br />

tirato fuori il meglio di noi stessi<br />

mantenendo standard molto elevati.<br />

Questo aspetto credo sia stata una<br />

delle chiavi del nostro successo.<br />

E gara dopo gara aumentava<br />

il livello di partecipazione ed<br />

entusiasmo anche del pubblico<br />

italiano che ha cominciato a<br />

seguirvi, sostenervi, esultare per le<br />

vostre vittorie.<br />

È una vicinanza che abbiamo<br />

colto soprattutto con il numero di<br />

messaggi, chiamate, reazioni dei<br />

social che vedevamo ogni giorno.<br />

È stato davvero strano, non c’era<br />

pubblico in tribuna ovviamente ma<br />

sentivamo come se ce ne fosse.<br />

Cosa si prova a vincere un oro<br />

olimpico?<br />

Mah, non so se abbia ancora<br />

realizzato esattamente cosa<br />

sia successo. È stato talmente<br />

inaspettato e talmente intenso.<br />

Quando hanno suonato e ho cantato<br />

l’Inno di Mameli sul gradino più<br />

alto del podio è stato un momento<br />

incredibile, una delle cose più belle<br />

che possano capitare nella carriera<br />

di qualunque atleta. Lì a Pechino non<br />

ci sono stati grandi festeggiamenti,<br />

per la situazione organizzativa nella<br />

pandemia e perché in pratica il


giorno dopo per me già cominciavano<br />

le gare con la squadra maschile.<br />

Però è stato davvero emozionante<br />

sia il modo in cui sono stato accolto<br />

a Milano al mio rientro in aereo<br />

e poi ancora di più a Cembra con<br />

tutti i miei amici e parenti. Io sono<br />

legatissimo al mio paese e al mio<br />

territorio, il Trentino è un posto<br />

davvero speciale per me.<br />

Al rientro in Italia posso solo<br />

immaginare la valanga di messaggi,<br />

complimenti, interviste.<br />

C’è stato qualcosa che ti ha<br />

emozionato più di altre?<br />

La chiamata del presidente Malagò,<br />

il giorno dopo aver vinto la medaglia.<br />

Non me l’aspettavo, è stato un onore<br />

e un’emozione fortissima. Non ci<br />

avevo mai parlato di persona prima.<br />

Poi specialmente sui social abbiamo<br />

ricevuto i complimenti di personaggi<br />

sportivi che io stimo e apprezzo come<br />

Berrettini o Barella. Sono piccole<br />

cose ma che ti fanno rendere conto<br />

delle dimensioni della tua impresa.<br />

Sei venuto alcune volte a vedere<br />

l’Aquila giocare a Trento dal vivo in<br />

questi anni, LeBron è uno dei tuoi<br />

idoli: cosa ti piace così tanto della<br />

pallacanestro?<br />

Prima di tutto mi piace l’atmosfera<br />

del palazzetto e della partita in<br />

generale. E mi esaltano i gesti atletici<br />

dei giocatori. Stoppate e schiacciate.<br />

Spero di venire presto a vedere<br />

qualche altra partita a Trento.<br />

“Prima di tutto<br />

mi piace<br />

l’atmosfera del<br />

palazzetto<br />

e della partita in<br />

generale.<br />

E mi esaltano<br />

i gesti atletici dei<br />

giocatori.<br />

Stoppate e<br />

schiacciate”


34 | L’OSPITE<br />

Vittoria Piani.<br />

Madunina<br />

brasileira<br />

DI MARCELLO OBEROSLER<br />

FOTO FILIPPO RUBIN /LEGA VOLLEY


Se Trento è una delle città d’Italia<br />

più dinamiche e ricche di squadre<br />

sportive di alto livello in tantissime<br />

discipline diverse, la BLM Group Arena<br />

è il suo cuore pulsante: non solo per la<br />

presenza ormai “storica” della Dolomiti<br />

Energia Trentino nel basket e dell’Itas<br />

Trentino nel volley, ma anche, a partire<br />

da questa stagione, per essere la casa<br />

delle partite interne della Delta Despar<br />

Trentino. La squadra di pallavolo<br />

femminile al suo secondo anno di Serie<br />

A1 sta combattendo con le unghie e<br />

con i denti per mantenere la categoria,<br />

in un’accesa lotta salvezza che tiene<br />

tutti col fiato sospeso. Tra i volti della<br />

Delta battagliera ed entusiasta che non<br />

si arrende davanti a nulla c’è quello<br />

fresco e determinato di Vittoria Piani: la<br />

schiacciatrice lombarda classe ’98, al<br />

terzo anno a Trento, è una delle leader<br />

tecniche e carismatiche del gruppo<br />

allenato da coach Matteo Bertini. Non<br />

fatevi ingannare dal sorriso e dalle<br />

curatissime treccine di Vittoria: in campo<br />

la ragazza si trasforma in una pantera<br />

capace di arrivare su tutti i palloni e di<br />

prendersi sulle spalle l’attacco in palla<br />

alta della sua squadra, con gli occhi<br />

da cacciatrice e la determinazione<br />

“brasileira” che le scorre nel sangue.<br />

Qualità, tra le tante, presa da mamma<br />

Malù, nativa di San Paolo.<br />

Vittoria, partiamo dall’inizio: come è<br />

iniziata la tua passione per la pallavolo?<br />

In effetti è una passione nata un po’ per<br />

caso. Da piccola non ho mai praticato<br />

sport di squadra, ho fatto un po’ di tennis<br />

e golf, poi ho giocato a ping-pong. Nel<br />

palazzetto di fianco a dove facevo tennis<br />

tavolo si allenava una squadra di pallavolo.<br />

Io avevo 13-14 anni, ero alta, i miei genitori<br />

mi convinsero a provare con quella.<br />

A ping-pong però me la cavavo, non<br />

ridere, ricordo che vinsi perfino il mio<br />

primo torneino giovanile.<br />

I tuoi genitori sono entrambi sportivi.<br />

Mia mamma viene dal mondo dell’atletica<br />

leggera, mio papà da quello degli sci.<br />

Delle radici brasiliane di tua madre cosa<br />

hai preso?<br />

La voglia di far festa. E la grinta.<br />

E da tuo padre Vittorio?<br />

La testa dura. Da milanese doc.<br />

Mi dicono che ho preso tanto dai pregi<br />

di entrambi, ma anche tanto dai difetti:<br />

ho fatto un bel miscuglio!<br />

Torniamo alla tua carriera da<br />

pallavolista: quando hai capito<br />

che il volley sarebbe potuto diventare<br />

la tua vita?<br />

A dire la verità non ci ho mai pensato, ho<br />

sempre vissuto il momento, il presente.<br />

Mi sono tuffata dentro questo mondo<br />

e dentro questo bellissimo sport<br />

senza costruire nella mia testa troppe<br />

aspettative o obiettivi se non quello<br />

di migliorarmi come persona e come<br />

giocatrice giorno dopo giorno, anno dopo<br />

anno. Il mio trasferimento nel settore<br />

giovanile di Orago però mi ha fatto capire<br />

di avere un futuro davanti, quello sì.<br />

A quel punto comincia un percorso ricco<br />

di soddisfazioni, anche con le Nazionali<br />

giovanili.<br />

Un autentico sogno, un’esperienza<br />

straordinaria. La Nazionale in sé<br />

è un’opportunità incredibile, chi è<br />

abbastanza fortunato e bravo da<br />

conquistarla deve assolutamente<br />

sfruttarla.<br />

L’oro ai Mondiali Under 18 nel 2015<br />

dev’essere stato un’avventura<br />

di quelle da raccontare.


Si giocava in Perù, partimmo senza alcun<br />

tipo di favore del pronostico. Anzi, come<br />

squadra eravamo piccole di statura,<br />

nessuno avrebbe scommesso su di noi. Il<br />

primo giorno arriviamo in albergo e alla<br />

reception troviamo in fila le nazionali di<br />

Stati Uniti, Russia e Cuba. Erano tutte<br />

enormi, un livello di fisicità assolutamente<br />

fuori scala rispetto al nostro. Ricordo<br />

che ci siamo guardate come a dire “Che<br />

ci facciamo qua?”. Poi una partita alla<br />

volta ci siamo convinte che non avremmo<br />

perso contro nessuno, avevamo una<br />

sfacciataggine e una voglia di vincere<br />

incredibile. Credo che fino ad oggi quella<br />

medaglia d’oro sia la mia più grande<br />

soddisfazione sportiva della carriera.<br />

Tanto che hai addirittura il tatuaggio con<br />

la data del successo in finale.<br />

Sì, 16/8/2015 in numeri romani. E come<br />

me quel tatuaggio lo hanno fatto molte<br />

altre compagne di quell’avventura<br />

pazzesca.<br />

Facciamo un salto in avanti: siamo<br />

nel 2019, l’anno del tuo arrivo a Trento.<br />

Cosa ti ha spinto a lasciare la Serie A1<br />

e rimetterti in gioco in A2 con la Delta?<br />

Avevo bisogno di giocare, di avere più<br />

spazio e responsabilità in campo.<br />

Non avevo pazienza di stare in panchina,<br />

anche se in A1. Dentro avevo solo la voglia<br />

di dimostrare chi fossi e quale fosse il mio<br />

valore. Trento di mettere nelle condizioni<br />

ideali per provarci e ho colto al volo questa<br />

occasione.<br />

Sono state tre stagioni molto diverse,<br />

quelle vissute qui.<br />

Il primo anno è stata una grande sfida<br />

per tutte, eravamo una squadra quasi<br />

completamente nuova. Però ci siamo<br />

proprio “trovate”, siamo diventate un<br />

gruppo che ha fatto del suo essere<br />

completamente fuori di testa un punto<br />

di forza. Vivevamo tutto con grande<br />

leggerezza, ironia, autoironia: giocavamo<br />

con il sorriso, ma anche con grande<br />

concentrazione e con la giusta dose di<br />

ambizione. Quel gruppo che ha ottenuto<br />

la promozione in A1 è stato quasi tutto<br />

confermato anche l’anno scorso, il nostro<br />

primo nella massima serie, abbiamo<br />

affrontato nuove sfide ma con la stessa<br />

mentalità sbarazzina. Questa stagione<br />

la squadra è cambiata molto, ha più<br />

elementi di esperienza e abituate alla<br />

categoria: il livello del campionato però<br />

si è alzato tanto, dovremo combattere in<br />

questo finale di stagione.<br />

Come vi trovate a giocare alla BLM Group<br />

Arena?<br />

Ci è dispiaciuto non poter giocare più a<br />

Sanbapolis, ormai era il nostro campo,<br />

casa nostra. Ci alleniamo ancora tanto lì,<br />

ma anche per i numeri del nostro pubblico<br />

lì ci sentivamo più a nostro agio. Certo non<br />

possiamo lamentarci, il PalaTrento è una<br />

bellissima struttura.<br />

Trento ti piace, come città?<br />

È una città molto piccola, dove si vive<br />

tranquilli: mi piace molto. Non è forse<br />

proprio la città ideale per i giovani, ma non<br />

manca nulla. Per un’atleta è un contesto<br />

perfetto!<br />

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?<br />

Non saprei dirti. Ogni mese ho un obiettivo<br />

diverso. Di sicuro come dicevo anche<br />

prima voglio essere una persona e una<br />

giocatrice migliore. La Nazionale? Se ci<br />

sarà occasione, sarò felice e onorata di<br />

poterne fare parte. Ma ora ho in testa solo<br />

la Delta e questo finale di stagione in cui<br />

dobbiamo tirare fuori tutto quello che<br />

abbiamo.


38 | MONDO STATISTICHE<br />

Mondo<br />

statistiche<br />

DI BASKET DATA SCOUTING<br />

Le squadre che concedono meno canestri in eurocup per zona<br />

Arrivati al rush finale della fase a gironi andiamo ad analizzare le<br />

migliori difese della lega partendo dalle squadre che subiscono meno<br />

canestri. Joventut Badalona è la squadra che ha concesso meno<br />

canestri dal campo a partita agli avversari (opp FG/G) a testimonianza<br />

della grande aggressività difensiva degli spagnoli. L’Umana Reyer<br />

Venezia, autrice di una grande seconda parte di stagione in europa, è la<br />

squadra che concede meno tiri realizzati da tre punti a partita (3PT/G).<br />

A conferma di questo la troviamo come miglior difesa per canestri<br />

concessi oltre l’arco in tutta la zona a sinistra del ferro, sia in angolo<br />

che in posizione di guardia. Sul lato opposto chi subisce meno canestri<br />

da tre punti sono Valencia, in angolo, e Badalona, sia in posizione di<br />

guardia che in zona centrale. Gran Canaria risulta la squadra che<br />

concede meno canestri a partita da due punti (opp 2PT/G). La prova<br />

risiede nella leadership degli spagnoli sotto canestro e nella zona<br />

centrale del mid-range essendo le due zone maggiormente utilizzate<br />

nelle realizzazioni da due punti. Il mid-range a destra del ferro vede<br />

Virtus e Lietkabelis come le squadre che subiscono meno canestri,<br />

rispettivamente dall’angolo e da destra della lunetta. Dal lato opposto<br />

della lunetta invece troviamo Slask Wroclaw, prossimo avversario di<br />

Trento, che è anche la squadra che subisce meno tiri liberi segnati<br />

a partita dagli avversari (opp FT/G). Infine a completare il mid-range<br />

Hamburg Towers è la miglior difesa per realizzati concessi dall’angolo a<br />

sinistra del canestro.<br />

Le squadre che concedono la peggior percentuale al tiro agli avversari<br />

in Eurocup per zona<br />

Andiamo ora ad osservare la stessa mappa di tiro ma guardando<br />

l’efficienza al tiro degli avversari, quindi le squadre che concedono la<br />

percentuale peggiore. Anche in questo caso Badalona dimostra le sue<br />

grandi doti difensive. Infatti gli spagnoli risultano essere la squadra che<br />

concede la percentuale peggiore agli avversari dal campo (opp FG%),<br />

da due punti (opp 2P%) e dai tiri liberi (opp FT%). Inoltre sono la miglior<br />

difesa per percentuali concesse anche da sotto canestro, da due punti a<br />

sinistra del ferro e dalla zona centrale oltre l’arco dei tre punti. Valencia<br />

invece è la squadra che costringe gli avversari alla peggiore percentuale<br />

da tre punti (opp 3P%). A sostenere questo dato troviamo gli spagnoli<br />

come miglior difesa per percentuali concesse sia in angolo a destra<br />

del ferro, sia in posizione di guardia a sinistra del canestro. Nelle altre<br />

due zone oltre l’arco troviamo il Partizan e Venezia, rispettivamente<br />

in posizione di guardia a destra del ferro e nell’angolo alla sinistra<br />

del canestro. Nel mid-range vengono confermate le stesse squadre<br />

che concedono meno canestri agli avversari come le migliori anche<br />

per le percentuali concesse, ad eccezione della sopra citata Badalona<br />

nell’angolo a sinistra del ferro. Ritroviamo quindi la Virtus nell’angolo<br />

destro, Lietkabelis a destra della lunetta, Gran Canaria in posizione<br />

centrale e Slask a sinistra della lunetta. Non sempre la squadra che<br />

subisce meno canestri è anche quella che concede la percentuale più<br />

bassa agli avversari, ma laddove succede la difesa in quella zona della<br />

squadra in questione è performante sia per volumi che per efficienza.


I prossimi avversari<br />

Il mese di Marzo vedrà quattro delle ultime cinque partite che mancano<br />

al termine della stagione regolare. Per l’Aquila, all’ultimo posto, le<br />

possibilità di passaggio del turno sono limitate ma non impossibili. Ad<br />

oggi l’ottavo posto, l’ultimo valido per la qualificazione, dista quattro<br />

vittorie quindi Trento dovrebbe vincere tutte o quasi le partite che<br />

mancano sperando che le dirette concorrenti non ottengano punti. A<br />

vantaggio di Trento c’è il calendario che metterà di fronte all’Aquila<br />

tre partite su quattro contro le squadre dal settimo al nono posto.<br />

Fondamentale partire bene il 09/03 in casa dello Slask Wroclaw,<br />

penultima in classifica. I polacchi distano solo una vittoria in classifica e<br />

all’andata alla BLM Group Arena andò in scena l’unica vittoria trentina<br />

in Europa grazie alla grande prestazione di Flaccadori (22 punti, 6<br />

rimbalzi e 4 assist) e alla doppia doppia di Williams (17 punti e 10<br />

rimbalzi) dopo l’overtime. I polacchi sono la peggior squadra al tiro<br />

da tre punti (29.20%) nonostante una mole importante di conclusioni.<br />

Trovano maggior efficacia negli angoli mentre toccano il minimo nelle<br />

posizioni di guardia, dove tentano però il maggior numero di triple. Sotto<br />

canestro la loro percentuale è positiva (54.52%), ma sotto media rispetto<br />

al campionato. Lo Slask sopperisce in parte questo dato con un volume<br />

molto importante di conclusioni da questa zona. In media rispetto<br />

alla competizione dalla linea della carità (73.60%). Successivamente<br />

Trento tornerà a casa per ospitare il Lokomotiv il 15/03 per provare<br />

l’impresa che non riuscì per pochissimo in terra russa. Poi seguiranno<br />

due trasferte per provare ad agganciare il treno playoff. Infatti il 22/03<br />

l’Aquila volerà in Turchia per affrontare il Turk Ankara, settimo in<br />

classifica e che tra le mure amiche ha perso una sola partita. Infine il<br />

30/03 sarà di scena la sfida con l’Hamburg Towers sempre fuori casa.<br />

Ad oggi sono proprio i tedeschi ad occupare l’ultimo<br />

posto utile per il passaggio del turno.<br />

Focus statistico del mese: punti ed efficienza al tiro<br />

Il nostro focus mensile questa volta ricade sulle abilità di produrre<br />

punti e sull’efficienza nel farlo. Sarebbe estremamente riduttivo<br />

soffermarsi solo sui punti segnati a partita (PTS/G). Infatti la qualità<br />

nel saper segnare dipende fortemente dal saper sbagliare meno<br />

tiri possibili per non perdere occasioni e possessi senza smuovere il<br />

punteggio. Inoltre i tiri sbagliati aprono possibilità di contropiede agli<br />

avversari, aumentando le loro probabilità di marcatura. Tre statistiche<br />

di efficienza al tiro largamente utilizzate e conosciute sono legate alla<br />

tipologia del tiro tentato: la percentuale di tiro da due punti (2P%), da<br />

tre punti (3P%) e dai tiri liberi (FT%). Queste statistiche forniscono una<br />

chiara indicazione dell’efficienza del giocatore nelle diverse opzioni<br />

offensive che può utilizzare per mettere a referto dei punti. Per avere<br />

un quadro complessivo dell’efficienza si utilizza un indice che considera<br />

tutte e tre le variabili sopra citate. Questa statistica è chiamata True<br />

Shooting Percentage (TS%). Per ricavarla si dividono i punti realizzati<br />

per il doppio dei possessi in cui il giocatore ha effettuato un tiro. Per<br />

calcolare il numero di possessi bisogna sommare ai tiri dal campo<br />

i tiri liberi con un peso dello 0.44. (solo il 44% dei tiri liberi coincide<br />

con un possesso, ad esempio un fallo su un tiro da due punti genera<br />

due tiri liberi ma questi sono attribuiti allo stesso possesso). Un’altra<br />

statistica avanzata che descrive l’efficienza globale del giocatore nel<br />

produrre punti è l’offensive rating (OFF RTG). Il calcolo in questo caso<br />

è più complesso perché si ricerca quanti punti il giocatore produce<br />

(direttamente o dagli assist) in 100 possessi. I possessi sono totali e<br />

non limitati a soli possessi dove il giocatore ha tentato un tiro, quindi<br />

dobbiamo considerare anche assist, palle perse e rimbalzi offensivi,<br />

ovvero le altre situazioni di gioco con cui si può concludere un possesso<br />

oltre a un tiro. Ora consideriamo Andrea Mezzanotte che segna 6.5<br />

punti a partita risultando il settimo marcatore dell’Aquila in Europa<br />

ad oggi. Mezzanotte sembrerebbe un marcatore nella media ma se<br />

osserviamo le statistiche di efficienza risulta il migliore dei suoi. Infatti è<br />

abbondantemente sopra la media della lega in tutte e 5 le statistiche di<br />

efficienza e leader di squadra per 3P% , 2P% e TS%<br />

CHI SIAMO<br />

Siamo una StartUp innovativa che studia, progetta e sviluppa soluzioni digitali per la pallacanestro. Uniamo<br />

informatica e statistica al servizio della palla a spicchi. In quest’articolo tutti i dati forniti provengono dal<br />

nostro database, creato appositamente tramite il nostro strumento di scouting e analisi statistica. Vieni a<br />

trovarci sui nostri canali!<br />

@data_basket basket_data_scouting @BasketDataScouting


40 10 | HELLO | IL PERSONAGGIO<br />

MY NAME IS<br />

Hello<br />

my name is<br />

NOME:<br />

LUCA FRANZOI<br />

.....................................................................................<br />

SOPRANNOME:<br />

LIUGASH<br />

.........................................................................<br />

IN AQUILA DA:<br />

LUGLIO 2021<br />

..........................................................................<br />

TI OCCUPI DI:<br />

FISIOTERAPIA<br />

.......................................................................<br />

GIOCATORE AQUILA PREFERITO:<br />

BRANDON TRICHE<br />

...................................................<br />

SPORT PREFERITO:<br />

CALCIO<br />

...........................................<br />

IG, FB O TW:<br />

TWITTER<br />

...................................<br />

PRINCIPALE<br />

PREGIO:<br />

LA PAZIENZA<br />

........................................<br />

PRINCIPALE DIFETTO:<br />

PERMALOSO<br />

.............................................<br />

MATERIA PREFERITA:<br />

LINGUE STRANIERE<br />

...................................................<br />

ANIMALE PREFERITO:<br />

VOLPE<br />

........................................................<br />

VACANZA PREFERITA:<br />

CAMPEGGIO<br />

........................................................<br />

CITTÀ DOVE VIVERE:<br />

DUBLINO<br />

........................................................<br />

HOBBY:<br />

LEGGERE<br />

PIATTO PREFERITO:<br />

POLLO AL CURRY<br />

...................................................................................<br />

VINO O BIRRA:<br />

BIRRA<br />

......................................................................<br />

LIBRO O FILM:<br />

LIBRO TRATTO DA UN FILM<br />

.......................................................................<br />

SERIE TV PREFERITA:<br />

ALL OR NOTHING<br />

........................................................................<br />

ATTORE E ATTRICE PREFERITI:<br />

CHRISTIAN BALE E NATALIE<br />

PORTMAN<br />

..................................................<br />

CANZONE PREFERITA:<br />

GOOD RIDDANCE<br />

............................................<br />

BICICLETTA O<br />

MONOPATTINO:<br />

BICI, MA DI SOLITO<br />

CAMMINO<br />

........................................<br />

CANI O GATTI:<br />

SCELTA IMPOSSIBILE<br />

.............................................<br />

ESTATE O INVERNO:<br />

ESTATE<br />

...................................................<br />

TIRO DA TRE O SCHIACCIATA:<br />

TRIPLA<br />

.........................................................<br />

SNEAKER PREFERITA?<br />

Nike Metcon<br />

..........................................................<br />

IDOLO SPORTIVO:<br />

JAVIER ZANETTI<br />

...........................................................<br />

IL TUO SALUTO AI LETTORI:<br />

CIAO, CARI LETTORI!


Universal<br />

expert<br />

VARO<br />

Il faretto VARO per binari elettrificati è ideale nelle aree di vendita<br />

con collezioni che cambiano di continuo. Il faretto è disponibile<br />

in tre misure. In questo progetto è stata usata la variante 80 S,<br />

che vanta una forma particolarmente contenuta. Inoltre, lo si può<br />

cambiare di posizione ogni volta che serve dato che si orienta e<br />

ruota facilmente. La flessibilità è dovuta anche al fatto che il faretto<br />

si fissa e si sposta nel binario elettrificato senza bisogno di utensili.<br />

Flessibilità, emissione precisa e ottima resa cromatica (CRI > 90)<br />

sono gli attributi che permettono ai vetrinisti di mettere in scena gli<br />

highlights stagionali senza provocare abbagliamenti.<br />

The light<br />

jungle<br />

JANE<br />

JANE aggiunge una dimensione alla flessibilità di design.<br />

L‘apparecchio a LED realizzato in silicone, simile ad una corda,<br />

è incredibilmente flessibile. Garantisce una completa libertà di<br />

utilizzo che gli permette di essere predisposto sia a soffitto sia a<br />

parete. In soli 18 mm di diametro, Jane fornisce una distribuzione<br />

estremamente omogenea della luce. Disponibile in lunghezze fino<br />

a 10 metri, è ideale per grandi e piccole ambientazioni. I cavi di<br />

alimentazione si dispongono facilmente, creando personalizzazioni,<br />

con clip a soffitto e kit di fissaggio. JANE è disponibile in tonalità<br />

3000 K o 4000 K e il suo CRI ≥ 90 offre la massima resa cromatica.<br />

L‘aspetto di questo apparecchio è unico. XAL fornisce così un<br />

prodotto fresco ed innovativo, e altamente decorativo; artistico<br />

ed esclusivo allo stesso tempo.<br />

XAL S.R.L.<br />

Via Enrico Fermi 20<br />

39100 Bolzano, Italia<br />

T +39 347 640 1293<br />

office.it@xal.com<br />

xal.com


42 | CAST<br />

C2 Corporate,<br />

innovare<br />

e valorizzare<br />

DI MARTINA QUINTARELLI<br />

AQUILA BASKET, UNA SCELTA<br />

FUORI DAL…TERRITORIO<br />

C2 Corporate, un partner ideale<br />

per chi vuole innovare<br />

e valorizzare la propria azienda<br />

“L’avvicinamento<br />

ad Aquila nasce sicuramente<br />

dalla nostra passione<br />

per il basket”<br />

– prosegue Gianluca Nidasio –<br />

“e dalla condivisione<br />

dei valori trasmessi<br />

dalla società in questi anni. La<br />

volontà è quella<br />

di farci conoscere<br />

sul territorio trentino<br />

e il modo più efficace<br />

per farlo è viverlo direttamente,<br />

entrando a far parte<br />

di un CAST formato da aziende<br />

che lavorano in squadra<br />

per lo sviluppo di questo<br />

grande progetto condiviso”<br />

C2 Corporate è il partner ideale per chi<br />

vuole innovare e valorizzare la propria<br />

azienda. C2 Corporate è una divisione<br />

informatica a valore di un’azienda già<br />

presente sul territorio cremonese e<br />

nazionale da circa 30 anni, la scissione<br />

nasce dal desiderio di seguire nel<br />

particolare l’aspetto corporate aziendale,<br />

in riferimento a tutta la parte informatica.<br />

L’azienda di Cremona nello specifico<br />

si prende cura del cliente a 360<br />

gradi, partendo della realizzazione<br />

di infrastrutture, grazie a processi<br />

tailor-made, per arrivare alla fornitura<br />

di prodotti hardware. Dalla stesura<br />

dell’impianto di rete si passa alla<br />

protezione del dato, grazie a server<br />

Syneto, studiando delle metodologie e<br />

degli approcci che le aziende dovrebbero<br />

seguire per essere in sicurezza.<br />

«Capiamo col cliente cosa manca<br />

all’interno dell’azienda, - racconta<br />

Gianluca Nidasio, responsabile<br />

commerciale per le aree Veneto e<br />

Trentino di C2 Corporate – si va dallo<br />

studiare assieme soluzioni di backup,<br />

di firewall e sistemi di antivirus a<br />

fare il monitoring dell’infrastruttura<br />

e formazione del personale sul tema<br />

sicurezza informatica aziendale. Oltre<br />

a ciò, creiamo delle vulnerability<br />

assessment per capire dove l’azienda può<br />

essere più o meno penetrabile».<br />

C2 Corporate fornisce anche soluzioni<br />

audio-video con la possibilità di avere<br />

applicazioni per la gestione del palinsesto<br />

digitale, la realizzazione di sale riunioni,<br />

soluzioni di prenotazione delle stesse<br />

direttamente da applicativi.<br />

«Siamo partner diretto Eizo, brand di<br />

monitor molto importante nel campo<br />

medicale, monitor da refertazione e per<br />

sale operatorie” - continua Nidasio -”e<br />

per tutto ciò che riguarda il settore arti<br />

grafiche e office».<br />

Per quanto riguarda il printing, l’azienda<br />

di Cremona si occupa da un lato del<br />

printing per l’office con la classica<br />

multifunzione a noleggio in costo<br />

copia (Konica Minolta e Canon) con la<br />

possibilità di creare dei work flow per<br />

le aziende, e dall’altro lato la divisione<br />

printing relativa alle stampanti termiche<br />

per la stampa di etichette e la fornitura<br />

di materiali di consumo relativa a questo<br />

settore.C2 Corporate si occupa inoltre<br />

di soluzioni per la gestione di sistemi<br />

di lettura di codici a barre, quindi per<br />

tutto quel che riguarda il mondo della<br />

logistica.<br />

C2 Corporate e lo Sport<br />

C2 Corporate è sempre stata molto<br />

legata al mondo dello sport, tanto che,<br />

oltre ad essere partner del basket<br />

Cremona, ha sempre affiancato le<br />

realtà sportive del proprio territorio,<br />

come la Cremonese calcio e la pallavolo<br />

femminile: «Il gioco di squadra è un<br />

fattore fondamentale per raggiungere<br />

grandi obiettivi” – racconta Gianluca<br />

Nidasio – “in un club sportivo come<br />

in un’azienda o in un’organizzazione,<br />

lavorare come parte di una squadra fa<br />

sempre la differenza».


Sei amante della TECNOLOGIA e della DOMOTICA?<br />

Vuoi rendere la tua casa SMART e SICURA?<br />

Abbiamo tutto quello che fa per te!<br />

Nel nostro negozio SELF PLUS potrai trovare facilmente<br />

i prodotti a cui sei interessato,<br />

lasciati aiutare dal nostro personale qualificato<br />

e prova le ultime novità di settore!<br />

Ti aspettiamo a Trento in via Campotrentino, 50<br />

SPAZIO<br />

SOLUZIONI<br />

IDEE<br />

Siamo APERTI<br />

dal LUNEDÌ al VENERDÌ<br />

con orario 7.30 - 19<br />

SABATO 8 - 12<br />

Via di Campotrentino, 50 Trento<br />

0461-404000<br />

www.gruppogiovannini.it


44 | AQUILAB<br />

La One Team<br />

Week, passo<br />

dopo passo!<br />

DI STEFANO TRAINOTTI<br />

“One Team è il<br />

nome del progetto<br />

di responsabilità<br />

sociale di Euroleague<br />

Basketball, che vuole<br />

usare la pallacanestro<br />

per raggiungere un<br />

vero impatto nelle<br />

nostre comunità”<br />

Dall’8 all’11 febbraio è stata celebrata la<br />

One Team Week, la settimana dedicata<br />

ai progetti One Team delle società di<br />

Eurolega ed EuroCup, che in questa<br />

stagione hanno festeggiato il decimo<br />

anno di attività: One Team è il nome<br />

del progetto di responsabilità sociale di<br />

Euroleague Basketball, che vuole usare<br />

la pallacanestro per raggiungere un<br />

vero impatto nelle nostre comunità.<br />

In particolare, quest’anno la Dolomiti<br />

Energia Trentino sta sviluppando<br />

la propria iniziativa One Team in<br />

partnership con Appm, l’Associazione<br />

Provinciale per i Minori, un’associazione<br />

non profit operante sul territorio<br />

provinciale trentino nel campo<br />

dell’educazione, dell’assistenza sociale<br />

e socio-sanitaria.<br />

Ma quest’anno il One Team non è<br />

stato solo pallacanestro: infatti, nella<br />

settimana degli One Team Games,<br />

Eurolega ha coinvolto tutti i club nella<br />

OT Walk, ossia in un’iniziativa che aveva<br />

come scopo quello di sensibilizzare i<br />

tifosi di tutta Europa ad adottare stili<br />

di vita sani e sostenibili stimolando le<br />

persone a camminare, contando i propri<br />

passi con una app dedicata.<br />

Ogni società ha provato a coinvolgere i<br />

propri tifosi in questa iniziativa e così ha<br />

fatto anche la Dolomiti Energia Trentino.<br />

Oltre 100 tifosi bianconeri si sono<br />

registrati, tra cui anche il Presidente<br />

Luigi Longhi e il capitano bianconero<br />

Toto Forray, e in soli quattro giorni<br />

hanno totalizzato oltre 3 milioni di passi.<br />

Tra questi si sono distinti Aldo e Antonio<br />

(nella foto premiati dal One Team<br />

Manager Massimo Komatz) che hanno<br />

camminato per oltre 100.000 passi in<br />

così pochi giorni.


46 | SPORT AND STYLE<br />

the new<br />

Shaki<br />

Parole di una mascotte rinnovata nel fisico<br />

Ciao a tutti, sono Shaki. Perché mi chiamo così è presto detto, il<br />

mio papà putativo è Shaquille O’Neal.<br />

Un signore parecchio grosso che dominava nel pitturato<br />

ma che tirava male i liberi. Questo non gli ha impedito di vincere<br />

qualche anello NBA e di essere nominato come il Most Dominant<br />

Player della storia da parte del suo compagno Kobe Bryant. Io mi<br />

chiamo quasi come lui e sono quasi la Most Dominant Mascotte del<br />

basket italiano. Me la gioco con Leo Rey, quello di Venezia. Vivo<br />

alla BLM Group Arena di Trento, dentro un magazzino. Il 12,<br />

per la precisione. Detta così sembra una brutta storia<br />

ma le cose non mi vanno così male: lavoro una trentina di giorni<br />

all’anno e, per il resto del tempo, mi rilasso.<br />

I bambini sono pazzi di me, ogni tanto mi menano<br />

ma lo fanno con affetto. E poi sono così grosso e morbido che non<br />

sentirei neppure una carezza di Jordan Caroline. Mi piacerebbe<br />

tirare come Cameron Reynolds ma le mie mani hanno solo quattro<br />

dita e il pollice opponibile è un mero desiderio più che una realtà.<br />

Riesco, però, a dare parecchi cinque ai tifosi che, per inciso, sono<br />

più dei quattro.<br />

Come spiegato. Lo ammetto: ho fatto una cura dimagrante. E sono<br />

andato in palestra. Anche perché ci vivo in palestra. Adesso sono<br />

molto più muscoloso e faccio la faccia brutta più di Amedeo della<br />

Valle. Ovvio, rimango sempre un buono. Non farei male a una<br />

moeca veneziana.<br />

A parte il fatto che sarei un cacciatore di piccoli roditori, anche<br />

se mi nutro di mele Melinda e, ogni tanto, mi apro una Forst<br />

rigorosamente analcolica. Qualche volta ci scappa un uovo Indal,<br />

specie sotto Pasqua. No, tranquilli, l’uovo non lo covo io.<br />

Ci vorrebbe una Shakira, giusto per farsi compagnia quando sono<br />

nel magazzino 12. Ogni tanto vengono a trovarmi Giando e Ale,<br />

quante risate ci facciamo insieme. Mi fanno andare giù di testa,<br />

così giù che il corpo rimane sullo scaffale e la crapa l’appoggiano<br />

per terra. Da grande vorrei diventare come Toto ma anche Flacca<br />

non mi dispiace. Perché, alla fine, guardo tutte le partite da bordo<br />

campo e la voglia di varcare quel bordo c’è sempre. Palla a Shaki…<br />

tre..due…uno…canestro! Vince l’Aquila per merito di un’Aquila!<br />

Titolo perfetto. Io, intanto, aspetto nell’angolo il mio turno.<br />

Vedi tu che un giorno Lele mi butti in campo!<br />

Shaki

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!