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Valle che vai, gusto che trovi

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MINESTRA DI CASTAGNE BIANCHE (LIGHETTA)<br />

MARIA LUCIA MARINO<br />

Tetti di Dronero - <strong>Valle</strong> Maira<br />

ingredienti:<br />

castagne bian<strong>che</strong> sec<strong>che</strong> in briciole<br />

acqua<br />

Mettendo le castagne in acqua fredda, si fanno cuocere per 3 ore o più, fino ad ottenere una<br />

vellutata.<br />

Le castagne in briciole, un tempo, erano gli scarti della battitura delle castagne sec<strong>che</strong>,<br />

eseguita per separare la parte edibile delle castagne dalla buccia.<br />

“Questo piatto è un ricordo degli anni ’50. Quando tornavo da scuola e trovavo la lighetta in<br />

tavola, era per me una penitenza, in quanto non lo amavo ed il convento passava solo quello!”<br />

CASTAGNE<br />

In passato, nelle povere vallate cuneesi, la castagna costituiva un alimento di largo consumo.<br />

Le castagne bian<strong>che</strong> si ottenevano facendo seccare i frutti in apposite “costruzioni” in pietra,<br />

dette secou, in alcuni casi ancora esistenti. All’interno veniva acceso un fuoco <strong>che</strong>, con il suo<br />

fumo, essiccava le castagne poste su un graticcio in alto.<br />

Quando queste risultavano asciutte, venivano battute per eliminarne la buccia e la pellicina.<br />

Spesso erano cotte con sola acqua e, grazie agli zuc<strong>che</strong>ri in esse contenuti, si caramellavano<br />

leggermente.<br />

PANE<br />

Un tempo, ma non così lontano, il pane di frumento era davvero un lusso <strong>che</strong> solo le famiglie<br />

borghesi potevano permettersi.<br />

Nelle nostre valli ci sono stati periodi di povertà così estrema, <strong>che</strong> si panificava con tutto:<br />

ghiande, fave, graminacee di vario genere, luppolo, veccia, fiore di trifoglio, saggina, qualsiasi<br />

cosa insomma, da cui si potesse ricavare una farina.<br />

Una evoluzione fu l’oggi di moda Pane Barbarià, con frumento e segale, <strong>che</strong> venivano piantati<br />

vicini e mietuti e macinati insieme.<br />

L’uso massiccio del pane ‘bianco’ di solo frumento è pertanto recentissimo, e testimonianza di<br />

benessere dei territori in cui lo si consuma.<br />

Il poco <strong>che</strong> si produceva un tempo era così prezioso, <strong>che</strong> nessuna briciola doveva andare<br />

sprecata. I pezzi avanzati costituivano spesso la cena per le serve (di chi poteva permettersele)<br />

o venivano riciclati in ricette semplici, ma nutrienti e in grado di riscaldare, come quelle qui<br />

riportate.<br />

Una cucina del riutilizzo, <strong>che</strong> non rinuncia ad un <strong>gusto</strong> intenso, in questo caso dato dall’uso<br />

abbondante del rosmarino, presente in tutti gli orti di montagna.<br />

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