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Valle che vai, gusto che trovi

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CARPACCIO DI TROTA<br />

CARLO OLIVERO<br />

<strong>Valle</strong> Stura<br />

ingredienti:<br />

500 g di filetto di trota della valle Gesso<br />

2 cucchiai di aceto<br />

4 cucchiai di miele di rododendro<br />

8 cucchiai di salsa di soia<br />

1 spicchio di aglio<br />

4 fette di pane rustico o pane di segale<br />

olio extra vergine di oliva<br />

rosmarino<br />

Mescolare gli ingredienti della marinata ed immergervi i filetti di trota.<br />

Lasciar marinare coperto in un luogo fresco per 8 ore; al termine estrarre i filetti e cuocerli sulla<br />

griglia o in forno, cinque minuti per parte. Far abbrustolire il pane, precedentemente<br />

spennellato di olio, e adagiarvi sopra la trota. Finire con un filo d’olio, un filo di miele e un po’<br />

di rosmarino tritato.<br />

La trota è il pesce per eccellenza delle nostre valli, quella salmonata è la più buona di tutte.<br />

Foglie di insalata di vari tipi e colori con sopra adagiate sottili fette di trota, marinate nel miele<br />

di rododendro questa volta, quindi spruzzate di olio, rosmarino, miele pregiato e accompagnate<br />

da una fetta di pane caldo abbrustolito nell’olio.<br />

Questa può essere la presentazione del piatto <strong>che</strong> farà correre la nostra mente al respiro, ai colori<br />

e ai profumi delle nostre montagne.<br />

MIELE<br />

Dall’analisi delle pitture rupestri, sembra <strong>che</strong> l’origine dell’apicoltura sia da far risalire a circa<br />

9.000 anni fa. È in tali immagini <strong>che</strong> vediamo per la prima volta raffigurati in modo<br />

estremamente riconoscibile sia i favi <strong>che</strong> le api.<br />

Fin da subito venne attribuito a questo alimento (perché come tale era trattato e andrebbe<br />

trattato ancora oggi) un importante valore simbolico. Addirittura era utilizzato in riti di vario<br />

genere e per cospargere il corpo di defunti particolarmente illustri (vedasi i poemi omerici e in<br />

generale tutta la letteratura greca antica, la Bibbia ecc…), per curare piaghe e ferite, nella<br />

cosmesi. Sembra <strong>che</strong> solo gli Egizi abbiano però sviluppato un’apicoltura “organizzata”, con<br />

caratteristi<strong>che</strong> simili a quelle odierne.<br />

Il miele è stato an<strong>che</strong>, per molto tempo, l’unico dolcificante esistente, sebbene le preparazioni<br />

culinarie fino al Rinascimento non fossero così nettamente distinte come oggi: era infatti<br />

utilizzato moltissimo an<strong>che</strong> nel salato, o per correggere il <strong>gusto</strong>, non proprio fresco, di specialità<br />

come il garum degli antichi Romani.<br />

Solo nel XVI secolo, dopo la scoperta dell’America, apparve quello <strong>che</strong> negli anni a venire sarebbe<br />

stato il suo maggiore concorrente: lo zuc<strong>che</strong>ro, prima di canna poi di barbabietola.<br />

Nulla però riuscì a scalzare definitivamente questo alimento dalle mille virtù.<br />

Complici an<strong>che</strong> gli studi di fine 1700 sulla complessa organizzazione del mondo delle api, tornò<br />

ad occupare il posto a cui ha sempre avuto diritto, per le sue importantissime caratteristi<strong>che</strong>.<br />

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