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Magazine Avventista - 2022 - Speciale FSRT

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È Gesù a darci questo amore.

Gesù prende come esempio il sistema sociale

del suo tempo, dove il padrone pensava di non

dover nulla di più del salario pattuito a un servitore

che sapeva davvero fare qualcosa. La gente

del tempo pensava che questo fosse normale.

Gesù si rivolge poi ai credenti del

suo tempo e dice loro, e allo

stesso tempo a noi:

“E voi, che non sapete nulla,

pensate che Dio vi debba

qualcosa, mentre sabotate la

sua opera! Non capite che la

grazia è ancora dalla parte di

Dio quando vi dà il suo campo

e vi propone di lavorarci”.

Un’altra certezza che dovrebbe tranquillizzarci.

Gesù non può dimenticare domani

quello che ha detto ieri di me: che sono

un servitore inutile.

Non avrà domani le illusioni che lui stesso

ha dissipato ieri.

Così sa che le mie mani sono maldestre, il

mio cuore stretto, la mia lingua feroce. Sa

che accumulerò sabotaggi su sabotaggi,

dimenticanze su dimenticanze, errori su

errori.

Ma dobbiamo sapere che già lo sapeva.

Quindi tocca a noi ricevere questa grazia incomprensibile

che ci viene offerta e che è al di

là di noi. Ma poi possiamo andare avanti.

Infatti, con un maestro così, possiamo metterci

al lavoro. Il più maldestro degli incompetenti

può entrare nel suo campo. Perché questo

maestro non è più un maestro.

L’importante è sapere che siamo chiamati

perché siamo amati.

E quando per grazia di Dio compiamo il nostro

compito di servitori, non aspettiamo di essere

congratulati, di ricevere complimenti o apprezzamenti

dagli uomini, perché stiamo solo facendo

il nostro dovere:

Lavorando bene come dipendente

onesto e leale,

come un capo che rispetta i

suoi collaboratori,

come coniugi che si amano e

amano i propri figli,

come bambini rispettosi,

come un pastore premuroso che è

vicino ai suoi membri di chiesa,

come membri che sono grati ai pastori e agli

anziani,

come cristiani, siamo convinti che mettere in

pratica i comandamenti di Dio apra un cammino

verso il prossimo.

Stiamo solo facendo il nostro dovere, il che

è un privilegio e non un merito.

Questa parabola ci mostra meglio di ogni altra

che l’impiego al servizio di Cristo è una grazia e

la disoccupazione una maledizione.

Se c’è una verità che dobbiamo riscoprire ancora

e ancora, è questa!

ALAIN MUTZENBERG

Chiesa di Ginevra

Dei buoni a nulla? Sì, senza dubbio, visto che

lo dice Gesù, ma dei buoni a nulla che valgono

molto agli occhi di Dio, buoni a nulla che lui ama

e che, grazie a lui, possono fare qualsiasi cosa.

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