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Anno 7 - n. 3
Dicembre 2021
«Raccontare quel che succede sotto casa come fosse la cosa più importante del mondo, e i grandi temi del mondo con la semplicità della porta accanto»
L’INTERVISTA
DRIBBLING TRA LE ROVINE DEL TEMPIO
RIQUALIFICAZIONE DEL “COMUNALE” FERMA AL PALO: NESSUNA OFFERTA PER IL BANDO
di Gerson Maceri
Dopo esserci occupati, nel giugno scorso, delle “rovine” di villa Mercede,
rieccoci alle prese con ammaloramenti e calcinacci, stavolta allo stadio
“Comunale”. Il bando per la concessione d'uso e gestione dello storico
impianto di corso Mazzini – per nove anni, a fronte di 250mila da investire in
lavori sulla tribuna – è andato deserto: ne parliamo con l'assessore Faraldi.
STORIA
MAGELLANO E “SANREMO”
C'È LA FIRMA DI UN NOSTRO MARINAIO SULL'IMPRESA
degli alunni della IIA e IIE dell'I.C. Sanremo Centro Levante - Italo Calvino (con Gerson Maceri)
Un sanremese a Siviglia? Certo, nel Cinquecento i liguri erano considerati i
più prestigiosi marinai d'Europa, sì, ma per imbarcarsi proprio sulla nave
ammiraglia, quel 10 agosto del 1519, gomito a gomito con Ferdinando
Magellano, il nostro Giovanni Parenti doveva saperla lunga...
OSPITI
segue a pagg. 2 e 3
segue a pagg. 4 e 5
MAOMETTO VI A VILLA MAGNOLIE
IL SOGGIORNO SANREMESE DELL'ULTIMO SULTANO OTTOMANO
di Andrea Gandolfo
Ci ripetiamo volentieri. L'illustre cantore della “Sanremo che fu” Andrea Gandolfo,
infatti, ha voluto nuovamente omaggiarci di un preziosissimo frammento frangiato
di storia di quartiere.
CUCINA
segue a pag. 6
UN VIAGGIO TRA LO STREET FOOD
DALLA “CUCINA DI BORDO” ALLE VARIE CONTAMINAZIONI
di Laura Parigi
Un piatto ha strutture semantiche che fanno parte dei processi di comunicazione. Il
cibo da strada esprime le peculiarità di un territorio e comunica un certo prodotto,
“racconta” pertanto un territorio. Ci sono realtà che investono su prodotti certificati e
sui presidi Slow Food e nel contempo sul Bio, sul Veg e Gluten free.
Certamente bisogna rendersi conto che ogni fenomeno, così come la natura umana,
evolve e si trasforma.
DAL TERRITORIO
IL SOCIALE CONTRO LA PANDEMIA
GIOVEDÌ 30 DICEMBRE PARTE IL TESSERAMENTO 2022
di Flavio Di Malta
segue a pag. 7
Il 30 dicembre, alle ore 14:30, sarà tempo di assemblea generale per il circolo
Acli San Martino, dopo un anno straordinario vissuto sul saliscendi di
aperture e chiusure, di nuovi incontri e di storiche conferme. Si tratterà di un
momento di verifica e di proposta, ma soprattutto di festa per guardare oltre il
muro della solitudine, con entusiasmo.
segue a pag. 8
L’INTERVISTA
NEL 2022 UN “COMUNALE” NUOVO DI ZECCA PER LA SERIE C?
L'ASSESSORE AL TURISMO E ALLO SPORT GIUSEPPE FARALDI CI ILLUSTRA GLI INTERVENTI NECESSARI PER UNA PIENA AGIBILITÀ
Gerson Maceri
Qualcuno ne ha calcato
le immaginifiche distese,
ora polverose ora
verdissime, con alterni
risultati; altri, i più,
l'hanno gremito una
tantum (i “casuali”) o
poco più spesso (gli
“occasionali”), per...
sentire l'effetto che fa;
v'è, infine, una sparuta
minoranza che l'ha eletto
a domicilio, a rifugio,
a tempio laico, e
che trepida, trema e tripudia
sugli scabri gradoni
di cemento – col
sole negli occhi o con
la tramontana nelle ossa
–, rapita da una magia
che si rinnova, domenicalmente,
dal
1932. Di quest'ultimo
girone, che potremmo
definire “dei dannati
sferici”, fa parte anche
l'assessore al turismo e
allo sport del comune
di Sanremo Giuseppe
Faraldi, “geriatra” cui
sono affidate le cure di
un “Comunale” lungi
dall'arrendersi a un declino
funzionale. Ed è
a lui che rivolgiamo i
nostri interrogativi.
Ricapitoliamo. Prima
di arrivare alla recentissima
pubblicazione
del bando per la concessione
a lungo termine
(nove anni) della
struttura, per un corrispettivo
economico
complessivo di 250mila
euro da versare in lavori
urgenti di messa
in sicurezza,
l'amministrazione co-
Giuseppe Faraldi
munale… “qualcosina”
ha investito nello stadio
cittadino. «Tra i
300 e i 400mila euro:
per l'impianto di videosorveglianza,
per quello
d'irrigazione, per il
rifacimento del manto
erboso e degli spogliatoi,
per la staticità della
tribuna e il relativo
consolidamento dei pilastri,
per i bagni del
settore ospiti e dei distinti,
per il relamping
(ndr: intervento di efficientamento
energetico
che consiste nella sostituzione
delle lampade
tradizionali con punti
luce a LED)...». E a
inizio stagione il carico
da cinquanta… mila
euro per l'ottenimento
dell'agibilità degli spalti…
«Un'agibilità minima,
sì, per quello che
riguarda la sola gradinata:
i lavori hanno riguardato,
infatti,
l'innalzamento delle
ringhiere e la messa a
norma degli accessi come
richiesto dai vigili
del fuoco, consentendo
l'aumento della capienza
da 99 a 1200 spettatori».
La criticità maggiore,
a questo punto,
rimane quella relativa
alla tribuna coperta, ancora
chiusa al pubblico…
«Necessiterebbe
di un intervento di impermeabilizzazione
del
lastrico solare, per un
importo superiore ai
300mila euro; l'ultimo
“ritocco” al tetto risale
a 25-30 anni fa! Ora come
ora, dai cornicioni
ammalorati dalle infiltrazioni
v'è il rischio di
distacco di calcinacci».
E vi sarebbe anche
dell'altro, interventi accessori
ma… vincolati.
«Esatto. Per il colonnato
al centro della facciata
della tribuna, per
esempio, siamo sottoposti
alla
Soprintendenza delle
Belle Arti… Ci sarebbero
da ristrutturare
anche le finestre prospicienti
su corso
Mazzini: da rifare, per
telaiatura e vetratura,
conformi alle originali».
E il sintetico?
Potrebbe essere il prossimo
passo? «Amplierebbe
le possibilità e la
frequenza di utilizzo
del campo ma avrebbe
costi non commisurati
alla longevità: servirebbero
– pronti, via! –
400mila euro per uniformare
il fondo e posare
il manto. Una cifra
simile, di poco superiore,
a quella che servirà
per la pelouse di
Pian di Poma, che almeno
gode di un fondo
già perfetto». Come
vi state interfacciando,
in queste prime fasi,
col nuovo gruppo dirigenziale
a capo della
Sanremese? Che rapporto
ha col presidente
Masu? «Buonissimo.
C'è il massimo rispetto
e grande collaborazione
col gruppo che rappresenta.
Chi viene a
Sanremo per investire,
d'altronde, non può
La facciata della tribuna prospiciente su corso Mazzini
che essere tenuto in
massimo conto».
Stiamo assistendo a
quel “cambio di marcia”
tanto agognato e
mai realizzato negli ultimi
anni? E nel caso,
l'amministrazione sarebbe
pronta a fare la
sua parte? «Per scaramanzia
non vorrei
esprimermi… Negli ultimi
anni siamo sempre
stati lì, a un passo
dal sogno, e ogni volta
ci siamo risvegliati bruscamente.
Qualora dovesse
succedere (ndr:
noi non siamo scaramantici,
anche perché
porta male, dunque
possiamo dirlo: la promozione
in Serie C),
credo che il “Comunale”
sarebbe pronto
nell'autunno 2022 per
affacciarsi sul nuovo
palcoscenico. E se sarà
necessario, faremo nuovamente
la nostra parte».
2
SPORT
IL MONDIALE 1934 SI SAREBBE POTUTO GIOCARE A SANREMO
DUE ANNI PRIMA, I VERTICI FIFA SI ERANO RIUNITI AL ROYAL PER ORGANIZZARLO; A SEGUIRE, LA VISITA AL “LITTORIO”
Gerson Maceri
Oltre due milioni e
mezzo di lire (per la
p r e c i s i o n e ,
2.530.754,21), rapportabili
con sufficiente
approssimazione a due
milioni e mezzo di euro
odierni. Tanto investì
il Comune di
Sanremo nel “Littorio”,
«una costruzione
che si potrebbe prendere
a modello» nonché
«una delle più belle
installazioni sportive
d'Italia» scrisse sul
“Corriere della Sera”
del 13 febbraio e 19
aprile 1932 Orio
Vergani (primo fotoreporter
italiano e maestro,
forse il primo, del
giornalismo sportivo).
L'aneddotica a riguardo
si spreca. In “Sanremo
biancoazzurra. Il
romanzo della
Sanremese”, ad esempio,
compare la definizione
con cui i primi
ospiti, mossi da sincera
ammirazione e chissà
se altrettanto sana invidia,
avrebbero etichettato
il “Polisportivo”:
lo «stadio dei milioni»,
talvolta nella variante
«dei milionari».
Il 27 febbraio 1932, addirittura,
si riunì a
Sanremo – in una sala
dell'Hotel Royal – il
Comitato Esecutivo
della F.I.F.A., il quale
non si fece mancare
una visita pomeridiana,
forse non solo di
cortesia, al “Littorio”.
Fra i punti all'ordine
del giorno, infatti, figurava
anche la stesura
del «testo definitivo
del nuovo progetto della
Coppa del Mondo»,
svoltasi com'è noto in
Italia nel 1934.
L'impianto sanremese,
omonimo e coevo di
quello triestino prescelto
per l'ottavo fra
Cecoslovacchia e
Romania (vissuto da
9.000 spettatori),
avrebbe potuto ospitare
– seguendo una logica
geografica –
Francia-Austria (disputatasi
invece a Torino
davanti a 16.000 appassionati).
Più che la
capienza ridotta, però,
fu un altro aspetto, probabilmente,
a precludere
ogni possibilità a
Sanremo, ovvero
l'esiguità del rettangolo
di gioco (di metri
cento per cinquanta)
che pure «con particolare
accorgimento del
progettista venne fatto
in modo da poterlo rendere
internazionale, ossia
di centoventi per
sessanta».
Tale accorgimento, tuttavia,
non venne mai
messo in pratica:
l'“Eco” del 1° giugno
1938, presentando
l'imminente amichevole
cuneese fra la
Sanremese e la nazionale
italiana (in ritiro
nella Granda per preparare
la Coppa del
Mondo del 1938 in
Francia in cui si laureò
bicampione), lamentò
l'annoso problema. «È
indubbio infatti che se
la nostra città potesse
contare su un campo
di calcio con le misure
della massima divisione,
già da parecchio
tempo e non poche volte
si avrebbero avuti alcuni
allenamenti dei
“moschettieri”. Tutti
gli sportivi sanno, infatti,
che Pozzo [il commissario
tecnico, nda]
aveva espresso il desiderio
di poter far venire
gli azzurri a
Sanremo, ma solamente
la ristrettezza del terreno
di giuoco ha sempre
impedito che si realizzasse
quella che è anche
una delle aspirazioni
dei nostri tifosi.
È inutile quindi ripetere
ancora una volta
quanta importanza abbia
per Sanremo sportiva
la sistemazione
conveniente del “Littorio”,
problema questo
che potrebbe divenire
inderogabile nella
fortunata ipotesi che la
squadra si qualificasse
– gli sportivi sperano
diventi una realtà al
più presto – per la
Nazionale A [cioè per
la massima serie,
nda]».
Ci si dovette accontentare,
così, solo di eventi
sporadici (quali
l'amichevole fra la
Juventus e una selezione
della Costa Azzurra
del 26 dicembre 1932 e
la coppa “Casinò di
Sanremo” contesa da
Sanremese e Milan il
24 marzo 1935) o di esibizioni
promozionali legate
a discipline considerate
“minori”.
Domenica 12 giugno
1932 fu la (prima) volta
del rugby, con la finalissima
della “Coppa
Direttorio” fra
Bologna Sportiva e
G.U.F. Genova (vittoria
felsinea per sedici a
tre); lunedì 8 maggio
1933, organizzato
dall'insegnante di educazione
fisica delle
scuole medie Luigi
Parisi, si disputò un incontro
studentesco di
baseball; sabato 8 gennaio
1938, infine, si
tenne una première
hockeystica con G.U.F.
Roma-G.U.F. Milano,
«le squadre più agguerrite
d'Italia» (due a
zero per i meneghini).
Fasi della costruzione della tribuna e delle gradinate
3
STORIA
VITA D'UN MARINAIO SANREMESE AL SERVIZIO DI MAGELLANO
GIOVANNI PARENTI S'IMBARCÒ A SIVIGLIA, NEL 1519, SULLA NAVE AMMIRAGLIA D'UNA SPEDIZIONE DESTINATA ALLA LEGGENDA
D e g l i a l u n n i d i I I A e I I E
dell'I.C. Sanremo Centro Levante
- Italo Calvino (con Gerson Maceri)
S c a r t a b e l l a n d o
l'Archivo General de
Indias di Siviglia, lo
storico Luigi Avonto
rinvenne – alla fine
degli anni '80 – un
f a s c i c o l o i n e d i t o ,
composto da sedici
fogli manoscritti in
spagnolo, contenente
l'elenco completo di
coloro che si erano
arruolati agli ordini di
Magellano per andare
alla scoperta delle
“Isole delle Spezie”
seguendo la rotta
occidentale. Di quei
265 uomini chiamati a
salpare da Siviglia il 10
agosto del 1519 –
apprendiamo da “I
compagni italiani di
Magellano” – 95 erano
stranieri, e di questi
ben 26 erano italiani. Si
trattava in maggior
parte di liguri, ritenuti
unanimemente “i più
prestigiosi marinai
d'Europa”, e tra di loro
vi era anche un nostro
concittadino, tale
Giovanni Parenti (o
Pa r e n t e , s e c o n d o
un'altra fonte), indicato
p i ù s p e s s o ,
semplicemente, come
“Juan Ginovés” o “San
Remo”. I documenti,
oltre alla provenienza,
c e n e s v e l a n o l a
mansione (quella di
marinaio), lo stato
civile (era sposato con
una certa “Bolantina”,
traducibile con o
Valentina), la paga
( m i l l e d u e c e n t o
maravedì al mese, ma
p e r c e p ì q u a t t r o
mensilità anticipate) e
la nave d'imbarco (la
Trinidad, quella del
capitano).
Giovanni Parenti, dunq
u e , f e c e p a r t e
dell'equipaggio della
flotta, composta da cinque
imbarcazioni, che
dopo aver attraversato
il fiume Guadalquivir e
dopo aver sostato per
più di un mese a
Sanlúcar de Barrameda
per rifornimenti supplementari,
il 20 settembre
del 1519 prese
f i n a l m e n t e l a v i a
dell'Oceano. La traversata
dell'Atlantico fu
piuttosto rapida, cosicché
il 31 marzo del
1520, raggiunta una loc
a l i t à d e l l ' a t t u a l e
Patagonia denominata
Puerto de San Julián, il
capitano decise di pass
a r v i l ' i n v e r n o ,
nell'attesa di riprendere
la ricerca di un passaggio
a ovest, verso il Mar
del Sud. Durante quei
mesi, però, Magellano
si trovò a fronteggiare
enormi difficoltà: fu costretto,
infatti, a razionare
i viveri ai suoi uomini;
quindi dovette reprimere
un tentativo di
ammutinamento; infine
la più piccola delle
navi al seguito, la
Santiago, fece naufragio
per il maltempo e
andò perduta. Solo il 24
agosto 1520, con condizioni
meteo migliori, la
navigazione finalmente
poté riprendere, ma si
dovette aspettare fino
al 21 ottobre per imboccare
l'agognato
stretto, che Magellano
battezzò di Todos
Santos in quanto fu proprio
nel giorno di
Ognissanti (il 2 novembre)
che poté accertarsi
della veridicità della
scoperta. Ci vollero
trentotto giorni per attraversarlo,
affrontando
un pericoloso slalom
tra scogli e strettissimi
canali; alle prime di queste
difficoltà, però, la nave
San Antonio pilotata
da Gómez fece dietrofront
e seguì la rotta verso
la Spagna (dove
tornò il 6 maggio del
1521). Il 28 novembre
del 1520, così, le tre restanti
navi riuscirono
ad approdare nel Mar
del Sud, che il comandante
chiamò “Pacifico”
poiché durante la
sua navigazione non
s'imbatté mai in alcuna
tempesta. L'impresa fu
salutata da festosi colpi
di artiglieria. Conscio
di essere sceso troppo a
s u d , t u t t a v i a ,
Magellano dovette risalire
verso nord-ovest.
Fu una traversata interminabile;
i suoi uomini
subirono inermi le torture
della fame, della sete
e dello scorbuto, almeno
finché il 6 marzo
del 1521 non raggiunsero
l'isola di Guam, la
m a g g i o r e d e l l e
Marianne. Poi, procedendo
ancora verso
ovest, sbarcarono nelle
Filippine. Qui, però, poco
dopo (il 27 aprile del
1521), il grande navigatore
cadde ucciso nel
corso di un conflitto armato
con le popolazioni
locali per un pugno di
viveri. Le imboscate,
che si fecero via via più
frequenti, decimarono
la spedizione a tal punto
da costringere i nuovi
comandanti a bruciare
una delle tre navi superstiti,
la Concepción,
per mancanza di uomini;
le due restanti, ossia
l a Tr i n i d a d e l a
Victoria, riuscirono invece
ad approdare a
Tidore (Molucche,
Indonesia) l'8 novembre
1521. Una volta caricate
le navi di spezie,
tuttavia, i destini dei
due equipaggi diversero.
Scoperta infatti una
grossa falla nella chiglia
della Trinidad, gli uomini
dell'ormai ex nave
ammiraglia furono costretti
a riportare a terra
il carico per provvedere
alle necessarie riparazioni.
Trattandosi di un
danno piuttosto grave,
f u d e c i s o c h e l a
Victoria, capitanata da
Elcano, sarebbe salpata
sùbito per la Spagna circumnavigando
l'Africa,
mentre la Trinidad, guidata
da Espinosa, eseguiti
gli aggiustamenti
dovuti, avrebbe tentato
di riattraversare il
Pacifico per giungere al
Darién (tra le attuali
Panama e Colombia).
Nonostante una navigazione
travagliata, costellata
di decessi (42) e
culminata con un assalto
semirespinto dei portoghesi
all'altezza delle
isole del Capo Verde, la
Victoria poté finalmen-
Uno scorcio dello stretto di Magellano, sito tra la massa continentale del Sud America e la Terra del Fuoco
4
ALLA “CALVINO” LA (RI?)SCRITTURA DEL DIARIO DI BORDO
IN VISTA DEL CINQUECENTENARIO DELL'IMPRESA, I NOSTRI RAGAZZI RISCOPRONO (E FANNO RIVIVERE) UN CITTADINO ILLUSTRE
t e r i a p p r o d a r e a
Sanlúcar de Barrameda
il 6 settembre del 1522
coi suoi diciotto superstiti.
I primi ad aver
compiuto l'intero giro
del globo. La Trinidad,
invece, ripartita verso
est dopo tre mesi di sosta
forzata, patì una dietro
l'altra una serie di
gravi sventure: prima i
venti contrari, poi le
tempeste e le diserzioni,
e infine lo scoppio di
letali epidemie che causarono
una trentina di
d e c e s s i . D u r a n t e
l'incerta navigazione
della Trinidad nel
Pacifico, inoltre, una
flotta portoghese comandata
da De Brito intercettò
Espinosa e compagni
e procedette
all'arresto degli stessi
nell'ottobre del 1522.
Ma che fine fece
Giovanni Parenti? Il
marinaio sanremese fu
tenuto in custodia a
Ternate e successivamente
trasferito a
Malacca assieme ad altri
sedici compagni di
viaggio. Tale informazione
è contenuta nella
lettera, datata 11 febbraio
del 1523, che il comandante
De Brito spedì
al re di Portogallo, e
nella quale Parenti veniva
citato non per nome
ma coll'appellativo di
“S. Remo”.
Purtroppo, però, il nostro
non raggiunse mai
il nuovo luogo di detenzione.
Imbarcato assieme
ad altri tre uomini
s u u n a g i u n c a a
Ternate, infatti, fece
naufragio verso la fine
di febbraio del 1523 abbandonando
qualsiasi
sogno, di gloria e di sopravvivenza.
Gli alunni delle classi
IIA e IIE dell'I.C.
S a n r e m o C e n t r o
Levante – Scuola
Secondaria di Primo
Grado “Italo Calvino”
– hanno provato per noi
a ripercorrere le orme
di Giovanni Parenti
(ri?)scrivendone il diario
di bordo. Di seguito,
ahinoi, solo alcuni
cenni (lo spazio è tiranno!).
Buona lettura.
1 5 l u g l i o 1 5 1 9 ,
Sanremo. Qui la situazione
è abbastanza difficile.
Devo mantenere
due figli e una moglie,
ma non trovo lavoro a
causa della mia scarsa
istruzione, avendo abbandonato
le scuole da
ragazzino. Oggi, però,
mentre tentavo di rubare
del pesce al porto, ho
sentito che un certo
Magellano stava programmando
un viaggio
s t r a o r d i n a r i o .
Incuriosito, mi sono avvicinato,
di nascosto,
per origliare. Cercava
m a r i n a i . ( I k r a m
Zouhair, IIE).
1 6 l u g l i o 1 5 1 9 ,
Sanremo. Una parte di
me fremeva all'idea di
affrontare l'ignoto, un
mare sconosciuto, terre
inesplorate; c'era, però,
un'altra parte che cercava
di convincere la
prima, dicendole che il
“mio” mare mi sarebbe
dovuto bastare, conosciuto
e sicuro com'era.
(Sofia Rainisio, IIA).
1 0 a g o s t o 1 5 1 9 ,
Siviglia. In verità, a me
Esemplari di pinguini di Magellano in Patagonia
non interessa affatto trovare
nuove terre e di essere
ricordato come colui
che ha scoperto un
nuovo mondo come
Colombo. No. Io sono
un pescatore più che un
marinaio vero e proprio,
e il motivo per cui
sono partito è quello di
aiutare la mia famiglia.
So benissimo che quando
partono cinque navi
con un equipaggio di
265 persone, se tutto va
bene, ne torna una con
una trentina di marinai
quasi morti di fame.
(Riccardo Capello,
IIA).
20 settembre 1519,
S a n l ú c a r d e
Barrameda. Il viaggio
procede senza grandi
problemi; questo mare
è immenso, di notte il
buio sembra infinito e il
cielo è una coperta di
stelle che ti lascia senza
respiro ogni volta. (Sofia
Rainisio, IIA).
3 aprile 1520, Puerto de
San Julián, Patagonia.
Mentre parlo, vedo il
mio respiro uscire dalla
bocca e condensarsi nel
freddo gelido. […]
Qualche volta mi incanto
a guardare il cielo,
le nuvole, che spesso
prendono forme bizzarre,
e lo faccio anche
per passare il tempo
quando non ho niente
d a f a r e . ( S o f i a
Savigliano, IIA).
5 maggio 1520, Puerto
d e S a n J u l i á n ,
Patagonia. Non sapevo
che il vento potesse anche
uccidere: lo sento
STORIA
sulla mia faccia, mi taglia
come tante lame di
coltello, mi toglie il respiro,
ora dopo ora, giorno
dopo giorno… (Sofia
Rainisio, IIA).
1° giugno 1520, Puerto
d e S a n J u l i á n ,
Patagonia. Dopo tre ore
di camminata lungo la
riva, abbiamo visto un
branco di strane creature:
erano tutte bianche
e grigie, alcune con delle
macchie nere; avevano
il corpo di mucca ma
senza peli. Al posto delle
zampe, avevano grandi
pinne; il muso era
schiacciato, con dei lunghi
baffi, come quello
dei gatti... (Leonardo
Laura, IIE).
6 marzo 1521, Oceano
Pacifico. Il sole stava
sorgendo e insieme ad
esso un altro giorno,
senza sapere quanti ancora
ne avremmo passati
ancora su questa nave.
Stavo pensando prop
r i o a q u e s t o ,
quand'ecco che ho sentito
dei rumori provenire
dalla Victoria: erano
i segnali. Mi sono messo
immediatamente a
correre verso la prua e
tutto trafelato sono riuscito
a scorgere terra
proprio sulla linea
dell'orizzonte. […]
Non riesco nemmeno a
descrivere la mia gioia
per aver messo piede
sulla terraferma dopo
tutti questi mesi.
Anche se so che dovremo
ripartire, voglio godermi
ogni istante qui.
(Sofia Rainisio, IIA).
5
TRA GLI OSPITI ILLUSTRI DI VILLA MAGNOLIE, MAOMETTO VI
L'ULTIMO SULTANO OTTOMANO VI RISIEDETTE PER TRE ANNI (1923-26); VI RINCONTRÒ ZONARO E SI SCAGLIÒ CONTRO KEMAL
Andrea Gandolfo
ANTICHI TESORI
(Continua dal numero precedente).
Riprendiamo il
nostro viaggio nel tempo
e negli splendori della
Sanremo che fu ricordando
come, a partire
dal 1874, l'odierna Villa
Magnolie fosse stata affittata
per tre stagioni
consecutive al duca
d'Aosta Amedeo di
Savoia, alla sua consorte
Maria Vittoria dal
Pozzo della Cisterna e
ai loro figli Emanuele
Filiberto, Vittorio
Emanuele e Luigi
Amedeo. La duchessa
d'Aosta aveva deciso di
venire a Sanremo nella
speranza di curare una
grave forma di tubercolosi
grazie ai benefici effetti
del clima della
Riviera. Purtroppo le
cure non ebbero successo
e l'8 novembre 1876
la duchessa si spense
nella villa del marchese
Dufour all'età di soli 29
anni, tra il cordoglio generale.
In seguito la villa, che assumeva
nel frattempo il
suo nome attuale,
ospitò la principessa
persiana Agabiker
Kadjar e l'ultimo sultano
ottomano Maometto
VI, giunto a Sanremo in
volontario esilio il 19
maggio 1923. Trascorsi
i primi due anni con la
sua corte a Villa Nobel
e nell'adiacente Villa
Miraflores, il sultano si
trasferì nel 1925 a Villa
Magnolie dopo il misterioso
suicidio di un alto
dignitario del suo seguito.
Durante il suo soggiorno
matuziano, car
a t t e r i z z a t o d a
un'estrema riservatezza,
il sultano si incontrò
il 12 novembre 1923 al
Casinò con Vittorio
Emanuele III, che era
presente in città per
l'inaugurazione del monumento
ai caduti della
prima guerra mondiale.
A Vi l l a M a g n o l i e
Maometto VI ricevette
una delegazione di studenti
universitari turchi
giunti a Sanremo
per rendergli omaggio
e, il 13 maggio 1926, trasmise
un proclama ai
rappresentanti del mondo
islamico, riuniti al
Cairo, per esortarli a impedire
che Mustafà
Kemal imponesse la
sua dittatura ai popoli
dell'Anatolia.
Tre giorni dopo l'invio
del proclama al Cairo, il
sultano si spense nella
villa che aveva scelto come
ultima residenza,
dove la sua salma sarebbe
rimasta esposta
per trenta giorni in un
prezioso sarcofago sistemato
in una grande
sala dell'edificio. In tale
lasso di tempo la villa
venne saccheggiata con
asportazione di tutti i
suoi mobili antichi, arredi
e suppellettili. Il 16
giugno 1926 si svolsero
le solenni esequie
dell'ultimo sultano, il
cui feretro fu trasportato
alla stazione di
Sanremo a bordo di un
vecchio carro fuori uso
della Croce Verde e deposto
sul vagone di un
treno diretto a Trieste,
da dove la salma sarebbe
stata trasferita a
Damasco per essere tumulata
nel monastero
di Solimano. Durante il
suo soggiorno nella nostra
città, Maometto VI
si sarebbe anche rincontrato
con l'artista
Fausto Zonaro, che avev
a v i s s u t o a
Costantinopoli tra il
1891 e il 1907 in qualità
di pittore ufficiale della
Corte ottomana.
Dopo il 1928 la villa fu
destinata a sede scolastica
per la numerosa colonia
inglese della città
e assunse il nome di “St.
George's School San
Remo”. Nel 1936, in seguito
alla rottura delle
relazioni diplomatiche
con la Gran Bretagna,
colpevole di aver proposto
alla Società delle
Nazioni le “inique” sanzioni
contro l'Italia che
a v e v a a t t a c c a t o
l'Etiopia, la scuola venne
chiusa su disposizione
del governo. Intorno
alla metà degli anni
Cinquanta vi fu insediata
una scuola di ispir
a z i o n e c a t t o l i c a ,
Maometto VI
l'Istituto San Giorgio, e
quindi una scuola media
privata gestita dalla
congregazione dei
Padri Dottrinari, che
avrebbero proseguito la
loro opera, con fama di
rigore e buona qualità
di insegnamento, fino alla
fine degli anni
Ottanta.
Dopo diversi anni di
completo abbandono,
lo storico edificio fu acquistato
nel 2005
dall'Amministrazione
provinciale di Imperia,
che dispose un accurato
restauro dello stabile,
destinandolo a succursale
del Liceo “Gian
Domenico Cassini”. Il
12 settembre 2009 vide
infine l'inaugurazione
della villa come nuova
sede distaccata del
Liceo “Cassini”, che
mantiene tuttora.
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STREET FOOD, L'AMPLESSO GUSTATIVO TRA GOOD E FUSION
IL CIBO DA ASPORTO AGGREGA ED EMOZIONA: PENSIAMO A MARINAI E CONTADINI DAVANTI A UN BEL “TOCCO” DI SARDENAIRA...
Laura Parigi
Il cibo di strada, modello
di consumo di tendenza,
rientra nei nostri modelli
alimentari, ma vive in un
contesto diverso da
quello nel quale ha avuto
origine. I continui
cambiamenti che hanno
investito la società hanno
portato a mutamenti nel
modo di nutrirsi e, di
c o n s e g u e n z a , a
r i c o n f i g u r a z i o n i
dell'intero settore
alimentare. Il connubio
tradizione-modernità,
sapori propri-etnici, che
si uniscono, si differenziano
e si con-fondono tra
loro in una interessante
fusion food, non deve
cadere nella retorica della
propria tradizione né in
ingannevoli richiami
alimentari pubblicitari di
una società globalizzata.
L'essenza e l'essenzialità
del cibo rappresentano la
qualità di ciò che si
mangia. Di qui la scelta
del bello (good food)
secondo determinati
canoni, che spesso si
legano con la morale. Il
cibo etico spesso esalta i
valori di categorie
d i f f e r e n t i m a , s e
supportato da obiettivi
alti e sentiti, diventa, oltre
che bello, utile e salutare.
Q u a t t r o p r i n c i p i
fondamentali stanno alla
base del cibo etico: la
sicurezza, la trasparenza,
la libertà e l'equità nei
confronti del consumatore/cliente.
L'artigiano,
che si “mette in mostra”
durante la sua attività
pubblica, trasmette la
potenza di una visione o
di un pensiero, con
l'obiettivo di convincere i
clienti della propria
esperienza e competenza,
trasmettendo entusiasmo
e passione, creando
sicurezza e certezza nella
persona interessata
all'acquisto e alla
degustazione del suo
prodotto. Ogni territorio
ha le proprie pietanze che
entrano di diritto nella
categoria del cibo di
strada.
La cultura gastronomica
ligure, nata da una cucina
di bordo, costiera e
montana insieme, rivela
contaminazioni latine,
africane, arabe, spagnole,
austriache: la Liguria,
quella del Ponente, in
particolare, risente di
influssi francesi e
piemontesi, quella del
Levante invece di
reminiscenze toscane,
quella dell'entroterra di
Una famiglia olandese, di ritorno da un escursione in bicicletta,
assapora il genuino “street food” locale offerto dall’“Alimentari Da.Fra” di corso Marconi.
riflessi piacentini,
emiliani e ancora
piemontesi. Le ricette
semplici popolari, veri e
p r o p r i “ p e z z i
d'antiquariato”, hanno
tutte una storia da
narrare, una storia di
persone, di luoghi,
emozionale, non solo di
t e m p i - p r o c e d u r e -
metodi. L'Italia ha una
grande tradizione di
street food, che nasce
essenzialmente nelle case
grazie alle donne,
massaie, che sono sempre
intervenute attivamente
nelle varie fasi produttive,
c o m p r e n d e n t i l a
preparazione, il trasporto
e la vendita finale per
strada.
Il cibo ha molto meno
sapore se viene separato
da chi lo produce e dal
luogo di origine. Il cibo
da asporto, veloce ed
immediato, è forma di
aggregazione, convivialità
e relazione comunicazionale:
esemplificativa, a
questo proposito, una
ricetta tipica della nostra
Liguria ponentina,
preparata per il consumo
in piedi o seduti o ancora
mentre si passeggia, la
sardenaira, paragonata ad
una “sorta di Moby Dick
in salsa nostrana”, fatta in
casa, cibo metaforicam
e n t e m i t i c o
n e l l ' i m m a g i n a r i o
popolare, che non può
mancare nel quotidiano
del marinaio e del
contadino ponentini,
a l i m e n t o c h e s a
emozionare, riavvicinare
e riconciliare. Priorità del
consumatore/turista
diventano quelle di
assaporare il cibo
porzionato in pezzi
rettangolari, in dialetto
tòcchi, di godere dei suoi
colori, del profumo e
della fragranza, di sentire
anche i “suoni” della
cottura, del taglio,
dell'incartamento, di
CUCINA
gustare il prodotto
rigorosamente con le
mani (finger food): il
senso del tatto ricorda il
bisogno primario di
sopravvivenza e fa
cogliere l'“anima del
cibo”, la necessità di
attivare quindi ogni
percezione sensoriale, di
vivere del calore umano,
del rapporto con il
produttore/venditore e
d e l l ' a t m o s f e r a d i
convivialità reciproca.
Il consumatore si può
definire in questo
contesto, a buon diritto,
'consum-attore', teso ad
un comportamento
g i u s t o , a d e g u a t o ,
all'insegna della velocità,
ma soprattutto della
qualità take away. Non
essendo solo attore
economico, è soprattutto
persona che agisce con
c o n s a p e v o l e z z a e
conferisce un senso ad un
b e n e c o n s u m a t o .
Continua sul prossimo
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DAL TERRITORIO
IL CIRCOLO BOCCIOFILO SAN MARTINO È PRONTO PER IL 2022
NON SOLO SPORT: ANCHE INCONTRI FORMATIVI, DIBATTITI, LAUTI BANCHETTI, PARTITE A CARTE, GIOCHI DA TAVOLO E CALCETTO
Flavio Di Malta
Sono mesi e ormai anni,
quelli che stiamo vivendo,
di difficile gestione;
sono momenti
in cui la pianificazione,
la programmazione, il
poter pensare serenamente
al futuro – colonne
portanti del nostro
vivere quotidiano
pre-Covid – soccombono
all’emergenza sia latente
sia last minute.
Eppure, non ci arrendiamo:
andiamo avanti
superando le difficoltà,
una alla volta, con un
pizzico di fatalismo.
Nessuno sa esattamente
quali saranno le conseguenze
a lungo termine
della pandemia;
l ’ u n i c o e r r o r e d a
rifuggire è quello
dell’isolamento tout court.
Parte da queste considerazioni
la riscossa del
Circolo Bocciofilo San
Martino, che ha voluto
contrastare da subito il
rischio-solitudine. È
TESSERAMENTO 2022
uno degli effetti sociali,
collaterali, più gravi del
contesto che stiamo vivendo.
Un rischio da scongiurare
e da convertire in
un’ottima occasione di
crescita personale e di
risposta a un bisogno reale.
In un’epoca di interlocuzioni
monche, di monologhi
televisivi sorseggiati
in un silenzio attonito
a tavola, il dialogo
e l’incontro – nella loro
semplicità e naturalezza
perdute – rappresentano,
se non la panacea
di ogni male, quantomeno
un riaggrapparsi
alla realtà.
La riapertura dell’Acli
San Martino nel giugno
scorso era sembrata già
un’impresa, tra bandi di
gestione di durata ridotta,
cauzioni esose e
richieste sempre più
stringenti, con soci dubbiosi
sul tesseramento,
a metà anno, e preoccupati
per le eventuali successive
restrizioni, ma
la strada in salita è stata
ben percorsa e l'attività
EDITORE
del circolo si è potuta
svolgere ininterrottamente
con crescente coinvolgimento.
Si è potuto
giocare a carte e a bocce,
godersi le tradizionali
rostellate, organizzare
incontri culturali e
feste di compleanno.
Il tutto, ovviamente, rispettando
sempre tutti
i parametri di contrasto
al contagio, ingegnandosi
per continuare le
attività anche in inverno
e preparandosi ad affrontare
il 2022 con rinnovato
entusiasmo.
Pertanto si svolgerà giovedì
30 dicembre, alle
14:30, l’assemblea generale
che servirà a chiudere
un anno complicato
e a dare l’indirizzo
per le attività future.
A l t e r m i n e
dell’assemblea, che sia
di buon auspicio, si svolgerà
anche una goliardica
tombolata proposta
da “Popoli in Arte”,
una delle associazioni
che da quest’anno collaborano
costantemente
con l’Acli.
Dima s.r.l.s. - p.i. 01569980087
“Il Quartiere” Testata giornalistica registrata presso il
tribunale di Sanremo N. di reg. 1/13 del 29-04-2013
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Paolo Staltari - Direttore Responsabile
Gerson Maceri - Redattore
Alfredo Schiavi - Redattore
Flavio Di Malta - Redattore
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gli alunni di IIA e IIE
dell’I.C. Sanremo Centro Levante – Italo Calvino.
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