Giuseppe Osvaldo Lucera - Non solo... nomi
"Non solo… nomi. Analisi e critica di una storia di morti, di un tempo inutile" di Giuseppe Osvaldo Lucera. Raccolta di storie di defunti, di feriti, di dispersi, di famiglie distrutte, di abusi di potere, di inni, di luoghi della memoria e di monumenti eretti per ristorare sete postume di pentimenti!
"Non solo… nomi. Analisi e critica di una storia di morti, di un tempo inutile" di Giuseppe Osvaldo Lucera.
Raccolta di storie di defunti, di feriti, di dispersi, di famiglie distrutte, di abusi di potere, di inni, di luoghi della memoria e di monumenti eretti per ristorare sete postume di pentimenti!
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NON SOLO…. NOMI
QUANTI EVENTI TRAGICI
CI SONO ALLE NOSTRE SPALLE?
Raccolta di storie di defunti,
di feriti, di dispersi, di famiglie
distrutte, di abusi di potere, di inni,
di luoghi della memoria e di
monumenti eretti per ristorare
sete postume di pentimenti!
Saggio storico
Chiuso in Biccari - Convento: nell’inverno 2019 - 2020
Questa non è un’opera di fantasia. Essa trova origine dalla consultazione
di documenti locali, nazionali ed esteri, relativi alla
1° guerra mondiale (chiamata anche Grande Guerra) e alla 2°,
che non fu affatto “piccola”.
Titolo | Non solo nomi. Analisi e critica di una storia di morti, di un
tempo inutile
Autore | Giuseppe Osvaldo Lucera
ISBN | 978-88-31666-02-2
© 2020 - Tutti i diritti riservati all'Autore
Questa opera è pubblicata direttamente dall'Autore tramite la
piattaforma di selfpublishing Youcanprint e l'Autore detiene ogni
diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro
può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso
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“Non troverai mai la verità se
non sei disposto ad accettare
anche ciò che non ti aspettavi.”
Non c’è niente di giusto
in chi vive e chi muore.
(Robert)
Giuseppe Osvaldo Lucera
Voci di dentro:
a) Autore: Giuseppe Osvaldo Lucera è nato a Biccari (Capitanata)
il 19 novembre 1947. Ha frequentato le scuole tecniche,
diplomandosi nell'anno scolastico 1968-1969.
Poi ad Avellino, dove ritorna dopo una lunga sosta nell'infuocato
Salento, sul finire degli anni '80. Chiude la sua carriera di
dirigente d'azienda nell'amata e odiata Vieste. Pendolare, per
quasi l'intera stagione lavorativa, nel tempo libero si è dedicato
allo studio della storia, con particolare riferimento alle vicende
risorgimentali e brigantesche e alle consequenziali ricerche
d'archivio. Da ultimo ha scoperto la sua passione per le vicende
politiche, giudiziarie e altro del suo paese natale.
Al suo attivo numerose pubblicazioni (meglio indicate in seguito)
e collaborazioni con riviste specializzate e giornali locali e
provinciali.
b) Prefatore: Gianfilippo Mignogna, 41 anni, è avvocato specializzato
in diritto dell’ambiente, formatore e presidente di un
tour operator nazionale dedicato al turismo nei piccoli comuni.
Dal 2009 è Sindaci di Biccari e, dopo essere stato componente
del direttivo dell’Associazione Nazionale Piccoli Comuni e
dell’Associazione Italiana Turismo Responsabile, attualmente è
vice presidente dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia.
Autore di diverse pubblicazioni, affida i suoi pensieri al blog
melascrivo.it
7
“Non so con quali armi si
combatterà la Terza Guerra
mondiale, ma la Quarta sì:
con bastoni e pietre.”
Albert Einstein
Giuseppe Osvaldo Lucera
Volumi dello stesso autore:
2008 – 2009
Vicende di un’altra storia
(edizioni Simple – Macerata e riedizione)
2008 – 2009
I Due Manutengoli
(edizioni Simple – Macerata e riedizione)
2010
Giuseppe Schiavone
brigante post unitario
(edizioni Biondi - Villa Castelli)
2011
L’Eretico
e l’enigma di Kurtalan
(edizioni Youcanprint - Tricase)
2011
Reazioni e Brigantaggio
alcune vicende del Contado di Molise
(edizioni del Poggio - Poggio Imperiale)
9
Non solo… nomi
2013
Società - Politica
e Banditismo Sociale
(edizioni Youcanprint - Tricase)
2015
Michele Caruso da Torremaggiore
(ristampa – Vol. 4° Nuova Collana
Vicende di un’altra storia)
(edizioni del Poggio – Poggio Imperiale)
2015
Biccari e parte della Capitanata
tra briganti pre e post unitari
(ristampa - Vol. 6° Collana
Vicende di un’altra storia)
(edizioni del Poggio – Poggio Imperiale)
2015
Biccari tra il 1870 e il 1931 (vol. 1°)
(edizioni Youcanprint – Tricase)
2016
Biccari tra il 1870 e il 1931 (vol. 2°)
(edizioni del Poggio – Poggio Imperiale)
2016
Biccari tra il 1870 e il 1931 (vol. 3°)
(edizioni del Poggio – Poggio Imperiale)
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Giuseppe Osvaldo Lucera
2016
Historia del “Pubblico Fonte” di Biccari
(edizioni del Poggio – Poggio Imperiale)
2017
Il gesuita, la suora e il bandito
(edizioni del Poggio – Poggio Imperiale)
2017
La “Lingua Madre” di Biccari
(scritto a quattro mani con Gennaro Lucera)
(edizioni Youcanprint – Tricase)
2018
L’irrompere delle plebi
(Gaetano Del Giudice e la sua ferocia)
(Edizioni del Poggio – Poggio Imperiale)
2019
Storia di un “Grande Casamento”
(Vicende di: rancori, pentimento e sopraffazioni)
(by Amazon Fulfillment – Poland)
11
Giuseppe Osvaldo Lucera
PREFAZIONE
Sono almeno dieci anni che – accompagnato da autorità
militari e religiose, circondato da scolaresche colorate e, purtroppo,
da sempre meno Reduci e Combattenti – mi presento in
fascia tricolore ai piedi del nostro Monumento ai Caduti.
Imponente, massiccio e poetico insieme. A me è sempre piaciuto.
I sentimenti che mi accompagnano sono sempre gli stessi:
onore, emozione, un pizzico di commozione. Spesso, lo
confesso, ho pensato a quanto sarebbero stati contenti (e forse
orgogliosi) i miei nonni nel vedermi lì sotto, col vestito buono
e la fascia da Sindaco. Magari accanto a qualche gendarme in
alta uniforme o vicino ad un bersagliere che suona il silenzio.
Perché per loro, e per tanti come loro, il 4 novembre non è mai
stata una giornata qualsiasi.
Da un po' di anni, tuttavia, complici alcune letture e qualche
visita ai luoghi del fronte, un altro pensiero si è periodicamente
affacciato in quella giornata dedicata alla memoria. Non
saprei dire il motivo preciso, ma la mia curiosità si è spostata,
un poco alla volta, sui tanti, troppi nomi incisi su quella lapide
affollata.
Così ho chiesto a Giuseppe Osvaldo Lucera di fare il suo
mestiere di storico. Di provare a scavare negli archivi e tra la
memoria. Di cimentarsi, anche controvoglia, in una nuova fatica
letteraria. Di tentare, in definitiva, la non facile impresa di
riportare a galla le vicende umane che si nascondono dietro
quel lungo elenco di nomi e cognomi.
13
Non solo… nomi
Ne è venuto fuori un lavoro sorprendente in cui si intrecciano
i grandi avvenimenti con le piccole umane vicissitudini.
Tutte vicende in cui è la storia piccola che si prende la scena,
che diventa più forte, più potente, finanche più dura di quella
ufficiale scritta nei libri di scuola.
L’Autore, infatti, ci restituisce episodi talmente drammatici
e sconvolgenti da non sembrare veri. Come l’assurdo destino
di due fratelli caduti lo stesso giorno in due battaglie diverse.
Oppure il fatale appuntamento di chi, mandato al fronte
senza un minimo di preparazione, è perito il primo giorno, al
primo assalto. O ancora, l’atroce e inaudita combinazione di un
padre e di un figlio morti rispettivamente nella Prima e nella
Seconda Guerra Mondiale. E, per finire, la tragedia familiare di
tre fratelli partiti senza tornare e di una mamma impazzita dal
dolore e poi morta di crepacuore nella vana attesa di un rientro
che purtroppo non c’è mai stato. Qualcosa di tremendamente
simile alla più nota storia di Mamma Clelia e dei Fratelli Calvi
o all’epopea cinematografica di Salvate il Soldato Ryan di
Spielberg, ma senza lieto fine.
Qualcosa di inaccettabile ancora ora, a cento anni di distanza.
Ancor di più perché quelli incisi sul Monumento sono
nomi e cognomi “nostri”, ancora comuni nel nostro paese, biccaresi
come e forse più di noi, abitanti dei nostri vicoli, delle
nostre “strèttele”. Se non fosse per l’assenza di nomi femminili
e di qualche cognome straniero, quel lungo elenco potrebbe
addirittura sembrare l’appello di una qualsiasi classe della nostra
scuola.
Anche per questo sono non così lontani come si potrebbe
credere. Hanno ancora parenti e discendenti. Magari c’è qualcuno
che si chiama esattamente così, come loro. E non a caso.
E forse in qualche abitazione di un nostro parente o conoscente
14
Giuseppe Osvaldo Lucera
ci sarà ancora una loro foto sbiadita, il ricordo di un lutto antico,
di un cammino interrotto.
Sono nomi dal suono familiare che racchiudono vite brevi
ed infelici di giovani di appena cento anni fa, strappati al loro
già duro destino di braccianti e contadini per essere costretti
ad un viaggio di sola andata verso un Nord sconosciuto, in cui
hanno trovato fango e fame, freddo ed acciaio, trincee e bombe,
sangue e morte. Oppure, qualche anno dopo, (de)portati in giro
per l’Europa e il Mediterraneo in una specie di triste Erasmus
senza ritorno. Sono nomi, pronunciati con chissà quale accento,
di caduti sul Grappa, l’Isonzo o vicino al Piave. O di dispersi in
Russia, in Albania, in Grecia, in Egitto o addirittura nel Mare
del Nord.
Quei nomi sono figli cresciuti troppo in fretta, fratelli
sperduti, famiglie spezzate, vedove ragazzine, mamme impazzite,
padri mancati di bambini mai nati. Sono lacrime che non
si versano più, facce mai conosciute, generazioni saltate, storie
finora mai raccontate.
Delle imprese belliche sono quello che resta sul fondo e
che nessuno raccoglie. Delle grandi epopee militari sono solo
gli incolpevoli e le comparse per le quali non si piange mai.
Sono l’indomani delle giornate radiose. Sono il 5 novembre del
1918.
Ma forse sono anche il modo migliore per dare finalmente
un significato reale a certe celebrazioni altrimenti solo retoriche
e rituali; per tenere aperta, a prescindere da giudizi e valutazioni
storiche, una ferita che ancor oggi deve fare male; per
ricordarci che, anche nel mutare dei tempi, non siamo al riparo
e che, quando arriva, la Storia Grande travolge tutti. Anche
quelli che non c’entrano nulla, che non vogliono essere protagonisti,
che non ne sanno niente delle cose del mondo.
15
Non solo… nomi
Per questo sono grato a Giuseppe Osvaldo Lucera.
So che non è stato facile, ma nessun altro avrebbe potuto
raccogliere il mio invito e restituire al nostro paese un’altra pagina
strappata della sua storia, facendo riemergere dalla polvere
degli archivi aneddoti drammatici, curiosità ed anche piccole
imperfezioni.
Sono certo che grazie alla sua nuova fatica e alla sua passione
per la ricerca storica è finalmente arrivato il momento di
fare la conoscenza con quelli che lui stesso ha chiamato Figli di
Biccari. Di farli uscire dall’ipocrisia dell’imperitura memoria
per incontrarli in Mezzo alla Fontana, per abbracciarli in un
bar, per chiedergli “a chi appartengono”, chi erano e chi sarebbero
stati.
Grazie a questo prezioso volume è arrivato il momento di
ricordarci che quei giovani biccaresi… Non sono solo nomi.
Gianfilippo Mignogna
16
Giuseppe Osvaldo Lucera
NOTA DELL’AUTORE
DEDICATA AL LETTORE
La voglia di scrivere questo saggio non mi è nata in
modo spontaneo infatti, considerato l’argomento da trattare, in
un certo senso tale voglia non l’avrei mai potuta sentire. Essa è
nata, invece, su sollecitazione del sindaco del mio paese: Gianfilippo
Mignogna il quale, durante i festeggiamenti delle Forze
Armate e dell’annessa festa dell’Unità d’Italia del 4 novembre
2019, 1 sul fronte del Monumento, dopo aver deposto liturgiche
corone e dopo aver effettuato inchini ufficiali, Monumento innalzato
inizialmente per celebrare i caduti di Biccari della
Grande Guerra ai quali si sono poi aggiunti quelli della 2°
Guerra mondiale, trovandosi in compagnia di altre persone
espresse un concetto, apparentemente elementare. Disse che
quegli elenchi di nomi, sulla pietra incavati e poi dipinti, non
potevano essere “solo… dei nomi”, perchè dietro ognuno di essi,
di sicuro, ci sarebbero state delle vicende, nascoste dalla
polvere del tempo, ma di certo delle vicende sconosciute, dei
gesti, delle opportunità, dei comportamenti che in quanto dimenticati
sono già velocemente transitati in quell’oblio che il
tempo, con il suo inesorabile trascorrere, il tutto avvolge. Ho
sperimentato sulla mia persona le enormi difficoltà incontrate
1
La concomitanza, o meglio, l’unione delle due ricorrenze (Festa delle Forze Armate
italiane e festa dell’Unità d’Italia) riconducono, non certo involontariamente, alla
costruzione dell’Italia mediante l’uso della forza, come poi nella realtà è avvenuto,
ma unire i due eventi e festeggiarli insieme è da mente a dir poco “maligna” unicamente
perché l’esercito italiano non è stato fondato il 4 novembre di nessun anno e
l’unità d’Italia non fu realizzata in quella stessa data.
17
Non solo… nomi
per iniziare a capire e poi concludere questo immane lavoro,
fatto di documenti, archivi, di nomi, tanti, di storie ed altro. Le
persone, che si sono ritrovate, insieme al “mio sindaco”, ad
ascoltare la considerazione di cui sopra, credo che dopo la lettura
di queste pagine cambieranno idea non sui fatti che qui si
raccontano, ma quasi certamente dell’opinione che l’autore ha
di queste vicende.
La mia assenza da questo tipo di manifestazione risale
agli anni ’70 - ‘80 del secolo scorso. Cioè dagli anni in cui inizio
a capire che l’Unità d’Italia fu un furto perpetrato dai Piemontesi
in danno delle popolazioni della Napolitania, mentre, e
di contro, pacifista e antimilitarista lo ero già e quindi contrario
a qualsiasi festeggiamento che inneggi a strumenti di morte, a
simboli che richiamano la morte militare e ai cosiddetti luoghi
della memoria, sia di quelli che innalzano la figura del militare,
come giustiziere, sia di quelli costruiti per sterminare il nemico
in quanto diretta conseguenza dell’agiografia dei primi, e dicendo
ciò non ho nessuna intenzione di negare stermini di massa,
nessun genocidio, nessun olocausto, di qualsiasi tipo o colore.
Il negazionismo è tutt’altra cosa e non mi riguarda nel modo
più assoluto. Potrei così chiudere in questo modo: le morti violente
dovute alle guerre vanno tutte ricordate, magari in assoluto
silenzio, e non enfatizzate oppure omaggiate al suon di fanfare.
Avrebbero molto più significato, quelle vite spezzate, se
ricordate nella e dalla storia, quella che racconta e che non è
schierata. Stando queste le mie personali considerazioni di
quegli eventi, inizialmente mi sono tirato indietro di fronte alla
prima richiesta del “mio sindaco”, cioè quella di ”realizzare un
contributo pubblico che fosse valido anche per le generazioni
future”. Risposi istintivamente ed immediatamente di no! Unicamente
perché non sarei stato onesto con me stesso. Poi? Poi
mi sono detto, perché non farlo? Perché continuare ad abban-
18
Giuseppe Osvaldo Lucera
donare “nell’oblio del tempo” quelle persone colpevoli soltanto
di essere stati costretti ad ubbidire ad uno Stato crudele, ad uno
stupido governante con sete di imperialismo che utilizza le vite
di coloro che nulla hanno a che fare con quelle voglie. Ma anche
gli attuali governanti fanno sì che le ritualità continuino nel
tempo, proprio perchè sono disposte ed organizzate da una
classe dirigente politica che possiede sempre quell’arroganza
imperialista, e ci vanno a braccetto proprio per difendere quell’
“umor proprio”. E per imperialismo si intende il vero dominio
di uno Stato sull’altro. 2 E allora perché, invece, non tentare di
distinguere, ove fosse possibile, tutti questi uomini
dall’agiografia statale, carica di retorica, di miti mitizzati e mitizzanti,
di leggende che nulla hanno a che vedere con la realtà
della guerra che è sempre crudele, avara di sentimenti piacevoli
e non può essere rappresentata se non con un esteso campo di
erba verde sul quale vi sono piantate migliaia di croci bianche,
in un perfetto allineamento, e che per ottenerlo è stato richiesto
perfino l’aiuto di uno specialista e la costante manutenzione di
un giardiniere? 3
La conseguenza immediata di questo mio modo di ragionare
non è stata altro che la seguente: “Posseggo, evidentemente,
una visione della storia, soprattutto quella che ci riguarda
da vicino, completamente diversa da quella che la nostra scuola
continua ad insegnare ai suoi alunni, e che ha insegnato anche
a me.” Ed è proprio sulla scorta di questo presupposto che
ho potuto affrontare il presente lavoro non certo per denigrare
chi si affanna, al suon di squilli di tromba, a celebrare questo
generale o quell’altro, i morti di Tizio e condannare magari
2
Non sarà questo volume a far cessare ritualità previste e necessarie per la vita di
questo Stato.
3
Vedi allegato n. 1
19
Non solo… nomi
quelli di Caio, e così via dicendo, ma unicamente per “eviscerare”,
dal profondo di quelle “immaginarie” tombe, sparse nei
tanti cimiteri militari, dalle tante fosse comuni e sacrari vari, i
veri sentimenti che quegli uomini, costretti ad ubbidire, portarono
con sé nel loro ultimo viaggio di morte. Ma anche per
“eviscerare”, e furono per fortuna tanti, i sentimenti di coloro
che riuscirono a salvarsi. Nicolaj Lilin 4 ha scritto: “In guerra
mi facevano più impressione i vivi, che i morti. I morti mi sembravano
dei recipienti usati e poi buttati via da qualcuno, li
guardavo come se fossero bottiglie rotte. I vivi, invece, avevano
quel terribile vuoto negli occhi: erano esseri umani che
avevano guardato oltre la pazzia, e ora vivevano abbracciati
alla morte.” Tutto questo lo si può dedurre anche leggendo alcune
descrizioni di come si moriva nelle trincee o nei campi di
concentramento, mentre in un salotto romano qualcun altro
mandava al fronte la gioventù dell’epoca, e non solo quella, tra
un bicchierino di “Vermut” o un sorso di uno speciale (si fa per
die) vino delle langhe piemontesi. Ma parlar di morte, di mitraglia
o di colpi di cannoni, è ancora poco, la cosa più grave è
rappresentata dalla circostanza per la quali il tutto avveniva
perchè si trattava di conquistare “un posto al sole” e quindi di
occupare quella regione e quell’altra, quel pezzo di territorio,
per noi straniero, 5 ovvero solamente ed unicamente per voglia
di conquista, di prevaricazione e non di difesa del nostro suolo,
che forse è l’unico atto di guerra che riesco, pur con enormi
sforzi, a comprendere e a giustificare.
4
Nicolaj Lilin è uno scrittore moldavo, naturalizzato italiano, autore del famoso volume
dal titolo: Educazione siberiana. Amico di Roberto Saviano (e la cosa mi è dispiaciuta
molto quando ho avuto modo di apprenderla), Nicolaj è un attento intenditore
di rivolte di popolo, di guerre fratricide e, proprio perché tale, è riuscito a scrivere
un testo, come Educazione siberiana, da me molto apprezzato.
5
In seguito si dimostrerà quanto affermato.
20
Giuseppe Osvaldo Lucera
Intanto, però, nel nostro paese c’è un monumento innalzato
per onorare i caduti delle due guerre la cui storia, oltre ad
essere viziata da errori, è colma di episodi che pochi conoscono
o che forse ancora in pochissimi ricordano e che in tanti, fra
non molto, non sapranno neanche a cosa mai sia servito, e serve,
quell’ammasso di pietre e ferro. Ma anche questo “ammasso”
di pietre e ferro, con nomi scolpiti, ha una sua origine, non
certo paragonabile al “Monumento di Fuori Porta Pozzi” che
fu così commentato: “Eccolo lì ergersi minuscolo e grottesco
come una manifestazione di priapismo architettonico.” 6
So perfettamente che è compito del ricercatore trovare i
documenti a sostegno di determinate affermazioni; come è
compito dello storico rendere quei documenti decifrabili e decifrati
ed incastonarli nel loro periodo storico dato, ma è compito
dello storico-ricercatore non dare giudizi, bensì di limitarsi ad
esporre i fatti e attendere il giudizio dei lettori, sempre ammesso
che ne abbia. Questo è l’unico modo per non influenzare il
probabile lettore con le proprie opinioni, anche se nel caso che
stiamo trattando le cose sono un po’ diverse. Infatti, scrivere,
parlare, esporre le vicende, evitando personali giudizi, renderebbe
il presente lavoro del tutto amorfo, vuoto, informe, ed
ecco allora la necessità di esporre i fatti, e la conseguente critica
sarà in appannaggio di chi ha compiuto tutto questo lavoro,
lasciando ad altri il giudizio. In parole povere, la mia è solo critica,
ma non certo un giudizio. Il giudizio è un qualcosa che
non mi compete proprio perché posseggo la capacità individuale
di discernere e valutare, ma nella storia quando si giudica si
diventa di parte e questa funzione me la riservo per altre cose.
6
Ritorneremo su questi giudizi del Pretore Onorifico di Biccari Giuseppe Checchia.
21
Non solo… nomi
Sono nato nei primi anni successivi alla fine della 2a
Guerra mondiale, quando il monumento esisteva già, e come
tanti altri ragazzi, lo potevo osservare soltanto da lontano poiché
una barriera in ferro battuto e una siepe, piantata subito dopo
e all’interno, ben curata, ostacolava qualsiasi passo o salto.
A noi ragazzi era permesso entrare in quel recinto soltanto
quando, da alunni, si partecipava alle manifestazioni ufficiali
ed in ciò questo Stato si è sempre distinto nell’inventarle per
formare e per modificare le giovani menti. Questo modo di
educare i giovani del tempo non ha fatto altre che inculcare in
quelle menti un senso di rispetto per il luogo, per ciò che rappresentava
e per le manifestazioni che in esso si svolgevano.
Oggi, che lo studio non pilotato ci ha resi liberi di osservare,
che siamo in grado di comprendere le immane tragedie, i crudeli
scempi e le infinite offese arrecate al corpo dell’uomo, al
punto da renderlo “carne da cannone”, in nome di un ideale, di
uno Stato o di un Popolo, alle cui decisioni quel “corpo” non
ha mai avuto la possibilità di partecipare, possiamo esprimere i
nostri pensieri in piena libertà.
Ma forse è successo di peggio! Infatti, riprendendo
un’affermazione prima espressa, qualcuno, in un tempo recente,
decise di sovvertire tutte queste “belle cose”, compiendo lo
stesso “scempio” che già si era verificato in Piazzetta di Porta
Pozzi, luogo anch’esso deputato a funzioni sociali come
l’ultimo saluto a chi, suo malgrado o con suo sommo piacere,
si era staccato dalla nostra comunità per raggiungere luoghi
molto più salubri come il “felice territorio di caccia” degli indiani
d’America. Ma quello di Porta Pozzi era anche il luogo
dove si ergeva, solenne anch’essa, la cosiddetta “Croce di Porta
Pozzi”, simbolo storico e religioso, posto non a caso
all’ingresso del paese. E qui dissento in modo netto con quanto
scritto dall’allora Giudice Onorario della Pretura di Biccari,
22
Giuseppe Osvaldo Lucera
Giuseppe Checchia, nel suo “Sotto il tetto della Puglia” 7 circa
il complesso architettonico, realizzato in epoca fascista, fuori
Porta Pozzi. Pur essendo di idee politiche completamente opposte
ai fautori di quel piccolo foro in pietra, non mi è mai parso
giusto discriminarne l’aspetto proprio perché al pari del monumento
ai Caduti ha rappresentato per noi un luogo singolare
non tanto per tutto ciò che in esso avveniva, ma quanto come
luogo da vivere e da rispettare. Invece qualcuno ha ipotizzato e
realizzato cosa? Delle nuove “rimesse”, dei depositi, degli uffici,
con serrande quasi sempre abbassate.
In quel luogo ho passato tutta la mia infanzia. E proprio
in quei giorni, per altri molto tristi, mi sedevo sui ferri della recinzione
ad osservare il comportamento degli amici e dei parenti
del defunto che si inchinavano davanti alla bara, dopo
aver percorso un breve giro intorno al catafalco, anziché mostrare
il loro dolore, il loro dispiacere con baci, abbracci, strette
di mano e piagnistei, nei confronti di persone già “indebolite”
dalla lunga veglia funebre coadiuvata anche dal sentir insulsi
lamenti di persone accorse proprio per mostrare in modo rumoroso
il loro “finto” dolore, unitamente alle lunghe e tante preghiere
sgranate da inutili rosari. Ieri salutavano con un inchino
colui che aveva abbandonato la comunità, oggi si baciano e si
abbracciano coloro che, invece, resteranno ancora tra di noi,
dimenticandosi del cadavere che inizia già a marcire. Resta
comunque una stranezza a dir poco singolare da osservare che
è la seguente: sia Porta Pozzi che il luogo dedicato al Monumento
ai Caduti sono stati spazi che hanno attraversato, con
perfida e costante presenza, la mente e lo scarso cervello di de-
7
Giuseppe Checchia, Sotto il tetto delle Puglie, Gastaldi editore, Milano 1967, pag.
186.
23
Non solo… nomi
terminati amministratori senza “amor di Patria” senza rispetto
dell’operato altrui e, oserei dire, senza scrupoli. A questo punto
ci sarebbe da sottolineare un discrimine di elevata intelligenza
che poi è questo: chi amministra non fa altro che gestire ciò che
ha ereditato, al quale potrebbe aggiungere, sempre ammesso
che ne fosse capace, “tutto ciò che ci sarebbe da realizzare”,
non dovrebbe avere nessun potere di sconvolgere ciò che ha
ereditato, se non sottoponendo questa perfida idea al giudizio
del popolo o nel caso in cui si dovessero verificare delle calamità
naturali. L’amministratore, in tempi di democrazia, non è
un dittatore, non ha la podestà di decidere da solo, per intenderci,
ma dovrebbe utilizzare i fondi a disposizione per un futuro
bene comune, mantenendo integro tutto il patrimonio che ha
ereditato al momento della nomina. Ma, purtroppo, la realtà
non è così. Infatti, a seguito di questi “scempi” scrissi due sonetti
che riflettono i due eventi, il primo molto ironico, il secondo
molto “politico”, che qui di seguito riporto. Di fronte allo
scempio perpetrato nei due luoghi mi venne spontaneo scriverli
in tempi molto più che sospetti, proprio per osannare il
mio indipendentismo e il mio pacifismo, che già nutrivo. Essi
vanno interpretati nel loro vero senso:
24
Giuseppe Osvaldo Lucera
IL FU PIAZZALE DEI CADUTI
Aspetterò la fine, inquieto ed ansioso,
della crudele ultimazione dei lavori,
ma vedo estirpar siepi, falsi sicomori,
e denudar la terra del loco ombroso.
Vedo devastar, con ruspe e trattori,
quel che fu scenario, umile e dignitoso,
di cortei, di foto, dal sorriso gioioso,
e di ricordi di quando si era migliori.
E tu soldato! Con mano in alto protesa,
già privo di vasca, pesci e festosi getti,
non hai più ombra, ma sol votiva accesa;
ti hanno demolito perfino i vialetti.
E’ come a Porta Pozzi, continua l’offesa:
lì per dei “box”! Qui, perché si è “negletti”.
21 novembre 2005
25
Non solo… nomi
IL FU PIAZZALE DEI CADUTI
L’accelerato lavoro è qui terminato,
tra quintali e quintali, non certo di meno,
d’un materiale, dal color del baleno,
che imbratta monti, valli ed è…armato.
Su, su, in alto, sull’orgoglioso seno,
privo d’ombra, l’ignoto soldato,
guarda il cielo un po’…disorientato
e col cuor stracolmo di veleno:
pensa alla solennità , lì…defraudata,
tra una pletora di panche , a mo’ di calco,
e alla sua funzione, ormai mutata,
fino a quando un nuovo…siniscalco,
simil d’idee e avvezzo alla bravata,
non vi erigerà per sé: un trono a palco.
21 luglio 2006
26
Giuseppe Osvaldo Lucera
Le fonti, a cui ho attinto le tante notizie di cui è cosparso
questo volume, sono diverse anche se quasi tutte provengano
da istituzioni che risentono di quell’enfatizzazione degli
eventi, profusa a piene mani, e stracolmi di una mielosa e costruita
solennità, al posto di una più giusta e cruda descrizione
della realtà che la crudeltà degli episodi richiederebbe. Nonostante
però il grande impegno profuso alcune importanti notizie
non sono state affatto reperite vuoi per carenza delle stesse nel
documento, vuoi perché alcuni registri sono smarriti, vuoi perché
distrutti o male archiviati e vuoi anche perché non disponibili
in quanto in possesso di archivi esteri, non facilmente raggiungibili.
Ma nonostante queste piccole “falle” il risultato ottenuto
credo che sia pregevole e può essere base anche per futuri
lavori di ricerca e di approfondimenti.
27
Giuseppe Osvaldo Lucera
PARTE PRIMA:
GUERRA 1915 – 1918
OVVERO
LA GRANDE GUERRA
29
Giuseppe Osvaldo Lucera
CAPITOLO I
LE CAUSE CHE SCATENARONO
LA GRANDE GUERRA
Il 28 luglio 1914, alcuni diplomatici dell’impero Austro-Ungarico
consegnarono ad esponenti dell’allora Regno di
Serbia una dichiarazione di guerra. La dichiarazione fu la conseguenza
dell’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando,
erede al trono di Austria-Ungheria, e di sua moglie, episodio
avvenuto il 28 giugno 1914. 8 L’attentato avvenne a Sarajevo
(nell’allora Regno di Serbia) e a compierlo fu il cosiddetto “irredentista”
bosniaco: Gravilo Princip. 9 A seguito
8
La moglie morganatica di Francesco Giuseppe era Sophie Chotek von Chotkowa,
nobil donna del Regno di Boemia di origine Ceca.
9
Gavrilo Princip nacque il 25 luglio 1894 in Bosnia - Erzegovina, all'epoca territorio
amministrato dall'Austria-Ungheria. Era il sesto di nove fratelli e fu uno dei soli tre a
sopravvivere durante l'infanzia. Figlio di un postino, la sua gioventù fu segnata dalla
povertà e dalle precarie condizioni di salute: contrasse la tubercolosi da bambino.
L'arma utilizzata per uccidere l’arciduca era una pistola semi-automatica Browning.
I proiettili esplosi da Princip colpirono l'arciduca Francesco Ferdinando al collo,
mentre la moglie fu ferita allo stomaco, causando la morte dei due in breve tempo.
Una volta arrestato, Princip tentò di suicidarsi. Prima provò a farlo ingerendo del
cianuro, la seconda volta sparandosi con la sua pistola. Nessuno dei due tentativi andò
a buon fine: nel primo caso vomitò il veleno, come successe anche a Čabrinović
(un complice arrestato insieme lui), mentre nel secondo caso la pistola venne allontanata
prima che potesse sparare un altro colpo. All'epoca dell'attentato Princip, ancora
diciannovenne, era troppo giovane per poter subire la condanna a morte. Venne
pertanto condannato a vent'anni di prigione. Ma in cella trascorse soltanto quattro
anni, vivendo in pessime condizioni nella prigione di Terezín, finché morì di tubercolosi
il 28 aprile 1918, all'età di 23 anni; oggi la sua tomba è locata nel cimitero di
San Marco, a Sarajevo. Nella storia serba, egli viene considerato un eroe nazionale.
Ancora oggi viene ricordata una frase che pronunciò durante il processo: “Noi amavamo
il nostro popolo”. Al contrario, in Austria la sua figura viene considerata alla
31
Non solo… nomi
dell’assassinio dell’erede al trono, l’Austria pretese che a condurre
le indagini fosse la sua polizia, con ampi poteri da esercitarsi
in Serbia, cosa che quella Nazione si rifiutò di accettare,
considerandola un’interferenza nella sua autonomia di Stato
sovrano. Ma è anche vero, del resto, che alla base dello scoppio
della guerra non ci fu soltanto l’uccisione dell’arciduca, che ne
fu solo il pretesto, ma che altre e ben più importanti motivazioni
economiche, geopolitiche ed imperialiste nonché colonialiste,
dopo un secolo di relativa pace, si erano minato alla base
quasi tutte le relazioni tra gli imperi centrali e le altre Nazioni
europee.
L’ “umor marcio” che gravitava introno a questi Stati affiorò
immediatamente e vecchie alleanze si consolidarono, altre
ne nacquero ed altre ancora subirono perdite di componenti. A
distinguersi in tutto questo fu l’Italia dei Savoja che pur reclamando
le terre ancora sotto il dominio austriaco ne era alleata
nell’ambito della cosiddetta Triplice Alleanza, unitamente alla
Germania e successivamente anche insieme ai Turchi ottomani.
10 Infatti, come afferma Elena Bacchin, 11 “Nel 1877, con il
rinnovo dell’alleanza si erano promesse all’Italia delle compensazioni,
non meglio definite, in caso di rottura
dell’equilibrio balcanico. Dall’altro lato, per rinsaldare
stregua di un terrorista. A un direttore del carcere, che lo voleva trasferire in un'altra
località, disse: “Non c'è bisogno di trasferirmi in un'altra prigione. La mia vita sta
già scivolando via. Suggerisco di inchiodarmi a una croce e bruciarmi vivo. Il mio
corpo fiammeggiante sarà una torcia per illuminare il mio popolo sulla strada per
la libertà”.
10
La Triplice Alleanza nacque come “difensiva” e non prevedeva che l’Italia combattesse
a fianco degli imperi centrali qualora questi fossero attaccati da altri Stati,
ma con una eccezione.
11
Elena Bacchin ha insegnato Storia dell’Ottocento a Londra, Padova e Bologna ed
è autrice di numerosi libri tra i quali 24 maggio 1915 – Editori Laterza – Bari -
2019. E’ interessante la clausola della ripartizione territoriale da attuarsi solo nel caso
di una catastrofe balcanica, che era poi l’eccezione di cui sopra.
32
Giuseppe Osvaldo Lucera
l’accordo, i governi della penisola rinunciarono alle velleità
irredentistiche, reprimendo ogni risveglio spontaneo”. Ma
l’italietta savojarda, nonché camaleontica, pensò bene di uscirsene
e di entrare nella Triplice Intesa, l’altra alleanza, contrapposta
alla prima, e formata da Russia, Francia e Inghilterra.
Non più tardi di qualche mese prima, precisamente il 2 agosto
1914, l’Italia aveva dichiarato la sua neutralità nel conflitto europeo
appena scoppiato ed il 4 maggio di un anno dopo giunse
a sconfessare ufficialmente l’alleanza con l’Austria-Ungheria.
A Vienna gli spaghetti divennero la pasta del tradimento, gli
italiani altro non erano che pomodori traditori. Anche Churchill
finì col chiamare l’Italia, agli inizi del 1915, “la puttana
d’Europa”. 12 Ma dopo aver preso accordi con i nuovi alleati,
ecco che il “delirio” espansionistico, che da sempre ha governato
quella “strana e immonda” monarchia 13 , indusse la stessa
a consegnare, dopo alterne e lunghissime discussioni su vicende
interne scoppiate tra interventisti e neutrali, 14 il 24 maggio
1915 la dichiarazione di guerra contro i cosiddetti “Imperi centrali”.
Gli accordi con la Triplice Intesa prevedevano che a vittoria
conseguita l’Italia avrebbe potuto completare il processo
di unificazione e per questo avrebbe potuto disporre delle “terre
irredente”. C’era il Trentino, il Tirolo meridionale, fino al
confine del Brennero, escluso la valle di Dobbiaco e quella di
Treviso. Inoltre c’era la Venezio Giulia con le contee di Gradisca
e Gorizia e dell’Istria fino a Quarnaro e al Monte Nevoso,
12
Gian Enrico Rusconi: L’azzardo del 1915 – Edizione del Mulino – Bologna 2010
– a pag. 25.
13
Il giudizio è dell’autore.
14
L’ “uomo forte”, che apparirà sulla scena politica qualche anno più tardi, appena
espulso dal Partito Socialista, pensò bene di schierarsi tra gli interventisti, e non poteva
essere diversamente considerata l’indole guerresca che più tardi mostrerà di
possedere.
33
Non solo… nomi
con le isole di Cherso e Lussino, ma senza Fiume. C’era una
parte della Dalmazia, la sovranità su Valona, il protettorato sullo
Stato albanese, mentre per quel che riguarda la Dalmazia,
l’opinione pubblica del tempo era più che convinta che si trattasse
di una “terra irredenta”, quindi terra italiana sottoposta e
governata da un altro Stato. 15
La guerra, che doveva essere una guerra lampo, come
qualcun altro, anni dopo, “sognerà” di mettere in atto, si trasformò
ben presto in guerra di trincea, con tutte le conseguenze
possibili ed immaginabili che una guerra di posizione si trascina
con sé. L’umore dei soldati ebbe una caduta rapidissima, la
fame incominciò ad imperare nelle trincee e nelle case degli
italiani. Il semplice tentativo di diserzione veniva condannato
con la fucilazione, mentre le fughe davanti al nemico e le successive
diserzioni erano molto frequenti. Nel febbraio del 1917
scoppiò la rivoluzione russa e di lì a breve la Russia uscirà dal
confitto. Il fronte orientale per l’Austria rimase libero e allora
la stessa dislocò su quello occidentale tutte le forze che aveva
schierato sul fronte russo. Il 3 marzo 1918 la Russia cedette
all’Austria-Ungheria la Polonia, i Paesi Baltici e dichiarò
l’Ucraina indipendente. Ma le condizioni dell’esercito italiano
erano disastrose, basti pensare che molti soldati italiani non
avevano ricevuto neanche l’elmetto, attrezzo indispensabile in
una guerra di trincea. Nel 1917, i Tedeschi affondarono un
transatlantico americano, il Lusitania, nelle acque vicino
all’Inghilterra, e questo a seguito del blocco navale che aveva-
15
Nel 1910, l’Austria realizzò un censimento sulla popolazione dell’Alto Adige e da
questo censimento risultò che solo il 10% della popolazione si dichiarò italofono,
mentre il restante 90% risultò germanofono. Oggi, e siamo nel 2020, questa stessa
popolazione pretende il doppio passaporto, la doppia cittadinanza, e qualcos’altro
come l’uso di una sola lingua: il tedesco, dimenticando i militari caduti nella più
grande guerra che si sia mai combattuta. È questa la prova che l’espansionismo, il
colonialismo, il militarismo non paga e non potrà mai pagare.
34
Giuseppe Osvaldo Lucera
no imposto al Regno Unito. Quest’atto provocò l’entrata in
guerra degli Usa, ma il tutto finirà il 4 novembre 1918. Le perdite
furono ingenti: gli imperi centrali, formati da Austria-
Ungheria, Bulgaria, Germania, Impero Ottomano persero dai
10 ai 10,3 milioni di militari e circa 7 milioni di civili. La Triplice
Intesa, formata da Belgio, Francia, Portogallo, Inghilterra
con tutte le colonie ad essi facente capo, Giappone, Grecia, Italia
(che aveva tradito la Triplice Alleanza), Montenegro, Romania,
Russia (fino al 1917), Serbia e Usa, persero dai 6 ai 6,3
milioni di soldati e circa 4 milioni di civili. L’Italia, singolarmente,
ebbe 680.000 militari caduti in combattimento oltre
2.500.000 feriti e a 463.000 soldati resi invalidi o mutilati. Le
vittime civili furono 1 milione e ventimila suddivisi in 589.000
per malnutrizione e 432.000 per la “Spagnola”. L’epidemia
chiamata “Spagnola”, che attaccò nel mondo qualcosa come
500 milioni di persone, uccidendone circa 100 milioni, fu
chiamata in quel modo in quanto fu la Spagna, nazione non
coinvolta nel conflitto, attraverso la propria stampa, a parlarne
per prima mentre quelle coinvolte nel conflitto evitarono di diffondere
la notizie sostenendo che la pandemia riguardava soltanto
quella nazione. 16
Gli uomini che si avvicendarono alla guida del nostro
Stato, dal punto di vista politico furono Salandra e Orlando e
da quello militare abbiamo Cadorna, Diaz e Badoglio. Vediamo
adesso alcuni cenni biografici dei personaggi appena nominati.
Naturalmente queste notizie risentono della mielosa quanto
stucchevole modo di esaltarne i pregi, dimenticandosi dei difetti.
Comunque questo “excursus” sui personaggi ci pare ne-
16
Oggi si accusa la Cina di non essere state leale sull’epidemia da Coronavirus. Il
passato è sempre dietro la porta.
35
Non solo… nomi
cessario sottolinearlo anche perché da loro, dai loro errori, dalle
loro arrampicate e dalle loro rovinose cadute, che noi oggi
abbiamo modo di capire motivi e cause di tante morti:
- Antonio Salandra nacque a Troia, in Provincia di Foggia,
nel 1853, in una ricca famiglia di avvocati e proprietari
terrieri, laureato in Giurisprudenza
all’Università di Napoli, diviene docente di economia
politica nell’ateneo partenopeo nel 1877. Nel 1891 diviene
sottosegretario alle Finanze nel primo ministero
Rudinì, per poi prendere parte in ruoli analoghi ai tanti
e successivi ministeri guidati da Crispi; nel 1899, ottiene
l’incarico di Ministro dell’Agricoltura. Nel 1906 è
ministro delle Finanze, e nel 1909 ministro del Tesoro.
Il 21 marzo 1914 forma il suo primo governo; il 13
maggio 1915, dopo la firma del Patto di Londra (26
aprile 1915) e la difficile situazione creatasi tra governo
e Parlamento, Salandra rassegnò le dimissioni, che furono
respinte dal Re. Il 20 e il 21 maggio il governo ottenne
dal Parlamento i poteri straordinari in caso di
guerra. Salandra è dunque a capo del governo
dall’entrata in guerra dell’Italia, sino al 12 giugno 1916,
quando, in seguito al voto contrario manifestato alla
Camera sul voto di fiducia al ministero, rassegnò le dimissioni.
Nel gennaio 1919 viene inviato a Parigi come
delegato dell’Italia alla Conferenza di Pace. 17 Il 28 ottobre
1922, Salandra riceve dal Re l’incarico di formare
un nuovo governo, ma il giorno dopo rassegna le dimissioni,
e l’incarico viene affidato a Mussolini. Il 16 gennaio
1925, attraverso un comunicato stampa, Salandra
prese definitivamente le distanze dal fascismo. Venne
17
Dopo averla dichiarata la guerra, e sostenuta, e dopo aver causato centinaia di miglia
di morti, come abbiamo visto, ecco che veste i panni del “pacificatore”.
36
Giuseppe Osvaldo Lucera
nominato senatore con R.D. il 20 maggio 1928 e muore
a Roma nel 1931.
- Vittorio Emanuele Orlando nacque a Palermo il 19
maggio 1860. Figlio di un avvocato, si dedicò con passione
agli studi giuridici. Deputato del collegio di Partinico
dal 1897 (e fu sempre rieletto sino al 1925), divenne
Ministro della Pubblica Istruzione nel 1903-1905,
Ministro di Grazia e Giustizia nel 1907-1909 e nel
1914-1916 con il Gabinetto Salandra. Già neutralista,
dopo l'intervento Orlando si dichiarò apertamente favorevole
alla guerra ed esaltò le violente manifestazioni di
piazza del maggio 1915. Ministro dell'Interno nel 1916-
1917 nel Gabinetto Boselli, dopo il disastro di Caporetto,
il 30 ottobre 1917 venne chiamato ad assumere la
carica di Presidente del Consiglio, che terrà sino al
1919. Presidente della Camera dal 1° dicembre 1919 al
25 giugno 1920, fu candidato nel "listone" governativo
per le elezioni del 1924, ma si dimise da deputato il 6
agosto 1925. Nel 1931 rinunciò anche all'insegnamento
universitario per non essere costretto a giurare fedeltà al
regime, ma nel 1935, in una lettera, testimoniò a Mussolini
solidarietà per la sua guerra etiopica. Mussolini,
che fa pubblicare dai giornali la lettera privata dell'Orlando,
vorrebbe ricambiare l'inatteso riconoscimento
con l'offerta della presidenza del Senato ma Orlando rifiutò.
Morì il 1° dicembre 1952.
- Luigi Cadorna (Pallanza, Verbania 1850 – Bordighera,
Imperia, 1928). Entrato effettivo nell’Esercito Regio al
termine degli studi, seguì la carriera militare dapprima
all’ombra del padre Raffaele, poi di altri illustri comandanti
dell’Esercito italiano. Tenente generale nel 1905,
37
Non solo… nomi
nel 1910 assunse il comando del corpo d’armata di Genova
e nel 1912 venne designato per il comando della
2° armata in caso di guerra, sempre con sede a Genova.
Nel 1913 venne nominato Senatore del Regno. Studioso
di tattica militare, pubblicò diverse opere sul tema. Il 6
luglio 1914 venne designato come nuovo capo di Stato
Maggiore dell’esercito. Dopo la dichiarazione di neutralità
chiese l’immediata mobilitazione generale, al fine
di mettere l’esercito – che lui riteneva inadeguato nei
mezzi ed insufficiente nei quadri dirigenti in condizioni
di farsi valere, ma il governo vi si oppose, temendo un
prematuro ingresso del paese nel conflitto. 18 All’entrata
in guerra dell’Italia la conduzione del conflitto da parte
di Cadorna seguì i suoi principi: impegnare il maggior
numero possibile di divisioni austro-ungariche e distruggerle.
Ordinò uno schieramento difensivo nel
Trentino e permise offensive locali di avanzamento in
Friuli, in Cadore ed in Carnia. A tale piano si attenne
anche quando l’andamento della guerra (Strafexpedition
1916, battaglie dell’Isonzo tra il 1916 e il 1917) le
cose sembrarono dargli torto. 19 All’interno dell’esercito
effettuò una severa selezione, esonerando 206 generali
e 255 colonnelli, ritenuti non adeguati, e ampliando i
ranghi come mai era successo in passato: i 548 battaglioni
di fanteria del 1915 divennero 867 nel 1917, e gli
armamenti e le artiglierie aumentarono in proporzione.
Tutto ciò comunque non gli consentì di ottenere
18
Ma se l’esercito è inadeguato e con mezzi insufficienti perché chiese la mobilitazione
generale, che per fortuna gli fu negata? Quando si mobilita un paese gli altri
non stanno a guardare e proprio quell’atto avrebbe potuto scatenare anticipatamente
la guerra, le cui conseguenze sarebbero stata catastrofiche, come poi è accaduto.
19
E’ interessante leggere, in seguito, i luoghi in cui i nostri soldati caddero e confrontarli
con i nomi delle battaglie qui riportate.
38
Giuseppe Osvaldo Lucera
dall’esercito l’alto rendimento che lui, ancorato ad una
concezione ottocentesca del dovere e del ruolo dei
combattenti, avrebbe voluto. Non capì cioè i problemi,
le necessità e la psicologia di quell’esercito semiimprovvisato,
non curò a sufficienza il benessere delle
truppe, e rispose con durezza, ordinando fucilazioni e
decimazioni, alle manifestazioni di disagio profondo
che, soprattutto nel 1917, si manifestarono in modo
quasi endemico nell’esercito. 20 Esaltato dalla stampa,
solo alla conduzione di un immenso esercito che aveva
voluto ed ottenuto, ma che con difficoltà dirigeva, sempre
in tensione nei suoi rapporti con il governo,
all’indomani della disfatta di Caporetto, da lui non
compresa, ed annunciata con un drammatico discorso
radiofonico, venne esonerato dal comando (30 ottobre
1917) e nominato membro del Consiglio superiore di
guerra interalleato con sede a Versailles. Il 17 febbraio
successivo venne però improvvisamente richiamato in
Italia e messo a disposizione della commissione nominata
dal nuovo governo Orlando per far luce sul disastro
di Caporetto. Alle accuse mossegli, rispose con uno
sdegnoso silenzio, e con la pubblicazione delle proprie
memorie. Venne nominato Maresciallo d’Italia da Mussolini,
insieme a Diaz, il 4 novembre 1924.
- Armando Vittorio Diaz (Napoli 1861- Roma 1928),
militare di carriera, prima della guerra lavorò prevalentemente
presso gli uffici del Corpo di Stato maggiore a
Roma. Destinato in Libia nel 1912, venne anche ferito
in combattimento. All’entrata in guerra dell’Italia, nel
20
Cosa che vedremo subito dopo.
39
Non solo… nomi
maggio 1915, continuò a dirigere uffici e servizi al Comando
supremo, alle dipendenze di Cadorna, finché,
nel 1916, chiese di andare al fronte. Gli venne affidato
il comando della 49a divisione, alle dipendenze della 3°
armata, stanziata sul Carso. Molto attento alla vita dei
soldati, si preoccupava del loro rancio, dei turni di riposo,
ed era riluttante a punire le piccole infrazioni. Non
transigeva invece in combattimento, ed in particolare
con gli ufficiali. Il 12 aprile 1917 venne promosso alla
testa del 23° corpo d’armata appena costituito, di stanza
sempre sul Carso. L’8 novembre 1917 fu nominato capo
di stato maggiore in sostituzione di Luigi Cadorna.
Sua preoccupazione fu di riorganizzare il Comando supremo,
senza scosse e mantenendo gli uomini che avevano
affiancato Cadorna, ma ridistribuendo compiti e
soprattutto responsabilità, in modo da modificare la
struttura eccessivamente accentratrice creata da Cadorna.
Forte delle sue esperienze presso i comandi romani,
mantenne anche ottimi rapporti con il Re e con il governo,
pur rivendicando a sé la scelta dei tempi e delle
modalità delle operazioni militari. Responsabile illustre
della battaglia di Vittorio Veneto, consacrò il successo
con la capillare diffusione del “Bollettino della Vittoria”,
scolpito sulle lapidi dei comuni di tutt’Italia e divenuto
quasi un suo sigillo. 21 Venne ricompensato con
innumerevoli decorazioni e con la nomina a senatore
del Regno. Dopo l’armistizio rimase a capo
dell’esercito per un anno, il difficile anno della smobilitazione,
della prima ricostruzione dei territori liberati o
annessi, del montare delle polemiche dentro e fuori
l’esercito. Non approvò l’impresa fiumana di
21
Per fortuna che da noi se ne sono dimenticati.
40
Giuseppe Osvaldo Lucera
D’Annunzio, né partecipò alle polemiche che seguirono
la concessione dell’amnistia che nel settembre 1919
cancellò gran parte dei processi di guerra, amnistia varata
con il suo consenso e sotto il suo controllo, ma che
per la maggior parte ha riguardato gli italiani emigrati
all’estero. Nel novembre 1919 lasciò la carica di capo
di Stato Maggiore dell’esercito a Pietro Badoglio. Ancora
per qualche tempo partecipò alla vita politicomilitare
del paese, e fu anche Ministro della Guerra nel
primo governo Mussolini. Si ritirò definitivamente dalla
scena pubblica il 30 aprile 1924. Il 4 novembre dello
stesso anno venne nominato da Mussolini Maresciallo
d’Italia, insieme a Luigi Cadorna.
- Pietro Badoglio è nato il 28 settembre 1871 a Grazzano
Monferrato (oggi Grazzano Badoglio), in provincia di
Asti, da una famiglia di modesti proprietari di campagna.
Arruolatosi volontario per l’Africa all’indomani
della sconfitta dell’Amba Alagi nel 1895, vi passò quattro
anni, rientrando in Italia nel 1899. Si conquistò i
gradi di generale nell’agosto 1917, prendendo parte a
varie offensive sull’Isonzo, ed ottenendo, il 14 ottobre
1917, il comando del XXVII corpo d’armata. Durante
la sfortunata giornata di Caporetto restò tagliato fuori
dalle sue truppe, riuscendo solo in tarda giornata a rendersi
contro della situazione che lo circondava e che
vedeva coinvolti i suoi uomini. Nonostante questo, l’8
novembre il nuovo capo di Stato Maggiore Diaz lo nominò
sottocapo di S.M. In questo ruolo Badoglio si trovò
ad essere l’unico e reale braccio destro di Diaz. Dopo
la battaglia del Piave del 27 giugno 1918 venne nominato
Comandante d’Armata per merito di guerra, e
41
Non solo… nomi
prese poi parte anche alla preparazione dell’offensiva di
Vittorio Veneto. In riconoscimento dell’opera svolta tra
il novembre 1917 ed il novembre 1918 fu creato Cavaliere
di Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia e, il
24 febbraio 1919, nominato senatore. Al momento del
ritiro del generale Diaz per motivi di salute, il 24 novembre
1919, accettò il ruolo di capo di Stato Maggiore
dell’esercito. L’avvento del fascismo lo trovò dapprima
indulgente, ma poi il dilagare delle violenze e le rumorose
adesioni di altri alti ufficiali dell’esercito lo resero
titubante e diffidente. Alla vigilia della Marcia su Roma,
interpellato da Facta, dichiarò che con dieci o dodici
arresti il governo avrebbe potuto stroncare sul nascere
il movimento. Rimase quindi in disparte per più di un
anno sinché, alla fine del 1923, accettò la carica di ambasciatore
in Brasile, iniziando il suo avvicinamento al
regime. In occasione del delitto Matteotti dichiarò la
sua solidarietà a Mussolini, che lo ricompensò nominandolo
capo di Stato Maggiore generale il 4 maggio
1925. Nel 1926 venne nominato “maresciallo d’Italia”,
nel 1928 “marchese del Sabotino”, a fine 1928 governatore
della Tripolitania e Cirenaica, e nel 1929 cavaliere
dell’Ordine della SS. Annunziata. Gli anni Trenta
lo videro impegnato in Africa, il 9 maggio 1936 venne
nominato viceré d’Etiopia e, l’11, duca di Addis Abeba.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Badoglio
dichiarò posizioni neutraliste, allineandosi comunque
alle scelte del capo del governo. Dimessosi nel dicembre
1940, rimase in disparte sino al 1943 quando, al
crollo del fascismo, venne scelto dal Re per sostituire
Mussolini a capo del governo. Con l’avvento dei governi
orientati dal C.L.N. Badoglio venne messo da par-
42
Giuseppe Osvaldo Lucera
te, tanto che, nel 1945, si ritirò a vita privata. Per la sua
adesione al fascismo, il 30 marzo 1945 gli venne anche
revocata la nomina a senatore (provvedimento annullato
due anni dopo). Morì a Grazzano nel 1956. 22
22
Le brevi biografie (5) degli uomini tra i più coinvolti nella Grande Guerra, sia
perché militari o politici, sono state tratte da biografie depositate presso il “Museo
Civico del Risorgimento di Bologna”.
43
Giuseppe Osvaldo Lucera
CAPITOLO II
I FANTI - CONTADINI
Se togliamo Diaz e Badoglio, dai cinque sopra elencati,
notiamo che i due politici e il militare più spietato degli altri
due, residuati dall’elenco, sono di origine meridionale ed
appartenenti a quelle famiglie di “Galantuomini” che più degli
altri seppero utilizzare la violenza, il “raggiro” e l’uso delle
masse diseredate dell’Italia del Sud, non solo nelle fasi
dell’unità di questa italietta, ma proprio in quel tempo in cui
quelle stesse masse di contadini dovevano diventate “carne” da
inviare al fronte, contro un nemico mai conosciuto, su di un
terreno mai visto e al comando di ufficiali intermedi esclusivamente
di provenienza savojarda.
Difatti, non ci furono soltanto morti in battaglia. La guerra
portò con se povertà, fame e miseria in tutto lo Stato, un calo
demografico impressionante, specialmente nelle regioni del sud
i cui figli furono tenuti per mesi in prima linea al punto da scatenare
rivolte, diserzioni, e con l’istituzione dei mai dimenticati
Tribunali Militari dell’epoca dell’unità, con sentenze “immediate
e subitanee”, ovverosia la fucilazione. Famosa in questo
senso fu la rivolta del 141° e 142° Rgt Fant, più noti come reggimenti
della “Brigata Catanzaro”, una rivolta quasi generale
che provocherà la successiva decimazione e l’infamante accusa
di vigliaccheria e fuga davanti al nemico per numerosi soldati.
Nel 141° militò anche un nostro concittadino: Tino Donato,
come poi vedremo in seguito. Ma si giunse anche all’assurdo
45
Non solo… nomi
(Cadorna docet) e cioè si giunse ad ordinare di sparare sui propri
connazionali rei di aver sventolato fazzoletti bianchi perchè
in procinto di consegnarsi al nemico. La bandiera bianca si mostra
quando tutto è perduto, non solo la speranza della vittoria,
ma quanto l’opprimente sensazione che tutto ciò che si farà a
nulla potrà più servire. La bandiera bianca è un atto di disperazione
(che io alzerei fin dal momento dell’arruolamento), di
consapevolezza e di costatazione della nullità di un qualsiasi
ulteriore gesto militare. Alzare la bandiera bianca, sapendo che
subito dopo si sarebbero aperti i campi di prigionia, fatti di ulteriore
fame, di stenti e di morte per epidemie, per inedia o per
un semplice raffreddore, è un atto di coraggio e non di vigliaccheria.
Il Codice Penale Militare savojardo risaliva al 1859 e
l’art. 135 escludeva perfino l’ubriachezza dalle attenuanti di un
reato, infatti la norma così recita: “L’ubriachezza del colpevole
non importerà mai diminuzione di pena per i reati di rivolta,
ammutinamento ed insubordinazione”. Sarebbe come dire che
anche se ubriachi si è sempre capaci di intendere e di volere.
Eeeh! Che capacità cognitiva avevano i Savoja? Per quel che
riguarda le punizioni, con le relative condanne a morte, richieste
ed attuate da parte dei Comandi Militari, anche dopo
l’apertura degli archivi, si è purtroppo constatato che molti documenti
sono stati rinvenuti macchiati o non integri (con fogli
intermedi strappati), 23 ma ciò che non si è potuto eliminare è la
memorialistica e le tante tracce presenti in letteratura. C’è un
passo di Emilio Lassu, tratto dal suo “Un anno sull’altipiano”
che a pag. 41 così recita: “… l’aspirante Perini si rizzò, in
mezzo ai suoi soldati, e prese la fuga. Drizzatosi di scatto, qua-
23
C’è un altro metodo utilizzato dalla burocrazia savojarda, quello di scambiare di
posto cartelle di un processo con altre di un altro processo e rimettere tutto in ordine
(perché l’archiviazione avvenne in epoca molto sospetta: subito dopo la proclamazione
del Regno d’Italia, avvenuta il 17 marzo 1861) è un qualcosa che stanca qualsiasi
volenteroso ricercatore.
46
Giuseppe Osvaldo Lucera
si una granata lo avesse scovato dalle viscere delle terra, voltò
le spalle al suo plotone e si precipitò indietro. Giovanissimo e
malaticcio, egli non aveva mai preso parte a nessun combattimento.
Il Maggiore lo vide prima di me, quando ci passò vicino,
e me lo indicò. Senza elmetto, la faccia stravolta
l’aspirante urlava: - “Hurrà! Hurrà! -. È probabile che, nella
furia del panico, gli austriaci fossero penetrati talmente dentro
di lui, che egli gridasse per loro - Tiri una fucilata a quel vigliacco!”
– mi gridò i Maggiore. Io sentivo il maggiore, ma
guardavo l’aspirante, senza muovermi. Neppure il Maggiore si
muoveva. Egli continuava a gridarmi: “Tiri una fucilata a quel
vigliacco!”. (Lassu non sparò; l’aspirante morì in un manicomio
militare e il Maggiore fu colpito da una palla austriaca
prima ancora di liquidare “la faccenda Lassu”):
Dopo questo episodio ritorniamo a Cadorna. Fu il Comandante
in Capo, Luigi Cadorna, ad istituire al fronte una disciplina
costituita da una notevole crudeltà, di scarsa considerazione
dell’essere umano in quanto fatto sì di carne, ma anche
di testa. Una disciplina che non teneva in conto né dei sentimenti,
né degli affetti, né delle aspettative e manco delle speranze
di quegli uomini, appunto fatti non di sola carne, ma anche
di un’anima che trascende e che va oltre il fucile, il proiettile,
il nemico che difende la sua terra e non di un mostro che
sta lì unicamente per sbranarti. Cadorna aggiunse anche il
“controllo postale” e tutte le lettere dei soldati venivano controllate
e se raccontavano cose diverse dalla vulgata nazionale,
imposta dall’esercito, venivano immediatamente cestinate.
Nessun libro di storia di questa Italia afferma che i servizi segreti
non furono soltanto una propaggine dei governi dittatoriali.
Nel caso in cui le lettere inviate ai familiari, da parte dei soldati,
avessero contenuto notizie contrarie a quelle diffuse dal
47
Non solo… nomi
governo si rischiava la condanna a morte. È stato calcolato che
tra l’ottobre 1915 e lo stesso mese del 1917 furono eseguite,
con diverse motivazioni, circa 140 fucilazioni. In origine si fucilava
soltanto per diserzione (e già qui ci sarebbe molto da dire)
o per spionaggio (e qui può sembrare che la cosa potrebbe
apparire anche giusta, ma non nella sostanza, perché, molto
spesso, erano le alte cariche dello Stato a vendersi a questo o a
quel potente di turno). Successivamente si scantonò
nell’indecenza come nel caso di un ritardato rientro dalle licenze,
magari dovuto a ritardi di un treno o a salti di coincidenze
ovvero per aver pronunciato parole contro la guerra piuttosto di
aver denunciato una situazione igienica, alimentare e del vestiario,
a dir poco da terzo mondo, in quelle trincee fatte di fango,
sterco e piscio umano. Anche gli ufficiali correvano lo stesso
pericolo nel caso in cui fossero stati scoperti a parlar male
delle decisioni del Comando Supremo. Lo stesso Cadorna il 28
settembre 1915 emise una circolare che così racconta: “Ognuno
deve sapere che chi tenti ignominiosamente di arrendersi e di
retrocedere, sarà raggiunto, prima che s’infami dalla giustizia
sommaria del piombo delle linee retrostanti, da quello dei carabinieri
incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre
quando non sia stato freddato da quello dell’Ufficiale”. Che
dire della decimazione? La decimazione era un retaggio di epoca
romana applicata proprio perché in prima lenea c’erano gli
schiavi ovvero dei soldati forzatamente arruolati tra le popolazioni
conquistate e l’esercito savojardo, sotto la guida di Cadorna,
fu il primo esercito di una nazione, tra quelle belligeranti,
a farne un uso diremo quasi “disperato”. Cadorna, il 1° novembre
1916, emanò un’altra circolare: “Non vi è altro mezzo
idoneo per reprime i reati collettivi che quello di fucilare immediatamente
i maggiori colpevoli, e allorché accertando
identità personale dei responsabili non è possibile, rimane ai
48
Giuseppe Osvaldo Lucera
comandanti il diritto e il dovere di estrarre a sorte tra gli indiziati
alcuni militari e punirli con la pena di morte.” Un vero
delirio! Un irresponsabile trasferimento delle colpe (ammesso
che ce ne fossero) di altri su di un innocente, con l’aggravante
di traferire sulla famiglia di provenienza taglieggi e ricatti volti
ad affamarla, quasi tutti attuati poi negli anni successivi, specie
nel famoso “Ventennio”. 24 Il marchio della “vigliaccheria in
guerra” è un marchio, in quelle società, del tutto indelebile.
Ma uno dei casi più famosi, come abbiamo accennato, fu
quello della “Brigata Catanzaro” composta dal 141° e 142°
Rgt Fanteria. L’episodio accadde a Santa Maria La Longa, in
provincia di Udine, nel luglio 1917. I soldati dopo aver combattuto
in prima linea sul Carso isontino, sull’altipiano di Asiago
e poi nella zona del Monte Ermada, in provincia di Trieste,
furono trasportati nelle retrovia per riposare. Gli uomini erano
stremati, da molto tempo le licenze erano state sospese e la difficile
vita di trincea li aveva provati notevolmente. Dopo un
paio di giorni, anziché essere trasferiti in un settore più tranquillo,
come fu loro promesso, gli fu invece ordinato di riprendere
la strada di nuovo verso Monte Ermada. A quel punto
scoppiò la rivolta: 9 soldati e 2 ufficiali furono immediatamente
colpiti a morte, senza processo e senza nessun riguardo e fu
solo grazie all’intervento dei blindati e dell’artiglieria leggera
che si riuscì a fermare l’ira dell’intera “Brigata”. 25 Ristabilita
la calma i comandi militari decisero di dare un messaggio an-
24
Anche di questo ne parleremo.
25
L’assassinio dei nove soldati e dei due ufficiali ricorda, non certo vagamente,
quando nella Napolitania si ammazzavano le persone solamente perchè sospettate di
brigantaggio, che lo Statuto albertino annoverava tra i reati comuni in quanto compiuti
da delinquenti comuni, ma che venne immediatamente elevato a reato contro il
Re e il nascente Stato, quindi da colpire in maniera subitanea e repentina.
49
Non solo… nomi
cor più esemplare: 12 soldati, scelti a caso, vennero giustiziati,
123 furono inviati davanti al Tribunale Militare. Nell’Italia ad
avanzamento savojardo si giunse perfino a sparare, da parte di
plotoni specializzati, formati per lo più da carabinieri reali, sui
soldati che si rifiutavano di uscire dalle trincee per andare
all’attacco.
In conclusone la repressione militare è stata un potente
mezzo per arginare gli atti di indisciplina della truppa in una
maniera, come si è visto, e come si vedrà, severa e crudele.
Non si è tenuto conto che sotto la divisa c’erano uomini, cioè
persone con una dignità da difendere, non automi intercambiabili,
buoni solo ad ammazzare ed ad obbedire. Ma c’è chi, di
contro, ha scritto: “Nelle schiere del nostro Regio esercito, circa
il 10 % dei mobilitati si è ribellato a questo stato di cose.
Sarà stata una rivolta consapevole la loro, sarà stato l’istinto
alla sopravvivenza, ma questi uomini meritano il nostro rispetto
perché hanno avuto il coraggio di gridare il loro rifiuto alla
guerra”. 26
Nel 2015 il deputato Gian Piero Scanu, eletto in Sardegna
nella lista del PD, presentò alla Camera uno proposta di
legge rubricata al n. 2741/2015 ed avente per oggetto: Disposizioni
concernenti i militari italiani ai quali è stata irrogata la
pena capitale durante la 1° Guerra Mondiale. La proposta
aveva lo scopo di riabilitare i soldati italiani condannati alla
pena capitale nel quadriennio 1915-1918, nonché per restituire
la dignità al militare e riconoscere al soldato la condizione di
vittima di guerra, proprio perché costoro furono passati per le
armi senza processo ed anche a causa della brutale pratica della
decimazione. Ma come spesso accade in questa italietta, la
Commissione Difesa della Camera, anche su pressione dei ver-
26
Salvatore Pugliese, ricercatore universitario a Paris-X-Nanterre, presente in bibliografia
utilizzata.
50
Giuseppe Osvaldo Lucera
tici militari, stravolse l’originario senso dell’iniziativa riducendo
il tutto ad un “riconoscimento del sacrificio” dei militari
giustiziati e concedendo un equivoco “perdono” a persone che
vennero fucilate “senza che fosse accertata a loro carico una
effettiva responsabilità penale”. 27 La proposta, volta a rimodellare
questo dispositivo è, ancora oggi, ferma nei “bunker” del
Parlamento. Per le famiglie di appartenenza del povero soldato,
rimasero in vita i vecchi impedimenti volti a ritorcersi contro i
suoi familiari, con perdita dei cosiddetti benefici economici e
con l’impossibilità, per gli eredi, specie per quelli maschili, di
potersi arruolare nelle cosiddette “armi” della Repubblica per
un periodo di 70 anni dalla morte del capostipite che si rivelò, a
parer loro, recalcitrante. 28 Enzo Forcella 29 ebbe a dire, in occasione
dell’apertura degli archivi militari, avvenuta nel 1960,
che in quell’occasione venne fuori “Un immenso cimitero di
drammi umani”.
La storia dei reati militari e della loro conseguente repressione
è l’altra faccia della realtà di cui stiamo discutendo.
27
Nella realtà delle cose non si trattò di un vero e proprio “perdono”, inteso come un
ripristino dell’onore “caduto”, tant’è che ai familiari non enne riconosciuto nessun
indennizzo e ciò a causa di una sentenza, passata in giudicato, con la quale si sottolineava,
da parte della magistratura, l’assenza di una legislazione di riabilitazione per
coloro che ne furono coinvolti.
28
Non so se mi sono espresso bene, nel qual caso chiarisco: il Regno d’Italia finì
con la proclamazione della Repubblica, avvenuta il 2 giugno 1946, quindi a 48 anni
dagli eventi della 1° Guerra. I 70 anni previsti sarebbero scaduti nel 1968, e ho sempre
saputo che la Repubblica nulla aveva avuto a che fare con il vecchio regno sabaudo.
Invece nella realtà non è stato così perché quelle leggi hanno avuto efficacia
anche in quell’iniziale periodo repubblicano. E’ come se l’Etiopia avesse fatto rispettare
le leggi italiane anche dopo l’occupazione mussoliniana.
29
Forcella è stato un giornalista, uno storico ed anche sceneggiatore, partecipò alla
sceneggiatura de film Le mani sulla città di Francesco Rosi. Ha scritto, insieme a
Manticone: Plotone d’esecuzione e La Resistenza in convento, che mi onoro di possedere.
51
Non solo… nomi
La realtà di una massa di contadini stanca dei sacrifici e delle
sofferenze, diventati, inopinatamente, dei soldati che non si
vergognavano di avere paura e che non capivano il senso di
una guerra lunga e sanguinosissima, e che mai si sarebbero
aspettati dal nuovo Stato, avendo vissuto per secoli in pace con
loro e con gli altri, è cosa che ci dovrebbe far riflettere e non liquidarla
come “storia”, “cose vecchie” o “acqua che non macina
più”. Oserei dire, ma sono le mie convinzioni che qui mi
sostengono, che la loro non fu un’opposizione di tipo ideologico
- politico, erano pure passati cinquant’anni da Garibaldi, ma
fu una reazione spontanea, immediata, fu “Una sorda lotta per
l’esistenza fra chi vuole costringere l’uomo a morire e lo stesso
uomo che si mutila per non morire”. 30
Che dire poi dell’autolesionismo praticato per non ritornare
in prima linea? Questo grande problema, ma che tale non
era, durante la Grande Guerra superò ogni immaginazione e
portò con sé l’avvento della modernità tecnologica,
dell’organizzazione, del controllo totale delle masse combattenti,
della subordinazione al potere onnipotente dello Stato
maggiore. Per i soldati non c’era via d’uscita alla morte incombente
in trincea o a quella più probabile quando veniva lanciato
l’assalto. Per tutti coloro che si rifiutavano di avanzare, come
abbiamo visto, c’era la pena capitale immediata senza bisogno
di un tribunale ovvero c’era il plotone dei carabinieri reali posizionato
alle spalle degli stessi soldati, pronto a far fuoco. E fu
proprio l’applicazione di questa pena estrema che a partire dalla
Seconda Battaglia dell’Isonzo (a metà del 1915) si diffuse un
30
Attilio Frescura fu un giornalista, al seguito dei tanti che anelavano e spalleggiavano
per la guerra. Fu ufficiale della Milizia Territoriale ed ebbe anche parecchie
medaglie al valor militare. Famoso fu un suo libro: Diario di un imboscato, uno dei
pochi testi privi di retorica pubblicati subito dopo la Grande Guerra e che conobbe
un meritato successo, dal quale ho tratto la citazione di cui sopra (pag. 45 del volume).
52
Giuseppe Osvaldo Lucera
fenomeno che si amplierà fino ad apparire contagioso negli anni
successivi: l’autolesionismo. “Il primo caso registrato ufficialmente
si riferisce a una sentenza pronunciata il 26 luglio
1915: dei 46 imputati di autolesionismo, 27 vennero condannati
a venti anni di carcere ciascuno. Quasi tutti erano finiti
all’ospedale con una mano ferita da una fucilata che era stata
sparata dall’interno del palmo verso l’esterno. Un alone nerastro
sulla pelle aveva immediatamente indotto il sospetto nei
medici”. 31
A tale proposito Angelo Del Boca, scrittore, giornalista e
storico italiano, si chiede: “Quanto era faticoso il servizio militare
se una mutilazione, tanto orrenda con il giudizio del senno
del poi, risultava un’alternativa persino appetibile? Quanto
fosse infame la vita in trincea è, forse, minimamente comprensibile,
considerando che una moltitudine preferì barattarla con
le proprie mani o le gambe o gli occhi, condannandosi a una
esistenza infelice. A volte sceglievano direttamente il suicidio:
meglio la morte cercata e voluta in un’unica soluzione che
un’agonia lenta e spietata, con il cuore in gola e l’affanno nelle
vene”. 32 Ma non ci si fermò soltanto alla mano, alla gamba o
al piede: alcuni si iniettavano sotto la pelle dei piedi olio di vaselina,
petrolio o essenza di trementina procurandosi tremende
piaghe e finendo per camminare zoppi per tutta la vita. Vennero
usati acidi per procurarsi delle gravi congiuntivite e l’uso di
materiale estraneo agli occhi come semi di ricino, infusi di tabacco,
semi di lino, grani di sabbia. I medici militari, proprio
per la ripetitività di queste azioni iniziarono a trattarli con so-
31
Angelo Nataloni: Meglio malati per qualche settimana che morti per tutta la vita
– in www.arsmilitaris.org
32
Angelo Del Boca: Crodo e la Grande Guerra – Edizione Centro Studi Piero
Gnocchi – Crodo (Prov. del Verbano-Cusio-Ossola)- 2001 – pag. 102.
53
Non solo… nomi
spetto. Nelle carte dei processi militari si trova di tutto e di più,
come ha avuto modo di dire Enzo Forcella: soldati che si sparano
su una mano con la bruciatura sul foro di ingresso del
proiettile che evidenziava lo sparo a distanza ravvicinata, altri
che tolgono la scarpa per ferirsi a un piede senza danneggiare
la preziosa calzatura, ma evidenziando in questo modo
l’inganno attuato. Si inventarono altri metodi che la sapienza
contadina suggeriva come l’uso di erbe o piante che provocavano
cecità temporanee. C’è chi si schiacciava mani o piedi
sotto massi, chi si forava timpani, soluzioni spaventose, ma che
dovevano essere mossi da una disperazione senza limite. Afferma
Del Boca che: “l’autolesionismo si configurava come
l’estrema forma di resistenza alla guerra e alle sue aberrazioni,
tanto da portare molti uomini, incastrati nell’infernale ingranaggio
del conflitto a pensare di potersi privare di un arto,
di un occhio, dell’udito, per scampare alla morte. Anche
l’autolesionismo fu il prodotto dello scontro tra la dimensione
umana di quell’inizio secolo ed il progresso tecnologico e
scientifico applicato alla guerra. Che cosa doveva pensare un
fante-contadino, il cui ecosistema era stato fino ad allora circoscritto
al quartiere, al paese, forse alla provincia di provenienza,
a trovarsi di fronte in trincea alle raffiche di una mitragliatrice
automatica, al fuoco di un lanciafiamme, alla potenza
devastante dell’artiglieria? Da quali sensazioni doveva
essere investito davanti alle centinaia di compagni che morivano
o ritornavano feriti da un assalto tra atroci sofferenze?
Sono domande che chi intende capire a fondo la portata della
Grande Guerra non può non farsi.” 33 Tra l’altro non è un caso
che, proprio nel periodo della guerra anche la psichiatria e la
scienza medica in generale indagarono sugli impatti mentali del
conflitto. Purtroppo però la psichiatria dell’epoca, quella mili-
33
Del Boca op. cit. pag. 189;
54
Giuseppe Osvaldo Lucera
tarista e nazionalista per intenderci, cioè la più letta e ascoltata,
metteva in relazione il fenomeno autolesionistico con una predisposizione
individuale. Si nasceva autolesionisti per tare genetiche
e non era quindi il conflitto a provocare la sofferenza
dell’uomo, che spesso sfociava in pazzia, ma una degenerazione
naturale dei soldati ereditata da chissà quale antenato. Lombroso
imperava ancora. Insomma chi usciva pazzo dalla trincea
non era un malato, ma un criminale, un delinquente. Sono serviti
tantissimi anni per capire che una tale semplificazione era
banale e senz’altro fuorviante.
L’autolesionismo fu un fenomeno che l’esercito e i tribunali
militari combatterono con estrema durezza istituendo apposite
commissioni mediche. Le pene furono severissime. Cadorna
era convinto che con un popolo di scarse tradizioni militari
e formato soprattutto da “fanti-contadini”, dove i sentimenti
di patria erano prevalentemente assenti, il pugno di ferro fosse
l’unica possibilità per mantenere la disciplina e costringere
gli uomini a combattere. I risultati furono però tragici: su 5 milioni
e 200.000 italiani chiamati alle armi le denunce per reati
che andavano dal disfattismo alla mutilazione volontaria, dalla
codardia alla diserzione, dal tradimento alla renitenza, furono
870.000.
Secondo lo storico Monticone, il primo dato che colpisce
è l’ampiezza del fenomeno che si verificò nella Grande Guerra:
su circa 5 milioni e 200.000 italiani mobilitati, ci furono
870.000 denunce all’autorità giudiziaria di cui 470.000 per renitenza
alla chiamata (la maggior parte di questi erano domiciliati
all’estero, erano emigrati). Escludendo questi ultimi, ben
400.000 sono quindi le denunce per reati commessi sotto le
armi. Al 2 settembre 1919, data in cui con un decreto fu concessa
la cosiddetta “amnistia ai disertori” (chiamata così per-
55
Non solo… nomi
ché il reato più diffuso fu la diserzione, ma non fu riservata a
coloro che domiciliati all’estero furono impossibilitati a rientrare
per servire la cosiddetta Patria, ma ai residenti in Italia.
Bisognerà aspettare l’arrivo di Mussolini al potere per avere
un’amnistia valida anche per gli emigrati), la giustizia militare
aveva definito 350.000 processi pronunciando 140.000 sentenze
di assoluzione e 210.000 condanne, dalla morte al carcere,
dall’essere degradato sul campo all’annotazione nei registri (e
fu proprio questo un atto gravissimo perché le conseguenze si
traferirono anche all’eventuale prole).
Il Monte San Michele (un piccolo colle, ma strategicamente
importante) fu teatro di sanguinose battaglie durante la
Grande Guerra. Sul Monte San Michele ci fu il primo attacco
con il gas. Il 29 giugno 1916 l’esercito austro-ungarico attaccò
di sorpresa le trincee italiane utilizzando una miscela di cloro e
fosgene ottenendo un relativo successo. Ne fece le spese il nostro
concittadino Fiorella Giuseppe di Costanzo, bracciante di
Puglia, del 12° bersaglieri che morì nell’ospedale da campo n.
210 per le esalazioni. Apparentemente si salvò dalle mazze ferrate
degli ungheresi, e questo perché non si fa cenno a ferite sul
corpo, ma i polmoni e le ustioni lo annientarono. 34 Sebbene si
tratti di un attacco minore dal punto di vista delle forze impiegate
rimane pur sempre il primo attacco effettuato con l’ausilio
di gas messo in atto sul fronte italiano. Alle 5 e 15 del 29 giugno
1916 vennero aperte circa 6.000 bombole di gas che erano
state distribuite nei giorni precedenti. Le condizioni climatiche
erano eccellenti: il vento soffiava dall’alto verso il basso. La
miscela di gas, in modo silenzioso, calò sulle trincee della pri-
34
Le mazze ferrate ungheresi, di medioevale memoria, avevano alla punta delle propaggini
di ferro che servivano a ferire mortalmente il malcapitato. Gli ungheresi le
usarono per abbattere coloro che ustionati o asfissiati dal gas si accasciavano a terra
oppure avevano perso il senso dell’orientamento e per questo motivo diventati un
facile bersaglio.
56
Giuseppe Osvaldo Lucera
ma linea dell’XI (e XII) corpo d’armata, occupate dai battaglioni
della 21° e 22° divisione e dal 12° Fanteria, trovando i
soldati italiani completamente impreparati, uccidendone a migliaia.
35 Gli occupanti della seconda linea inizialmente fuggirono
terrorizzati davanti alle nuvole di gas e i veterani ungheresi
dei battaglioni delle divisioni 17° e 20° Honved non ebbero
difficoltà ad occupare le trincee. Il gas non si sparse in modo
uguale ed un imprevisto cambio di vento causò la morte di centinaia
di attaccanti. Gli ungheresi persero circa 2.000 uomini,
mentre le perdite italiane ammontarono a circa 7.000 soldati.
L’utilizzo del gas e delle mazze ferrate per finire gli ustionati
determinò un vero e proprio massacro che solo gli ungheresi
potevano eseguire (così come seppero fare i loro connazionali
al seguito dei Mille di Garibaldi e assoldati dai Savoja).
Ma come e quando finì la Grande Guerra? Prendiamo a
prestito da Paolo Antolini una scheda che racconta gli ultimi
giorni di vita della Grande Guerra.
“Il 24 ottobre iniziava sul monte Grappa una forte azione
dimostrativa: gli italiani avevano come obiettivo il monte Pertica
ed il Prassolan, raggiunti e perduti diverse volte: solo in
quella giornata morirono circa 3000 soldati. Il 25 ed il 26 ottobre
riprendeva la battaglia sul Grappa, mentre la piena del
Piave impediva alla nostra IIIa armata di attraversarlo. Ad
ogni azione italiana corrispondeva una decisa contro azione
austriaca, ogni tentativo di sfondare era destinato al fallimento.
All'alba del 27 ottobre gli austriaci rioccupavano il monte
Pertica, ma a causa della nebbia fittissima erano investiti dal
tiro della propria artiglieria e poi da quella italiana, tanto da
35
Nel 12° Fanteria militò anche Ferringo Antonio di Costanzo, che morì nelle prigioni
austro-ungariche per malattia.
57
Non solo… nomi
essere costretti al ritiro. Finalmente il 28 mattina alcuni ponti
gettati sul Piave permettevano alle truppe della IIIa armata di
superarlo e di entrare in battaglia; tra loro vi erano inglesi e
francesi. La situazione volgeva sempre più a favore
dell’esercito italiano; lentamente si allargava la breccia nelle
linee austriache che, per tentare di richiuderla, arretravano le
truppe; il 29 il generale Boroeviç telegrafava al suo Comando
Supremo che, dopo cinque giorni di battaglia e senza che lo
sforzo italiano accennasse a diminuire, la capacità di resistenza
delle truppe era seriamente compromessa. In realtà nell'esercito
austriaco dilagava il rifiuto di continuare la guerra, e
diserzioni e ammutinamenti erano sempre più numerosi. Il 30
ottobre le armate partite dal Piave erano alle porte di Vittorio
Veneto, mentre gli austriaci in ritirata opponevano ancora
qualche resistenza.
Il 31 iniziava il ripiegamento delle truppe imperiali sul
massiccio del Grappa; resistevano solo quelle sulle Alpi.
Il 1° novembre l'esercito italiano iniziava l'inseguimento del
nemico lungo la valle del Piave, verso Longarone; a sera il generale
Boroeviç chiedeva ancora al suo Comando se l'esercito
doveva continuare combattere contro l'Italia. Il 2 novembre, le
armate italiane del Trentino passavano all'attacco e gli austriaci
in rotta iniziavano il ripiegamento verso la Val Pusteria.
Il 3 novembre ad Abano, a villa Giusti, alle 15, era firmato
l'armistizio tra l'Italia e l'Austria-Ungheria.”
Il 4 novembre 1918 per l’Italia terminava la Grande
Guerra. "La guerra contro l'Austria-Ungheria, che sotto l'alta
guida di sua Maestà il Re - Duce Supremo - l'esercito Italiano,
inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e
con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed
asprissima per quarantun mesi, è vinta..." (Armando Diaz,
Proclama della Vittoria). Che enfasi.
58
Giuseppe Osvaldo Lucera
I costi, espressi in vite umane li abbiamo indicati, quelli
espressi in miseria e fame anche, ma la domanda di fondo resta
sempre la stessa: ne valse la pena? Bisognava bruciare la vita
di 680.000 soldati per possedere quelle terre per noi straniere,
come oggi si dimostra ampiamente tra modo di vita, di comportamenti,
di richieste di lingue doppie e triple? Ma poi bisogna
aggiungere 2.500.000 feriti, 463.000 mutilati e 1.020.000
civili perché bisognava sostenere la cupidigia savojarda da un
lato, e la stupidità militare dell’altra? Noi pensiamo che queste
“stupidità” non potranno mai ripagare la vita di un uomo; che
un “posto al sole” non vale neanche una frazione di secondo
del tempo impiegato al sol pensarci. Se tutto questo non fosse
mai accaduto saremmo più liberi? Credo proprio, anzi sono
convinto, di sì!
59
Giuseppe Osvaldo Lucera
CAPITOLO III
I FIGLI DI BICCARI
All’alba dell’unità italiana, il suddito Napolitano, diventato
all’improvviso savojardo, si ritrovò a dover rispettare
una nuova legge che il 17 marzo 1861 fu estesa, inopinatamente
(con una semplice votazione parlamentare), a tutti i possedimenti
che nel frattempo l’esercito statale e gli avventurieri
all’uopo arruolati avevano “regalato” al Regno di Sardegna.
Questa legge altro non era che il famoso “Statuto albertino”,
edito nel 1849, classificato come uno tra i più democratici del
tempo. Nulla di più errato è stato mai affermato. Infatti lo “Statuto
albertino” prevedeva, tra le altre abominevoli leggi antidemocratiche,
che il suddito dei Savoja di sesso maschile, che
avesse compiuto 18 anni di età, doveva sottoporsi alla leva obbligatoria
e concorrere, con la propria vita e la propria forza, a
salvare la “Patria” da guerre ed invasioni, fino all’età di 55 anni.
36 Di contro, il nostro abitante di Biccari, che era stato sottoposto
ad un regime non democratico, proprio perchè borbonico,
guarda caso quando avesse compiuto i 18 anni di età poteva rischiare
di essere “bussolato” e di finire nella cosiddetta “truppa
a massa”, cioè truppe destinate per regolamento ad affrontare
l’urto iniziale dell’esercito avversario. Chiariamo subito
questi due concetti. L’ormai fu Regno delle Due Sicilie, che
mai aveva combattuto guerre dirette contro altri Stati, popoli o
monarchie, salvo qualche spedizione in aiuto, guarda caso proprio
dei Piemontesi, fissavano il fabbisogno nazionale di uomi-
36
Naturalmente la guerra non era il suddito a dichiararla, ma il monarca.
61
Non solo… nomi
ni, in termini numerici, all’inizio di ogni anno solare e distribuiva
in maniera equilibrata e uguale tra tutte le “Terre” o le
“Università” del Regno il suddetto fabbisogno, tenendo conto
della popolazione ivi dimorante. Facciamo un esempio: se Biccari,
in base alla sua popolazione, fosse stata destinata, secondo
il principio di cui sopra, a fornire 100 soldati, questi venivano
estratti a sorte tra tutti coloro obbligati a fare il soldato, cioè
persone di sesso maschile tra i 18 e i 25 anni d’età. In caso di
non guerra dichiarata c’era una variante (al bossolo) e cioè: se
l’estratto fosse stato in grado di pagare una determinata somma,
fissata l’anno precedente alla chiamata alle armi, una volta
pagato l’importo “scaricava” sui non estratti l’incombenza di
presentarsi e così via dicendo, nel senso che a fare il soldato
(ferma che durava cinque anni) erano sempre coloro che non
potevano pagare. 37 Il sovvertimento generale che scaturì, con
l’adozione dello “Statuto albertino” fu senz’altro notevole, e di
questo non si può non convenirne. I Savojardi erano di origine
francese e i Francesi furono i primi, subito dopo la Rivoluzione,
ad inventarsi la cosiddetta “leva obbligatoria”. “Napoleone
e il suo impero docet”. Principio questo che poi finì per essere
adottato da tutti gli Stati moderni. L’Impero romano annoverava
nel suo esercito le “Legioni” formate esclusivamente da cittadini
romani (chiamati alle armi o semplicemente volontari e
se insufficienti “bussolati”), poi c’erano le truppe ausiliarie
formate esclusivamente da schiavi al comando di organismi
romani e poi c’erano gli alleati che, in quanto tali, avevano interessi
specifici in determinate guerre. Ma nel Regno delle Due
Sicilie, quand’era in vita, c’era un altro aspetto da sottolineare:
37
Non stiamo qui a sciorinare la solita solfa, ancora oggi in voga, che nel Meridione
di questa italietta ad essere estratti non furono certo i figli dei benestanti e, se del caso,
ammesso che costoro fossero stati estratti sapessero come uscirne, mentre il figlio
del “bracciale” nulla avrebbe o potuto fare: questa litania è anche ora di finirla.
62
Giuseppe Osvaldo Lucera
il “bussolato” finita la ferma non poteva più essere “richiamato”,
il suo dovere lo aveva espletato. Passare quindi, a causa di
un avventuriero e ladro di cavalli, da una ferma di 5 anni (che
poteva anche non verificarsi) ad una leva obbligatoria della
possibile durata di 37 anni divenne o no un qualcosa di abominevole
per gli abitanti della Napolitania? Questa è la domanda
di fondo che tanta incredulità aveva arrecato al nostro fantecontadino
della Grande guerra.
Sulla scorta di quanto detto sopra abbiamo espletato le
nostre ricerche utilizzando i documenti locali (Ufficio Anagrafe
e Stato Civile del Comune di Biccari – Registri delle nascite,
matrimoni e morte della Chiesa di Biccari), quelli nazionali
(Ministero della Difesa, siti internet privati e di organizzazioni
no profit) ed esteri (Ambasciata Italiana in Usa, Consolato italiano
di Philadelphia e Pittsburgh e siti internet privati), con
l’ausilio di persone sia a noi vicine che altre istituzionalmente
predisposte a rispondere a richieste di questo tipo. Il tutto sarà
poi evidenziato in fondo al volume. Saremo sempre e comunque
molto grati per l’accoglienza ricevuta, per la disponibilità
dimostrata da parte degli addetti istituzionali, mentre per le
persone a noi vicine i ringraziamenti sono stati porti sia di persona,
se presenti sul posto, che con i mezzi moderni di comunicazione.
I resoconti, come già si è potuto leggere nella parte che
precede, e stiamo qui parlando della Grande Guerra, saranno
tutti allegati in fondo al volume, anche se essi non saranno che
un insieme di date, di nomi, alcuni ancora oggi noti, di viaggi,
di località (molte sconosciute), di leggi, regolamenti, di reggimenti,
battaglioni, prigioni e di funerarie imprese, ma saranno
tutti e tutte controllabili quando e come lo si vorrà. La parte,
invece, difficile, se non proprio ardua, è data, almeno da parte
63
Non solo… nomi
nostra, dall’impossibilità di saper rappresentare la morte, lo
scempio del corpo umano (per fare questo necessiterebbe possedere
doti da sceneggiatore di un film dell’orrore che non possiedo),
il massacro perpetrato in danno di una gioventù che già
a frotte molto consistenti era scappata da queste lande e chi non
era riuscito a farlo prima dalla “canonica ora”, di certo ne ha
rimpianto la possibilità.
A questo punto della narrazione siamo giunti a conoscere
molte cose della Grande Guerra: le cause dello scoppio, i
“Grandi Manovratori”, l’oggetto del contendere, la quantificazione
ufficiale (al 98%) di chi mise in gioco la propria vita, di
coloro che riuscirono a portarla a casa, e di coloro che per uno
strano destino gareggiarono dalla parte dei vincitori oppure non
parteciparono affatto. È proprio quest’analisi la parte più difficile
dello sviluppo di questo lavoro, ma ci proveremo comunque.
Parlavamo degli allegati. Il primo allegato è quello relativo
all’elenco dei caduti. 38 Mai errori così grossolani sono stati
commessi nella realizzazione di un elenco come quello in esame.
Se si legge l’intestazione del Monumento, che si evidenzia
al di sopra della statua ferrosa della donna, che a sua volta dovrebbe
rappresentare l’Italia, si evince che il monumento è stato
eretto per commemorare i caduti di Biccari, infatti sta scritto:
“Biccari ai suoi caduti per la più Grande Italia 1915-
1918”. Al di là della scritta, che non ci permettiamo di analizzare,
riscontriamo però due rozzi errori compiuti da chi, appunto,
compilò l’elenco. Nell’elenco protetto dalla corona retta
dalla mano della donna manca un cittadino biccarese e di contro
vi sono inseriti due caduti che con Biccari non hanno avuto
mai nulla a che vedere.
38
Vedi allegato n. 2: elenco dei caduti trascritti sulla lapide con l’aggiunta di quello
mancante e l’eliminazione dei due non nativi di Biccari.
64
Giuseppe Osvaldo Lucera
- Infatti manca Di Pierro Antonio fu Domenico e fu Guadagno
Concetta, nato a Biccari il 01/04/1885 e deceduto
sul Carso, in combattimento, il 24/5/1917. L’unica
spiegazione al caso è da rintracciare sulla terminologia
usata sul foglio matricolare, come risulta dall’allegato
4/ter: “Arruolato in sede di revisione il 1° maggio 1916.
Dichiarato irreperibile il 24 maggio 1917”, dove il
termine irreperibile e non disperso ha potuto trarre in
inganno. 39
- Invece un caso particolare è quello di Di Chiara Antonio
di Donato e fu Sammarco Maddalena, nato a Biccari
il 19 ottobre 1881, deceduto sul Carso il 20 gennaio
1917, che risulta presente sulla lapide del monumento,
ma non nell’Albo d’Oro dei Caduti, pubblicato nel
1937 dal governo mussoliniano. 40
Di contro vi è la presenza di due caduti non di Biccari.
Essi sono:
- il Sergente: Salinaro Giuseppe di Salvatore, che nacque
il 14/03/1890 a Torre Santa Susanna, in provincia di Taranto,
e morto il 2 luglio 1918 sul Piave. 41
- il soldato De Palma Donato di Luigi, che nacque il
07/08/1898 a Pescolamazza (oggi Pesco sannita) in
provincia di Benevento, e morto il 22 maggio 1918
nell’ospedale da campo n. 41. 42
39
Vedi allegato n. 3: frontespizio dell’Albo d’Oro dei Caduti della Guerra 1915 –
1918 e l’allegato n.4/bis.
40
Vedi allegato n. 4: pag. 126 dell’Albo d’Oro nel quale il Di Chiara Antonio non
viene menzionato tra i caduti, ma risulta sulla lapide.
41
Vedi allegato n. 5: pagina n. 342 dell’Albo d’Oro dove Salinaro Giuseppe risulta
essere di Torre Santa Susanna (Br) e non di Biccari.
42
Vedi allegato n. 6: pagina 194 dell’Albo d’Oro dei Caduti della Guerra 1915 –
1918.
65
Non solo… nomi
Volendo si potrebbe rilevare un ulteriore errore, ma che
troverebbe la sua giustificazione a seguito di due circostanze
nient’affatto conosciute. Giambattista Lucera, nacque a Biccari
il 19/03/1894 ed era figlio di Paolino e di D’Imperio Maria Antonia.
Morì militare in Francia, al seguito dell’esercito statunitense,
il 6/10/1918 nella famosa offensiva della Mosa-
Garonne, 43 verificatasi tra il 26 settembre e l’11 novembre
1918. 44 Giambattista apparteneva alla complessa e numerosa
“enclave” Biccarese di Philadelphia, che sovvenzionarono quasi
per intero la costruzione del Monumento. 45 Dopo la morte fu
sepolto nel cimitero dei soldati americani nella zona dei caduti
francese di quella battaglia, ma subito dopo il 1934, la mamma
di Giambattista Lucera, Maria Antonia D’Imperio, fece richiesta,
alle autorità Statunitensi, e successivamente a quelle Francesi,
al fine di riavere il corpo del proprio figlio per seppellirlo
nel suo paese di nascita. La richiesta di trasferimento fu accettata
ed oggi le spoglie di Giambattista Lucera, figlio di Paolino
e Maria Antonia D’Imperio, nonni del nostro Gennaro Lucera,
riposano nel cimitero di Biccari. Anche questo, a mio avviso, è
stato un errore il suo inserimento nell’elenco dei caduti “per
una più grade Italia”. Naturalmente tutto questo unicamente
perché Giambattista aveva perduto la cittadinanza italiano in
favore di quella statunitense.
L’elenco dei caduti nella Grande Guerra mostra e rivela
altre sconosciute circostanze che qui vale la pena di analizzare.
43
Già inserito come allegato n. 1.
44
Pur essendo diventato un cittadino americano, al punto da servire quel paese nella
Grande Guerra (vedi la sottoscrizione di dichiarazioni di non seguire le volontà di
Vittorio Emanuele III, King of Italy), stranamente Giambattista si ritrova iscritto
nell’Albo d’Oro dei “Soldati Italiani” nella Grande Guerra. Vedi allegato n. 7 relativo
alla pagina n. 302 dell’Albo d’Oro dei caduti della Guerra 1915- 1918 e allegato
n. 8 nel quale la mamma richiede la traslazione del corpo dal cimitero di Mosa-
Garonne a Biccari.
45
Su questa ed altre circostanze concatenate tra di loro ci ritorneremo dopo.
66
Giuseppe Osvaldo Lucera
Leggendo la lapide non si viene immediatamente colpiti da circostanze
luttuose di indubbia caratura tragica. Pero! Leggendo
l’allegato elenco a questo volume appare evidente, e amaramente
mostra quella drammaticità di cui alle pagine precedenti,
come, per esempio, in quella maledetta guerra morirono molti
fratelli ed altri (ma questo è un altro elenco, sempre allegato a
questo volume), si ritrovarono in prima linea e che solo la fortuna,
la famosa stella brillante della nascita degli antichi ebrei,
riuscì a preservare la loro vita. Ma continuiamo con quelli deceduti,
la parte più triste di questo volume. I primi due
dell’elenco sono i fratelli Ciarmoli, Angelo e Carlo, figli di Antonio,
un bracciante che abitava in Via Salita Annunziata, e di
Mendilicchio Maria Nobila, donna di casa, il primo nato il
31/01/1894 e il secondo il 07/06/1897. 46 Angelo morì
nell’ospedale dell’Aquila il 12 agosto 1918 a seguito delle ferite
riportate in combattimento nella battaglia dell’Altopiano dei
Sette Comuni, mentre Carlo era già morto sul Monte San Michele
e dichiarato disperso il 21/10/1915. La famiglia Ciarmoli
- Mendilicchio non aveva altri figli e possedeva un piccolo
fondo agricolo in Contrada Tarevola, con la morte degli unici
eredi il cognome Ciarmoli, nel nostro Comune, è scomparso.
46
La storia di questi due fratelli mi ha interessato moltissimo unicamente perché a
quel numero civico, rilevato dai documenti municipali, all’epoca della mia permanenza
in Via Salita Annunciata, ha abitato una donna per me “speciale” che si chiamava
“Ze Nobele”, quindi aveva lo stesso nome di battesimo della mamma dei fratelli
Ciarmoli. Il marito era “Zi Paulucce”, fratello de “Zi Nenijélle”, che collegava,
con il suo carro, il paese di Biccari con quello di Lucera e su quel carro trasportava
di tutto. Perché è stata per me una donna speciale? Perché mi chiamava quand’ero
alla finestra della mia abitazione, posta di fronte alla sua, e mi regalava i fichi secchi
riempiti di mandorle: una delizia che forse l’età giovanile me li faceva apprezzare
tantissimo, senza chiedermi nulla in cambio, naturalmente.
67
Non solo… nomi
Ma caso ancor più incredibile e quello dei fratelli Di Lorenzo,
Donato e Michele, figli anche loro di un bracciante, di
nome Angelo e di Ciampi Maria Giuseppa. 47 Il clamore di queste
due morti è dovuto alla circostanza che avvennero lo stesso
giorno (01/11/1916) anche se in due battaglie diverse, Donato
sull’Isonzo con il suo 11° Rgt. Fant., e Michele nella battaglia
sull’altopiano del Carso, con il 122° Rgt. Fanteria, entrambi furono
uccisi in combattimento. Donato era nato il 24 aprile
1890, mentre Michele vide la luce l’8 dicembre 1894 e morire
a vent’anni o ventiquattro (a quell’età il tempo non lo si distingue)
per colpa di una stupidità umana è cosa da folli e solo i
folli possono dichiarare le guerre. 48 L’annotazione della morte
dei fratelli è avvenuta, nei registri dello Stato Civile di Biccari,
in due momenti diversi: il 18 dicembre 1916 per il primo e il
21 gennaio 1917 per il secondo.
Ma c’è un caso ancor più eclatante e, forse unico nella
storiografia relativa alle guerre europee, ed è quello dei tre fratelli
Ercolino, la cui morte provocò la pazzia della madre dei
tre soldati. Donato Ercolino era un agricoltore e con la moglie
Tulino Maddalena (appartenente ad una agiata famiglia di Biccari)
mise al mondo tre figli: Vincenzo, Giuseppe e Giovanni.
Il primo nacque il 28/12/1882, il secondo il 25/04/1896 e il terzo
l’11/01/1899, in quella che oggi è Via Caione. Il primo ad
andare in guerra fu Giuseppe poiché allo scoppio del conflitto
era già sotto leva obbligatoria e fu immediatamente destinato in
zona di guerra: era l’8 dicembre 1915. Giuseppe fu arruolato,
come soldato di leva, nel 211° Rgt. Fant. ed in quanto tale
giunse sul fronte goriziano nel mese di gennaio del 1916. La
47
La famiglia Di Lorenzo sarà una delle più penalizzate nelle due Grandi guerre.
48
Il concetto è valido per tutti coloro che lo hanno esercitato dall’antichità ai giorni
nostri. “I folli e coloro che non sanno vivere sono adepti di armi per la distruzione
delle masse:” Forster Charles Aymut, - Women’s suffrage – London 1875 – riedito
in Italia da Einaudi Editore come – Il suffragio universale - Torino 2000.
68
Giuseppe Osvaldo Lucera
guerra si era già trasformata da guerra lampo in guerra di trincea
ed in una di quelle insolite (diventate sempre più solite)
azioni di disturbo del nemico, Giuseppe fu ferito gravemente al
punto da essere ricoverato in uno degli ospedali da campo che
seguivano i reparti di prima linea. L’ospedale da campo era
contrassegnato dal n. 007 ed il 21 luglio 1916, su di un letto
anonimo, Giuseppe chiuse definitivamente gli occhi per una
gravissima ferita “all’addome superiore”. Aveva compiuto 20
anni il 25 aprile 1914 e fu arruolato in Terza Categoria (militare
semplice) il 12 maggio 1914 per la leva obbligatoria che al
tempo durava all’incirca due anni. Le lancette dell’orologio
della sua vita, purtroppo per lui, segnavano un tempo diverso al
punto che anziché ritornare a Biccari, il suo tempo iniziò a
scorrere in modo anomalo al punto da fermarsi definitivamente
in un giorno di luglio dell’anno successivo.
Circa due mesi e mezzo prima della morte di Giuseppe, il
fratello maggiore e primogenito, Vincenzo, che già aveva assolto
agli obblighi di leva dal gennaio del 1901 al febbraio del
1903, fu richiamato alle armi e arruolato in Seconda Categoria
(militari cosiddetti “specializzati”). Il 1° maggio 1916 viene
destinato allo stesso Rgt. Fant. del fratello Giuseppe: il 211°.
Sulla scorta del tempo e delle battaglie, nelle quali il Reggimento
di Fanteria contraddistinto con il n. 211 fu utilizzato dalle
gerarchie militari, era parso che per Vincenzo, anche per la
sua esperienza di essere già stato un militare di leva, ci fosse
invece un destino diverso, ma di fatto non ci fu. Vincenzo morì
il 5 agosto 1918 in una prigione austriaca dislocata nell’attuale
Repubblica Ceca di nome “Tabor”, ma nient’altro si è a conoscenza
di lui se non che la prigione, ancora oggi, e ricca di fosse
comuni scavate lungo il suo perimetro. È interessante leggere,
per ben comprendere le condizioni di coloro che erano dete-
69
Non solo… nomi
nuti nei campi di concentramento degli Imperi centrali,
l’allegato a firma di Paolo Antolini:
“Quanti furono i soldati, graduati e ufficiali italiani fatti prigionieri dagli
austriaci e, dopo Caporetto, dai tedeschi? E quanti di essi perirono nei campi di
concentramento o non fecero comunque più ritorno alle loro case? Secondo la
"Commissione parlamentare d'inchiesta sulle violazioni del diritto delle genti commesse
dal nemico", che terminò i lavori nel 1920, i prigionieri italiani furono circa
600.000, di cui 19.500 ufficiali. Ma ancora più impressionante è la cifra dei morti:
100.000 italiani perirono nei campi di concentramento ed il numero è da considerare
per difetto, perché, per ammissione degli ex nemici, nel computo sono esclusi i
morti nelle compagnie di lavoro, disseminate in ogni angolo dell'Europa centrale.
Quali furono le cause della morte? E' questo il dato forse più agghiacciante: solo in
minima parte essa dipese dalle ferite contratte in battaglia; la stragrande maggioranza
perì per malattia, soprattutto la tubercolosi e l'edema per fame. La fame, il
freddo, gli stenti, furono quindi alla base dell'ecatombe dei prigionieri italiani.
Eppure la questione prigionieri era stata già affrontata nel trattato dell'Aja
del 1907: l'art. 7 recitava che ai prigionieri doveva essere garantito un trattamento
alimentare equivalente a quello riservato alle truppe del paese che li aveva catturati;
inoltre ai primi del 1915, pochi mesi dopo lo scoppio del conflitto mondiale, apparso
evidente che tutte le norme erano inadeguate, grazie alla iniziativa della Croce
Rossa Internazionale, fu creata a Ginevra l'Agenzia di soccorso a favore dei prigionieri
di guerra, cui aderirono tutti i paesi belligeranti, che svolse una azione di
controllo e stimolo sui vari governi per l'attuazione di misure umanitarie, risultando
anche il principale canale di comunicazione tra gli stati belligeranti. Nessun governo
aveva però previsto di dover far fronte a prigionieri che arrivavano a ondate di
decine di migliaia alla volta: a gennaio del 1915 in Germania vi erano 600.000 ex
combattenti, divenuti 1.750.000 un anno dopo, proprio quando la situazione alimentare
si faceva difficile anche per la popolazione interna, causa il perdurare del
blocco navale inglese. Gli osservatori svizzeri consigliarono allora l'invio diretto di
aiuti ai prigionieri da parte delle varie nazioni in guerra, così nell'aprile del 1916
Germania, Francia ed Inghilterra si accordarono in tal senso, allargando l'accordo
allo scambio di tutti i prigionieri malati o feriti. In questo modo le tre nazioni poterono
salvare un ragguardevole numero dei loro soldati catturati. E l'Italia?
Nel 1916 il governo italiano era stato messo al corrente di quali fossero le
effettive condizioni dei soldati fatti prigionieri, ed anche di quali fossero le condizioni
della stessa popolazione austriaca; risultava così palese come fosse impossibile
per quel paese fornire ai prigionieri di ogni nazionalità i mezzi di sostentamento e
di vestiario necessari. Veniva anche fugato ogni dubbio sulla corretta applicazione
dell'art. 7 del trattato dell'Aja: le truppe austriache ricevevano lo stesso trattamento
alimentare dei prigionieri nei campi di concentramento. Ben consapevole di ciò, il
Governo italiano, in perfetta sintonia col Comando Supremo dell'esercito, rifiutò
sempre ogni tipo di intervento statale, tollerando appena l'invio di aiuti da parte dei
privati cittadini. Per coordinare l'invio dei soccorsi, già nel 1915 era stata creata
70
Giuseppe Osvaldo Lucera
all'interno della Croce Rossa Italiana la Commissione prigionieri di guerra con a
capo il senatore Giuseppe Frascara, che si affiancava ad un analogo istituto militare
per la gestione del problema dei prigionieri di guerra austro-ungarici presenti
sul territorio italiano, al comando della quale era stato messo il generale Paolo
Spingardi. La Commissione prigionieri della C.R.I. aveva anche il compito di gestire
il flusso della corrispondenza dai campi di internamento alle famiglie e viceversa,
e le lettere prima di essere inoltrate in Italia dovevano passare il visto della censura
militare. Il C.S.I., per evitare il diffondersi di notizie considerate “pericolose”
ed il conseguente diffondersi del malcontento tra le famiglie nel 1917 avocò a sé il
totale controllo della corrispondenza: attraverso la censura militare fu così in grado
di controllare tutte le operazioni di invio e ricevimento della corrispondenza tra
prigionieri e famiglie. In questo modo si otteneva anche un altro e non secondario
risultato: quello di smascherare e colpire eventuali disertori, i quali, a volte, nello
scrivere a casa, maledicevano il momento in cui si erano dati volontariamente prigionieri
al nemico. Era, questo dei disertori, il chiodo fisso del generale Luigi Cadorna,
che trovava concorde nella sua opera di repressione, il capo del Governo
Antonio Salandra prima e poi, col governo Boselli, il ministro degli esteri Sidney
Sonnino. Il mancato aiuto governativo ai prigionieri doveva servire come deterrente
per coloro che avessero intenzione di sfuggire alla durezza della vita al fronte con
la resa al “nemico”. Con la propaganda mirata e la censura preventiva tale situazione
veniva poi pubblicizzata nel paese, attraverso opuscoli militari e giornali amici.
L'effetto della diffusione di queste notizie così di parte fu quello di irritare il governo
austriaco che minacciò per ritorsione di chiudere le frontiere ad ogni aiuto
proveniente dall'Italia, e fu solo per l'opera di mediazione svolta dalla C.R.I. se l'incidente
fu chiuso.
In realtà, la percentuale dei soldati che commisero il reato di diserzione
passando al nemico fu minima: la stragrande maggioranza preferì nascondersi
all'interno del paese oppure non presentarsi alla chiamata di leva se residente all'estero.
Per arginare il fenomeno della diserzione furono emanate norme severissime.
Ad esempio il ritardo ammesso per il rientro dalla licenza venne ridotto a 24 ore
contro i 5 giorni previsti dal codice penale militare; è facile intuire come questa
norma producesse l'effetto contrario: il soldato che per disguidi nei trasporti superava
le 24 ore di ritardo nel presentarsi al reparto, disertava per paura delle ritorsioni,
perché i tribunali militari erano stati esplicitamente invitati ad applicare il
massimo della pena, cioè l'ergastolo o la fucilazione. Ma i provvedimenti colpivano
anche la famiglia del disertore o presunto tale: si andava dal blocco dei sussidi di
guerra, all'affissione del comunicato di denuncia sulla porta di casa e nell'albo comunale;
se il militare sospettato si trovava internato in un campo di concentramento
in territorio nemico, alla famiglia era proibito l'invio di corrispondenza e pacchi viveri.
Si condannava quindi alla morte civile sia il militare prigioniero che la sua
famiglia in Italia. Solo dopo Caporetto, in presenza di un gran numero di sbandati
71
Non solo… nomi
nel paese, il C.S.I. fu costretto ad emanare una specie di sanatoria nei confronti dei
disertori a patto che si fossero presentati entro una certa data (bando Cadorna del 2
novembre 1917) che fu prorogata più volte sino al 29 dicembre. Ma già un decreto
del 21 aprile 1918 a firma del generale Armando Diaz aggravava la situazione
equiparando la diserzione all'interno con quella in faccia al nemico, punibile con la
pena di morte. Alla fine del conflitto i processi per diserzione all'interno del paese,
cioè per il militare che si allontanava dalle retrovie del fronte o non tornava dalla
licenza, furono 150.429 su un totale di 162.5263; quelli per passaggio al nemico
2.662, in presenza o in faccia al nemico 9.472.
Nel 1918, alle violente proteste delle famiglie contro l'abbandono dei prigionieri
italiani in suolo nemico da parte dello stato, si aggiunsero le accuse di varie
nazioni anche alleate: l'assenteismo italiano stava assumendo l'aspetto di scandalo
internazionale. Il conte Guido Vinci, delegato generale della C.R.I. a Ginevra,
aveva inviato al capo del governo Vittorio Emanuele Orlando una relazione in cui
tra l'altro era scritto: "La differenza tra quanto si fa all'estero ed in Italia è stridente;
in Francia e Inghilterra si è organizzato un servizio che permette l'invio di 2 chilogrammi
di pane la settimana per ogni ufficiale e soldato, la Francia ha deciso di
provvedere anche per i Serbi prigionieri. L'America non aveva ancora un prigioniero
che già costituiva a Berna immensi depositi per soccorrere la truppa che fosse
catturata dal nemico. Nei campi di prigionieri italiani il morale vi è depresso ed eccitato
sino alla rivolta: non contro Austria o Germania, ma contro la patria lontana
ed immemore dei suoi figli.". Nell'agosto del 1918, per mitigare le accuse internazionali,
V.E. Orlando chiese all'onorevole Leonida Bissolati di organizzare soccorsi
governativi da affiancare a quelli della Commissione prigionieri della C.R.I.; fu
predisposta la spedizione di vagoni di gallette fornite dai privati e dallo Stato italiano:
cinque vagoni di pane e gallette, circa 500 quintali, partirono il 16 agosto per i
campi di Mauthausen e Sigmundsherberg: un semplice palliativo al problema, come
fece notare il giornale “L'Avanti”. Ma come si viveva nei campi di concentramento?
Il campo aveva al centro una costruzione ampia che conteneva i servizi comuni, attorno
alla quale si diramavano lunghe file di baracche in legno che potevano contenere
dalle 100 alle 250 persone. Nei campi i prigionieri erano divisi per nazionalità
ed ufficiali e soldati vivevano in baracche separate. La disciplina e l'amministrazione
del campo era gestita dagli stessi ufficiali prigionieri, che si servivano dei graduati
per mantenere l'ordine; buono era il trattamento economico degli ufficiali che
ricevevano uno stipendio mensile identico al pari grado avversario; a loro venivano
regolarmente inoltrati pacchi viveri dall'Italia, in caso di necessità potevano acquistare
cibo nelle botteghe dei paesi limitrofi. Nonostante le privazioni e le difficoltà
materiali che scaturirono dal prolungarsi del conflitto, la condizione degli ufficiali
non fu in alcun modo comparabile a quella dei soldati semplici. I campi dei soldati
non furono forniti di nessuna delle comodità offerte agli ufficiali; con l’aumento del
numero dei prigionieri le condizioni andarono via via deteriorandosi. I prigionieri
erano stipati in enormi stanzoni senza riscaldamento, con pagliericci infestati da pidocchi;
dovevano obbligatoriamente lavorare all'esterno, impegnati in agricoltura o
72
Giuseppe Osvaldo Lucera
nelle fabbriche, per 12 - 14 ore giornaliere. Le mancanze più lievi erano punite con
pane e acqua, le bastonate erano considerate una punizione leggera, spesso si finiva
legati ad un palo al centro del campo per vari giorni. Le punizioni sembra fossero
più severe in Austria e più frequenti in Germania. Non di rado coloro che si dimostrarono
maggiormente crudeli nello sfruttamento dei soldati furono quegli italiani
delegati alla vigilanza dei compatrioti, perché, grazie a questa attività, ricevevano
un trattamento di favore in cibo e vestiario. I campi di concentramento negli Imperi
centrali furono definiti, nel 1918, "le citta dei morenti". Per lenire la fame i prigionieri
ingerivano grandi quantità di acqua, ingoiavano erba, terra, pezzetti di legno e
carta, anche sassi. Le conseguenze erano morte per dissenteria acuta, o per polmonite,
se si gettavano in inverno dentro ai canali di scolo per raccattare la spazzatura
delle cucine del campo. La razione di cibo quotidiana che l'Austria riservava ai prigionieri
era costituita da un caffè d'orzo al mattino, una minestra di acqua con
qualche foglia di rapa a mezzogiorno e a cena una patata con una fettina di pane integrale
ed una aringa. Due, tre volte a settimana un minuscolo pezzo di carne. Questo
rancio non era di molto differente da quello delle guardie carcerarie, che spesso
svenivano per fame in servizio. Scriveva nel suo diario Carlo Salsa, ufficiale d'artiglieria
e prigioniero dopo Caporetto a Theresienstadt: "Al campo della truppa,
prossimo al nostro, sono concentrati 15.000 soldati: ne muoiono circa 70 al giorno
per fame. Spesso questi morti non vengono denunciati subito per poter fruire della
loro razione di rancio, i compagni li tengono nascosti sotto i pagliericci fino a che il
processo di decomposizione non rende insopportabile la loro presenza." Anche se la
censura nemica vietava che nelle lettere fosse denunciato che si soffriva la fame, già
ai primi del 1917 la nostra censura aveva notato che nel 90% delle missive provenienti
dai campi di prigionia era riportata la frase "..mandate... se volete vedermi
ancora..", e di questo era stato informato il Comando Supremo dell'esercito ed il
Governo italiano. Il 31 ottobre 1918, a seguito dello sfondamento del fronte da parte
dell'esercito italiano a Vittorio Veneto, la sorveglianza austriaca nei campi di
concentramento venne quasi a cessare. I soldati di sorveglianza buttarono il fucile e
si incamminarono per tornare a casa mentre i prigionieri, ufficiali e soldati, assunsero
il comando nei campi e per prima cosa cercarono di placare la fame. Una delle
clausole del trattato d'armistizio firmato a Villa Giusti tra Italia e Austria il 3 novembre
1918, indicava nella data del 20 novembre l'inizio del rientro degli ex prigionieri,
al ritmo di 20.000 al giorno. Non fu così. L'Austria aprì quel giorno stesso
tutti i cancelli dei campi di concentramento sparsi sul suo territorio, mentre in Ungheria
ciò era avvenuto il giorno prima. Per conseguenza si ebbe che la maggior
parte dei prigionieri arrivò alla frontiera dopo un allucinante viaggio a piedi attraverso
regioni sconvolte dalla guerra, dove tutto era stato distrutto o razziato e dove
la stessa popolazione moriva di fame.
Diversa fu la situazione in Germania, dove i campi di internamento non furono
abbandonati dalle guardie tedesche, permettendo così al governo italiano di
73
Non solo… nomi
organizzare il rientro in treno degli ex prigionieri, anche se con colpevole ritardo,
perché i primi rientri iniziarono solo verso la metà di dicembre. Ma non era ancora
finita. I soldati rimpatriati dovettero fare i conti con la versione "ufficiale" della rotta
di Caporetto, secondo la quale essa era avvenuta per la diserzione in massa delle
truppe, consegnatesi senza combattere al nemico; inoltre il governo era consapevole
dei sentimenti ostili nutriti dagli ex prigionieri per essere stati abbandonati al loro
destino. Già il 7 marzo 1918, il generale Armando Diaz, si era detto preoccupato
che il fronte interno (la popolazione italiana) venisse in contatto con i prigionieri
malati o feriti resi dall'Austria, e per essi proponeva una semplice soluzione: l'invio
nelle colonie della Libia. Ma una norma internazionale del 1917 vietava l'invio in
zona di guerra dei prigionieri restituiti se malati o invalidi, e la Libia era zona di
guerra. La discussione sul cosa fare e come farlo tra C.S.I. e Governo andò per le
lunghe: finì prima la guerra. Ma non si accantonò l'idea di tenerli isolati . Il 30 ottobre
il generale Badoglio, ordinò alla 9a armata la costruzione di campi di isolamento
della capienza di 20.000 uomini cadauno, inoltre furono riadattati i centri di
raccolta degli sbandati dell'ottobre del 1917; il primo campo fu quello di Gossolengo
(Piacenza), poi Castelfranco, Rivergaro, Ancona, Bari e tanti altri, all'interno
dei quali risultavano internati, a fine dicembre 1918, quasi 500.000 ex prigionieri.
Per tutti iniziarono estenuanti interrogatori. Con la fine della guerra, l'opposizione
socialista e liberale tornò a fare sentire la sua voce. Naturalmente la prima questione
che venne posta al governo in carica fu quella degli ex prigionieri ancora detenuti
nei campi di raccolta e sottoposti ad interrogatori la cui lunghezza faceva presagire
tempi biblici per giungere ad una qualche conclusione. Per parare il colpo e
sviare le accuse, il governo diede vita alla Commissione d'inchiesta sulle violazioni
del diritto delle genti commesse dal nemico, ovvero sul trattamento subito dai prigionieri
italiani nei campi degli ex Imperi Centrali; si tentava far ricadere tutte le
colpe sugli ex nemici assolvendo così il Governo ed il C.S.I. Ma nei campi la protesta
continuava a montare. Si resero necessarie altre misure, di carattere alimentare
ed economico col riconoscimento della indennità di una lira per giorno di prigionia
subito, a favore dei reduci scagionati dalla accusa di diserzione, i quali vennero
mandati a casa con una breve licenza e poi reintegrati nei reparti militari originari,
per essere quindi inviati in Macedonia o in Albania. Per loro il congedo arriverà
solo un anno dopo. Non bastava. Il 21 febbraio 1919 ci fu un primo seppur parziale
decreto di amnistia per i reduci ancora reclusi nei campi. Ma occorsero ancora mesi
ed un nuovo governo, presieduto dall'on. Nitti, perché si arrivasse, il 2 settembre,
ad una vera amnistia di massa: furono liberati gli ultimi 40.000 detenuti, cancellati
110.000 processi su 160.000 in corso. Veniva finalmente resa pubblica l'opera della
Commissione d'inchiesta sui fatti di Caporetto, che scagionava l'insieme delle truppe
dall'accusa di aver volontariamente abbandonato le armi per consegnarsi al nemico.
Il desiderio della pace, di una esistenza regolare, la necessità di lavorare, fecero
dimenticare i propositi di vendetta e rivolta. Con l'avvento del fascismo, si affermò
infine una esaltazione eroica della Grande Guerra, e qualsiasi ricordo non
celebrativo venne rimosso. Dei prigionieri non si parlò più.
74
Giuseppe Osvaldo Lucera
Paolo Antolini”.
Negli anni lontani della mia gioventù, specie per noi che
vivevamo nel quartiere di Porta Pozzi, gli anziani che ivi vivevano
mi hanno sempre raccontato che la parte iniziale della via
per Castelluccio Val Maggiore, la cosiddetta “vja Austriaci”,
era stata costruita dai prigionieri di quell’impero, catturati dai
nostri soldati al fronte. Nello specifico, e lo ricordo benissimo,
ci dicevano che l’intero sottofondo stradale fatto di pietre
squadrate, dall’inizio della strada, davanti alla chiesa di San
Rocco, e fino all’incrocio con via Sant’Antonio, non il primo
che porta alla contrada Giardino, ma il secondo, fu opera di
questi prigionieri. Ciò che oggi non ho trovato sono le risposte
a queste semplici quattro domande: quanti erano; dove hanno
alloggiato; come furono trattati e quale fu il tempo di permanenza
in Biccari. Anche qui le ricerche sono state infruttuose.
Giovanni Ercolino, arruolato nel 5 Rgt del Genio, il 14
giugno 1917 raggiunse il fronte agli inizi del mese di luglio.
Aveva da poco compiuto 18 anni e la realtà del fonte lo spaventò
non poco. Il cambio del vitto, forse fu la causa principale
del suo lento peggioramento fino a giungere a non mangiare
più riducendosi a pelle e ossa. Venne ricoverato nell’ospedale
da campo n. 007, lo stesso dove era morto suo fratello Giuseppe,
venne firmato l’armistizio, ma Giuseppe non tornò più, morì
il 10 gennaio 1919 ufficialmente per malattia. Quando la notizia
giunse a Biccari, la madre Maddalena Tulino impazzì e
non si riprese più diventando anch’essa un vegetale in attesa
della morte. C’era una legge ovvero un codicillo nel famoso
“Statuto albertino” che affermava che il militare di leva, in caso
di fratelli chiamati alle armi nello stesso periodo, essi avrebbero
dovuto svolgere il richiamo o la leva in modo alternato. Se
75
Non solo… nomi
questa regola fosse stata rispettata uno dei tre fratelli si sarebbe
salvato.
Altro caso importante è stato senz’altro quello di Bianco
Angelo Antonio di Salvatore, bracciante, e di Pozzuto Maddalena,
nato a Biccari l’11 novembre 1888 nell’attuale Vico Pozzi
I. Arruolato nel 117° Rgt di Fant. il 28 giungo 1917, in sede di
revisione in quanto dichiarato rivedibile nel 1907, quindi arruolato
dopo dieci anni. Angelo Antonio fu inviato direttamente al
fronte senza transitare per un campo di addestramento e quindi
quasi del tutto privo di quel minimo di conoscenza su ciò che
può succedere in guerra. Bianco Angelo Antonio finì i suoi
giorni nel manicomio di Nocera Inferiore, colà trasferito il 22
novembre 1918, proveniente dall’Aquila, a seguito della disfatta
di Caporetto. Si può solo immaginare la motivazione di questo
internamento in un ospedale psichiatrico. Essa fu dovuta
senz’altro a tutto ciò che aveva visto in guerra, da stroncarlo
psicologicamente in un modo così violento. Lo trovarono morto
il 6 febbraio 1919 nel suo letto forse legato in una camicia di
forza, ma questo non è dato sapere.
Fiorella Giuseppe era figlio di Costanzo e di Russo Maria
Giuseppa. Era nato il 25 gennaio 1894 ed era il 5° figlio della
coppia che concluderanno la loro nidiata raggiungendo il
numero 7. La mattina del 29 giugno 1916 gli austriaci scatenarono
un’offensiva sul Monte San Michele presentandosi con
maschere antigas e mazze ferrate medievali da utilizzarsi per
scansare il nemico che non vedeva più dove metteva i piedi. Il
gas utilizzato era il fosgene che oltre a provocare la morte, se
inalato, produceva piaghe terribili se a contatto con la pelle.
Quella mattina Giuseppe Fiorella venne colpito sul corpo dalla
terribile miscela. A battaglia finita (ne morirono più di 7.000) i
feriti furono trasportati nell’ospedale da campo n. 240 dove
Fiorella Giuseppe chiuse definitivamente gli occhi.
76
Giuseppe Osvaldo Lucera
E tutti gli altri, pari a 51 persone? Da un punto di vista
“sociale” abbiamo un dato che da un lato mostra chiaramente
la composizione sociale della popolazione di Biccari, dall’altro
abbiamo che a morire sono sempre gli stessi:
- n. 2 Possidenti; n. 33 Braccianti;
- n. 1 Curatolo n. 11 Artigiani/Autonomi;
- n. 1 Dipendente n. 13 Contadini/Coltivatori;
comunale;
Da un punto di vista della causa della morte abbiamo
che: i “Dispersi” furono 12 (Basile Antonio, Cavaliere Vincenzo,
Cozzella Donato, D’Addario Salvatore, Di Lorenzo Donato
di Martino, Fiorella Salvatore, Lizzi Antonio, Marucci Giuseppe,
Pierro Donato, Spinelli Salvatore, Stanca Costantino e
Stelluto Donato). 49
I morti per “Malattia”, dovuta a cause di guerra, quindi
deceduti negli ospedali da campo o in quelli delle città italiane,
furono 9 (Chiafaro Angelo, per infezione tifoidea, Ferringo
Antonio, per anemia dovuta a perdita di sangue, Menichella
Giuseppe, deceduto per infezione apparato digerente, Menichella
Pompeo, morto a seguito di infezioni da intervento chirurgico,
Molle Donato, deceduto per postumi da intervento chirurgico,
Pavia Domenico, per dissenteria, Ritucci Michele deceduto
per infezione da ferita diventata infetta, Stampone Giovanni
Michele di Vitantonio, morto in una prigione austriaca
49
La dicitura “disperso”, di per sé già molto ambigua, nel gergo militare raccoglie
varie tipologie come ad esempio: disperso perchè il corpo era stato ridotto in modo
tale da non poter essere riconosciuto ovvero disperso perché caduto nei vari canaloni
della zona carsica o ancora disperso perché catturato dal nemico e morto nei vari
campi di prigionia ovverosia, cosa ancor più grave per gli ufficiali perchè “consegnatosi
al nemico e morto in prigione nonché seppellito nelle fosse comuni del campo”
senza comunicare nessun riferimento.
77
Non solo… nomi
per malattia, Trence Antonio, deceduto nell’ospedale di Chieti
per postumi di intervento chirurgico).
Poi ci sono i morti per “ferite” da combattimento nel numero
di 9: Granata Salvatore, morto a Biccari a causa di una
ferita all’addome evidentemente mal curata, Lucera Giambattista
(ne abbiamo già parlato), Lucera Gennaro, deceduto per ferite
al torace nell’ospedale da campo Città di Milano, Minelli
Lorenzo, morto per ferite al torace nell’ospedale da campo n.
29, Molle Antonio morì per ferite riportate in combattimento
sul Monte Santo, che gli causarono copiose emorragie, Pellegrini
Orazio, morì sull’altopiano di Asiago per ferite alla testa,
Picaro Salvatore morì a Biccari per ferite all’addome riportate
nella battaglia dei Sette Comuni, Sassone Giuseppe, morì
nell’ambulanza n. 4 mentre lo trasportavano all’ospedale di
Udine ed infine Sessa Ettore morto nell’ospedale da campo n.
50 per ferite al torace.
Infine i “morti in combattimento”, forse i più fortunati da
un punto di vista delle sofferenze a causa di una morte immediata.
Essi sono: Basile Michelarcangelo, morto sul Pasubio
nella battaglia dei Sette Comuni; Carapella Giuseppe deceduto
nella battaglia di Plezzo, oggi in territorio sloveno; Ceglia Giuseppe
morì sull’Isonzo nell’ottava battaglia che porta questo
nome; Checchia Donato morì sull’altopiano di Asiago, il famoso
Asiago quota 211 che stava ad indicare la quota altimetrica
di partenza della battaglia. Sul sito internet del Ministero
della Difesa Checchia Donato viene indicato come nativo di
Barletta, ma trattasi di un mero errore. Cozzella Francesco Saverio
muore sul Monte Grappa a pochi mesi dall’armistizio; De
Palma Antonio muore nella terza battaglia per la conquista del
Carso. Poi c’è Di Chiara Antonio (è il soldato che manca sulla
lapide e rappresenta un caso particolare che andiamo a spiegare):
il nostro concittadino era figlio di Donato e della fu Sam-
78
Giuseppe Osvaldo Lucera
marco Maddalena. Era nato a Biccari il 19 ottobre 1881, ma
morirà anche lui sul Carso: nella prima battaglia che si tenne di
fronte a San Martino sul Carso. Il caso strano di questo soldato
è che non è stato inserito nell’Albo d’Oro, di mussoliniana
memoria, e neanche sulla lapide del nostro monumento, ma nei
fogli matricolari è tutto registrato come uno dei tanti andato in
guerra e mai più ritornato. 50 Altra cosa a dir poco sconcertante
è che i familiari del soldato nulla fecero per l’assenza del loro
caro dalla lapide, come nulla faranno negli anni successivi per
ottenere quella sorta di elemosina che lo Stato italiano concedeva
alla famiglia dei caduti in guerra. Di Pierro Antonio morì
anche lui sul Carso sempre nello sciocco tentativo di raggiungere
la vetta dove gli austro-ungarici dominavano.
D’Imperio Donato, invece, era la Guardia Campestre
comunale che morì sul Piave, proprio durante la fase di contenimento
dell’attacco austro-ungarico. Fecca Orazio, anche lui
morì sul Carso. 51 Fragnito Antonio è un altro immolato, anche
lui senza preparazione, sbattuto in prima linea, appena giunto
in quelle lande e colto dalla morte il 12 luglio 1916, arruolato,
in sede di revisione, il 4 marzo 1915. Iarusso Domenico, che
qualcuno ha cercato di correggere a matita il cognome sul Libro
d’Oro dei Caduti della Grande in Guerra in Iarossi, ma che
nella realtà il vero cognome era Iarusso, morì anche lui sul
Carso nel tentativo di scalarlo per spodestare gli austroungarici.
Lucera Riccardo fu, invece, ucciso in combattimento
50
Vedi allegato n. 9: Foglio matricolare di Di Chiara Antonio.
51
Perché mi reputo un antimilitarista? Perché è da sciocchi insistere su di un piano
strategico senza considerare che la sua attuazione costa e costerà centinaia di morti. I
militari non hanno senno, non hanno intelligenza e non hanno prospettive, agiscono
soltanto perché credono nella soluzione che la loro piccola mente ha elaborato, indipendentemente
dal costo in vite umane che l’impresa richiederà.
79
Non solo… nomi
durante i preparativi dell’ultima battaglia dell’Isonzo, in una di
quelle tante scaramucce tra soldati nemici all’inizio del 1917.
Petruccelli Vitantonio, come altri suoi compaesani morì sul
Carso, in una di quelle battaglie prima descritte. Picaro Giovanni,
fu dislocato sul fronte di Tolmino, che attualmente è in
territorio sloveno. I morti di Tolmino furono i primi e non è
mancata la circostanza che per onorarli non trovarono neanche
i corpi. Saltarella Salvatore, sul Carso regalò la sua vita ai Savoja.
Sessa Michele, soltanto un anno dopo la morte del suo
concittadino Saltarella anche lui regalò la sua vita ai conquistatori
della Napolitania. Stampone Giovanni Michele di Luigi
aveva 25 anni quando partì e si ritrovò sul fronte senza esperienza
e senza preparazione alcuna: aveva di fronte gli ungheresi
che sul campo di guerra erano maestri. Morì al suo primo
assalto, quando tutti pensavano che si sarebbe trattato di una
guerra lampo. Stelluto Giuseppe bruciò sul campo
l’inesperienza unitamente al suo concittadino Stampone perché
morì a pochi mesi dalla dichiarazione di guerra, sempre su quel
maledetto Carso. Tino Donato a 21 anni preferì andarsene da
un mondo che sapeva regalare solo sofferenza e diseguaglianza.
Anzi, a proposito di “decimazione” è da ricordare la vicenda
che vide coinvolto il nostro Tino Donato fu Paolo e fu Vetti
Concetta (arruolato come si può evincere, in condizione di orfano
il 1° settembre 1915) ed inviato su fronte. Era nato a Biccari
il 22 luglio 1891 e si ritrovò arruolato nel 141 Rgt Fant.
(Brigata Catanzaro). Il 141° si era già distinto in occasione
della “rivolta” del 26 maggio 1916 sul Monte Mosciagh, dalle
parti del Monte Ermada, quando furono fucilati: “Per fuga davanti
al nemico (ma non era questa la vera causa) un sottotenente,
tre sergenti e otto militari di truppa con il sistema della
decimazione”. Tino Donato Antonio si salvò dalle intemperanze
“Cadorniane”, ma trovò comunque la morte, come poi ve-
80
Giuseppe Osvaldo Lucera
dremo. Infine Trence Salvatore morì a Cividale sotto i bombardamenti
degli Imperi centrali che cercarono di rioccuparla
dopo Caporetto e quindi resi più arditi dall’enfasi di quella vittoria.
E tutti gli altri che ebbero la fortuna di salvarsi la vita?
La stranezza dell’uomo e dei militaristi in genere la si può trovare
proprio in questo passaggio: sono importanti i nomi,
l’uomo, le persone che persero la vita, anche le circostanze in
cui tutto era accaduto, e solo a questi sono dedicati sacrari,
monumenti, cimiteri, cippi sperduti su litorali inaccessibili, colonne
spezzate, “soldati con bandiere alzate” e tombe di qua e
al di là del mare, mentre degli altri nessuna menziona, il nulla.
52 La perfida procedura amministrativa della toponomastica
sarebbe stata una via di sbocco al ricordo di chi combatté e riuscì
a portare a casa la vita, questo sì che poteva essere un ricordo
e non tantissime strade intitolate a persone e santi che con la
vita di Biccari nulla hanno avuto mai a che fare. Addirittura ci
sono interi quartieri costruiti di recente dove si è preferito agire
diversamente, ma poi ci si ricorda dei caduti soltanto il 4 novembre.
Questa poteva essere una via d’uscita, ma di coloro
che, sempre secondo la loro storia dominante, fecero lo Stato,
sempre il nulla, come il nulla è stato riservato anche agli altri
abitanti di Biccari che seppero distinguersi in altri campi ed altri
settori. Questo nulla, almeno in parte, andrebbe colmato, ma
finché “suoneranno le campane” senza chiedersi “per chi suonano”,
non credo che ci sarà via d’uscita. 53
52
Ultimamente è stato costituito l’ordine di “Vittorio Veneto” che prevede al suo interno
molti limiti alla concessione, vuoi di natura economica che di natura militare.
53
Ad onor del vero ultimamente, ma solo ultimamente qualche cambiamento si è incominciato
a notare.
81
Non solo… nomi
Biccari ebbe coinvolti, nella Grande Guerra, qualcosa
come 407 suoi abitanti, oltre i 61 che perirono nello scontro.
Chi sono questi giovani e uomini maturi che partirono per salvare
una “Patria” che tale non era? Chi fu accusato di diserzione?
Chi fu costretto a subire un processo per rivolta o per
essersi consegnato al nemico? Quanti dei nostri concittadini,
che il podestà Vincenzo Caione, chiamerà “colonie italiane
nelle Americhe”, dimenticando o facendo finta di dimenticare
che tutta quella gente era in America perchè lo Stato post unitario
si manifestò incapace di risolvere i problemi che li attanagliavano,
e che, pur essendo domiciliati in America, furono inseguiti
dalle prescrizioni italiane, al punto da dichiararli “disertori”?
Solo negli Stati Uniti le persone coinvolte nella Grande
Guerra, tutte originarie di Biccari, furono 123, alcuni dei quali
militarono nell’esercito americano in quanto già naturalizzati,
altri furono costretti a tornare in Italia, pochi per la verità, ed
altri ancora, la maggioranza preferì non muoversi. Stiamo qui
parlando di poco meno di 500 abitanti, numero che superiamo
se andiamo ad includere gli emigrati, di una Biccari d’inizio
secolo che non hanno una lapide, un cippo marmoreo, ma che
sono stati obesi soltanto di ricordi ansiosi, a volte addirittura
incubi notturni, dopo quell’esperienza. Noi, qui, non vogliamo
elencarli tutti, c’è un allegato dove si potranno riscontrare dati
anagrafici ed altro, ma ci interessa nominare soltanto i fratelli,
figli degli stessi genitori che una madre cattiva: l’Italia, li costrinse
ad andare a difendere e conquistare lembi di terra abitati
da popoli che oggi reclamano la doppia cittadinanza, il doppio
passaporto, la lingua tedesca come lingua madre e certificati
personali che solo loro stessi sanno leggere. 54
Abbiamo visto i fratelli deceduti, adesso vedremo ed analizzeremo
quelli che l’ansia di una madre non poteva mai col-
54
Vedi allegato n. 10: elenco dei fratelli chiamati al fronte senza dei caduti.
82
Giuseppe Osvaldo Lucera
marsi se non quando li vide ritornare sani e salvi, e parafrasando
un famoso volume di Enzo Grazzini, tutti questi che seguono,
unitamente agli altri, che non erano tra di loro fratelli: Non
furono nemmeno eroi. 55 Essi sono:
Pasquale e Michele Bianco di Domenico e Trence Maria
Agnese, che riuscirono a portare la vita dove
l’avevano temporaneamente lasciata;
Donato e Quirino Bianco di Giuseppe e Marzullo Maria
Teresa, anch’essi fortunati;
Filippo e Michele Braca di Francesco e Racioppa Lucia
che ritornarono a guerra finita da un pezzo, quasi come
se fossero stati sottoposti a costrizione per reati commessi
durante la loro permanenza nell’esercito;
Pasquale e Pietro Cammisa di Lorenzo e Caterino Lucia,
il primo dei quali ingiustamente trattenuto fino
all’ottobre del 1919, pur essendo di sei anni più anziano
del secondo;
Vincenzo e Donato Capozzi di Donatantonio e Lucera
Maria Antonia (di Pasquale e Vincenza Fiorella nata
l’11 dicembre 1859), anche in questo caso una disparità
d’incivile trattamento: il primo, che fu arruolato il 14
marzo del 1917 fu congedato il 6 luglio del 1921, mentre
il secondo, arruolato il 21 marzo 1918 fu congedato
il 22 gennaio 1919. Non si conoscono, né per questi né
per gli altri, i motivi di queste ulteriori ferme;
Antonio, Giuseppe e Salvatore Casasanta di Donato e
Spinelli Maria Teresa. Antonio chiamato alle armi il 3
55
Grazzini Enzo – Non furono nemmeno eroi – Baldini e Castoldi Editori – Milano
– 1950.
83
Non solo… nomi
marzo 1916 fu dichiarato “disertore estero” 56 , mentre
Giuseppe, chiamato in guerra il 26 febbraio 1917 venne
riformato il 19 maggio 1918, invece Salvatore riuscì ad
espletare il suo “dovere” in un anno esatto meno 10
giorni;
Francesco e Antonio Cavaliere di Donato e Ferringo
Lorenza, che ebbero, per loro fortuna, una esperienza
senza traumi;
Donato Antonio e Donato Ceglia di Celestino e Di Bello
Filomena. I due fratelli avevano avuto già il primo
fratello, Giuseppe, in guerra (quest’ultimo morirà il 14
ottobre 1916), Donato invece, che giungerà al fronte il
15 gennaio 1915, sarà rinchiuso nel carcere militare di
Gaeta con l’accusa di rivolta, avvenuta sul Carso, il 17
marzo 1916, e condannato a 20 anni di prigionia militare,
fu liberato grazie alle amnistie di Benito Mussolini.
Donato Antonio fu l’unico a rientrare a casa verso la fine
del 1919;
Giannino e Antonio Ceglia di Donato e Carbone Maria
Giovanna. Anche in questo caso Antonio fu inspiegabilmente
trattenuto fino al 23 febbraio 1921 ;
Donato e Lorenzo Checchia di Giambattista e Checchia
Annamaria, un’altra coppia di fratelli sui quali la fortuna
regalò la sua protezione;
Antonio e Giovanni Checchia di Salvatore e Silvestre
Maria Giovanna;
Lorenzo e Giuseppe Checchia di Gregorio e Molle Maria
Maddalena;
Sul fronte non si ritrovarono Donato e Giovanni Checchia
di Ponziano e Cavaliere Maria Giovanna perché il
56
Ne incontreremo molti di “disertori esteri” che in pratica erano quasi tutti quelli
emigrati nelle Americhe.
84
Giuseppe Osvaldo Lucera
primo morì il 30 ottobre 1916 e il secondo partì per il
fronte il 26 febbraio 1917, naturalmente tra pianti e preghiere
dalla madre, che poi riuscirà a rivederlo;
Alessio, Pietro e Giuseppe Cimino di Domenico e Cianfrogna
Maria Antonia. Il primo, Alessio, fu chiamato alle
armi il 1 dicembre 1916, ma non si presentò in quanto
residente negli Usa e fu dichiarato disertore. 57
Antonio e Michele D’Addario di Donato e Catalano Maria
Giovanna. Anche su di loro la stella della nascita
continuò a brillare.
Nicolamario e Antonio De Brita di Giuseppe e Anniballi
Carmela;
Giuseppe e Donato Di Chiara di Salvatore e Ferringo
Maria Giuseppa;
Dei Di Lorenzo (Michele e Donato), deceduti in guerra,
abbiamo già parlato, ma c’è un altro fratello: Giuseppe
sempre figlio di Angelo e Ciampi Maria Giuseppa che
fu arruolato il 14 ottobre 1917 e congedato il 20 ottobre
1919;
Antonio e Francesco Di Lorenzo di Michelarcangelo e
Silvestre Lucia, il primo dei quali, Antonio, fu internato
nel carcere di Gaeta per rivolta nei confronti dei propri
superiori e liberato esattamente due anni dopo la pace di
Villa Giusti, il 4 novembre 1920;
Antonio e Vincenzo Di Pierro di Domenico e Guadagno
Concetta. Il primo morì il 24 maggio 1917, a due anni
dalla dichiarazione di guerra, mentre il secondo si salvò;
57
Vedi allegato n. 11.
85
Non solo… nomi
Giuseppe, Quirico e Giovanni Di Salvo di Salvatore e
Ciccone Maria Costantina. I primi due fratelli furono
dichiarati disertori, infatti Giuseppe chiamato alle armi
il 10 luglio 1914 non si presentò e Quirico, chiamato il
1 dicembre 1915, era già in America con il fratello e il
31 dicembre 1915 fu dichiarato disertore nonché denunciato
al Tribunale Militare di Ancona. Giovanni riuscì
a ritornare a casa;
Giuseppe e Donato D’Imperio di Raffaele e Stelluto
Anna Maria. Anche su questi due fratelli la stella della
nascita continuò a brillare;
Giovanni Battista e Giuseppe D’Imperio di Francesco e
Stanca Maria Luigia;
Antonio e Giuseppe Ferringo di Costanzo e Cozzella
Filomena. Il primo deceduto e il secondo congedato dopo
oltre un anno dalla fine della guerra, precisamente il
6 novembre 1919;
Stessa storia di Giuseppe e Salvatore Fiorella di Donato
e di Minelli Maria Assunta. Il primo deceduto in guerra
e il secondo congedato nel 1919;
Francesco Saverio e Lorenzo Giorgione di Donato e
Cozzella Angela Rosa;
Lorenzo e Donato Goffredo di Vincenzo e Cozzella Lucia.
Idem;
Donato e Giuseppe Goffredo di Lorenzo e Checchia
Anna Maria;
Luigi, Vincenzo, Leonardo e Quirico Goffredo di Donato
e Bonelli Maria Antonia. Un obbrobrio tipicamente
savojardo senza nessun rispetto delle leggi da loro stessi
promulgate: quattro fratelli al fronte contemporaneamente;
86
Giuseppe Osvaldo Lucera
Donato, Lorenzo e Quirico Goffredo di Francesco Saverio
e D’Addario Anna Maria;
Donato e Costantino Goffredo di Michelarcangelo e
Tulino Maria Sofia;
Luigi e Vincenzo Gruppo di Donato e Ceglia Maria
Giuseppa. Il primo fu chiamato alla leva il 1 dicembre
1913, ma non si presentò e fu immediatamente dichiarato
disertore. Risultò emigrato all’estero, ma non si è
mai saputo in quale paese;
Raffaele e Giuseppe Iannelli di Donato e De Bellis Maria
Antonia. Riuscirono entrambi a tornare a casa;
Angelo, Giuseppe e Donato Iorino di Nicola e
D’Angelo Maria Giovanna. L’ultimo, Donato, fu tenuto
in divisa fino al 7 dicembre 1920;
Giuseppe e Antonio Lucera di Giambattista e Menichella
Maria Teresa. Nulla da segnalare, tornarono vivi a
casa;
Donato e Riccardo Lucera di Francesco e Goffredo Maria
Maddalena. L’ultimo, come abbiamo visto, deceduto
al fronte;
Giambattista e Antonio Lucera di Paolino e D’Imperio
Maria Antonia. Il primo, come abbiamo già visto deceduto
in Francia al seguito della truppe statunitensi;
Gennaro e Giambattista Lucera di Donato e Colucci
Maria Maddalena. Il primo deceduto al fronte;
Luigi e Donato Lucera di Giuseppe e De Luca Anna
Maria;
Donato e Antonio Marino di Ruberto e Cercio Maria
Giuseppa;
Donato e Michelangelo Mazzilli di Gabriele e Ingelido
Maria Rosa;
87
Non solo… nomi
Michele e Giuseppe Menichella di Costanzo e Checchia
Maria Giovanna;
Michele e Pietro Mignogna di Angelo e Di Marzio Lucia;
Lorenzo e Giuseppe Minelli di Gabriele e Capozzi Maria
Vincenza. Il primo deceduto;
Vittore ed Emiddio Moffa di Agostino e Nova Elena
Adelaide;
Michele e Donato Molle di Salvatore e di Catalano Anna
Maria. Il secondo deceduto;
Donato e Orazio Molle di Pietro e Checchia Maria Giovina;
Antonio e Domenico Pavia di Michele e Parrotta Maria
Donata. Il secondo deceduto in combattimento;
Giovanni e Donato Pecoriello di Angelo e Pagliarella
Elisabetta;
Luigi e Raffaele Pellegrini di Ludovico e Ingelido Filomena;
Antonio e Donato Petruccelli di Francesco e De Troia
Maria Giovanna;
Vincenzo, Giovanni, Salvatore e Mariano Picaro di
Donato e Giannetti Antonia. Un altro obbrobrio. Il secondo
deceduto in guerra;
Donato e Giovanni Picaro di Giuseppe e Cammisa Anna;
Antonio e Angelo Pierro di Michelarcangelo e Cimino
Maria Giovina. Un loro fratello, Donato, deceduto in
guerra;
Michele e Antonio Racioppa di Salvatore e Petruccelli
Maddalena;
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Giuseppe Osvaldo Lucera
Giuseppe e Pompeo Ruggiero di Matteo e Visconti Beatrice.
Il primo chiamato alle armi il 1° giugno 1914, non
presentatosi, fu dichiarato disertore;
Gaetano e Angelo Salandra di Vincenzo e Carbone Maria
Giuseppa;
Salvatore e Giuseppe Saltarella di Donato e di Pozzuto
Maria Vincenza. Il primo deceduto in guerra;
Francesco, Rocco e Quirico Salvati orfani di Maurizio
e Lucera Anna Maria (nata il 24 maggio 1845 e figlia di
Vincenzo e Rebecca Bonelli, madre di 11 figli). Anche
in questo caso tre orfani dei genitori chiamati contemporaneamente
in guerra;
Michelarcangelo, Giuseppe, Urbano e Quirico Silvestre
di Francesco e Basile Maria Luigia. Quattro figli chiamati
in guerra;
Antonio, Luigi e Urbano Silvestre di Giuseppe e Ferringo
Lucia;
Giambattista e Salvatore Spinelli di Donato e Braca Filomena.
Il secondo deceduto al fronte;
Pietro e Luigi Spinelli di Antonio e Tilli Filomena;
Luigi e Giuseppe Stampone di Donato e Basile Lorenza;
Nicola e Pietro Stampone di Antonio e Basile Anna
Maria;
Gabriele e Luigi Stelluto di Alfonso e di De Lillo Maria
Giuseppe;
Giovanni Battista, Donato e Giuseppe Tilli di Salvatore
e Di Vietro Maria Rosa;
Giuseppe e Filateo Tumolo di Donato e Del Vecchio
Maria Cristina;
Donato e Giuseppe Zerrilli di Michelarcangelo e Casiello
Maria Luigia;
89
Non solo… nomi
Donato e Antonio Ziccardi di Vito e Iacovino Maria
Lucia; 58
Ma c’è un altro lungo elenco di abitanti di Biccari che oltre
ad aver scelto la lontananza e il lavoro in terra straniera furono,
in vari modi, importunati dallo Stato perché voleva la loro
vita, dopo averla svenduta ad altri Stati. Per evidenti ragioni
di impossibilità ad avere notizie certe da istituzioni così lontane,
con quelle che siamo riusciti ad avere possiamo senz’altro
affermare con molta tranquillità che soltanto il 10% di essi si
ritrovarono in guerra, vuoi per aver avuto la naturalizzazione
dello Stato ospitante e quindi chiamati in quegli eserciti, come
è successo a Lucera Giambattista, di Paolino e D’Imperio Maria
Antonia, vuoi per aver scelto autonomamente di ritornare in
Italia ed andare in guerra, ovvero vuoi anche perché trovandosi
in Italia non riuscirono più a ritornare da dove erano venuti. A
dir la verità quelli che comunque andarono in guerra si possono
contare sulle dita di una mano, mentre molti rimasero nei loro
Stati di adozione. Alcuni furono convocati dai vari consoli italiani
ivi dislocati, soprattutto negli Usa, per imporre
l’arruolamento, ma molti rifiutarono e furono dichiarati tutti disertori
con il divieto di ritornare in Italia. Ciò che non era successo
nel caso in cui l’arruolamento riguardava la leva obbligatoria
e questo è il caso di Lucera Aniello, arruolato dal Console
di Filadelfia l’8 agosto 1904, di D’Imperio Michelarcangelo, di
Petrilli Donato arruolato dal Console di Pittsburgh e di Tumolo
Giambattista, arruolato lo stesso giorno di Petrilli, ma dal Console
di Philadelphia, 59 con lo scoppio della Grande Guerra le
cose non andarono più così e quasi tutti furono dichiarati diser-
58
Vedi allegato n. 12: elenco dei chiamati al fronte al netto dei caduti e dei fratelli,
mentre l’allegato n. 13 è quello generale.
59
Vedi allegati n. 14: foto del foglio matricolare di Lucera Aniello con
l’annotazione dell’arruolamento alla leva obbligatoria attuato dal Console italiano di
Philadelphia;
90
Giuseppe Osvaldo Lucera
tori con il divieto di rientrare in Italia. Il divieto fu definitivamente
eliminato in seguito alle leggi mussoliniane sul “perdono”
per tutti gli atti compiuti nel periodo 1915 – 1918. 60
60
Vedi allegato n. 15: elenco generale (compreso quindi anche quei pochi che si recarono
in guerra sia perché arruolati nell’esercito italiano sia in quello americano) di
tutti coloro che essendo emigrati negli Usa subirono, nella quasi totalità, l’onta
dell’accusa di diserzione.
91
Giuseppe Osvaldo Lucera
CAPITOLO IV
PHILADELPHIA, IN PENNSYLVANIA,
STATI UNITI D’AMERICA
Il 4 novembre 1918, a Villa Giusti, come abbiamo visto,
fu firmato l’armistizio tra l’Italia e gli Imperi centrali. 61 Leggendolo
si scopre che molti soldati morirono addirittura per
degli scogli e per degli isolotti disabitati. 62 Ma vediamo nello
specifico cosa abbiamo.
In Alto Adige: la circostanza più importante è quella
dell'allora Tirolo cisalpino; i sudtirolesi vennero a trovarsi, con
l'armistizio del 4 novembre, all'interno dei confini d'Italia, costituendo
una nuova regione a maggioranza di madrelingua tedesca
(all'epoca il 96,6%, oggi sceso al 75% circa della popolazione),
cioè circa 250 000 persone. Quel territorio faceva parte
dell’accordo tra l’Italia e la Triplice Intesa che in caso di vittoria
degli alleati contro la Triplice Alleanza doveva passare
all’Italia (accordo di Londra del 1915). Una delle tante condizioni
poste dall’Italia (Salandra docet) per tradire la Triplice.
Il Trentino era abitato da popolazioni a maggioranza italofona
(300.000 trentini di madrelingua italiana e 70.000 di
madrelingua tedesca) si trovò a essere parte del Regno d'Italia.
Uno dei firmatari dell'armistizio di Villa Giusti, per parte au-
61
Vedi allegato n. 16 relativo alla copia dell’armistizio siglato in Villa Giusti che
pose fine alle belligeranze. È interessante leggerlo.
62
Nell’allegato n. 16 si legge, al punto 3) delle clausole generali sottoscritte il 3 novembre
1918, che passano in proprietà del Regno d’Italia: “…oltre agli scogli e gli
isolotti circostanti.”. Qualcuno avrebbe dovuto dire, prima che poi il nostro Basile o
Iarusso morisse, che stava combattendo sul Carso per accaparrarsi la proprietà (lo
Stato, non lui) di scogli e isolotti oltre la “viennese” Trieste ed oltre il Sud Tirolo.
93
Non solo… nomi
stro-ungarico, fu il trentino Camillo Ruggera (successivamente
additato dagli italiani come un: traditore).
Una situazione abbastanza simile a quella del Trentino si
ebbe in poche aree della Venezia Giulia interna, dove l'elemento
sloveno e croato, talvolta, costituiva la maggioranza della
popolazione, con punte che toccavano il 90-95% in alcune zone
rurali vicine al nuovo confine con il neonato Regno dei Serbi,
dei Croati e degli Sloveni. Sloveni e croati erano invece in netta
minoranza nelle zone costiere istriana e triestina e nel basso
goriziano (dove tra Gradisca e Monfalcone, da Pola a Rovigno,
e Zara) la popolazione era quasi esclusivamente italiana. Grazie
a quel grande macello che fu la Grande Guerra, a conti fatti, direbbe
qualcuno, ci espandemmo in danno di popolazioni che
ancora oggi non sopportano l’Italia.
Ma l’Italia, uscita malconcia dalla guerra, ma vincitrice
(è questo che si legge sui libri di scuola) si ritrovò con gravissimi
e seri problemi al suo interno. L’industria, che si era trasformata
in bellica per esigenze di guerra, si ritrovò senza
commesse e con una conversione all’orizzonte lunga e di scarso
successo. Iniziarono i licenziamenti e i conseguenti scioperi.
Nel biennio dal 1919 al 1920, specie nel nord, già fortemente
industrializzato, nacque il cosiddetto “Biennio Rosso” con molte
occupazioni di fabbriche, grazie anche all’uso delle armi che
gli operai avevano imparato ad usare in guerra. Nacque i
quell’epoca il cosiddetto “sciopero bianco”: gli operai entravano
in fabbrica senza lavorare e gli industriali risposero con le
“serrate”: cioè la chiusura degli stabilimenti. Nel Nord, ma anche
nel Sud, i contadini occupavano le terre. La situazione divenne
insostenibile. I soldati che erano rientrati non trovavano
lavoro, le promesse economiche, non quelle di un facile lavoro,
almeno per i reduci, fu un sogno che svanì appena misero piede
in casa. Nel 1920 il re chiamò al governo Benito Mussolini che
94
Giuseppe Osvaldo Lucera
governò per due anni con il pugno di ferro, volto unicamente a
far rispettare la legge, agli altri, lui, intanto, pensò bene di violarla,
qualche anno dopo, con Matteotti. Nella sostanza il 29 ottobre
1922 è il giorno in cui l’Italia passò, con il consenso dei
Savoja, da uno Stato Liberale ad uno Stato Totalitario con
l’eliminazione costante, ma veloce, di ogni forma di opposizione.
Ma in questo periodo e in quello successivo a Biccari cosa
succedeva? Succedeva che le conseguenze della guerra si erano
riversate anche su di noi, non solo la fame e la miseria, ma anche
le nuove disposizioni mussoliniane sul significato della
Grande Guerra, sui Caduti, i Mutilati e su tutto ciò che aveva
ruotato intorno a quella grande follia. Abbiamo scoperto, a seguito
delle ricerche per la compilazione del presente volume,
che il Comune di Biccari il 22 maggio 1924 concesse a Benito
Mussolini la cittadinanza onoraria, nella forma e con le parole
che poi vedremo, ma la cosa strana e a dir poco “sconveniente”
non è la concessione della cittadinanza, 63 cosa che per altro
hanno fatto quasi tutti, quanto il non averla mai revocata soprattutto
da parte delle amministrazioni post ’45 che scelsero di
impiccarlo a testa in giù. Desideriamo riproporla, qui di seguito,
sia per conoscere i componenti di quel Consiglio Comunale,
sia per le parole usate.
Dal Registro dell’Amministrazione Comunale – Registro Deliberazioni
Originali del Consiglio anno 1924 – 925:
“L’annomillenovecentoventiquattro, il giorno ventidue
del mese di maggio, alle ore 20,30, a norma degli art. 124 e
125 della legge 4 febbraio 1915 n. 148 (T.U.) e previa pubblicazione
dell’o.d.g. all’albo pretorio del Comune a senso
63
Vedi allegato n. 17 che contiene l’originale della delibera della concessione della
cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.
95
Non solo… nomi
dell’art. 151 del Regio Decreto del 30.12.1923 n. 2839, il Consiglio
comunale si è riunito in seduta straordinaria di 1° convocazione
nella solita sale delle adunanze municipali e nelle
persone dei signori: 1° Caione cav. uff. D. Vincenzo. 2° Cocco
Antonio. 3° De Luca Giuseppe. 4° Di Lorenzo Lorenzo. 5° Doria
Raffaele. 6° Fiorella Michele. 7° Gallucci Giuseppe Rosario.
8° Longo don Francesco Saverio. 64 9° Menichella Michele
di Costanzo. 10° Pellegrini Giuseppe. 11° Stampone Nicola.
12° Stanca Francesco Saverio. 13° Tulino Antonio. Consiglieri
assenti: Per giustificato motivo: 1° Basile Nicola (ammalato).
2° Cristinziano Matteo (emigrato). 3° Lucera Giuseppe (dimessosi).
65 4° Menichella farm. Michele (emigrato). 5° Monaco
Antonio (dimessosi). 6° Racioppa Michele (emigrato). Senza
giustificato motivo 1° Menichella Antonio.
Assiste alla seduta il Segretario comunale sig. Menichella
geom. Salvatore.
Riconosciuto che il numero dei Consiglieri intervenuti è
sufficiente per la legalità delle deliberazioni il sig. Caione, cav.
uff. D. Vincenzo, assume la presidenza e dichiara aperta la seduta.
Oggetto
“Cittadinanza onoraria a S. E. Benito Mussolini”
Il presidente riassume con cenni ampi e precisi quale era
la situazione interna e finanziaria della Nazione prima della
rivoluzione fascista dell’ottobre 1922 le quali depressioni
dell’animo umano apportavano a continui moti bolscevici che
abbassavano il decoro e l’importanza della Patria verso altri
Stati.
64
Era un prete che faceva politica.
65
Mio nonno si era dimesso dalla carica di Consigliere subito dopo le elezioni politiche
generali del 6 aprile 1919 e l’Amministrazione di cui stiamo parlando è proprio
quella in cui venne eletto ed è elencato nella delibera in esame come dimissionario.
96
Giuseppe Osvaldo Lucera
Però, ad allontanare i pericoli esterni che malauguratamente
i nemici di dentro e di fuori procacciavano in danno della
Madre Patria sorse fatalmente l’Idea fascista che in poco
volgere di tempo solamente si rinsalda da rinnovare l’animo
del popolo da allevarlo nella comprensione di una patria forte
e rispettata.
L’Idea bella, attraverso sacrifici cruenti ed una fulminea
risoluzione che pochi riscontri ha nella storia dei popoli poté
rappresentare il sentimento unanime della Nazione. Essa idea,
personificata e voluta da Benito Mussolini, ha tutto rinnovellato
e ciò nel poco volgere di tempo che trascorre dall’ottobre
del 1922 ai giorni correnti.
La prova saliente di come si sia rinsaldata l’animo italico
è quella data dalle elezioni generali del 6 aprile u.s. 66 con la
quale le liste nazionali e quelle fiancheggiatrici ebbero la
schiacciante maggioranza sulle avversarie ed anticostituzionali.
Entrato il Governo di Benito Mussolini con tale plebiscito
nella legalità e continuando Egli l’opera risanatrice della
coscienza e della finanza nazionale attraverso provvedimenti e
66
Nel 1923 il Partito Nazionale Fascista presentò un progetto di legge elettorale, la
cosiddetta Legge Acerbo che venne approvata in un clima non certo democratico.
Infatti Filippo Turati ebbe a dire: “… sotto l’intimidazione non si legifera; non si legifera
tra i fucili spianati e con la minaccia incombente delle mitragliatrici. Una
legge la cui approvazione vi è consigliata dai 300 mila moschetti dell’esercito di dio
e del suo nuovo profeta, non può essere che la legge di tutte le paure e di tutte le viltà.
Quindi non sarà mai una legge. Voi continuate a bloccarvi, signori del Governo,
in quella quadratura del circolo che è l’abbinamento del consenso e della forza. Or
questo è l’assurdo degli assurdi. O la forza o il consenso. Dovete scegliere. La forza
non crea il consenso, il consenso non ha bisogno della forza, a vicenda le due cose
si escludono.” Filippo Turati 15 luglio 1923.
97
Non solo… nomi
leggi che rispecchiano la grandezza del Genio, si è ora sicuri
che il lavoro e la pace regneranno benefici in tutto il Paese e
l’idra perversa che incombeva sui nostri destini e del tutto
scomparsa.
Il sentimento d devozione e riconoscenza che unanime si
sprigiona da ogni cuore d’italiano verso il Duce, deve avere
una manifestazione concreta che dica ancora come in ogni
Comune la comprensione del bene infinito verso l’Italia, sia
sentita ora e sempre e sia infine monito alle generazioni avvenire.
Questo Consiglio comunale che rispecchia l’anima patriottica
del Paese è ora chiamato a conferire la cittadinanza
onoraria biccarese a S. E. il Duce ed esprimere la somma dei
sentimenti che gravitano in ogni cuore.
Il Consiglio
Unanime, levato in piedi, tra deliranti acclamazioni di popolo
dirette a S. M. il Re e al Duce
Proclama
Benito Mussolini
Presidente del Consiglio dei Ministri e Duce del fascismo
Cittadino Onorario di Biccari
e nel momento approva il telegramma di partecipazione, formulato
dal Sig. Sindaco, che è del tenore seguente:
“A Sua Eccellenza Benito Mussolini – Roma –
Questo Consiglio comunale riunitosi in straordinaria seduta
ha proclamato Eccellenza Vostra cittadino onorario di Biccari
fra entusiastiche acclamazioni di popolo stop Ho l’ambito onore
di partecipare Eccellenza Vostra deliberato del Consiglio
che fedele interprete sentimenti intera cittadinanza ha voluto
tributare omaggio di divozione sincera Eccellenza Vostra ed
esprimere unanime consenso alla grandiosa opera Vostra per
98
Giuseppe Osvaldo Lucera
conseguita restaurazione nazionale e per la redenzione della
sempre risorgente anima italica stop Sindaco Caione.”
Del che si è redatto il presente verbale
Il Presidente
V. Caione
Il Consigliere Anziano
Il Segretario Comunale
Michele Fiorella
Menichella Salvatore
La presente deliberazione viene pubblicata in copia all’Albo
Pretorio del Comune il giorno di domenica 25 maggio 1924e
contro di essa non furono prodotte opposizioni. Il Segretario
Comunale”
Perché abbiamo voluto riprodurre per intero, riscrivendola,
la deliberazione di cui sopra? Sostanzialmente per tre ordini
di motivi:
a) riaffermare il concetto espresso da Filippo Turati
sull’ostentazione della forza e sulla legalità. Dalla
Marcia su Roma al maggio successivo, con la violenza,
quindi con la forza, il potere passò al Duce, grazie
anche ai Savoja;
b) il cambio totale e repentino, in antichi uomini di potere,
dell’atteggiamento politico, transitato in poco
tempo da una “parità istituzionale” ad un “inginocchiatoio
ecclesiastico”. Perfetta adorazione
dell’uomo forte al comando; 67
67
Affermare questo concetto a quasi un secolo di distanza non è e non può essere
fuorviante da parte mia, se non altro perché l’uomo Caione, il medico Caione e il
Podestà dopo e sindaco prima, è stato da me studiato in tutte le possibili espressioni.
Prove ne è le innumerevoli volte che viene citato nelle mie pubblicazioni precedenti
e questo nelle vesti di sindaco, di medico, di podestà e di uomo.
99
Non solo… nomi
c) Infine, il lessico utilizzato, che diventerà negli anni
successivi, il vero e immondo metodo di rappresentare
coloro che gestivano e governavano il potere: non
più vicino alla gente ma idealizzato in un mondo dove
entrarci o avvicinarti soltanto era del tutto impensabile;
In quegli stessi anni, mentre Mussolini si preoccupava di
fornire i fucili ai “marciatori”, il Comune di Biccari si pose dei
problemi. Escludendo Lucera, comune molto più popolato del
nostro, gli amministratori costatarono che Biccari, tra i Comuni
dei Monti dauni settentrionali (Roseto, Alberona, Pietra, Motta,
ecc.) era stato quello che indipendentemente dalla popolazione,
in percentuale, era stato il paese che aveva subito le maggior
perdite della zona. Il sindaco Caione, non ancora podestà, si
pose il problema di ricordare, con uno stelo, una croce, un cippo,
tutti quei giovani partiti per la Grande Guerra e non più ritornati.
D’altro canto il sindaco Caione (non tutta la sua ampia
famiglia) abitava in quella che oggi è Via Caione, nel fabbricato
posto prima, e dirimpetto, a quello che appartiene alla famiglia
Longo, e in quella stessa strada abitava anche la mamma
dei tre fratelli Ercolino che non tornarono più dalla guerra. Gli
incontri tra il Caione e la Tulino anche se giornalieri o settimanali,
determinarono nell’uomo la necessità, forse più degli altri,
di lasciare un ricordo a quella mamma ormai preda di quella
malattia che oggi si definirebbe: bipolare. 68
Il sindaco formò una regolare commissione di uomini
probi, nella quale confluì anche la Congregazione delle Suore
di Carità, allora esistente in Biccari che era diventata proprieta-
68
Affermo tutto ciò perché negli archivi del Ministero della Difesa è presente un documento
(non scaricabile e non cedibile) di una concessione di una retribuzione alla
mamma per la perdita dei figli, retribuzione che la Tulino rifiutò, per poi ripresentare
regolare richiesta ed è questo il documento presente che fa riferimento all’altro precedente,
cioè a quello del rifiuto.
100
Giuseppe Osvaldo Lucera
ria, per donazione, sia dello slargo antistante l’attuale sede Asl
(Vecchio edificio scolastico) che dell’uliveto soprastante (Via
Manzoni non esisteva ancora), di proprietà di Salvatore Stanca
(all’epoca Stanga), e che scendeva fino a quello che era chiamato
Foro Boario (l’attuale Piazza Matteotti). 69 L’esistenza
delle Suore della Carità a Biccari è comunque fuori da qualsiasi
dubbio, sia perchè le menziona il sindaco Caione, ma anche
perché esiste una prova inconfutabile che la si può trovare in
allegato. 70 Il suolo fu quindi messo a disposizione dalla Congregazione
di Carità, ma la raccolta fondi non riuscì nel suo intento
tant’è che raccolse solo 889 lire e 65 centesimi. Fu proprio
a causa di tutto questo che il sindaco-podestà il 22 dicembre
1924 convocò il Consiglio comunale e pose il problema
della costruzione del Monumento ai Caduti ovverosia di un
qualcosa che ricordasse alle generazioni del tempo e a quelle
future l’immane sacrificio compiuto per… “acquisire delle terre
straniere”. Preferiamo trascrivere la delibera, anche se la alleghiamo
al presente volume, per poter meglio mettere in evidenza
i giudizi netti ivi presenti e il ricorso ad aiuti e sovvenzioni
non più delle Casse Comunali, ma di altri. La delibera ha
69
Vedi: di Giuseppe Osvaldo Lucera – Historia del “Pubblico Fonte” di Biccari –
Edizioni Del Poggio – Poggio Imperiale – Foggia – 2016 – l’allegato n. 12 a pag. 86
dove il decurionato di Biccari procedette ad interrare le canaline di adduzione
dell’acqua pubblica, proveniente dalla Vasca della Pescara alla vecchia ubicazione
della Fontana (attuale angolo della Piazza Matteotti di fronte all’incrocio con Via
Fuori Porta Garofalo) proprio nel terreno di Salvatore Stanca che in linea retta conduceva
l’acqua attraverso la villa ai caduti, le strade e la piazza per giungere
all’angolo di Via Fuori Porta Garofalo.
70
L’allegato n. 18 è un verbale delle Poste italiane del 1894 nel quale viene elencata
tutta la corrispondenza non consegnata e messa a disposizione per un eventuale ritiro.
In questo elenco c’è la suora di Carità destinataria di un plico proveniente da Torino.
101
Non solo… nomi
per oggetto: “Contributo del Comune per le onoranze dei caduti
in guerra”. 71
Delibera di Consiglio
“Biccari 22 dicembre 1924 – oggetto all’o.d.g. è il n. 77
Delibera pubblicata il 28/ dicembre 1924. Delibera approvata
dalla GPA (Giunta Provinciale Amministrativa) nella seduta
dell’8 gennaio 1925. Firmato Il Prefetto Carponi. 72
Consiglieri presenti
Caione Vincenzo
Doria Raffaele
Gallucci Giuseppe
Longo don F. Saverio
Fiorella Michele
Menichella Antonio
Stanca F. Saverio
Basile Nicola
Pellegrini Giuseppe
Stampone Nicola
Tulino Antonio
De Luca Giuseppe
Consiglieri Assenti
Menichella Michele di Costanzo
(ammalato)
Cristinziano Matteo (emigrato)
Lucera Giuseppe (dimessosi)
Racioppa Michele (emigrato)
Menichella Michele
(emigrato)
Monaco Antonio (dim.)
Di Lorenzo Lorenzo (ing.)
Cocco Antonio (ingius.)
Il Presidente ricorda che già da qualche tempo si è costituita
nel nostro Comune una Commissione scelta fra combat-
71
Vedi allegato n.19: delibera del Consiglio comunale del 22 dicembre 1924.
72
Carponi nacque a Torino il 25 aprile 1878, fu nominato Prefetto di 2° classe il 1°
ottobre 1918 e prefetto di 1° classe il 5 marzo 1926. Fu Prefetto di Foggia dal mese
di agosto 1924 al mese di dicembre 1925. Da Alberto Cifelli: vidi bibliografia.
102
Giuseppe Osvaldo Lucera
tenti e preclari cittadini avente per iscopo di raccogliere i fondi
necessari per onorare con opera tangibile e duratura la
memoria dei gloriosi soldati concittadini caduti sul campo
dell’onore nella guerra 1915 – 1918 o deceduti per altre cause
dipendenti dalla guerra stessa. 73
La Commissione per parecchie volte ha operato sottoscrizioni
volontarie tra la popolazione, però non hanno avuto
esito lusinghiero, tanto che ha potuto appena raccogliere Lire
889,65. Con tale somma la Commissione non ha potuto svolgere
il suo programma che era ampio e decoroso per il nostro
Comune. Fra tanta indifferenza, specie nella classe degli abbienti,
per sì doveroso opera, solo la Congregazione di Carità,
con atto spontaneo, compresa del benefico mandato, ha donato
una superficie di terreno di sua proprietà sito nei pressi
dell’abitato. Rendendo pubblico ringraziamento alla detta
Opera Pia, il Presidente fa constatare essere necessario ed opportuno
che l’Amministrazione Comunale, vagliando gli obblighi
morali imposti ad un civile comune dalla riconoscenza, si
sostituisca ai cittadini e determini e concreti la base di quella
spesa necessaria per elevare un ricordo marmoreo od altro a
devota riverenza a chi, senza nulla chiedere, tutto donò alla
Patria.
Il Presidente è convinto che qualora l’oggetto messo
all’ordine del giorno sia favorevolmente votato con
l’erogazione di una somma dalla Cassa Comunale, il popolo di
Biccari, che ha animo buono e sana educazione civile, godrà
della spesa per l’oggetto, stante che sa essere nobile lo scopo
della devoluzione e sa pure che indirettamente ed in modo proporzionale,
la spesa stessa è sostenuta da esso.
73
La Commissione nacque nel mese di dicembre 1922.
103
Non solo… nomi
Il contributo del Comune verrà messo a disposizione della
Commissione della quale fa parte un rappresentante di questa
Amministrazione e sarà impiegato nel modo più acconcio
che la Commissione stessa determinerà previo presentazione di
bozzetto e preventivo.
Va senza dire che l’offerta del Comune dovrà essere integrata
da altre che si solleciteranno tra le colonie biccaresi
residenti nelle Americhe per modo che il tutto concorra allo
scopo unico di dare al nostro Comune la forma tangibile della
pubblica riconoscenza verso i gloriosi caduti e che essa forma
non sia seconda a quella dei Comuni similari.
Aperta la discussione i consiglieri dimostrano viva simpatia
per la proposta e si passa quindi a fissare l’ammontare
del contributo.
Il consigliere Basile presenta il seguente ordine del giorno
sul quale invita il Consiglio a deliberare:
“Il Consiglio fatta propria la chiara esposizione del Presidente,
ritenuta l’imprescindibile necessità e dovere di sollecitare
ed animare la erezione di un ricordo duraturo degno del
Comune e dei Caduti desidera concorrere alla onoranza perenne
dei Caduti in guerra mercé la somma di Lire 20.000,00
che sarà prelevata dall’art. 48 del bilancio 1925 “Fondo spese
impreviste” che ha una disponibilità di Lire 32.000,00. La
somma suddetta sarà erogata in favore della Commissione ed
al cassiere della stessa dopo l’approvazione del progetto da
parte di chi di ragione ed a richiesta scritta del Presidente. Il
rappresentante dell’Amministrazione Comunale in seno al comitato
è il Sindaco del Comune.”
Il Presidente mette ai voti l’ordine del giorno del consigliere
Basile e spiega che si voterà per alzata e seduta con
l’intesa che chi non l’approvi si alzi.
104
Giuseppe Osvaldo Lucera
Procedutosi alla votazione nel modo di cui innanzi
l’ordine del giorno Basile viene approvato all’unanimità.
Il Consiglio infine delibera che la somma di Lire
20.000,00 così determinata sia stralciata dall’art. 48 del bilancio
1925 – Spese Impreviste – e costituisca un nuovo art. 79/bis
da collocarsi tra le spese facoltative straordinarie, categoria 1,
“Contributo del Comune per le onoranze ai caduti in guerra”.
I l Segretario Comunale Il Podestà
Menichella geom. Salvatore Caione cav. uff.
Dr. Vincenzo”
La delibera presenta una contraddizione stridente, l’uso
di un lemma improprio e la volontà di non considerare il Comune
come un responsabile dell’intero piano da attuare. La
contraddizione è di natura sia lessicale che concettuale: non si
spiega cioè, come mai i cittadini di Biccari vengono prima tacciati
di tirchieria, specie “nella classe degli abbienti”, mentre
subito dopo gli stessi sono descritti come un “popolo che ha
animo buono e sana educazione civile”, come dire che al rumore
del soldo tutti si tirano indietro, ma sono dei perfetti cittadini.
Poi riscontriamo la presenza del lemma “colonia” riferita
agli emigrati italiani trasferitisi nelle Americhe. Il linguaggio
politico comincia a cambiare, non sono più “gruppi”, “concittadini”
o meglio “compatrioti” che hanno trovato altrove tutto
ciò che lo Stato italiano non aveva saputo dare loro, ma ecco
che diventano delle “colonie” che in quel periodo aveva assunto
un altro e più marcato significato. L’altro, ed ultimo aspetto,
che la deliberazione denuncia, è la volontà di non rendersi responsabili
diretti di un’opera che pure avrebbe avuto una rilevanza
enorme e non particolaristica di un gruppo al potere, ma
tutto viene fatto sotto la copertura e la responsabilità di una
105
Non solo… nomi
Commissione, ancorché composta anche da un membro
dell’Amministrazione, ma pur sempre nella sostanziale considerazione
che l’opera a costruirsi era di interesse pubblico. Il
comune mette a disposizione 20.000,00 lire, la raccolta fondi si
era fermata a lire 889,65, ma rivolge un appello agli emigrati
nelle Americhe per effettuare una raccolta di fondi per “elevare
un ricordo marmoreo od altro a devota riverenza a chi, senza
nulla chiedere, tutto donò alla Patria.
L’inizio di questo nostro racconto è cominciato a Biccari,
ma è in una grande città mineraria americano: Philadelphia,
dove si erano concentrati quasi tutti gli emigrati biccaresi, che
riuscirono a raggiungere gli Stati Uniti d’America, dove vedrà
la sua conclusione finanziaria. La povertà dello Stato unitario,
gestito dai Savojardi, divenne tale che a centinaia scapparono
delle nostre colline, dalle nostre valli, dalle nostra mura, vuoi
per non incidere ancora sullo scarno bilancio familiare, vuoi
per trovarsi un’alternativa ad un futuro che pronosticavano ancor
più magro, ancor più sterile di quello dei loro genitori. Sta
di fatto che dal 1892 al 1924 partirono dalla nostra Biccari
qualcosa come circa 1250 abitanti che fecero tutti scalo a New
York. Non abbiamo elementi tali da poter quantificare quelli
che si diressero in Francia, Inghilterra, Canada e America del
Sud. Ma una cosa è certa: in un trentennio quasi la metà della
nostra popolazione fu costretta ad emigrare. Dei circa 1250
emigrati biccaresi un buon 90% si stabilì a Philadelphia. La città
di allora offriva lavoro e in molti si calarono nelle miniere,
ma pochi fecero ritorno a Biccari. Mi ritorna in mente una canzone
di Guccini dal titolo di Amerigo che racconta, non certo
drammatizzando, quel periodo e quella gente:
106
Giuseppe Osvaldo Lucera
Non so come la vide
quando la nave offrì
New York vicino,
dei grattacieli il bosco,
città di feci e strade,
urla, castello,
e Pavana un ricordo
lasciato tra i castagni
dell'Appennino,
l'inglese, un suono strano,
che lo feriva al cuore
come un coltello.
E fu lavoro e sangue
e fu fatica uguale
mattina e sera,
per anni da prigione,
di birra e di puttane,
di giorni duri,
Di negri ed irlandesi,
polacchi ed italiani
nella miniera,
sudore d'antracite
in Pennsylvania, Arkansas,
Texas, Missouri. 74
Si distribuirono alla bene e meglio nella grande città, ma
poi sapevano come e dove ritrovarsi la sera, dopo il duro lavoro
del giorno, ma sempre con una speranza nel cuore: in quella
74
Amerigo, testo e musica di Francesco Guccini, Bologna 1978, genere rock, Casa
discografica EMI.
107
Non solo… nomi
caotica città il futuro c’era e, all’improvviso, era diventato anche
guardabile, affrontabile, ma oltre l’oceano c’era il paese
natio, la famiglia, i parenti e il passato. Non tutti divennero minatori,
molti diventarono negozianti, mastri d’opera, carpentieri,
lavoratori autonomi e qualcuno fece veramente fortuna, nel
vero senso della parola, infatti qualcuno divenne ricco, professionista
impeccabile, dirigente di banca e qualcun altro imprenditore
specializzato nella compravendita di case, manufatti
ed altro ancora. È in questa strana mescolanza di arti, mestieri,
professioni, lavoratori autonomi e dipendenti, che verso gli inizi
del 1926 qualcuno riferì dell’appello del podestà Caione. In
uno di quei locali serali della vecchia Philadelphia alcuni nostri
concittadini si ritrovarono a bere birra, whisky o semplicemente
a gustare del cibo. Dall’Italia, quasi quotidianamente giungevano
lettere da parte dei familiari rimasti in paese e in quel
periodo l’argomento principale era la povertà, in questo caso
attribuita alle conseguenze della guerra, che si era conclusa da
pochi anni. Si contavano i soldati che non erano ritornati dai
campi di prigionia e di chi, invece, non avrebbe più fatto ritorno
ovvero chi portava nel fisico i crudeli segni di quella esperienza
e chi li portava nella memoria e nel cuore. Molti dei presenti,
in quell’ipotetico locale americano, avevano avuto un parente
caduto, un amico disperso o un prigioniero perito nei
campi austriaci. Bisognava fare qualcosa per ricordare quei caduti,
dei quali, forse, anzi senza il forse, non conoscevano
neanche il numero, e allora perché non seguire l’appello del
podestà di Biccari? Perché non contribuire con una sottoscrizione
all’erezione di un monumento in ricordo dei caduti della
Grande Guerra di Biccari?
L’artefice, a mio modesto avviso, cioè il vero interprete
di queste istanze nostalgiche dei nostri emigrati americani fu
un avvocato, un banchiere, un uomo che aveva fatto fortuna
108
Giuseppe Osvaldo Lucera
nelle lande americane e, la cosa notevole da riconoscergli, è
stato senz’altro il brevissimo lasso di tempo che impiegò per
emergere. Il suo nome era Salvatore Russo, e già quello del
nome è un mistero, a dir poco parziale, ma comunque un mistero.
Quando Salvatore fece richiesta di naturalizzazione (in pratica
ottenere la cittadinanza americana) era il 18 gennaio 1912,
si firmò con il suo vero nome, 75 indicò di essere nato a Biccari
(Italia) il 22 dicembre 1883 e che aveva 25 anni, infatti la richiesta
è datata 1° novembre 1909 (gli anni sono 26). Nella
stessa richiesta afferma che risiede a Philadelphia e che è giunto
negli Stati Uniti, proveniente da Napoli (Italia) con la nave
Vittorio il 4 di aprile 1898. 76 Sottoscrive la rinuncia a servire
Vittorio Emanuele e dichiara di non essere anarchico, non dedito
alla poligamia, di essere di razza bianca e di essere uno studente
in legge, unitamente ad altre cose previste dal modello di
naturalizzazione, invocando, prima della firma, la famosa frase:
“Che Dio mi aiuti”. Non compare in questo modello il nome
“Thomas”, che si attribuirà in seguito. A seguito di questa richiesta
otterrà la cittadinanza statunitense, sottoscrivendo di
nuovo le stesse dichiarazioni del modello precedente con
l’aggiunta che “… renounce absolutely and forever all allegiance
and fidelity to any fereign prince, potentate, state, or
sovereignty, and particularly to Victor Emmanuel III, King of
Italy…(rinunciare assolutamente e per sempre a ogni alleanza e
fedeltà a qualsiasi principe, potente, stato o sovranità, e in par-
75
Vedi allegato n. 20 relativo alla richiesta di cittadinanza americana da parte di
Salvatore Russo di Biccari.
76
L’altro mistero, anche se non particolarmente importante, è che negli elenchi del
sito “One step Ellis Island”, quelli relativi agli immigrati provenienti da Biccari non
c’è nessun Russo Salvatore, ma avrebbe potuto raggiungere il porto senza essere catalogato
(cosa un po’ strana).
109
Non solo… nomi
ticolare a Vittorio Emanuele III, re d'Italia)”. Su questa tessera
di registrazione compare il nome Thomas. 77 Nel 1920 ci fu un
censimento dello stato della Pennsylvania e ricompare per la
seconda volta il nome di Thomas, come pure nel censimento
del 1930, ma con l’aggiunta di una “S” che sta per Salvatore.
Nel certificato di morte, avvenuta il 22 ottobre 1938, anche la
“S” scompare definitivamente. Per completare il quadro delle
origini di Russo Salvatore abbiamo fatto ricerche anche a Biccari
ed è risultato che era proprio vero ciò che si raccontava che
quando si giungeva in un paese straniero si poteva dichiarare
quel che si voleva. Del resto negli Usa chiamarsi Salvatore, oltre
alla traduzione in “Savior” era la pronuncia che faceva abbandonare
definitivamente qualsiasi speranza. Come detto negli
archivi civili e militari di Biccari è come se Salvatore Russo
non fosse mai nato ne 1883. 78
Ma torniamo alle nostre ricerche di Biccari: nel 1883 e
nel 1884 non è nato nessun Russo Salvatore. Il nostro uomo vide
la luce il 21 dicembre 1882 alle ore tre di notte e fu battezzato
il 24 dicembre nella chiesa di Biccari dal sacerdote Mandara.
I genitori di Salvatore furono Giovanni Russo e Piacquadio
Angelarosa e al bambino furono imposti due nomi: Salvatore
Giuseppe. La motivazione per la quale volle aumentare di
un anno la sua età non è data sapere. 79 E così, iniziando dal
nulla, Thomas S. Russo divenne un uomo importante della Philadelphia
del tempo al punto da fondare una banca, la “Mercantile
Bank”, diventandone il presidente. Fu proprio
77
Vedi allegato n. 21 relativo alla concessione della cittadinanza a Thomas S. Russo.
Compare il nome di Tommaso che negli atti ufficiali di Biccari (Comune e Chiesa
non è mai esistito).
78
Vedi allegato n. 22 relativo al certificato di morte di Russo nel quale il nome originario
di Salvatore scompare definitivamente.
79
Vedi allegato n. 23 relativo al registro dei nati in Biccari dell’anno 1882 dal quale
si evince che il secondo nome di Salvatore Russo è Giuseppe.
110
Giuseppe Osvaldo Lucera
quest’uomo a fare propria l’idea di operare una sottoscrizione
per i caduti di guerra di Biccari ed azionò tutte le leve possibili
per realizzare l’evento. Divenne così presidente di un comitato,
formato da 35 persone tutte di Biccari, da un segretario nella
persona di Pietro Cimino e da un tesoriere individuato in Giuseppe
Cavaliere. Queste persone si prefissero di raccogliere, tra
gli immigrati biccaresi, compreso loro stessi, la somma necessaria
per costruire il monumento e fu in questo modo che riuscirono
a contattare 311 persone più uno che non volle dare le
generalità. I due più grandi finanziatori furono Russo Thomas
S. con 323,25 dollari e De Vincentis Angelo fu Antonio con
252,00 dollari e tale Checchia Filippo di Antonio con 55,00
dollari. Il resto ha una media pro-capite di circa 6 dollari derivante
da un minimo di 1,00 dollaro ad un massimo di 35,00
dollari. 80
Quale è stata la motivazione principale che spinse tutte
queste persone a sottoscrivere una quota per erigere un monumento
di pietra nel loro paese natio? Come già accennato le
motivazioni sono tante: la lontananza, il ricordo di chi non è
più tornato, la nostalgia e il non poter più vivere di persona le
ansie, i progetti ed il futuro di chi era rimasto. Ma a tutto questo
ci sarebbe da aggiungerne un’altra: erano trascorsi circa due
anni dalla presa del potere da parte di Benito Mussolini e sul
versante dei ricordi la macchina statale si dimostrò troppo lenta.
81 Erano già girate nei circuiti militari statunitensi degli opuscoli,
delle foto, immagini commemorative, che non potevano
80
Vedi copia dei sei allegati n. 24 relativi alla costituzione del Comitato e dei Sottoscrittori,
emigrati biccaresi in Philadelphia, per la raccolta fondi per la costruzione
del Monumento ai Caduti di Biccari nella Grande Guerra.
81
Infatti, L’Albo d’Oro dei Caduti della Grande Guerra il governo di Mussolini lo
stampò nel 1937, quasi a vent’anni dalla stessa guerra.
111
Non solo… nomi
essere comprensive di tutti coloro che persero la vita, alle quali
ognuno apportò le proprie correzioni e integrazioni. Famosa è
quella dei soldati statunitensi dell’Indiana e quella dei caduti di
Biccari. 82 Necessitava allora procedere per reperire i fondi e
per fare in modo che il Comune di Biccari indicasse il luogo
dove costruire. Siamo nel periodo in cui il Comune di Biccari
era già impegnato a trovare l’area sia per rimodernare
l’acquedotto borbonico, sia per indicare dove costruire la “Casa
della Scuola” ed anche per trovare posto al Monumento dei
Caduti. Questo è un periodo strano dell’Amministrazione comunale
di Biccari e il terreno risulta anche abbastanza minato,
pertanto abbiamo intenzione di non entrare in diatribe, pressioni,
piani di fabbricazione (stesso comportamento tenuto nel volume
dedicato alla Fontana di Biccari) unicamente perché sarà
oggetto, se ci sarà tempo e volontà, di una successiva pubblicazione
dedicata tutta a “Piazza Fontana”, ma unicamente per
rimarcare la veridicità di due adagi biccaresi: “Articule quinte!
Chi tè ‘mmane ha ‘vvinte!” e l’altro: “Chi cumanda fa légge!”…
ma questa sarà un’altra storia.
C’è ancora qualcosa a cui i biccaresi dedicano sguardi distratti,
occhiate veloci o scorse superficiali, se non addirittura
incomprensibili auto domande (a guisa di un quiz a premio) ed
è la scritta in numeri romani posta sulla pietra che fa da architrave
alla lista dei caduti della Grande Guerra. La scritta è la
seguente: MCMXXVI che tradotta dal latino significa anno
1926, ma anche per questo ulteriore aspetto le cose non sono
andate come poi appaiono oggi. Non fu il 1926 l’anno in cui il
monumento fu eretto anche se quello doveva essere l’anno di
edificazione. Nella realtà l'erezione avvenne un anno dopo,
82
Vedi allegato n. 25, di fattura squisitamente fascista, ma che comprende soltanto
24 caduti biccaresi nella Grande Guerra e l’allegato n. 26 relativo ai caduti dello Stato
dell’Indiana (Usa). La differenza stilistica e di “contorno” è decisamente netta.
112
Giuseppe Osvaldo Lucera
come risulta della delibera del Consiglio Comunale che accetta
i conteggi presentati dalla Commissione (tornata del 26 giugno
1927) dove si evidenzia un avanzo di lire 1.421,35 che furono
impiagati per la costruzione di un massiccio reticolato in ferro
che abbracciava l’intero monumento. Non si conosce il fabbro
ferraio che realizzò il manufatto, ma qualche nostro anziano
concittadino scommette ancora oggi che a realizzarlo fu “Mastro
Leonardo De Palma” che operava in Via Fuori Porta Garofalo
(la vecchia Porta Colabastucci) all’altezza
dell’abitazione della famiglia di Catalano Donato, nel sottano
posto al di sotto della stessa strada principale, oggi di fronte allo
studio del Dr. Lucera Antonio.
Abbiamo, in questo modo stabilito, che non fu la comunità
biccarese del tempo né l’Amministrazione comunale con il
suo sindaco/podestà che si accollò il costo dell’erezione di questo
“priapismo architettonico” nella misura di un 22% circa,
ma furono gli espulsi di Biccari a causa della miseria, della povertà,
di un futuro incerto, che dalla lontana America sovvenzionarono
uno Stato elitario, imperialista e sotto dittatura con la
cifra di 2.574,60 dollari americani che la cambio dell’epoca
erano pari a Lire 70.000,00. Ma quella donna con la corona,
che copre la scritta in numeri romani, che offre una corona a
chi non ne più bisogno e che raffigura una Italietta scarna in
tutto, posta sotto al soldato che porge la bandiera al cielo,
quante anime e quanti corpi si trascina dentro, nel suo “orgoglioso
seno”? E qui si apre e si mostra la vera storia locale che
dalle pendici del Carso, del Grappa e di altre territori si riversa
su delle popolazioni non preparate a comprendere, niente affatto
consapevoli dei giochi di poteri, imperialistici, di sfruttamento,
per realizzare i quali è servita la vita di un loro figlio, a
volte di due e in qualche caso addirittura di tre. Che Stato è mai
113
Non solo… nomi
questo? E’ un Crono che mangia i suoi figli! Alcuni li preferisce
freddi, su langhe di neve gelida, altri su letti di anacronistici
ospedali da campo, avvolti in puzzolenti lenzuola ed altri ancora
regalati al nemico come semplice omaggio per i loro satanici
gusti. Non vedo altre spiegazioni all’avventura, cosiddetta
italiana, nella guerra del 15-18. Su questo ritorneremo, adesso è
tempo di parlare dei nostri concittadini caduti, di quelli andati
in guerra, dei ribelli, degli emigrati (quasi tutti dischiarati disertori)
e delle tante famiglie distrutte, impossibilitate a riprodursi
negli anni a venire per esaurimento della stirpe.
Sorge a questo punto una domanda: “Ma è stato giusto ed
onorevole, da parte di uno Stato costituito e nel pieno dei propri
poteri, accettare una rimessa da parte di emigranti e non
devolverli a opere di beneficenza e costruire il tutto a proprie
spese, anche in considerazione che quelle persone era morte
per quello Stato che adesso continuava a vivere?” La risposta,
in questo caso, spetterebbe al lettore.
Il 26 ottobre 1990, il nostro concittadino Stelluto Vittorino,
alias “Calarone”, inviò una lettera da Philadelphia a Gennaro
Lucera nella quale portò alla luce due incontrovertibili
eventi biccaresi, anche questi già avvolti dalla nebbia
dell’oblio. Il primo evento fu quello della rivolta dei biccaresi,
avvenuta nel 1946, 83 contro l’ammassatore e i suoi complici,
tra i quali figurava anche il Maresciallo dell’Arma del tempo. Il
secondo fu l’inoltro dell’intero fascicolo che si allega al n. 24.
Se si osserva attentamente la foto dell’allegato che riproduce il
monumento e si analizzi con oculatezza l’intero allegato si possono
fare alcune considerazioni. È evidente che la foto del monumento
non faceva parte dell’iniziale “fardello” sia perchè era
ancora a costruirsi quando fu effettuata la raccolta fondi sia
83
La rivolta biccarese del 1946 è stata inerita nella raccolta degli eventi culturali tenuti
a Biccari dall’Ass.ne Culturale “Terra di Mezzo” nel 2017.
114
Giuseppe Osvaldo Lucera
perchè appare direttamente scollegata con i fogli del riepilogo
dei sottoscrittori che ha, di per sé, un frontespizio: quello
dell’Albo d’Oro. L’altra aspetto che ha attratto la mia attenzione
è proprio la foto in sé. Osservandola bene si può notare con
facilità che la famosa scritta in numeri latini non compare, come
non appare neanche la lapide dei nomi, ma si può già osservare
la scritta posta al disopra del braccio, in lettere dal colore
nero, che esiste ancora oggi anche se parzialmente ricoperta
dall’edera. Inoltre, a destra della scritta si può scrutare un riquadro,
di colore nero, attualmente eliminato, nel quale, con
moltissime probabilità, vi era incastonato il simbolo dei Savoja
(croce bianca, ecc.) oppure il simbolo del fascismo rappresentato
dal “fascio da combattimento”. Per me è più probabile il
primo del secondo in quanto il regime fascista, in quel momento
dato, era ancora in fase di consolidamento. Ma tutte queste
assenze, rilevabili nella foto, fa supporre che la mancanza della
lapide e quella della scritta, evidentemente applicate in epoche
successive, sono dovute senz’altro all’epoca in cui la foto fu effettuata,
ma se si osserva l’allegato n. 26, dove sono riportate n.
23 foto di caduti rispetto ai 61 effettivamente nativi di Biccari e
caduti tutti nella Grande Guerra, ci fa supporre che molti dei
deceduti non erano affatto a conoscenza delle autorità che fecero
circolare la foto. Furono senz’alto delle autorità politiche a
fare tutto questo sia perché c’è l’uso del simbolo del fascio e
sia per il costo da riservare ad una foto del genere. Inoltre questo
è l’unico documento “ufficiale” ne quale compare Salinaro
Giuseppe come nativo di Biccari, il ché non risponde a verità .
Facciamo un passo indietro e ritorniamo alla lapide. Sulla
lapide dei caduti ’15-’18 compare Lucera Giambattista, di cui
abbiamo già parlato, e lo stesso compare anche sulla foto. Questo
aspetto ci potrebbe indurre ad una affrettata considerazione
115
Non solo… nomi
del tipo: hanno sbagliato. Però, che ci sia stato un errore è più
che evidente, ma come hanno fatto a scrivere su di una lapide e
ad inserire il nome di Lucera Giambattista nella foto se questo
altro non era, in quel momento storico, un soldato nemico?
Quest’ultima considerazione mi porta a dover riconoscere che
certe scelte (lapide e foto) siano state operate in un periodo
senz’altro post fascista altrimenti non si spiegherebbero queste
azioni, specie in presenza di un regime dittatoriale e militarista
come fu il fascismo di mussoliniana memoria.
116
Giuseppe Osvaldo Lucera
PARTE SECONDA:
LA SECONDA
GUERRA MONDIALE
1940 – 1945
117
Giuseppe Osvaldo Lucera
CAPITOLO I/bis
LE CAUSE CHE SCATENARONO
LA SECONDA GUERRA
MONDIALE
Trascorsero soltanto 14 anni dalla costruzione del
monumento ai caduti di Biccari (1926) della Grande Guerra
che ne scoppiò un’altra nel 1940. Ma prima di inoltrarci brevemente
nelle cause che la determinarono, quasi tutti i libri di
questa scuola ne dimentica una, molto importante, che contiene
in sé insegnamenti che spesso il capitalismo mondiale, ormai
involuto in capitalismo finanziario di tipo globale, ha da molto
tempo fatto dimenticare. Questa causa riguarda le condizioni
capestro che furono assegnate alla Germania, trasformatasi,
dopo la sconfitta, da impero centrale e dominante in un regime
repubblicano di infima condizione.
Nacque in questo modo la Repubblica di Weimar che si
accollò tutti i debiti di guerra “consistenti” in una cifra assurda
per la quantità, non certo per i danni arrecati con la Grande
Guerra. Al debito si aggiunse la disoccupazione, la fame, una
crisi economica a dir poco catastrofica alla quale si aggiunse la
conseguenziale azione degli scioperi e delle azioni di sinistra
guidate dalla Luxemburg. Ci furono nazioni, come la Francia e
il Belgio, che per garantirsi i loro crediti di guerra giunsero perfino
ad occupare parte del suolo tedesco, come la valle della
Rhur, dopo averne perfino riconosciuto, in sede d’armistizio,
119
Non solo… nomi
l’appartenenza alla Germania. Ma oltre al grande debito di
guerra nella mente dei tedeschi continuava a non essere digerita
la cosiddetta questione di Danzica, che apparirà sullo scenario
europeo soltanto qualche anno dopo. 84
Ma al di là di questa problematica c’era una questione
ancor più forte, che provocava risentimento alla Germania di
non facile soluzione. L’accordo di pace aveva previsto la cessione
alla Francia sia dell’Alsazia che delle Lorena, nonché lo
sfruttamento del bacino carbonifero della Saar, che sarebbe ritornato
tedesco solo nel 1935. Questa clausola dell’accordo
provocava un risentimento generalizzato nella popolazione tedesca.
Poi giunse al comando il nazista Hitler e le cose per i tedeschi
iniziarono a cambiare da un lato, ma a peggiorare dal
punto di vista diplomatico. Hitler riarmò l’esercito beffando gli
accordi stipulati alla fine della prima Grande Guerra e che fa?
Occupa la Cecoslovacchia, con moltissime corresponsabilità
della Francia, dell’Italia e dell’Inghilterra, e poi abbandona la
Società delle Nazioni e si annette l’Austria (il famoso Anschluss).
In Italia comandava Mussolini, in Germania Hitler
(1933), quale ottimo binomio di interessi e di politica poteva
nascere da un accordo tra i due? Infatti Hitler e Mussolini, con
l’istituzione dell’Asse Roma – Berlino, aderirono al patto Anticomintern
che subito dopo si trasformerà nel famoso e cosiddetto
“Patto d’Acciaio”. 85 C’era, inoltre, un’altra motivazione
84
Danzica, o meglio, il corridoio di Danzica fu creato con il trattato di pace che
chiuse la Grande Guerra. Esso fu creato per consentire alla Polonia di avere uno
sbocco al mare e per ottenere ciò divisero la Prussia occidentale dalla Prussia orientale.
85
Il Comintern era una coalizione politica gestita dalla Russia sovietica che accoglieva
al suo interno tutti i partiti comunisti del mondo, non a caso si chiamava anche
Terza Internazionale. Il patto d’acciaio stringeva un’alleanza sia "difensiva" sia
"offensiva" fra Italia e Germania, nella quale le due Nazioni erano obbligate a fornire
reciproco aiuto politico e diplomatico in caso di situazioni internazionali che met-
120
Giuseppe Osvaldo Lucera
dovuta alle differenti valutazioni italo-francesi e italo-inglesi
sulle rivendicazione italiane su Nizza, Savoia e Corsica 86 e sul
Nord Africa, dove l’Inghilterra aveva importanti basi militari.
Il conflitto cino-giapponese, scoppiato nel 1937, nato
dall’invasione della Cina da parte del Giappone, divenne ben
presto una guerra sanguinosa, moralmente sostenuta da Mussolini
e da Hitler. Invece le rivendicazioni di Hitler sulla città di
Danzica e quindi sul "corridoio polacco" causarono un forte
allarme sia nella Gran Bretagna che in Francia. Queste due Nazioni
pur avendo sempre covato in seno la speranza di arginare,
con l'aiuto del nazismo, la nascente potenza bolscevica, si ritrovarono
ora costrette a frenare la corsa alla guerra di Hitler,
tentando di allearsi proprio con l'Unione Sovietica, ma Hitler,
giocando d'astuzia e prevenendo le potenze occidentali, rinnegando
tra l’altro il suo aperto anticomunismo, strinse con Stalin
tessero a rischio i propri "interessi vitali". Questo aiuto sarebbe stato esteso al piano
militare qualora si fosse scatenata una guerra; i due Paesi si impegnavano, inoltre, a
consultarsi permanentemente sulle questioni internazionali e, in caso di guerra, a non
firmare eventuali trattati di pace separatamente; la durata del trattato fu inizialmente
fissata in dieci anni.
86
Nizza e la Savoia fu il prezzo che la monarchia sabauda pagò all’imperatore dei
francesi, Napoleone III, per il suo appoggio all’unificazione dell’Italia. I Savoja, dopo
aver portato a termine l’unificazione ne chiesero la restituzione: dei bravi e veri
figli di … Per quel che riguarda, invece, la Corsica, che pare che abbia parecchi padroni,
tutti dimenticano che su quel territorio vive da secoli un indipendentismo che
non permetterà nessun passaggio alle dipendenze di altri Stati, se non la sua stessa
affermazione. L’indipendentismo corso è cosa antica, covava sotto al cenere sin dai
tempi di Genova. Raggiunse una punta importante subito dopo la 1° Guerra Mondiale
quando, improvvisamente, la Francia inviò sull’isola circa 15.000 soldati, i famosi
“peid - noirs” (piedi neri) che provenivano dal Nord Africa, colonie anche queste,
sembrò un’occupazione vera e propria. L’indipendentismo corso oggi si regge sul
principio che l’annessione alla Francia, avvenuta il 30 novembre 1789, non fu mai
ratificata da un plebiscito (nemmeno tipo – farsa, come avvenne in Italia nel 1860) o
da un referendum. Anche l’Italia, quindi potrebbe vantare diritti sulla Corsica, ma
credo che sarebbe cosa anacronistica in quanto hanno altro a cui pensare.
121
Non solo… nomi
un patto di non aggressione. Tutto questo accadeva il 23 Agosto
1939. Il patto impegnava Germania e URSS al rispetto reciproco
in caso di conflitto e creava accordi sulla spartizione
della Polonia e delle Nazioni Baltiche (quest'ultima clausola fu
tenuta segreta). Il 1° settembre 1939, Hitler attaccò di sorpresa
la Polonia ed iniziò la Seconda Guerra Mondiale che si concluderà
l’8 maggio 1945 con la resa della Germania, noi avevamo
buttato già la spugna nel 1943 con la caduta di Mussolini e la
fuga in Puglia di casa Savoja.
Il 10 giugno 1940, l’Italia di Mussolini, che in fin dei
conti non aveva poi un rapporto tanto idilliaco con Hitler (lo
considerava una sua fotocopia venuta anche male), nonostante
le guerre già sostenute in Africa (Etiopia e Libia) e il sostegno
allo spagnolo Franco, quindi con un esercito abbastanza raccogliticcio,
decise di entrare in guerra con la convinzione che sarebbe
stata una guerra, anche questa, di tipo “lampo”. 87 Mussolini,
con questa decisione, incominciò ad inanellare una serie
infinita di errori, sciocchezze, pecche e stupidità, che lo faranno
ricordare nella storia d’Italia non più come l’uomo forte o
nuovo, come quando era apparso sulla scena politica italiana,
quindi capace di risolvere tutto l’irrisolvibile, ma come un uomo,
appunto, un semplice uomo che la propaganda e il suo ministero
(il famoso MinCulPop) lo aveva innalzato a semidio.
Tra i tanti errori, inanellati in questo periodo, in quello precedente
e in quello successivo, troviamo, oltre alla dichiarazione
di guerra, effettuata solo per avere un posto tra i vincitori, ma
anche l’istituzione, nell’ambito del Ministero di cui sopra, di
tutta una problematica relativa alla razza e all’odio razziale, alla
successiva approvazione delle famosissime “leggi razziali”,
imposte tra l’altro dalla Germania e alla volontà di formare,
87
Avrebbe detto Orazio: “Si può sbagliare una volta, ed è umano, ma sbagliare una
seconda volta sullo stesso argomento è da ignoranti”.
122
Giuseppe Osvaldo Lucera
con la violenza, il famoso “pensiero unico”. 88 Ma tralasciamo
questo aspetto che poco ci interessa per le finalità del presente
lavoro e volgiamo lo sguardo alla parte destra del nostro Monumento
ai Caduti, costato poco più di L. 90.000 ed innalzato
per coloro che caddero nella 1a Grande Guerra. La guerra finì e
quando finisce una guerra si contano le ferite, le distruzioni e
soprattutto i morti e i dispersi. Considerato però, che a Biccari
esisteva già un monumento in ricordo dei caduti ancorché eretto,
in questo caso durante il Ventennio, ma comunque faceva
ormai parte dell’arredo urbano, perché non utilizzarlo anche
per elencare questi altri? E mentre nella 1a Guerra ci fu carenza
di lire e abbondanza di dollari, e comunque a prendere la decisione
furono dei fascisti, questi secondi, che si chiamavano
democratici, che non avevano i dollari, ma neanche le lire, pensarono
bene di utilizzare ciò che gli altri avevano eretto per aggiungere
anche i loro morti e dispersi. 89
Dicevamo, là dove lo scarno braccio di questa italietta
non può raggiungere ed incoronare, con il suo alloro, anche
questi caduti, nonostante il soldato che in alto sbandiera, che
vigila su tutto, i democratici se la cavarono con qualche spicciolo.
Infatti sul lato destro vi è un’altra lapide sulla quale sono
88
Negli anni che stiamo vivendo, abbiamo la possibilità di poter osservare un tale di
nome Matteo Salvini che percorre le stesse strade, le stesse politiche, le stesse aspirazioni
ed ha gli stessi comportamenti, che ricordano moltissimo quelli del Duce e
dei suoi degni compari di inizio Ventennio, mentre per ciò che riguarda la storia del
“pensiero unico”, lo stesso è da intendersi come “unico” a cui fare riferimento in
quanto gli altri furono tutti dichiarati fuori legge e non al politicamente corretto, che
un’altra aberrazione politica dei nostri tempi. Nel Ventennio fascista non esisteva
opposizione, dopo l’eliminazione di Matteotti non c’era più un partito ammesso in
quella sorta di legalità, non c’era chi poteva pensarla diversamente e se fosse stato
scoperto c’era, questa sì, come soluzione: l’esilio, il carcere e qualche volta la fucilazione.
89
Vedi allegato n. 27: foto del Monumento ai Caduti di Biccari.
123
Non solo… nomi
stati trascritti i nomi degli altri figli di Biccari caduti anch’essi
per una patria avara, crudele, che dichiara una guerra perfino
inutile. Una patria che nella sostanza uscirà sconfitta sul campo
di guerra, ma che la diplomazia, con un armistizio pericolosissimo,
con quasi metà del proprio suolo occupato ancora da una
forza straniera al Nord e dagli Americani al Sud, quindi infischiandosene
delle popolazioni del Nord ancora sotto i tedeschi,
l’8 settembre 1943 firmerà l’armistizio con Mussolini già
catturato e il re fuggito a Brindisi. Nel 1915 in Austria, quando
l’Italia abbandonò l’alleanza con gli Imperi centrali, ci accusarono
di tradimento. Nel 1943 i tedeschi fecero la stessa cosa e
Cefalonia fu solo uno dei tanti esempi della vendetta teutonica
che i tedeschi fecero rientrare nella cosiddetta “operazione
Achse”: la punizione dei traditori. A Farne le spese furono quasi
tutti i militari dislocati nel nord dell’Italia. Dicevamo. Su lato
destro del Monumento, quindi, fu “applicata” un’ulteriore lapide
marmorea sulla quale furono scritti i nomi di coloro che
morirono sul fronte unitamente a coloro che furono dichiarati
dispersi e mai più ritornati a casa. Essi sono:
124
Giuseppe Osvaldo Lucera
Uccisi:
Baselice Giovanni
De Santis Orazio
Marelli Orazio
Salandra Vincenzo
Mendilicchio Antonio
Stelluto Francesco
Tilli Lorenzo
Dispersi:
Bellusci Michele
Cammisa Quirico
Caterino Lorenzo
Colanardi Antonio
Corleto Donato
Casiello Giuseppe
Di Carlo Giuseppe
Di Falco Rocco
D’Imperio Francesco
Di Vietro Raffaele
Ferringo Giuseppe
Lucera Mario
Mignogna Martino
Piacquadio Michele
Romano Donato
Silvestre Donato
Sperti Leonardo
Tilli Giovanni
Tilli Salvatore
Tulino Antonio.
125
Giuseppe Osvaldo Lucera
CAPITOLO II/bis
I FIGLI DI BICCARI
CADUTI NEGLI ANNI
1940-1945
Come nella precedente guerra anche in questa, che scoppierà
nel 1940 per concludersi al sud nel 1943, mentre al nord
durerà ancora per molti mesi, ad essere chiamati e a sopportare
l’intero impatto di una guerra di sterminio saranno sempre e solo
i poveri, i nulla tenenti o coloro che nulla hanno. Ci saranno
anche forti ripercussioni sulla popolazione civile e alla fine della
fiera si conteranno cifre mostruose, composte anche queste
da popoli di diversa origine e diversa cultura. Si giungerà fino
all’uso della bomba atomica da parte degli americani (… e chi
sennò!) contro le popolazioni giapponesi inermi di Hiroshima e
Nagasaki. Le bombe furono fatte scoppiare sia per costatarne la
potenza e la validità del suo uso e sia per far contarne i morti. 90
Una stima ufficiale non esiste e se fatta è tenuta segreta come
tante cose di questo piccolo mondo. I dati che seguono sono
stati presi da una pubblicazione curata dall’ONU e scritta da
una giornalista canadese di nome Evelyn Carrier che parla di
cifre presenti nell’Archivio Ufficiale dell’Onu arrotondate per
difetto. Secondo la Carrier nel periodo preso in esame ci furono
32 milioni di feriti civili; 24 milioni di feriti militari, 39 milioni
e 500 mila vittime civili e militari in Europa e 15 milioni di vittime
civili e militari nel Pacifico. Noi non possiamo, per carenza
di documentazione, stabilire, come abbiamo potuto fare con
90
Gli Americani sono come i Mongoli, lasciano sul campo i feriti degli altri, ma i
propri se li portano via.
127
Non solo… nomi
la Grande Guerra, tutte le persone di Biccari che furono coinvolte
in questa seconda Grande Guerra, se non limitandoci ai
caduti e ai dispersi. I Fogli matricolari comunali si fermano ai
nati del 1922, ma hanno un buco che va dal 1901 al 1912, per
cui i chiamati alle armi di questo specifico periodo ci sono sconosciuti.
Richieste fatte al Ministero della Difesa, che dovrebbe
raccogliere gli archivi dei famosi Distretti Militari Provinciali,
hanno dato un esito negativo, lacunoso e fuorviante, di conseguenza,
qui di seguito possiamo elencare soltanto i dati a nostra
conoscenza. Questa decisione nasce anche dalla considerazione
di evitare di nominarne alcuni e dover tacere degli altri:
DECEDUTI:
- Baselice Giovanni Battista nacque a Biccari il
10/07/1914 da Donato e Ruggiero Carmina, era sposato
con D’Andrea Maria Immacolata ed era un “aratore”-
contadino. Fu arruolato nella 2° Compagnia di Fanteria
del 62° Battaglione di Complemento, Divisione Marmarica.
Morì in Africa per bombardamento aereo nei dintorni
di Sidi Barrani (frontiera Libico-Egiziana) alle ore
12 del 1° agosto 1940. Fu sepolto nella fortezza di Bardia
che gli Inglesi distruggeranno, unitamente alla Divisione
Marmarica, nei primissimi giorni di gennaio del
1941. In quell’occasione gli Inglesi cattureranno circa
38.000 italiani, spediti tutti nei campi di prigionia.
L’atto di morte di Baselice fu sottoscritto dal Dr. Manlio
D’Aprile e dai testi Ten. Cappellano Guido Maria
Ragnoli e dal Sott. Ten. Medico Guglielmo Bignoli; 91
91
Vedi allegato n. 28: atto di morte di Baselice Giovanni Battista e di Salandra Vincenzo.
128
Giuseppe Osvaldo Lucera
- De Santis Orazio nacque a Biccari il 3 ottobre 1916 da
Giovanni e Pellegrini Caterina, celibe, era un commerciante.
La sua è una storia completamente diversa da
quella dei suoi compagni di lapide e, come segnalato
per quelli della Grande Guerra, anche lui non dovrebbe
trovarsi tra i caduti del 1940 – 1945. Infatti De Santis
Orazio morì in Spagna quale volontario della guerra civile
spagnola, schierato con i “nazionalisti” e inquadrato
nel Corpo Truppe Volontarie che Mussolini inviò in
Spagna a sostegno di Francisco Franco, in una guerra
non dichiarata dall’Italia. Infatti le ricerche effettuate
sul sito del Ministero della Difesa non dà nessun risultato,
proprio perché non fu un soldato della seconda
Grande Guerra. Comunque morì l’8 gennaio 1939 ed è
sepolto in Catalogna, nel cimitero Gragnena (Lerida)
oggi Granyena de Segarra – settore vittime “della rinascita
di Espagna 1933 - 1939” – Nell’atto di morte comunicato
al nostro Comune è scritto testualmente: “…
scritto nel registro degli atti di morte, in tempo di guerra
a pag. 3 e al n. 3 d’ordine.” L’Italia, nel 1939, non
era affatto in guerra né con la Spagna né con altre Nazioni.
92
- Marelli Orazio nacque a Biccari il 5 marzo 1920 da Antonio
e Ceglie Maria Giovanna, fu arruolato nel 13°
Rgt. Fanteria, settima compagnia “Pinerolo”. Morì il 4
febbraio 1941 a quota 802 e rinvenuto cadavere il 9
maggio 1941, a seguito di ferita riportata in combattimento,
ed ivi sepolto. Marelli morì in Albania, lungo il
confine con la Grecia, a quota 802 e fu scoperto cadave-
92
Vedi allegato n. 29: atto di morte di De Santis Orazio.
129
Non solo… nomi
re soltanto 74 giorni dopo, ancora ricoperto di neve. La
battaglia che poi aprirà momentaneamente le porte della
Grecia all’esercito italiano si combatté nei primi giorni
di febbraio, poi ci fu il ritiro in terra albanese, sulla quale
l’Italia esercitava il protettorato. Dovettero giungere
dall’Italia i rinforzi per ritornare su quota 802 e di lì
scendere verso il fiume Desnizza e attraversare
l’omonima valle per giungere in Grecia dove, amara
sorpresa, vi erano già giunti i tedeschi provenienti dalla
Bulgaria. Quella di Marelli fu una morte inutile come
tutte quelle della 1a e della 2a guerra. 93
- Salandra Vincenzo nacque a Biccari il 23 dicembre
1919 da Gaetano e di Anniballi Maria Teresa, ed era un
coltivatore diretto. Fu arruolato nella 21° Compagnia
“Sanità” del 62° Battaglione di Complemento, Divisone
Marmarica. Morì per febbre tifoidea (miocardite) alle
ore 7 del mattino del 10 settembre 1940 nell’ospedale
da campo n. 562, quale componente del personale addetto
all’ospedale da campo n. 401. È sepolto nel cimitero
militare di Tobruch, dando per scontato che ancora
oggi il cimitero militare esista. 94
- Mendilicchio Antonio nacque a Biccari il 26 maggio
1920 da Donato e Serpiello Maria, celibe, bracciante.
Fu arruolato nel 44° Rgt. Artiglieria ed inviato in Africa
del Nord. Morì il 5 gennaio 1941 a seguito di ferite da
arma da fuoco, durante la distruzione di Bardia, operata
dagli Inglesi nei primi giorni del mese di gennaio 1941.
Risulta sepolto in località Madi Scemunaf, a 4 km dal
confine Egiziano. 95
93
Vedi allegato n. 30: atto di morte di Marelli Orazio.
94
Vedi allegato n. 28 che contiene anche l’atto di morte di Salandra Vincenzo.
95
Vedi allegato n. 31: atto di morte di Mendilicchio Antonio.
130
Giuseppe Osvaldo Lucera
- Stelluto Francesco nacque a Biccari il 12 novembre
1919 da Gabriele e Cristinziano Maria Teresa, celibe e
di professione sarto. Fu arruolato nel 42° Rgt. Fanteria,
Compagnia Carmoni, e morì il 27 febbraio 1941 in Albania
a seguito di ferite multiple da schegge al viso, al
tronco e agli arti inferiori a causa di una bomba lanciata
dai soldati Greci. Fu sepolto nel secondo cimitero di
guerra di Turano. 96
- Tilli Lorenzo nacque a Biccari l’11 giugno 1914 da
Giacomo e Ceglie Maria Concetta, di professione coltivatore
diretto. Fu arruolato nel 62 Battaglione Fanteria
di Complemento, nella 2a divisione. Morì alle ore 15,30
del 1 agosto 1940 nell’ospedale da campo n. 455 in seguito
a frattura comminata nel torace destro, 3° inferiore,
dello spappolamento del piede destro, di una ferita
con protuberanza frontale e da “shoc traumatico”. 97 Fu
sepolto nel cimitero militare di Bardia, sul confine Libico
– Egiziano. 98
- Di Lorenzo Angelo nacque a Biccari l’11 febbraio 1913
da Donato e Tumolo Giovina, di professione faceva il
bracciale. Fu arruolato nel 45° Rgt Artiglieria 99 e subito
ebbe il grado di sergente. Combatté sul fronte grecoalbanese
e in Sicilia. Non si dispone del nome del luogo
96
Vedi allegato n. 32: atto di morte di Stelluto Francesco.
97
Da notare la presenta di una parola straniera (ovvero come la si pronuncia) in un
documento ufficiale dell’esercito, in epoca fascista.
98
Vedi allegato n. 33: atto di morte di Tilli Lorenzo.
99
Questo Rgt di Artiglieria traeva la sua origine dal Battaglione Volontari Modenesi
formatisi nel 1859 al seguito di Vittorio Emanuele II quando iniziò ad impossessarsi
dell’Italia. Fu impiegato, una volta regolamentato, nell’esercito sabaudo anche per la
campagna contro il brigantaggio nel periodo che va dal 1860 al 1870.
131
Non solo… nomi
DISPERSI:
dell’ultima battaglia dove avvenne il ferimento. Morì il
29 ottobre 1944 nel comune di Montese (dove era stato
organizzato un ospedale da campo) per le conseguenze
delle gravi ferite riportate. Il padre, Donato, fu vittima
anche lui della guerra, come rilevato tra i caduti della
Prima Grande Guerra, quindi era un orfano di guerra e
per tale motivo non sarebbe dovuto andare a combattere,
avendo la famiglia già dato. In Comune non esiste
un atto di morte ma, stranamente, solo un’annotazione
comunicata dal Comune di Montese. 100
- Bellusci Michele nacque il 13 ottobre 1922 da Antonio
e Viglione Maria Giuseppa, era un coltivatore in proprietà.
Morì a causa della “famigerata” campagna di
Russia 101 l’8 marzo 1943, in prigionia, nell’ospedale n.
2599 del campo di concentramento di Tambov nel quale
si verificarono moltissimi casi di cannibalismo per scarsità
di viveri. In quel campo i russi internarono 28.000
prigionieri italiani, ne ritornarono circa 2.750. 102
- Cammisa Quirico nacque a Biccari il 12 luglio 1922 da
Giuseppe e da Picaro Maria Rosa, era un coltivatore diretto-
contadino. Fu arruolato nel 29° Rgt. Artiglieria e
dichiarato deceduto per irreperibilità durante la fase di
ricognizione dei militari non più ritornati che avvenne il
15 luglio 1952. Dove sia deceduto o sepolto è sconosciuto.
100
Vedi allegato n. 37: elenco dei deceduti in guerra di Biccari 1940 - 1945
101
Ci cascò Napoleone, e non fu un insegnamento, poi ci son cascati Mussolini e
Hitler. L’inverno russo (il generale inverno) è micidiale.
102
Interessante è leggere un breve racconto di un sopravvissuto sulle condizioni
igieniche, alimentari e lavorative dei prigionieri di Tambov. Vedi allegato n. 34.
132
Giuseppe Osvaldo Lucera
- Caterino Lorenzo nacque a Biccari il 22 novembre 1923
da Giovanni e De Filippis Concetta, era un coltivatore
diretto-contadino. Fu arruolato nel 66° Rgt. Fanteria e
morì in Grecia l’8 settembre 1943, giorno della firma
dell’armistizio con gli alleati, il corpo di Caterino non
fu mai ritrovato. 103
- Colanardi Antonio nacque a Biccari il 1° giugno 1912
da Giuseppe e Di Vietro Maria Donata, era coltivatore
diretto-contadino. Fu arruolato nel 6° Rgt. Bersaglieri e
dichiarato disperso il 23 febbraio 1943. In realtà morì
nel campo di prigionia russo n. 165 di Taliza, famoso
campo di concentramento dove morirono circa 70.000
internati. 104
- Corleto Donato nacque a Biccari il 2 luglio 1911 da Fedele
e Ferringo Maria Giovanna, era un coltivatore diretto-contadino.
Fu arruolato nel 48° Rgt. Fanteria e,
presumibilmente, morì il 20 febbraio 1943, durante la
battaglia della Neretva. In quell’occasione le truppe jugoslave
procedettero a fare parecchi prigionieri della
cui sorte non si è saputo mai più nulla.
- Casiello Giuseppe nacque a Biccari il15 marzo 1917 da
Giovanni Battista e da Garofalo Maria, di professione
aratore. Fu arruolato nella 5°a Compagnia Sanità Trieste
e dichiarato disperso in guerra a seguito del naufragio
del “Conte Rosso” avvenuto il 24 maggio 1941. In
occasione della ricognizione dei militari non più ritor-
103
È strana la coincidenza della morte, quant’anche presunta, dell’8 settembre 1943,
lo stesso giorno in cui Badoglio firmava l’armistizio.
104
Vedi allegato n. 35: pianta del campo n. 165 di Taliza (Russia) redatta da un
iscritto al sito www.unirr.it
133
Non solo… nomi
nati che avvenne il 15 luglio 1952 fu dichiarato definitivamente
disperso in guerra.
- Del Giudice Donato nacque a Biccari il 25 maggio
1916 da Luigi e da Cozzella Filomena, di professione
manovale. Fu arruolato nel 9° Rgt Genio che faceva
parte della Brigata Meccanizzata Pinerolo, al tempo posta
alla sorveglianza delle isole dell’Egeo. Infatti si ritiene
che Del Giudice sia deceduto a Creta durante
l’omonima battaglia avvenuta tra la fine di maggio e
l’inizio di giungo del 1941. il 30 settembre 1943 la data
di morte del soldato Del Giudice venne ufficializzata.
Del Giudice fu uno dei tanti ad essere condannato a 7
mesi di reclusione “per oltraggio” al Comando Supremo
dell’esercito che “teneva i giovani al vagabondaggio
mentre erano indispensabili per il lavoro della loro
famiglia”. 105
- Di Carlo Giuseppe nacque a Biccari il 27 dicembre
1909 da Pasquale Antonio e Tumolo Lucia, di professione
bracciale. Fu arruolato 37° Rgt. Fanteria e fu dichiarato
disperso il 2 aprile 1944 a seguito
dell’affondamento del “Savoia II”, che stava trasportando
reparti militari, nei pressi del porto di Bergen, nel
Mar del Nord. Cosa ci facessero i militari italiani nel
Mar del Nord è un mistero che non sono riuscito a spiegarmi
- Di Falco Rocco nacque ad Alberona e la famiglia si traferì
a Biccari il 26 ottobre 1933. Era nato da Tobia e
Corvelli Rosa il 10 aprile 1910, di professione era bracciale.
Fu arruolato nel 9° Rgt. Bersaglieri e inviato in
Albania dalla quale non tornò più. Fu dichiarato uffi-
105
Vedi allegato n. 36 relativo al foglio matricolare di Del Giudice. La sentenza del
Tribunale Militare di Foggia è stata concessa soltanto in visione.
134
Giuseppe Osvaldo Lucera
cialmente disperso a seguito della ricognizione dei militari
non più ritornati che avvenne il 15 luglio 1952. Il 9°
Rgt. Bersaglieri partecipò all’operazione OMT (Oltre
Mare Tirana) e faceva parte del 1° scaglione che affronterà
l’esercito greco a Coriza. In quell’occasione molti
soldati italiani furono catturati dai greci e di De Falco
non si è saputo mai più nulla.
- D’Imperio Francesco nacque a Biccari il 25 febbraio
1923 da Giuseppe e Lucera Angela Rosa, di professione
faceva il manovale. Fu arruolato nel 2° Battaglione di
Artiglieria di Campagna al seguito della Divisione “Acqui”
dislocata a Cefalonia. I fatti di Cefalonia sono poco
conosciuti, comunque dopo il bombardamento e la resa
degli italiani ai tedeschi molti prigionieri furono deportati,
altri uccisi ed altri ancora caricati su mezzi navali
tedeschi e traferiti altrove. Del nostro soldato non si è
mai conosciuta la destinazione o il motivo della morte
che viene indicata, in modo molto approssimativo, per
13 novembre 1943. 106
- Di Vietro Raffaele nacque a Biccari il 1° febbraio 1913
da Francesco Saverio e D’Imperio Filomena, era coltivatore
diretto. Fu prima dispensato dal compiere la
ferma obbligatoria ma, poi, fu richiamato il 25 settembre
1935 per essere congedato il 1° luglio 1936, quindi
una leva brevissima. Con la dichiarazione di mobilita-
106
L’8 settembre 1943 ci fu l’armistizio tra l’Italia e le Potenze alleate. I tedeschi di
stanza nelle isole vicino e a Cefalonia chiesero la resa dei reparti italiani, cosa che
non avvenne e che scatenò l’ira di Hitler che, da vero pazzo, dette il via alla repressione.
Oltre ai morti in seguito alla battaglia, che inevitabilmente scoppiò, ci furono
le fucilazioni di coloro che furono fatti prigionieri e il siluramento dei battelli italiani
che cercavano di rifugiarsi altrove.
135
Non solo… nomi
zione generale, invece, ritornò nell’esercito e fu subito
abile e arruolato nel 54° Rgt. Fanteria e inviato nella
Libia orientale, sul confine con l’Egitto. La data presunta
di morte è il 5 dicembre 1941 ed il luogo, dove essa
pare che sia avvenuta, è Tobruch, durante la prima battaglia
combattuta per il possesso di quel porto contro gli
Inglesi.
- Ferringo Giuseppe nacque a Biccari il 24 marzo 1913
da Donato e Fiorella Maria Rosa, era un coltivatore diretto
di terreno sia in fitto che in proprietà. Partì per la
leva, essendo stato arruolato nel 9° Rgt Fanteria, il 5
aprile 1934 e fu congedato il 1° luglio 1936 con il grado
di Caporale. La mobilitazione generale 107 lo riportò
nell’esercito e, come il soldato che lo precede, finì in
Africa orientale, precisamente in Cirenaica di supporto
e in collaborazione con le truppe dell’Afrikakorps di
Rommel. Non tornò più dal deserto libico e dai campi
di prigionia degli Inglesi. La data di morte è fissata nel
31 marzo 1941 ma è di molto approssimativa.
- Lucera Mario 108 nacque a Biccari 12 luglio 1911 da
Giambattista e Maria Giuseppa Molle, figura essere un
107 Necessita qui informare che all’epoca, ma anche nei governi della destra e sinistra
storica nonché dei cosiddetti governi liberali (1861 – 1922) i soldati al termine della
leva obbligatoria ricevevano il congedo illimitato che illimitato non era affatto in
quanto in caso di chiamata generale alle armi (caso di guerra e di calamità naturale)
anche i congedati dovevano partecipare alla difesa del sacro suolo se rientranti nei
50 anni di età (non più nei 54 dello Statuto albertino). Quando un qualcosa o un
qualcuno diventa sacro la cosa mi preoccupa e non poco.
108
Mario Lucera in quanto figlio di Giambattista aveva come zii paterni Francesco,
che sposerà Maddalena Goffredo, Michelarcangelo che sposerà, dopo la vicenda
dell’omicidio Checchia, Lucia Cavaliere, Gennaro, Quirico e Aniello. Mario, oltre
ad essere cugino di 1° grado con i nipoti di Donato e Maria Cristina D’Addario è anche
un avo del nostro attivo collaboratore per la stesura di questo libro, che si chiama
Erick Lucera. Erick essendo figlio di Niel J. che a sua volta era figlio di Donato
136
Giuseppe Osvaldo Lucera
coltivatore diretto di terreni in fitto. Fu arruolato nel
30° Rgt. di Artiglieria da Campagna con il grado di Caporal
Maggiore (grado ereditato dal periodo di leva obbligatoria).
Nella Seconda Guerra mondiale le operazioni
compiute sul terreno da parte del 30° Rgt di Artiglieria
da Campagna furono sostanzialmente tre: nel
1940 fu posto al controllo del territorio metropolitano
delle città considerate a rischio dell’Albania, come Tirana,
Valona, Durazzo ed altre che già avevano degli
insediamenti italiani fagocitati da Mussolini fin dal suo
arrivo al potere; nel 1941, invece, ebbe disposizioni di
controllare tutto il territorio albanese e non più solo le
città importanti mentre, tra 1942 e 1943, fu traferito sul
territorio metropolitano della Francia. 109 Stando alla data
di morte presunta, e considerato che venne classificato
come disperso, la morte potrebbe essere indicata come
avvenuta il 29 dicembre 1942, e con moltissime
probabilità sembrerebbe che sia morto in Francia, ma
queste date lasciano sempre il tempo che trovano.
- Mignogna Martino nacque a Biccari il 5 settembre 1909
da Donato e Spinelli Angela Maria, era il 3° di undici
figli e di professione faceva il bracciale, non è da confondere
con l’altro Mignogna Martino che emigrò negli
Usa e che morì nel 1907 a Philadelphia. Fu arruolato
nel 24 Rgt Fanteria la cui storia è in nota a piè pagi-
“Daniel”, che a sua volta figlio di Aniello, risulta quindi essere un procugino di 3° di
Mario.
109
In Albania, nonostante la costituzione di un Partito Fascista locale, si era sviluppato
un forte fronte partigiano che lottava contro il cosiddetto “Protettorato Sabaudo”,
quindi lottavano per l’indipendenza dall’Italia. C’erano, di conseguenza, attacchi,
atti violenti contro gli italiani ivi residenti ed altro.
137
Non solo… nomi
na. 110 Morì in Grecia (e non in Russia, come erroneamente
indicato in qualche documento) presumibilmente
il 18 gennaio 1943.
- Piacquadio Michele nacque a Biccari il 26 gennaio
1913 da Salvatore e da Gallucci Maria Donata, era di
professione bracciale. Dopo aver svolto il servizio di
leva, dal 9 aprile 1934 al 20 marzo 1937, nel Distretto
Militare di Casal Monferrato fu richiamato per evidenti
problemi disciplinari non espiati ed inviato sul fronte libico.
La data presunta di morte è stata fissata al 31 dicembre
1941 e la battaglia fu quella di Bengasi.
- Romano Donato Antonio di Domenico e di Le Donne
Maria Antonia nacque a Roseto Valfortore il 7 agosto
1912 da una famiglia proveniente da Monfalcone, e poi
immigrato a Biccari, di professione faceva il carbonaio.
Fu dichiarato disperso in occasione della ricognizione
dei militari non più ritornati effettuata il 15 luglio 1952.
Non si posseggono ulteriori notizie sia del Reggimento
di appartenenza e sia del luogo della morte.
- Silvestre Donato nacque a Biccari il 6 agosto 1922 da
Antonio e da Ercolino Maria Teresa, di professione era
manovale. Fu arruolato il 14 maggio 1941 e fu dichiarato
disperso in Ucraina il 6 settembre 1943, due giorni
prima dell’armistizio. La data e il luogo della dispersione
non paiono attendibili in quanto in quel periodo nes-
110
Il 24° Rgt fanteria nasce il 24/06/1859 con il nome di Brigata Forlì e si trasformerà
l’11 marzo 1926 nel 44° Rgt Fanteria Forlì mantenendo una Brigata con il numero
24°. Nel 1943 il Rgt era dislocato in Grecia, dove aveva subito una pesante sconfitta.
Sarà sciolto l’8 settembre a seguito dell’armistizio. Da ciò ne deriva che Mignogna
Martino non può essere considerato disperso in Russia, bensì disperso tra l’Albania e
la Grecia, in quanto componente di quella massa di prigionieri che la Grecia non riuscì
mai a preservarli da malattie, dal cattivo cibo ed altre “ingiurie” al corpo
dell’uomo che i vincitori sanno sempre distribuire.
138
Giuseppe Osvaldo Lucera
sun contingente italiano era dislocato in quella regione.
Non si possiede neanche il nome del Reggimento di
permanenza.
- Sperti Leonardo nacque a Biccari il 15 luglio 1918 da
Pietro Paolo e da Freddo Giovina, di professione bracciale.
Fu arruolato nel 2° Rgt di Fanteria ed inviato in
Libia. Nell’attacco italiano all’Egitto dell’estate del
1940 le perdite furono tante e gli Inglesi fecero moltissimi
prigionieri. Negli elenchi degli Inglesi il nostro
soldato non risulta annotato pertanto si presume che i
suo corpo non sia stato riconoscibile. Fu dichiarato disperso
in data 30 novembre 1940.
- Tilli Giovanni Battista nacque a Biccari il 18 novembre
1915 da Donato e da Di Bello Maria Nicolina, di professione
faceva il coltivatore diretto. Fu arruolato nel
62° Rgt Fanteria ed inviato in Africa Orientale. Fu dichiarato
disperso a seguito della battaglia del 31 gennaio
1941 per il possesso della fortezza di Bardia.
- Tilli Salvatore nacque a Biccari il 15 agosto 1922 da
Giacomo e D’Addario Maria il 15 agosto 1922, di professione
coltivatore diretto. Fu arruolato nel 156° Rgt di
Fanteria ed inviato, aggregato all’8a Armata (ARMIR)
in Russia. Nella battaglia della conca di Arbuzovka
(Secondo sfondamento della linea del Don operato dai
sovietici) fu dichiarato disperso in data 31 dicembre
1942.
- Tulino Antonio nacque a Biccari il 27 marzo 1918 da
Giuseppe e a Checchia Maria Michela. All’epoca
dell’arruolamento era studente ed entrò nell’esercito
con il grado di Caporal Maggiore. Arruolato nel 6° Rgt
Bersaglieri fu inviato con l’8a Armata (ARMIR) sul
139
Non solo… nomi
fronte del Don e dichiarato disperso in data 19 dicembre
1942, come poi succederà a Tilli Salvatore. 111
La seconda Guerra fece nascere due entità effimere e una
organizzazione che seppe dare filo da torcere ai due alleati
(Hitler e Mussolini), al punto da trionfare insieme agli alleati.
Questa organizzazione si chiamerà Resistenza, Partigiani, Brigate
della Libertà ed altre locuzioni. La resistenza interna al regime
fascista si era già conclamata al punto che Mussolini fu
costretto ad introdurre il confino, le carceri ed altre punizioni
che coinvolsero personalità politiche importanti quali Gramsci,
Pertini e tanti altri esponenti nazionali antifascisti.
L’assunzione dei pieni poteri da parte di Mussolini non fece altro
che generare l’eliminazione di qualsiasi opposizione interna
e questa “resistenza”, formata soprattutto da comunisti, socialisti,
e poi in seguito da esponenti liberali, democristiani, repubblicani
ed azionisti, rappresenterà proprio l’asse portante delle
cosiddette formazioni partigiane. Durante il ventennio, questi
uomini, ebbero come destino il confino o le carceri, mentre altri
riuscirono a fuggire all’estero, ma è con lo scoppio della
guerra che il futuro di questi uomini cambierà notevolmente. A
livello locale e/o provinciale le punizioni consistevano nell’uso
del cosiddetto “olio di ricino”, che al malcapitato provocava
una diarrea infinita, unitamente alla restrizioni, se non proprio
all’esclusione dai benefici, per sé e per la propria famiglia, previsti
per tutta la popolazione, mentre a volte, anzi spesso, si
usava la violenza, con manganelli, pugni e sevizie varie. Ma
l’arrivo della guerra e la sua “escalation” verso la vittoria degli
alleati, determinò il formarsi di gruppi di armati in perenne
scontro con truppe fasciste e tedeschi. Nacque così la Resistenza,
soprattutto dopo la firma dell’armistizio di Cassibile, che
111
Vedi allegato n. 38 che raccoglie le notizie di tutti i dispersi.
140
Giuseppe Osvaldo Lucera
seppe distinguersi in cruenti scontri, in battaglie, agguati e imboscate
quasi tutte dislocate sui monti e sui rilievi rocciosi. Nel
movimento di opposizione al fascismo confluirono, come abbiamo
detto, in tanti: comunisti, azionisti, monarchici, socialisti,
democristiani, liberali, repubblicani, anarchici e a guerra ultimata
furono proprio questi esponenti ad essere chiamati (tramite
l’elezione all’Assemblea Costituente) a scrivere la Costituzione
e a formare i primi governi dopo la vittoria del referendum,
sulla scelta tra Monarchia e Repubblica, del 1946. La parte
più compatta e numerosa delle formazioni partigiane, ed anche
quella che ebbe più caduti in combattimento era rappresentata
dalla “Brigata Garibaldi”, 112 composta in maggioranza da
comunisti. Questi uomini, unitamente agli altri, fondarono la
Repubblica Italiana. Oggi, a quasi 70 anni di distanza 113 c‘è
stato chi si arrogato il compito di far intendere, utilizzando una
voce tonante, l’inflessione da insulto, con tono accusatorio e
con l’indice sinistro librato in aria, che essere “figlio di un comunista”
non può che essere un’aberrazione. Quanta poca verità
storica possa albergare nella mente di “ominicchi” 114 del ge-
112
Mai nome così sciocco fu utilizzato dai comunisti. E cosa ancor più grave è che
riuscirono a ripetere lo stesso errore nelle elezioni successive con il Fronte Popolare
Democratico (formato da socialisti e comunisti) con l’immagine di Garibaldi sulla
stella a cinque punte di colore verde.
113
L’evento è accaduto nel 2014.
114
Dal libro: Il giorno della civetta - Einaudi – Torino – 1961 – di Leonardo Sciascia
ho tratto il seguente brano in cui il padrino mafioso Mariano esprime il suo rispetto
per il protagonista del romanzo, il capitano dei carabinieri Bellodi:
«Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo
la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie:
gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i
quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, ché mi contenterei l'umanità
si fermasse ai mezz'uomini. E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi:
che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse
dei grandi. E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E in-
141
Non solo… nomi
nere è cosa che non può che spaventarci. Ma torniamo alle nostre
cose.
La Resistenza giunse perfino a catturare Mussolini che
preferì ucciderlo anziché fargli un regolare processo. I partigiani,
anche se l’ordine giunse su disposizione del Comitato di Liberazione
Nazionale, infine, commisero l’obbrobrio di Piazzale
Loreto, e qualche storico poco informato continua ancora oggi
ad affermare il contrario. Circa Piazzale Loreto è da sottolineare
che i partigiani furono spinti quasi certamente dalla necessità
di voler pareggiare le mostruosità commesse dal regime. Al
movimento partigiano gli fu attribuito anche il nome di “Secondo
Risorgimento”, ma qui mi rifiuto di analizzarne le origini
della locuzione.
L’armistizio di Cassibile, sottoscritto con gli americani,
ma in nome degli alleati, causò anche la nascita di due entità
politiche nuove: la Repubblica Sociale Italiana, conosciuta come
repubblica di Salò, e il cosiddetto Regno del Sud che inglobava
parte della Puglia e la Sardegna. A capo di Salò abbiamo
Benito Mussolini mentre a capo del Regno del Sud abbiamo
Vittorio Emanuele III. La Repubblica di Salò nacque unicamente
per voler dei tedeschi e anche al fine di poter controllare
l’intero territorio italiano occupato dagli stessi. Ebbe compiti di
ordine pubblico e sotto questo mandato Mussolini riuscì ad organizzare
numerose “bande armate” che avevano il compito di
vigilare sul territorio, ma anche quello di eliminare fisicamente
tutti gli oppositori. Accorse in aiuto di Mussolini la famosa
“Banda Carità”, che operava sul territorio milanese; la “Banda
Koch” che operava su Roma, Firenze e Milano; la “Banda Fiofine
i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la
loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre. Lei, anche se mi
inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo.»
142
Giuseppe Osvaldo Lucera
rentini” e tante altre. L’uso di queste bande e delle cosiddette
“Brigate Nere”, un vero e proprio esercito regolarmente costituito,
provocarono lo scoppio della guerra civile che durò fino
al 1945. Ci sono moltissimi atroci ed efferati episodi commessi
da queste bande che non distinguevano giovani da anziani,
donne da bambini. 115 La Repubblica di Salò cessò di esistere
tra il 25 aprile 1945 e il 29 dello stesso mese: il 25 ci fu la proclamazione
dello sciopero generale da parte di Sandro Pertini e
Mussolini sciolse dal giuramento, a suo tempo prestato da tutti
i suoi soldati, regolari e irregolari. Il 28 aprile Mussolini fu fucilato
a Dongo, con una buona parte del governo della Repubblica
di Salò e il 29 dello stesso mese, con la “Resa di Caserta”,
tutti furono costretti a depositare le armi e arrendersi.
Dopo l’8 settembre 1943 e dopo la fuga del re in Puglia,
gli alleati imposero al re di creare un governo legittimo da contrapporre
alla Repubblica di Salò e tutto questo accadde a
Brindisi. La giurisdizione del Regno del Sud (effimera espressione
sia perché il Regno d’Italia non era ancora caduto e sia
perché un Regno ha bisogno di libertà di movimento, ciò che
gli era impedito dagli americani, fu molto limitata. L’iniziale
territorio fu costituito da quattro delle cinque province pugliesi
(Foggia era esclusa) e dalla Sardegna, nel febbraio del 1944 gli
alleati aggiunsero la Sicilia. 116 Il 4 giugno 1944 Roma venne
liberata e il re tornò nella capitale nel mese di luglio per abdicare
in favore del figlio Umberto che sarà l’ultimo re d’Italia.
Finì così il cosiddetto Regno del Sud. I Savoja avevano governato
l’Italia dal 17 marzo 1861 al 10 giugno del 1946, cioè per
115
Oggi esiste una copiosa letteratura che ha analizzato l’operato di queste bande.
116
Quest’atto, compiuto dagli americani, fu richiesto esplicitamente sia dal re che
dagli altri esponenti politici (sinistra e centro) per via di istanze indipendentiste siciliane
fortemente sentite dalla popolazione.
143
Non solo… nomi
85 anni, dopo averne sottratto tantissima parte di territorio ai
Borbone. In quegli anni si resero responsabili di svariate guerre,
tra le quali la Ia e la IIa, furono devastanti.
Termina qui il nostro lavoro, la nostra indagine su quelle
due follie che solo gli uomini sono capaci di mettere in cantiere.
Nelle pagini iniziali abbiamo riportato una sorta di aforisma
di Einstein circa la quarta Guerra Mondiale e poiché esprimiamo
gratitudine all’intelligenza di questo scienziato ci preoccupiamo
tantissimo sull’avvento di una terza Guerra Mondiale
proprio perché la stupidità umana non ha limiti.
144
Giuseppe Osvaldo Lucera
INDICE DEI NOMI
nel testo (pag.), in nota (n) e in
allegati (a)
Acerbo Giacomo: sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio
nel 1921, elaborò la legge elettorale
per il PNF. Pag. 97n;
Anniballi Carmela: madre dei
soldati De Brita Nicolamario e
Antonio della 1a Guerra. Pag. 85;
Anniballi Maria Teresa: madre
del soldato Salandra Vincenzo,
2a Guerra. Pag. 130;
Antolini Paolo: scrittore e storico.
Pag. 57, 70, 75;
Bacchin Elena: autrice del libro
farmacista di Biccari; 24 maggio
1915 Pag. 32 e 32n;
Badoglio Pietro: militare e politico
fu a capo del governo nel periodo
dopo l’armistizio del ’43.
Pag. 35, 41, 42, 45, 74 e 211a;
Baselice Donato: padre del soldato
Giovanni della 2a Guerra
deceduto il 1/8/1940. Pag. 128;
Baselice Giovanni: di Donato e
Ruggiero Carmina, soldato della
2a Guerra, deceduto il 1/8/1940.
Pag. 125, 128, 128n e 236a;
Basile Anna Maria: madre dei
soldati Stampone Nicola e Pietro,
della 1a Guerra. Pag. 89;
Basile Antonio: soldato di Biccari
di Domenico e D’Addario
Maria Teresa, disperso sul Carso
il 21/7/1915. Pag. 77 e 233a;
Basile Domenico: padre del soldato
Antonio della 1a Guerra.
Pag. 196a;
Basile Lorenza: madre dei soldati
Stampone Luigi e Giuseppe,
della 1a Guerra. Pag. 89;
Basile Maria Luigia: madre dei
soldati Silvestre Michelarcangelo,
Giuseppe, Urbano e Quirico,
della 1a Guerra. Pag. 89;
Basile Michelarcangelo: di Pietro
e Saltarella Maria Giovanna,
soldato deceduto sul Pasubio il
20/16/1916. Pag. 78;
Basile Nicola: consigliere Amministrazione
Caione, periodo
1922-1926. Pag. 96, 102;
Basile Pietro: padre del soldato
Michelarcangelo della 1a Guerra.
Pag. 78;
Bellusci Antonio: padre del soldato
Michele, disperso
l’8/3/1943. Pag. 125;
Bellusci Michele: di Antonio e
Viglione Maria Giuseppa, soldato
della 2a Guerra, dichiarato disperso
e poi deceduto l’8/3/1943
nel campo di prigionia di Tambov.
Pag. 125 e Pag. 132;
Bianco Angelo: soldato di Biccari
di Salvatore e Pozzuto Maddalena,
deceduto il 6/02/1919 a Nocera
Inferiore per pazzia. Pag. 76;
Bianco Domenico: Padre del
soldato Pasquale e Michele della
1a Guerra. Pag. 83;
145
Non solo… nomi
Bianco Donato: di Giuseppe e
Marzullo Maria Teresa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 83;
Bianco Giuseppe: padre dei soldati
Donato e Quirino della 1a
Guerra. Pag. 83;
Bianco Michele: di Domenico e
Trence Maria Agnese, della 1a
Guerra. Pag. 83;
Bianco Pasquale: di Domenico e
Trence Maria Agnese, soldato
della 1a Guerra. Pag. 83;
Bianco Quirino: di Giuseppe e
Marzullo Maria Teresa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 83;
Bianco Salvatore: padre del soldato
Angelo della 1a Guerra.
Pag. 76;
Bissolati Leonida: politico italiano
e fondatore del partito socialista
riformista. Pag. 72;
Bonelli Maria Antonia: madre
dei soldati Goffredo Luigi, Vincenzo,
Leonardo e Quirico della
1a Guerra. Pag. 86;
Bonelli Rebecca: madre di Lucera
Anna Maria. Pag. 89;
Boselli Paolo: politico e primo
ministro italiano. Pag. 37, 71;
Braca Filippo: di Francesco e
Racioppa Lucia, soldato di Biccari
della 1a Guerra. Pag. 83;
Braca Filomena: madre dei soldati
Spinelli Salvatore e Giambattista
della 1a Guerra. Pag. 89;
Braca Francesco: padre dei soldati
Filippo e Michele della 1a
Guerra. Pag. 83;
Braca Michele: di Francesco e
Racioppa Lucia, soldato della 1a
Guerra. Pag. 83;
Cadorna Luigi: Militare, fu a
capo dell’esercito italiano nella
guerra 1915 – 1918. Pag. 35, 37,
38, 40, 41, 46, 47, 48, 55, 71, 72;
Cadorna Raffaele: militare, politico
prima di Sardegna e poi
d’Italia, padre di Luigi. Pag. 37;
Caione Vincenzo: medico, sindaco,
podestà del comune di Biccari.
Pag. 68, 82, 96, 99, 99n,
100, 101, 102, 105, 108;
Cammisa Anna: madre dei soldati
Picaro Donato e Giovanni,
della 1a Guerra. Pag. 88;
Cammisa Giuseppe: padre del
soldato Quirico della 2a Guerra.
Pag. 132;
Cammisa Lorenzo: padre dei
soldati Pasquale e Pietro della 1a
Guerra. Pag. 83;
Cammisa Pasquale: di Lorenzo
e Caterino Lucia, soldato della 1a
Guerra. Pag. 83;
Cammisa Pietro: di Lorenzo e
Caterino Lucia, soldato della 1a
Guerra. Pag. 83;
Cammisa Quirico: di Giuseppe
e Picaro Maria Rosa, soldato della
2a Guerra dichiarato disperso
con ricognizione anagrafica del
15/7/1952. Non si conosce il luogo
della morte. Pag. 125, 132;
Capozzi Donatantonio: padre
dei soldati Vincenzo e Donato
della 1a Guerra. Pag. 83;
146
Giuseppe Osvaldo Lucera
Capozzi Donato: di Donatantonio
e Lucera Maria Antonia, soldato
della 1a Guerra. Pag. 83;
Capozzi Maria Vincenza: madre
di Minelli Lorenzo e Giuseppe
della 1a Guerra. Pag. 88;
Capozzi Vincenzo: di Donatantonio
e Lucera Maria Atonia,
soldato della 1a Guerra. Pag. 83;
Carponi Pietro: fu Prefetto di
Foggia dall’agosto 1924 al dicembre
1925. Pag. 102, 102n;
Carapella Giuseppe: di Lorenzo
e Russo Lucia, soldato deceduto
nella battaglia di Plezzo il
24/10/1917. Pag. 78;
Carapella Lorenzo: padre del
soldato Giuseppe della 1a Guerra.
Pag. 197a;
Carbone Maria Giovanna: madre
dei soldati Checchia Giannino
e Antonio della 1a Guerra.
Pag. 84;
Carbone Maria Giuseppa: madre
dei soldati Salandra Gaetano
e Angelo, della 1a Guerra. Pag.
89;
Carrier Evelyn: canadese, giornalista,
storica, pubblicista e
scrittrice. Pag. 127;
Casasanta Antonio: di Donato e
Spinelli Maria Teresa, giovane di
Biccari non presentatosi alla
guerra (perché all’estero) e dichiarato
disertore della 1a Guerra.
Pag. 83;
Casasanta Donato: padre di Antonio,
Giuseppe e Salvatore della
1a Guerra. Pag. 83;
Casasanta Giuseppe: di Donato
e Spinelli Maria Teresa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 83;
Casasanta Salvatore: di Donato
e Spinelli Maria Teresa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 83;
Casiello Giovanni Battista: padre
del soldato Giuseppe, disperso
il 24/5/194. Pag. 133;
Casiello Giuseppe: di Giovanni
Battista e Garofalo Maria, soldato
della 2a Guerra, disperso a seguito
naufragio avvento il
24/5/194. Pag. 125, 133;
Casiello Maria Luigia: madre
dei soldati Zerrilli Donato e Giuseppe,
della 1a Guerra. Pag. 89;
Catalano Anna Maria: madre
dei soldati Molle Donato e Michele
della 1a Guerra. Pag. 88;
Catalano Donato: figlio di Luigi
che fu proprietario del locale da
fabbro De Palma. Pag. 113;
Catalano Lorenza: madre del
soldato Cozzella Donato della 1a
Guerra. Pag. 198a;
Catalano Maddalena: madre del
soldato D’Imperio Donato della
1a Guerra. Pag. 200a;
Catalano Maria Giovanna: madre
dei soldati D’Addario Antonio
e Michel della 1a Guerra.
Pag. 85;
147
Non solo… nomi
Caterino Anna Maria: madre
del soldato Petruccelli Vitantonio
della 1a Guerra. Pag. 204a;
Caterino Giovanni: padre del
soldato Lorenzo disperso
l’8/9/1943. Pag. 133;
Caterino Lorenzo: di Giovanni
e De Filippis Concetta, soldato
della 2 Guerra dichiarato disperso
in Grecia l’8/9/1943. Pag. 125;
Caterino Lucia: madre dei soldati
Cammisa Pasquale e Pietro
della 1a Guerra. Pag. 83;
Cavaliere Antonio: di Donato e
Ferringo Lorenza, soldato della
1a Guerra. Pag. 84;
Cavaliere Donato: padre dei
soldati Francesco e Antonio della
1a Guerra. Pag. 84;
Cavaliere Francesco: di Donato
e Ferringo Lorenza, soldato di
Biccari della 1a Guerra. Pag. 84;
Cavaliere Giuseppe: tesoriere
del comitato di Philadelphia per
la raccolta fondi per il Monumento.
Pag. 111;
Cavaliere Maria Giovanna:
madre dei soldati Checchia Donato
e Giovanni della 1a Guerra.
Pag. 84;
Cavaliere Michele: padre del
soldato Vincenzo della 1a Guerra.
Pag. 197a;
Cavaliere Vincenzo: di Michele
e Goffredo Maria Rosa, disperso
sull’altipiano di Asiago il
4/12/1917. Pag. 77, 233a;
Ceglia Antonio: di Donato e di
Carbone Maria Giovanna, soldato
della 1a Guerra. Pag. 84;
Ceglia Celestino: padre del soldato
Giuseppe, Donato (dichiarato
disertore) e di Donato Antonio
della 1a Guerra. Pag. 84;
Ceglia Donato Antonio: di Celestino
e di Bello Filomena, soldato
della 1a Guerra. Pag. 84;
Ceglia Donato: padre dei soldati
Giannino e Antonio della 1a
Guerra. Pag. 84;
Ceglia Giannino: di Donato e
Carbone Maria Giovanna, soldato
della 1a Guerra. Pag. 84;
Ceglia Giuseppe: di Celestino e
Di Bello Filomena, soldato deceduto
sull’Isonzo il 24/10/1916.
Pag. 84;
Ceglia Maria Giuseppa: madre
dei soldati Gruppo Luigi e Vincenzo
della 1a Guerra. Pag. 87;
Ceglie Maria Concetta: madre
del soldato Tilli Lorenzo della 2a
Guerra. Pag. 131;
Ceglie Maria Giovanna: madre
del soldato Marelli Orazio, della
2a Guerra deceduto il 4/2/1941.
Pag. 125;
Cercio Maria Giuseppa: madre
dei soldati Marino Donato e Antonio,
della 1a Guerra. Pag. 87;
Checchia Anna Maria: madre
dei soldati Goffredo Donato e
Giuseppe della 1a Guerra. Pag.
86;
148
Giuseppe Osvaldo Lucera
Checchia Anna Giovina: madre
dei soldati Molle Donato e Orazio,
della 1a Guerra. Pag. 88;
Checchia Annamaria: madre
dei soldati Checchia Donato e
Lorenzo della 1a Guerra. Pag. 84;
Checchia Antonio: di Salvatore
e Silvestre Maria Giovanna, soldato
della 1a Guerra. Pag. 84;
Checchia Donato: di Ponziano e
Cavaliere Maria Giuseppa, soldato
deceduto ad Asiago, quota
211, il 30/10/1916. Pag. 84;
Checchia Donato: di Giambattista
e Checchia Annamaria, della
1a Guerra. Pag. 84;
Checchia Filippo: di Antonio,
emigrato di Biccari negli Usa, fu
il 3° grande finanziatore del Monumento
ai caduti. Pag. 111;
Checchia Giambattista: padre
dei soldati Donato e Lorenzo, 1a
Guerra. Pag. 84;
Checchia Giovanni: di Ponziano
e Cavaliere Maria Giuseppa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 84;
Checchia Giovanni: di Salvatore
e Silvestre Maria Giovanna, soldato
della 1a Guerra. Pag. 84;
Checchia Giuseppe: di Gregorio
e Molle Maria Maddalena, soldato
di Biccari della 1a Guerra.
Pag. 84;
Checchia Giuseppe: giudice
onorario della Pretura di Biccari
e autore del libro: Sotto il tetto
della Puglia. Pag. 21n, 23, 23n;
Checchia Gregorio: padre dei
soldati Lorenzo e Giuseppe della
1a Guerra. Pag. 84;
Checchia Lorenzo: di Gregorio
e Molle Maria Maddalena, soldato
della 1a Guerra. Pag. 84;
Checchia Lorenzo: di Giambattista
e Checchia Annamaria, della
1a Guerra. Pag. 84;
Checchia Maria Giovanna: madre
dei soldati Menichella Michele
e Giuseppe, della 1a Guerra.
Pag. 88;
Checchia Maria Michela: madre
del soldato Tulino Antonio,
disperso il 19/12/1942. Pag. 139;
Checchia Ponziano: padre dei
soldati Donato e Giovanni della
1a Guerra. Pag. 84;
Checchia Salvatore: padre dei
soldati Antonio e Giovanni della
1a Guerra. Pag. 84;
Churchil Wiston: politico inglese
e primo ministro di quel governo.
Pag. 33;
Ciampi Maria Giuseppa: madre
dei fratelli Di Lorenzo Donato,
Giuseppe e Michele della 1a
Guerra. Pag. 68;
Cianfrogna Lucia: madre del
soldato Stelluto Giuseppe della
1a Guerra. Pag. 80;
Cianfrogna Maria Antonia:
madre dei soldati Cimino Pietro,
Giuseppe e di Alessio (disertore
perché all’estero) della 1a Guerra.
Pag. 85;
149
Non solo… nomi
Ciarmoli Angelo: di Antonio e
Mendilicchio Maria Nobila, soldato
deceduto l’8/05/1916 in
ospedale per malattia. Pag. 67;
Ciarmoli Antonio: padre di Angelo
Ciarmoli della 1a Guerra.
Pag. 67;
Ciarmoli Carlo: di Antonio e
Mendilicchio Maria Nobila, soldato
deceduto il 21/10/1915 sul
Monte San Michele. Pag. 67;
Ciccone Maria Costantina: madre
di Giuseppe e Quirico dichiarati
disertori (erano all’estero) e
di Giovanni soldato della 1a
Guerra. Pag. 86;
Cimino Alessio: di Domenico e
Cianfrogna Maria Antonia, dichiarato
disertore della 1a Guerra
(emigrato in Usa). Pag. 85;
Cimino Domenico: padre dei
soldati Pietro, Giuseppe e Alessio
(disertore perché all’estero) della
1a Guerra. Pag. 85;
Cimino Giuseppe: di Domenico
e Cianfrogna Maria Antonia, soldato
della 1a Guerra. Pag. 85;
Cimino Maria Giovina: madre
dei soldati Pierro Donato, Antonio
e Angelo, della 1a Guerra.
Pag. 88;
Cimino Pietro: di Domenico e
Cianfrogna Maria Antonia, soldato
della 1a Guerra. Pag. 85;
Cimino Pietro: segretario del
comitato di Philadelphia per la
raccolta fondi per il Monumento.
Pag. 111;
Cocco Antonio: consigliere
Amministrazione Caione, periodo
1922-1926. Pag. 96, 102;
Colanardi Antonio: di Giuseppe
e Di Vietro Maria Donata, soldato
della 2a Guerra, disperso nel
campo 165 di Taliza (Russia), lo
stesso di Tulino Antonio, dove
morì presumibilmente il
23/02/1943. Pag. 125, 133;
Colanardi Giuseppe: padre del
soldato Antonio disperso il
23/02/1943. Pag. 133;
Colucci Maria Maddalena: madre
dei soldati Lucera Gennaro e
Giambattista, della 1a Guerra.
Pag. 87;
Corleto Donato: di Fedele e Ferringo
Maria Giovanna, soldato
della 2a Guerra, disperso il
20/1/1943 sul fiume Neretva (Jugoslavia).
Pag. 125, 133;
Corleto Fedele: padre del soldato
Donato disperso il 20/1/1943.
Pag. 133;
Corvelli Rosa: madre del soldato
Di Falco Rocco, della 2a Guerra,
disperso in luogo sconosciuto.
Pag. 134;
Cozzella Angela Rosa: madre
dei soldati Giorgione F. Saverio e
Lorenzo della 1a Guerra. Pag. 86;
Cozzella Donato: di Vitantonio e
Catalano Lorenza, soldato di
Biccari disperso sul Monte Grappa
il 20/121917. Pag. 77;
Cozzella F. Saverio: di Vincenzo
e Molle Maria, soldato dece-
150
Giuseppe Osvaldo Lucera
duto sul Monte Grappa il
15/6/1918. Pag. 78;
Cozzella Filomena: madre dei
soldati Ferringo Antonio e Giuseppe
della 1a Guerra. Pag. 86;
Cozzella Filomena: madre del
soldato Del Giudice Donato disperso
il 30/29/1943. Pag. 134;
Cozzella Lucia: madre dei soldati
Goffredo Lorenzo e Donato
della 1a Guerra. Pag. 86;
Cozzella Maddalena: madre del
soldato Pellegrini Orazio della 1a
Guerra. Pag. 203a;
Cozzella Maria Giovina: madre
del soldato Stampone Giovanni
Michele deceduto in prigionia
della 1a Guerra. Pag. 77;
Cozzella Vincenzo: padre del
soldato F. Saverio della 1a Guerra.
Pag. 198a;
Cozzella Vitantonio: padre del
soldato Donato della 1a Guerra.
Pag. 198a;
Crispi Francesco: politico e capo
del governo italiano. Pag. 36;
Cristinziano Maria Teresa:
madre del soldato Stelluto Francesco
della 2a Guerra. Pag. 131;
Cristinziano Matteo: consigliere
Amministrazione Caione, periodo
1922-1926. Nel 1924, per
problemi politici, emigrò per
ignota destinazione. Pag. 96, 102;
D’Addario Angelo: padre del
soldato Salvatore della 1a Guerra.
Pag. 199a;
D’Addario Anna Maria: madre
dei soldati Goffredo Donato, Lorenzo
e Quirico, della 1a Guerra.
Pag. 87;
D’Addario Antonia: madre del
soldato Sessa Michele della 1a
Guerra. Pag. 205a;
D’Addario Antonio: di Donato e
Catalano Maria Giovanna, soldato
della 1a Guerra. Pag. 85;
D’Addario Donato: padre dei
soldati Antonio e Michele della
1a Guerra. Pag. 85;
D’Addario Maria Teresa: madre
del soldato Picaro Salvatore
della 1a Guerra. Pag. 204a;
D’Addario Maria Teresa: madre
di Basile Antonio della 1a
Guerra. Pag. 196a;
D’Addario Maria: madre del
soldato Tilli Salvatore, disperso il
31/12/1942. Pag. 139;
D’Addario Michele: di Donato e
Catalano Maria Giovanna, soldato
della 1a Guerra. Pag. 85;
D’Addario Salvatore: di Angelo
e Di Lorenzo Anna Maria, soldato
disperso sull’altopiano di
Asiago il 6/6/1916. Pag. 77;
D’Andrea Maria Immacolata:
moglie del soldato Baselice Giovanni
deceduto a Bardia il
1/8/1940. Pag. 128;
D’Angelo Maria Giovanna:
madre dei soldati Iorino Angelo,
Giuseppe e Donato della 1a
Guerra. Pag. 87;
151
Non solo… nomi
D’Annunzio Gabriele: scrittore,
poeta, fascista ed amico di Mussolini.
Pag. 41;
D’Imperio Donato: di Michele e
Catalano Maddalena, guardia
campestre, soldato deceduto sul
Piave il 23/8/1917. Pag. 79;
D’imperio Donato: di Raffaele e
Stelluto Anna Maria, soldato della
1a Guerra. Pag. 86;
D’Imperio Filomena: madre del
soldato Di Vietro Raffaele disperso
il 5/12/1941. Pag. 135;
D’Imperio Francesco: di Giuseppe
e Lucera Angela Rosa,
soldato della 2a Guerra, disperso
a Cefalonia il 13/11/1943. Pag.
125, 135;
D’Imperio Francesco: padre di
Giovanni Battista e di Giuseppe
della 1a Guerra. Pag. 86;
D’Imperio Giovanni Battista:
di Francesco e Stanca Maria Luigia,
soldato della 1a Guerra. Pag.
86;
D’Imperio Giuseppe: di Francesco
e Stanca Maria Luigia, soldato
della 1a Guerra. Pag. 86;
D’Imperio Giuseppe: di Raffaele
e Stelluto Anna Maria, soldato
della 1a Guerra. Pag. 86;
D’Imperio Giuseppe: padre del
soldato Francesco disperso a Cefalonia
il 13/11/1943. Pag. 135;
D’Imperio Maria Antonia: madre
di Lucera Giambattista e Antonio
della 1a Guerra. Pag. 66,
87, 90;
D’Imperio Michelarcangelo: fu
arruolato per la leva obbligatoria
dal console italiano di Philadelphia.
Pag. 90;
D’Imperio Michele: padre del
soldato Donato della 1a Guerra.
Pag. 200a;
D’Imperio Raffaele: padre dei
soldati Giuseppe e Donato della
1a Guerra. Pag. 86;
De Angelis Margherita: madre
del soldato Stampone Giovanni
Michele della 1a Guerra. Pag. 80;
De Bellis Maria Antonia: madre
dei soldati Iannelli Raffaele e
Giuseppe, della 1a Guerra. Pag.
87;
De Brita Antonio: di Giuseppe e
Anniballi Carmela, soldato della
1a Guerra. Pag. 85;
De Brita Giuseppe: padre dei
soldati Nicolamario e Antonio
della 1a Guerra. Pag. 85;
De Brita Nicolamario: di Giuseppe
e Anniballi Carmela, soldato
della 1a Guerra. Pag. 85;
De Filippis Concetta: madre del
soldato Caterino Lorenzo disperso
l’8/9/1943. Pag. 133;
De Lillo Maria Giuseppa: madre
dei soldati Stelluto Gabriele e
Luigi, della 1a Guerra. Pag. 89;
De Luca Anna Maria: madre
dei soldati Lucera Luigi e Donato,
della 1a Guerra. Pag. 87;
De Luca Giuseppe: consigliere
Amministrazione Caione, periodo
1922-1926. Pag. 96, 102;
152
Giuseppe Osvaldo Lucera
De Luca Maria Donata: madre
del soldato Lizzi Antonio della
1a Guerra. Pag. 202a;
De Palma Antonio: di Donato e
Sessa Anna Maria, soldato di
Biccari deceduto sul Carso il
28/5/1917. Pag. 78;
De Palma Donato: di Luigi, soldato
di Pesco Sannita, deceduto il
22 maggio 1918, erroneamente
iscritto sulla lapide dei caduti di
Biccari. Pag. 65;
De Palma Donato: padre del
soldato Antonio della 1a Guerra.
Pag. 199a;
De Palma Leonardo: fabbro ferraio
con l’officina posto sotto
l’abitazione dei Catalano, in via
Fuori Porta Garofalo, con accesso
a lato dello studio medico di
Lucera Antonio. Con moltissime
probabilità fu il costruttore della
ringhiera che circondava il Monumento.
Pag. 113;
De Palma Luigi: padre di De
Palma Donato di Pesco Sannita
della 1a Guerra. Pag. 65;
De Santis Giovanni: padre di
Orazio, volontario alla guerra di
Spagna, deceduto l’8/1/1939.
Pag. 129;
De Santis Orazio: di Giovanni e
Pellegrini Caterina, volontario
mussoliniano della guerra di
Spagna, deceduto l’8/1/1939.
Pag. 125, 129, 129n, 237a;
De Troia Maria Giovanna: madre
dei soldati Petruccelli Antonio
e Donato, della 1a Guerra.
Pag. 88;
De Vincentis Angelo: emigrato
di Biccari negli Usa, divenne uno
dei più grandi imprenditori della
Pennsylvania, fu il 2° grande finanziatore
del Monumento ai caduti.
Pag. 111.
Del Boca Angelo: storico, giornalista
e scrittore, autore del volume:
Crodo e la Grande guerra.
Pag. 53, 53n, 54, 54n;
Del Giudice Donato: di Luigi e
Cozzella Filomena, soldato della
2a Guerra, disperso a Creta il
30/9/1943. Pag. 134;
Del Giudice Luigi: padre del
soldato Donato disperso il
30/29/1943. Pag. 134;
Del Vecchio Maria Cristina:
madre dei soldati Tumolo Giuseppe
e Filateo, della 1a Guerra.
Pag. 89;
Di Bello Filomena: madre dei
soldati Ceglia Giuseppe, Donato
Antonio (Donato (dichiarato disertore)
della 1a Guerra. Pag. 84;
Di Bello Maria Nicolina: madre
del soldato Tilli Giovanni Battista,
disperso il 31/1/1941. Pag.
139;
Di Carlo Giuseppe: di Pasquale
Antonio e Tumulo Lucia, soldato
della 2a Guerra disperso il
153
Non solo… nomi
2/4/1944 nel Mar del Nord. Pag.
125, 134;
Di Carlo Pasquale Antonio: padre
del soldato Giuseppe disperso
il 2/4/1944. Pag. 134;
Di Chiara Antonio: di Donato e
Sammarco Maddalena, soldato di
Biccari deceduto per ferite sul
Carso il 26 marzo 1917, presente
sulla lapide, ma non nell’Albo
d’Oro. Pag. 65, 65n, 78, 79n,
176°, 182° 233a;
Di Chiara Donato: di Salvatore
e Ferringo Maria Giuseppa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 85;
Di Chiara Donato: padre del
soldato Antonio della 1a Guerra.
Pag. 65;
Di Chiara Giuseppe: di Salvatore
e Ferringo Maria Giuseppa,
soldato 1a Guerra. Pag. 85;
Di Chiara Salvatore: padre dei
soldati Giuseppe e Donato della
1a Guerra. Pag. 85;
Di Falco Rocco: immigrato in
Biccari da Alberona, di Tobia e
Corvelli Rosa, soldato della 2a
Guerra, luogo e data di morte
sconosciuti. Pag. 134;
Di Falco Tobia: padre del soldato
Rocco, della 2a Guerra, disperso.
Pag. 134;
Di Lorenzo Angelo: di Donato e
Tumolo Giovina, sergente della
2a Guerra, deceduto a Montese,
in ospedale, il 29/10/1944. Pag.
131;
Di Lorenzo Angelo: padre dei
due fratelli Michele, Donato e
Giuseppe della 1a Guerra. Pag.
68;
Di Lorenzo Anna Maria: madre
del soldato D’Addario Salvatore
della 1a Guerra. Pag. 199a;
Di Lorenzo Antonio: di Michelarcangelo
e Silvestre Lucia, soldato
della 1a Guerra. Pag. 85;
Di Lorenzo Donato: di Angelo e
Ciampi Maria Giuseppa, soldato
deceduto sull’Isonzo il
1/11/1916. Pag. 68;
Di Lorenzo Donato: padre del
soldato Angelo, della 2a Guerra.
Pag. 131;
Di Lorenzo Francesco: di Michelarcangelo
e Silvestre Lucia,
soldato della 1a Guerra. Pag. 85;
Di Lorenzo Giuseppe: di Angelo
e Ciampi Maria Giuseppa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 68;
Di Lorenzo Lorenzo: consigliere
Amministrazione Caione, periodo
1922-1926. Pag. 96, 102;
Di Lorenzo Michelarcangelo:
padre dei soldati Antonio e Francesco
della 1a Guerra. Pag. 85;
Di Lorenzo Michele: fratello di
Donato deceduto sul Carso il
1/11/1916. Pag. 68;
Di Marzio Lucia: madre dei soldati
Mignogna Michele e Pietro
della 1a Guerra. Pag. 88;
Di Pierro Antonio: di Domenico
e Guadagno Concetta, soldato disperso
nella guerra 15-18 in data
24 maggio1917, presente
nell’Albo d’Oro, ma non sulla
lapide. Pag. 25, 65, 79, 177a;
154
Giuseppe Osvaldo Lucera
Di Pierro Domenico: padre di
Antonio Di Pierro e Vincenzo
della 1a Guerra. Pag. 65, 85;
Di Pierro Vincenzo: di Domenico
e Guadagno Concetta, soldato
della 1a Guerra. Pag. 85;
Di Salvo Giovanni: di Salvatore
e Ciccone Maria Costantina, soldato
della 1a Guerra. Pag. 86;
Di Salvo Giuseppe: di Salvatore
e Ciccone Maria Costantina, soldato
della 1a Guerra, dichiarato
disertore (estero). Pag. 86;
Di Salvo Quirico: di Salvatore e
Ciccone Maria Costantina, soldato
della 1a Guerra, dichiarato disertore
perché all’estero. Pag. 86;
Di Salvo Salvatore: padre dei
soldati Giuseppe, Quirico (entrambi
disertori) e Giovanni della
1a Guerra. Pag. 86;
Di Vietro Francesco Saverio:
padre del soldato Raffaele disperso
il 5/12/1941. Pag. 135;
Di Vietro Maria Donata: madre
del soldato Colanardi Antonio disperso
il 23/02/1943. Pag. 133;
Di Vietro Maria Rosa: madre
dei soldati Tilli Giovanni Battista,
Donato e Giuseppe, della 1a
Guerra. Pag. 89;
Di Vietro Raffaele: di F. Saverio
e D’Imperio Filomena, soldato
della 2a Guerra, disperso in Nord
Africa il 5/12/1941. Pag. 135;
Diaz Armando V.: militare e capo
dell’esercito italiano 1a Guerra.
Pag. 35, 39, 41, 42, 45, 58, 72,
74;
Doria Raffaele: consigliere
Amministrazione Caione, periodo
1922-1926. Pag. 96, 102;
Ercolino Donato: padre dei fratelli
Ercolino: Vincenzo, Giuseppe
e Giovanni della 1a Guerra.
Pag. 68, 100;
Ercolino Giovanni: di Donato e
Tulino Maddalena, soldato e fratello
di Vincenzo e di Giuseppe,
deceduto in ospedale il
22/01/1919. Pag. 68, 75, 100,
233a;
Ercolino Giuseppe: di Donato e
Tulino Maddalena, soldato e fratello
di Vincenzo e di Giovanni,
deceduto il 21/07/1916 per ferite.
Pag. 68, 69, 75, 100, 233a;
Ercolino Maria Teresa: madre
del soldato Silvestre Donato disperso
il 6/9/1943. Pag. 138;
Ercolino Vincenzo: soldato di
Biccari, figlio di Donato e Tulino
Maddalena, e fratello di Giuseppe
e di Giovanni, deceduto il
5/8/1918 in prigione nemica per
malattia. Pag. 68, 69, 100, 233a;
Esperti Maria Rosa: madre del
soldato Molle Pietro della 1a
Guerra. Pag. 203a;
Facta Luigi: politico e capo del
governo italiano. Pag. 42;
Fecca Luigi: padre del soldato
Orazio della 1a Guerra. Pag.
200a;
155
Non solo… nomi
Fecca Orazio: di Luigi e Stelluto
Maria Rosa, soldato deceduto sul
Carso il 6/6/1916. Pag. 79;
Ferringo Antonio: di Costanzo e
Cozzella Filomena, soldato deceduto
in stato di prigionia nella
guerra 15-18. Pag. 86;
Ferringo Costanzo: padre dei
soldati Antonio e Giuseppe della
1a Guerra. Pag. 86;
Ferringo Donato: padre del soldato
Giuseppe disperso il
31/3/1941. Pag. 136;
Ferringo Giuseppe: di Costanzo
e Cozzella Filomena, soldato di
Biccari della 1a Guerra. Pag. 86;
Ferringo Giuseppe: di Donato e
Fiorella Maria Rosa, soldato della
2a Guerra, disperso in Nord
Africa il 31/3/1941. Pag. 125,
136;
Ferringo Lorenza: madre dei
soldati Cavaliere Francesco e
Antonio della 1a Guerra. Pag. 84;
Ferringo Lucia: madre dei soldati
Silvestre Antonio, Luigi e
Urbano, della 1a Guerra. Pag. 89;
Ferringo Maria Giovanna: madre
del soldato Corleto Donato
disperso il 20/1/1943. Pag. 133;
Ferringo Maria Giuseppa: madre
dei soldati Di Chiara Giuseppe
e Donato della 1a Guerra. Pag.
85;
Fiorella Anna Maria: madre del
soldato Menichella Giuseppe della
1a Guerra. Pag. 203a;
Fiorella Costanzo: padre del
soldato Giuseppe della 1a Guerra.
Pag. 76;
Fiorella Donato: padre del soldato
Salvatore della 1a Guerra.
Pag. 200a;
Fiorella Giuseppe: figlio di Costanzo
e di Russo Maria Giuseppa,
mori il 29/6/1916 per un attacco
con il gas. Pag. 56, 76;
Fiorella Maria Rosa: madre del
soldato Ferringo Giuseppe disperso
il 31/3/1941. Pag. 136;
Fiorella Michele: consigliere
dell’Amministrazione Caione,
periodo 1922-1926. Pag. 96, 102;
Fiorella Salvatore: di Donato e
Minelli Maria Assunta, soldato
deceduto sul Monte Cristallo il
16/6/1916. Pag. 77;
Fiorella Vincenza: madre di Lucera
Maria Antonia, moglie di
Capozzi Donatantonio. Pag. 83;
Flacco Quinto Orazio: fu un
poeta romano. Pag. 122n;
Forcella Enzo: scrittore, sceneggiatore,
giornalista, coautore, insieme
a Manticone, del volume
Plotone d’esecuzione. Pag. 51,
51n, 54;
Forster Charles Aymut: scrittore,
letterato, autore de: Il suffragio
universale. Pag. 68n;
Fragnito Antonio: di Michelarcangelo
e Tozzi Anna, soldato di
Biccari, deceduto sul Carso il
12/7/1915. Pag. 79;
156
Giuseppe Osvaldo Lucera
Fragnito Michelarcangelo: padre
del soldato Antonio della 1a
Guerra. Pag. 200a;
Franco Francisco: fu generale,
politico e dittatore della Spagna.
Pag. 122, 129;
Freddo Giovina: madre del soldato
Sperti Leonardo disperso il
30/11/1940. Pag. 139;
Frescura Attilio: scrittore, autore
del volume: Diario di un imboscato.
Pag. 52n;
Gallucci Giuseppe Rosario:
consigliere dell’Amministrazione
Caione, periodo 1922-1926. Pag.
96, 102;
Gallucci Maria Donata: madre
del soldato Piacquadio Michele
disperso il 31/12/1941. Pag. 138;
Garibaldi Giuseppe: avventuriere,
militarista, negriero, ladro, al
soldo dei Savoja. Pag. 57, 141n;
Garofalo Maria: madre del soldato
Casiello Giuseppe, disperso
il 24/5/1941. Pag. 133;
Giannetti Antonia: madre dei
soldati Picaro Giovanni, Vincenzo,
Salvatore e Mariano della 1a
Guerra. Pag. 88;
Giorgione Donato: padre dei
soldati Francesco Saverio e Lorenzo
della 1a Guerra. Pag. 86;
Giorgione F. Saverio: di Donato
e Cozzella Angela Rosa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 86;
Giorgione Lorenzo: di Donato e
Cozzella Angela Rosa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 86;
Goffredo Costantino: di Michelarcangelo
e Tulino Maria Sofia,
soldato della 1a Guerra. Pag. 87;
Goffredo Donato: di Francesco
Saverio e di D’Addario Anna
Maria, soldato della 1a Guerra.
Pag. 87;
Goffredo Donato: di Lorenzo e
Checchia Anna Maria, soldato
della 1a Guerra. Pag. 86;
Goffredo Donato: di Michelarcangelo
e Tulino Maria Sofia,
soldato della 1a Guerra. Pag. 87;
Goffredo Donato: di Vincenzo e
Cozzella Lucia, soldato della 1a
Guerra. Pag. 86;
Goffredo Donato: padre dei soldati
Luigi, Vincenzo, Leonardo e
Quirico della 1a Guerra. Pag. 86;
Goffredo Francesco Saverio:
padre dei soldati Donato, Lorenzo
e Quirico della 1a Guerra.
Pag. 87;
Goffredo Giuseppe: di Lorenzo
e Checchia Anna Maria, soldato
della 1a Guerra. Pag. 86;
Goffredo Leonardo: di Donato e
Bonelli Maria Antonia, soldato
della 1a Guerra. Pag. 86;
Goffredo Lorenzo: di Fr. Saverio
e di D’Addario Anna Maria,
soldato della 1a Guerra. Pag. 87;
157
Non solo… nomi
Goffredo Lorenzo: di Vincenzo
e Cozzella Lucia, soldato di Biccari
della 1a Guerra. Pag. 86;
Goffredo Lorenzo: padre dei
soldati Donato e Giuseppe della
1a Guerra. Pag. 86;
Goffredo Luigi: di Donato e Bonelli
Maria Antonia, soldato della
1a Guerra. Pag. 86;
Goffredo Maria Maddalena:
madre del soldato Lucera Riccardo
e Donato della 1a Guerra.
Pag. 87;
Goffredo Maria Rosa: madre
del soldato Cavaliere Vincenzo
della 1a Guerra. 197a;
Goffredo Michelarcangelo: padre
dei soldati Donato e Costantino,
soldati della 1a Guerra. Pag.
87;
Goffredo Quirico: di Donato e
Bonelli Maria Antonia, soldato di
Biccari della 1a Guerra. Pag. 86;
Goffredo Quirico: di Fr. Saverio
e di D’Addario Anna Maria, soldato
della 1a Guerra. Pag. 87;
Goffredo Vincenzo: di Donato e
Bonelli Maria Antonia, soldato di
Biccari della 1a Guerra. Pag. 86;
Goffredo Vincenzo: padre dei
soldati Lorenzo e Donato della 1a
Guerra. Pag. 86;
Gramsci Antonio: politico, filosofo,
politologo, giornalista, linguista
e critico letterario italiano,
fu segretario del Partito Socialista
Italiano evoluto poi in Partito
Comunista Italiano. Pag. 140;
Granata Lorenzo: padre del
soldato Salvatore della 1a Guerra.
Pag. 201a;
Granata Salvatore: di Lorenzo e
Spinelli Maria Grazia, soldato
deceduto a Biccari per ferite da
guerra il 17/02/1918. Pag. 78,
233a;
Grazzini Enzo: scrittore, giornalista,
autore del libro Non furono
nemmeno eroi. Pag. 83, 83n;
Gruppo Donato: padre dei soldati
Luigi e Vincenzo della 1a
Guerra. Pag. 87;
Gruppo Luigi: di Donato e Ceglia
Maria Giuseppa, soldato della
1a Guerra. Pag. 87;
Gruppo Vincenzo: di Donato e
Ceglia Maria Giuseppa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 87;
Guadagno Concetta: madre di
Antonio e Vincenzo Di Pierro
della 1a Guerra. Pag. 65, 85;
Guccini Francesco: cantautore,
scrittore, musicista. Pag. 106,
107n;
Hitler Adolfo: politico tedesco,
nato austriaco, cancelliere del
Reich dal 1933 e dittatore, col titolo
di Führer, della Germania
dal 1934 al 1945. Pag. 120, 121,
122, 132n, 135n 140;
Iacovino Maria Arcangiola:
madre del soldato Sassone Giuseppe
della 1a Guerra. Pag. 205a;
Iacovino Maria Lucia: madre
dei soldati Ziccardi Donato e Antonio,
della 1a Guerra. Pag. 90;
158
Giuseppe Osvaldo Lucera
Iannelli Donato: padre dei soldati
Raffaele e Giuseppe della 1a
Guerra. Pag. 87;
Iannelli Giuseppe: di Donato e
De Bellis Maria Antonia, soldato
della 1a Guerra. Pag. 87;
Iannelli Raffaele: di Donato e
De Bellis Maria Antonia, soldato
della 1a Guerra. Pag. 87;
Iarusso Domenico: di Francesco
e Ruggiero Maria Nicolina, soldato
di Biccari deceduto sul Carso
il 25/5/1917. Pag. 79, 93;
Iarusso Francesco: padre del
soldato Domenico della 1a Guerra.
Pag. 201a;
Ingelido Filomena: madre dei
soldati Pellegrini Luigi e Raffaele,
della 1a Guerra. Pag. 88;
Ingelido Maria Rosa: madre dei
soldati Mazzilli Donato e Michelarcangelo,
della 1a Guerra. Pag.
87;
Iorino Angelo: di Nicola e
D’Angelo Maria Giovanna, soldato
della 1a Guerra. Pag. 87;
Iorino Donato: di Nicola e
D’Angelo Maria Giovanna, soldato
della 1a Guerra. Pag. 87;
Iorino Giuseppe: di Nicola e
D’Angelo Maria Giovanna, soldato
della 1a Guerra. Pag. 87;
Iorino Nicola: padre dei soldati
Angelo, Giuseppe e Donato della
1a Guerra. Pag. 87;
Lassu Emilio: scrittore e politico,
autore del volume: Un anno
sull’altipiano. Pag. 46, 47;
Le Donne Maria Antonia: madre
del soldato della 2a Guerra:
Romano Donato, disperso. Luogo
e data di morte sconosciuta. Pag.
138;
Lilin Nicolaj: autore del volume
Educazione Siberiana. Pag. 20,
20n;
Lizzi Antonio: di Urbano e De
Luca Maria Donata, soldato di
Biccari disperso sull’altopiano di
Asiago il 6/06/1916. Pag. 77;
Lizzi Urbano: padre del soldato
Antonio della 1a Guerra. Pag.
202a;
Lombroso Cesare: medico dilettante,
criminologo immaginario,
autore della teoria della fossetta
occipitale o delle sopracciglia
unite che son cause della delinquenza
degli uomini che le possiedono.
Pag. 55;
Longo don Francesco Saverio:
consigliere Amministrazione
Caione, periodo 1922-1926. Pag.
96, 100, 102;
Lucera Angela Rosa: madre del
soldato D’Imperio Francesco disperso
a Cefalonia il 13/11/1943.
Pag. 135;
Lucera Aniello: di Donato e Colucci
Maria Maddalena, fu
159
Non solo… nomi
arruolato per la leva obbligatoria
dal console italiano di Philadelphia.
Pag. 90, 90n, 206a;
Lucera Anna Maria: madre dei
soldati Salvati Francesco, Rocco
e Quirico, della 1a Guerra. Pag.
89;
Lucera Antonio: di Biagio, medico
proprietario dello studio
medico di via Fuori Porta Garofalo.
Pag. 113;
Lucera Antonio: di Giambattista
e Menichella Maria Teresa, soldato
di Biccari della 1a Guerra.
Pag. 87;
Lucera Antonio: di Paolino e
D’Imperio Maria Antonia, soldato
della 1a Guerra. Pag. 87;
Lucera Cataldo Donato: padre
di Lucera Angela Rosa. Pag. 135;
Lucera Donato: di Francesco e
Goffredo Maria Maddalena, soldato
della 1a Guerra. Pag. 87;
Lucera Donato: di Giuseppe e
De Luca Anna Maria, soldato
della 1a Guerra. Pag. 87;
Lucera Donato: padre dei soldati
Gennaro e Giambattista, della
1a Guerra. Pag. 87;
Lucera Francesco: padre dei
soldati Riccardo e Donato della
1a Guerra. Pag. 87;
Lucera Gennaro: di Donato e
Colucci Maria Maddalena, soldato
di Biccari deceduto il
14/10/1918 in ospedale per ferite
da combattimento. Pag. 87;
Lucera Giambattista: biccarese
naturalizzato statunitense, sepolto
prima in Francia e poi a Biccari,
di Paolino e D’Imperio M. Antonia,
cadde nella battaglia della
Mosa-Garonne il 5/10/1918. E’
riportato sulla lapide dei caduti di
Biccari. Pag. 78, 87, 90, 115,
116, 180°, 181°, 233a;
Lucera Giambattista: di Donato
e Colucci Maria Maddalena, soldato
della 1a Guerra. Pag. 87;
Lucera Giambattista: padre dei
soldati Giuseppe a Antonio della
1a Guerra. Pag. 87;
Lucera Giambattista: padre del
soldato Mario, disperso il
29/12/1942. Pag. 136;
Lucera Giuseppe: di Giambattista
e Menichella Maria Teresa,
soldato di Biccari della 1a Guerra.
Pag. 87;
Lucera Giuseppe: padre dei soldati
Luigi e Donato, della 1a
Guerra. Successivamente fece
parte, dimettendosi subito dopo,
dell’Amministrazione Caione del
periodo 1922-1926. Pag. 87, 96,
102;
Lucera Luigi: di Giuseppe e De
Luca Anna Maria, soldato della
1a Guerra. Pag. 87;
Lucera Maria Antonia: madre
dei soldati Capozzi Vincenzo e
Capozzi Donato della 1a Guerra.
Pag. 83;
Lucera Mario: di Giambattista e
Molle Maria Giuseppa, Caporal
Maggiore della 2a Guerra, disperso
probabilmente in Francia
il 29/12/1942. Pag. 125;
160
Giuseppe Osvaldo Lucera
Lucera Paolino: padre di Lucera
Giambattista e Antonio, soldati
della 1a Guerra. Pag. 66, 87, 90;
Lucera Pasquale: padre di Lucera
Maria Antonia moglie di Capozzi
Donatantonio. Pag. 83;
Lucera Riccardo: di Francesco e
Goffredo Maria Maddalena, soldato
di Biccari deceduto
sull’altopiano di Asiago il
2/2/1917. Pag. 87;
Lucera Vincenzo: padre di Lucera
Anna Maria. Pag. 89;
Mandara Pietro Paolo: sacerdote
economo della Chiesa di Biccari.
Pag. 110;
Manticone Alberto: scrittore,
coautore con Forcella del libro:
Plotone d’esecuzione. Pag. 51n;
Marelli Antonio: padre del soldato
Orazio, della 2a Guerra deceduto
il 4/2/1941. Pag. 125;
Marelli Orazio: di Antonio e
Ceglie Maria Giovanna, soldato
della 2a Guerra, deceduto il
4/2/1941 a quota 802 in Albania.
Pag. 125, 129, 130n, 238a;
Marino Antonio: di Ruberto e
Cercio Maria Giuseppa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 87;
Marino Donato: di Ruberto e
Cercio Maria Giuseppa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 87;
Marino Ruberto: padre dei soldati
Donato e Antonio, della 1a
Guerra. Pag. 87;
Marucci Francesco: padre del
soldato Giuseppe della 1a Guerra.
Pag. 202a;
Marucci Giuseppe: di Francesco
e Sacchetti Maria Michela, soldato
di Biccari disperso sul Piave il
25/11/1917. Pag. 77;
Marzullo Maria Teresa: madre
dei soldati Bianco Donato e Quirino
della 1a Guerra. Pag. 83;
Matteotti Giacomo: politico a
capo dei socialisti italiani, fu fatto
assassinare da Mussolini. Pag.
42, 95, 101, 101n, 123n;
Mazzilli Donato: di Gabriele e
Ingelido Maria Rosa, soldato della
1 Guerra. Pag. 87;
Mazzilli Gabriele: padre dei
soldati Donato e Michelarcangelo,
della 1a Guerra. Pag. 87;
Mazzilli Michelarcangelo: di
Gabriele e Ingelido Maria Rosa,
soldato della 1 Guerra. Pag. 87;
Mendilicchio Antonio: di Donato
e Serpiello Maria, soldato della
a Guerra, deceduto il 5/4/1941.
Pag. 125, 130, 130n, 239a;
Mendilicchio Donato: padre del
soldato Antonio della 2a Guerra.
Pag. 130;
Mendilicchio Maria Nobila:
madre di Ciarmoli Angelo della
1a Guerra. Pag. 67;
Menichella Antonio: consigliere
Amministrazione Caione, periodo
1922-1926. Pag. 96, 102;
161
Non solo… nomi
Menichella Costanzo: padre dei
soldati Michele e Giuseppe, della
1a Guerra. Pag. 88;
Menichella Domenico: padre del
soldato Giuseppe della 1a Guerra.
Pag. 203a;
Menichella Francesco Saverio:
padre del soldato Pompeo della
1a Guerra. Pag. 203a;
Menichella Giuseppe: di Costanzo
e Checchia Maria Giovanna,
soldato della 1a Guerra.
Pag. 88;
Menichella Giuseppe: di Domenico
e Fiorella Anna Maria, soldato
di Biccari deceduto in ospedale
per malattia il 2/12/1918.
Pag. 77;
Menichella Maria Teresa: madre
dei soldati Lucera Giuseppe a
Antonio della 1a Guerra. Pag. 87;
Menichella Michele di Costanzo:
consigliere Amministrazione
Caione, periodo 1922-1926. Pag.
96, 102;
Menichella Michele: di Costanzo
e Checchia Maria Giovanna,
soldato della 1a Guerra. Pag. 88;
Menichella Michele: farmacista,
consigliere Amministrazione
Caione, periodo 1922-1926. Nel
1923 emigrò in Francia. Pag.
102;
Menichella Pompeo: di F. Saverio
e Mobilio Filomena, soldato
di Biccari deceduto a Brenzone il
28/10/1918 per malattia. Pag. 77;
Menichella Salvatore: geometra
e segretario comunale periodo
1919-1925. Pag. 96, 99, 105;
Mignogna Angelo: padre dei
soldati Michele e Pietro della 1a
Guerra. Pag. 88;
Mignogna Donato: padre del
soldato Martino disperso il
18/1/1943. Pag. 137;
Mignogna Gianfilippo: Sindaco
del comune di Biccari. Pag. 7,
16, 17;
Mignogna Martino: di Donato e
Spinelli Angela Rosa, soldato
della 2a Guerra disperso in Russia
il 18/1/1943. Pag. 137;
Mignogna Michele: di Angelo e
Di Marzio Lucia, soldato della 1a
Guerra. Pag. 88;
Mignogna Pietro: di Angelo e
Di Marzio Lucia, soldato della 1a
Guerra. Pag. 88;
Minelli Gabriele: padre dei soldati
Lorenzo e Giuseppe della 1a
Guerra. Pag. 88;
Minelli Giuseppe: di Gabriele e
Capozzi Maria Vincenza, soldato
della 1a Guerra. Pag. 88;
Minelli Lorenzo: di Gabriele e
Capozzi Maria Vincenza, soldato
di Biccari deceduto in ospedale
per ferite il 20/8/1917. Pag. 88;
Minelli Maria Assunta: madre
del soldato Fiorella Salvatore
della 1a Guerra. Pag. 200a;
Mobilio Filomena: madre del
soldato Menichella Pompeo della
1a Guerra. Pag. 203a;
Moffa Agostino: padre dei soldati
Vittore ed Emiddio, della 1
Guerra. Pag. 88;
162
Giuseppe Osvaldo Lucera
Moffa Emiddio: di Agostino e
Nova Elena Adelaide, soldato
della 1a Guerra. Pag. 88;
Moffa Vittore: di Agostino e
Nova Elena Adelaide, soldato
della 1a Guerra. Pag. 88;
Molle Antonio: di Pietro e
Esperti Maria Rosa, soldato di
Biccari deceduto sul Monte Santo
il 6/8/1917. Pag. 78;
Molle Donato: di Pietro e Checchia
Maria Giovina, soldato della
1 Guerra. Pag. 88;
Molle Donato: di Salvatore e Catalano
Anna Maria, soldato di
Biccari deceduto in ospedale per
malattia il 23/4/1918. Pag. 88;
Molle Maria Giuseppa: madre
del soldato Lucera Mario, disperso
il 29/12/1942. Pag. 136;
Molle Maria Maddalena: madre
dei soldati Checchia Lorenzo e
Giuseppe, 1a Guerra. Pag. 84;
Molle Maria: madre del soldato
Cozzella F. Saverio della 1a
Guerra. Pag. 198a;
Molle Michele: di Salvatore e
Catalano Anna Maria, soldato
della 1a Guerra. Pag. 88;
Molle Orazio: di Pietro e Checchia
Anna Maria, soldato della 1
Guerra. Pag. 88;
Molle Pietro: padre dei soldati
Donato e Orazio, della 1a Guerra.
Pag. 88;
Molle Pietro: padre del soldato
Antonio della 1a Guerra. Pag.
203a;
Molle Salvatore: padre dei soldati
Donato e Michele della 1a
Guerra. Pag. 88;
Monaco Antonio: consigliere
Amministrazione Caione, periodo
1922-1926, dimessosi nel
1922. Pag. 96, 102;
Mussolini Benito: fondatore del
Partito Fascista e dittatore
d’Italia dal1922 al 1943. Pag. 36,
37, 39, 41, 42, 56, 84, 94, 95,
95n, 96, 97, 98, 100, 111, 111n,
120, 121, 122, 124, 129, 132n,
137, 140, 142, 143, 216a;
Nova Elena Adelaide: madre dei
soldati Moffa Vittore ed Emiddio,
della 1 Guerra. Pag. 88;
Orlando V. Emanuele: politico
e capo del governo italiano. Pag.
35, 37, 39, 72;
Pagliarella Elisabetta: madre
dei soldati Pecoriello Giovanni e
Donato, della 1a Guerra. Pag. 88;
Panini Agata: madre del soldato
Sessa Ettore della 1a Guerra.
Pag. 205a;
Parrotta Giovina: made del soldato
Trence Salvatore della 1a
Guerra. Pag. 206a;
Parrotta Mara Donata: madre
dei soldati Pavia Domenico e Antonio
della 1a Guerra. Pag. 88;
163
Non solo… nomi
Pavia Antonio: di Michele e Parrotta
Maria Donata, soldato della
1a Guerra. Pag. 88;
Pavia Domenico: di Michele e
Parrotta Maria Donata, soldato di
Biccari deceduto a Udine per malattia
il 11/4/1917. Pag. 77;
Pavia Michele: padre dei soldati
Domenico e Antonio della 1a
Guerra. Pag. 88;
Pecoriello Angelo: padre dei
soldati Giovanni e Donato, della
1a Guerra. Pag. 88;
Pecoriello Donato: di Angelo e
Pagliarella Elisabetta, soldato
della 1a Guerra. Pag. 88;
Pecoriello Giovanni: di Angelo
e Pagliarella Elisabetta, soldato
della 1a Guerra. Pag. 88;
Pellegrini Caterina: madre del
volontario alla guerra di Spagna
De Santis Orazio, deceduto
l’8/1/1939. Pag. 129;
Pellegrini Giovanni Battista:
padre del soldato Orazio della 1a
Guerra. Pag. 204a;
Pellegrini Giuseppe: consigliere
Amministrazione Caione, periodo
1922-1926. Pag. 96, 102;
Pellegrini Ludovico: padre dei
soldati Luigi e Raffaele, della 1a
Guerra. Pag. 88;
Pellegrini Luigi: di Ludovico e
Ingelido Filomena, soldato della
1a Guerra. Pag. 88;
Pellegrini Orazio: di Giovanni
Battista e Cozzella Maddalena,
soldato 1a Guerra deceduto ad
Asiago per ferite il 21/6/1916.
Pag. 78, 233a;
Pellegrini Raffaele: di Ludovico
e Ingelido Filomena, soldato della
1a Guerra. Pag. 88;
Pertini Sandro: stato un politico,
giornalista e partigiano italiano.
Fu il settimo presidente della Repubblica
Italiana. Pag. 140, 143;
Petrilli Donato: fu arruolato per
la leva obbligatoria dal console
italiano di Pittsburgh. Pag. 90;
Petruccelli Antonio: di Francesco
e De Troia Maria Giovanna,
soldato della 1a Guerra. Pag. 88;
Petruccelli Donato: di Francesco
e De Troia Maria Giovanna, soldato
della 1a Guerra. Pag. 88;
Petruccelli Francesco: padre dei
soldati Antonio e Donato, della
1a Guerra. Pag. 88;
Petruccelli Luigi: padre del soldato
Vitantonio della 1a Guerra.
Pag. 204a;
Petruccelli Maddalena: madre
dei soldati Racioppa Michele e
Antonio, della 1a Guerra. Pag.
88;
Petruccelli Vitantonio: di Luigi
e Caterino Anna Maria, soldato
di Biccari deceduto sul Carso il
9/7/1917. Pag. 88;
Piacquadio Angela Rosa: madre
di Russo Salvatore Giuseppe
alias “Thomas”. Pag. 110;
Piacquadio Michele: di Salvatore
e Gallucci Maria Donata, soldato
della 2a Guerra nella batta-
164
Giuseppe Osvaldo Lucera
glia di Bengasi il 31/12/1941.
Pag. 138;
Piacquadio Salvatore: padre del
soldato Michele disperso il
31/12/1941. Pag. 138;
Picaro Donato: di Giuseppe e
Cammisa Anna, soldato della 1a
Guerra. Pag. 88;
Picaro Donato: padre dei soldati
Giovanni Vincenzo, Salvatore e
Mariano, 1a Guerra. Pag. 88;
Picaro Donato: padre del soldato
Salvatore, 1a Guerra. Pag. 204a;
Picaro Giovanni: di Donato e
Giannetti Antonia, soldato di
Biccari deceduto a Tolmino il
26/11/1915. Pag. 88;
Picaro Giovanni: di Giuseppe e
Cammisa Anna, soldato della 1a
Guerra. Pag. 88;
Picaro Giuseppe: padre dei soldati
Donato e Giovanni, della 1a
Guerra. Pag. 88;
Picaro Maria Rosa: madre del
soldato Cammisa Quirico della
2a Guerra, senza data e luogo
della morte. Pag. 132;
Picaro Mariano: di Donato e
Giannetti Antonia, soldato della
1a Guerra. Pag. 88;
Picaro Salvatore: di Donato e
D’Addario Maria Teresa, soldato
di Biccari deceduto a Biccari per
ferite riportate in combattimento
2/4/1918. Pag. 78;
Picaro Salvatore: di Donato e
Giannetti Antonia, soldato della
1a Guerra. Pag. 88;
Picaro Vincenzo: di Donato e
Giannetti Antonia, soldato della
1a Guerra. Pag. 88;
Pierro Angelo: di Michelarcangelo
e Cimino Maria Giovina,
soldato della 1a Guerra. Pag. 88;
Pierro Antonio: di Michelarcangelo
e Cimino Maria Giovina,
soldato della 1a Guerra. Pag. 88;
Pierro Donato: di Michelarcangelo
e Cimino Maria Giovina,
soldato di Biccari disperso
sull’Isonzo il 12/6/1915. Pag. 77,
233a;
Pierro Michelarcangelo: padre
dei soldati Donato, Antonio e
Angelo, della 1a Guerra. Pag. 88;
Pozzuto Maddalena: madre del
soldato Bianco Angelo della 1a
Guerra. Pag. 76;
Pozzuto Maria Vincenza: madre
dei soldati Saltarella Salvatore e
Giuseppe della 1a Guerra. Pag.
89;
Pugliese Salvatore: scrittore,
giornalista, ricercatore universitario,
autore dell’articolo: La
Grande Guerra - morire per mano
amica. Pag. 50n;
Racioppa Antonio: di Salvatore
e Petruccelli Maddalena, sodato
della 1a Guerra. Pag. 88;
165
Non solo… nomi
Racioppa Lucia: madre dei soldati
Braca Filippo e Michele della
1a Guerra. Pag. 83;
Racioppa Michele: di Salvatore
e Petruccelli Maddalena, sodato
della 1a Guerra. Successivamente
fece parte dell’Amministrazione
Caione del periodo 1922-1926.
Pag. 88, 96, 102;
Racioppa Salvatore: padre dei
soldati Michele e Antonio, della
1a Guerra. Pag. 88;
Ritucci Luigi: padre del soldato
Michele della 1a Guerra. Pag.
204a;
Ritucci Michele: di Luigi e Tursi
Marta, soldato di Biccari deceduto
in ospedale per malattia il
13/10/1918. Pag. 77, 233a;
Romano Domenico: padre del
soldato della 2a Guerra: Donato,
disperso. Luogo e data di morte
sconosciuta. Pag. 138;
Romano Donato Antonio: nativo
di Roseto e di famiglia orinaria
di Montefalcone, di Domenico
e Le Donne Maria Antonia,
soldato della 2a Guerra, disperso
ma del quale non si conosce luogo
e data di morte. Pag. 138;
Rosi Francesco: regista, sceneggiatore.
Pag. 51n;
Ruggera Camillo: di origini italiane,
fu firmatario per la parte
austriaca, dell’armistizio di Villa
Giusti. Pag. 96, 211a;
Ruggiero Carmina: madre del
soldato Baselice Giovanni della
2a Guerra deceduto il 1/8/1940.
Pag. 128;
Ruggiero Giuseppe: di Matteo e
Visconti Beatrice, soldato (disertore)
della 1a Guerra. Pag. 89;
Ruggiero Maria Nicolina: madre
del soldato Iarusso Domenico
della 1a Guerra. Pag. 201a;
Ruggiero Matteo: padre dei soldati
Giuseppe e Pompeo, della 1a
Guerra. Pag. 89;
Ruggiero Pompeo: di Matteo e
Visconti Beatrice, soldato della
1a Guerra. Pag. 89;
Rusconi Gian Errico: scrittore,
giornalista, autore del volume
L’azzardo del 1915. Pag. 33n;
Russo Giovanni: padre di Russo
Salvatore Giuseppe alias “Thomas”.
Pag. 110;
Russo Lucia: madre del soldato
Carapella Giuseppe della 1a
Guerra. Pag. 197a;
Russo Maria Giuseppa: madre
di Fiorella Giuseppe della 1a
Guerra. Pag. 76;
Russo Salvatore Giuseppe
“Thomas”, emigrato di Biccari
negli Usa, presidente della Mercantile
Bank e 1° grande finanziatore
del Monumento ai caduti.
Pag. 109, 109n, 110, 110n, 111,
222°, 224°, 225a.
Sacchetti Maria Michela: madre
del soldato Marucci Giuseppe
della 1a Guerra. Pag. 202a;
Saccone Maria Donata: madre
di Lucera Angela Rosa. Pag. 135;
166
Giuseppe Osvaldo Lucera
Salandra Angelo: di Vincenzo e
Carbone Maria Giuseppa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 89;;
Salandra Antonio: politico e
primo ministro italiano. Pag. 35,
36, 37, 71, 83;
Salandra Gaetano: di Vincenzo
e Carbone Maria Giuseppa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 89;
Salandra Gaetano: padre del
soldato Vincenzo, 2a Guerra.
Pag. 204a;
Salandra Vincenzo: di Gaetano
e Anniballi Maria Teresa, soldato
della 2a Guerra, deceduto in
ospedale da campo di Tobruch il
10/09/1940. Pag. 89;
Salandra Vincenzo: padre dei
soldati Gaetano e Angelo, della
1a Guerra. Pag. 125, 130;
Salinaro Salvatore: soldato di
Torre Santa Susanna (Br) presente
sulla lapide dei caduti di Biccari
della 1a Guerra. Pag. 65,
65n, 115, 178°, 233a;
Salsa Carlo: ufficiale
d’artiglieria e prigioniero di guerra,
autore di un diario. Pag. 73;
Saltarella Donato: padre dei
soldati Salvatore e Giuseppe della
1a Guerra. Pag. 89;
Saltarella Giuseppe: di Donato
e Pozzuto Maria Vincenza, soldato
della 1a Guerra. Pag. 89;
Saltarella Maria Giovanna:
madre del soldato Basile Michelarcangelo
della 1a Guerra. Pag.
78;
Saltarella Salvatore: di Donato
e Pozzuto Maria Vincenza, soldato
di Biccari deceduto sul Carso
il 19/9/1916. Pag. 89;
Salvati Francesco: di Maurizio e
Lucera Anna Maria (di Vincenzo
e Rebecca Bonelli), soldato della
1a Guerra Pag. 89;
Salvati Maurizio: padre dei soldati
Francesco, Rocco e Quirico,
della 1a Guerra Pag. 89;
Salvati Quirico: di Maurizio e
Lucera Anna Maria (di Vincenzo
e Rebecca Bonelli), soldato della
1a Guerra; Pag. 89
Salvati Rocco: di Maurizio e Lucera
Anna Maria (di Vincenzo e
Rebecca Bonelli), soldato della
1a Guerra Pag. 89;
Salvini Matteo: politico italiano,
segretario della Lega (ex Lega
Nord). Pag. 123n;
Sammarco Maddalena: madre
di Antonio Di Chiara della 1a
Guerra. Pag. 65;
Sassone Giuseppe: di Paolo e
Iacovino Maria Arcangiola, soldato
di Biccari deceduto in ambulanza
14/5/1918. Pag. 78;
Sassone Paolo: padre del soldato
Giuseppe della 1a Guerra. Pag.
205a;
Saviano Roberto: scrittore, amico
di Nicolaj Lilin. Pag. 20n;
167
Non solo… nomi
Scanu Gian Piero: ex deputato
del PD, fu autore di un disegno di
legge volto a riconoscere come
caduti in guerra tutti i soldati
processati per diserzione, ecc.
Pag. 50;
Serpiello Maria: madre del soldato
Mendilicchio Antonio della
2a Guerra. Pag. 130;
Sessa Anna Maria: madre del
soldato De Palma Antonio della
1a Guerra. Pag. 199a;
Sessa Antonio: padre del soldato
Michele della 1a Guerra. Pag.
205a;
Sessa Ettore: di Gaetano e Panini
Agata, soldato di Biccari deceduto
in ospedale per ferite da
combattimento della 1a Guerra.
Pag. 78;
Sessa Gaetano: padre del soldato
Ettore della 1a Guerra. Pag.
205a;
Sessa Michele: di Antonio e
D’Addario Antonia, soldato di
Biccari deceduto sul Carso il
27/7/1917. Pag. 80, 233a;
Silvestre Antonio: di Giuseppe e
Ferringo Lucia, soldato della 1a
Guerra Pag. 89;
Silvestre Antonio: padre del soldato
Donato disperso il 6/9/1943.
Pag. 138;
Silvestre Donato: di Antonio e
Ercolino Maria Teresa, soldato
della 2a Guerra, disperso in
Ucraina il 6/9/1943. Pag. 138;
Silvestre Francesco: padre dei
soldati Michelarcangelo, Giuseppe,
Urbano e Quirico, della 1a
Guerra Pag. 89;
Silvestre Giuseppe: di Francesco
e Basile Maria Luigia, soldato
della 1a Guerra Pag. 89;
Silvestre Giuseppe: padre dei
soldati Antonio, Luigi e Urbano,
della 1a Guerra Pag. 89;
Silvestre Lucia: madre dei soldati
Di Lorenzo Antonio e Francesco
della 1a Guerra. Pag. 85;
Silvestre Luigi: di Giuseppe e
Ferringo Lucia, soldato della 1a
Guerra Pag. 89;
Silvestre Maria Giovanna: madre
dei soldati Checchia Antonio
e Giovanni della 1a Guerra. Pag.
84;
Silvestre Michelarcangelo: di
Francesco e Basile Maria Luigia,
soldato della 1a Guerra Pag. 89;
Silvestre Quirico: di Francesco e
Basile Maria Luigia, soldato della
1a Guerra Pag. 89;
Silvestre Urbano: di Francesco e
Basile Maria Luigia, soldato della
1a Guerra Pag. 89;
Silvestre Urbano: di Giuseppe e
Ferringo Lucia, soldato della 1a
Guerra Pag. 89;
Sonnino Sidney: politico italiano.
Pag. 71;
Sperti Leonardo: di Pietro Paolo
e Freddo Giovina, soldato della
2a Guerra, disperso in Libia il
30/11/1940. Pag. 139;
Sperti Pietro Paolo: padre del
soldato Leonardo disperso il
30/11/1940. Pag. 139;
168
Giuseppe Osvaldo Lucera
Spinelli Angela Maria: madre
del soldato Mignogna Martino
disperso il 18/1/1943. Pag. 137;
Spinelli Antonio: padre dei soldati
Pietro e Luigi della 1 Guerra
Pag. 89;
Spinelli Donato: padre dei soldati
Salvatore e Giambattista della
1a Guerra; Pag. 89
Spinelli Giambattista: di Donato
e Braca Filomena, soldato della
1a Guerra. Pag. 89;
Spinelli Luigi: di Antonio e Tilli
Filomena, soldato della 1a Guerra
Pag. 89;
Spinelli Maria Grazia: madre
del soldato Granata Salvatore
della 1a Guerra. Pag. 201a;
Spinelli Maria Teresa: madre
dei soldati Casasanta Antonio,
Giuseppe e Salvatore della 1a
Guerra. Pag. 83;
Spinelli Pietro: di Antonio e Tilli
Filomena, soldato della 1a
Guerra Pag. 89;
Spinelli Salvatore: di Donato e
Braca Filomena, soldato di Biccari
disperso sul Carso il
1/11/1916 Pag. 89;
Stalin Iosif: rivoluzionario, politico,
militare e segretario del Partito
Comunista dell’Unione Sovietica.
Pag. 121;
Stampone Antonio: padre dei
soldati Nicola e Pietro, della 1a
Guerra Pag. 89;
Stampone Donato: padre dei
soldati Luigi e Giuseppe, della 1a
Guerra Pag. 89;
Stampone Giovanni Michele: di
Luigi e De Angelis Margherita,
soldato di Biccari deceduto
sull’Isonzo il 27/8/1915. Pag. 80;
Stampone Giovanni Michele: di
Vitantonio e Cozzella Maria
Giovina, soldato di Biccari deceduto
in una prigione del nemico
il 24/7/1918. Pag. 77;
Stampone Giuseppe: di Donato
e Basile Lorenza, soldato della 1a
Guerra. Pag. 89;
Stampone Luigi: di Donato e
Basile Lorenza, soldato della 1a
Guerra. Pag. 89;
Stampone Luigi: padre del soldato
Giovanni Michele della 1a
Guerra. Pag. 80;
Stampone Nicola: di Antonio e
Basile Anna Maria, soldato della
1a Guerra. Successivamente fu
consigliere d’Amministrazione
Caione del 1922-1926. Pag. 89
Stampone Pietro: di Antonio e
Basile Anna Maria, soldato della
1a Guerra. Pag. 89;
Stampone Vitantonio: padre del
soldato Giovanni Michele della
1a Guerra. Pag. 77;
Stanca Costantino: di Federico
e Tuoro Chiara Stella, soldato di
Biccari disperso in Libia
l’8/7/1915. Pag. 77;
169
Non solo… nomi
Stanca Federico: padre del soldato
Costantino della 1a Guerra.
Pag. 205a;
Stanca Francesco Saverio: consigliere
Amministrazione Caione,
periodo 1922-1926. Pag. 96, 102;
Stanca Maria Luigia: madre dei
soldati D’Imperio Giovanni Battista
e Giuseppe della 1a Guerra.
Pag. 86;
Stanca Salvatore: proprietario di
Biccari, donò alle suore di Carità
il suolo dove sorge il monumento
e quello del convento per le stesse
suore e il suolo dove sorgeva
la chiesa di Santa Lucia e cedette
al Comune il suolo dell’edificio
scolastico, i suoi eredi cedettero
ai privati il suolo per le abitazioni
sotto e sopra Via Manzoni. Pag.
101, 101n;
Starabba Antonio: marchese di
Rudinì, politico, primo ministro
italiano. Pag. 36;
Stelluto Alfonso: padre dei soldati
Gabriele e Luigi, della 1a
Guerra. Pag. 89;
Stelluto Anna Maria: madre dei
soldati D’Imperio Giuseppe e
Donato della 1a Guerra. Pag. 86;
Stelluto Francesco: di Gabriele
e Cristinziano Maria Teresa, soldato
della 2 Guerra, deceduto il
27/02/1941 in un ospedale da
campo in Albania. Pag. 131;
Stelluto Gabriele: di Alfonso e
De Lillo Maria Giuseppa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 131;
Stelluto Gabriele: padre del soldato
Francesco della 2a Guerra.
Pag. 89;
Stelluto Giuseppe: di Salvatore
e Cianfrogna Lucia, soldato di
Biccari ucciso sul Carso il
4/7/1915. Pag. 80;
Stelluto Luigi: di Alfonso e De
Lillo Maria Giuseppa, soldato
della 1a Guerra. Pag. 89;
Stelluto Maria Rosa: madre del
soldato Fecca Orazio della 1a
Guerra. Pag. 200a;
Stelluto Salvatore: padre del
soldato Giuseppe della 1a Guerra.
Pag. 80;
Stelluto Vittorino: emigrato a
Philadelphia, ha inviato a Lucera
Gennaro l’elenco dei sottoscrittori
per l’edificazione del monumento.
Pag. 114;
Tilli Donato: di Salvatore e Di
Vietro Maria Rosa, soldato della
1a Guerra. Pag. 89;
Tilli Donato: padre del soldato
Giovanni Battista, disperso il
31/1/1941. Pag. 139;
Tilli Filomena: madre dei soldati
Spinelli Pietro e Luigi della 1a
Guerra. Pag. 89;
Tilli Giacomo: padre del soldato
Lorenzo della 2a Guerra. Pag.
131;
Tilli Giacomo: padre del soldato
Salvatore, disperso il 31/12/1942.
Pag. 139;
Tilli Giovanni Battista: di Donato
e Di Bello Maria Nicolina,
170
Giuseppe Osvaldo Lucera
soldato della 2a Guerra, disperso
a Bardia il 31/1/1941. Pag. 139;
Tilli Giovanni Battista: di Salvatore
e Di Vietro Maria Rosa,
soldato della 1a Guerra. Pag. 89;
Tilli Giuseppe: di Salvatore e Di
Vietro Maria Rosa, soldato della
1a Guerra. Pag. 89;
Tilli Lorenzo: di Giacomo e Ceglie
Maria Concetta, soldato della
2a Guerra deceduto il 1/8/1940 a
Bardia. Pag. 125, 131n, 241;
Tilli Salvatore: di Giacomo e
D’Addario Maria, soldato della
2a Guerra, disperso in Russia il
31/12/1942. Pag. 139;
Tilli Salvatore: padre dei soldati
Giovanni Battista, Donato e Giuseppe,
della 1a Guerra. Pag. 89;
Tino Donato: di Paolo e Vetti
Concetta, soldato caduto nella
guerra 15 – 18. Pag. 45, 80;
Tino Paolo: padre del soldato
Donato della 1a Guerra. Pag. 80;
Tozzi Anna: madre del soldato
Fragnito Antonio della 1a Guerra.
Pag. 200a;
Trence Antonio: di Lorenzo e
Zerrilli Maria Concetta, soldato
deceduto il 12/12/1918. Pag. 78;
Trence Lorenzo: padre del soldato
Antonio della 1a Guerra.
Pag. 206a;
Trence Maria Agnese: madre
dei soldai Bianco Pasquale e Michele
della 1a Guerra. Pag. 83;
Trence Raffaele: padre del soldato
Salvatore della 1a Guerra.
Pag. 206a;
Trence Salvatore: di Raffaele e
Parrotta Giovina, soldato di Biccari
deceduto a Cividale il
18/10/1917. Pag. 81;
Tulino Antonio: consigliere
Amministrazione Caione, periodo
1922-1926. Pag. 96, 102;
Tulino Antonio: di Giuseppe e
Checchia Maria Michela, soldato
della 2a Guerra, disperso nel
campo di Taliza (Russia)
19/12/1942. Pag. 125, 139;
Tulino Giuseppe: padre del soldato
Antonio, disperso il
19/12/1942. Pag. 139;
Tulino Maddalena: madre dei
tre fratelli Ercolino, Vincenzo,
Giuseppe e Giovanni della 1a
Guerra. Pag. 68, 75, 100;
Tulino Maria Sofia: madre dei
soldati Goffredo Donato e Costantino,
soldati della 1a Guerra.
Pag. 87;
Tumolo Donato: padre dei soldati
Giuseppe e Filateo, della 1a
Guerra. Pag. 89;
Tumolo Filateo: di Donato e Del
Vecchio Maria Cristina, soldato
della 1a Guerra. Pag. 89;
Tumolo Giambattista: fu arruolato
per la leva obbligatoria dal
console italiano di Philadelphia.
Pag. 90;
171
Non solo… nomi
Tumolo Giovina: madre del soldato
Di Lorenzo Angelo, della 2a
Guerra. Pag. 131;
Tumolo Giuseppe: di Donato e
Del Vecchio Maria Cristina, soldato
della 1a Guerra. Pag. 89;
Tumolo Lucia: madre del soldato
Di Carlo Giuseppe disperso il
2/4/1944. Pag. 134;
Tuoro Chiara Stella: madre del
soldato Stanca Costantino della
1a Guerra. Pag. 205a;
Turati Filippo: politico, giornalista
e fondatore, nel 1892, del
Partito dei Lavoratori italiani.
Pag. 97n, 99;
Tursi Marta: madre del soldato
Ritucci Michele della 1a Guerra.
Pag. 204a;
Vetti Concetta: madre del soldato
Tino Donato della 1a Guerra.
Pag. 80;
Viglione Maria Giuseppa: madre
del soldato Bellusci Michele,
disperso l’8/3/1943. Pag. 125;
Vinci Guido: delegato italiano
presso la Croce Rossa di Ginevra.
Pag. 72;
Visconti Beatrice: madre dei
soldati Ruggiero Giuseppe e
Pompeo, della 1a Guerra. Pag.
89;
Vittorio Emanuele II di Savoja:
il predatore della Napolitania che
assoldò il suo degno compare
Giuseppe Garibaldi. Pag. 131n;
Vittorio Emanuele III di Savoja:
fu re d’Italia e dopo l’8 settembre
1943 scappò in Puglia
dove si costituì il cosiddetto Regno
del Sud. Pag. 66n, 110, 142;
Zerrilli Donato: di Michelarcangelo
e Casiello Maria Luigia,
soldato della 1 Guerra. Pag. 89;
Zerrilli Giuseppe: di Michelarcangelo
e Casiello Maria Luigia,
soldato della 1 Guerra. Pag. 89;
Zerrilli Maria Concetta: madre
dl soldato Trence Antonio della
1a Guerra. Pag. 206a;
Zerrilli Michelarcangelo: padre
dei soldati Donato e Giuseppe,
della 1a Guerra. Pag. 89;
Ziccardi Antonio: di Vito e Iacovino
Maria Lucia, soldato della
1a Guerra. Pag. 90;
Ziccardi Donato: di Vito e Iacovino
Maria Lucia, soldato della
1a Guerra. Pag. 90;
Ziccardi Vito: padre dei soldati
Donato e Antonio, della 1a Guerra.
Pag. 90;
172
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATI
173
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 1
Foto del cimitero francese che accoglie le spoglie di caduti statunitensi della battaglia
della Mosa-Garonne;
174
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 2
Il presente elenco non tiene conto degli errori presenti sulla lapide del monumento
sia quelli relativi a coloro che non nacquero a Biccari e sia quelli che non sono stati
inseriti.
Parte Prima:
MILITARI DECEDUTI DEL REGIO ESERCITO, DELLA REGIA MARINA E DELLA REGIA GUARDIA DI FINANZA NELLA GUERRA 1915-1918
N° COGNOME NOME PROFESSIONE NOME DATA DATA LUOGO N. TIPO MOTIVO
PADRE NASCITA MORTE MORTE REGIM REGIM. DECESSO
1 BASILE ANTONIO Agricoltore DOMENICO 18/02/1891 21/07/1915 CARSO 14° FANTERIA DISPERSO
2 BASILE MICHELARC. Bracciante PIETRO 26/09/1881 20/06/1916 PASUBIO (***) 138° FANTERIA UCCISO
3 BIANCO ANGELANTONIO Bracciante SALVATORE 11/11/1888 06/02/1919 NOCERA INF. 117° FANTERIA PAZZIA
4 CARAPELLA GIUSEPPE Bracciante LORENZO 13/10/1881 24/10/1917 PLEZZO 51° FANTERIA UCCISO
5 CAVALIERE VINCENZO Bracciante MICHELE 01/10/1892 04/12/1917 ASIAGO 129° FANTERIA DISPERSO
6 CEGLIA GIUSEPPE Agricoltore CELESTINO 26/12/1890 14/10/1916 ISONZO 11° FANTERIA UCCISO
7 CHECCHIA DONATO Fabbro f. PONZIANO 31/01/1896 30/10/1916 ASIAGO 211 15° FANTERIA UCCISO
8 CHIAFARO ANGELO G. Bracciante MICHELARC. 04/03/1894 08/05/1916 OSPEDALE 237 122° FANTERIA MALATTIA
9 CIARMOLI ANGELO Bracciante ANTONIO 31/01/1897 12/08/1918 OSP. AQUILA 13° FANTERIA FERITE
10 CIARMOLI CARLO Bracciante ANTONIO 07/06/1893 21/10/1915 SAN MICHELE 155° FANTERIA DISPERSO
11 COZZELLA DONATO Bracciante VITANTONIO 25/09/1879 20/12/1917 M. GRAPPA 8° FANTERIA DISPERSO
12 COZZELLA F. SAVERIO Contadino VINCENZO 05/12/1897 15/06/1918 M. GRAPPA 60° FANTERIA UCCISO
13 D'ADDARIO SALVATORE Agricoltore ANGELO 13/06/1896 06/06/1916 ASIAGO 211° FANTERIA DISPERSO
14 DE PALMA ANTONIO Bracciante DONATO 08/06/1892 28/05/1917 CARSO 36° FANTERIA UCCISO
15 DI CHIARA ANTONIO Bracciante DONATO 19/10/1881 28/01/1917 CARSO 95° FANTERIA UCCISO
16 DI LORENZO DONATO Bracciante ANGELO 29/04/1890 01/11/1916 ISONZO 11° FANTERIA UCCISO
17 DI LORENZO DONATO Agricoltore MARTINO 17/12/1898 24/10/1917 ISONZO 214° FANTERIA DISPERSO
18 DI LORENZO MICHELE Bracciante ANGELO 08/12/1894 01/11/1916 CARSO 122° FANTERIA UCCISO
19 DI PIERRO ANTONIO Bracciante DOMENICO 01/04/1885 24/05/1917 CARSO 48° FANTERIA UCCISO
20 D'IMPERIO DONATO Guardia C MICHELE 04/05/1898 23/08/1917 PIAVE 111° FANTERIA UCCISO
21 ERCOLINO GIOVANNI Agricoltore DONATO 11/01/1899 22/01/1919 OSPEDALE 007 5° GENIO MALATTIA
22 ERCOLINO GIUSEPPE Agricoltore DONATO 25/04/1896 21/07/1916 OSPEDALE 007 211° FANTERIA FERITE
23 ERCOLINO VINCENZO Agricoltore DONATO 28/12/1882 05/08/1918 PRIGIONE 211° FANTERIA MALATTIA
24 FECCA ORAZIO Mugnaio LUIGI 29/01/1896 06/06/1916 CARSO 211° BERSAGL. UCCISO
25 FERRINGO ANTONIO Agricoltore COSTANZO 19/08/1892 29/09/1918 PRIGIONE 12° FANTERIA MALATTIA
26 FIORELLA GIUSEPPE Bracciante COSTANZO 25/01/1894 29/06/1916 OSPEDALE 240 12° BERSAGL. GAS
27 FIORELLA SALVATORE Bracciante DONATO 13/04/1892 16/06/1916 CRISTALLO 91° FANTERIA DISPERSO
28 FRAGNITO ANTONIO Bracciante MICHELARC. 05/09/1891 12/07/1915 CARSO 14° FANTERIA UCCISO
29 GRANATA SALVATORE Bracciante LORENZO 12/11/1893 17/02/1918 BICCARI 134° FANTERIA FERITE
30 IARUSSO DOMENICO Bracciante FRANCESCO 17/09/1897 25/05/1917 CARSO 13° FANTERIA UCCISO
175
Non solo… nomi
Parte Seconda:
31 LIZZI ANTONIO Curatolo URBANO 27/02/1894 06/06/1916 ASIAGO 211° FANTERIA DISPERSO
32 LUCERA G. BATTISTA Pirotecnico PAOLINO 19/03/1894 05/10/1918 FRANCIA FERITE
33 LUCERA GENNARO Pirotecnico DONATO 24/01/1897 14/10/1918 OSPEDALE (*) 99° FANTERIA FERITE
34 LUCERA RICCARDO Agricoltore FRANCESCO 27/07/1895 02/02/1917 ASIAGO 43° FANTERIA UCCISO
35 MARUCCI GIUSEPPE Bracciante FRANCESCO 22/08/1898 25/11/1917 PIAVE 59° FANTERIA DISPERSO
36 MENICHELLA GIUSEPPE Contadino DOMENICO 13/05/1897 02/12/1918 OSPEDALE 171 8° ARTIGLIE. MALATTIA
37 MENICHELLA POMPEO Proprietario F. SAVERIO 19/11/1877 28/10/1918 BRENZONE 5° GENIO MALATTIA
38 MINELLI LORENZO Falegname GABRIELE 10/08/1894 20/08/1917 OSPEDALE 29 259° FANTERIA FERITE
39 MOLLE ANTONIO Bracciante PIETRO 19/08/1886 06/08/1917 M. SANTO 7° FANTERIA FERITE
40 MOLLE DONATO Agricoltore SALVATORE 22/10/1899 23/04/1918 OSPEDALE 50 54° FANTERIA MALATTIA
41 PAVIA DOMENICO Boscaiolo MICHELE 16/02/1894 11/04/1917 UDINE 38° FANTERIA MALATTIA
42 PELLEGRINI ORAZIO Frantoiano GIOVANNI 06/07/1893 21/06/1916 ASIAGO 138° FANTERIA FERITE
43 PETRUCCELLI VITANTONIO Contadino LUIGI 13/09/1897 09/07/1917 CARSO 13° FANTERIA UCCISO
44 PICARO GIOVANNI Falegname DONATO 26/11/1892 26/11/1915 TOLMINO 90° FANTERIA UCCISO
45 PICARO SALVATORE Contadino DONATO 23/12/1874 02/04/1918 BICCARI 164° M. T. FERITE
46 PIERRO DONATO Bracciante MICHELARC. 17/10/1895 12/06/1915 ISONZO 37° FANTERIA DISPERSO
47 RITUCCI MICHELE Agricoltore LUIGI 27/04/1885 13/10/1918 OSPEDALE 98 17° BERSAGL. MALATTIA
48 SALDARELLA SALVATORE Bracciante DONATO 28/05/1895 19/09/1916 CARSO 19° FANTERIA UCCISO
49 SASSONE GIUSEPPE Contadino PAOLO 15/01/1899 14/05/1918 IN AMBU.ZA 4 21° FANTERIA FERITE
50 SESSA ETTORE Possidente GAETANO 17/07/1898 16/09/1917 OSPEDALE 36 88° FANTERIA FERITE
51 SESSA MICHELE Bracciante ANTONIO 11/01/1889 27/07/1917 CARSO 236° FANTERIA UCCISO
52 SPINELLI SALVATORE Agricoltore DONATO 15/12/1890 01/11/1916 CARSO 138° FANTERIA DISPERSO
53 STAMPONE GIOVANNI M. Bracciante LUIGI 17/09/1890 27/08/1915 ISONZO 137° FANTERIA UCCISO
54 STAMPONE GIOVANNI M. Bracciante VITANTONIO 28/09/1891 24/07/1918 PRIGIONE 130° FANTERIA MALATTIA
55 STAMPONE LUIGI Bracciante DONATO 12/10/1879 29/08/1918 ALBANIA BRIG CAMPMALATTIA
56 STANCA COSTANTINO Falegname FEDERICO 09/10/1893 08/07/1915 LIBIA 37° FANTERIA DISPERSO
57 STELLABOTTE DONATO Bracciante QUIRICO 16/01/1898 02/09/1917 BAINSIZZA 208° FANTERIA DISPERSO
58 STELLUTO GIUSEPPE Falegname SALVATORE 26/08/1894 04/07/1915 CARSO 14° FANTERIA UCCISO
59 TINO DONATO Calzolaio PAOLO 22/07/1891 11/07/1916 SAN MICHELE 141° FANTERIA UCCISO
60 TRENCE ANTONIO Bracciante LORENZO 17/10/1890 11/12/1918 OSP. CHIETI 161° M. T. MALATTIA
61 TRENCE SALVATORE Bracciante RAFFAELE 23/05/1896 18/10/1917 CIVIDALE 211° FANTERIA UCCISO
176
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 3
Dal volume l’Albo d’Oro dei caduti della Grande Guerra
Frontespizio
177
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 4
Pagina n. 126 dell’Albo d’Oro di Di Chiara Antonio non viene menzionato pur se
presente sulla lapide.
178
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 4/BIS
Pagina n. 187 dell’Albo d’Oro di Di Pierro Antonio che viene menzionato ma non
presente sulla lapide.
179
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 5
Nell’Albo d’Oro dei caduti della Grande Guerra si afferma che Salinaro Giuseppe è
nato a Torre Santa Susanna (Br)
180
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 6
Sulla lapide è presente tale De Palma Donato che non risulta essere di Biccari nemmeno
nell’Albo d’Oro dei Caduti. Infatti è nato in Prov. di Benevento.
181
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 7
Pagina 302 Albo d’Oro dei Caduti dove è presente Lucera Giambattista pur essendo
cittadino statunitense.
182
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 8
Copia della richiesta di compensazione della madre di Lucera Giambattista propedeutica
ala traslazione della salma dalla Francia a Biccari.
183
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 9
Foglio matricolare di Di Chiara Antonio dal quale risulta che partì per la guerra.
184
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 10
Elenco dei fratelli di Biccari chiamati al fronte, con l’indicazione del fratello deceduto.
Mancano i fratelli deceduti già elencati altrove.
ELENCO PER CLASSE DI COLORO CHE PARTIRONO PER LA 1a GUERRA MONDIALE
SOPRAVVISSUTI E DECEDUTI
N. COGNOME NOME PATERNITA' COGNOME NOME CLASSE
MAMMA MAMMA
1 BIANCO PASQUALE DOMENICO TRENCE M. AGNESE 1878
2 BIANCO MICHELE DOMENICO TRENCE M. AGNESE 1881
1 BIANCO DONATO GIUSEPPE MARZULLO M. TERESA 1889
2 BIANCO QUIRINO GIUSEPPE MARZULLO M. TERESA 1897
1 BRACA FILIPPO FRANCESCO RACIOPPA LUCIA 1885
2 BRACA MICHELE FRANCESCO RACIOPPA LUCIA 1892
1 CAMMISA PASQUALE LORENZO CATERINO LUCIA 1884
2 CAMMISA PIETRO LORENZO CATERINO LUCIA 1890
1 CAPOZZI VINCENZO DONATANTONIO LUCERA M. ANTONIA 1898
2 CAPOZZI DONATO DONATANTONIO LUCERA M. ANTONIA 1900
1 CASASANTA ANTONIO DONATO SPINELLI M. TERESA 1893
2 CASASANTA GIUSEPPE DONATO SPINELLI M. TERESA 1898
3 CASASANTA SALVATORE DONATO SPINELLI M. TERESA 1900
1 CAVALIERE FRANCESCO DONATO FERRINGO LORENZA 1883
2 CAVALIERE ANTONIO DONATO FERRINGO LORENZA 1885
1 CEGLIA GIUSEPPE CELESTINO DI BELLO FILOMENA 1890 dec.to
2 CEGLIA DONATO A. CELESTINO DI BELLO FILOMENA 1893
3 CEGLIA DONATO CELESTINO DI BELLO FILOMENA 1895
1 CEGLIA GIANNINO DONATO CARBONE M. GIOVANNA 1897
2 CEGLIA ANTONIO DONATO CARBONE M. GIOVANNA 1899
1 CHECCHIA DONATO GIAMBATTISTA CHECCHIA ANNAMARIA 1880
2 CHECCHIA LORENZO GIAMBATTISTA CHECCHIA ANNAMARIA 1889
1 CHECCHIA ANTONIO SALVATORE SILVESTRE M. GIOVANNA 1888
2 CHECCHIA GIOVANNI SALVATORE SILVESTRE M. GIOVANNA 1897
1 CHECCHIA LORENZO GREGORIO MOLLE M. MADDALENA 1890
2 CHECCHIA GIUSEPPE GREGORIO MOLLE M. MADDALENA 1892
1 CHECCHIA DONATO PONZIANO CAVALIERE M. GIOVANNA 1896 dec.to
2 CHECCHIA GIOVANNI PONZIANO CAVALIERE M. GIOVANNA 1898
1 CIMINO ALESSIO DOMENICO CIAMFROGNA M. ANTONIA 1893
2 CIMINO PIETRO DOMENICO CIANFROGNA M. ANTONIA 1896
3 CIMINO GIUSEPPE DOMENICO CIANFROGNA M: ANTONIA 1898
1 D'ADDARIO ANTONIO DONATO CATALANO M. GIOVANNA 1893
2 D'ADDARIO MICHELE DONATO CATALANO M. GIOVANNA 1895
185
Non solo… nomi
1 DE BRITA NICOLAMARIO GIUSEPPE ANNIBALLI CARMELA 1880
2 DE BRITA ANTONIO GIUSEPPE ANNIBALLI CARMELA 1883
1 DI CHIARA GIUSEPPE SALVATORE FERRINGO M. GIUSEPPA 1891
2 DI CHIARA DONATO SALVATORE FERRINGO M. GIUSEPPA 1895
1 DI LORENZO DONATO ANGELO CIAMPI M. GIUSEPPA 1890 dec.to
2 DI LORENZO GIUSEPPE ANGELO CIAMPI M. GIUSEPPA 1892
3 DI LORENZO MICHELE ANGELO CIAMPI M. GIUSEPPA 1894 dec.to
1 DI LORENZO ANTONIO MICHELARC. SILVESTRE LUCIA 1898
2 DI LORENZO FRANCESCO MICHELARC. SILVESTRE LUCIA 1900
1 DI PIERRO ANTONIO DOMENICO GUADAGNO CONCETTA 1885 dec.to
2 DI PIERRO VINCENZO DOMENICO GUADAGNO CONCETTA 1897
1 DI SALVO GIUSEPPE SALVATORE CICCONE M. COSTANTINA 1893
2 DI SALVO QUIRICO SALVATORE CICCONE M. COSTANTINA 1895
3 DI SALVO GIOVANNI SALVATORE CICCONE M. COSTANTINA 1900
1 D'IMPERIO GIUSEPPE RAFFAELE STELLUTO A. MARIA 1879
2 D'IMPERIO DONATO RAFFAELE STELLUTO A. MARIA 1892
1 D'IMPERIO GIOVANNI B. FRANCESCO STANCA M. LUIGIA 1889
2 D'IMPERIO GIUSEPPE FRANCESCO STANCA M. LUIGIA 1896
1 FERRINGO ANTONIO COSTANZO COZZELLA FILOMENA 1892 dec.to
2 FERRINGO GIUSEPPE COSTANZO COZZELLA FILOMENA 1895
1 FIORELLA GIUSEPPE DONATO MINELLI M. ASSUNTA 1889
2 FIORELLA SALVATORE DONATO MINELLI M. ASSUNTA 1892 dec.to
1 GIORGIONE F. SAVERIO ANGELO COZZELLA A. ROSA 1878
2 GIORGIONE LORENZO ANGELO COZZELLA A. ROSA 1890
1 GOFFREDO LORENZO VINCENZO COZZELLA LUCIA 1881
2 GOFFREDO DONATO VINCENZO COZZELLA LUCIA 1899
1 GOFFREDO COSTANTINO MICHELARC. TULINO M. SOFIA 1899
2 GOFFREDO DONATO MICHELARC. TULINO M. SOFIA 1896
1 GOFFREDO DONATO LORENZO CHECCHIA A. MARIA 1885
2 GOFFREDO GIUSEPPE LORENZO CHECCHIA A. MARIA 1889
1 GOFFREDO LORENZO F. SAVERIO D'ADDARIO A. MARIA 1897
2 GOFFREDO DONATO F. SAVERIO D'ADDARIO A. MARIA 1894
3 GOFFREDO QUIRICO F. SAVERIO D'ADDARIO A. MARIA 1900
1 GOFFREDO VINCENZO DONATO BONELLI M. ANTONIA 1895
2 GOFFREDO LUIGI DONATO BONELLI M. ANTONIA 1887
3 GOFFREDO LEONARDO DONATO BONELLI M. ANTONIA 1897
4 GOFFREDO QUIRICO DONATO BONELLI M. ANTONIA 1899
1 GRUPPO LUIGI DONATO CEGLIA M. GIUSEPPA 1893
2 GRUPPO VINCENZO DONATO CEGLIA M. GIUSEPPA 1897
1 IANNELLI RAFFAELE DONATO DE BELLIS M. ANTONIA 1897
2 IANNELLI GIUSEPPE DONATO DE BELLIS M. ANTONIA 1899
186
Giuseppe Osvaldo Lucera
1 IORINO ANGELO NICOLA D'ANGELO M. GIOVANNA 1892
2 IORINO GIUSEPPE NICOLA D'ANGELO M. GIOVANNA 1895
3 IORINO DONATO NICOLA D'ANGELO M. GIOVANNA 1899
1 LUCERA GIUSEPPE GIAMBATTISTA MENICHELLA M. TERESA 1880
2 LUCERA ANTONIO GIAMBATTISTA MENICHELLA M. TERESA 1892
1 LUCERA DONATO FRANCESCO GOFFREDO M. MADDALENA 1882
2 LUCERA RICCARDO FRANCESCO GOFFREDO M. MADDALENA 1895 dec.to
1 LUCERA GENNARO DONATO COLUCCI M. MADDALENA 1897 dec.to
2 LUCERA GIAMBATTISTA DONATO COLUCCI M. MADDALENA 1899
1 LUCERA GIAMBATTISTA PAOLINO D'IMPERIO M. ANTONIA 1894 dec.to
2 LUCERA ANTONIO PAOLINO D'IMPERIO M. ANTONIA 1897
1 LUCERA LUIGI GIUSEPPE DE LUCA A. MARIA 1897
2 LUCERA DONATO GIUSEPPE DE LUCA A. MARIA 1899
1 MARINO DONATO RUBERTO CERCIO M. GIUSEPPA 1890
2 MARINO ANTONIO RUBERTO CERCIO M. GIUSEPPA 1896
1 MAZZILLI DONATO GABRIELE INGELIDO M. ROSA 1880
2 MAZZILLI MICHELANG. GABRIELE INGELIDO M. ROSA 1890
1 MENICHELLA MICHELE COSTANZO CHECCHIA M. GIOVANNA 1893
2 MENICHELLA GIUSEPPE COSTANZO CHECCHIA M. GIOVANNA 1899
1 MIGNOGNA MICHELE ANGELO DI MARZIO LUCIA 1881
2 MIGNOGNA PIETRO ANGELO DI MARZIO LUCIA 1899
1 MINELLI LORENZO GABRIELE CAPOZZI M. VINCENZA 1894 dec.to
2 MINELLI GIUSEPPE GABRIELE CAPOZZI M. VINCENZA 1897
1 MOFFA VITTORE E. AGOSTINO NOVA E. ADELAIDE 1899
2 MOFFA V. EMIDDIO AGOSTINO NOVA E. ADELAIDE 1900
1 MOLLE MICHELE SALVATORE CATALANO A. MARIA 1893
2 MOLLE DONATO SALVATORE CATALANO A. MARIA 1899 dec.to
1 MOLLE DONATO PIETRO CHECCHIA M. GIOVINA 1895
2 MOLLE ORAZIO PIETRO CHECCHIA M. GIOVINA 1898
1 PAVIA ANTONIO MICHELE PARROTTA M. DONATA 1891
2 PAVIA DOMENICO MICHELE PARROTTA M. DONATA 1894 dec.to
1 PECORIELLO GIOVANNI ANGELO PAGLIARELLA ELISABETTA 1899
2 PECORIELLO DONATO ANGELO PAGLIARELLA ELISABETTA 1900
1 PELLEGRINI LUIGI LUDOVICO INGELIDO FILOMENA 1884
2 PELLEGRINI RAFFAELE LUDOVICO INGELIDO FILOMENA 1887
1 PETRUCCELLI ANTONIO FRANCESCO DE TROIA M. GIOVANNA 1898
2 PETRUCCELLI DONATO FRANCESCO DE TROIA M. GIOVANNA 1900
1 PICARO VINCENZO DONATO GIANNETTI ANTONIA 1879
2 PICARO GIOVANNI DONATO GIANNETTI ANTONIA 1892 dec.to
3 PICARO SALVATORE DONATO GIANNETTI ANTONIA 1895
4 PICARO MARIANO DONATO GIANNETTI ANTONIA 1899
1 PICARO DONATO GIUSEPPE CAMMISA ANNA 1898
2 PICARO GIOVANNI GIUSEPPE CAMMISA ANNA 1900
1 PIERRO ANTONIO MICHELARC. CIMINO M. GIOVINA 1897
2 PIERRO ANGELO MICHELARC. CIMINO M. GIOVINA 1900
187
Non solo… nomi
1 RACIOPPA MICHELE SALVATORE PETRUCCELLI MADDALENA 1882
2 RACIOPPA ANTONIO SALVATORE PETRUCCELLI MADDALENA 1886
1 RUGGIERO GIUSEPPE MATTEO VISCONTI BEATRICE 1893
2 RUGGIERO POMPEO MATTEO VISCONTI BEATRICE 1897
1 SALANDRA GAETANO VINCENZO CARBONE M. GIUSEPPA 1886
2 SALANDRA ANGELO VINCENZO CARBONE M. GIUSEPPA 1891
1 SALTARELLA SALVATORE DONATO POZZUTO M. VINCENZA 1895 dec.to
2 SALTARELLA GIUSEPPE DONATO POZZUTO M. VINCENZA 1899
1 SALVATI FRANCESCO MAURIZIO LUCERA A. MARIA 1878
2 SALVATI ROCCO MAURIZIO LUCERA A. MARIA 1884
3 SALVATI QUIRICO MAURIZIO LUCERA A. MARIA 1886
1 SILVESTRE MICHELARG. FRANCESCO BASILE M. LUIGIA 1884
2 SILVESTRE GIUSEPPE FRANCESCO BASILE M. LUIGIA 1887
3 SILVESTRE URBANO FRANCESCO BASILE M. LUIGIA 1889
4 SILVESTRE QUIRICO FRANCESCO BASILE M. LUIGIA 1894
1 SILVESTRE LUIGI GIUSEPPE FERRINGO LUCIA 1891
2 SILVESTRE URBANO GIUSEPPE FERRINGO LUCIA 1893
3 SILVESTRE ANTONIO GIUSEPPE FERRINGO LUCIA 1885
1 SPINELLI G. BATTISTA DONATO BRACA FILOMENA 1882
2 SPINELLI SALVATORE DONATO BRACA FILAMENA 1890 dec.to
1 SPINELLI PIETRO ANTONIO TILLI FILOMENA 1890
2 SPINELLI LUIGI ANTONIO TILLI FILOMENA 1893
1 STAMPONE LUIGI DONATO BASILE LORENZA 1879 dec.to
2 STAMPONE GIUSEPPE DONATO BASILE LORENZA 1884
1 STAMPONE NICOLA ANTONIO BASILE A. MARIA 1888
2 STAMPONE PIETRO ANTONIO BASILE A. MARIA 1892
1 STELLUTO GABRIELE ALFONSO DE LILLO M. GIUSEPPA 1888
2 STELLUTO LUIGI ALFONSO DE LILLO M. GIUSEPPA 1890
1 TILLI GIOVANNI B. SALVATORE DI VIETRO M. ROSA 1883
2 TILLI DONATO SALVATORE DI VIETRO M. ROSA 1885
3 TILLI GIUSEPPE SALVATORE DI VIETRO M. ROSA 1888
1 TUMOLO GIUSEPPE DONATO DEL VECCHIO M. CRISTINA 1888
2 TUMOLO FILATEO DONATO DEL VECCHIO M. CRISTINA 1893
1 ZERRILLI DONATO MICHELARC. CASIELLO M. LUIGIA 1892
2 ZERRILLI GIUSEPPE MICHELARC. CASIELLO M. LUIGIA 1895
1 ZICCARDI DONATO VITO IACOVINO M. LUCIA 1880
2 ZICCARDI ANTONIO VITO IACOVINO M. LUCIA 1888
188
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 11
Foglio matricolare di Cimino Alessio con la dicitura di “disertore”, emigrato
all’estero.
189
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 12
Elenco dei chiamati al fronte esclusi i fratelli e deceduti.
ELENCO PER CLASSE DI COLORO CHE PARTIRONO PER LA 1a GUERRA MONDIALE
ESCLUSO DECEDUTI E DISPERSI
N. COGNOME NOME PATERNITA' COGNOME NOME CLASSE
MAMMA MAMMA
1 ADAMO DONATO GIUSEPPE ANIELLO FILOMENA 1893
2 ANTONACCI DONATO GIUSEPPE FERRARA M. GIUSEPPA 1892
3 ANTONACCI GIOVANNI MICHELARC. BASILE ROSA 1900
4 BARBETTA ANTONIO RAFFAELE LEMBO MARIA 1900
5 BASELICE DONATO GIOVANNI B. GUARNIERI ROSA 1887
6 BASELICE DONATO GIOVANNI B. FORTE M. GIUSEPPA 1895
7 BASILE NICOLANGELO NICOLANGELO CAPOZZI M. CONCETTA 1894
8 BASILE ANTONIO QUIRICO SANTANGELO MADDALENA 1896
9 BIANCO ANTONIO DOMENICO TUMOLO FILOMENA 1889
10 BIANCO ANTONIO SALVATORE DI PAOLA M. TERESA 1893
11 BIANCO GIUSEPPE GIAMBATTISTA CACCAVELLA A. MARIA 1896
12 BIANCO DONATO GIOVANNI GOFFREDO M. ROSA 1898
13 BOLDRINI SESTILIO Ignoti 1886
14 BOLOGNA DONATO STANISLAO BRACA CAROLINA 1884
15 BONELLI ANTONIO ISIDORO FIORELLA GIOVINA 1898
16 BOVE GIUSEPPE FRANCESCO DE ANGELIS ELISABETTA 1884
17 CAIONE LUIGI MARTINO BASELICE ROSINA 1883
18 CAMMISA GIUSEPPE GIOVANNI PETRUCCELLI M. DONATA 1884
19 CANNITO COSTANTINO RAFFAELE SILVESTRE A. MARIA 1898
20 CAPPIELLO VITANTONIO F. SAVERIO ANTONACCI A.MARIA 1878
21 CARACCIOLO FRANCESCO CELESTINO QUARTUCCI ROSA 1899
22 CARBONE BARTOLOMEO DONATO GOFFREDO M. MADDALENA 1893
23 CASIELLO GIUSEPPE LUIGI CIMADUOMO PETRONILLA 1878
24 CASIELLO DONATO NICOLA BARONE MADDALENA 1886
25 CASIELLO DONATO GIAMBATTISTA DI PIETRO M. GIUSEPPA 1898
26 CASIELLO ANTONIO MICHELARC. CIAMPI LUISA 1899
27 CATALANO GIUSEPPE DONATANTONIO CIAMPI M. LUIGIA 1878
28 CATALANO FRANCESCO ANTONIO CAVOTO M. VINCENZA 1881
29 CATALANO GIUSEPPE G. BATTISTA PELLEGRINI ADELAIDE 1883
30 CATALANO MICHLARC. GIOVANNI CATERINO M. TERESA 1884
31 CATERINO DONATO FRANCESCO DI BELLO ANNA MARIA 1887
32 CATERINO ANTONIO PIETRO MAZZILLI M. ROSA 1888
33 CAVOTO GIUSEPPE BENEDETTO D'ADDARIO ELISABETTA 1878
34 CEGLIA PIETRO NAZZARO BURGIANO MARIA 1890
35 CEGLIA RAFFAELE MATTEO CERCIO A. MARIA 1895
190
Giuseppe Osvaldo Lucera
36 CEGLIA QUIRICO MICHELARC. TILLI M. GIUSEPPA 1898
37 CELLI FRANCESCO LORENZO CHECCHIA M. ROSA 1884
38 CERCIO DONATO FEDELE DE TROIA M. PASQUALINA 1892
39 CHECCHIA GIOVANNI DONATO LA TORRETTA FILOMENA 1880
40 CHECCHIA PIETRO ANTONIO DE SANTIS CATERINA 1889
41 CHECCHIA GIUSEPPE ANTONIO CATALANO M. PAOLINA 1891
42 CHECCHIA LORENZO F. SAVERIO CAPPIELLO MADDALENA 1893
43 CHECCHIA LEANDRO VINCENZO MOLLE ANNA 1895
44 CHECCHIA MICHELE FRANCESCO PASQUETTI MADDALENA 1896
45 CHECCHIA ANTONIO MICHELARC. CATALANO M. ROSA 1898
46 CHECCHIA DONATO ANTONIO STAMPONE ALESSANDRA 1898
47 CHECCHIA DONATO GIAMBATTISTA DI LORENZO MARIA 1899
48 CHECCHIA ALFONSO ANTONIO PESCRILLI A. MARIA 1900
49 CHECCHIA GIUSEPPE VINCENZO MOLLE ANNA 1900
50 CIAMPI DONATO LUIGI ZERRILLI M. ROSA 1878
51 CIAMPI GIUSEPPE SALVATORE DI BELLO MADDALENA 1893
52 CIAMPI DONATO GIOVANNI ZERRILLI A. MARIA 1899
53 CIAMPI ANTONIO ANTONIO FATTORE FILOMENA 1900
54 CIANFROGNA ANTONIO ANIELLO MORMANDO M. COSTANZA 1881
55 CIANFROGNA GIOVANNI TOMMASO STELLUTO LUCIA 1887
56 CIMINO ALESSIO GIUSEPPE CHECCHIA M. PALMA 1887
57 CIOCCIO DONATO ANGELO CARUSO M. MICHELA 1892
58 CIOCCIO ANTONIO ANGELO LEMBO MARIA 1898
59 CIRELLI COSTANTINO SALVATORE POZZUTO ASSUNTA 1878
60 CIROCCO MICHELE COSTANTINO SILVESTRE GIOVINA 1894
61 COLLOLONGO QUIRICO GIOACCHINO BASILE M. ANTONIA 1885
62 COLUCCI QUIRICO MICHELARC. CORNACCHIA A. MARIA 1892
63 COLUCCI LUIGI LORENZO BASILE MARIA 1895
64 COLUCCI CIRO DONATO STAMPONE SOFIA 1896
62 COLUCCI RAFFAELE SALVATORE CASIELLO M. CARMELA 1897
66 COSCIA SALVATORE PASQUALE GIAMPIETRO GIOVANNA 1896
67 COZZELLA ANGELNTONIO PASQUALE STELLA M. LUIGIA 1885
68 COZZELLA ANTONIO VINCENZO PARROTTA LUCIA 1889
69 CRAFA ANGELO DONATO GOFFREDO M. LUIGIA 1892
70 CRISTINZIANO CALCEDONIO RAFFAELE LUCERA LUCIA 1879
71 CRISTINZIANO MATTEO FRANCESCO TURSILLI M. ROSARIA 1888
72 CRISTINZIANO GIAMBATTISTA SALVATORE CEGLIA M. TERESA 1892
73 CRISTINZIANO MICHELE DONATO VELLA M. MICHELA 1896
74 D'ADDARIO DONATO ANTONIO COZZELLA M. ANTONIA 1896
75 D'ADDARIO DONATO ANTONIO STAMPONE ANNA 1899
191
Non solo… nomi
76 D'AMELIO ANTONIO ORAZIO IACOVINO FILOMENA 1900
77 D'ANGELO DONATO LUIGI SAMMARCO M. CRISTINA 1898
78 DE BELLIS ALESSANDRO SALVATORE TEDESCO CONCETTA 1893
79 DE BELLIS DONATO GIOVANNI SAMMARCO M. ROSA 1897
80 DE BRITA VINCENZO SABINO BASELICE M. ANTONIA 1886
81 DE FILIPPIS LORENZO ANTONIO PIACQUADIO M. MICHELA 1884
82 DE FILIPPIS LORENZO NICOLA SPERTI M. LUCIA 1898
83 DE LUCA MICHELANG. DONATO PALUMBO MARIA 1883
84 DE LUCA PASQUALE MICHELLANGELO SPERTI M. LUISA 1886
85 DE LUCA MICHELE naturale DE LUCA M. ROSARIA 1890
86 DE LUCA MICHELE FILIPPO MARELLI CARMINA 1898
87 DE LUCA SALVATORE Ignoto DE LUCA M. ANTONIA 1898
88 DE PALMA DONATO SALVATORE DI MATTEO M. ANTONIA 1884
89 DE SANTIS VINCENZO FEDERICO PELLEGRINI ROSA 1899
90 DE SANTIS MICHELE FEDERICO PELLEGRINI TERESA 1900
91 DEL GAUDIO ARMANDO (IGNOTO) DEL GAUDIO ELISABETTA 1881
92 DI BELLO ANTONIO MICHELE GOFFREDO MARIA 1897
93 DI FRANCO ANTONIO FILIPPO PARROTTA LUCIA 1899
94 DI IASIO DONATO TOMMASO TUMOLO GIOVINA 1898
95 DI LELLA COSTANZO MICHELARC. TILLI A. MARIA 1899
96 DI LORENZO ANTONIO DONATO CATERINO MADDALENA 1882
97 DI LORENZO DONATO LORENZO RACIOPPA CELESTE 1883
98 DI LORENZO F. SAVERIO MARTINO RACIOPPA M. ARCANGIOLA 1887
99 DI LORENZO DONATO ANIELLO MANZI ANNA MARIA 1889
100 DI MATTEO SALVATORE MATTEO BASSO LUCIA 1890
101 DI SALVO ANTONIO NICOLA CATERINO GIOVINA 1899
102 DI VIETRO F. SAVERIO SALVATORE DI LORENZO M. GIUSEPPA 1880
103 DI VIETRO DONATO GIUSEPPE CIAMPI M. GIUSEPPA 1887
104 DI VIETRO LORENZO SALVATORE BOLOGNA M. ROSA 1897
105 DIANA TOMMASO CARMINE TRENCE ADDOLORATA 1898
106 D'IMPERIO LORENZO PASQUALE PIRAZZOLI BARBARA 1878
107 D'IMPERIO MICHELARG. FILIPPO ANTONIO CICCONE M. GIOVANNA 1886
108 D'IMPERIO SALVATORE DONATO BARBARO ROSA 1900
109 DORIA RAFFAELE ANTONIO GUGLIELMO M. ROSA 1883
110 FARAONIO DONATO PASQUALE CARAPELLA M. ROSA 1887
111 FARAONIO DONATO CIRIACO CAPUANO CRISTINA 1892
112 FECCA GIUSEPPE GIOVANNI TULINO M. CELESTE 1899
113 FERRARA LORENZO GIAMBATTISTA SILVESTRE M. CARMINA 1897
114 FERRINGO DONATO GABRIELE D'ADDARIO ELISABETTA 1878
115 FERRINGO GIOVANNI DONATO D'ADDARIO CAROLINA 1880
116 FIGLIOLA TOMMASO PELLEGRINO D'ADDARIO M. ROSA 1899
192
Giuseppe Osvaldo Lucera
117 FILIGNO ANTONIO FILIPPO CHECCHIA M. GIUSEPPA 1891
118 FIORELLA LUIGI LEONARDO PICARO M. ROSA 1884
119 FIORELLA GIUSEPPE SALVATORE VIGLIETTI TERESA 1887
120 FIORELLA GIUSEPPE ANTONIO CAMMISA ANGELA 1896
121 FORESE MICHELANG. DOMENICO SACCONE M. GIUSEPPA 1878
122 FORTEBRACCIO ANGELANTONIO CORRADO FORINO GIOVINA 1895
123 GALDI RAFFAELE GIUSEPPE D'IMPERIO MARIA 1900
124 GALLUCCI F. GIUSEPPE LEOPOLDO MENICHELLA MADDALENA 1881
125 GATTI ANTONIO MICHELE GATTI CATERINA 1895
126 GATTI PASQUALE MICHELE STANCA CATERINA 1897
127 GATTI ALFREDO VENANZIO MILARO TERESA 1900
128 GIANSANTE PAOLO SALVATORE LA GATTA ANTONIA 1878
129 GOFFREDO VINCENZO LUIGI DE PALMA M. TERESA 1878
130 GOFFREDO DONATO ANGELO PONTIANO MATILDE 1884
131 GOFFREDO GIUSEPPE ANGELO IUSI ROSARIA 1888
132 GOFFREDO FERDINANDO GIOVANNI DE BELLIS M. MICHELA 1890
133 GOFFREDO FERDINANDO DONATO LORENZO MARIANNA 1897
134 GOFFREDO ATTILIO VINCENZO CIANFROGNA ORSOLA 1898
135 GOFFREDO GIUSEPPE DONATO MONACO TERESA 1900
136 GRASSI MICHELE GIUSEPPE CAPOZZI ANGELA 1898
137 GUGLIELMO GIOVANNI ANTONIO CHIAFARO M. GRAZIA 1899
138 IACCIO SALVATORE LUIGI BASILE FILOMENA 1898
139 IAMMARINO PIETRO MICHELE CIARMOLI RACHELE 1880
140 IAMMARINO PIETRO GIUSEPPE QUARTUCCI A. ROSA 1885
141 IANNELLI F. SAVERIO MICHELE CATALANO MARIA 1899
142 ILARIO MICHELE Ignoti 1899
143 IMPERATORE GIUSEPPE ANTONIO MAZZILLI A. MARIA 1896
144 INGELIDO ANGELNTONIO LUIGI DI BELLO LUCIA 1882
145 INGELIDO DOMENICO GIUSEPPE CATALANO M. GIUSEPPA 1883
146 INGELIDO PIETRO DONATO MOLLE MARIA 1896
147 INGELIDO ANTONIO MICHELARC. MANSUETO ROSA 1899
148 IOANNA ANGELO A. PASQUALE BASILE MARIA 1880
149 IOANNA CIRO GABRIELE CAPPIELLO LORENZA 1895
150 IOANNA SALVATORE ANTONIO CASIELLO RACHELE 1899
151 LA FRAGOLA ANTONIO GIUSEPPE FRAGASSO ANNA 1900
152 LAMBERTI DONATO Ignoti 1894
153 LEONE PASQUALE GIUSEPPE COZZELLA GIOVINA 1894
154 LIZZI PAOLO LUIGI MANSUETO M. FELICIA 1893
155 LONGO F. SAVERIO GIUSEPPE LEPORE M. TERESA 1880
193
Non solo… nomi
156 LONGO GIUSEPPE VINCENZO CIANFROGNA GIUDITTA 1895
157 LONGO FLORINDO SALVATORE DELLA SPERANZA LUCIA 1896
158 LUCERA DOMENICO LUIGI PAGLIARELLA FILOMENA 1881
159 LUCERA VINCENZO DONATO SACCONE M. DONATA 1892
160 MADONNA DONATO SEBASTIANO TRENCE M. GIUSEPPA 1881
161 MANCINI GIOVANNI LUIGI TUMOLO GIOVINA 1893
162 MANCINI GIUSEPPE ANTONIO DE PALMA LUCIA 1893
163 MANCINI PROSPERO LUIGI TULINO GIOVINA 1896
164 MANSUETO GABRIELE ANTONIO PARADISO M. CRISTINA 1888
165 MANZI RAFFAELE VINCENZO PETRILLI M. GIUSEPPA 1899
166 MARCANTONIO GIUSEPPE LEONARDO TURSI M. GIUSEPPA 1882
167 MARINO FEDELE ALFONSO COLUCCI ANGELA 1880
168 MARINO GAETANO DONATO CERCIO M. ROSA 1881
169 MARINO F. SAVERIO ANTONIO BENIGNO ISABELLA 1883
170 MARINO ANTONIO GAETANO STAMPONE M. TERESA 1890
171 MARINO GIUSEPPE DONATO DE LILLO M. CONCETTA 1896
172 MARZULLO GIOVANNI NICOLA FECCA M. ROSARIA 1898
173 MARZULLO DONATO SALVATORE DI BELLO LUCIA 1899
174 MENDILICCHIO DONATO NICOLA CACCHIO M. ROSINA 1888
175 MENICHELLA DONATO GIUSEPPE PESCRILLI CATERINA 1881
176 MENICHELLA ANTONIO LEONARDO RICCI M. MICHELA 1885
177 MENICHELLA DONATO VINCENZO CHECCHIA IRENE 1896
178 MERESSE LORENZO GIUSEPPE VIRGILIO A. MARIA 1882
179 MERESSE ANTONIO LEONARDO BEATRICE MARIA 1897
180 MIGNOGNA GIAMBATTISTA FILIPPO BASILE A. ROSA 1880
181 MOLLE DONATO LUIGI BARISANO M. LUIGIA 1897
182 MOLLE ANTONIO GIAMBATTISTA DI MATTEO M. ANTONIA 1899
183 MOLLE DONATO GIAMBATTISTA BRACA GIOVINA 1900
184 MOLLE ROSARIO LUIGI ROSARIO LUIGIA 1900
185 MONACO SALVATORE DONATO SALANDRA ANNA 1885
186 MONACO COSTANTINO ANTONIO PELLEGRINI TERESA 1900
187 MORMANDO ANTONIO DONATO DE FINIS ANNA 1895
188 MUCCI RAFFAELE DONATO TRENCE M. ANTONIA 1895
189 MUCCI ANTONIO DONATO TRENCE ANGELA 1900
190 NARDELLI DONATO RAFFAELE TRENCE MARIA 1900
191 ONORATO DONATO VINCENZO COLUCCI M. GIUSEPPA 1886
192 PAGLIARELLA DONATO GIAMBATTISTA DI LORENZO M. PASQUA 1899
193 PARADISO SALVATORE DONATO BOLOGNESE MARGHERITA 1896
194 PARADISO DONATO GIUSEPPE MIRESSE M. MICHELA 1898
195 PARROTTA LEONADO NICOLA TILLI LUISA 1880
196 PAVIA FEDELE VINCENZO PELLEGRINI ANGELA 1900
197 PELLEGRINI GIUSEPPE MICHELE CIAMPI M. ROSA 1884
198 PELLEGRINI DONATO DIOMEDE SESSA MARIANNA 1885
199 PELLEGRINI ANTONIO MICHELARC. CERCIO M. FILOMENA 1887
200 PELLEGRINI DONATO PONZIANO CIAMPI CAROLINA 1895
194
Giuseppe Osvaldo Lucera
201 PELLEGRINI MARIO MICHELARC. MENICHELLA MARIA 1898
202 PERAZZO FEDELE MICHELE FERRINGO GIOVINA 1897
203 PESCRILLI LUIGI DONATO GOFFREDO FILOMENA 1881
204 PESCRILLI QUIRICO VITANTONIO MOLLE ARCANGIOLA 1881
205 PESCRILLI GIOVANNI DONATO STAMPONE M. VINCENZA 1896
206 PESCRILLI RAFFAELE SALVATORE D'ADDARIO ANNANGELA 1897
207 PETRUCCELLI ANTONIO FRANCESCO DE TROIA M. GIOVANNA 1898
208 PETRUCCELLI DONATO FRANCESCO DE TROIA M. GIOVANNA 1900
209 PIACQUADIO SALVATORE GIACOMO DE PALMA M. GIOVANNA 1884
210 PICARO VINCENZO DONATO GIANNETTI ANTONIA 1879
211 PICARO GIOVANNI LUCIANO DI PAOLO LUCIA 1884
212 PICARO LUIGI VINCENZO BASSO M. GIOVANNA 1899
213 POZZUTO DONATO LORENZO VIERNO M. TERESA 1894
214 POZZUTO ANTONIO LORENZO PESCRILLI FILOMENA 1898
215 QUARTUCCI GIUSEPPE MICHELE CHECCHIA M. GIUSEPPA 1895
216 RACIOPPA DONATO GIUSEPPE CAMMISA M. PASQUALINA 1897
217 RACIOPPA MICHELE GIOVANNI TUMOLO MARIA 1897
218 RACIOPPA ANTONIO GIUSEPPE CAMMISA MARIA 1900
219 RUGGIERO DONATO VINCENZO SESSA M. DONATA 1892
220 RUSSO DONATO PIETRO PELLEGRINI RACHELE 1896
221 SACCONE SALVATORE ANTONIO BASILE M. GIOVINA 1893
222 SALANDRA ANGELO GIUSEPPE GUGLIELMO CAROLINA 1894
223 SALTARELLA GIUSEPPE GIOVANNI CHECCHIA ELISABETTA 1882
224 SALTARELLA GIOVANNI DONATO COZZELLA M. GIUSEPPA 1896
225 SALTARELLA DONATO EMIDDIO INGELIDO ANNA 1899
226 SALTARELLA GIUSEPPE ANTONIO RUSSO M. ROSA 1899
227 SALTARELLA GIUSEPPE ANTONIO DE LUCA M. DONATA 1886
228 SALVATI MAURIZIO ANTONIO GIORGIONE CELESTE 1896
229 SAMMARCO ANTONIO GIUSEPPE MILARO COSTANTINA 1900
230 SAMMARCO PIETRO ANGELO CAVOTO GIUSEPPA 1900
231 SCISCIO GABRIELE PIETRO SALTARELLI FILOMENA 1881
232 SCISCIO PIETRO DONATO LAURIELLO ROSA 1900
233 SCROCCA SALVATORE DONATO CAVOTO A. MARIA 1895
234 SESSA GUSTAVO NICOLA GASPARRI IRENE 1886
235 SESSA DONATO GIOVANNI COZZELLA MARIA 1898
236 SESSA VINCENZO GABRIELE MICELI M. ANTONIA 1899
237 SIGNORE VITTORINO VINCENZO BENEDETTO FILOMENA 1894
238 SILVESTRE DONATO DONATO SPINELLI GRAZIA 1878
239 SILVESTRE ANGELO MICHELE MANZI A. MARIA 1898
240 SPINELLI ANTONIO F. SAVERIO DE BELLIS MARIA 1900
241 STAMPONE SALVATORE NICOLA MIGNOGNA M.ROSA 1878
242 STAMPONE GIUSEPPE PASQUALE TUMOLO M. DONATA 1885
243 STAMPONE GIOVANNI NICOLA CAVALIERE A. MARIA 1891
244 STANCA RAFFAELE LORENZO GOFFREDO MATILDE 1883
245 STELLABOTTE DONATO LORENZO PESCRILLI MARIA 1897
195
Non solo… nomi
246 TILLI PIETRO LORENZO CHECCHIA M. ROSA 1878
247 TILLI GIACOMO MICHELARC. DI LORENZO M. CAROLINA 1887
248 TILLI VINCENZO DONATO CATALANO M. COSTANZA 1890
249 TILLI F. SAVERIO DONATO DE LUCA GIOVINA 1895
250 TILLI DONATO LORENZO CIAMPI M. ROSA 1897
251 TUDISCO GIUSEPPE MICHELARC. DI GIUSEPPE M. INCORONATA 1890
252 TUDISCO ANTONIO MICHELE DI GIUSEPPE FRANCESCA 1895
253 TULINO QUIRICO ANTONIO CARBONE FILOMENA 1878
254 TUMOLO GIUSEPPE LORENZO CEGLIA LUISA 1882
255 TUMOLO ANTONIO GIOVANNI STAMPONE M. ROSA 1883
256 TUMOLO DONATO MOSE' CERCIO M. TERESA 1883
257 TUMOLO FILIPPO VALENTINO PELLEGRINI CONCETTA 1885
258 TUMOLO RAFFAELE LUIGI CHECCHIA MARIA 1900
259 TUORO SALVATORE GENNARO STANCA M. LUIGIA 1899
260 TURSI DONATO GIOVANNI CAROSELLI M. TERESA 1898
261 TURSI DONATO LUIGI IANNELLI MADDALENA 1896
262 TURSILLI DONATO ALESSANDRO MANZI M. IMMACOLATA 1883
263 TURSILLI VINCENZO ALESSANDRO NAZZARO ANGELA MARIA 1893
264 VADURRO MICHELE VINCENZO SPINELLI CONCETTA 1900
265 VECCHIOLLA DONATO FRANCESCO COLUCCI DONATA 1900
266 VECERE LUIGI MICHELE BOVENIZZA VIOLA 1897
267 VIGLIONE ANTONIO FILIPPO DI MARZIO M. FEDELA 1881
268 ZERRILLI MARTINO VINCENZO PESCRILLI M. CATERINA 1892
269 ZICCARDI ANGELO GIUSEPPE DE VIZIA M. GIUSEPPA 1897
270 ZILLA GIOVANNI DOMENICO EVANGELISTA M. ROSARIA 1889
196
Giuseppe Osvaldo Lucera
Elenco generale dei chiamati al fronte.
ALLEGATO N. 13
ELENCO PER CLASSE DI COLORO CHE PARTIRONO PER LA 1a GUERRA MONDIALE
SOPRAVVISSUTI E DECEDUTI
N. COGNOME NOME PATERNITA' COGNOME NOME CLASSE
MAMMA MAMMA
1 ADAMO DONATO GIUSEPPE ANIELLO FILOMENA 1893
2 ANTONACCI DONATO GIUSEPPE FERRARA M. GIUSEPPA 1892
3 ANTONACCI GIOVANNI MICHELARC. BASILE ROSA 1900
4 BARBETTA ANTONIO RAFFAELE LEMBO MARIA 1900
5 BASELICE DONATO GIOVANNI B. GUARNIERI ROSA 1887
6 BASELICE DONATO GIOVANNI B. FORTE M. GIUSEPPA 1895
7 BASILE MICHELARG. PIETRO SALDARELLA M.GIOVANNA 1881
8 BASILE PIETRO DONATO FIORELLA M. GIUSEPPA 1883
9 BASILE ANTONIO DOMENICO D'ADDARIO M. TERESA 1891
10 BASILE NICOLANGELO NICOLANGELO CAPOZZI M. CONCETTA 1894
11 BASILE ANTONIO QUIRICO SANTANGELO MADDALENA 1896
12 BIANCO PASQUALE DOMENICO TRENCE M. AGNESE 1878
13 BIANCO MICHELE DOMENICO TRENCE M. AGNESE 1881
14 BIANCO ANGELO A. SALVATORE POZZUTO MADDALENA 1888
15 BIANCO ANTONIO DOMENICO TUMOLO FILOMENA 1889
16 BIANCO DONATO GIUSEPPE MARZULLO M. TERESA 1889
17 BIANCO ANTONIO SALVATORE DI PAOLA M. TERESA 1893
18 BIANCO GIUSEPPE GIAMBATTISTA CACCAVELLA A. MARIA 1896
19 BIANCO QUIRINO GIUSEPPE MARZULLO M. TERESA 1897
20 BIANCO DONATO GIOVANNI GOFFREDO M. ROSA 1898
21 BOLDRINI SESTILIO Ignoti 1886
22 BOLOGNA DONATO STANISLAO BRACA CAROLINA 1884
23 BONELLI ANTONIO ISIDORO FIORELLA GIOVINA 1898
24 BOVE GIUSEPPE FRANCESCO DE ANGELIS ELISABETTA 1884
25 BRACA FILIPPO FRANCESCO RACIOPPA LUCIA 1885
26 BRACA MICHELE FRANCESCO RACIOPPA LUCIA 1892
27 CAIONE LUIGI MARTINO BASELICE ROSINA 1883
28 CAMMISA GIUSEPPE GIOVANNI PETRUCCELLI M. DONATA 1884
29 CAMMISA PASQUALE LORENZO CATERINO LUCIA 1884
30 CAMMISA PIETRO LORENZO CATERINO LUCIA 1890
197
Non solo… nomi
31 CANNITO COSTANTINO RAFFAELE SILVESTRE A. MARIA 1898
32 CAPOZZI VINCENZO DONATANTONIO LUCERA M. ANTONIA 1898
33 CAPOZZI DONATO DONATANTONIO LUCERA M. ANTONIA 1900
34 CAPPIELLO VITANTONIO F. SAVERIO ANTONACCI A.MARIA 1878
35 CARACCIOLO FRANCESCO CELESTINO QUARTUCCI ROSA 1899
36 CARAPELLA GIUSEPPE LORENZO RUSSO LUCIA 1881
37 CARBONE BARTOLOMEO DONATO GOFFREDO M. MADDALENA 1893
38 CASASANTA ANTONIO DONATO SPINELLI M. TERESA 1893
39 CASASANTA GIUSEPPE DONATO SPINELLI M. TERESA 1898
40 CASASANTA SALVATORE DONATO SPINELLI M. TERESA 1900
41 CASIELLO GIUSEPPE LUIGI CIMADUOMO PETRONILLA 1878
42 CASIELLO DONATO NICOLA BARONE MADDALENA 1886
43 CASIELLO DONATO GIAMBATTISTA DI PIETRO M. GIUSEPPA 1898
44 CASIELLO ANTONIO MICHELARC. CIAMPI LUISA 1899
45 CATALANO GIUSEPPE DONATANTONIO CIAMPI M. LUIGIA 1878
46 CATALANO FRANCESCO ANTONIO CAVOTO M. VINCENZA 1881
47 CATALANO GIUSEPPE G. BATTISTA PELLEGRINI ADELAIDE 1883
48 CATALANO MICHLARC. GIOVANNI CATERINO M. TERESA 1884
49 CATERINO DONATO FRANCESCO DI BELLO ANNA MARIA 1887
50 CATERINO ANTONIO PIETRO MAZZILLI M. ROSA 1888
51 CAVALIERE FRANCESCO DONATO FERRINGO LORENZA 1883
52 CAVALIERE ANTONIO DONATO FERRINGO LORENZA 1885
53 CAVALIERE VINCENZO MICHELE GOFFREDO M. ROSA 1892
54 CAVOTO GIUSEPPE BENEDETTO D'ADDARIO ELISABETTA 1878
55 CEGLIA GIUSEPPE CELESTINO DI BELLO FILOMENA 1890
56 CEGLIA PIETRO NAZZARO BURGIANO MARIA 1890
57 CEGLIA DONATO A. CELESTINO DI BELLO FILOMENA 1893
58 CEGLIA DONATO CELESTINO DI BELLO FILOMENA 1895
59 CEGLIA RAFFAELE MATTEO CERCIO A. MARIA 1895
60 CEGLIA GIANNINO DONATO CARBONE M. GIOVANNA 1897
61 CEGLIA QUIRICO MICHELARC. TILLI M. GIUSEPPA 1898
62 CEGLIA ANTONIO DONATO CARBONE M. GIOVANNA 1899
63 CELLI FRANCESCO LORENZO CHECCHIA M. ROSA 1884
64 CERCIO DONATO FEDELE DE TROIA M. PASQUALINA 1892
65 CHECCHIA DONATO GIAMBATTISTA CHECCHIA ANNAMARIA 1880
66 CHECCHIA GIOVANNI DONATO LA TORRETTA FILOMENA 1880
67 CHECCHIA ANTONIO SALVATORE SILVESTRE M. GIOVANNA 1888
68 CHECCHIA LORENZO GIAMBATTISTA CHECCHIA ANNAMARIA 1889
69 CHECCHIA PIETRO ANTONIO DE SANTIS CATERINA 1889
70 CHECCHIA LORENZO GREGORIO MOLLE M. MADDALENA 1890
198
Giuseppe Osvaldo Lucera
71 CHECCHIA GIUSEPPE ANTONIO CATALANO M. PAOLINA 1891
72 CHECCHIA GIUSEPPE GREGORIO MOLLE M. MADDALENA 1892
73 CHECCHIA LORENZO F. SAVERIO CAPPIELLO MADDALENA 1893
74 CHECCHIA LEANDRO VINCENZO MOLLE ANNA 1895
75 CHECCHIA DONATO PONZIANO CAVALIERE M. GIOVANNA 1896
76 CHECCHIA MICHELE FRANCESCO PASQUETTI MADDALENA 1896
77 CHECCHIA GIOVANNI SALVATORE SILVESTRE M. GIOVANNA 1897
78 CHECCHIA ANTONIO MICHELARC. CATALANO M. ROSA 1898
79 CHECCHIA DONATO ANTONIO STAMPONE ALESSANDRA 1898
80 CHECCHIA GIOVANNI PONZIANO CAVALIERE M. GIOVANNA 1898
81 CHECCHIA DONATO GIAMBATTISTA DI LORENZO MARIA 1899
82 CHECCHIA ALFONSO ANTONIO PESCRILLI A. MARIA 1900
83 CHECCHIA GIUSEPPE VINCENZO MOLLE ANNA 1900
84 CHIAFARO ANGELO MICHELARC. MINELLI M. ANTONIA 1894
85 CIAMPI DONATO LUIGI ZERRILLI M. ROSA 1878
86 CIAMPI GIUSEPPE SALVATORE DI BELLO MADDALENA 1893
87 CIAMPI DONATO GIOVANNI ZERRILLI A. MARIA 1899
88 CIAMPI ANTONIO ANTONIO FATTORE FILOMENA 1900
89 CIANFROGNA ANTONIO ANIELLO MORMANDO M. COSTANZA 1881
90 CIANFROGNA GIOVANNI TOMMASO STELLUTO LUCIA 1887
91 CIARMOLI CARLO ANTONIO MENDILICCHIO M. NOBILA 1893
92 CIARMOLI ANGELO ANTONIO MENDILICCHIO M. NOBILA 1897
93 CIMINO ALESSIO GIUSEPPE CHECCHIA M. PALMA 1887
94 CIMINO ALESSIO DOMENICO CIAMFROGNA M. ANTONIA 1893
95 CIMINO PIETRO DOMENICO CIANFROGNA M. ANTONIA 1896
96 CIMINO GIUSEPPE DOMENICO CIANFROGNA M: ANTONIA 1898
97 CIOCCIO DONATO ANGELO CARUSO M. MICHELA 1892
98 CIOCCIO ANTONIO ANGELO LEMBO MARIA 1898
99 CIRELLI COSTANTINO SALVATORE POZZUTO ASSUNTA 1878
100 CIROCCO MICHELE COSTANTINO SILVESTRE GIOVINA 1894
101 COLLOLONGO QUIRICO GIOACCHINO BASILE M. ANTONIA 1885
102 COLUCCI QUIRICO MICHELARC. CORNACCHIA A. MARIA 1892
103 COLUCCI LUIGI LORENZO BASILE MARIA 1895
104 COLUCCI CIRO DONATO STAMPONE SOFIA 1896
105 COLUCCI RAFFAELE SALVATORE CASIELLO M. CARMELA 1897
106 COSCIA SALVATORE PASQUALE GIAMPIETRO GIOVANNA 1896
107 COZZELLA DONATO VITANTONIO CATALANO LORENZA 1879
108 COZZELLA ANGELNTONIO PASQUALE STELLA M. LUIGIA 1885
109 COZZELLA ANTONIO VINCENZO PARROTTA LUCIA 1889
110 COZZELLA F. SAVERIO VINCENZO MOLLE M. PAOLA 1897
199
Non solo… nomi
111 CRAFA ANGELO DONATO GOFFREDO M. LUIGIA 1892
112 CRISTINZIANO CALCEDONIO RAFFAELE LUCERA LUCIA 1879
113 CRISTINZIANO MATTEO FRANCESCO TURSILLI M. ROSARIA 1888
114 CRISTINZIANO GIAMBATTISTA SALVATORE CEGLIA M. TERESA 1892
115 CRISTINZIANO MICHELE DONATO VELLA M. MICHELA 1896
116 D'ADDARIO ANTONIO DONATO CATALANO M. GIOVANNA 1893
117 D'ADDARIO MICHELE DONATO CATALANO M. GIOVANNA 1895
118 D'ADDARIO DONATO ANTONIO COZZELLA M. ANTONIA 1896
119 D'ADDARIO SALVATORE ANGELO DI LORENZO A. MARIA 1896
120 D'ADDARIO DONATO ANTONIO STAMPONE ANNA 1899
121 D'AMELIO ANTONIO ORAZIO IACOVINO FILOMENA 1900
122 D'ANGELO DONATO LUIGI SAMMARCO M. CRISTINA 1898
123 DE BELLIS ALESSANDRO SALVATORE TEDESCO CONCETTA 1893
124 DE BELLIS DONATO GIOVANNI SAMMARCO M. ROSA 1897
125 DE BRITA NICOLAMARIO GIUSEPPE ANNIBALLI CARMELA 1880
126 DE BRITA ANTONIO GIUSEPPE ANNIBALLI CARMELA 1883
127 DE BRITA VINCENZO SABINO BASELICE M. ANTONIA 1886
128 DE FILIPPIS LORENZO ANTONIO PIACQUADIO M. MICHELA 1884
129 DE FILIPPIS LORENZO NICOLA SPERTI M. LUCIA 1898
130 DE LUCA MICHELANG. DONATO PALUMBO MARIA 1883
131 DE LUCA PASQUALE MICHELLANGELO SPERTI M. LUISA 1886
132 DE LUCA MICHELE naturale DE LUCA M. ROSARIA 1890
133 DE LUCA MICHELE FILIPPO MARELLI CARMINA 1898
134 DE LUCA SALVATORE Ignoto DE LUCA M. ANTONIA 1898
135 DE PALMA DONATO SALVATORE DI MATTEO M. ANTONIA 1884
136 DE PALMA ANTONIO DONATO SESSA A. MARIA 1892
137 DE SANTIS VINCENZO FEDERICO PELLEGRINI ROSA 1899
138 DE SANTIS MICHELE FEDERICO PELLEGRINI TERESA 1900
139 DEL GAUDIO ARMANDO (IGNOTO) DEL GAUDIO ELISABETTA 1881
140 DI BELLO ANTONIO MICHELE GOFFREDO MARIA 1897
141 DI CHIARA ANTONIO DONATO SAMMARCO MADDALENA 1881
142 DI CHIARA GIUSEPPE SALVATORE FERRINGO M. GIUSEPPA 1891
143 DI CHIARA DONATO SALVATORE FERRINGO M. GIUSEPPA 1895
144 DI FRANCO ANTONIO FILIPPO PARROTTA LUCIA 1899
145 DI IASIO DONATO TOMMASO TUMOLO GIOVINA 1898
146 DI LELLA COSTANZO MICHELARC. TILLI A. MARIA 1899
147 DI LORENZO ANTONIO DONATO CATERINO MADDALENA 1882
148 DI LORENZO DONATO LORENZO RACIOPPA CELESTE 1883
149 DI LORENZO F. SAVERIO MARTINO RACIOPPA M. ARCANGIOLA 1887
150 DI LORENZO DONATO ANIELLO MANZI ANNA MARIA 1889
151 DI LORENZO DONATO ANGELO CIAMPI M. GIUSEPPA 1890
152 DI LORENZO GIUSEPPE ANGELO CIAMPI M. GIUSEPPA 1892
153 DI LORENZO MICHELE ANGELO CIAMPI M. GIUSEPPA 1894
154 DI LORENZO ANTONIO MICHELARC. SILVESTRE LUCIA 1898
155 DI LORENZO DONATO MARTINO RACIOPPA ARCANGIOLA 1898
200
Giuseppe Osvaldo Lucera
156 DI LORENZO FRANCESCO MICHELARC. SILVESTRE LUCIA 1900
157 DI MATTEO SALVATORE MATTEO BASSO LUCIA 1890
158 DI PIERRO ANTONIO DOMENICO GUADAGNO CONCETTA 1885
159 DI PIERRO VINCENZO DOMENICO GUADAGNO CONCETTA 1897
160 DI SALVO GIUSEPPE SALVATORE CICCONE M. COSTANTINA 1893
161 DI SALVO QUIRICO SALVATORE CICCONE M. COSTANTINA 1895
162 DI SALVO ANTONIO NICOLA CATERINO GIOVINA 1899
163 DI SALVO GIOVANNI SALVATORE CICCONE M. COSTANTINA 1900
164 DI VIETRO F. SAVERIO SALVATORE DI LORENZO M. GIUSEPPA 1880
165 DI VIETRO DONATO GIUSEPPE CIAMPI M. GIUSEPPA 1887
166 DI VIETRO LORENZO SALVATORE BOLOGNA M. ROSA 1897
167 DIANA TOMMASO CARMINE TRENCE ADDOLORATA 1898
168 D'IMPERIO LORENZO PASQUALE PIRAZZOLI BARBARA 1878
169 D'IMPERIO GIUSEPPE RAFFAELE STELLUTO A. MARIA 1879
170 D'IMPERIO MICHELARG. FILIPPO ANTONIO CICCONE M. GIOVANNA 1886
171 D'IMPERIO GIOVANNI B. FRANCESCO STANCA M. LUIGIA 1889
172 D'IMPERIO DONATO RAFFAELE STELLUTO A. MARIA 1892
173 D'IMPERIO GIUSEPPE FRANCESCO STANCA M. LUIGIA 1896
174 D'IMPERIO DONATO MICHELE CATALANO MADDALENA 1898
175 D'IMPERIO SALVATORE DONATO BARBARO ROSA 1900
176 DORIA RAFFAELE ANTONIO GUGLIELMO M. ROSA 1883
177 ERCOLINO VINCENZO DONATO TULINO MADDALENA 1882
178 ERCOLINO GIUSEPPE DONATO TULINO MADDALENA 1896
179 ERCOLINO GIOVANNI DONATO TULINO MADDALENA 1899
180 FARAONIO DONATO PASQUALE CARAPELLA M. ROSA 1887
181 FARAONIO DONATO CIRIACO CAPUANO CRISTINA 1892
182 FECCA ORAZIO LUIGI STELLUTO M.ROSA 1896
183 FECCA GIUSEPPE GIOVANNI TULINO M. CELESTE 1899
184 FERRARA LORENZO GIAMBATTISTA SILVESTRE M. CARMINA 1897
185 FERRINGO DONATO GABRIELE D'ADDARIO ELISABETTA 1878
186 FERRINGO GIOVANNI DONATO D'ADDARIO CAROLINA 1880
187 FERRINGO ANTONIO COSTANZO COZZELLA FILOMENA 1892
188 FERRINGO GIUSEPPE COSTANZO COZZELLA FILOMENA 1895
189 FIGLIOLA TOMMASO PELLEGRINO D'ADDARIO M. ROSA 1899
190 FILIGNO ANTONIO FILIPPO CHECCHIA M. GIUSEPPA 1891
191 FIORELLA LUIGI LEONARDO PICARO M. ROSA 1884
192 FIORELLA GIUSEPPE SALVATORE VIGLIETTI TERESA 1887
193 FIORELLA GIUSEPPE DONATO MINELLI M. ASSUNTA 1889
194 FIORELLA SALVATORE DONATO MINELLI M. ASSUNTA 1892
195 FIORELLA GIUSEPPE COSTANZO RUSSO M. GIUSEPPA 1894
196 FIORELLA GIUSEPPE ANTONIO CAMMISA ANGELA 1896
197 FORESE MICHELANG. DOMENICO SACCONE M. GIUSEPPA 1878
198 FORTEBRACCIO ANGELANTONIO CORRADO FORINO GIOVINA 1895
199 FRAGNITO ANTONIA MICHELE TOZZI A. MARIA 1891
200 GALDI RAFFAELE GIUSEPPE D'IMPERIO MARIA 1900
201
Non solo… nomi
201 GALLUCCI F. GIUSEPPE LEOPOLDO MENICHELLA MADDALENA 1881
202 GATTI ANTONIO MICHELE GATTI CATERINA 1895
203 GATTI PASQUALE MICHELE STANCA CATERINA 1897
204 GATTI ALFREDO VENANZIO MILARO TERESA 1900
205 GIANSANTE PAOLO SALVATORE LA GATTA ANTONIA 1878
206 GIORGIONE F. SAVERIO ANGELO COZZELLA A. ROSA 1878
207 GIORGIONE LORENZO ANGELO COZZELLA A. ROSA 1890
208 GOFFREDO VINCENZO LUIGI DE PALMA M. TERESA 1878
209 GOFFREDO LORENZO VINCENZO COZZELLA LUCIA 1881
210 GOFFREDO DONATO ANGELO PONTIANO MATILDE 1884
211 GOFFREDO DONATO LORENZO CHECCHIA A. MARIA 1885
212 GOFFREDO LUIGI DONATO BONELLI M. ANTONIA 1887
213 GOFFREDO GIUSEPPE ANGELO IUSI ROSARIA 1888
214 GOFFREDO GIUSEPPE LORENZO CHECCHIA A. MARIA 1889
1215 GOFFREDO FERDINANDO GIOVANNI DE BELLIS M. MICHELA 1890
216 GOFFREDO DONATO F. SAVERIO D'ADDARIO A. MARIA 1894
1217 GOFFREDO VINCENZO DONATO BONELLI M. ANTONIA 1895
1218 GOFFREDO DONATO MICHELARC. TULINO M. SOFIA 1896
219 GOFFREDO FERDINANDO DONATO LORENZO MARIANNA 1897
220 GOFFREDO LEONARDO DONATO BONELLI M. ANTONIA 1897
221 GOFFREDO LORENZO F. SAVERIO D'ADDARIO A. MARIA 1897
222 GOFFREDO ATTILIO VINCENZO CIANFROGNA ORSOLA 1898
223 GOFFREDO COSTANTINO MICHELARC. TULINO M. SOFIA 1899
224 GOFFREDO DONATO VINCENZO COZZELLA LUCIA 1899
225 GOFFREDO QUIRICO DONATO BONELLI M. ANTONIA 1899
226 GOFFREDO DONATO VINCENZO COZZELLA LUCIA 1900
227 GOFFREDO GIUSEPPE DONATO MONACO TERESA 1900
228 GOFFREDO QUIRICO F. SAVERIO D'ADDARIO A. MARIA 1900
229 GRANATA SALVATORE LORENZO SPINELLI M. GRAZIA 1893
230 GRASSI MICHELE GIUSEPPE CAPOZZI ANGELA 1898
231 GRUPPO LUIGI DONATO CEGLIA M. GIUSEPPA 1893
232 GRUPPO VINCENZO DONATO CEGLIA M. GIUSEPPA 1897
233 GUGLIELMO GIOVANNI ANTONIO CHIAFARO M. GRAZIA 1899
234 IACCIO SALVATORE LUIGI BASILE FILOMENA 1898
235 IAMMARINO PIETRO MICHELE CIARMOLI RACHELE 1880
236 IAMMARINO PIETRO GIUSEPPE QUARTUCCI A. ROSA 1885
237 IANNELLI RAFFAELE DONATO DE BELLIS M. ANTONIA 1897
238 IANNELLI F. SAVERIO MICHELE CATALANO MARIA 1899
239 IANNELLI GIUSEPPE DONATO DE BELLIS M. ANTONIA 1899
240 IARUSSO DOMENICO FRANCESCO RUGGIERO M. NICOLINA 1897
241 ILARIO MICHELE Ignoti 1899
242 IMPERATORE GIUSEPPE ANTONIO MAZZILLI A. MARIA 1896
243 INGELIDO ANGELNTONIO LUIGI DI BELLO LUCIA 1882
244 INGELIDO DOMENICO GIUSEPPE CATALANO M. GIUSEPPA 1883
245 INGELIDO PIETRO DONATO MOLLE MARIA 1896
202
Giuseppe Osvaldo Lucera
246 INGELIDO ANTONIO MICHELARC. MANSUETO ROSA 1899
247 IOANNA ANGELO A. PASQUALE BASILE MARIA 1880
248 IOANNA CIRO GABRIELE CAPPIELLO LORENZA 1895
249 IOANNA SALVATORE ANTONIO CASIELLO RACHELE 1899
250 IORINO ANGELO NICOLA D'ANGELO M. GIOVANNA 1892
251 IORINO GIUSEPPE NICOLA D'ANGELO M. GIOVANNA 1895
252 IORINO DONATO NICOLA D'ANGELO M. GIOVANNA 1899
253 LA FRAGOLA ANTONIO GIUSEPPE FRAGASSO ANNA 1900
254 LAMBERTI DONATO Ignoti 1894
255 LEONE PASQUALE GIUSEPPE COZZELLA GIOVINA 1894
256 LIZZI PAOLO LUIGI MANSUETO M. FELICIA 1893
257 LIZZI ANTONIO URBANO DE LUCA M. DONATA 1894
258 LONGO F. SAVERIO GIUSEPPE LEPORE M. TERESA 1880
259 LONGO GIUSEPPE VINCENZO CIANFROGNA GIUDITTA 1895
260 LONGO FLORINDO SALVATORE DELLA SPERANZA LUCIA 1896
261 LUCERA GIUSEPPE GIAMBATTISTA MENICHELLA M. TERESA 1880
262 LUCERA DOMENICO LUIGI PAGLIARELLA FILOMENA 1881
263 LUCERA DONATO FRANCESCO GOFFREDO M. MADDALENA 1882
264 LUCERA ANTONIO GIAMBATTISTA MENICHELLA M. TERESA 1892
265 LUCERA VINCENZO DONATO SACCONE M. DONATA 1892
266 LUCERA GIAMBATTISTA PAOLINO D'IMPERIO M. ANTONIA 1894
267 LUCERA RICCARDO FRANCESCO GOFFREDO M. MADDALENA 1895
268 LUCERA ANTONIO PAOLINO D'IMPERIO M. ANTONIA 1897
269 LUCERA GENNARO DONATO COLUCCI M. MADDALENA 1897
270 LUCERA LUIGI GIUSEPPE DE LUCA A. MARIA 1897
271 LUCERA DONATO GIUSEPPE DE LUCA A. MARIA 1899
272 LUCERA GIAMBATTISTA DONATO COLUCCI M. MADDALENA 1899
273 MADONNA DONATO SEBASTIANO TRENCE M. GIUSEPPA 1881
274 MANCINI GIOVANNI LUIGI TUMOLO GIOVINA 1893
275 MANCINI GIUSEPPE ANTONIO DE PALMA LUCIA 1893
276 MANCINI PROSPERO LUIGI TULINO GIOVINA 1896
277 MANSUETO GABRIELE ANTONIO PARADISO M. CRISTINA 1888
278 MANZI RAFFAELE VINCENZO PETRILLI M. GIUSEPPA 1899
279 MARCANTONIO GIUSEPPE LEONARDO TURSI M. GIUSEPPA 1882
280 MARINO FEDELE ALFONSO COLUCCI ANGELA 1880
281 MARINO GAETANO DONATO CERCIO M. ROSA 1881
282 MARINO F. SAVERIO ANTONIO BENIGNO ISABELLA 1883
283 MARINO ANTONIO GAETANO STAMPONE M. TERESA 1890
284 MARINO DONATO RUBERTO CERCIO M. GIUSEPPA 1890
285 MARINO ANTONIO RUBERTO CERCIO M. GIUSEPPA 1896
286 MARINO GIUSEPPE DONATO DE LILLO M. CONCETTA 1896
287 MARUCCI GIUSEPPE FRANCESCO SACCHETTI M. MICHELA 1898
288 MARZULLO GIOVANNI NICOLA FECCA M. ROSARIA 1898
289 MARZULLO DONATO SALVATORE DI BELLO LUCIA 1899
290 MAZZILLI DONATO GABRIELE INGELIDO M. ROSA 1880
203
Non solo… nomi
291 MAZZILLI MICHELANG. GABRIELE INGELIDO M. ROSA 1890
292 MENDILICCHIO DONATO NICOLA CACCHIO M. ROSINA 1888
293 MENICHELLA POMPEO F. SAVERIO MOBILIO FILOMENA 1877
294 MENICHELLA DONATO GIUSEPPE PESCRILLI CATERINA 1881
295 MENICHELLA ANTONIO LEONARDO RICCI M. MICHELA 1885
296 MENICHELLA MICHELE COSTANZO CHECCHIA M. GIOVANNA 1893
297 MENICHELLA DONATO VINCENZO CHECCHIA IRENE 1896
298 MENICHELLA GIUSEPPE DOMENICO FIORELLA A. MARIA 1897
299 MENICHELLA GIUSEPPE COSTANZO CHECCHIA M. GIOVANNA 1899
300 MERESSE LORENZO GIUSEPPE VIRGILIO A. MARIA 1882
301 MERESSE ANTONIO LEONARDO BEATRICE MARIA 1897
302 MIGNOGNA GIAMBATTISTA FILIPPO BASILE A. ROSA 1880
303 MIGNOGNA MICHELE ANGELO DI MARZIO LUCIA 1881
304 MIGNOGNA PIETRO ANGELO DI MARZIO LUCIA 1899
305 MINELLI LORENZO GABRIELE CAPOZZI M. VINCENZA 1894
306 MINELLI GIUSEPPE GABRIELE CAPOZZI M. VINCENZA 1897
307 MOFFA VITTORE E. AGOSTINO NOVA E. ADELAIDE 1899
308 MOFFA V. EMIDDIO AGOSTINO NOVA E. ADELAIDE 1900
309 MOLLE ANTONIO PIETRO SPERTI M. ROSA 1886
310 MOLLE MICHELE SALVATORE CATALANO A. MARIA 1893
311 MOLLE DONATO PIETRO CHECCHIA M. GIOVINA 1895
312 MOLLE DONATO LUIGI BARISANO M. LUIGIA 1897
313 MOLLE ORAZIO PIETRO CHECCHIA M. GIOVINA 1898
314 MOLLE ANTONIO GIAMBATTISTA DI MATTEO M. ANTONIA 1899
315 MOLLE DONATO SALVATORE CATALANO A. MARIA 1899
316 MOLLE DONATO GIAMBATTISTA BRACA GIOVINA 1900
317 MOLLE ROSARIO LUIGI ROSARIO LUIGIA 1900
318 MONACO SALVATORE DONATO SALANDRA ANNA 1885
319 MONACO COSTANTINO ANTONIO PELLEGRINI TERESA 1900
320 MORMANDO ANTONIO DONATO DE FINIS ANNA 1895
321 MUCCI RAFFAELE DONATO TRENCE M. ANTONIA 1895
322 MUCCI ANTONIO DONATO TRENCE ANGELA 1900
323 NARDELLI DONATO RAFFAELE TRENCE MARIA 1900
324 ONORATO DONATO VINCENZO COLUCCI M. GIUSEPPA 1886
325 PAGLIARELLA DONATO GIAMBATTISTA DI LORENZO M. PASQUA 1899
326 PARADISO SALVATORE DONATO BOLOGNESE MARGHERITA 1896
327 PARADISO DONATO GIUSEPPE MIRESSE M. MICHELA 1898
328 PARROTTA LEONADO NICOLA TILLI LUISA 1880
329 PAVIA ANTONIO MICHELE PARROTTA M. DONATA 1891
330 PAVIA DOMENICO MICHELE PARROTTA M. DONATA 1894
331 PAVIA FEDELE VINCENZO PELLEGRINI ANGELA 1900
332 PECORIELLO GIOVANNI ANGELO PAGLIARELLA ELISABETTA 1899
333 PECORIELLO DONATO ANGELO PAGLIARELLA ELISABETTA 1900
334 PELLEGRINI GIUSEPPE MICHELE CIAMPI M. ROSA 1884
335 PELLEGRINI LUIGI LUDOVICO INGELIDO FILOMENA 1884
204
Giuseppe Osvaldo Lucera
336 PELLEGRINI DONATO DIOMEDE SESSA MARIANNA 1885
337 PELLEGRINI ANTONIO MICHELARC. CERCIO M. FILOMENA 1887
338 PELLEGRINI RAFFAELE LUDOVICO INGELIDO FILOMENA 1887
339 PELLEGRINI ORAZIO GIAMBATTISTA COZZELLA MADDALENA 1893
340 PELLEGRINI DONATO PONZIANO CIAMPI CAROLINA 1895
341 PELLEGRINI MARIO MICHELARC. MENICHELLA MARIA 1898
342 PERAZZO FEDELE MICHELE FERRINGO GIOVINA 1897
343 PESCRILLI LUIGI DONATO GOFFREDO FILOMENA 1881
344 PESCRILLI QUIRICO VITANTONIO MOLLE ARCANGIOLA 1881
345 PESCRILLI GIOVANNI DONATO STAMPONE M. VINCENZA 1896
346 PESCRILLI RAFFAELE SALVATORE D'ADDARIO ANNANGELA 1897
347 PETRUCCELLI VITANTONIO LUIGI CATERINO A. MARIA 1897
348 PETRUCCELLI ANTONIO FRANCESCO DE TROIA M. GIOVANNA 1898
349 PETRUCCELLI DONATO FRANCESCO DE TROIA M. GIOVANNA 1900
350 PIACQUADIO SALVATORE GIACOMO DE PALMA M. GIOVANNA 1884
351 PICARO SALVATORE DONATO D'ADDARIO M. TERESA 1874
352 PICARO VINCENZO DONATO GIANNETTI ANTONIA 1879
353 PICARO GIOVANNI LUCIANO DI PAOLO LUCIA 1884
354 PICARO GIOVANNI DONATO GIANNETTI ANTONIA 1892
355 PICARO SALVATORE DONATO GIANNETTI ANTONIA 1895
356 PICARO DONATO GIUSEPPE CAMMISA ANNA 1898
357 PICARO LUIGI VINCENZO BASSO M. GIOVANNA 1899
358 PICARO MARIANO DONATO GIANNETTI ANTONIA 1899
359 PICARO GIOVANNI GIUSEPPE CAMMISA ANNA 1900
360 PIERRO DONATO MICHELARC. CIMINO M. GIOVINA 1895
361 PIERRO ANTONIO MICHELARC. CIMINO M. GIOVINA 1897
362 PIERRO ANGELO MICHELARC. CIMINO M. GIOVINA 1900
363 POZZUTO DONATO LORENZO VIERNO M. TERESA 1894
364 POZZUTO ANTONIO LORENZO PESCRILLI FILOMENA 1898
365 QUARTUCCI GIUSEPPE MICHELE CHECCHIA M. GIUSEPPA 1895
366 RACIOPPA MICHELE SALVATORE PETRUCCELLI MADDALENA 1882
367 RACIOPPA ANTONIO SALVATORE PETRUCCELLI MADDALENA 1886
368 RACIOPPA DONATO GIUSEPPE CAMMISA M. PASQUALINA 1897
369 RACIOPPA MICHELE GIOVANNI TUMOLO MARIA 1897
370 RACIOPPA ANTONIO GIUSEPPE CAMMISA MARIA 1900
371 RITUCCI MICHELE LUIGI TURSI MARTA 1885
372 RUGGIERO DONATO VINCENZO SESSA M. DONATA 1892
373 RUGGIERO GIUSEPPE MATTEO VISCONTI BEATRICE 1893
373 RUGGIERO POMPEO MATTEO VISCONTI BEATRICE 1897
374 RUSSO DONATO PIETRO PELLEGRINI RACHELE 1896
375 SACCONE SALVATORE ANTONIO BASILE M. GIOVINA 1893
376 SALANDRA GAETANO VINCENZO CARBONE M. GIUSEPPA 1886
377 SALANDRA ANGELO VINCENZO CARBONE M. GIUSEPPA 1891
378 SALANDRA ANGELO GIUSEPPE GUGLIELMO CAROLINA 1894
379 SALTARELLA GIUSEPPE GIOVANNI CHECCHIA ELISABETTA 1882
380 SALTARELLA SALVATORE DONATO POZZUTO M. VINCENZA 1895
205
Non solo… nomi
381 SALTARELLA GIOVANNI DONATO COZZELLA M. GIUSEPPA 1896
382 SALTARELLA DONATO EMIDDIO INGELIDO ANNA 1899
383 SALTARELLA GIUSEPPE DONATO POZZUTO M. VINCENZA 1899
384 SALTARELLA GIUSEPPE ANTONIO RUSSO M. ROSA 1899
385 SALTARELLA GIUSEPPE ANTONIO DE LUCA M. DONATA 1886
386 SALVATI FRANCESCO MAURIZIO LUCERA A. MARIA 1878
387 SALVATI ROCCO MAURIZIO LUCERA A. MARIA 1884
388 SALVATI QUIRICO MAURIZIO LUCERA A. MARIA 1886
389 SALVATI MAURIZIO ANTONIO GIORGIONE CELESTE 1896
390 SAMMARCO ANTONIO GIUSEPPE MILARO COSTANTINA 1900
391 SAMMARCO PIETRO ANGELO CAVOTO GIUSEPPA 1900
392 SASSONE GIUSEPPE PAOLO IACOVINO M. ARCANGIOLA 1899
393 SCISCIO GABRIELE PIETRO SALTARELLI FILOMENA 1881
394 SCISCIO PIETRO DONATO LAURIELLO ROSA 1900
395 SCROCCA SALVATORE DONATO CAVOTO A. MARIA 1895
396 SESSA GUSTAVO NICOLA GASPARRI IRENE 1886
397 SESSA MICHELE ANTONIO D'ADDARIO ANTONIA 1889
398 SESSA DONATO GIOVANNI COZZELLA MARIA 1898
399 SESSA ETTORE GAETANO PANINI AGATA 1898
400 SESSA VINCENZO GABRIELE MICELI M. ANTONIA 1899
401 SIGNORE VITTORINO VINCENZO BENEDETTO FILOMENA 1894
402 SILVESTRE DONATO DONATO SPINELLI GRAZIA 1878
403 SILVESTRE MICHELARG. FRANCESCO BASILE M. LUIGIA 1884
404 SILVESTRE ANTONIO GIUSEPPE FERRINGO LUCIA 1885
405 SILVESTRE GIUSEPPE FRANCESCO BASILE M. LUIGIA 1887
406 SILVESTRE URBANO FRANCESCO BASILE M. LUIGIA 1889
407 SILVESTRE LUIGI GIUSEPPE FERRINGO LUCIA 1891
428 SILVESTRE URBANO GIUSEPPE FERRINGO LUCIA 1893
409 SILVESTRE QUIRICO FRANCESCO BASILE M. LUIGIA 1894
410 SILVESTRE ANGELO MICHELE MANZI A. MARIA 1898
411 SPINELLI G. BATTISTA DONATO BRACA FILOMENA 1882
412 SPINELLI PIETRO ANTONIO TILLI FILOMENA 1890
413 SPINELLI SALVATORE DONATO BRACA FILAMENA 1890
414 SPINELLI LUIGI ANTONIO TILLI FILOMENA 1893
415 SPINELLI ANTONIO F. SAVERIO DE BELLIS MARIA 1900
416 STAMPONE SALVATORE NICOLA MIGNOGNA M.ROSA 1878
417 STAMPONE LUIGI DONATO BASILE LORENZA 1879
418 STAMPONE GIUSEPPE DONATO BASILE LORENZA 1884
419 STAMPONE GIUSEPPE PASQUALE TUMOLO M. DONATA 1885
420 STAMPONE NICOLA ANTONIO BASILE A. MARIA 1888
421 STAMPONE G. MICHELE LUIGI DE ANGELIS MARGHERITA 1890
422 STAMPONE G. MICHELE VITANTONIO COZZELLA M. GIOVINA 1891
423 STAMPONE GIOVANNI NICOLA CAVALIERE A. MARIA 1891
424 STAMPONE PIETRO ANTONIO BASILE A. MARIA 1892
425 STANCA RAFFAELE LORENZO GOFFREDO MATILDE 1883
206
Giuseppe Osvaldo Lucera
426 STANCA COSTANTINO FEDERICO TUORO CHIARA STELLA 1893
427 STELLABOTTE DONATO LORENZO PESCRILLI MARIA 1897
428 STELLABOTTE DONATO QUIRICO TILLI GIOVINA 1898
429 STELLUTO GABRIELE ALFONSO DE LILLO M. GIUSEPPA 1888
430 STELLUTO LUIGI ALFONSO DE LILLO M. GIUSEPPA 1890
431 STELLUTO GIUSEPPE SALVATORE CIANFROGNA LUCIA 1898
432 TILLI PIETRO LORENZO CHECCHIA M. ROSA 1878
433 TILLI GIOVANNI B. SALVATORE DI VIETRO M. ROSA 1883
434 TILLI DONATO SALVATORE DI VIETRO M. ROSA 1885
435 TILLI GIACOMO MICHELARC. DI LORENZO M. CAROLINA 1887
436 TILLI GIUSEPPE SALVATORE DI VIETRO M. ROSA 1888
437 TILLI VINCENZO DONATO CATALANO M. COSTANZA 1890
438 TILLI F. SAVERIO DONATO DE LUCA GIOVINA 1895
439 TILLI DONATO LORENZO CIAMPI M. ROSA 1897
440 TINO DONATANTONIO PAOLO VETTI CONCETTA 1891
441 TRENCE ANTONIO LORENZO ZERRILLI M. GIUSEPPA 1890
442 TRENCE SALVATORE RAFFAELE PARROTTA GIOVINA 1896
443 TUDISCO GIUSEPPE MICHELARC. DI GIUSEPPE M. INCORONATA 1890
444 TUDISCO ANTONIO MICHELE DI GIUSEPPE FRANCESCA 1895
445 TULINO QUIRICO ANTONIO CARBONE FILOMENA 1878
446 TUMOLO GIUSEPPE LORENZO CEGLIA LUISA 1882
447 TUMOLO ANTONIO GIOVANNI STAMPONE M. ROSA 1883
448 TUMOLO DONATO MOSE' CERCIO M. TERESA 1883
449 TUMOLO FILIPPO VALENTINO PELLEGRINI CONCETTA 1885
450 TUMOLO GIUSEPPE DONATO DEL VECCHIO M. CRISTINA 1888
451 TUMOLO FILATEO DONATO DEL VECCHIO M. CRISTINA 1893
452 TUMOLO RAFFAELE LUIGI CHECCHIA MARIA 1900
453 TUORO SALVATORE GENNARO STANCA M. LUIGIA 1899
454 TURSI DONATO GIOVANNI CAROSELLI M. TERESA 1898
455 TURSI DONATO LUIGI IANNELLI MADDALENA 1896
456 TURSILLI DONATO ALESSANDRO MANZI M. IMMACOLATA 1883
457 TURSILLI VINCENZO ALESSANDRO NAZZARO ANGELA MARIA 1893
458 VADURRO MICHELE VINCENZO SPINELLI CONCETTA 1900
459 VECCHIOLLA DONATO FRANCESCO COLUCCI DONATA 1900
460 VECERE LUIGI MICHELE BOVENIZZA VIOLA 1897
461 VIGLIONE ANTONIO FILIPPO DI MARZIO M. FEDELA 1881
462 ZERRILLI DONATO MICHELARC. CASIELLO M. LUIGIA 1892
463 ZERRILLI MARTINO VINCENZO PESCRILLI M. CATERINA 1892
464 ZERRILLI GIUSEPPE MICHELARC. CASIELLO M. LUIGIA 1895
465 ZICCARDI DONATO VITO IACOVINO M. LUCIA 1880
466 ZICCARDI ANTONIO VITO IACOVINO M. LUCIA 1888
467 ZICCARDI ANGELO GIUSEPPE DE VIZIA M. GIUSEPPA 1897
468 ZILLA GIOVANNI DOMENICO EVANGELISTA M. ROSARIA 1889
207
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 14
Foglio matricolare di Lucera Aniello dal quale risulta l’arruolamento per la leva obbligatoria
effettuato dal Console di Philadelphia.
208
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 15
Elenco generale degli emigrati negli Usa, dichiarati quasi tutti “disertori”.
1 AFFATATO MICHELE 49 D'IMPERIO GIUSEPPE A. 97 RUSSO RAFFAELE
2 BASILE COSTANZO 50 D'ONOFRIO MICHELE 98 RUSSO ANGELO
3 BASILE ANGELO S. 51 FALCONE DONATO 99 SADARELLA SALVATORE
4 BASSO QUIRICO 52 FECCA VINCENZO 100 SALDARELLADONATO
5 BASSO DONATO 53 GALDI DONATO 101 SALVAGNO GABRIELE
6 BEATRICE SERAFINO 54 GAROFALO FRANCESCO 102 SALVAGNO DONATO
7 BOLOGNESE PAOLO 55 GAROFALO DONATO 103 SAVINO ANGELO
8 BRUNETTI GABRIELE 56 GIANSANTE LUIGI 104 SENESE G. BATTISTA
9 CALISTRI QUIRICO 57 GOFFREDO LUIGI 105 SESSA GIUSEPPE
10 CAPPIELLO MICHELARC. 58 GOFFREDO ANSELMO 106 SESSA RAFFAELE A.
11 CAPPIELLO SALVATORE 59 GOFFREDO SALVATORE 107 SESSA VINCENZO
12 CARAPELLA DONATO 60 GOFFREDO ANGELO 108 SPINELLI GIUSEPPE
13 CARUSO MICHELARC. 61 GOFFREDO FRANCESCO 109 STAMPONE MARTINO
14 CASASANTA PIETRO 62 GOFFREDO RAFFAELE 110 STAMPONE DONATO
15 CASASANTA GIAMBATTISTA 63 GRANATA QUIRICO 111 STAMPONE NICOLA
16 CASIELLO DONATO 64 GRASSI ANTONIO G. 112 TILLI DONATO
17 CATALANO GIUSEPPE 65 GRUPPO RAFFAELE 113 TILLI GIUSEPPE
18 CATALANO GIUSEPPE 66 GRUPPO ANTONIO 114 TINO RICCARDO S.
19 CAVALIERE DONATO 67 IACCIO MICHELE 115 TOCCO RAFFAELE
20 CHECCHIA DONATO 68 IACCIO FRANCESCO 116 TUMOLO DONATO
21 CHECCHIA MICHELARC. 69 IOANNA COSTANZO 117 TUMOLO LUIGI
22 CHECCHIA GIUSEPPE 70 IOANNA GIUSEPPE 118 TUMOLO DONATO
23 CHECCHIA SALVATORE 71 LA BELLA DONATO 119 TUMOLO (*) GIAMBATTISTA
24 CIAMPI DONATO 72 LUCERA ANIELLO (*) 120 TUORO G. BATTISTA
25 CIRELLI ANTONIO 73 LUCERA ANTONIO A. 121 TURSI DONATO
26 COCCO MICHELE 74 MARINO PASQUALE 122 TURSI GIOVANNI
27 COLUCCI DONATO 75 MARINO QUIRICO 123 TURSI LORENZO
28 COLUCCI DONATO 76 MAURIZIO QUIRICO
29 COLUCCI F. SAVERIO 77 MERCURELLI AGOSTINO
30 COLUCCI QUIRICO 78 MIGNOGNA MARTINO
31 CORNACCHIAPASQUALE 79 MODULA TOMMASO
32 D'ADDARIO GIUSEPPE 80 MOLLE PIETRO
33 DE FELICE MICHELE 81 MOLLE VINCENZO
34 DE FELICE DONATO 82 MOLLE DONATO
35 DE FILIPPIS DONATO 83 NESCIO LUIGI
36 DE LUCA MICHELARC. 84 PAOLELLA BARTOLOMEO
37 DE LUCA GIOVANNI 85 PARGOLO DONATO
38 DEL GROSSO ANTONIO 86 PARROTTA LEONARDO
39 DI BELLO GAETANO 87 PELLEGRINI VINCENZO
40 DI CHIARA QUIRICO 88 PELLEGRINI GASPARE
41 DI FRANCO GIUSEPPE 89 PELULLO LEONARDO
42 DI LORENZO VINCENZO 90 PESCRILLI DOMENICO
43 DI MARCO DONATO 91 PETRILLI DONATO (**)
44 DI MARZIO GIUSEPPE 92 PICARO COSTANZO
45 DI VIETRO QUIRICO 93 PICARO DONATO
46 D'IMPERIO MATTEO 94 POZZUTO CARMELO
47 D'IMPERIO MICHELE 95 ROSSI DOMENICO
48 D'IMPERIO MICHELARC. (*) 96 RUGGIERO DONATO
209
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 16
Protocollo d’intesa dell’armistizio di Villa Giusti che chiuse la Grande Guerra
PROTOCOLLO DELLE CONDIZIONI TRA LE
POTENZE ALLEATE E ASSOCIATE E L’AUSTRIA-UNGHERIA
3 NOVEMBRE 1918 REGNO D’ITALIA
STATI INTERESSATI:
ENTRATA IN VIGORE IN
ITALIA:
Regno d’Italia
Impero Austro-Ungarico 4 novembre 1918
I.
CLAUSOLE MILITARI.
1. - Cessazione immediata delle ostilità per terra, per mare e nel cielo.
2. - Smobilitazione totale dell’esercito austro-ungarico e ritiro immediato di tutte le
unità che operano sulla fronte dal Mare del Nord alla Svizzera.
Non sarà mantenuto sul territorio austro-ungarico, nei limiti più sotto indicati al § 3,
come forze militari austro-ungariche, che un massimo di 20 divisioni ridotte
all’effettivo di pace avanti guerra.
La metà del materiale totale dell’artiglieria divisionale, dell’artiglieria di corpo di
armata, nonché il corrispondente equipaggiamento, a cominciare da tutto ciò che si
trova sui territori da evacuare dall’esercito austro-ungarico, dovrà essere riunito in
località da fissarsi dagli Alleati e dagli Stati Uniti, per essere loro consegnato.
3. - Sgombro di tutto il territorio invaso dall’Austria-Ungheria dall’inizio della guerra
e ritiro delle forze austro-ungariche, in un periodo di tempo da stabilirsi dai Comandanti
supremi delle forze alleate sulle varie fronti, al di là d’una linea così fissata:
Dal Pizzo Umbrail sino a nord dello Stelvio, essa seguirà la cresta delle Alpi Retiche
fino alle sorgenti dell’Adige e dell’Isargo passando per Reschen, il Brennero e i
massicci dell’Oetz e dello Ziller; quindi volgerà verso sud attraverso i monti di Toblach
e raggiungerà l’attuale frontiera delle Alpi Carniche seguendola fino ai monti
di Tarvis. Correrà poscia sullo spartiacque delle Alpi Giulie per il Predil, il Mangart,
il Tricorno, i passi di Podberdo, di Podlaniscan e di Idria; a partire da questo punto,
la linea seguirà la direzione di sud-est verso il Monte Nevoso (Schneeberg), lasciando
fuori il bacino della Sava e dei suoi tributari; dallo Schneeberg scenderà al mare
includendo Castua, Mattuglie e Volosca. Analogamente tale linea seguirà i limiti
amministrativi attuali della provincia di Dalmazia, includendo a nord Lisarica e Tribanj
e a sud tutti i territori fino ad una linea partente dal mare vicino a Punta Planka
e seguente verso est le alture formanti lo spartiacque, in modo da comprendere nei
210
Giuseppe Osvaldo Lucera
territori evacuati tutte le valli e i corsi d’acqua che discendono verso Sebenico, come
il Cikola, il Kerka, il Butisnica e i loro affluenti.
Essa includerà anche tutte le isole situate a nord e ad ovest della Dalmazia: Premuda,
Selve, Uibo, Skerda, Maon, Pago e Puntadura a nord, fino a Meleda a sud, comprendendovi
Sant’Andrea, Busi, Lissa, Lesina, Tercola, Curzola, Cazza e Lagosta, oltre
gli scogli e gli isolotti circostanti, e Pelagosa, ad eccezione solamente delle isole
Grande e Piccola Zirona, Bua, Solta e Brazza.
Tutti i territori così evacuati saranno occupati dalle truppe degli Alleati e degli USA.
Tutto il materiale militare e ferroviario nemico che si trova nei territori da evacuare
sarà lasciato sul posto.
Consegna agli Alleati ed agli Stati Uniti di tutto questo materiale (approvvigionamenti
di carbone e altri compresi), secondo le istruzioni particolari date dai Comandanti
supremi sulle varie fronti delle forze delle Potenze associate. Nessuna nuova
distruzione, né saccheggio, né requisizione delle truppe nemiche nei territori da evacuare
dall’avversario e da occupare dalle forze delle Potenze associate.
4. - Possibilità per le Armate delle Potenze associate di spostarsi liberamente su tutte
le rotabili, strade ferrate e vie fluviali dei territori austro-ungarici, che saranno necessarie.
Occupazione, in qualunque momento, da parte delle Armate delle Potenze associate,
di tutti i punti strategici in Austria -Ungheria ritenuti necessari per rendere possibili
le operazioni militari o per mantenere l’ordine.
Diritto di requisizione contro pagamento da parte delle Armate delle Potenze associate
in tutti i territori dove esse si trovino.
5. - Sgombero completo, nello spazio di 15 giorni, di tutte le truppe germaniche, non
solamente dalle fronti d’Italia e dei Balcani, ma da tutti i territori austro-ungarici.
Internamento di tutte le truppe germaniche che non avranno lasciato il territorio austro-ungarico
prima di questo termine.
6. - I territori austro-ungarici sgombrati saranno provvisoriamente amministrati dalle
autorità locali sotto il controllo delle truppe alleate e associate di occupazione.
7. - Rimpatrio immediato, senza reciprocità, di tutti i prigionieri di guerra, sudditi alleati
internati e popolazione civile fatta sgombrare, secondo le condizioni che fisseranno
i Comandanti supremi delle Armate delle Potenze alleate sulle varie fronti.
8. - I malati ed i feriti non trasportabili saranno curati per cura del personale austroungarico
che sarà lasciato sul posto con il materiale necessario.
II.
CLAUSOLE NAVALI.
I. - Cessazione immediata di ogni ostilità sul mare e indicazioni precise del posto e
dei movimenti di tutte le navi austro-ungariche.
211
Non solo… nomi
Sarà dato avviso ai neutri della libertà concessa alla navigazione delle marine da
guerra e mercantili delle Potenze alleate e associate in tutte le acque territoriali, senza
sollevare questioni di neutralità.
II. - Consegna agli Alleati e agli Stati Uniti di 15 sottomarini austro-ungarici costruiti
dal 1910 al 1918 e di tutti i sottomarini germanici che si trovano, o che possono
venirsi a trovare, nelle acque territoriali austro-ungariche. Disarmo completo e
smobilitazione di tutti gli altri sottomarini austro-ungarici, che dovranno restare sotto
la sorveglianza degli Alleati e degli Stati Uniti.
III. - Consegna agli Alleati e agli Stati Uniti d’America, con il loro armamento ed
equipaggiamento completo, di 3 corazzate, 3 incrociatori leggeri, 9 caccia torpediniere,
12 torpediniere, 1 nave posamine, 6 monitori del Danubio, che verranno designati
dagli Alleati e dagli Stati Uniti d’America.
Tutte le altre navi da guerra di superficie (comprese quelle fluviali) dovranno essere
concentrate nelle basi navali austro-ungariche che saranno determinate dagli Alleati
e dagli Stati Uniti, e dovranno essere smobilitate e disarmate completamente e poste
sotto la sorveglianza degli Alleati e degli Stati Uniti.
IV. - Libertà di navigazione di tutte le navi delle marine da guerra e mercantili delle
Potenze alleate e associate nell’Adriatico, comprese le acque territoriali, sul Danubio
e suoi affluenti in territorio austro-ungarico.
Gli Alleati e le Potenze associate avranno il diritto di dragare tutti i campi di mine e
distruggere le ostruzioni, il cui posto dovrà essere loro indicato. Per assicurare la libertà
di navigazione sul Danubio, gli Alleati e gli Stati Uniti potranno occupare o
smantellare tutte le opere fortificate o di difesa.
V. - Continuazione del blocco delle Potenze alleate e associate nelle condizioni attuali:
le navi austro-ungariche trovate in mare restano soggette a cattura, salvo le eccezioni
che saranno concesse da una Commissione che sarà designata dagli Alleati e
dagli Stati Uniti.
VI. - Raggruppamento ed immobilizzazione, nelle basi austro-ungariche determinate
dagli Alleati e dagli Stati Uniti, di tutte le forze aeree navali.
VII. - Sgombero di tutta la costa italiana e di tutti i porti occupati dall’Austria-
Ungheria fuori del suo territorio nazionale e abbandono di tutto il materiale della
flotta, materiale navale, equipaggiamento e materiale per via navigabile di qualsiasi
specie.
VIII. - Occupazione per parte degli Alleati e degli Stati Uniti delle fortificazioni di
terra e di mare e delle isole costituenti la difesa di Pola, nonché dei cantieri e
dell’arsenale.
IX. - Restituzione di tutte le navi mercantili delle Potenze alleate ed associate trattenute
dall’Austria-Ungheria.
X. - Divieto di ogni distruzione di navi e di materiali prima dello sgombero, della
consegna o restituzione.
XI. - Restituzione, senza reciprocità, di tutti i prigionieri di guerra delle marine da
guerra e mercantili delle Potenza alleate e associate in potere dell’Austria-Ungheria.
212
Giuseppe Osvaldo Lucera
I plenipotenziari sottoscritti, regolarmente autorizzati, dichiarano d’approvare le
condizioni sopra indicate.
3 novembre 1918.
I rappresentanti del Comando Supremo
dell’Esercito Austro-Ungarico:
f.to Viktor Weber Edler von Webenau
I rappresentanti del Comando Supremo
dell’Esercito Italiano:
f.to Ten. Gen. Pietro Badoglio
Karl Schneller
Johannes Prinz von und zu Liechtenstein
J.V. Nyékhegyi
Georg Ritter Zwierkowski
Viktor Freiherr von Seiller
Camillo Ruggera
Magg. Gen. Scipione Sciopioni
Colonnello. Tullio Marchetti
Colonnello. Pietro Gazzera
Colonnello. Pietro Maravigna
Colonnello. Alberto Pariani
Cap. Vasc. Francesco Accinni
Protocollo annesso contenente i particolari e le clausole d’esecuzione di alcuni
punti dell’armistizio tra le Potenze alleate ed associate e l’Austria-Ungheria
I.
CLAUSOLE MILITARI.
1. - Le ostilità per terra, per mare e nell’aria cessano su tutte le fronti dell’Austria-
Ungheria 24 ore dopo la firma dell’armistizio, e cioè alle 15 del 4 novembre (ora
dell’Europa Centrale).
Da tale momento le truppe italiane ed associate si arresteranno dall’avanzare oltre la
linea a tale ora raggiunta. Le truppe austro-ungariche e le truppe dei Paesi alleati
dell’Austria-Ungheria, dovranno ritirarsi, ad una distanza di almeno 3 km. in linea
d’aria dalla linea raggiunta dalle truppe italiane o dalle truppe delle Potenze alleate
ed associate.
Gli abitanti della zona di 3 km. compresa tra le due linee suddette potranno rivolgersi,
per ottenere i necessari rifornimenti, alla propria armata nazionale o alle armate
delle Potenze associate.
Tutte le truppe austro-ungariche che, all’ora della cessazione delle ostilità, si troveranno
dietro la linea di combattimento raggiunta dalle truppe italiane, saranno prigioniere
di guerra.
2. - Per quanto concerne le clausole degli articoli 2 e 3 circa le artiglierie con relativi
equipaggiamenti ed il materiale bellico che deve essere riunito in luoghi stabiliti o
lasciato sul posto nei territori che saranno evacuati, i plenipotenziari italiani, in qua-
213
Non solo… nomi
lità di rappresentanti di tutte le Potenze alleate ed associate, dichiarano di dare alle
dette clausole la seguente interpretazione, che avrà carattere esecutivo:
a) ogni materiale di cui si possa far uso per la guerra o le cui parti possano in questo
uso essere impiegate, dovrà essere ceduto alle Potenze alleate ed associate.
L’esercito austro-ungarico e le truppe tedesche sono autorizzati a trasportare seco
solo ciò, che fa parte dell’equipaggiamento e dell’armamento personale dei militari
che debbono sgombrare dai territori indicati all’articolo 3, come pure i cavalli degli
ufficiali, i carri ed i quadrupedi organicamente assegnati ad ogni unità per il trasporto
dei viveri, delle cucine, del bagaglio ufficiali e del materiale sanitario. Questa
clausola va applicata a tutte le varie armi e servizi dell’esercito.
b) per ciò che concerne particolarmente le artiglierie, resta stabilito che l’esercito austro-ungarico
e le truppe germaniche lasceranno nel territorio che deve essere evacuato,
tutto il materiale d’artiglieria e relativo equipaggiamento.
Il calcolo necessario per stabilire in modo esatto e completo il numero totale delle
artiglierie di divisione e di corpo d’armata di cui dispone l’Austria-Ungheria al momento
della cessazione delle ostilità, la cui metà dovrà essere ceduta alle Potenze associate,
sarà fatto più tardi, in modo da stabilire - se sarà necessario - la cessione di
altro materiale d’artiglieria da parte dell’esercito austro-ungarico ed, eventualmente,
la restituzione del materiale a detto esercito per parte delle armate alleate ed associate.
Tutte le artiglierie che non fanno organicamente parte delle artiglierie divisionali
e di corpo d’armata, dovranno essere cedute senza alcuna eccezione; non sarà pertanto
necessario calcolarne il numero.
c) La cessione di tutte le artiglierie divisionali e di corpo d’armata dovrà effettuarsi
per la fronte italiana nelle località seguenti: Trento, Bolzano, Pieve di Cadore, Stazione
per la Carnia, Tolmino, Gorizia e Trieste.
3. - I comandanti supremi delle armate alleate e associate su le varie fronti
d’Austria-Ungheria nomineranno commissioni speciali che dovranno immediatamente
portarsi, accompagnate dalle scorte necessarie, nei luoghi che giudicheranno
più indicati per controllare l’esecuzione di ciò che è più sopra stabilito.
4. - Resta inteso che le denominazioni Monte Toblach e Monte Tarvis vogliono indicare
i gruppi di monti che dominano la sella di Toblach e quella di Tarvis, come
risulta dallo schizzo al 500,000 annesso a titolo di chiarimento.
5. - L’evacuazione delle truppe austro-ungariche e di quelle loro alleate al di là della
linea indicata al n. 3 del protocollo delle condizioni d’armistizio, dovrà effettuarsi,
sulla fronte italiana, nel periodo di 15 giorni, a partire dal giorno in cui cesseranno le
ostilità.
Al 5° giorno le truppe austro-ungariche e alleate dell’Austria-Ungheria dovranno,
per ciò che riguarda fa fronte italiana, trovarsi al di là della linea: Tonale - Noce -
Lavis - Avisio - Pordoi - Lavinallongo - Falzarego - Pieve di Cadore - Colle Mauria
- alto Tagliamento - Fella - Raccolana - Sella di Nevea - Isonzo; esse dovranno inoltre
aver effettuato la loro ritirata fuori del territorio della Dalmazia fissato nel numero
più sopra indicato.
214
Giuseppe Osvaldo Lucera
Le truppe austro-ungariche di terra e di mare o le truppe loro alleate, che non avranno
effettuato la loro ritirata fuori del territorio nel periodo di 15 giorni, dovranno essere
considerate come prigioniere di guerra.
6. - Il pagamento delle requisizioni che le armate delle Potenze alleate e associate
potranno eseguire nel territorio austro-ungarico, dovrà compiersi secondo le norme
contenute nel primo paragrafo della pagina 22 del “Servizio in Guerra – Parte II -
edizione 1915 “ attualmente in vigore presso l’Esercito italiano.
7. - Per quanto concerne le strade ferrate e l’esercizio del diritto riconosciuto alle Potenze
associate dall’articolo 4 del protocollo d’armistizio tra le Potenze Alleate e
l’Austria-Ungheria, resta stabilito che il trasporto delle truppe, del materiale di guerra
e dei rifornimenti delle Potenze alleate ed associate su la rete ferroviaria austroungarica
fuori del territorio sgombrato secondo le clausole dell’armistizio, come pure
la direzione e l’esercizio delle linee, saranno affidati alle autorità ferroviarie austro-ungariche
sotto il controllo, però, di commissioni speciali nominate dalle Potenze
alleate e dei comandi militari di stazione che sarà giudicato necessario stabilire.
Le autorità austro-ungariche dovranno effettuare detti trasporti con precedenza su
tutti gli altri e garantirne la sicurezza.
8. - All’atto della cessazione delle ostilità, nel territorio da sgombrarsi dovranno essere
scaricate e rese completamente inoffensive tutte le mine stradali, ferroviarie, i
campi di mine e tutte quelle predisposizioni del genere intese a interrompere comunque
le comunicazioni stradali e ferroviarie.
9. - Entro 8 giorni dalla cessazione delle ostilità, i prigionieri e gli internati civili in
Austria-Ungheria, delle Potenze associate, dovranno cessare da qualsiasi lavoro che
non sia agricolo, sempre quando a tale lavoro fossero già addetti prima del giorno
della firma dell’armistizio. In ogni caso, essi dovranno esser tenuti pronti a partire
immediatamente dal momento della richiesta che sarà fatta dal Comandante supremo
dell’esercito italiano.
10. - L’ Austria-Ungheria dovrà provvedere alla protezione, alla sicurezza e al vettovagliamento,
verso rimborso, delle varie commissioni dei Governi alleati incaricate
del ricevimento del materiale da guerra e dei controlli di qualsiasi specie, sia che
le dette commissioni si trovino nei territori da sgombrare, sia che si trovino in qualunque
altra parte del territorio austro-ungarico.
II.
CLAUSOLE NAVALI.
I. - L’ora della cessazione delle ostilità sul mare è identica a quella per la cessazione
delle ostilità per terra e nell’aria. Alla stessa ora il Governo austro-ungarico dovrà
comunicare al Governo italiano e a quelli associati per mezzo della stazione R. T. di
215
Non solo… nomi
Pola, che le trasmetterà a Venezia, le indicazioni necessarie per far conoscere il luogo
dove si trovano tutti i bastimenti austro-ungarici nonché i loro movimenti.
II. - Tutte le unità indicate nei numeri II e III che devono essere cedute alle Potenze
associate dovranno affluire a Venezia entro le ore 8 , del 6 novembre; a 14 miglia
dalla costa imbarcheranno il pilota. Si fa eccezione per i monitori del Danubio, i
quali dovranno presentarsi nel porto che verrà indicato dal Comandante supremo
delle forze associate sulla fronte balcanica con le modalità che egli riterrà più conveniente
stabilire.
III. - Le navi che dovranno affluire e Venezia sono le seguenti:
Tegethof
Saida
Prinz Eugen
Novara
Ferdinand Max
Helgoland
nove cacciatorpediniere del Tipo Tatra (da 800 tonnellate. al minimo) di costruzione
più recente; dodici torpediniere del tipo di 200 tonnellate, nave posa-mine Camaleon;
quindici sommergibili costruiti dal 1910 al 1918, e tutti i sommergibili tedeschi
che si trovano, o che possono trovarsi, nelle acque territoriali austro-ungariche.
Qualunque danneggiamento o distruzione che venga effettuata o predisposta su le
navi da cedere, sarà dai Governi associati ritenuta come gravissima infrazione al
presente armistizio. La flottiglia del Lago di Garda sarà consegnata nel porto di Riva
alle Potenze associate. Tutte te navi che non devono essere cedute alle Potenze associate,
dovranno essere concentrate nel termine di 48 ore dalla cessazione delle ostilità
nei porti di Buccari e Spalato.
IV. - Per il diritto al dragaggio di tutti i campi di mine e per La distruzione delle
ostruzioni, il Governo austro-ungarico si impegna sul suo onore di consegnare entro
le 48 ore dallo spirare delle ostilità al Comando della Piazza di Venezia e al Comando
dell’armata navale a Brindisi, i piani dei campi minati e delle ostruzioni dei porti
di Pola, Cattaro e Fiume, ed entro 96 ore quelli del Mediterraneo, delle vie fluviali e
lacuali della fronte italiana, comprendendovi anche i campi e le ostruzioni posate per
ordine del Governo germanico che sono a sua conoscenza. Nel tempo di 96 ore analoga
comunicazione dev’essere trasmessa al Comandante delle forze associate alla
fronte balcanica per tutto quanto riguarda il Danubio e il Mar Nero.
V. - La restituzione delle navi mercantili appartenenti alle Potenze associate dovrà
effettuarsi entro 96 ore dalla cessazione delle ostilità, secondo le modalità che ciascuna
Potenza associata sceglierà e che comunicherà al Governo austro-ungarico.
Per la commissione prevista dal numero V le Potenze associate si riservano di stabilire
e comunicare al Governo austro-ungarico le modalità per il funzionamento di essa
e la località dove risiederà.
VI. - La base indicata al numero VI è quella di Spalato.
VII. - Per l’evacuazione di cui al numero VII valgono i limiti di tempo stabiliti per
lo sgombro dell’esercito oltre la linea d’armistizio. Nessun danno dovrà essere arrecato
al materiale fisso, mobile e galleggiante esistente nei porti. L’evacuazione potrà
216
Giuseppe Osvaldo Lucera
essere effettuata utilizzando i canali della laguna e adoperando imbarcazioni austroungariche
fatte affluire dal di fuori.
VIII. – L’occupazione di cui al n. VIII sarà fatta entro 48 ore cessate le ostilità.
Dev’essere garantito dalle autorità austro-ungariche la incolumità del naviglio destinato
al trasporto del personale per la presa di possesso di Pola e delle sue isole e delle
altre località previste nelle condizioni di armistizio per l’Esercito. Il Governo austro-ungarico
disporrà perché all’arrivo a Pola di navi appartenenti alle Potenze associate,
a 14 miglia dalla piazza si trovi il pilota per indicare le rotte più sicure da
seguire.
IX. - Qualunque danno che venisse arrecato alle persone e ai materiali delle Potenze
associate sarà considerato come gravissima infrazione al presente armistizio. I plenipotenziari
sottoscritti, regolarmente autorizzati, dichiarano d’approvare le condizioni
sopra indicate.
3 novembre 1918.
I rappresentanti del Comando Supremo I rappresentanti del Comando Supremo
dell’Esercito Austro-Ungarico: dell’Esercito Italiano:
f.to Viktor Weber Edler von Webenau f.to Ten. Gen. Pietro Badoglio
Karl Schneller
Johannes Prinz von und zu Liechtenstein
J.V. Nyékhegyi
Georg Ritter Zwierkowski
Viktor Freiherr von Seiller
Camillo Ruggera
Magg. Gen. Scipione Sciopioni
Colonnello. Tullio Marchetti
Colonnello. Pietro Gazzera
Colonnello. Pietro Maravigna
Colonnello. Alberto Pariani
Cap. Vasc. Francesco Accinn
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Non solo… nomi
ALLEGATO N. 17
Copia delibera Consiglio Comunale di Biccari per la concessione della “cittadinanza
onoraria a Benito Mussolini”
218
Giuseppe Osvaldo Lucera
219
220
Non solo… nomi
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 18
Documento del 1894 che dimostra l’esistenza a Biccari delle Suore di Carità.
221
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 19
Copia delibera Consiglio Comunale del 22 dicembre 1924. Contributo L. 20.000,00
222
Giuseppe Osvaldo Lucera
223
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 20
Copia della richiesta di naturalizzazione (Usa) di Salvatore Russo
224
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ALLEGATO N. 21
“Concessione” cittadinanza di Salvatore Russo.
225
Non solo… nomi
Certificato di morte di Salvatore Russo
ALLEGATO N. 22
226
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 23
Copia registro parrocchiale della nascita di Salvatore Russo. N. 210
227
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 24
Copia della raccolta fondi degli emigrati in Philadelphia, per gentile concessone di
Gennaro Lucera. Da notare: l’assenza di costruzioni alle spalle e della lapide della
1a Guerra nonché la “travata” che reca l’anno di costruzione in numeri romani.
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Non solo… nomi
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Non solo… nomi
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 25
Copia di una foto che ritrae i caduti (alcuni) della Grande Guerra di Biccari.
1a fila: Di Lorenzo Donato, Di Lorenzo Michele, Di Lorenzo Donato, Basile Antonio,
Basile Michele, Salinaro Giuseppe (?); 2a fila: Granata Salvatore, Cozzella F.
Saverio, Ercolino Giuseppe, Ercolino Vincenzo, Ercolino Giovanni, Molle Donato,
Molle Donatant.; 3a fila: Di Chiara Antonio, Lucera Gennaro, Pellegrini Orazio,
Pierro Donato, Sessa Michele, Ritucci Michele; 4a fila: (indecifrato), Lucera Giambattista
(?), Spinelli Salvatore, Cavaliere Vincenzo
235
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 26
Copia di una foto che ritrae i caduti americani dello Stato dell’Indiana.
236
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 27
Sulla lapide di destra (anche un po’ fuori misura) ci sono i caduti della 2°a Grande
Guerra.
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Non solo… nomi
ALLEGATO N. 28
Atto di morte di Baselice Giovanni Battista e Salandra Vincenzo, caduti nel ’40-‘45.
238
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 29
Atto di morte di De Santis Orazio, deceduto in Spagna nel 1939.
239
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 30
Atto di morte di Marelli Orazio, caduto nella guerra ’40-’45.
240
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 31
Atto di morte di Mendilicchio Antonio, caduti nella guerra ’40-’45.
241
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 32
Atto di morte di Stelluto Francesco, caduto nella guerra ’40-’45.
242
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ALLEGATO N. 33
Atto di morte di Tilli Lorenzo, caduto nella guerra ’40-’45.
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Non solo… nomi
ALLEGATO N. 34
Breve racconto di Giuseppe Bassi, internato nel campo di prigionia di Tambov.
16 dicembre 1942 : inizia la battaglia di rottura. Entrano in campo i carri armati e
l’aviazione sovietica per una manovra a largo raggio. La difesa dell’ARMIR vacilla.
19 dicembre: punte corazzate sovietiche raggiungono con una manovra aggirante
le retrovie italiane. Il 20 e il 21 i sovietici completano l’attacco. Inizia la ritirata italiana
con due colonne, la prima formata dalle divisioni Ravenna, Pasubio, Torino; la
seconda da aliquote della Pasubio, dalla Celere, e dalla Sforzesca. 24 dicembre: la
prima colonna italiana, chiusa nella conca di Arbusovka, rompe l’accerchiamento
ma parte della Pasubio e della Torino restano accerchiate a Cerkovo. Nella notte del
28 dicembre anche la seconda colonna italiana raggiunge le linee tedesche a Skassisrkaia.
Il Corpo d’armata alpino (divisioni Cuneense, Julia e Tridentina) è ancora
schierato sul fronte del Don.
Giuseppe Bassi è nato a Villanova di Camposampiero nel 1919. Ha fatto il geometra
nel suo paese e anche il tecnico comunale. L’ “avventura” della sua vita tuttavia l’ha
vissuta durante la seconda guerra mondiale come sottotenente del 120° artiglieria
motorizzata in Russia, nell’ARMIR. E’ stato preso prigioniero e internato fino al
1946.
“Da Arbusovka, detta anche valle della morte, abbiamo percorso in un giorno 60
chilometri a piedi, a 30 gradi sottozero. A marce forzate siamo arrivati fino alla
stazione di Kalac, dove siamo giunti il 1° gennaio. Era una situazione spaventosa,
gran parte dei feriti è stata lasciata a se stessa. Qui noi superstiti e affamati siamo
stati chiusi in carri ferroviari che fungevano da prigioni. Eravamo costretti persino
a grattare i bulloni interni dei carri per ricavarne acqua ghiacciata! Ci avevano
dato una pagnotta per sei prima di salire, e questo succedeva dopo quella terribile
marcia. Da Kalac siamo arrivati al campo di concentramento di Tambov , dove
sono morti nel tempo 10 mila italiani. Si viveva in bunker sotterranei, si dormiva
sulla nuda terra, con una coperta per avvolgerci. La distribuzione del pane era
sempre un dramma! Tutti attenti che gli altri non ne ricevessero di più! Noi ufficiali
siamo stati poi separati e trasferiti in ferrovia a Oranki. Stavamo in un fabbricato in
muratura dove siamo rimasti fino al dicembre del 1943, quindi nuovo trasferimento
a Susdal, a 280 kilometri da Mosca. Qui siamo rimasti tre anni. Susdal è una città
monumentale, ha cinque monasteri e noi eravamo all’interno di uno di questi, e posso
dire che siamo stati trattati discretamente bene rispetto ai lager precedenti.”
Giuseppe Bassi
244
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 35
Marco (?), sulla scorta dei racconti di uno zio e di un cognato che passarono due anni
a Taliza, ha ricostruito il campo n. 165. Disegno tratto dal sito www.unirr.it.
245
Non solo… nomi
ALLEGATO N. 36
Foglio matricolare di leva di Del Giudice Donato con le relative annotazioni.
246
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N. 37
Elenco dei deceduti della 2a Guerra mondiale.
1 BASELICE GIOVANNI
BATTISTA 10/07/1914 01/08/1940 BARDIA BOM.TO
2 DE SANTIS ORAZIO 03/10/1916 08/01/1939 SPAGNA UCCISO
3 MARELLI ORAZIO 05/03/1920 09/05/1941 QUOTA 802 UCCISO
4 SALANDRA VINCENZO
23/12/1919 10/09/1940 OSP.LE 562 MALATTIA
5 MENDOLICCHIO ANTONIO 26/05/1920 05/01/1941 BARDIA UCCISO
6 STELLUTO FRANCESCO 12/11/1919 27/02/1941 OSP.LE 145 FERITE
7 TILLI LORENZO
11/06/1914 01/08/1940 BARDIA BOM.TO
8 DI LORENZO ANGELO 11/02/1913 29/10/1944 ? ?
(serg. maggiore non si hanno ulteriori notizie)
247
Giuseppe Osvaldo Lucera
ALLEGATO N.38
Elenco dei dispersi di Biccari della 2a Guerra mondiale
1 BELLUSCI MICHELE CAMPO 259
13/10/1922 08/03/1943 DI TAMBOV PRIGIONE
2CAMMISA QUIRICO
12/07/1922 (A) ? DISPERSO
3 CATERINO LORENZO
22/11/1923 08/09/1943 GRECIA DISPERSO
4 COLANARDI ANTONIO CAMPO 165
01/06/1912 23/02/1943 DI TALIZA PRIGIONE
5 CORLETO DONATO (2)
02/07/1911 20/02/1943 SCO. DISPERSO
6 CASIELLO GIUSEPPE 15/03/1917 (A) SCO. DISPERSO
7 DEL GIUDICE DONATO 25/05/1916 30/09/1943 CRETA DISPERSO
8 DI CARLO GIUSEPPE 27/12/1909 02/04/1944 BERGEN PRIGIONE
9 DI FALCO ROCCO (3) 10/04/1910 (A) ? DISPERSO
10 D'IMPERIO FRANCESCO 25/02/1923 13/11/1943 CEFALONIA DISPERSO
11 DI VIETRO RAFFAELE
01/02/1913 05/12/1941 AFRICA DISPERSO
12 FERRINGO GIUSEPPE
24/03/1913 31/03/1941 AFRICA DISPERSO
13 LUCERA MARIO (1)
12/07/1911 29/12/1942 SCO. DISPERSO
14 MIGNOGNA MARTINO 05/09/1909 18/01/1943 RUSSIA DISPERSO
15 PIACQUADIO MICHELE 26/01/1913 31/12/1941 ? DISPERSO
16 ROMANO DONATO (4) 07/08/1912 (A) ? DISPERSO
17 SILVESTRE DONATO 06/08/1922 06/09/1943 UCRAINA DISPERSO
18 SPERTI LEONARDO 15/07/1918 30/11/1940 LIBIA DISPERSO
19 TILLI GIOVANNI
BATTISTA 18/11/1915 31/01/1941 BARDIA DISPERSO
20 TILLI SALVATORE
15/08/1922 31/12/1942 RUSSIA DISPERSO
21 TULINO ANTONIO (1) CAMPO 165
27/03/1918 19/12/1942 DI TALIZA PRIGIONE
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Giuseppe Osvaldo Lucera
RINGRAZIAMENTI
Per la stesura del presente volume ringrazio i Sig.ri:
1) Gennaro Lucera, non solo per l’aiuto prestato, non solo
per le ricerche anagrafiche compiute, ma per la sua
enorme disponibilità e per aver messo a disposizione
l’elenco degli emigrati italiani del comitato fondi per il
Monumento;
2) Erick Lucera, per il grande aiuto elargito per le ricerche
statunitensi;
3) Gianfilippo Mignogna, sindaco del comune di Biccari
per le autorizzazioni concesse e per l’idea che ebbe di
realizzare questo volume, nonché prefatore del volume;
4) Antonio Silvestre, impiegato nell’Ufficio Anagrafe e
Stato Civile di Biccari, per l’aiuto e per la lunga “sopportazione”
mai mostrata nei nostri confronti;
5) Carmela D’Imperio, impiegata nell’Ufficio Tecnico di
Biccari per la disponibilità dimostrata per le ricerche effettuate
nel “vecchio archivio comunale”;
6) Denì Silvestre per l’aiuto prestato per la realizzazione
del volume;
249
Biccari tra il 1870 e il 1931
BIBLIOGRAFIA UTILIZZATA
Il presente lavoro è stato reso possibile realizzarlo grazie anche
alla seguente bibliografia utilizzata:
Cognome nome Opera Editore anno
Albeltaro Marco 29 luglio 1900 Editori Laterza
2019
Bari
Autori Vari Biografie di Museo Civico 1995
uomini che fecero
del Risorgigna
l’Italia mento Bolo-
Aymut Foster
Charles
Women’s suffrage
Einaudi Editore
Milano
Ried.
2000
Bacchin Elena 24 maggio Editori Laterza
2019
1915
Bari
Carrier Evelyn Le vittime della
Edition Stan-
Ried
guerra 40- ford New 2010
45
York
Checchia Giuseppe Sotto il tetto Gastaldi Editore
1967
delle Puglie
Milano
Cifelli Alberto I prefetti del S.S.A.I. Roma
1999
Regno nel
Ventennio fascista
Del Boca Angelo Crodo e la Centro Studi 2001
Grande Guerra
Pino Gnocchi
Crodo
Frescura Attilio Diario di un
imboscato
Mursia Editore
Milano
Ried.
2015
Gentile Emilio 25 luglio 1943 Laterza Bari 2018
251
Giuseppe Osvaldo Lucera
Grazzini Enzo Non furono
nemmeno eroi
Guerrini
Pluviano
Irene
Marco
Le fucilazioni
sommarie nella
1° Guerra
Lassu Emilio Un anno
sull’altipiano
Lilin Nicolay Educazione
siberiana
Manticone Alberto Plotone di
Forcella Enzo esecuzione
Pugliese Salvatore La Grande
Guerra: morire
per mano
amica
Rusconi Gian Errico L’azzardo del
1915
Sciascia Leonardo Il giorno della
civetta
Baldini e Castoldi
Editori
Miano
Edizioni Gaspari
Udine
Edizioni Einaudi
Torino
Giulio Einaudi
Milano
Edizioni Laterza
Bari
Articolo giornalistico
Edizioni De Il
Mulino Bologna
Edizioni Einaudi
Torino
1950
2004
Ried.
1995
2009
1968
2015
2010
1961
252
Biccari tra il 1870 e il 1931
SITI INTERNET UTILIZZATI
Il presente lavoro è stato reso possibile realizzarlo grazie anche
alla visione dei seguenti siti:
www.centenario1914-1918.it
www.miur.it
www.patriaindipendente.it
www.itinerarigrandeguerra.it
www.cadutigrandeguerra.it
www.difesa.it
www.interno.it
www.unirr.it
www.storiaxxisecolo.it
www.storiaememoriadibologna.it
www.pietrigrandeguerra.it
www.gualdograndeguerra.it
www.cameradeputati.it
www.arsmilitaris.org
253
Giuseppe Osvaldo Lucera
INDICE
Prefazione ............................................................. 13
Nota dell’autore ................................................... 17
Parte Prima: Guerra 1915-1918 ............................ 29
Le cause che scatenarono la 1a Guerra ................. 31
I fanti-contadini .................................................... 45
I figli di Biccari ..................................................... 61
Philadelphia, in Pennsylvania ............................... 93
Parte Seconda: Guerra 1940-1945 ...................... 117
Le cause che scatenarono la 2a Guerra ............... 119
I figli di Biccari caduti nella 2a Guerra .............. 127
Indice dei nomi ................................................... 145
Allegati................................................................ 173
Ringraziamenti .................................................... 248
Bibliografia ......................................................... 251
254
Youcanprint
Finito di stampare nel mese di aprile 2020