Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Il cinema
a casa
A cura di
Lorenzo Borghini
Mommy
Il colpo al cuore di Xavier Dolan
di Lorenzo Borghini
La storia è la più vecchia del mondo: madre sola, incapace
di gestire la propria vita e figlio problematico,
tendente a scatti di violenza incontrollati. Sembrerebbe
un cocktail perfetto di cliché, ma Xavier Dolan la rende
unica. All’inizio del film si ride. Steve Deprés torna a casa
dopo una lunga degenza in un istituto e le sue parole, le sue
follie e i suoi sguardi ci fanno sorridere, per tutta la loro sfacciataggine
adolescenziale. Anche la madre Diane è simile a
lui: arrogante ed esuberante, ma non a livello patologico come
il figlio. Ma se inizialmente ridiamo delle loro stranezze,
col passare dei minuti, iniziamo a conoscerli meglio, e
da estranei diventano vicini di casa, amici, parte della nostra
famiglia e quei sorrisi iniziali scompaiono tramutandosi in
preoccupazione, tristezza e angoscia per la loro situazione
disperata. Il disordine del loro microcosmo viene scombussolato
dalla vicina Kyle, insegnante in congedo con un problema
di balbuzie, che sembra ritrovare un po’ di equilibrio
grazie alle due comete di casa Deprés. Xavier Dolan sceglie
di girare in un non convenzionale
1:1, un formato che racchiude tutto
all’interno di un quadrato, che esclude
il fuori campo per dare risalto ai
volti e alla sofferenza. Tutto succede
lì, dentro una cornice che non dà
spazio all’immaginazione, che carcera
i personaggi quasi stritolandoli,
soffocandoli nei loro problemi. A
momenti manca l’aria da quanto è
azzeccata la scelta dell’1:1. Verrebbe
voglia di aprire quello schermo
per dare un po’ di respiro al povero
Steve e infatti Dolan ci accontenta.
L’apertura dello schermo è quanto
di più audace si sia mai visto nel cinema
contemporaneo, è una rottura
degli schemi che Dolan non compie
solo come puro esercizio di stile; anzi,
è carica di un significato profondo,
intrisa di emozioni forti legate
all’apertura di una finestra di felicità
momentanea. Uno spiraglio, quindi,
che non può che durare pochi minuti,
per poi richiudersi rappresentando
l’impossibilità di una felicità
permanente. Steve è una meteora
come lo era stato Antoine Doinel nel
1959. Due ragazzi incompresi da seguire
passo dopo passo, sguardo
dopo sguardo, cercando di capirli e
di proteggerli da una società che li
respinge con dolore. Un film su un
amore materno molto forte, su un legame
indissolubile, che neanche la
malattia di Steve sembra poter scalfire.
Xavier Dolan col suo quinto film
centra un colpo da fenomeno. Vince
il premio della giuria a Cannes e per
135 minuti riesce a farci dimenticare
la differenza fra cinema e vita.
54
MOMMY