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Rivista ottobre 2021

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A cura di

Francesco Bandini

Quando tutto

ebbe inizio…

La Mezzaluna fertile

È dai grandi fiumi della Mesopotamia che la civiltà inizia la sua storia

Testo e foto di Francesco Bandini

È

la presenza dei grandi fiumi, Tigri, Eufrate e Nilo, che

consentirà all’uomo di dare inizio alla coltivazione dei

cereali creando in tal modo il passaggio dalla struttura

di villaggio alla città. Il viaggiatore, tornando più volte sui sentieri

a lui conosciuti, si accorgerà che i semi dei frutti mangiati

più volte lungo il cammino sono cresciuti nel tempo divenendo

nuove piante. Da qui la riflessione che porterà l’uomo a dar

vita all’agricoltura. Siamo nell’area definita “mezzaluna fertile”

che trasformerà il cacciatore-raccoglitore in agricoltore portandolo

a creare città che si caratterizzeranno per una maggiore

densità demografica ma in stretta relazione con il territorio

oggetto di una sempre più intensa coltivazione su larga scala

dalla quale riceverà crescenti risorse. Nel corso del IV millennio

a. C. questa zona viene dunque resa abitabile, altrimenti

soggetta a piene devastanti ed alluvioni, iniziando a consentire

la raccolta di cereali con rendimenti estremamente elevati.

Vengono così costruite dighe, chiuse, canali in modo da organizzare

sistemi idraulici tali da evitare l’afflusso di grandi sedimenti

o il cedimento di argini regimando in tal modo le piene

alluvionali, impresa certo non unitaria su settori di territorio

L'antica Babilonia

Francesco Bandini sulla via per Bagdad

su cui insistevano unità politiche delle prime Città-Stato sumeriche.

Sotto il regno di Hammurabi (XVIII sec. a. C.) furono

così realizzate grandi strutture capaci di controllare, rallentare

e immagazzinare l’acqua, potenzialmente distruttiva, delle piene

del Tigri e dell’Eufrate, alimentate dalle nevicate delle montagne

della vicina Turchia. Nell’area dove oggi sorge Bagdad,

intorno ad aprile, la piena del Tigri congiungendosi all’Eufrate

obbligherà a conservare le acque regimandole per poi distribuirle

al momento giusto delle esigenze dei tempi della semina.

In Egitto, l’area abitabile e coltivabile è una fascia fertile

che costeggia il Nilo per una lunghezza di migliaia di chilometri,

inondata ogni estate dalla piena alimentata dalle piogge

dei monsoni dell’aerea etiopica, ma consentendo al loro ritiro

in ottobre o novembre di lasciar crescere colture rapidamente,

grazie anche al clima caldo. I fiumi divengono così eccellenti

vie di comunicazione percorse da imbarcazioni fluviali grandi

e piccole, favorite da un vento che soffia prevalentemente

in direzione nord. In Mesopotamia, tutte le principali città erano

raggiungibili su fiumi o canali e dunque il sistema dei corsi

d’acqua che solcava il paesaggio era considerato una componente

immutabile, descritta anche nei poemi babilonesi (l’Atraxis)

in migliaia di tavolette d’argilla. Una di queste tavolette

del periodo medio-babilonese (1300 a. C.) riporta una mappa

dell’area urbana di Nippur, una delle più antiche città sacre al

dio Enlil. È circondata da mura su cui si aprono diverse porte

attraversate da corsi d’acqua e canali, insieme ad aree verdi

con orti e giardini all’interno della stessa città, come testimonia

la descrizione di Uruk nel poema di Gilgamesh, risalente

a 4500 anni fa. È sui grandi

fiumi che iniziano a sorgere

le mitiche capitali Babilonia,

Cesarea, Isfahan per giungere

ad Atene, Gerusalemme,

Roma, Costantinopoli.

LA MEZZALUNA FERTILE

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